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MODELLO DI ANDERSON-KIM

FLUX CREEP

GERARDO IANNONE

Capitolo 1

Introduzione alla
superconduttivit`
a
1.1

Introduzione
Nel 1911 il fisico olandese H. Kamerlingh Onnes scopr` che alcuni ma-

teriali, come il mercurio riportato in figura 1.1, portati a temperatura sufficientemente bassa, presentano una transizione ad uno stato a resistenza
nulla: a questo stato della materia venne dato il nome di stato superconduttore.
Molti anni dopo si scopr` che la perfetta conduttivit`a non era la caratteristca
fondamentale dello stato superconduttore: i materiali in questo stato sono
infatti dei diamagneti perfetti.
Numerosi esperimenti mostrarono inoltre che il flusso di induzione magnetica in un superconduttore `e quantizzato in multipli interi di 0 =

hc
2e ,

detto

flussone, o quanto di flusso. Il passaggio dallo stato normale allo stato superconduttore avviene tramite una transizione di fase del secondo ordine
che si ha quando la temperatura viene portata al di sotto di un valore critico Tc . Durante la transizione di fase il campo magnetico viene espulso dal
materiale (eetto Meissner); il lavoro necessario allespulsione `e compensato

1.1 Introduzione

Figura 1.1: Transizione resistiva del mercurio.

dal guadagno di energia libera del sistema nel passaggio allo stato superconduttore. Per questo motivo il campo magnetico non pu`o eccedere un
certo valore critico Hc (T ), al di sopra del quale la transizione di fase non

Figura 1.2: Andamento dei campi magnetici critici per un superconduttore del
secondo tipo.

1.1 Introduzione

`e pi`
u energeticamente favorita. Tuttavia esiste una categoria di materiali
superconduttori in cui si pu`o osservare una parziale penetrazione del campo
magnetico; questi vengono chiamati superconduttori del II tipo, per distinguerli dai superconduttori del I tipo, che sono diamagneti perfetti fino a
che si trovano nello stato superconduttore.
Nei superconduttori del II tipo si possono distinguere due campi critici: Hc1
e Hc2 . In presenza di campi magnetici H applicati inferiori ad Hc1 il materiale rimane nello stato Meissner; per Hc1 < H < Hc2 il materiale passa
nello stato misto in cui, pur mantenendo la propriet`a di perfetta conduttivit`a, lascia penetrare parzialmente il campo magnetico. Infine applicando un
campo superiore a Hc2 la superconduttivit`a scompare e si ha la transizione
di fase allo stato normale. Sia il campo critico inferiore che il campo critico superiore sono funzionione della temperatura; ovviamente invertendo la
funzione H(T) si pu`o ricavare la dipendenza della temperatura critica dal
campo magnetico. Una rappresentazione schematica del camportamento di
un superconduttore del secondo tipo in presenza di campo magnetico applicato `e riportata in figura 1.2.
Oltre al campo magentico critico si definisce una densit`a di corrente critica
Jc (T ) oltre la quale il campione presenta dissipazione.
In generale il valore di Hc2 `e molto superiore al valore di Hc nei superconduttori del I tipo. Ci`o `e dovuto al guadagno energetico che si ottiene
lasciando penetrare parzialmente il campo magnetico rispetto allespulsione
completa. Qualsiasi applicazione pratica richiede che il materiale rimanga
nello stato superconduttore in presenza di campi magnetici elevati e che
possa essere sfruttato per trasportare, senza dissipazione, correnti elevate e
quindi i superconduttori del II tipo presentano le caratteristiche migliori per
la realizzazione di dispositivi di utilizzo pratico. Tuttavia questi materiali
nello stato misto presentano dei fenomeni dissipativi non presenti nello stato Meissner, che sono conseguenza delle caratteristiche particolari di questo

1.2 Le equazioni di London e la teoria di Pippard

stato. Questi fenomeni dissipativi saranno oggetto di studio nel seguente


lavoro.

1.2

Le equazioni di London e la teoria di Pippard

La teoria microscopica dello stato superconduttore (BCS) venne sviluppata da Bardeen, Cooper e Scrieer nel 1957. La teoria BCS spiega le propriet`a dei superconduttori del I tipo, ma `e inapplicabile a sistemi finiti (le
equazioni microscopiche per sistemi finiti, sviluppate da Gorkov non sono
in generale facilmente risolubili) e al fine di eettuare predizioni sul comportamento dei superconduttori si utilizzano usualmente delle teorie fenomenologiche.
Queste teorie, partendo dalla teoria del superfluido e dalla fenomenologia
delleetto Maissner, trattano il superconduttore come un oggetto in cui
coesistono due specie di elettroni (gli elettroni normali e gli elettroni superconduttori) e sono per questo spesso indicate come modelli a due fluidi. F.
e H. London proposero due equazioni per descrivere il comportamento del
campo elettrico microscopico ~e, e del campo magnetico microscopico, ~h:

~e =

@
(J~S )
@t

~h = cr
~ ^ (J~S )

(1.1)

(1.2)

in cui J~S `e la corrente di elettroni superconduttori e `e un parametro


fenomenologico definito come:

42L
m
=
2
c
nS e2

(1.3)

1.2 Le equazioni di London e la teoria di Pippard

con m ed e rispettivamente massa e carica dellelettrone e nS densit`a di


elettroni superconduttori, la quale che varia con continuit`
a dal valore 0,
in corrispondenza di TC , fino al valore della densit`a totale di elettroni n a
T = 0.
Lequazione 1.2 descrive la perfetta conduttivit`a di un superconduttore,
poiche un campo elettrico fa aumentare linearmente nel tempo la corrente
superconduttiva J~S = enS v~S : il campo elettrico ~e, quindi, accelera gli elettroni superconduttori invece di produrre una corrente proporzionale al cam~
po stesso tramite la resistivit`a, come accade nei metalli normali dove ~e = J.
Lequazione 1.2, che descrive il legame tra il campo magnetico statico e la
~ ^ ~h =
corrente, combinata con lequazione di Maxwell r

r2~h =

h
2L

4 ~
c J,

d`a:

(1.4)

Da questa equazione discende che il campo magnetico microscopico decresce


esponenzialmente allinterno del materiale su lunghezze dellordine di L ,
detta appunto lunghezza di penetrazione di London. Tramite lequazione
1.4 `e possibile (ovviamente) derivare leetto Meissner: il campo magnetico
esternomicroscopico, infatti, in corrispondenza della superficie del supercon~ a zero allinduttore decresce dal valore del campo magnetico applicato H
terno del materiale.
Secondo la teoria di London la lunghezza di penetrazione a T = 0 vale:

L (0) =

mc2
4ns (0)e2

(1.5)

dove ns (0) `e la densit`a degli elettroni superconduttivi a T=0; nellipotesi di


London ns (0) coincide con la densit`a totale degli elettroni di conduzione del
materiale. Il confronto con le lunghezze di penetrazione misurate sperimentalmente mostrano che queste sono sempre pi`
u grandi di L (0) anche dopo

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

aver estrapolato il valore a T = 0.


Nei metalli si osserva il fenomeno delleetto pelle anomalo quando la profondit`a di penetrazione delle onde elettromagnetiche diventa confrontabile
con il cammino libero medio degli elettroni. In questo caso piccole variazioni
del cammino libero medio comportano grosse variazioni della profodit`a della pelle del conduttore. Nei metalli normali questo `e descritto tramite una
relazione non locale tra il campo elettrico e la corrente. Tramite esperimenti su campioni impuri, Pippard osserv`o che la lunghezza di penetrazione
(0) aumenta allaumentare della concentrazione di impurezze, e quindi al
diminuire del cammino libero medio degli elettroni. Per questo motivo sostitu` alla relazione locale tra potenziale vettore e corrente di London 1.2 con
una relazione non locale:

JS (~r) =

e2 nS 3
mc 40

Z ~ ~
R(R ~a(r0 ))

R4

R
exp( )dr~0

(1.6)

~ = ~r r~0 e `e una lunghezza caratteristica dipendente dal cammino


in cui R

libero medio e dalla temperatura. Essa aumenta al diminuire del cammino


libero medio a partire da un valore minimo 0 proprio del materiale puro.
Limportanza di questi eetti dipende dallentit`
a di rispetto alla lunghezza
L . In particolare se (come nei superconduttori di II tipo), cio`e se
il campo magnetico varia abbastanza lentamente ( i.e. ~a(r~0 ) nella 1.6), gli
eetti della non localit`a sono trascurabili.

1.3

Teoria di Ginzburg-Landau
La teoria fenomenologica che meglio descrive le propriet`a dello stato

superconduttore fu sviluppata nel 1950 dai fisici Ginzburg e Landau ed ha


come supporto la teoria di Landau sulle transizioni di fase del secondo ordine. La teoria Ginzburg Landau (GL) introduce una funzione complessa

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

(~x, T ) come parametro dordine della transizione di fase; essa `e associata


alla densit`a di superelettroni nS , tramite la relazione:

nS = |(~x, T )|2

(1.7)

Poich`e `e il parametro dordine dello stato superconduttore esso deve tendere a zero con continuit`a per T ! TC .

In questottica `e possibile ipotizzare uno sviluppo in serie di potenze della densit`a di energia libera di Gibbs GS dello stato superconduttore, in
prossimit`a della temperatura di transizione, che vale per materiali isotropi.

2
1
~ e A
~ |2 + (h H)
GS (H) = GN (0) + || + || +
|
i
h
r
2m
c
8
(1.8)
2

~ 2 tiene conto delle variazioni spaziali del


In questa equazione il termine |r|

parametro dordine. Applicando il principio variazionale alla 1.8 si ottengono


le equazioni di GL:

1
~ e A
~
(T ) + || +
i
h
r
2m
c
2

=0

e h
e 2
~
~
~
J~S =
(
r

r)

||2 A
2m i
m c

(1.9)

(1.10)

Lequazione 1.9 `e analoga ad unequazione di Schroedinger con un termine


non lineare proporzionale a , mentre la 1.10 `e unequazione per la corrente
per particelle di carica e e massa m .
Da queste equazioni si ottiene la lunghezza caratteristica su cui variano i
campi elettromagnetici, analoga alla lunghezza di penetrazione di London:

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

(T ) =

mc2
8e2 |(T )|

(1.11)

dove si `e posto m = 2m ed e = 2e (dalla teoria microscopica); il parametro


(T ) `e definito come (T ) =
(T /TC 1) con
costante. Inoltre le vari-

azioni spaziali del parametro dordine sono caratterizzate dalla lunghezza di


coerenza di Ginzburg-Landau che `e definita come

(T )2 =

2
h
2m |(T )|

(1.12)

utile introdurre il parametro di Ginzburg-Landau:


E

(T )
mc
=
=
(T )
e
h

(1.13)

Nei superconduttori del I tipo 1 ( ), mentre nei superconduttori


del II tipo, tra i quali `e possibile annoverare i superconduttori ad alta TC ,
pu`o essere molto maggiore di uno. Il valore =

p1
2

discrimina tra super-

conduttori del I e del II tipo.


Rimaneggiando lequazione 1.8 in assenza di campo magnetico, otteniamo:

FS (T ) = FN (0) + (T )[||2

8e2 2
1
~ 2 ] (1.14)
(T )||4 2 (T )| i
hr|
2
mc
h

in cui si `e tenuto conto che (T ) < 0 per T < TC . Dalla 1.14 si evince che
le variazioni spaziali del parametro dordine hanno un contributo tanto pi`
u
significativo rispetto agli altri termini, quanto pi`
u `e grande (in particolare
rispetto a ). Il rapporto tra e `e cruciale nella determinazione dellenergia
di parete.

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

1.3.1

10

Soluzione delle equazioni di G-L in alcuni casi particolari

Utilizziamo le equazioni di G-L per determinare il parametro dordine nel


caso di un superconduttore infinito in campo nullo. Il parametro dordine in
questo caso (per la simmetria traslazionale del sistema)`e indipendente dalle
coordinate: (~r) = 1 . Lequazione 1.10 si riduce a J~ = 0, mentre la 1.9
risulta:

(T ) = 0
|(T )|2 =

(1.15)

(T )

(1.16)

in cui la prima soluzione descrive la fase normale, mentre la seconda descrive la fase superconduttiva. Quale delle due sia favorita dipende dalla
temperatura. Per T < TC , il valore di equilibrio di , assumendo che sia
reale `e:

1 (T ) =

(T )

(1.17)

Il valore ottenuto `e il valore di equilibrio a cui il parametro dordine


tende lontano dallinterfaccia del sistema, cio`e quando si `e sucientemente
lontano da essa da poter approssimare il sistema ad un sistema infinito.
Nel caso di un sistema semi-infinito, a campo nullo, il parametro dordine
dipende spazialmente solo dalla distanza dallinerfaccia, e leq. 1.9 `e:

(T )(z, T ) + (z, T )|(z, T )|2


per cui cerchiamo una soluzione del tipo:

@2
h
(z, T ) = 0
2m @z 2

(1.18)

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

11

Figura 1.3: Andamento schematico del parametro dordine e del campo magnetico h in corrispondenza di uninterfaccia S/N in un superconduttore del I e del
II tipo rispettivamente.

(z, T ) = 1 (T )f (z)

(1.19)

la soluzione per f (z) `e:

z
z
f (z) = tanh p
) (z, T ) = 1 (T ) tanh p
2(T )
2(T )

(1.20)

da cui si vede che il parametro dordine raggiunge il suo valore di equilibrio


1 dopo alcune .

1.3.2

Energia di parete

Consideriamo un superconduttore in presenza di un campo magnetico.


Allinterfaccia tra la fase normale, in cui il campo magnetico penetra, e la
fase superconduttiva, il campo magnetico decresce su lunghezze dellordine
di (1.4), mentre il parametro dordine passa da zero al suo valore di
equilibrio su lunghezze dellordine di . La densit`a di energia libera di Gibbs
del sistema in presenza del campo magnetico H `e:

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

gS (T, H) = FN (0)+(T )[||2

12

2
8e2 2
4 1 2
~ e A
~ |2 ]+ (H h)

(T
)||

(T
)|
i
h
r
mc2
h

c
8
(1.21)

In questa espressione vediamo che il campo magnetico e il parametro dordine concorrono allenergia nel seguente modo: il parametro dordine rende
minima lenergia quando assume il valore di equilibrio 1 , mentre il campo
magnetico microscopico ~h rende minima lenergia quando assume il valore
~ Poich`e per`o il superconduttore espelle il
del campo esterno applicato H.
campo magnetico, il contributo allenergia di h `e positivo quanto pi`
u rapidamente esso decresce a zero. Nellinterno del superconduttore lenergia
spesa per espellere il campo viene compensata dalla presenza del parametro
dordine 1 . Vicino ad uninterfaccia cresce pi`
u o meno rapidamente a
seconda del valore di (T ), e il suo contributo allenergia `e negativo. Come
si pu`o intuire dalla figura 1.3, nel caso di superconduttori del I tipo, poich`e
1 ( ), la presenza di uninterfaccia comporta un incremento di
energia, poich`e il contributo positivo di h non viene compensato dal contributo negativo dovuto a , che cresce lentamente (con ) rispetto a quan~ Al contrario, se
to rapidamente (con ) il valore di ~h si allontana da H.
1, la presenza di uninterfaccia comporta una diminuzione di energia,
perch`e in corrispondenza di essa h e coesistono. Per calcolare il contrib-

uto allenergia di uninterfaccia `e possibile considerare un superconduttore


semi-infinito, in presenza di un campo magnetico H = HC . In questo caso la
densit`a di energia libera di Gibbs della fase normale in presenza del campo
HC `e uguale alla densit`a di energia libera dello stato superconduttore fS0 ,
poich`e ci troviamo nel punto della transizione di fase del secondo ordine tra
lo stato normale e lo stato superconduttore. Lenergia di parete `e lenergia in eccesso rispetto al valore che si avrebbe se la densit`a di energia fosse
ovunque fS0 , ovvero:

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

Z +1
1

(gSH (x) fS0 )dx

13

(1.22)

in cui gSH (x) `e la densit`a di energia libera di Gibbs del sistema in funzione
della posizione. Lesatto crossover tra energia di parete positiva e energia
p
di parete negativa avviene per = 1/ 2, come calcolato numericamente
da Ginzburg e Landau. Pur avendo ottenuto questo risultato Ginzburg e
Landau non riuscirono a prevedere la comparsa dei vortici e la conseguente
penetrazione del campo magnetico nei superconduttori del secondo tipo,
descritte dalla soluzione di Abrikosov.

1.3.3

La soluzione di Abrikosov

Nel 1957 Abrikosov propose una soluzione delle equazioni di GinzburgLandau per un superconduttore caratterizzato da 1.

Poich`e le variazioni del parametro dordine hanno lunghezza caratteristica


, `e lecito supporre || cost., poich`e il parametro dordine raggiunge

il suo valore di equilibrio molto pi`


u rapidamente rispetto alle variazioni del
campo magnetico (e quindi anche delle supercorrenti - eq. 1.10). Prendendo
una complessa:

= ||ei(,)

(1.23)

la fase (, ) deve soddisfare le ipotesi di monodromia della funzione ;


lipotesi di Abrikosov `e (~r) = (~r). Inserendo la 1.23 nella equazione di GL
1.10 si ottiene:

~ e ||~a
~j = e
||
r
m
m c

(1.24)

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

14

Operando con il rotore su ambo i membri e ricordando la definizione di


1.11 e del quanto di flusso 0 :

~ ^r
~ ^ ~h + ~h = 0 2 (2) (~r)
2 r
z
~ ^ ~h =
in cui si `e fatto uso di r

4~j
c

(1.25)

~ ^ r(~
~ r) = 2 (2) (~r). La soluzione
er

di questa equazione dierenziale d`a il campo magnetico ~h e la densit`a di


corrente ~j =

c ~
4 r

^ ~h:

(1.26)

(1.27)

~h(~r) = 0 K0 z
22

~j(~r) = 0 c K1
8 2 2

in cui le funzioni K0 e K1 sono funzioni di Bessel ed hanno landamento


descritto in fig. 1.4. Poich`e si `e ottenuta la soluzione nellapprossimazione
|| = cost, va escluso il dominio di raggio intorno allasse z in cui il

parametro dordine va a zero ci`o permette di evitare la divergenza del campo magnetico e conseguentemente della densit`a di energia; landamento del
campo magnetico e del parametro dordine `e rappresentato in figura 1.5.
La struttura identificata da Abrikosov prende il nome di vortice per landamento caratteristico delle correnti persistenti ~j intorno al nucleo centrale
di materiale normale. Poich`e per un superconduttore del II tipo `e energeticamente favorevole creare delle interfacce S/N, quando il campo magnetico
applicato diventa sucientemente intenso (i.e. HC1 =

4"1
0 ,

in cui "1 `e la

densit`a lineare di energia del vortice) si forma nel superconduttore il primo


vortice, portatore di un quanto di flusso magnetico 0 ; poich`e le interfacce
abbassano lenergia, allaumentare del campo magnetico aumentano i vortici
presenti nel materiale; ogni vortice porta un quanto di flusso 0 ; per questo

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

15

Figura 1.4: Andamento delle funzioni di Bessel K0 e K1 . In figura `e inoltre indicata


la regione di raggio per = 10 in cui non vale lapprossimazione di Abrikosov.

Figura 1.5: Andamento schematico del campo magnetico e del parametro dordine
in presenza di un vortice isolato.

motivo molto spesso ci si riferisce ai vortici chiamandoli flussoni o quanti di


flusso. Quando la densit`a di vortici `e elevata diventa rilevante anche linterazione repulsiva tra i vortici.
Nellipotesi che valga il principio di sovrapposizione, la forza con cui due
vortici si respingono, utilizzando il risultato di Abrikosov, `e pari a:

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

~0

f~12 = j~1 (r~2 ) ^


c

16

(1.28)

in cui ~j1 sarebbe la corrente del vortice 1 in ~r2 , la posizione del vortice 2,
se il vortice due non fosse presente. Se i vortici si dispongono in un reticolo
regolare, la forza complessiva agente su un vortice `e:

~0

f~ = J~s (r~2 ) ^
c

(1.29)

in cui J~s `e la corrente totale. Le posizioni di equilibrio sono quelle per cui J~s
si annulla; ci`o `e verificato se ogni vortice `e circondato da un array simmetrico.
~ = n
~ 0 , e quindi di densit`a n di vortici, il
A parit`a di campo di induzione B
reticolo triangolare `e quello tra i reticoli simmetrici per cui la distanza tra
primi vicini `e maggiore e quindi lenergia di interazione `e minore: ad esso
corrisponde la configurazione di equilibrio stabile. In campioni reali i difetti
e le inomogeneit`a tendono a distruggere anche interamente la regolarit`a
del reticolo; in alcuni materiali sono le simmetrie della struttura cristallina
,che determinano anisotropie di e , ad influenzare la disposizione dei
vortici, che possono disporsi in array quadrati o anche rettangolari. In figura
1.6 `e rappresentata una immagine, ottenuta tramite un microscopio a forza
magnetica (MFM), del reticolo dei vortici in un campione film di Nb.

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

17

Figura 1.6: Reticolo dei vortici in un campione di Nb osservato tramite un microscopio MFM. Nonostante le deformazioni, dovute alle imperfezioni nel campione, si riesce ad individuare il reticolo triangolare di Abrikosov. A. Volodin et al.
Katholieke Universiteit Leuven Europhys. Lett. 58, 582 (2002).

Capitolo 2

Modello di Anderson-Kim e
Flux Creep
2.1

Flux pinning

Consideriamo un superconduttore ideale (cio`e privo di impurezze e difetti


cristallini) del II tipo. In presenza di un campo magnetico, di intensit`
a
compresa tra Hc1 e Hc2 , il superconduttore, come aermato nel capitolo
precedente, si trover`a nello stato misto, caratterizzato da un certo numero
~ su ciascun quanto di flusso agisce
di vortici NV . Applicando una corrente J,
una forza di Lorentz, di intensit`
a per unit`a di lunghezza pari a:

!
0
~
~
f =J^
c

(2.1)

Moltiplicando la forza che agisce su un singolo vortice per il numero totale


NV di vortici si ottiene la forza totale per unit`a di volume:

~
B
F~ = J~ ^
c

(2.2)

2.1 Flux pinning

19

~ = NV 0 /S `e il campo di induzione magnetica, con S superfidove B


cie del superconduttore. B rappresenta il valore medio del campo microscopico allinterno del materiale. A causa della forza data dalla 2.2 ogni
flussone acquisisce una velocit`a di drift ~v in direzione ortogonale alla corrente. Il moto complessivo dei vortici produce quindi un campo elettrico
~ lungo la direzione di applicazione della corrente, la cui intensit`
E
a `e data
dallespressione

~ =B
~ ^ ~v
E
c

(2.3)

Tale campo elettrico si manifesta attraverso eetti dissipativi: esso agisce


infatti come una tensione resistiva e quindi dissipa potenza essendo la den~ J.
~ Questo fenomeno va sotto il nome
sit`a di potenza dissipata uguale a E
di Flux Flow.

Nei superconduttori reali sono per`o sempre presenti difetti della struttura
cristallina ed inomogeneit`a spaziali che inducono la presenza allinterno del
materiale di zone non superconduttive che ostacolano il moto dei vortici.
In queste regioni la formazione di un vortice `e energeticamente favorita in
quanto non `e necessario compiere un lavoro per formare il nucleo normale.
In questa situazione i vortici si dispongono in una configurazione di minima energia, dipendente dal materiale; per spostare un vortice dalla sua
posizione di equilibrio e quindi ora necessario compiere un lavoro. Leetto di queste inomogeneit`a spaziali, cui corrispondono le regioni di minimo
dellenergia libera, si pu`o descrivere attraverso lazione di un potenziale attrattivo (potenziale di pinning) che genera una forza (forza di pinning) che
si oppone alla forza di Lorentz, ostacolando il moto dei vortici. Tali inomogeneit`a ancorano quindi il flussone e sono pertanto dette centri di pinning.
Pertanto anche se lapplicazione di un campo magnetico di intensit`
a superiore a Hc1 tenderebbe a far spostare i flussoni, inducendo in tal modo, come

2.1 Flux pinning

20

aermato in precedenza, eetti dissipativi, le impurezze pinnano i vortici,


favorendo cos` il passaggio di corrente senza dissipazione. I centri di pinning,
come vedremo nel prossimo paragrafo, sono modellizzati tramite una buca
di potenziale con energia massima UP e ampiezza eettiva X. Per avere
un pinning ecace le impurezze devono avere ridotte dimensioni spaziali,
delordine della lunghezza di coerenza , e la loro distribuzione allinterno
del materiale deve essere omogenea.
La prima condizione `e necessaria per mantenere vincolato il vortice: se infatti il vortice si trovasse in un centro di pinning di dimensioni troppo grandi, con lapplicazione di una corrente alternata (o anche, seppur in minor
misura, con lapplicazione di una corrente continua) il vortice sarebbe libero
di muoversi. Inoltre poich`e la forza di pinning totale `e pari, in prima approssimazione, alla somma delle forze esercitate da ciascun centro di pinning
allora la condizione ottimale `e quella in cui i centri di pinning siano numerosi
e di piccole dimensioni, piuttosto che quella in cui sono pochi e di grosse
dimensioni. La seconda condizione `e dovuta al fatto che quanto pi`
u la distribuzione dei centri di pinning `e omogenea tanto pi`
u `e probabile che i vortici
si formino in corrispondenza dei centri di pinning.
Il moto dei vortici oltre che da una corrente esterna (come nelequazione
2.2) pu`o essere anche causato da una corrente media di non-equilibrio J~N.E. ,
dovuta ad una distribuzione non omogenea dei vortici che si addensano
in alcune zone del materiale a causa delleetto di ancoraggio dei centri di
~ ^ ~h =
pinning. Poich`e r

1 ~
4 J,

in cui ~h `e il campo magnetico microscopico al-

linterno del materiale e J~ la corrente totale, se consideriamo il valore medio


di questa quantit`a i contributi delle correnti di singolo vortice si annullano,
dando un contributo diverso da zero nelle regioni in cui c`e un addensamento
dei flussoni. Il risultato `e una corrente netta di non equilibrio J~N.E. , la cui
intensit`a `e data da

2.1 Flux pinning

21

~ ^B
~ = 1 J~N.E.
r
4

(2.4)

= B.
~
essendo h
Se consideriamo un superconduttore del II tipo a forma di cilindro cavo

Figura 2.1: (a) Linee di flusso del campo magnetico intrappolato in un cilindro
superconduttore cavo. (b) Sezione del cilindro ed andamento del campo magnetico
in funzione della distanza dallasse del cilindro.

di raggio R (figura 2.1) con uno spessore d delle pareti tale che d R,

`e possibile trascurare la curvatura delle pareti e ridurre lo studio ad un


problema unidimensionale. Indicando con la barra la media spaziale, si
avr`a:
~
~
~ ^ ~h = dh = dB
r
dx
dx

(2.5)

~ si pu`o scrivere come B


~ = n(x)~0 con n(x)
dove il campo di induzione B
~ allinterno della
densit`a dei quanti di flusso. Sostituendo lespressione per B
2.5 si ottiene

dn
1 ~
~0
=
JN.E.
dx
4

(2.6)

2.1 Flux pinning

22

In presenza quindi di un gradiente della densit`a dei quanti di flusso si manifesta una corrente di non equilibrio che genera una forza di Lorentz F 0 di
intensit`
a

~
~
~
~
~ ^B = r
~ ^ ~h ^ B = dB ^ B
F~ 0 = JN.E.
c
4
dx 4

(2.7)

~ = B z.
con B
La forza per unit`a di volume dovuta alla corrente di non equilibrio sar`a
quindi

~ dB
~
B
F~ 0 =

4 dx

(2.8)

In definitiva la forza F dovuta alla corrente esterna (2.2) e la forza F dovuta alla corrente di non equilibrio (2.8) sommandosi determinano il moto dei
vortici nel superconduttore mentre le interazioni tra le linee di flusso quantizzato e le inomogeneit`a spaziali pinnano i vortici trattenendoli e favorendo
il passaggio di corrente senza dissipazione. In assenza di attivazione termica
si definisce la densit`a di corrente critica di depinning JC come il valore di
densit`a di corrente per cui la forza di pinning eguaglia la forza di Lorentz
ovvero il valore massimo di corrente che pu`o attraversare il materiale superconduttore senza indurre dissipazione. La corrente di depinning dipende
non solo dalla forza di interazione tra i centri di pinning e i vortici ma anche
dallelasticit`a del reticolo dei vortici: per un reticolo rigido la media delle
forza che agiscono su un vortice per eetto dei centri di pinning `e la stessa
in tutte le direzioni e quindi leetto medio di tutti i centri di pinning `e nullo
mentre in un reticolo meno rigido le linee di vortice possono deformarsi in
modo che la forza di pinning risulti massimizzata in una certa direzione.
Se invece la temperatura T `e diversa da zero `e possibile che i vortici si spostino dai centri di pinning anche se la forza di Lorentz FL `e minore della forza

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

23

di pinning FP : questo fenomeno `e detto flux creep. In questa circostanza


i vortici riescono ad uscire dai centri di ancoraggio e poi per eetto della
forza di Lorentz continuano a muoversi allinterno del superconduttore dando luogo ad eetti dissipativi.
Per valutare leetto di questo fenomeno `e necessario confrontare lenergia
di pinning UP con lenergia termica kB T . Il flux creep diventa quindi particolarmente rilevante, a parit`a di energia di pinning, nei superconduttori ad
alta temperatura critica essendo la temperatura di lavoro pi`
u alta rispetto
a quella alla quale operano i superconduttori tradizionali.

2.2

Modello di Anderson-Kim per il potenziale di


pinning

Per un superconduttore allequilibrio termodinamico `e noto che

FN (T, 0) FS (T, 0) =

HC 2
8

(2.9)

dove HC `e il campo critico e F il potenziale di Helmotz nello stato normale


(N) e superconduttore (S). Per creare il nucleo normale del vortice allinterno
di un materiale superconduttore nella situazione ragurata in figura 2.2(a)
`e quindi necessario un lavoro:

L=

HC 2
( 2 )L
8

(2.10)

Come aermato nel paragrafo precedente tale lavoro diminuisce se il vortice


si forma in prossimit`a di un centro di pinning, poich`e in questo caso non `e
necessario il lavoro per formare una parte del nucleo normale. In tal caso si
ha:

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning


Nucleo normale

A)

Regione di
penetrazione
del campo
magnetico

2!

24

B)

2!

2"

#V
Centro di pinning e suo
volume di intersezione
con il nucleo normale

Figura 2.2: a) Vortice di Abrikosov in un campione superconduttore di spessore


L. b) Intersezione del vortice con il centro di pinning.

HC 2
V0
8

(2.11)

dove V0 `e il massimo volume di intersezione tra il vortice e il centro di


pinning (figura 2.2(b)). Anderson pens`o di modellizzare lazione del centro
di pinning tramite un potenziale UP (x) simmetrico rispetto allasse delle
ordinate con la seguente espressione analitica:
UP (x) = 0
UP (x) =

HC 2
8 V0

UP (x) =

HC
8

V (x)
V0

V0

0xr
r<xR
x>R

dove V (x) `e il volume di intersezione tra il centro di pinning e il vortice in


funzione della posizione x del vortice; r `e la massima distanza del vortice dal
punto medio del centro di pinning per cui il vortice `e interamente contenuto
nel centro di pinning ed R rappresenta la distanza massima per cui si ha
intersezione parziale; in figura 2.3 `e rappresentato schematicamente il ruolo

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

25

di r e R nellintersezione tra il vortice ed il centro di pinning.


Lespressione precedente per il potenziale di pinning pu`o essere anche posta
nella forma equivalente:
UP (x) = 0
U0 r
UP (x) = Rr
+

U0 x
Rr

UP (x) = U0

0xr
r<xR
x>R

con

U0 =

HC 2
V0
8

(2.12)

In figura 2.4 sono rappresentati gli andamenti analitici di UP e di V in


funzione di x. In questa trattazione assumiamo naturalmente che il centro
di pinning si trovi in x = 0 come evidente dalla figura 2.3.
Come aermato nel paragrafo precedente, quando nel materiale super~ sul vortice, oltre alla forza derivante dal
conduttore scorre una corrente J,
processo di pinning, agisce una forza di Lorentz fL che per unit`a di lunghezza
ha lespressione:
Asse del
vortice

"V

2!

"V
x=-r

2!

X
r<x<R

Figura 2.3: Intersezione del vortice con un centro di pinning di ampiezza d in


funzione della posizione dellasse de vortice.

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

26

Figura 2.4: Potenziale di pinning nel modello di Anderson Kim e volume di


intersezione tra vortice e centro di pinning.

!
0
f~L = J~ ^
c

(2.13)

Se assumiamo che fL sia diretta lungo il verso positivo dellasse x


e che il
vortice abbia lunghezza l, il lavoro compiuto da questa forza per spostare il
vortice di un tratto x0 dalla sua posizione di equilibrio `e:

L=

J 0 l x0
c

(2.14)

In questa configurazione lenergia che occorre per portare un vortice da x = 0


a x = x0 `e quindi:

U (x) = UP

J 0 l x0
c

(2.15)

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

27

Solitamente si sceglie per la barriera di attivazione U (x) la rappresentazione

U (x) = U0 (c + kx) x

r<x<R

(2.16)

Figura 2.5: Potenziale di pinning nel modello di Anderson Kim in presenza di


corrente applicata lungo lasse x.

dove U0 (C + kx) `e il potenziale di pinning del modello di Anderson-Kim


posto nella forma equivalente 2.2 e le costanti c, k e sono definite come:

C=

r
1
J 0 l
; k=
; =
Rr
Rr
c

(2.17)

Inponendo lequilibrio tra la forza di pinning e la forza di Lorentz in corrispondenza di una corrente JC0 , si ha dalla 2.16

dU (x)
=0
dx

U0 k =

(2.18)

Sostituendo le espressioni di k e dalla 2.17 si ottiene:

JC0 0 l
U0
=
c
Rr

(2.19)

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

28

Dalla espressione precedente possiamo quindi ricavare lespressione della corrente critica di depinning in assenza di attivazione termica e nel caso di un
singolo vortice; tale corrente rappresenta quella per cui la forza di Lorentz
eguaglia la forza di pinning:

JC0 =

cU0
0 l(R r)

(2.20)

Nel caso in cui allinterno di ogni centro di pinning sia presente un numero
NV di vortici. La barriera di attivazione sar`a:

U (x) = UP

J NV 0 l x
c

(2.21)

e quindi si pu`o ancora utilizzare lespressione 2.16 sostituendo ad il valore 0 = NV . Reimponendo la condizione di equilibrio si ricava come in
precedenza

JC0 =

cU0
NV 0 l(R r)

(2.22)

Ricordando che NV 0 = BS si trova che lespressione della corrente di


depinning nel caso in cui in un centro di pinning siano presenti NV vortici
`e:

JC0 =

cU0
B S l (R r)

(2.23)

Notiamo subito che la corrente di depinning dipende inversamente dallintensit`a del campo magnetico B. Tale relazione `e per`o valida solo per campi
magnetici elevati, quando la forza di pinning dipende debolmente da B e
laltezza della barrriera non dipende dal numero di vortici NV , mentre per

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

29

bassi campi magnetici landamento della corrente critica in funzione di B `e


pressappoco costante.
Consideriamo ora la dipendenza della barriera di attivazione dalla corrente
J. Definiamo laltezza della barriera di attivazione come:

UJ = max[U (x)] min[U (x)]

r<x<R

(2.24)

Dalla figura 2.5 si evince chiaramente che la funzione U (x) presenta il valore
massimo in R ed il minimo in r quindi:

max[U (x)] = U (R) = UP (R)

J NV 0 l R
J 0 l R
= U0
(2.25)
c
c

mix[U (x)] = U (r) = UP (r)

J NV 0 l r
J 0 l r
=
c
c

(2.26)

Sostituendo nellespressione dellaltezza della barriera 2.24 si trova:

UJ = U0

J NV 0 l
(R r)
c

(2.27)

Utilizzando lespressione 2.23 trovata in precedenza per la corrente di depinning si arriva a

UJ = U0

J
1
JC0

valida sia in presenza di NV che nel caso di un singolo vortice.

(2.28)

2.3 Flux Creep

2.3

30

Flux Creep

Il flux creep `e un fenomeno caratteristico dei superconduttori di II specie


quando si trovano nello stato misto. Se consideriamo, ad esempio, un cilindro
cavo di materiale superconduttore, in cui `e imprigionato un campo magnetico, `e possibile dimostrare che il moto dei flussoni verso lesterno del cilindro
causa una decrescita del campo magnetico intrappolato. Si osserva per`o
che, anche quando i flussoni non sono liberi di muoversi a causa dei centri di
pinning, sono comunque misurabili piccole tensioni resistive nella direzione
della corrente dovute al moto trasversale dei vortici, o equivalentemente,
una lenta decrescita, di tipo logaritmico, del campo magnetico intrappolato
nel tempo. Questo fenomeno, riscontrabile sperimentalmente in bobine superconduttrici, prende il nome di flux creep.
Vediamo ora quantitativamente come si sviluppa questo fenomeno. In og-

Figura 2.6: Flux bundles intrappolati nei centri di pinning e rappresentazione


dellenergia libera in presenza di centri di pinning

ni centro di pinning si dispone un certo numero di vortici Nv organizzati in


bundles (pacchi). Poich`e la distanza media tra i vortici `e generalmente mag-

2.3 Flux Creep

31

giore di , cio`e la distanza per cui i vortici interagiscono repulsivamente, i


vortici in un bundles si muovono collettivamente, per cui si pu`o trattare ogni
bundle come un singolo oggetto. In assenza di attivazione termica (T = 0)
ogni bundle rimane ancorato nel centro di pinning, fino a che la corrente non
raggiunge il valore di depinning JC0 per cui la densit`a di forza di Lorentz
supera la densit`a di forza di pinning. A T > 0 `e per`o possibile un moto
dei vortici per J < JC0 (i.e. FL < FP )dovuto allattivazione termica. In
assenza di correnti esterne lenergia di pinning nel modello di Anderson-Kim
`e data dalla 2.2. Un flux bundle si trova sul fondo di una buca di potenziale
di profondit`a U0 ; la probabilit`a per unit`a di tempo che il flux bundle esca
dalla buca di potenziale `e:

1
U0
= !0 exp

kB T

(2.29)

in cui !0 `e la frequenza con cui il flussone tenta di uscire dalla buca. Poich`e
non ci sono direzioni privilegiate la velocit`a media con cui i flussoni si
spostano risulta per`o essere uguale a zero.
Quando `e per`o presente una corrente la forza di Lorentz genera una asimmetria nella forma della buca di potenziale (figura 2.3)

U (x) = UP

J NV 0 l x
c

(2.30)

in cui J `e la densit`a di corrente, NV il numero di vortici nel centro di pinning


e l la lunghezza del vortice. Laltezza della barriera di attivazione non `e pi`
u
uguale in tutte le direzioni. Utilizzando la relazione 2.28 `e possibile definire
laltezza massima UJ+ e minima UJ della barriera di attivazione come:

UJ = U0 W

(2.31)

2.3 Flux Creep

32

Figura 2.7: Deformazione del potenziale generata dalla corrente applicata.

dove si `e posto W = U0 JJC .


0

In questa situazione quindi la probabilit`a di salto in avanti `e pi`


u grande
rispetto alla probabilit`a di salto nella direzione opposta; in questo modo
quindi la velocit`a netta dei flux bundle diventa non nulla. Si ha infatti per
la probabilit`a di salto:

1
UJ
=
!
exp

kB T

(2.32)

che producono le velocit`a medie

< v >=

a0

(2.33)

A < v + > corrisponde un impulso di tensione positiva mentre a < v >


un impulso di tensione negativa. E possibile definire una velocit`a media
eettiva dei flussoni come:

< v >=< v + > < v >=

a0
U0
exp
0
kB T

2 sinh

W
kB T

(2.34)

Studiamo ora due casi limite: se si ha:

W kB T

(2.35)

2.4 Caratteristica E-J nella regione di attivazione termica

33

In questo caso

< v >

a0
(U0 W )
exp
0
kB T

(2.36)

Questa situazione corrisponde a forti sollecitazioni W e basse temperature


e viene detta Flux Creep Termicamente Attivato (TAFC).
Se invece W kB T , ovvero lenergia termica `e molto pi`
u grande della
sollecitazione, i flux bundle escono con facilit`a dai centri di pinning. Si ha

a0 W
U0
< v > 2
exp
0 kB T
kB T

(2.37)

In questo caso si parla di Flux Flow Termicamente Assistito (TAFF).

2.4

Caratteristica E-J nella regione di attivazione


termica

possibile ricavare la forma della caratteristica E J nei due limiti sopra


E

individuati in modo da poter eettuare un confronto diretto con dei dati


sperimentali.
Nellipotesi W kB T (regime di TAFC) come ricavato in precedenza

(2.38)

(2.39)

a0
(U0 W )
< v > exp
0
kB T
sostituendo W = U0 JJC si ottiene
0

< v >

a0
U0
exp
0
kB T

J
1
JC0

da cui sostituendo nellespressione del campo elettrico indotto (2.3) si ha

2.4 Caratteristica E-J nella regione di attivazione termica

a0
U0
E = B < v > B exp
0
kB T

J
1
JC0

34

(2.40)

Esplicitando J da questa relazione si ottiene quindi la caratteristica E-J nel


modello di Anderson-Kim

J = JC0 1

kB T
0 E
ln
U0
Ba0

(2.41)

Nellipotesi W kB T (regime di TAFF) equivalentemente sostituendo


W = U0 JJC nella 2.37 si trova
0

a0 U0 J
U0
< v > 2
exp
0 JC0 kB T
kB T

(2.42)

da cui

a0 U0 J
U0
E = B < v > 2B
exp
0 JC0 kB T
kB T

(2.43)

ed `e una relazione di tipo ohmico, che si pu`o esprimere in maniera conveniente come:

E
a0 U0
U0
= 2B
exp
J
0 JC0 kB T
kB T

(2.44)

per questo motivo che questo regime va sotto il nome di flux flow termiE
camente assistito.
Nel caso del TAFC, il modello prevede una tensione non nulla anche nel
caso di I = 0, come si evince dallequazione 2.40. Ci`o `e dovuto allapprossimazione W kB T , che non `e verificata per J ! 0; in questo caso la
caratteristica E-J diventa lineare, analogamente al caso del TAFF.

Bibliografia
[1] Michael Tinkham, Introduction to Superconductivity
[2] F. Mancini: Cenni di teoria della Superconduttivit`
a
[3] P.G. de Gennes, Superconductivity of Metal and Alloys
[4] C. Poole, Superconductivity
[5] N. W. Ashcroft, M. D. Mermin: Solid state physics.

MODELLO DI ANDERSON-KIM
E

FLUX CREEP

GERARDO IANNONE

Indice
1 Introduzione alla superconduttivit`
a

1.1

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

1.2

Le equazioni di London e la teoria di Pippard . . . . . . . . .

1.3

Teoria di Ginzburg-Landau . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

1.3.1

Soluzione delle equazioni di G-L in alcuni casi particolari 10

1.3.2

Energia di parete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

11

1.3.3

La soluzione di Abrikosov . . . . . . . . . . . . . . . .

13

2 Modello di Anderson-Kim e Flux Creep

18

2.1

Flux pinning . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

18

2.2

Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning . . . .

23

2.3

Flux Creep . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

30

2.4

Caratteristica E-J nella regione di attivazione termica . . . .

33

Bibliografia

35

Capitolo 1

Introduzione alla
superconduttivit`
a
1.1

Introduzione
Nel 1911 il fisico olandese H. Kamerlingh Onnes scopr` che alcuni ma-

teriali, come il mercurio riportato in figura 1.1, portati a temperatura sufficientemente bassa, presentano una transizione ad uno stato a resistenza
nulla: a questo stato della materia venne dato il nome di stato superconduttore.
Molti anni dopo si scopr` che la perfetta conduttivit`a non era la caratteristca
fondamentale dello stato superconduttore: i materiali in questo stato sono
infatti dei diamagneti perfetti.
Numerosi esperimenti mostrarono inoltre che il flusso di induzione magnetica in un superconduttore `e quantizzato in multipli interi di 0 =

hc
2e ,

detto

flussone, o quanto di flusso. Il passaggio dallo stato normale allo stato superconduttore avviene tramite una transizione di fase del secondo ordine
che si ha quando la temperatura viene portata al di sotto di un valore critico Tc . Durante la transizione di fase il campo magnetico viene espulso dal
materiale (eetto Meissner); il lavoro necessario allespulsione `e compensato

1.1 Introduzione

Figura 1.1: Transizione resistiva del mercurio.

dal guadagno di energia libera del sistema nel passaggio allo stato superconduttore. Per questo motivo il campo magnetico non pu`o eccedere un
certo valore critico Hc (T ), al di sopra del quale la transizione di fase non

Figura 1.2: Andamento dei campi magnetici critici per un superconduttore del
secondo tipo.

1.1 Introduzione

`e pi`
u energeticamente favorita. Tuttavia esiste una categoria di materiali
superconduttori in cui si pu`o osservare una parziale penetrazione del campo
magnetico; questi vengono chiamati superconduttori del II tipo, per distinguerli dai superconduttori del I tipo, che sono diamagneti perfetti fino a
che si trovano nello stato superconduttore.
Nei superconduttori del II tipo si possono distinguere due campi critici: Hc1
e Hc2 . In presenza di campi magnetici H applicati inferiori ad Hc1 il materiale rimane nello stato Meissner; per Hc1 < H < Hc2 il materiale passa
nello stato misto in cui, pur mantenendo la propriet`a di perfetta conduttivit`a, lascia penetrare parzialmente il campo magnetico. Infine applicando un
campo superiore a Hc2 la superconduttivit`a scompare e si ha la transizione
di fase allo stato normale. Sia il campo critico inferiore che il campo critico superiore sono funzionione della temperatura; ovviamente invertendo la
funzione H(T) si pu`o ricavare la dipendenza della temperatura critica dal
campo magnetico. Una rappresentazione schematica del camportamento di
un superconduttore del secondo tipo in presenza di campo magnetico applicato `e riportata in figura 1.2.
Oltre al campo magentico critico si definisce una densit`a di corrente critica
Jc (T ) oltre la quale il campione presenta dissipazione.
In generale il valore di Hc2 `e molto superiore al valore di Hc nei superconduttori del I tipo. Ci`o `e dovuto al guadagno energetico che si ottiene
lasciando penetrare parzialmente il campo magnetico rispetto allespulsione
completa. Qualsiasi applicazione pratica richiede che il materiale rimanga
nello stato superconduttore in presenza di campi magnetici elevati e che
possa essere sfruttato per trasportare, senza dissipazione, correnti elevate e
quindi i superconduttori del II tipo presentano le caratteristiche migliori per
la realizzazione di dispositivi di utilizzo pratico. Tuttavia questi materiali
nello stato misto presentano dei fenomeni dissipativi non presenti nello stato Meissner, che sono conseguenza delle caratteristiche particolari di questo

1.2 Le equazioni di London e la teoria di Pippard

stato. Questi fenomeni dissipativi saranno oggetto di studio nel seguente


lavoro.

1.2

Le equazioni di London e la teoria di Pippard

La teoria microscopica dello stato superconduttore (BCS) venne sviluppata da Bardeen, Cooper e Scrieer nel 1957. La teoria BCS spiega le propriet`a dei superconduttori del I tipo, ma `e inapplicabile a sistemi finiti (le
equazioni microscopiche per sistemi finiti, sviluppate da Gorkov non sono
in generale facilmente risolubili) e al fine di eettuare predizioni sul comportamento dei superconduttori si utilizzano usualmente delle teorie fenomenologiche.
Queste teorie, partendo dalla teoria del superfluido e dalla fenomenologia
delleetto Maissner, trattano il superconduttore come un oggetto in cui
coesistono due specie di elettroni (gli elettroni normali e gli elettroni superconduttori) e sono per questo spesso indicate come modelli a due fluidi. F.
e H. London proposero due equazioni per descrivere il comportamento del
campo elettrico microscopico ~e, e del campo magnetico microscopico, ~h:

~e =

@
(J~S )
@t

~h = cr
~ ^ (J~S )

(1.1)

(1.2)

in cui J~S `e la corrente di elettroni superconduttori e `e un parametro


fenomenologico definito come:

42L
m
=
2
c
nS e2

(1.3)

1.2 Le equazioni di London e la teoria di Pippard

con m ed e rispettivamente massa e carica dellelettrone e nS densit`a di


elettroni superconduttori, la quale che varia con continuit`
a dal valore 0,
in corrispondenza di TC , fino al valore della densit`a totale di elettroni n a
T = 0.
Lequazione 1.2 descrive la perfetta conduttivit`a di un superconduttore,
poiche un campo elettrico fa aumentare linearmente nel tempo la corrente
superconduttiva J~S = enS v~S : il campo elettrico ~e, quindi, accelera gli elettroni superconduttori invece di produrre una corrente proporzionale al cam~
po stesso tramite la resistivit`a, come accade nei metalli normali dove ~e = J.
Lequazione 1.2, che descrive il legame tra il campo magnetico statico e la
~ ^ ~h =
corrente, combinata con lequazione di Maxwell r

r2~h =

h
2L

4 ~
c J,

d`a:

(1.4)

Da questa equazione discende che il campo magnetico microscopico decresce


esponenzialmente allinterno del materiale su lunghezze dellordine di L ,
detta appunto lunghezza di penetrazione di London. Tramite lequazione
1.4 `e possibile (ovviamente) derivare leetto Meissner: il campo magnetico
esternomicroscopico, infatti, in corrispondenza della superficie del supercon~ a zero allinduttore decresce dal valore del campo magnetico applicato H
terno del materiale.
Secondo la teoria di London la lunghezza di penetrazione a T = 0 vale:

L (0) =

mc2
4ns (0)e2

(1.5)

dove ns (0) `e la densit`a degli elettroni superconduttivi a T=0; nellipotesi di


London ns (0) coincide con la densit`a totale degli elettroni di conduzione del
materiale. Il confronto con le lunghezze di penetrazione misurate sperimentalmente mostrano che queste sono sempre pi`
u grandi di L (0) anche dopo

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

aver estrapolato il valore a T = 0.


Nei metalli si osserva il fenomeno delleetto pelle anomalo quando la profondit`a di penetrazione delle onde elettromagnetiche diventa confrontabile
con il cammino libero medio degli elettroni. In questo caso piccole variazioni
del cammino libero medio comportano grosse variazioni della profodit`a della pelle del conduttore. Nei metalli normali questo `e descritto tramite una
relazione non locale tra il campo elettrico e la corrente. Tramite esperimenti su campioni impuri, Pippard osserv`o che la lunghezza di penetrazione
(0) aumenta allaumentare della concentrazione di impurezze, e quindi al
diminuire del cammino libero medio degli elettroni. Per questo motivo sostitu` alla relazione locale tra potenziale vettore e corrente di London 1.2 con
una relazione non locale:

JS (~r) =

e2 nS 3
mc 40

Z ~ ~
R(R ~a(r0 ))

R4

R
exp( )dr~0

(1.6)

~ = ~r r~0 e `e una lunghezza caratteristica dipendente dal cammino


in cui R

libero medio e dalla temperatura. Essa aumenta al diminuire del cammino


libero medio a partire da un valore minimo 0 proprio del materiale puro.
Limportanza di questi eetti dipende dallentit`
a di rispetto alla lunghezza
L . In particolare se (come nei superconduttori di II tipo), cio`e se
il campo magnetico varia abbastanza lentamente ( i.e. ~a(r~0 ) nella 1.6), gli
eetti della non localit`a sono trascurabili.

1.3

Teoria di Ginzburg-Landau
La teoria fenomenologica che meglio descrive le propriet`a dello stato

superconduttore fu sviluppata nel 1950 dai fisici Ginzburg e Landau ed ha


come supporto la teoria di Landau sulle transizioni di fase del secondo ordine. La teoria Ginzburg Landau (GL) introduce una funzione complessa

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

(~x, T ) come parametro dordine della transizione di fase; essa `e associata


alla densit`a di superelettroni nS , tramite la relazione:

nS = |(~x, T )|2

(1.7)

Poich`e `e il parametro dordine dello stato superconduttore esso deve tendere a zero con continuit`a per T ! TC .

In questottica `e possibile ipotizzare uno sviluppo in serie di potenze della densit`a di energia libera di Gibbs GS dello stato superconduttore, in
prossimit`a della temperatura di transizione, che vale per materiali isotropi.

2
1
~ e A
~ |2 + (h H)
GS (H) = GN (0) + || + || +
|
i
h
r
2m
c
8
(1.8)
2

~ 2 tiene conto delle variazioni spaziali del


In questa equazione il termine |r|

parametro dordine. Applicando il principio variazionale alla 1.8 si ottengono


le equazioni di GL:

1
~ e A
~
(T ) + || +
i
h
r
2m
c
2

=0

e h
e 2
~
~
~
J~S =
(
r

r)

||2 A
2m i
m c

(1.9)

(1.10)

Lequazione 1.9 `e analoga ad unequazione di Schroedinger con un termine


non lineare proporzionale a , mentre la 1.10 `e unequazione per la corrente
per particelle di carica e e massa m .
Da queste equazioni si ottiene la lunghezza caratteristica su cui variano i
campi elettromagnetici, analoga alla lunghezza di penetrazione di London:

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

(T ) =

mc2
8e2 |(T )|

(1.11)

dove si `e posto m = 2m ed e = 2e (dalla teoria microscopica); il parametro


(T ) `e definito come (T ) =
(T /TC 1) con
costante. Inoltre le vari-

azioni spaziali del parametro dordine sono caratterizzate dalla lunghezza di


coerenza di Ginzburg-Landau che `e definita come

(T )2 =

2
h
2m |(T )|

(1.12)

utile introdurre il parametro di Ginzburg-Landau:


E

(T )
mc
=
=
(T )
e
h

(1.13)

Nei superconduttori del I tipo 1 ( ), mentre nei superconduttori


del II tipo, tra i quali `e possibile annoverare i superconduttori ad alta TC ,
pu`o essere molto maggiore di uno. Il valore =

p1
2

discrimina tra super-

conduttori del I e del II tipo.


Rimaneggiando lequazione 1.8 in assenza di campo magnetico, otteniamo:

FS (T ) = FN (0) + (T )[||2

8e2 2
1
~ 2 ] (1.14)
(T )||4 2 (T )| i
hr|
2
mc
h

in cui si `e tenuto conto che (T ) < 0 per T < TC . Dalla 1.14 si evince che
le variazioni spaziali del parametro dordine hanno un contributo tanto pi`
u
significativo rispetto agli altri termini, quanto pi`
u `e grande (in particolare
rispetto a ). Il rapporto tra e `e cruciale nella determinazione dellenergia
di parete.

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

1.3.1

10

Soluzione delle equazioni di G-L in alcuni casi particolari

Utilizziamo le equazioni di G-L per determinare il parametro dordine nel


caso di un superconduttore infinito in campo nullo. Il parametro dordine in
questo caso (per la simmetria traslazionale del sistema)`e indipendente dalle
coordinate: (~r) = 1 . Lequazione 1.10 si riduce a J~ = 0, mentre la 1.9
risulta:

(T ) = 0
|(T )|2 =

(1.15)

(T )

(1.16)

in cui la prima soluzione descrive la fase normale, mentre la seconda descrive la fase superconduttiva. Quale delle due sia favorita dipende dalla
temperatura. Per T < TC , il valore di equilibrio di , assumendo che sia
reale `e:

1 (T ) =

(T )

(1.17)

Il valore ottenuto `e il valore di equilibrio a cui il parametro dordine


tende lontano dallinterfaccia del sistema, cio`e quando si `e sucientemente
lontano da essa da poter approssimare il sistema ad un sistema infinito.
Nel caso di un sistema semi-infinito, a campo nullo, il parametro dordine
dipende spazialmente solo dalla distanza dallinerfaccia, e leq. 1.9 `e:

(T )(z, T ) + (z, T )|(z, T )|2


per cui cerchiamo una soluzione del tipo:

@2
h
(z, T ) = 0
2m @z 2

(1.18)

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

11

Figura 1.3: Andamento schematico del parametro dordine e del campo magnetico h in corrispondenza di uninterfaccia S/N in un superconduttore del I e del
II tipo rispettivamente.

(z, T ) = 1 (T )f (z)

(1.19)

la soluzione per f (z) `e:

z
z
f (z) = tanh p
) (z, T ) = 1 (T ) tanh p
2(T )
2(T )

(1.20)

da cui si vede che il parametro dordine raggiunge il suo valore di equilibrio


1 dopo alcune .

1.3.2

Energia di parete

Consideriamo un superconduttore in presenza di un campo magnetico.


Allinterfaccia tra la fase normale, in cui il campo magnetico penetra, e la
fase superconduttiva, il campo magnetico decresce su lunghezze dellordine
di (1.4), mentre il parametro dordine passa da zero al suo valore di
equilibrio su lunghezze dellordine di . La densit`a di energia libera di Gibbs
del sistema in presenza del campo magnetico H `e:

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

gS (T, H) = FN (0)+(T )[||2

12

2
8e2 2
4 1 2
~ e A
~ |2 ]+ (H h)

(T
)||

(T
)|
i
h
r
mc2
h

c
8
(1.21)

In questa espressione vediamo che il campo magnetico e il parametro dordine concorrono allenergia nel seguente modo: il parametro dordine rende
minima lenergia quando assume il valore di equilibrio 1 , mentre il campo
magnetico microscopico ~h rende minima lenergia quando assume il valore
~ Poich`e per`o il superconduttore espelle il
del campo esterno applicato H.
campo magnetico, il contributo allenergia di h `e positivo quanto pi`
u rapidamente esso decresce a zero. Nellinterno del superconduttore lenergia
spesa per espellere il campo viene compensata dalla presenza del parametro
dordine 1 . Vicino ad uninterfaccia cresce pi`
u o meno rapidamente a
seconda del valore di (T ), e il suo contributo allenergia `e negativo. Come
si pu`o intuire dalla figura 1.3, nel caso di superconduttori del I tipo, poich`e
1 ( ), la presenza di uninterfaccia comporta un incremento di
energia, poich`e il contributo positivo di h non viene compensato dal contributo negativo dovuto a , che cresce lentamente (con ) rispetto a quan~ Al contrario, se
to rapidamente (con ) il valore di ~h si allontana da H.
1, la presenza di uninterfaccia comporta una diminuzione di energia,
perch`e in corrispondenza di essa h e coesistono. Per calcolare il contrib-

uto allenergia di uninterfaccia `e possibile considerare un superconduttore


semi-infinito, in presenza di un campo magnetico H = HC . In questo caso la
densit`a di energia libera di Gibbs della fase normale in presenza del campo
HC `e uguale alla densit`a di energia libera dello stato superconduttore fS0 ,
poich`e ci troviamo nel punto della transizione di fase del secondo ordine tra
lo stato normale e lo stato superconduttore. Lenergia di parete `e lenergia in eccesso rispetto al valore che si avrebbe se la densit`a di energia fosse
ovunque fS0 , ovvero:

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

Z +1
1

(gSH (x) fS0 )dx

13

(1.22)

in cui gSH (x) `e la densit`a di energia libera di Gibbs del sistema in funzione
della posizione. Lesatto crossover tra energia di parete positiva e energia
p
di parete negativa avviene per = 1/ 2, come calcolato numericamente
da Ginzburg e Landau. Pur avendo ottenuto questo risultato Ginzburg e
Landau non riuscirono a prevedere la comparsa dei vortici e la conseguente
penetrazione del campo magnetico nei superconduttori del secondo tipo,
descritte dalla soluzione di Abrikosov.

1.3.3

La soluzione di Abrikosov

Nel 1957 Abrikosov propose una soluzione delle equazioni di GinzburgLandau per un superconduttore caratterizzato da 1.

Poich`e le variazioni del parametro dordine hanno lunghezza caratteristica


, `e lecito supporre || cost., poich`e il parametro dordine raggiunge

il suo valore di equilibrio molto pi`


u rapidamente rispetto alle variazioni del
campo magnetico (e quindi anche delle supercorrenti - eq. 1.10). Prendendo
una complessa:

= ||ei(,)

(1.23)

la fase (, ) deve soddisfare le ipotesi di monodromia della funzione ;


lipotesi di Abrikosov `e (~r) = (~r). Inserendo la 1.23 nella equazione di GL
1.10 si ottiene:

~ e ||~a
~j = e
||
r
m
m c

(1.24)

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

14

Operando con il rotore su ambo i membri e ricordando la definizione di


1.11 e del quanto di flusso 0 :

~ ^r
~ ^ ~h + ~h = 0 2 (2) (~r)
2 r
z
~ ^ ~h =
in cui si `e fatto uso di r

4~j
c

(1.25)

~ ^ r(~
~ r) = 2 (2) (~r). La soluzione
er

di questa equazione dierenziale d`a il campo magnetico ~h e la densit`a di


corrente ~j =

c ~
4 r

^ ~h:

(1.26)

(1.27)

~h(~r) = 0 K0 z
22

~j(~r) = 0 c K1
8 2 2

in cui le funzioni K0 e K1 sono funzioni di Bessel ed hanno landamento


descritto in fig. 1.4. Poich`e si `e ottenuta la soluzione nellapprossimazione
|| = cost, va escluso il dominio di raggio intorno allasse z in cui il

parametro dordine va a zero ci`o permette di evitare la divergenza del campo magnetico e conseguentemente della densit`a di energia; landamento del
campo magnetico e del parametro dordine `e rappresentato in figura 1.5.
La struttura identificata da Abrikosov prende il nome di vortice per landamento caratteristico delle correnti persistenti ~j intorno al nucleo centrale
di materiale normale. Poich`e per un superconduttore del II tipo `e energeticamente favorevole creare delle interfacce S/N, quando il campo magnetico
applicato diventa sucientemente intenso (i.e. HC1 =

4"1
0 ,

in cui "1 `e la

densit`a lineare di energia del vortice) si forma nel superconduttore il primo


vortice, portatore di un quanto di flusso magnetico 0 ; poich`e le interfacce
abbassano lenergia, allaumentare del campo magnetico aumentano i vortici
presenti nel materiale; ogni vortice porta un quanto di flusso 0 ; per questo

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

15

Figura 1.4: Andamento delle funzioni di Bessel K0 e K1 . In figura `e inoltre indicata


la regione di raggio per = 10 in cui non vale lapprossimazione di Abrikosov.

Figura 1.5: Andamento schematico del campo magnetico e del parametro dordine
in presenza di un vortice isolato.

motivo molto spesso ci si riferisce ai vortici chiamandoli flussoni o quanti di


flusso. Quando la densit`a di vortici `e elevata diventa rilevante anche linterazione repulsiva tra i vortici.
Nellipotesi che valga il principio di sovrapposizione, la forza con cui due
vortici si respingono, utilizzando il risultato di Abrikosov, `e pari a:

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

~0

f~12 = j~1 (r~2 ) ^


c

16

(1.28)

in cui ~j1 sarebbe la corrente del vortice 1 in ~r2 , la posizione del vortice 2,
se il vortice due non fosse presente. Se i vortici si dispongono in un reticolo
regolare, la forza complessiva agente su un vortice `e:

~0

f~ = J~s (r~2 ) ^
c

(1.29)

in cui J~s `e la corrente totale. Le posizioni di equilibrio sono quelle per cui J~s
si annulla; ci`o `e verificato se ogni vortice `e circondato da un array simmetrico.
~ = n
~ 0 , e quindi di densit`a n di vortici, il
A parit`a di campo di induzione B
reticolo triangolare `e quello tra i reticoli simmetrici per cui la distanza tra
primi vicini `e maggiore e quindi lenergia di interazione `e minore: ad esso
corrisponde la configurazione di equilibrio stabile. In campioni reali i difetti
e le inomogeneit`a tendono a distruggere anche interamente la regolarit`a
del reticolo; in alcuni materiali sono le simmetrie della struttura cristallina
,che determinano anisotropie di e , ad influenzare la disposizione dei
vortici, che possono disporsi in array quadrati o anche rettangolari. In figura
1.6 `e rappresentata una immagine, ottenuta tramite un microscopio a forza
magnetica (MFM), del reticolo dei vortici in un campione film di Nb.

1.3 Teoria di Ginzburg-Landau

17

Figura 1.6: Reticolo dei vortici in un campione di Nb osservato tramite un microscopio MFM. Nonostante le deformazioni, dovute alle imperfezioni nel campione, si riesce ad individuare il reticolo triangolare di Abrikosov. A. Volodin et al.
Katholieke Universiteit Leuven Europhys. Lett. 58, 582 (2002).

Capitolo 2

Modello di Anderson-Kim e
Flux Creep
2.1

Flux pinning

Consideriamo un superconduttore ideale (cio`e privo di impurezze e difetti


cristallini) del II tipo. In presenza di un campo magnetico, di intensit`
a
compresa tra Hc1 e Hc2 , il superconduttore, come aermato nel capitolo
precedente, si trover`a nello stato misto, caratterizzato da un certo numero
~ su ciascun quanto di flusso agisce
di vortici NV . Applicando una corrente J,
una forza di Lorentz, di intensit`
a per unit`a di lunghezza pari a:

!
0
~
~
f =J^
c

(2.1)

Moltiplicando la forza che agisce su un singolo vortice per il numero totale


NV di vortici si ottiene la forza totale per unit`a di volume:

~
B
F~ = J~ ^
c

(2.2)

2.1 Flux pinning

19

~ = NV 0 /S `e il campo di induzione magnetica, con S superfidove B


cie del superconduttore. B rappresenta il valore medio del campo microscopico allinterno del materiale. A causa della forza data dalla 2.2 ogni
flussone acquisisce una velocit`a di drift ~v in direzione ortogonale alla corrente. Il moto complessivo dei vortici produce quindi un campo elettrico
~ lungo la direzione di applicazione della corrente, la cui intensit`
E
a `e data
dallespressione

~ =B
~ ^ ~v
E
c

(2.3)

Tale campo elettrico si manifesta attraverso eetti dissipativi: esso agisce


infatti come una tensione resistiva e quindi dissipa potenza essendo la den~ J.
~ Questo fenomeno va sotto il nome
sit`a di potenza dissipata uguale a E
di Flux Flow.

Nei superconduttori reali sono per`o sempre presenti difetti della struttura
cristallina ed inomogeneit`a spaziali che inducono la presenza allinterno del
materiale di zone non superconduttive che ostacolano il moto dei vortici.
In queste regioni la formazione di un vortice `e energeticamente favorita in
quanto non `e necessario compiere un lavoro per formare il nucleo normale.
In questa situazione i vortici si dispongono in una configurazione di minima energia, dipendente dal materiale; per spostare un vortice dalla sua
posizione di equilibrio e quindi ora necessario compiere un lavoro. Leetto di queste inomogeneit`a spaziali, cui corrispondono le regioni di minimo
dellenergia libera, si pu`o descrivere attraverso lazione di un potenziale attrattivo (potenziale di pinning) che genera una forza (forza di pinning) che
si oppone alla forza di Lorentz, ostacolando il moto dei vortici. Tali inomogeneit`a ancorano quindi il flussone e sono pertanto dette centri di pinning.
Pertanto anche se lapplicazione di un campo magnetico di intensit`
a superiore a Hc1 tenderebbe a far spostare i flussoni, inducendo in tal modo, come

2.1 Flux pinning

20

aermato in precedenza, eetti dissipativi, le impurezze pinnano i vortici,


favorendo cos` il passaggio di corrente senza dissipazione. I centri di pinning,
come vedremo nel prossimo paragrafo, sono modellizzati tramite una buca
di potenziale con energia massima UP e ampiezza eettiva X. Per avere
un pinning ecace le impurezze devono avere ridotte dimensioni spaziali,
delordine della lunghezza di coerenza , e la loro distribuzione allinterno
del materiale deve essere omogenea.
La prima condizione `e necessaria per mantenere vincolato il vortice: se infatti il vortice si trovasse in un centro di pinning di dimensioni troppo grandi, con lapplicazione di una corrente alternata (o anche, seppur in minor
misura, con lapplicazione di una corrente continua) il vortice sarebbe libero
di muoversi. Inoltre poich`e la forza di pinning totale `e pari, in prima approssimazione, alla somma delle forze esercitate da ciascun centro di pinning
allora la condizione ottimale `e quella in cui i centri di pinning siano numerosi
e di piccole dimensioni, piuttosto che quella in cui sono pochi e di grosse
dimensioni. La seconda condizione `e dovuta al fatto che quanto pi`
u la distribuzione dei centri di pinning `e omogenea tanto pi`
u `e probabile che i vortici
si formino in corrispondenza dei centri di pinning.
Il moto dei vortici oltre che da una corrente esterna (come nelequazione
2.2) pu`o essere anche causato da una corrente media di non-equilibrio J~N.E. ,
dovuta ad una distribuzione non omogenea dei vortici che si addensano
in alcune zone del materiale a causa delleetto di ancoraggio dei centri di
~ ^ ~h =
pinning. Poich`e r

1 ~
4 J,

in cui ~h `e il campo magnetico microscopico al-

linterno del materiale e J~ la corrente totale, se consideriamo il valore medio


di questa quantit`a i contributi delle correnti di singolo vortice si annullano,
dando un contributo diverso da zero nelle regioni in cui c`e un addensamento
dei flussoni. Il risultato `e una corrente netta di non equilibrio J~N.E. , la cui
intensit`a `e data da

2.1 Flux pinning

21

~ ^B
~ = 1 J~N.E.
r
4

(2.4)

= B.
~
essendo h
Se consideriamo un superconduttore del II tipo a forma di cilindro cavo

Figura 2.1: (a) Linee di flusso del campo magnetico intrappolato in un cilindro
superconduttore cavo. (b) Sezione del cilindro ed andamento del campo magnetico
in funzione della distanza dallasse del cilindro.

di raggio R (figura 2.1) con uno spessore d delle pareti tale che d R,

`e possibile trascurare la curvatura delle pareti e ridurre lo studio ad un


problema unidimensionale. Indicando con la barra la media spaziale, si
avr`a:
~
~
~ ^ ~h = dh = dB
r
dx
dx

(2.5)

~ si pu`o scrivere come B


~ = n(x)~0 con n(x)
dove il campo di induzione B
~ allinterno della
densit`a dei quanti di flusso. Sostituendo lespressione per B
2.5 si ottiene

dn
1 ~
~0
=
JN.E.
dx
4

(2.6)

2.1 Flux pinning

22

In presenza quindi di un gradiente della densit`a dei quanti di flusso si manifesta una corrente di non equilibrio che genera una forza di Lorentz F 0 di
intensit`
a

~
~
~
~
~ ^B = r
~ ^ ~h ^ B = dB ^ B
F~ 0 = JN.E.
c
4
dx 4

(2.7)

~ = B z.
con B
La forza per unit`a di volume dovuta alla corrente di non equilibrio sar`a
quindi

~ dB
~
B
F~ 0 =

4 dx

(2.8)

In definitiva la forza F dovuta alla corrente esterna (2.2) e la forza F dovuta alla corrente di non equilibrio (2.8) sommandosi determinano il moto dei
vortici nel superconduttore mentre le interazioni tra le linee di flusso quantizzato e le inomogeneit`a spaziali pinnano i vortici trattenendoli e favorendo
il passaggio di corrente senza dissipazione. In assenza di attivazione termica
si definisce la densit`a di corrente critica di depinning JC come il valore di
densit`a di corrente per cui la forza di pinning eguaglia la forza di Lorentz
ovvero il valore massimo di corrente che pu`o attraversare il materiale superconduttore senza indurre dissipazione. La corrente di depinning dipende
non solo dalla forza di interazione tra i centri di pinning e i vortici ma anche
dallelasticit`a del reticolo dei vortici: per un reticolo rigido la media delle
forza che agiscono su un vortice per eetto dei centri di pinning `e la stessa
in tutte le direzioni e quindi leetto medio di tutti i centri di pinning `e nullo
mentre in un reticolo meno rigido le linee di vortice possono deformarsi in
modo che la forza di pinning risulti massimizzata in una certa direzione.
Se invece la temperatura T `e diversa da zero `e possibile che i vortici si spostino dai centri di pinning anche se la forza di Lorentz FL `e minore della forza

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

23

di pinning FP : questo fenomeno `e detto flux creep. In questa circostanza


i vortici riescono ad uscire dai centri di ancoraggio e poi per eetto della
forza di Lorentz continuano a muoversi allinterno del superconduttore dando luogo ad eetti dissipativi.
Per valutare leetto di questo fenomeno `e necessario confrontare lenergia
di pinning UP con lenergia termica kB T . Il flux creep diventa quindi particolarmente rilevante, a parit`a di energia di pinning, nei superconduttori ad
alta temperatura critica essendo la temperatura di lavoro pi`
u alta rispetto
a quella alla quale operano i superconduttori tradizionali.

2.2

Modello di Anderson-Kim per il potenziale di


pinning

Per un superconduttore allequilibrio termodinamico `e noto che

FN (T, 0) FS (T, 0) =

HC 2
8

(2.9)

dove HC `e il campo critico e F il potenziale di Helmotz nello stato normale


(N) e superconduttore (S). Per creare il nucleo normale del vortice allinterno
di un materiale superconduttore nella situazione ragurata in figura 2.2(a)
`e quindi necessario un lavoro:

L=

HC 2
( 2 )L
8

(2.10)

Come aermato nel paragrafo precedente tale lavoro diminuisce se il vortice


si forma in prossimit`a di un centro di pinning, poich`e in questo caso non `e
necessario il lavoro per formare una parte del nucleo normale. In tal caso si
ha:

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning


Nucleo normale

A)

Regione di
penetrazione
del campo
magnetico

2!

24

B)

2!

2"

#V
Centro di pinning e suo
volume di intersezione
con il nucleo normale

Figura 2.2: a) Vortice di Abrikosov in un campione superconduttore di spessore


L. b) Intersezione del vortice con il centro di pinning.

HC 2
V0
8

(2.11)

dove V0 `e il massimo volume di intersezione tra il vortice e il centro di


pinning (figura 2.2(b)). Anderson pens`o di modellizzare lazione del centro
di pinning tramite un potenziale UP (x) simmetrico rispetto allasse delle
ordinate con la seguente espressione analitica:
UP (x) = 0
UP (x) =

HC 2
8 V0

UP (x) =

HC
8

V (x)
V0

V0

0xr
r<xR
x>R

dove V (x) `e il volume di intersezione tra il centro di pinning e il vortice in


funzione della posizione x del vortice; r `e la massima distanza del vortice dal
punto medio del centro di pinning per cui il vortice `e interamente contenuto
nel centro di pinning ed R rappresenta la distanza massima per cui si ha
intersezione parziale; in figura 2.3 `e rappresentato schematicamente il ruolo

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

25

di r e R nellintersezione tra il vortice ed il centro di pinning.


Lespressione precedente per il potenziale di pinning pu`o essere anche posta
nella forma equivalente:
UP (x) = 0
U0 r
UP (x) = Rr
+

U0 x
Rr

UP (x) = U0

0xr
r<xR
x>R

con

U0 =

HC 2
V0
8

(2.12)

In figura 2.4 sono rappresentati gli andamenti analitici di UP e di V in


funzione di x. In questa trattazione assumiamo naturalmente che il centro
di pinning si trovi in x = 0 come evidente dalla figura 2.3.
Come aermato nel paragrafo precedente, quando nel materiale super~ sul vortice, oltre alla forza derivante dal
conduttore scorre una corrente J,
processo di pinning, agisce una forza di Lorentz fL che per unit`a di lunghezza
ha lespressione:
Asse del
vortice

"V

2!

"V
x=-r

2!

X
r<x<R

Figura 2.3: Intersezione del vortice con un centro di pinning di ampiezza d in


funzione della posizione dellasse de vortice.

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

26

Figura 2.4: Potenziale di pinning nel modello di Anderson Kim e volume di


intersezione tra vortice e centro di pinning.

!
0
f~L = J~ ^
c

(2.13)

Se assumiamo che fL sia diretta lungo il verso positivo dellasse x


e che il
vortice abbia lunghezza l, il lavoro compiuto da questa forza per spostare il
vortice di un tratto x0 dalla sua posizione di equilibrio `e:

L=

J 0 l x0
c

(2.14)

In questa configurazione lenergia che occorre per portare un vortice da x = 0


a x = x0 `e quindi:

U (x) = UP

J 0 l x0
c

(2.15)

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

27

Solitamente si sceglie per la barriera di attivazione U (x) la rappresentazione

U (x) = U0 (c + kx) x

r<x<R

(2.16)

Figura 2.5: Potenziale di pinning nel modello di Anderson Kim in presenza di


corrente applicata lungo lasse x.

dove U0 (C + kx) `e il potenziale di pinning del modello di Anderson-Kim


posto nella forma equivalente 2.2 e le costanti c, k e sono definite come:

C=

r
1
J 0 l
; k=
; =
Rr
Rr
c

(2.17)

Inponendo lequilibrio tra la forza di pinning e la forza di Lorentz in corrispondenza di una corrente JC0 , si ha dalla 2.16

dU (x)
=0
dx

U0 k =

(2.18)

Sostituendo le espressioni di k e dalla 2.17 si ottiene:

JC0 0 l
U0
=
c
Rr

(2.19)

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

28

Dalla espressione precedente possiamo quindi ricavare lespressione della corrente critica di depinning in assenza di attivazione termica e nel caso di un
singolo vortice; tale corrente rappresenta quella per cui la forza di Lorentz
eguaglia la forza di pinning:

JC0 =

cU0
0 l(R r)

(2.20)

Nel caso in cui allinterno di ogni centro di pinning sia presente un numero
NV di vortici. La barriera di attivazione sar`a:

U (x) = UP

J NV 0 l x
c

(2.21)

e quindi si pu`o ancora utilizzare lespressione 2.16 sostituendo ad il valore 0 = NV . Reimponendo la condizione di equilibrio si ricava come in
precedenza

JC0 =

cU0
NV 0 l(R r)

(2.22)

Ricordando che NV 0 = BS si trova che lespressione della corrente di


depinning nel caso in cui in un centro di pinning siano presenti NV vortici
`e:

JC0 =

cU0
B S l (R r)

(2.23)

Notiamo subito che la corrente di depinning dipende inversamente dallintensit`a del campo magnetico B. Tale relazione `e per`o valida solo per campi
magnetici elevati, quando la forza di pinning dipende debolmente da B e
laltezza della barrriera non dipende dal numero di vortici NV , mentre per

2.2 Modello di Anderson-Kim per il potenziale di pinning

29

bassi campi magnetici landamento della corrente critica in funzione di B `e


pressappoco costante.
Consideriamo ora la dipendenza della barriera di attivazione dalla corrente
J. Definiamo laltezza della barriera di attivazione come:

UJ = max[U (x)] min[U (x)]

r<x<R

(2.24)

Dalla figura 2.5 si evince chiaramente che la funzione U (x) presenta il valore
massimo in R ed il minimo in r quindi:

max[U (x)] = U (R) = UP (R)

J NV 0 l R
J 0 l R
= U0
(2.25)
c
c

mix[U (x)] = U (r) = UP (r)

J NV 0 l r
J 0 l r
=
c
c

(2.26)

Sostituendo nellespressione dellaltezza della barriera 2.24 si trova:

UJ = U0

J NV 0 l
(R r)
c

(2.27)

Utilizzando lespressione 2.23 trovata in precedenza per la corrente di depinning si arriva a

UJ = U0

J
1
JC0

valida sia in presenza di NV che nel caso di un singolo vortice.

(2.28)

2.3 Flux Creep

2.3

30

Flux Creep

Il flux creep `e un fenomeno caratteristico dei superconduttori di II specie


quando si trovano nello stato misto. Se consideriamo, ad esempio, un cilindro
cavo di materiale superconduttore, in cui `e imprigionato un campo magnetico, `e possibile dimostrare che il moto dei flussoni verso lesterno del cilindro
causa una decrescita del campo magnetico intrappolato. Si osserva per`o
che, anche quando i flussoni non sono liberi di muoversi a causa dei centri di
pinning, sono comunque misurabili piccole tensioni resistive nella direzione
della corrente dovute al moto trasversale dei vortici, o equivalentemente,
una lenta decrescita, di tipo logaritmico, del campo magnetico intrappolato
nel tempo. Questo fenomeno, riscontrabile sperimentalmente in bobine superconduttrici, prende il nome di flux creep.
Vediamo ora quantitativamente come si sviluppa questo fenomeno. In og-

Figura 2.6: Flux bundles intrappolati nei centri di pinning e rappresentazione


dellenergia libera in presenza di centri di pinning

ni centro di pinning si dispone un certo numero di vortici Nv organizzati in


bundles (pacchi). Poich`e la distanza media tra i vortici `e generalmente mag-

2.3 Flux Creep

31

giore di , cio`e la distanza per cui i vortici interagiscono repulsivamente, i


vortici in un bundles si muovono collettivamente, per cui si pu`o trattare ogni
bundle come un singolo oggetto. In assenza di attivazione termica (T = 0)
ogni bundle rimane ancorato nel centro di pinning, fino a che la corrente non
raggiunge il valore di depinning JC0 per cui la densit`a di forza di Lorentz
supera la densit`a di forza di pinning. A T > 0 `e per`o possibile un moto
dei vortici per J < JC0 (i.e. FL < FP )dovuto allattivazione termica. In
assenza di correnti esterne lenergia di pinning nel modello di Anderson-Kim
`e data dalla 2.2. Un flux bundle si trova sul fondo di una buca di potenziale
di profondit`a U0 ; la probabilit`a per unit`a di tempo che il flux bundle esca
dalla buca di potenziale `e:

1
U0
= !0 exp

kB T

(2.29)

in cui !0 `e la frequenza con cui il flussone tenta di uscire dalla buca. Poich`e
non ci sono direzioni privilegiate la velocit`a media con cui i flussoni si
spostano risulta per`o essere uguale a zero.
Quando `e per`o presente una corrente la forza di Lorentz genera una asimmetria nella forma della buca di potenziale (figura 2.3)

U (x) = UP

J NV 0 l x
c

(2.30)

in cui J `e la densit`a di corrente, NV il numero di vortici nel centro di pinning


e l la lunghezza del vortice. Laltezza della barriera di attivazione non `e pi`
u
uguale in tutte le direzioni. Utilizzando la relazione 2.28 `e possibile definire
laltezza massima UJ+ e minima UJ della barriera di attivazione come:

UJ = U0 W

(2.31)

2.3 Flux Creep

32

Figura 2.7: Deformazione del potenziale generata dalla corrente applicata.

dove si `e posto W = U0 JJC .


0

In questa situazione quindi la probabilit`a di salto in avanti `e pi`


u grande
rispetto alla probabilit`a di salto nella direzione opposta; in questo modo
quindi la velocit`a netta dei flux bundle diventa non nulla. Si ha infatti per
la probabilit`a di salto:

1
UJ
=
!
exp

kB T

(2.32)

che producono le velocit`a medie

< v >=

a0

(2.33)

A < v + > corrisponde un impulso di tensione positiva mentre a < v >


un impulso di tensione negativa. E possibile definire una velocit`a media
eettiva dei flussoni come:

< v >=< v + > < v >=

a0
U0
exp
0
kB T

2 sinh

W
kB T

(2.34)

Studiamo ora due casi limite: se si ha:

W kB T

(2.35)

2.4 Caratteristica E-J nella regione di attivazione termica

33

In questo caso

< v >

a0
(U0 W )
exp
0
kB T

(2.36)

Questa situazione corrisponde a forti sollecitazioni W e basse temperature


e viene detta Flux Creep Termicamente Attivato (TAFC).
Se invece W kB T , ovvero lenergia termica `e molto pi`
u grande della
sollecitazione, i flux bundle escono con facilit`a dai centri di pinning. Si ha

a0 W
U0
< v > 2
exp
0 kB T
kB T

(2.37)

In questo caso si parla di Flux Flow Termicamente Assistito (TAFF).

2.4

Caratteristica E-J nella regione di attivazione


termica

possibile ricavare la forma della caratteristica E J nei due limiti sopra


E

individuati in modo da poter eettuare un confronto diretto con dei dati


sperimentali.
Nellipotesi W kB T (regime di TAFC) come ricavato in precedenza

(2.38)

(2.39)

a0
(U0 W )
< v > exp
0
kB T
sostituendo W = U0 JJC si ottiene
0

< v >

a0
U0
exp
0
kB T

J
1
JC0

da cui sostituendo nellespressione del campo elettrico indotto (2.3) si ha

2.4 Caratteristica E-J nella regione di attivazione termica

a0
U0
E = B < v > B exp
0
kB T

J
1
JC0

34

(2.40)

Esplicitando J da questa relazione si ottiene quindi la caratteristica E-J nel


modello di Anderson-Kim

J = JC0 1

kB T
0 E
ln
U0
Ba0

(2.41)

Nellipotesi W kB T (regime di TAFF) equivalentemente sostituendo


W = U0 JJC nella 2.37 si trova
0

a0 U0 J
U0
< v > 2
exp
0 JC0 kB T
kB T

(2.42)

da cui

a0 U0 J
U0
E = B < v > 2B
exp
0 JC0 kB T
kB T

(2.43)

ed `e una relazione di tipo ohmico, che si pu`o esprimere in maniera conveniente come:

E
a0 U0
U0
= 2B
exp
J
0 JC0 kB T
kB T

(2.44)

per questo motivo che questo regime va sotto il nome di flux flow termiE
camente assistito.
Nel caso del TAFC, il modello prevede una tensione non nulla anche nel
caso di I = 0, come si evince dallequazione 2.40. Ci`o `e dovuto allapprossimazione W kB T , che non `e verificata per J ! 0; in questo caso la
caratteristica E-J diventa lineare, analogamente al caso del TAFF.

Bibliografia
[1] Michael Tinkham, Introduction to Superconductivity
[2] F. Mancini: Cenni di teoria della Superconduttivit`
a
[3] P.G. de Gennes, Superconductivity of Metal and Alloys
[4] C. Poole, Superconductivity
[5] N. W. Ashcroft, M. D. Mermin: Solid state physics.

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