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LOGICA,
INTRODUZIONE
- Che cose la filosofia
- LA FILOSOFIA COME PROBLEMA DEL TUTTO.
- LA FILOSOFIA COME PROBLEMA DELLA VITA
- UNITA DEI DUE PROBLEMI
- PROBLEMA DELLA VITA E PRAGMATISMO
- FILOSOFIA E METAFISICA: metafisica come teoria dell assoluto, realta che ha in
se la ragion sufficiente del suo essere, che non ha bisogno di altro per esistere. Tutto cio
che e relativo ha bisogno di altro per esistere.
- VARI TIPI DI METAFISICHE: immanenza (idealismo materialismo) trascendenza
(idealismo realismo).
- TENTATIVI DI RINUNCIARE ALLA METAFISICA E LORO IMPOSSIBILITA.
- Filosofia e Religione
- IDENTITA DEL PROBLEMA, DIVERSITA NEL MODO DI RISOLVERLO: esseresalvezza. Filosofia e religione hanno un medesimo problema:quello della vita. Si
distinguono per il modo di risolverlo: filosofia-ragione, religione-fede. Fede come
accettazione di qualcosa che io non vedo, affidarsi a qualcuno.
- NECESSITA DELLA RIVELAZIONE PER LE VERITA SOPRARAZIONALI.
Accetto la rivelazione solo per le verita che sono superiori alla mia intelligenza,
soprannaturali. Ma perche mi dovrebbero interessare? Perche io sono elevato ad una
dimensione soprannaturale. Ma come lo so? Grazie alla rivelazione. Circolo vizioso.
Come se ne esce? Rivelazione come fatto storico che si impone (miracoli, ispirazione
dello Spirito Santo).
- NECESSITA MORALE DELLA RIVELAZIONE ANCHE PER CERTE VERITA
FILOSOFICHE: la spinta ad accettare la rivelazione si fa sentire nella stessa
difficolta nel risolvere il problema filosofico.
- Filosofia e Scienza
- Ci sono verita che non sono di competenza della filosofia, ma della scienza, e quando
un filosofo cerce di dedurre da una metafisica verita che sono di competenza della
scienza prende grossi abbagli
- ALCUNI TENTATIVI DI DISTINZIONE TRA FILOSOFIA E SCIENZA: Aristotele,
tre gradi di astrazione: fisica-matematica-metafisica. Ma la fisica di Aristotele era una
filosofia. Scheler: la tecnica e il desiderio di dominare l ambiente e di governare le forze
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IL METODO CRITICO.
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Metodo critico inteso come spregiudicatezza radicale nella ricerca, cercare di vedere
le cose come stanno senza presupporre alcuna affermazione (atteggiamento di spirito).
Due obiezioni
E una banalita. E sottinteso. Si risponde: e tuttaltro che facile, ovvio, naturale
mettersi nell atteggiamento di radicale spregiudicatezza. Nella ricerca filosofica non
ce posto per il si.
Altra obiezione: e impossibile, inattuabile. Si risponde: confusione tra il non
adoperare certe persuasioni nella costruzione filosofica ed il rinnegarle o dubitarne
come uomini. Si tratta infatti non di negare le persuasioni della vita quotidiana ma di
metterle tra parentesi, di non servirsene per la costruzione filosofica.
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L EVIDENZA
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l evidenza oggettiva non e altro che il vedere che le cose stanno cosi, il presentarsi
cosi delle cose
tutte le obiezioni contro l evidenza non possono che presupporre l evidenza.
LO SCETTICISMO
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I tentativi di negare che noi abbiamo esperienza della conoscenza non riescono (ma
non conoscenza immediata ma riflessa).
E uno pseudo-problema come si possa passare dalla coscienza all essere poiche la
coscienza e precisamente manifestazione dell essere.
CONOSCENZA E RAPPRESENTAZIONE
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Teoria errata che fa consistere la conosenza nell avere rappresentazioni. Non basta
avere rappresentazioni, bisogna esser coscienti delle rappresentazioni.
Nel soggetttvismo gnoseologico la rappresentazione diventa essa stessa oggetto di
conoscenza, questa dovrebbe poi servire a far conoscere gli oggetti esterni, di cui
sarebbero immagini
Ma la conoscenza degli oggetti anziche essere spiegata dalle rappresentazioni e
presupposta da esse (altrimenti cosa ri-conosco nell immagine?)
LOCKE, BERKELEY: Locke nega che vi siano idee innate ed afferma che tutte
derivano dall esperienza sensibile. Berkeley non fa piu distinzione tra qualita
primarie e secondarie e riduce tutti gli aspetti dei corpi a idee. Nel termine idea si
confondono ideato e ideare.
illusione che ci sia un unica scienza che possa darci garanzia di tutte le nostre
certezze e che deriva da due motivi: a) mondo eserno b) illusione che si possa
risolvere il problema dell esistenza di qualche cosa senza determinarne anche la
natura (che un mondo di corpi esista dovrebbe dimostrare la teoria della conoscenza).
occorre partire dal minimo di pensato per vedere quale il carattere per cui l ens
rationis si distingue dall ente reale. La forma piu semplice di pensato e il concetto.
Carattere che compete solo all ens rationis e non all ente reale: universalita.
Universale in logica: oggetto di pensiero che puo essere predicato di piu individui.
quale il valore dei termini universali? Questo e il problema logico (poi abbiamo il
problema psicologico e quello metafisico)
cenni storici: isagoge di Porfirio e commento di Boezio, ma problema sempre
teoreticamente presente nella storia della filosofia. Nominalismo, Concettualismo,
Realismo Esagerato, Realismo Moderato o concettualismo realistico. Si cerchera di
dimostrare il realismo moderato dimostrando che a- abbiamo nozioni universali b- tali
nozioni non si attuano nella realta come universali c- che il loro significato si attua
nelle cose reali.
Esistenza di concetti universali
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UNIVERSALE E COMUNE
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L universale e un ente ideale, ha la sua realta di universale solo nell intelletto che
lo concepisce (degno di nota il fatto che il medesimo errore stia alla radice sia del
nominalismo che del realismo esagerato).
Critica di Tommaso a Platone: credette che la forma del conosciuto necessariamente
sia nel conoscente nello stesso modo in cui e nel conosciuto. Osservo che la forma
dell oggetto inteso e nell intelletto universalmente, immaterialmente ed
immutabilmente e quindi penso che gli oggetti intesi dovessero sussitere in se stessi
in questo modo. Ma cio non e necessario. Sebbene sia necessario che vi sia nella
realta cio che l intelletto intende, tuttavia non e necessario che vi sia nel medesimo
modo.
L astrazione che ci porta all universale e un astrazione logica, non reale. E un puro
prescindere, non considerando alcuni aspetti della realta.
Questo puro prescindere puo poi restare nel campo dell individuale e allora parliamo
di astrazione impropria o distinguente (empirismo)
Ma dobbiamo ammettere come si e visto un diverso tipo di astrazione che prescinde
dalla singolarita, dal modo di essere delle cose reali.
ASTRAZIONE E A PRIORI
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spesso si dice che l intelletto conosce l universale perche astrae la materia dalla
forma: conoscere l universale corrisponderebbe al conoscere la forma.
Vero e che il fondamento metafisico del valore della conoscenza dell universale e
la presenza di una forma nella realta materiale: ma cio non significa che conoscere l
universale sia astrarre la forma dalla materia.
Nella realta anche la forma e individua, quindi l astrazione si compie anche sulla
forma. La forma e individua come tutto cio che esiste.
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Astrarre significa distinguere nello spirito cio che non e distinto nella natura.
La prima tesi afferma che l intelletto umano si estende di diritto a tutto l essere, la
seconda che l intelletto umano coglie la prima volta l essere nelle cose materiali. Le
cose materiali sono I primi enti che l intelletto umano conosce.
L intelletto umano non conosce se non astraendo dalle immagini sensibili, il
contenuto delle sue nozioni l intelletto lo trae dalle immagini sensibili.
L intelletto umano non puo pensare attualmente nessun oggetto senza rivolgersi all
immagine, infatti l oggetto proprio del nostro intelletto e la quidditas rei materialis e
tale quidditas si realizza solo in individui corporei che possono essere rappresentati
solo nell immagine sensibile. Il particolare lo si apprende sempre col senso e l
immaginazione
I nostri concetti debbono mantenere sempre una certa riferibilita all immagine.
Infatti oggetto proprio dell intelletto umano e la quidditas rei materialis e tale
quidditas non si realizza se non in individui corporei che possono essere rappresentati
solo nell immagine sensibile.
il problema della verita riguarda le proposizioni. Finche si resta nel mondo dei
concetti si e al di qua del vero e del falso, perche non si afferma ancora nulla.
Cosa vuol dire che una proposizione e vera? Che le cose stanno cosi come io
dico, che io esprimo come stanno le cose.
La verita e dunque l adeguazione della conoscenza alla realta
E perche diciamo che le cose stanno cosi? perche vediamo che stanno cosi.
Evidenza intrinseca. Non ci puo essere altro criterio primo e fondamentale di
verita
La verita e l evidenza sono dunque realta che non si possono negare senza con
cio stesso presupporle ed affermarle.
Verita logica o della conoscenza e quella che interessa qui: si parla anche di
verita ontologica o delle cose.
L aspetto in comune e e di essere un rapporto intelletto-realta ma
o Nella verita logica l intelletto e misurato dalle cose (rapporto tra un
intelleto e una cosa che l intelletto scopre)
o Nella verita ontologica la cosa e misurata dall intelletto (rapporto tra
una cosa e l intelletto che presiede alla sua creazione)
o La verita logica inerisce alla conoscenza.
Non sempre chi conosce sa di adeguarsi alla realta, non sempre esprime con la
conoscenza questo suo adeguarsi
Quando si apprende semplicemente si e nella verita ma non si conosce la verita,
ossia non si esprime ancora con la conoscenza questo rapporto di adeguazione.
Solo nell enunciazione puo trovarsi propriamente la verita come conosciuta
2- Verita di fatto
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Non possiamo affermare il valore delle verita necessarie se non dopo aver
affermato quello delle verita di fatto.
Io non assicurarmi infatti che un essenza appartenga alla realta se non
cogliendola in un fatto e quindi affermando l esistenza di un fatto.
Cio vale anche per le essenze in quanto possibili, poiche non possiamo sapere se
le essenze che mettiamo in relazione siano possibili prima di vederle realizzare in
un fatto. La non contraddizione infatti ci da solo il formale della possibilita ma
non mi da anche il materiale (che deriva sempre da un fatto)
IL GIUDIZIO DI ESISTENZA
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Ma questo provare la sintesi dei termini non sarebbe possibile se non partissimo
dalla percezione di una realta esistente, se la conoscenza dell esistente concreto
non fosse anteriore al giudizio.
Nella percezione di un ente e gia implicito il giudizio di esistenza.
L esitente reale e sperimentato da noi immediatamentee dall esistente percepito
concretamente estraiamo il concetto di esistenza.
L esistente e sempre colto da noi in concreto: per questo non ha senso il
problema: come possiamo conoscere l esistenza se i nostri concetti esprimo solo
essenze e che non possono essere i sensi a rivelarci l esistenza.
Quando poi vogliamo esprimere concettualmente questo coglimento concreto
allore traiamo il concetto di esistenza.
Non si sente l esistenza in astratto ma si sente l esistente.
Noi possediamo la facolta di scoprire l essere delle cose cosi come abbiamo la
facolta di coglere la luminosita e i colori.
Noi percepiamo l esistente: quando vogliamo chiarire cosa esso sia dobbiamo
esprimerci con concetti astratti.
3- Verita necessarie
PASSAGGIO DALLE VERITA DI FATTO ALLE VERITA NECESSARIE
Ma donde nasce questa necessita? dal fatto che io prescindo da cio che nel
soggetto puo essere o non essere, essere cosi o altrimenti, cosi come l
universalita nasce dal fatto che io prescindo da quello per cui il soggetto e
questo qui e non altro.
Cio che compete al soggetto considerato come individuo, in cio che ha di
irripetibile compete ad esso solo.
Cio che invece gli compete in quanto ha una certa essenza competera anche a
tutti gli altri individui nei quali si realizza la medesima essenza.
All origine dell apriori sta l astrazione, cio che l intelletto mette di suo all
oggetto di conoscenza e l universalita.
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Le verita necessarie sono a priori nel senso che il nesso tra soggetto e predicato e
visto a-priori, cioe indipendentemente dall esperienza, mentre i termini, ossia le
nozioni del sogg e pred mi son sempre date nell esperienza.
Una semplice ripetizione di fatti non mi dara mai proposizioni necessarie ed
universali.
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