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Il teologo di Giotto
Sulla controfacciata, al di sopra della sommit ricurva dellarchitrave del portale, sotto il grandioso affresco del Giudizio Universale, Giotto ritrae Enrico Scrovegni, la gamba
sinistra genuflessa, nellatto di offrire alla Madonna un
modellino della Cappella: con la destra stringe la bianca
piattaforma semicircolare in pietra dIstria con quattro
scalini, mentre la sinistra si protende verso la mano di Maria e arriva quasi a sfiorarla. ritratto di profilo, con le sue
vere sembianze. Due sculture presenti nella Cappella lo
confermano. La prima la statua orante che lo mostra in
et ancora giovane ed con buona probabilit coeva alla
realizzazione della Cappella: scolpita a tutto tondo, colpisce per il realismo, la semplicit dellimpostazione, la composta sobriet del panneggio. Oggi si trova in un posto
non suo, nella nicchia allinterno della sacrestia, dove il
pubblico non pu accedere, ma un tempo doveva essere
collocata allinterno della Cappella, in un punto non ancora individuato.1 La seconda la maschera funebre utilizzata per il sepolcro dello Scrovegni e databile al mese di agosto del 1336, quando Enrico mor, esule, nellisola veneziana di Murano.
Giotto ritrae il padrone di casa con un elegante copricapo e una veste viola, simbolo liturgico di umiliazione e
penitenza ( tuttora il colore dei paramenti sacerdotali nei
riti funebri, comprese le cerimonie e messe in commemorazione dei defunti, e in tempo dAvvento e di Quaresima).
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Anche questo particolare ha contribuito alla nascita dellipotesi che la Cappella sia stata commissionata per impetrare dal Cielo il perdono per le colpe del padre Rinaldo,
che Dante, labbiamo ricordato pi volte, pone tra gli usurai (Inferno XVII, 64-75). Abbiamo ampiamente dimostrato che ben altri erano gli intenti di Enrico. Al momento delluscita dalla Cappella, lo sguardo dei visitatori si posava sulla scena che lo vedeva dialogare con la Madonna e giungere quasi a toccarla, ricevendone in cambio
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un dolce sorriso. Oggi si definirebbe una brillante operazione di marketing, cui non erano estranee, come sappiamo, personali ambizioni politiche.
I padovani del tempo riconoscevano benissimo anche il
religioso in ginocchio, che regge sulla spalla il modellino
della Cappella. Nessun documento ufficiale, nessuna fonte ci aiutano oggi a identificarlo. Di lui non sappiamo nulla, tranne che questo il suo preciso ritratto. Quanto al suo
ruolo, potrebbe trattarsi o di unautorit ecclesiastica locale, la cui presenza sottolineerebbe lapprovazione della
Chiesa alloperato di Enrico Scrovegni, oppure del teologo che ha collaborato con Giotto allimpaginazione della
Cappella. Non c spazio, a nostro avviso, per altre ipotesi, che pure sono state formulate dalla critica giottesca.2
La prima ipotesi poco credibile, perch sarebbe logico aspettarci il ritratto della massima autorit religiosa cittadina, e cio del vescovo Ottobono de Razzi, che aveva
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dato la sua approvazione al progetto prima di essere nominato patriarca di Aquileia (29 aprile 1302), o del vescovo Pagano della Torre, che gli subentr e che era in carica
nellarco di tempo in cui furono eseguiti gli affreschi. Ultimamente stata proposta lidentificazione con Altegrado
de Cattanei, arciprete del collegio dei canonici del Capitolo della cattedrale di Padova nel marzo del 1303, quando vi fu la prima dedicazione della Cappella. Le motivazioni poggiano essenzialmente sul fatto che i paramenti sacri dipinti da Giotto presenterebbero analogie tipologiche
con quelli presenti in una miniatura degli Statuti del Capitolo della cattedrale patavina e che i canonici indossavano
in occasione di particolari solennit o durante il divino ufficio, e cio una cotta bianca usque ad tallos (lunga fino ai
talloni), zucchetto e cappuccio (almucia) foderato internamente dazzurro.3 Questa argomentazione, per, non decisiva. Il religioso indossa una veste liturgica solenne, come prova la cotta, che per la Chiesa comunque esclusivamente bianca (perch il bianco il colore di Dio, del
Cristo risorto e degli eletti Apocalisse di Giovanni 7, 1314) e fin dalla sua introduzione, nel corso del XIII secolo,
si presenta maestosamente ampia e lunga fino a terra
(manterr tali caratteristiche fino al XVII secolo, quando,
soprattutto per esigenze pratiche, fu progressivamente accorciata e arricchita con merletti e trine). Dalla cotta spuntano le tracce, appena visibili, di un cappuccio nero-blu,
particolare che collega il religioso alla regola di santAgostino.4 La sua presunta appartenenza al collegio dei canonici della cattedrale non aggiunge invece granch: osservando la processione degli eletti (martiri, santi, notabili,
religiosi e popolo) nel lato sinistro della controfacciata, si
distinguono altri personaggi vestiti nello stesso modo: in
particolare uno, il secondo da sinistra in primo piano, indossa anche lui lampia cotta bianca sopra una veste di colore azzurro e porta sul capo lo zucchetto (anche questo
religioso ha un volto vero e la sua importanza rilevata
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Ma chi costui? Il tempo e loblio ne hanno oscurato lidentit, ma i dati in nostro possesso ci consentono di tracciarne un identikit abbastanza preciso: un religioso; indossa paramenti liturgici solenni; ha tra i trenta e i quarantanni; un teologo raffinato, che mostra di padroneggiare non
solo lAntico e il Nuovo Testamento, i vangeli apocrifi e gli
scritti dei Padri della Chiesa, ma anche commenti e testi antichi, tardo antichi o della tradizione medievale, antica o recente (come il Fisiologo, le Meditationes dello Pseudo-Bonaventura, la Legenda aurea). uno studioso di rigorosa formazione agostiniana, che si muove con disinvoltura anche in
un ambito filosofico classico (Cicerone, Seneca).
Il contesto in cui agisce tra i pi colti e stimolanti
dEuropa. Padova in questi anni un centro culturale
deccellenza, dove si studia e si dibatte, talora con spregiudicatezza, il pensiero degli antichi. Luniversit, fondata nel 1222, vanta ottantanni di vita. il momento glorioso del preumanesimo padovano, che vede la compresenza
di personalit come Lovato de Lovati, Albertino Mussato,
Pietro dAbano e Marsilio da Padova.9
In citt erano da tempo attive anche alcune importanti
scuole teologiche (la pi antica era ovviamente legata alla
cattedrale) e non si pu neppure escludere lesistenza di
una facolt teologica coeva alla nascita delluniversit.10 I
primi maestri operarono probabilmente nel monastero
domenicano di santAgostino, dove avrebbe insegnato nel
1228-29 anche Alberto Magno, ma centri altrettanto importanti furono la scuola dei frati minori conventuali di
santAntonio nel convento di S. Maria Mater Domini o S.
Marie Dei Genitricis ubi quiescit s. Antonius (dove operava il beato Luca Belludi, che risulta essere ancora vivo nel
1285) e il monastero dei frati eremitani di santAgostino,
con la chiesa dedicata ai santi Filippo e Giacomo, dove, a
un passo dal palazzo dello Scrovegni e dallannessa cappella, sullo scorcio del Trecento ricordata la presenza di
teologi illustri.11
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LOrdine degli eremitani di SantAgostino era nato ufficialmente nel marzo del 1256 a Roma, quando nella chiesa di Santa Maria del Popolo si riunirono, per volere di papa Alessandro IV, i delegati delle grandi congregazioni
eremitiche agostiniane e di altri istituti di minore consistenza, che approvarono la costituzione di un unico grande ordine. Il 9 aprile successivo, con la bolla Licet Ecclesiae
catholicae il papa sanciva la nascita di una nuova famiglia
religiosa, chiamata Ordine dei frati eremiti di S. Agostino, che fu annoverata tra gli Ordini mendicanti o di
fraternit apostolica, sul modello dei francescani e dei
domenicani, gi sorti da alcuni decenni e approvati dalla
Chiesa.
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La presenza nellarea dellantica Arena romana di Padova di una chiesa dedicata ai santi Filippo e Giacomo
attestata in alcuni documenti della prima met del Duecento. Altri informano dellesistenza di un monastero di
Santa Maria della Carit dellArena. Pochi anni dopo lemanazione della Licet Ecclesiae, una lapide murata sullabside della chiesa attuale di San Filippo e Giacomo, ancor
oggi visibile, fissa la data del primo maggio 1264 come momento fondante del nuovo edificio religioso: Hec capella
fundata fuit anno Domini millesimo CC LXIIII die prima
Madii. Nel 1275 la chiesa e lannesso monastero presero
ufficialmente il nome dei santi Filippo e Giacomo, perdendo quello di Santa Maria della Carit (che fu poi trasferito alla vicina Cappella degli Scrovegni).13
Nello studio teologico degli eremitani operava in quegli
anni un religioso di grande carisma, passato alla storia come Alberto da Padova o Alberto eremitano, che il primo
citato dal Portenari tra i grandi maestri eremitani (riprendiamo la testimonianza da dove lavevamo lasciata):
[] e Lettori famosissimi nelli Studij publici di Europa,
tra li quali li seguenti sono di gran grido. Alberto Padovano dhonorata famiglia prese abito dellOrdine Heremitano di S. Agostino in Padova lanno 1293 il giorno di S.
Marco a di 25 di Aprile [e nella nota a margine scrive di
aver attinto la notizia ex Manuali pergamena antiqua eiusdem monasterii]. Studi a Parigi le humane, e le sacre lettere, hebbe precettore Egidio Colonna Romano Dottore
celebratissimo discepolo di S. Tomaso dAquino, che fu
poi fatto da Bonifacio VIII Arcivescovo Bituricese, e Primate dAquitania, & anco fu designato Cardinale, ma non
publicato per essere stato prevenuto dalla morte. Sotto
dunque la disciplina di tanto Maestro Alberto divenne
dottissimo in Filosofia, Metafisica, e Teologia, quali scienze lesse anco molti anni nello Studio publico di Parigi. Fu
naturalmente inclinato allarte del dire, onde fece profitto
mirabile nelle predicationi, e fu il primo, che ritrovasse la
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bella maniera di predicare, & in questa professione divent tanto eccellente, che papa Bonifacio VIII lo chiam
in Italia per udirlo. Ritornato poi in Francia si diede a scrivere molte opere sacre. Mor in Parigi allet di quarantasei anni il giorno secondo di Aprile [e anche qui fa riferimento nella nota a margine a unantica pergamena a mano del monastero degli eremitani a Padova], e fu sepelito
nella chiesa di S. Agostino di Parigi del suo Ordine, e lasci tanta celebrit di nome s per la sua santa vita, s per
la grandezza del suo sapere, che li Padovani a singolare
ornamento, & immortal decoro della patria loro gli eressero una statua sopra una delle quattro porte del palazzo
del pretorio con quello elogio magnifico, che habbiamo
riferito nel capitolo sesto del libro sesto.14
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parole, vergate in unelegante grafia gotica: Obitus Reverendi Magistri Fratris Alberti de Padua Sacre Pagine Dignissimi Professoris.25
Nel 1420, quasi un secolo dopo la sua scomparsa, un incendio disastroso colp il Palazzo della Ragione, cancellando per sempre il ciclo astrologico giottesco. La citt,
che nel 1405 era stata conquistata da Venezia ed era entrata a far parte della Serenissima Repubblica di san Marco,
reag elevandolo ancora pi imponente, nelle dimensioni
attuali. Alle quattro porte che si aprivano sulle due logge
esterne i padovani decisero di porre i bassorilievi di quattro concittadini che incarnavano esemplarmente la grandezza e la tradizione della citt: la scelta cadde su due antichi, Tito Livio, celeberrimo storico di Roma, e Giulio
Paolo, importante giurista dellet dei Severi (I met del
III secolo d.C.), e due moderni, Pietro dAbano e, appunto, Alberto eremitano. Il rilievo collocato sulla porta ovest
della loggia settentrionale, probabilmente opera di uno
scultore di scuola emiliana del primo quarto del XV secolo, ritrae Alberto in uno studiolo con un libro aperto in
mano, su cui a lettere capitali scritto il versetto 3 del Salmo 106 (105): Beati qui custodiunt iudicium et faciunt iusticiam in omni tempore (Beati coloro che osservano il giudizio e praticano la giustizia in ogni tempo). Nelliscrizione posta sotto limmagine si ricordano le sue grandi qualit di uomo e di religioso e come rifulse tra i contemporanei per la sua competenza teologica e le doti di predicatore.26
I suoi numerosi scritti teologici ed esegetici ebbero varie edizioni a stampa in tutta Europa a partire dal 1476,
quando usc a Venezia lExpositio evangeliorum dominicalium et festorum. Dalla lettura dei suoi sermoni si colgono
ancor oggi la vastit delle conoscenze dottrinali e lincisivit delleloquio. Alberto nutriva una devozione particolare per la Santa Vergine. Nel 1648 Pedro de Alva y Astorga
gli rivendica il merito di aver introdotto nella Chiesa cat205
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tolica luso di iniziare le prediche con lAve Maria, il saluto angelico alla Madonna,27 da Alberto definita oriens
Aurora, ex qua processit Sol iustitiae (aurora nascente, da
cui sorse il Sole della giustizia).28
Nessun documento, nessuna notizia collegano Alberto
alla vicina Cappella degli Scrovegni. Non abbiamo prove
per identificarlo come il teologo ispiratore di Giotto, ma
gli indizi non mancano. Stiamo cercando un agostiniano,
dotato di una grande preparazione dottrinale e di una ric206
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ca cultura generale, attivo verosimilmente nel vicino monastero degli eremitani e di et compresa tra i trenta e i
quarantanni (come si deduce dal ritratto giottesco). Alberto da Padova, principe dei teologi, un frate agostiniano eremitano, nato verosimilmente intorno al 1269 e ha
dunque poco pi di trentacinque anni allepoca in cui
Giotto conclude la decorazione della Cappella. La sua fama era gi consolidata, se vero che Bonifacio VIII (che fu
papa dal 1295 al 1303) lo aveva invitato, ancor giovane, a
predicare alla corte papale. Questultimo particolare, dicevamo, di grande interesse per noi, perch crea un collegamento esplicito con il Giubileo del 1300, e dunque
con quelle istanze di riconciliazione, di giustizia, di nuova
fratellanza tra gli uomini che sono alla base del programma della Cappella. Altro dato significativo la sua devozione per la Madonna, che comune in questa et, ma che
in lui, come testimonia Pedro de Alva, particolarissima.
Nella Cappella intitolata a santa Maria della Carit il culto
mariano testimoniato non solo dal primo registro, dove
si raccontano le storie dei genitori di Maria e la vita della
Vergine fino al matrimonio con Giuseppe, ma anche dagli
affreschi dellabside, in cui un ignoto pittore, il cosiddetto
Maestro del coro Scrovegni (1320 circa.), descrive le vicende della Madonna dopo lAscensione di Cristo fino al
momento della sua Assunzione e Incoronazione.
Se tanti indizi convergenti fanno una prova, il teologo
della Cappella degli Scrovegni potrebbe essere il principe
dei teologi della sua epoca, Alberto da Padova. Tutta limpostazione della Cappella degli Scrovegni, lo abbiamo pi
volte evidenziato, rigorosamente agostiniana, compresa
la preferenza accordata, nella narrazione dei medesimi
episodi delle storie di Ges, al Vangelo di Giovanni rispetto a quelli sinottici (esemplari, in tal senso, il Battesimo di Cristo, lUltima cena e il Noli me tangere). La stessa
scelta degli episodi evangelici risponde a criteri ben individuabili e in sintonia con lo spirito giovanneo (le Nozze di
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dei quattro figli illustri della citt e lo affiancano a due antichi, Tito Livio e Giulio Paolo, e a un contemporaneo,
Pietro dAbano, lo studioso laico, la cui vicenda fu segnata anche da accuse di magia. Pietro impost il programma astrologico eseguito da Giotto proprio nel Palazzo della Ragione: un altro padovano, frate Alberto eremitano, fu secondo noi il geniale ideatore di quello della Cappella degli Scrovegni.
lui il religioso ritratto da Giotto con il modellino della Cappella sulla spalla.
lui che trepida in attesa del giudizio di santa Caterina
dAlessandria.
Santa Caterina dAlessandria
Osserviamo il volto della Madonna nella scena in cui Enrico Scrovegni le dedica il modellino della cappella. lo
stesso di quando Gabriele le d lannuncio, di quando, incinta, si reca in visita da Elisabetta, di quando guarda il suo
bambino nella notte di Betlemme. Il tempo delleterno fissa il senso della sua esistenza terrena: essere madre di chi
viene in nome di Dio a riscattare lumanit dal peccato.
Ai lati di Maria ci sono san Giovanni, anche lui eternamente giovane, e santa Caterina dAlessandria. Lidentificazione di questultima certa, perch nella Cappella degli Scrovegni tutto ha un senso perfetto (cfr. fig. 26).
Martirizzata secondo la tradizione il 25 novembre del
305, il culto di santa Caterina ebbe subito grande diffusione
nel mondo cristiano. La sua popolarit si accrebbe ulteriormente in Europa quando, nella prima met del secolo XI, le
sue reliquie furono trasportate nel monastero benedettino
di La-Trinit-au-Mont, vicino a Rouen, divenendo oggetto
di venerazione per i prodigi di cui erano accreditate.32
Caterina apparteneva a una nobile famiglia. Giovane
coltissima e di vivaci qualit intellettuali, sfid Massimino
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Daia, governatore di Egitto e di Siria, rifiutando di partecipare alla celebrazione del sacrificio rituale in onore dellimperatore Massenzio e invitando piuttosto Massimino a
convertirsi. Colpito dalla determinazione della vergine, e
dalla sua straordinaria bellezza, il governatore la fece condurre a palazzo e affid a cinquanta retori e filosofi pagani lincarico di convincerla dellerrore della sua fede. Ma la
sapienza della giovane trionf sugli anziani maestri, che si
convertirono a Cristo e affrontarono il martirio. N valsero a piegarla lusinghe e torture; mandata a supplizio, le
ruote dentate che dovevano straziarla si spezzarono miracolosamente. Gli aguzzini ne spensero la vita decapitandola. Gli angeli trasportarono il corpo di Caterina sul
monte Sinai, dove ancor oggi laltura vicina alla Montagna
di Mos (gebel Musa) porta il suo nome (gebel Katherin)
e sovrasta il cenobio a lei consacrato.33
La sapienza e la fermezza di Caterina divennero la personificazione del trionfo del cristianesimo non solo sui culti pagani, ma anche sul loro retaggio culturale. Fin dal primo Medioevo gli ambienti pi culturalmente elevati della
societ la elessero a loro patrona e la santa fu accolta come
particolare protettrice degli studenti di filosofia e di teologia. Sul sigillo della Sorbona tuttora impressa la sua immagine e il giorno della sua festa, il 25 novembre, era scelto per la discussione delle tesi di laurea, che in suo onore
erano chiamate catherinettes.34 Nelle vicinanze delluniversit parigina cera la chiesa a lei consacrata, frequentata da
maestri e studenti. Venerata dai benedettini, anche gli Ordini mendicanti, che fin dalla loro costituzione mostrarono particolare attenzione agli studi nei pi diversi campi,
la scelsero come patrona dei loro centri di cultura e contribuirono a unulteriore diffusione del suo culto in tutta
Europa. Allinterno degli Ordini mendicanti, la santa fu
oggetto di grande venerazione da parte di domenicani e
agostiniani.35
Molti artisti la ritrassero nei secoli, prevalentemente su
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committenza agostiniana:36 gli elementi caratterizzanti della sua iconografia sono la corona regale sul capo, la palma
del martirio, il libro in mano, gli abiti raffinati ed eleganti,
una duplice ruota, generalmente vista nel momento in cui
si spezza, o una sola ruota o una sua parte, posta accanto alla sua figura (particolare cos diffuso che le valso la definizione di santa Caterina della ruota). Quando non ritratta da sola, appare solitamente in un contesto di conversazione tra santi, in atto di adorare Cristo o di venerare la
santa Vergine. Ne testimoniano la popolarit le diverse versioni della sua storia nei dialetti ligure, veronese, franco-veronese, toscano, abruzzese, umbro, e anche tosco-venetolombardo e umbro-senese. Le sue vicende ispirarono una
vasta produzione letteraria e drammatica, con canti, laudari, sacre rappresentazioni. Il 25 novembre, giorno del martirio della santa, assunse in varie regioni europee le caratteristiche di una festa dedicata ai giovani (Caterina era anche
patrona delle nubili, perch solo le ragazze non maritate
potevano coronarne di fiori la statua, in ricordo del suo
sposalizio mistico con Dio). In vari ospedali furono erette
cappelle in suo onore, perch nellultima preghiera prima
di porgere il collo al carnefice aveva chiesto a Dio di allontanare ogni malattia da chi lavesse invocata.37
La presenza di santa Caterina accanto alla Madonna e a
san Giovanni dunque giustificata dal suo ruolo di patrona dei filosofi e dei teologi, e in tal senso anche degli ordini agostiniani. Alla santa dedicato allinterno della Cappella il piccolo altare laterale, che si trova sulla destra della parete dellarco trionfale, guardando in direzione dellabside.38
Ora comprendiamo anche il gesto della santa, che poggia rassicurante la mano sul tetto del modellino della cappella, a significare la sua approvazione al programma teologico della Cappella e a togliere qualunque trepidazione
ad Alberto.
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con cui quattro angeli, ai quattro punti estremi della mandorla di Cristo, annunciano lora solenne del giudizio.
Il riferimento evangelico alla fine del mondo e al Giudizio Universale nei capitoli 24 e 25 del Vangelo di Matteo. Gli apostoli sono appena usciti dal tempio di Gerusalemme quando Ges annuncia loro che non ne sarebbe rimasta pietra su pietra. Poco dopo, sul Monte degli Ulivi,
rivela loro lininterrotta catena di catastrofi e di lutti che
un giorno sabbatter sulla terra e porter alla catastrofe finale.
Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurer, la luna non dar pi la sua luce, gli astri cadranno dal
cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte.
Allora comparir nel cielo il segno del Figlio delluomo e
allora si batteranno il petto tutte le trib della terra, e vedranno il Figlio delluomo venire sopra le nubi del cielo
con grande potenza e gloria. Egli mander i suoi angeli
con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai
quattro venti, da un estremo allaltro dei cieli (24, 29-31).
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esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue
opere. Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno
di fuoco. Questa la seconda morte, lo stagno di fuoco.
E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello
stagno di fuoco.
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suggestioni e presenze miracolistiche. Si aveva la sensazione che le forze del male si stessero imponendo nel mondo
e lumanit si dibattesse in un oscuro deragliamento morale. I giusti ora erano ben pochi e lunica speranza era
limperscrutabile misericordia divina. La societ del basso
Medioevo guarda alla morte con paura, teme il giorno del
Giudizio e le parole di Cristo: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi
angeli!.
Le rappresentazioni del Giudizio Universale si intensificarono intorno al Mille, specie nelle miniature e nelle
decorazioni di testi liturgici. Nelle chiese furono inizialmente collocate sulla controfacciata, per fungere da monito (o da intimidazione) ai fedeli alluscita dal tempio,
ma con lavvento dellarte gotica (XII e XIII secolo) si
spostarono di norma sulle facciate: Notre-Dame a Parigi
o la cattedrale di Amiens ne danno ancor oggi mirabile testimonianza.
Il Giudizio Universale di Giotto sulla controfacciata
della Cappella degli Scrovegni la pi straordinaria rappresentazione di questa umanit e di questa sensibilit.
LInferno
La croce separa in verticale lo spazio dei giusti da quello
dei reprobi. Un fiume di fuoco, diviso in quattro braccia
che squarciano duna luce sinistra il regno di Satana, si
stacca dalla mandorla iridata del Cristo e trascina allingi,
con la violenza di un vortice, i dannati, nudi, abbrancati e
straziati da diavoli irsuti e orrendi. Un gigantesco, osceno
Lucifero domina la scena: dalla bocca gli pende la parte
posteriore di un uomo che sta ingurgitando, un altro gli
fuoriesce dallano. lorco disgustoso delle favole! Il suo
colore, come quello di tutti i diavoli, il blu ciano, il blu
nerastro della morte (lo ritroviamo anche nel Satana del
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Giudizio Universale,
Inferno, particolare.
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Giotto dipinge la concezione medievale dellInferno, luogo di pene e tormenti strazianti e indicibili. la coeva visione di Dante. Il primo maggio dellanno 1304, proprio
mentre il pittore impegnato ad affrescare la Cappella degli Scrovegni, il borgo fiorentino di San Friano organizz
una carnevalesca rappresentazione dei tormenti dellInferno, allo scopo, evidentemente, di esorcizzare le paure. Ma
la farsa si mut in tragedia per il crollo del ponte della Carraia e molti fiorentini annegarono o rimasero feriti.1
Potenti della terra, sovrani con la corona in testa, vescovi con la tiara, sacerdoti e ricchi signori, giudici e popolani, mugnai imbroglioni con il sacco di farina sulle
spalle, tutti savviano in fila verso le meritate pene percorrendo la sommit ricurva dellarchitrave del portale, che
pare trasformarsi in una sorta di ponte per lInferno.
La corruzione della Chiesa e le sue pratiche lussuriose e
simoniache sono messe in evidenza pi volte, secondo un
topos ricorrente nelle rappresentazioni dei dannati in ma-
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be notevoli affinit con il presunto autoritratto degli Scrovegni (testa sproporzionata per grandezza rispetto a un fisico di modesta altezza, fronte sfuggente, occhi bovini, naso piccolo e alto, collo taurino e mascella possente). Lipotesi, pur suggestiva, pare smentita dal collare di pelliccia,
che rimanda piuttosto a un notabile o a un professore dello Studio patavino.
I dodici apostoli
Simmetricamente disposti alla sinistra e alla destra di Cristo ci sono i dodici apostoli (cfr. figg. 15-16). Li abbiamo visti pi volte nei riquadri con le storie evangeliche, a partire
dallapparizione del primo apostolo, Andrea, nella scena
del Battesimo di Cristo. In due riquadri sono presentati tutti insieme: nellUltima cena, quando ancora era tra loro
Giuda Iscariota, e nella Pentecoste, dove Mattia ha appena
preso il posto del traditore suicida. Fedele al principio del
realismo, Giotto li ritrae sempre con gli stessi tratti somatici e le stesse vesti, tunica e manto, con gli stessi colori e gli
stessi decori, sicch si possono individuare facilmente.4
Il primo alla nostra sinistra Tommaso, giovane, vestito di bianco. Gli accanto Matteo, anziano, stempiato,
barba bianca, completamente vestito di rosa; tra le mani
ha un rotolo di papiro. Terzo Giacomo Minore, manto
blu su tunica verde, di mezza et, capelli e barba fluenti di
colore castano. Segue lapostolo Filippo, volto giovane e
veste che il degrado dellaffresco ha scolorito, ma che in
origine era rosso mattone (tracce del colore sono ancora
visibili). Nella scena della Pentecoste sedeva di fronte, al
centro, tra Giacomo Minore e Giacomo Maggiore, come
qui, perch Giacomo Maggiore, simile nellaspetto e nelle vesti a Cristo (tunica rossa e manto blu) il penultimo
della fila di sinistra. Ultimo della fila di sinistra, e quindi
primo alla destra di Cristo (la nostra sinistra), Pietro, an228
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ciet celeste dicendo: E Troni, e Dominazioni, e Principati, e Potest (Colossesi 1, 16), rispondano quelli che
ne sono capaci, purch possano provare le loro affermazioni: quanto a me, confesso la mia ignoranza.7
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Serafini e Cherubini, cerchi primi del primo ternaro, seguono con moto velocissimo i vincoli (vimi) damore
che li legano a Dio e li spingono a identificarsi con lui (il
punto); il terzo cerchio formato dai Troni, cui spetta il
compito di promulgare i decreti divini (onde refulge a noi
Dio giudicante, di Paradiso IX, 62). Il secondo ternaro
dato da Dominazioni, e poi Virtudi; lordine terzo di
Podestadi.
Poscia ne due penultimi tripudi
Principati e Arcangeli si girano;
lultimo tutto dAngelici ludi.
Gli angeli hanno tra loro diversit di funzione, non di natura, e ci dipende dalla maggiore o minore vicinanza a
Dio. La tradizione iconografica medievale li distingue soprattutto attraverso il cromatismo delle ali, delle vesti e
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Nel Medioevo si attribuivano poteri magici alle pietre preziose, perch si pensava che la loro luce racchiudesse in s
quella delle stelle, e alle diverse tonalit cromatiche si associavano precisi valori simbolici.
I Serafini, la schiera angelica pi vicina a Dio, sono caratterizzati dal rosso scarlatto, simbolo di amore acceso
(saraph in ebraico significa ardere). Sono i fuochi pii di
Dante (Paradiso IX, 77). La loro pietra la sardonica rossa, unagata che il Medioevo vedeva come simbolo del sangue di Cristo. Lazzurro intenso (o blu-azzurro) costantemente associato ai Cherubini, gli angeli della Sapienza,
estatici contemplatori di Dio, fonte inesausta di illuminazione e conoscenza, mentre il verde solitamente il colore
dei Troni, che rappresentano la Giustizia e la Potenza del
trono del Signore e sovrintendono alla corretta collocazione nello spazio e nel tempo dellelemento creato (e il verde il colore della creazione, perch frutto della fusione
tra il giallo, loro spirituale, riflesso diretto della luce del
Verbo, e il blu della Sapienza divina). Il diaspro verde la
loro pietra preziosa, mentre ai Cherubini blu-azzurri corrisponde il topazio giallo, simbolo della mitezza.
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Dominazioni, Virt e Potest sono le intelligenze mediane. Le Dominazioni, caratterizzate dal giallo del crisolito, gemma che risplende come oro e infiamma come fuoco, rappresentano la pienezza del dominio di s, lelevazione libera e consapevole al di sopra di ogni servit umiliante, il rifiuto di qualunque desiderio vano, la totale adesione intellettuale allEssere sovrano. Hanno il compito di
garantire lordine cosmico vigilando sullesecuzione delle
disposizioni loro trasmesse dalla triade superiore e che a
loro volta comunicano a quella inferiore. Sfera e scettro sono gli elementi con cui li identifica la tradizione iconografica medievale. Le Virt (o Potenze), riflesso e immagine
della Somma Virt, ne attuano con costanza e determinazione i benefici impulsi, definendo le caratteristiche proprie di ogni elemento del creato e governando i grandi mutamenti storici. Il loro colore il blu zaffiro, simbolo della
purezza. Le Potest conferiscono agli elementi del creato
lenergia vitale pi adatta alla loro natura e sono direttamente impegnati nella lotta tra il bene e il male. Giotto li
ritrae con il colore azzurro tenue del berillo acquamarina.
Lultima triade formata dai Principati, cui compete il
compito di guidare le potenze terrene, facendo da ponte
tra Spirito e manifestazione materiale. La loro pietra lonice giallo o alabastro egizio. Gli Arcangeli sovrintendono
direttamente lattivit degli Angeli, che sono a loro volta i
custodi di ogni singola entit esistente, sia essa umana, animale, vegetale o minerale, per garantire in ogni momento
il rispetto della volont divina. Il verde smeraldo il colore degli Angeli, larancione acceso del carbonchio, simbolo della vita, quello degli Arcangeli.
Guardiamo ora a Giotto. Dobbiamo immaginare che le
schiere angeliche siano disposte in cerchio attorno a Dio.
Sono ovviamente nove, tutte riconoscibili dai colori e da
altri elementi. Partendo dal basso, a sinistra, e risalendo verso lalto, abbiamo le Virt (blu zaffiro), le Dominazioni
(giallo crisolito), i Troni (verde diaspro delle armature e
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bandiera con effigiato un trono) e i Serafini (piumaggio rosso e fiaccola ardente). Ai due lati della finestra appaiono i
Cherubini (azzurro-blu, simbolo della Sapienza, con scudi
tondi umbonati o con motivi a croce), mentre scendendo
dallaltro lato ecco gli Angeli (verde smeraldo, con scudi
tondi ornati con eleganti e variegati motivi vegetali), gli Arcangeli (vestiti di arancione tenue con scudi esagonali di
arancione acceso variamente ornati con motivi vegetali, leoni rampanti e una strana figura umana incappucciata, che
tiene in mano una fiaccola, dotata di ali e ha corpo di quadrupede, forse di cavallo, cfr. fig. 19), i Principati (in giallo
onice, muniti di scudo tondo, umbonato o con grifo rampante, cinti di una corona dalloro sul capo) e infine le Potest, con manti del colore del berillo acquamarina, spade,
elmi e scudi, che si intravedono appena allestremo limite
della parete.
Ecco lo schema giottesco: Partendo dai Serafini (i pi
vicini a Dio e centro della prima triade) si procede in senso antiorario: troviamo subito i Troni, quindi la seconda
triade (Dominazioni, Virt e Potest) e di seguito la terza
(Principati, Arcangeli, Angeli), per arrivare in alto ai Cherubini (prima triade). In tal modo i Serafini sono al centro
della prima triade, la punta pi alta.
Cherubini
Cherubini
Angeli
Serafini
Troni
Arcangeli
Dominazioni
Principati
Potest
Virt
Cristo
Giudice
Cristo
Giudice
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Cristo Giudice
Al centro esatto della controfacciata, apice e sintesi della
storia umana, Giotto dipinge lovale perfetto di una mandorla con i colori delliride, dentro cui si staglia solenne la
figura di Cristo Giudice, seduto su un trono di cielo (cfr.
fig. 20). Le schiere angeliche gli fanno corona, mentre
quattro angeli suonano le lunghe trombe dellannuncio supremo. Cristo raffigurato con estrema precisione nella
sua duplice natura di uomo e di Dio. La sua umanit evidenziata dalla tunica rossa con ricami in oro, la stessa che
indossava quando era in vita: il rosso simboleggia il sangue, loro rappresenta la regalit. Nel momento supremo
del Giudizio Universale il dramma della sofferenza e della
morte sulla croce eternamente presente: lo evoca la lacerazione della veste allaltezza del costato, sotto cui si coglie
la cicatrice prodotta dalla lancia del centurione romano,
mentre sul dorso della mano sinistra (con la quale respinge con gesto perentorio i reprobi) e nel palmo della destra
(aperta ad accogliere i giusti), e infine su ambo i piedi si distinguono chiare le stimmate, i segni dei chiodi che lavevano infisso alla croce.
La natura divina di Cristo simboleggiata dallaureola doro e dal mantello blu, colore del cielo, drappeggiato sulle
sue ginocchia. Laureola presenta allinterno tre incavi circolari in cui erano posti degli specchietti (sono state trovate tracce di stagno) che dovevano evidentemente produrre qualche effetto spettacolare, facendo rimbalzare la luce
del sole attraverso un gioco complesso, verosimilmente
collegato con lapertura dello sportello di legno di pioppo,
su cui dipinta limmagine dellEterno Padre, che si trova
sopra larco trionfale. Sotto il trono di cielo, si intravedono delle figure simmetricamente disposte, a destra e a sinistra di Cristo, generalmente identificate con i simboli dei
quattro evangelisti. Il passo di riferimento lApocalisse di
Giovanni (4, 1-7):
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Ed ecco cera un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nellaspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono, poi, cerano ventiquattro
seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi avvolti in candide vesti con corone doro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio.
Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a
cristallo. In mezzo al trono e intorno al trono vi erano
quattro esseri viventi pieni docchi davanti e di dietro. Il
primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva laspetto di un vitello, il terzo vivente aveva
laspetto duomo, il quarto vivente era simile a unaquila
mentre vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei
ali, intorno e dentro sono costellati di occhi.
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vanni laquila (perch, indossate le penne dellaquila, discute della Parola di Dio levandosi in volo verso la luce e
le sommit celesti, librandosi nelle regioni pi alte della
conoscenza).12 SantAgostino non concord con san Girolamo, sostenendo una diversa identificazione di Matteo
con il leone e di Marco con luomo.13 Il dibattito rimase vivo, ma alla fine la tesi di Girolamo prevalse e divenne universalmente condivisa.
Giotto ritrae i quattro evangelisti allinizio e alla fine
delle due pareti laterali, dove si narrano gli episodi della vita di Ges. Non li presenta con i loro simboli, che si trovano invece sul retro della grande croce che un tempo pendeva dallalto in un punto imprecisato della Cappella (forse al centro esatto della navata, in corrispondenza dei monocromi della Giustizia e dellIngiustizia) e che oggi conservata nel vicino Museo Civico agli Eremitani. In mancanza dei simboli, si possono individuare con certezza solo gli evangelisti che furono anche apostoli, e cio Giovanni (comunque riconoscibile, perch pi giovane degli altri)
e Matteo (per analogia con altri suoi ritratti allinterno della Cappella), mentre non si hanno elementi per distinguere Luca e Marco.
Sotto il trono di Cristo Giudice opinione tradizionale
e consolidata sono dunque dipinti i simboli dei quattro
evangelisti, o tetramorfo dellApocalisse, e cio, da sinistra
a destra, laquila di Giovanni, il bue di Luca, luomo alato
di Matteo, il leone alato di Marco.
Osservando le immagini riprodotte sui libri non riuscivo tuttavia a vedere il bue di Luca. Mi sembrava a tutti gli
effetti un centauro. Incuriosito, presi a scorrere la bibliografia. Prima sorpresa. Nel 1921 lo storico dellarte Aldo
Foratti parla espressamente della presenza di un centauro:
La presenza de corpi mostruosi, che sostengono laereo
sedile, chiede qualche chiarimento. Ammesso che sia un
cherubino, o piuttosto il simbolo evangelico dellangelo la
prima figura a destra, andiamo circospetti nel definire le
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restanti. Dopo il presunto angelo, ne pochi tratti del muso dun felino simmagina il simbolo del leone; vedesi, invece, a riscontro e nettamente, una specie di centauro, ovvero dippocampo. Il leone ed il bove stanno sulla cattedra
del Redentore anche nel ricordato Giudizio di Nicola dApulia a Pisa; pi vari sono, peraltro, gli esempi plastici di
animali immaginari, come il basilisco della porta di mezzo
nella cattedrale dAmiens ed il grottesco centauro del portale di Rouen con la testa di profeta o di mago. Dovremo,
forse, riconoscere nel mostro giottesco il pallido cavallo
della morte unificato col suo cavaliere?.14
Nel 2005 ricorreva il settimo centenario dalla realizzazione della Cappella degli Scrovegni e uscirono pregevoli
edizioni e accurati studi. In due di questi si ribadiva la presenza di un centauro. Il firmamento letteralmente sulle
teste dei quattro esseri viventi dei quali tre corrispondono
ai simboli degli evangelisti, ma invece del toro di san Luca
vediamo un centauro. Si tratta forse di uno dei misteriosi
daemonia onocentauris del Giudizio contro Edom? (Isaia
34, 14). Cos Irene Hueck, mentre Chiara Frugoni osserva che Cristo siede su di un trono di nubi sostenuto dai
simboli dei quattro evangelisti, laquila, Giovanni, il bue,
Luca, ma rappresentato nellibrido aspetto di una specie
di centauro; Matteo, un angelo tutto chiuso nelle sue ali;
Marco, un leone alato.15
Giotto ha dipinto un centauro insieme ai simboli degli
altri tre evangelisti. Nessun dubbio possibile: esaminando
le immagini, si vede chiaramente un essere dalla doppia
natura, umana fino alla cintola ed equina nella parte inferiore, con busto slanciato, loricato, brache rosse, mano destra aperta e piegata sul petto, volto di profilo sinistro (la
nuca coperta dalla gamba destra di Cristo e la parte superiore del capo nascosta dal cielo che funge da trono),
barba bionda e zampe anteriori sollevate. Le zampe presentano conformazione e ginocchia equine, mentre il solo
elemento non equino dato dagli zoccoli a unghia fessa.16
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zio Universale avvenuto, premi e castighi sono stati assegnati: lumanit sar accolta nella Gerusalemme celeste o
tra le torture dellInferno. Nella parte superiore della controfacciata, a lato della grande finestra trilobata, due angeli stanno richiudendo il sipario del tempo, come fosse un
tappeto che si arrotola.
Dobbiamo essere in questo spirito per capire che cosa
rappresentino le quattro creature che stanno sotto il trono
di cielo.
Lorso e il pesce
Che il pesce sia simbolo di Cristo acquisizione notissima,
collegata allacronimo della parola greca che significa pesce, che veniva interpretato come I(ess) X(rists)
Th(eo) Y(is) S(otr), cio Ges Cristo, figlio di Dio,
Salvatore. Il pesce dunque simbolo del Salvatore, perch
annota santAgostino ebbe il potere di rimanere vivo,
cio senza peccato, nellabisso della nostra mortalit, simile al profondo delle acque.20 Il pesce dipinto da Giotto
(cfr. fig. 21) sembra un luccio, il lucius dei latini, il pesce-luce, cui gi i primi cristiani attribuivano simbolici accostamenti al Signore, luce del mondo (Giovanni 13, 47).
Ma il pesce anche simbolo dellumanit, pescata
dagli inviati del Signore, i pescatori di anime di Matteo 4,
19: Seguitemi, vi far pescatori di uomini, dice Cristo ai
discepoli. E la Chiesa pescatrice di anime con la rete del
vangelo: In questo mondo malvagio scrive santAgostino in questi giorni tremendi, in cui attraverso lavvilimento presente la Chiesa si procura lelevazione futura ed
istruita dallo sprone dei timori, dai tormenti delle sofferenze, dalle pene dei travagli e dai pericoli delle tentazioni, gioendo della sola speranza, quando gioisce sano, molti malvagi sono mescolati ai buoni ed entrambi sono, per
cos dire, raccolti nella pescagione del Vangelo e chiusi
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nelle reti nuotano, senza distinzione, in questo mondo come in un mare, fino a che si giunga alla riva, dove i cattivi
sono separati dai buoni.21
Ma se il mare il mondo e gli uomini sono i pesci, Dio,
che scese sulla terra per loro, deve trarli fuori da questo
mondo per salvarli. Cristo pescatore di anime qui simboleggiato dallorso, che a sua volta simbolo della Chiesa e della Provvidenza divina.
In questa funzione liconografia giottesca sostituisce
quella ben altrimenti attestata dellaquila-pescatrice, simbolo di Cristo redentore e pescatore di anime.
Laquila significa
il figlio di Santa Maria,
che un re di tutti gli uomini
senza alcun dubbio, sta in alto e vede lontano,
sa bene che cosa deve fare.
Il mare significa questo mondo,
i pesci gli uomini che ci vivono;
Dio venne in terra per noi,
per redimere le nostre anime;
accorse a noi volando,
e in questo modo
ci trascin fuori del mondo,
come fa laquila con i pesci.
Il fatto che laquila guardi
cos fissamente il sole
quando pi luminoso
senza socchiudere gli occhi
significa dunque, prestatevi attenzione,
che allo stesso modo Cristo vede
il Padre suo apertamente;
e che tutti gli uomini del mondo
che sono veri cristiani, quando moriranno,
egualmente vedranno Iddio.
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Lorsa con il pesce rappresenta dunque la Chiesa, pescatrice di anime, strumento di redenzione e di salvezza dellumanit, che toglie luomo, il pesce, dal mare dellignoranza e del peccato e lo eleva, attraverso il battesimo di
Cristo, a nuova vita.
Questa concezione convive tranquillamente con unaltra, pure attestata in et medievale, che vede nellorso un
simbolo di violenza e una rappresentazione del demonio.
Entrambe sono presenti, per esempio, nel De rerum naturis del vescovo Rabano Mauro Magnenzio (IX secolo), che
prima trascrive il passo di Isidoro di derivazione pliniana
e poi di seguito aggiunge che lorso il diavolo, che insidia
il gregge di Dio.25
Il leone alato
Prendiamo ora in esame la figura alata con corpo umano e
muso di leone (il corpo, in verit, si intuisce pi che vedersi, perch la veste si intreccia e confonde con quella delluomo alato che le sta accanto, cfr. fig. 22). Nella simbologia antica il leone rappresenta la regalit, la forza, il coraggio. Posto frequentemente sulle porte principali delle citt,
anche in funzione apotropaica (notissimi gli esempi di Micene e della capitale ittita, Hattusas), in et cristiana lo si ritrova a guardia dei portali di molte chiese. Leroe della for249
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Il leone, infine, presentato anche come simbolo di clemenza e di giustizia: E si dice che luomo ha parte della
natura del leone poich, se non ferito, non si adira facilmente. La loro clemenza si manifesta in effetti attraverso
numerosi esempi: risparmiano infatti chi si prostra davanti a loro, permettono ai prigionieri che incontrano di tornare al luogo di provenienza, non uccidono luomo se non
per grande fame.26
Cristo, Leone di Giuda, figlio di David, risorto come
il cucciolo del leone dalla morte, vivificato dallo spirito del
Padre: il leone diventa cos anche la Parola vivente, che alita lo Spirito Santo e richiama alla vita.
La figura alata con muso di leone posta sotto il trono di
cielo rappresenta simbolicamente la doppia natura di Cristo, la sua resurrezione, e i valori della forza, della clemenza e della giustizia. Nulla a che vedere con la simbologia
dellevangelista Marco.
Anche il terzo evangelista esce dunque di scena.
Il ritorno dellaquila
A fianco del leone alato c una figura di uccello con volto
duomo. Siamo ancora una volta davanti a un essere dalla
doppia natura, come nel caso del centauro, dellorso e del
leone alato. Ma rispetto a questultimo siamo in una posizione rovesciata: il corpo di uccello, la testa di uomo. Il viso
giovane e aggraziato, con labbra carnose, espressione enigmatica, occhi leggermente strabici. Il corpo una sinfonia di
penne con tonalit rosse, blu e gialle, di cui si intravedono
ampie tracce, e ali dei medesimi colori. Linsieme trasmette
unidea di compostezza e di serenit. Quale simbologia si nasconde dietro questo splendido uccello, che ha ali compatibili con quelle di un grosso rapace, ma viso di uomo?
Nei bestiari medievali ci sono molte simbologie legate
al mondo degli uccelli e connesse con il cristianesimo. Tra
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Al sacramento del battesimo e alla resurrezione rimanda invece la leggenda popolare ripresa dal Fisiologo:
Dellaquila dice Davide nel Salmo 102: Si rinnover la
tua giovinezza come quella dellaquila. Il Fisiologo dice
dellaquila che ha questa natura: quando invecchiata, le
sue ali si appesantiscono e le si offusca la vista. Allora cerca una fonte e vola in alto fino al cielo del Sole e l incendia le sue ali e con i raggi del sole brucia loffuscamento
della vista; allora scende di nuovo alla fonte e vi si immerge tre volte, e immediatamente si rinnova del tutto,
tanto che rinasce molto migliorata nel vigore delle ali e
nella chiarezza della vista. Perci anche tu, uomo, che tu
sia ebreo o gentile, che indossi un abito vecchio e hai offuscati gli occhi del tuo cuore, cerca la fonte spirituale del
Signore, che disse: Se uno non rinato dallacqua e dallo Spirito Santo, non pu entrare nel Regno dei Cieli
(Giovanni 3, 5). Pertanto se non sarai stato battezzato
nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e
non leverai gli occhi del tuo cuore al Signore, che sole
di giustizia, non sar la tua giovinezza rinnovata come
quella dellaquila.30
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dellAntico Testamento, dicendo: Non sono venuto a distruggere la legge, ma ad adempierla. E di nuovo: Cos
sar ogni scrittore dotto nel regno dei cieli, che offre cose
nuove e antiche dal suo tesoro.33
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segni dello zodiaco e lorso possa alludere allOrsa maggiore o minore) perch siamo nel momento del Giudizio
Universale, mentre la possibile influenza degli astri (secondo la nota definizione astra inclinant, non necessitant)
concerne semmai il libero agire delluomo.
Leone, aquila, centauro, orso (orsa) e pesce, sono simboli di Cristo che la cultura medievale, specie dopo il Mille, in epoca romanica, riprende dalla pi antica tradizione
cristiana: rappresentano allegoricamente la vittoria sulla
morte, la redenzione dellumanit, la resurrezione, lascensione, la seconda e definitiva nascita dopo la fine del mondo e il Giudizio Universale, e insieme hanno anche la caratteristica di guida delle anime in cielo e di loro elevazione dal mondo del peccato alla sfera del bene.
Liconologia del Cristo Giudice del resto assai diversa
da quella del Cristo Trionfante, la Maiestas Domini. Questultima, derivando da Apocalisse 4, 1-7, solitamente accompagnata dallimmagine dei quattro Viventi e dei ventiquattro Vegliardi, mentre il riferimento al Cristo Giudice
nel capitolo 20, 11-15: lesegesi medievale non confonde,
come purtroppo facciamo noi, Apocalisse (che la Rivelazione, lavvio del settimo giorno, il millennio della Chiesa)
e fine del mondo.34 E non li confondeva certo un teologo
di cos ampia dottrina come Alberto da Padova.
Ancora una volta la Cappella degli Scrovegni ci sorprende con immagini e allegorie che costituiscono un unicum assoluto nella storia dellarte e della simbologia cristologica medievale.
La Gerusalemme celeste
In alto due angeli stanno arrotolando il cielo, simbolo del
mondo e del tempo del mondo, come fosse un sipario o una
pergamena (cfr. figg. 24-25) . limmagine di Apocalisse di
Giovanni 6, 14,
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Il cielo blu stellato, che permea di s tutto il ciclo pittorico e simboleggia la presenza di Dio nel creato e nella storia, lascia per sempre il regno delleffimero. Alle spalle dei
due angeli, vestiti di verde, il loro colore paradisiaco, appaiono le splendide porte della Gerusalemme celeste, regno della Luce di Dio, di cui le pietre preziose sono emanazione e riflesso, e le dodici porte son dodici perle:
Le mura sono costruite con diaspro e la citt di oro puro, simile a terso cristallo. Le fondamenta delle mura della citt sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il
primo fondamento di diaspro, il secondo di zaffro, il
terzo di calcednio, il quarto di smeraldo, il quinto di
sardnice, il sesto di cornalina, il settimo di crislito, lottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio,
lundecimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta formata da
una sola perla. E la piazza della citt di oro puro, come
cristallo trasparente. Non vidi alcun tempio in essa perch il Signore Dio, lOnnipotente, e lAgnello sono il suo
tempio (Apocalisse di Giovanni 21, 18-22).
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Il messaggio finale
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Un monito a Enrico Scrovegni
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Sovrapporta, particolare.
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Il messaggio finale
Sovrapporta, particolare.
Pochi studiosi se ne sono occupati. La prima interpretazione di un americano, Andrew Ladis, che nel 1986 vi
individua i tratti della Stultitia (erroneamente tradotta con
folly, follia), del grottesco e della deformit operata dai
vizi: in entrambe le figure Giotto renderebbe chiaro il difetto caratteristico della folly: lignoranza cieca (the blind
ignorance). La donna rappresenterebbe la Stultitia che
stringe tra le mani il sapere (il libro), ma non in grado di
leggerlo per via delle clave che le escono dagli occhi, mentre luomo altro non sarebbe che un selvaggio, o addirittura il re dei selvaggi, come dimostrano la sua veste e la presenza della clava.2
Sven Georg Mieth, lo studioso tedesco autore di una
teoria che vede nella Cappella degli Scrovegni una casa
della memoria (domus mnemotecnica) e la realizzazione di
un programma mnemotecnico, interpreta queste figure
partendo da Jacopone da Todi e dal pensiero francescano
minorita collegato con il passo paolino della Prima lettera
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ai Corinzi in cui si parla della stultitia crucis. Mieth identifica nella coppia i custodi posti allingresso della casa, dove la donna, le cui eleganti sembianze appaiono, per,
stranamente sfigurate dalle due nodose mazze che prorompono dagli occhi, rappresenta la cieca sapienza umana che, additando luomo, vuol significare che solo lui, lo
stolto servitore dellamore, in grado di concedere lingresso: Forse la donna rammenta che lo stolto inviato
da Dio, e non lei stessa, a decidere chi pu entrare.3
Un altro studioso tedesco, Gosbert Schler, identifica
nella donna la sapientia saeculi di cui parla san Paolo nella
Prima Lettera ai Corinzi (3, 18) Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; [3, 19] perch la sapienza di questo mondo
stoltezza davanti a Dio, e nelluomo lo stolto, linsipiens dei
Salmi 52 (53), 2 e 13 (14), 1, che pensa che Dio non esista.4
Irene Hueck, infine, ipotizza che la donna, se non fosse
incapace di vedere e di distinguere, potrebbe essere la sorella della Prudencia sulla parete opposta, e prosegue:
Forse dobbiamo intendere la coppia di ignoranti sopra la
porta come linizio del ciclo delle personificazioni, dove
ancora aperta la scelta. Il selvaggio guarda in direzione dei
Vizi e probabilmente seguir la strada della Stoltezza. La
donna ha laspetto troppo sereno per essere ferita da queste orrende clave. Se riuscisse a toglierle dagli occhi, potrebbe ancora incamminarsi verso la Virt.5
Nessuna di queste ipotesi appare soddisfacente. Per interpretare un simbolo necessario contestualizzarlo. Per
comprendere il significato di queste due figure dobbiamo
chiederci in che rapporto stiano con il programma teologico che alla base della concezione della Cappella degli
Scrovegni.
Il che esclude, per esempio, qualunque relazione con la
sequenza vizi-virt, che in s perfettamente e logicamente conchiusa, o con il noto luogo del Vangelo di Matteo (7,
3-5):
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Limmagine evangelica rimanda infatti al tema non giudicare per non essere giudicati, che estraneo al nostro contesto.
La funzione di queste immagini legata alla loro collocazione: la porta duscita privata dalla Cappella. Di l
passava il padrone di casa per fare rientro nel suo palazzo
e dunque a lui che si rivolgono, a lui che rivolgono il loro messaggio.
La chiave di volta capire il significato allegorico delle
clave che fuoriescono dagli occhi della giovane. Non c
dubbio che stiano indicando qualcosa, che vogliano richiamare la nostra attenzione su qualcosa. Sono figurazioni simboliche della vista, la vista complessiva, a 180 gradi,
della Cappella degli Scrovegni.
Per indicare a gesti loggetto su cui si desidera richiamare lattenzione, normalmente si accostano agli occhi lindice
e il medio della mano uniti a forma di V (oppure lindice a
un occhio e/o in successione a entrambi gli occhi) e li si puntano poi in direzione delloggetto. Cos facendo, in realt, si
simula una doppia proiezione conica, la cui base costituita dalloggetto e i cui vertici sono costituiti dagli occhi.
Come si pu rappresentare latto del vedere? Come
pu indicare loggetto di una visione?
I bastoni della visione
Il meccanismo della visione poggia su tre elementi: lorgano della vista, loggetto da vedere e il tramite tra luno e laltro (laria). I Greci spiegavano il meccanismo di percezione
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Come un cieco pu rendersi conto della forma di un corpo anche senza toccarlo con le mani, ma semplicemente
sondandolo con un bastone, cos dallocchio escono raggi
simili a bastoni, capaci di scrutare il mondo esterno e di
fornire alla psiche gli elementi per discernere forme e colori.
Le clave che escono dagli occhi dellimmagine femminile della sovrapporta rappresentano il meccanismo
della visione, sono raggi simili a bastoni capaci di scrutare
il mondo esterno, di abbracciare a 180 gradi la Cappella e
di fornire alla psiche gli elementi per discernere forme e
colori.
Quale concezione dellottica medievale sottesa a questa raffigurazione? Se non abbiamo certezze sulla conoscenza del testo di Diogene Laerzio, di cui esisteva comunque una versione latina,13 lopera di Alessandro di
Afrodisia era stata invece ampiamente recepita dal mondo
arabo, che aveva poi fatto da tramite per la sua diffusione
in Occidente.14 Le teorie esposte da Avicenna nel Liber
sextus naturalium, o De anima, esercitarono una grande influenza sullo sviluppo dellottica medievale, specie per
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quanto riguarda le nozioni relative ai colori, alla luce fisica, al concetto di medio o diafano, ispirando tra laltro la teoria psicologica della prospettiva di Ruggero Bacone. Enorme importanza ebbe poi Alhazen, contemporaneo di Avicenna (morirono entrambi intorno al 1040), che
rovesci limpostazione euclidea, dimostrando come il
meccanismo della visione sia prodotto attraverso raggi
emessi dalloggetto allocchio.15 Che grado di conoscenze
si poteva avere in questo campo in una realt dinamica e di
grande vitalit culturale come la Padova di inizio Trecento? Sono temi importanti e che meritano di essere approfonditi.16
Limmagine giottesca della donna con le clave rappresenta il meccanismo della visione, ne probabilmente la
pi antica rappresentazione. Ancora una volta un unicum.
Ma qual il messaggio?
Nel cuore del Paradiso dantesco, nel canto XVII, Cacciaguida, lantenato di Dante, invita il poeta a rendere noto,
appena sar tornato nel mondo dei vivi, tutto quello che ha
visto nel viaggio ultraterreno, senza minimamente curarsi delle coscienze fusche: stato chiamato a compiere questo viaggio per vedere e per testimoniare, e le sue parole, anche se inizialmente riusciranno amare, lasceranno
poi negli uomini il vital nutrimento della verit:
Coscienza fusca
o de la propria o dellaltrui vergogna
pur sentir la tua parola brusca.
Ma nondimen, rimossa ogni menzogna,
tutta tua vision fa manifesta;
e lascia pur grattar dov la rogna.
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zione di Dio con lumanit, gli ha indicato il duplice percorso di salvezza, terrena e ultraterrena, rappresentato dalla sequenza dei vizi e delle virt, gli ha mostrato gli orrori
dellInferno e la via che conduce in Paradiso. Ora, mentre
sta rientrando nel palazzo, Enrico si sente rivolgere lo stesso invito di Beatrice a Dante nel V canto del Paradiso (vv.
40-42):
Apri la mente a quel chio ti paleso
e fermalvi entro; ch non fa scienza,
sanza lo ritenere, avere inteso.
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Il transito di Maria
Giotto non interviene nella zona absidale, che tradizionalmente la pi significativa dello spazio interno di un edificio sacro. Questa parte della Cappella, che accoglie anche la tomba di Enrico e della sua seconda moglie, presenta un restringimento inconsueto e trasmette un senso di
incompletezza, quasi di disordine.1 Nulla a che vedere con
la scansione aerea e misurata della navata. unaltra musica, unincompiuta, con qualche stonatura. Il mancato intervento di Giotto fu una scelta, progettuale o contrattuale, o lesito di circostanze che non conosciamo?
Anche nel riquadro inferiore destro dellarco trionfale,
sopra il piccolo altare dedicato a santa Caterina dAlessandria, la perfetta simmetria giottesca alterata da una decorazione a fresco con due tondi con busti di sante e una lunetta
che rappresenta Cristo in gloria e due episodi della Passione,
la preghiera nellorto del Getsemani e la flagellazione , che
crea un effetto di squilibrio. La mano la stessa che affresca
gran parte della zona absidale, un pittore ignoto, il Maestro
del coro Scrovegni, che secondo la critica opererebbe intorno al 1320, una quindicina danni dopo Giotto.
Il Maestro del coro Scrovegni
Il punto focale del suo intervento sono sei grandi scene
sulle pareti laterali del presbiterio, dedicate allultima fase
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trascorso poco pi di un anno da questo speciale momento: Maria passava i giorni e le notti raccolta in preghiera. Tre giorni prima di morire le apparve un angelo, che le
disse: Ave Maria, piena di grazie: il Signore con te! [...]
Prendi questa palma che ti ha promesso il Signore.
E lei, con grande gioia, ringraziando Dio, ricevette la palma, che le era stata inviata, dalla mano dellangelo. Questi quindi le disse: Di qui a tre giorni sarai assunta. E
lei: Siano grazie a Dio, rispose.
Un altro vangelo apocrifo, il Transito R, che si presenta come racconto di san Giovanni evangelista, riferisce pi in
dettaglio il discorso dellangelo e il significato della palma,
che dovr aprire il corteo funebre:
Maria, alzati, prendi questa palma datami da colui che ha
piantato il paradiso e dalla agli apostoli perch la portino
cantando inni davanti a te [...] Sar strumento di molti
prodigi e metter alla prova tutti gli uomini di Gerusalemme; sar manifestata a colui che crede e sar nascosta
a colui che non crede.3
Rimasta sola Maria mand a chiamare Giuseppe dArimatea e altri discepoli, amici e conoscenti, e rivel loro il messaggio dellangelo.
Quindi la beata Maria si lav e, vestitasi come regina, attendeva larrivo del figlio, come le aveva promesso. Preg
tutti i parenti di assisterla e consolarla. Aveva con s tre
vergini: Seffora, Abigea e Zael. Gli apostoli di Ges Cristo signore maestro si trovavano allora dispersi per il
mondo, intenti a evangelizzare il popolo di Dio.
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La lunetta in alto sulla parete di sinistra mostra il momento dellannuncio e insieme lo sviluppo immediatamente
successivo. La Madonna in ginocchio, le mani giunte nella preghiera e levate in alto. La sua nobile figura inquadrata al centro di una struttura architettonica complessa,
ma assai deteriorata nella parte superiore. Oggi langelo
non pi visibile, per lapertura di una finestra proprio in
quel punto. In piedi, al margine destro della lunetta, allesterno della casa di Maria, scorgiamo due anziani, Giuseppe dArimatea e, forse, Nicodemo, mentre le tre ragazze,
Seffora, Abigea e Zael, sono ritratte in diversi atteggiamenti in un vano interno alla casa. Osserviamo subito un
particolare di sapore arcaico, che ritorna costante nelle
scene dipinte dal Maestro del coro Scrovegni: la maggiore
grandezza della figura di Maria rispetto alle altre, fatta eccezione per Ges nella scena finale della incoronazione.
Il saluto degli apostoli a Maria
Gli apostoli, viaggiando su nubi, lasciano i luoghi lontani
dove stanno annunciando la parola di Dio. Il primo a giungere, da Efeso, al capezzale di Maria san Giovanni:
Figlio carissimo, perch mi hai lasciata per tanto tempo
e non hai osservato il comando del tuo maestro di custodirmi come ti aveva ingiunto mentre pendeva dalla croce?. E lui, inginocchiato, domandava perdono. Allora la
beata Maria lo benedisse e lo baci nuovamente. Stava
per chiedergli da dove veniva e perch era giunto a Gerusalemme, quandecco presentarsi alla porta della camera di Maria tutti gli apostoli del Signore, ad eccezione di
Tommaso, il gemello.
Giovanni in ginocchio, il capo piegato verso la mano sinistra della Madonna nellatto di renderle omaggio con un
bacio. Maria, seduta sul cuscino, lo ricambia accarezzan282
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torniato da una schiera di dodici angeli, accoglie teneramente, con gesto paterno, lanima bambina della madre,
che rinasce tra le braccia del figlio nel fulgore della luce.
Giunta la domenica, alle nove del mattino, come lo Spirito santo era sceso sugli apostoli in una nube, cos scese
Cristo con moltitudine di angeli e ricevette lanima della
madre diletta.
Il testo apocrifo crea ora unatmosfera di grande suggestione, di canti dolcissimi, profumi soavi, vivida luce.
Mentre gli angeli cantavano quel passo del Cantico dei
Cantici, dove il Signore dice: Come il giglio tra le spine,
cos la mia amica tra le figlie, si vide un tale splendore
e si sparse un profumo soave che tutti i circostanti caddero con la faccia a terra. Nello stesso modo erano caduti gli apostoli, quando Cristo si trasfigur davanti a loro,
sul monte Tabor. Per unora e mezza ancora nessuno fu
capace di alzarsi in piedi.
Mentre la luce diminuiva, insieme con la stessa luce veniva assunta in cielo lanima della beata vergine Maria con
salmi, inni e testi del Cantico dei Cantici. Sollevandosi la
nube, la terra tutta trem e in un istante tutti gli abitanti
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capo contro i muri o tra loro. Gli apostoli si levarono allora al canto di salmi e trasportarono il feretro dal monte
Sion alla valle di Giosafat.
Un giudeo, di nome Ruben, voleva gettare a terra il santo
feretro con il corpo di Maria. Ma le sue mani si inaridirono fino al gomito. Volente o nolente, dovette scendere gi
nella valle di Giosafat con lacrime amare, perch le mani
gli si erano irrigidite sul feretro e non era pi capace di
riaverle. Cominci pertanto a pregare gli apostoli, perch, con la loro intercessione, potesse salvarsi e divenire
cristiano. Quelli allora, inginocchiandosi, pregarono il Signore di liberarlo. Fu risanato in quello stesso istante.
Ringrazi Dio e baci i piedi della regina, di tutti i santi e
degli apostoli. Quindi fu battezzato sul posto e cominci
a predicare il nome del nostro Dio, Cristo Ges.
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Seduta su un trono di luce, avvolta in una mandorla intessuta di candidi gigli e sollevata da quattro angeli vestiti
duna tunica bianca profilata in oro, Maria assurge in cielo, ricongiungendo il corpo allanima che gi godeva della
luce di Dio. Raggi luminosi squarciano la scena, come nel
riquadro della Pentecoste. Ai lati del sepolcro gli apostoli
ne sono abbacinati e travolti; tutti meno uno, discosto dagli altri, inginocchiato su un ripiano della quinta di roccia
sulla sinistra, le braccia levate verso la Vergine, che a sua
volta lo guarda e stende la destra verso di lui. Tommaso,
lapostolo che non aveva creduto alla resurrezione del
maestro e volle toccare per credere. In un raffinato contrappasso tocca ora a lui di vedere e non essere creduto.
Il beatissimo Tommaso, in quel mentre, veniva dun tratto
trasportato al monte Oliveto e, vedendo il corpo fortunatissimo dirigersi verso il cielo, cominci a gridare: Madre
santa, madre benedetta, madre immacolata, se ho trovato
gi grazia ai tuoi occhi, poich mi stato dato di contemplarti, rallegra pure il tuo servo con la tua bont; ecco che
tu te ne vai al cielo. In quel momento veniva gettata dallalto a Tommaso la cintura, con la quale gli apostoli avevano cinto il corpo santissimo. Lapostolo la prese e, baciandola con ringraziamento a Dio, prosegu il cammino
verso la valle di Giosafat. Qui trov tutti gli apostoli con
laltra folla numerosa nellatto di percuotersi il petto, sorpresi dal fulgore di cui erano stati testimoni. Rivedendosi,
si baciarono. Il beato Pietro gli disse: Per la tua incredulit Dio non ti ha concesso di trovarti presente con noi alla sepoltura della madre del Salvatore. E lui, percuotendosi il petto, rispose: Lo so e credo fermamente che sono sempre stato un individuo malvagio e incredulo. Chiedo pertanto perdono a voi tutti per la mia ostinazione e incredulit. Tutti pregarono per lui. Quindi Tommaso continu: Dove avete posto il suo corpo?. Quelli glielo indicarono con il dito. Ma lui osserv: Quel corpo, detto
santissimo, non l. Pietro allora gli replic: Gi altra
volta ti sei rifiutato di crederci a proposito della resurre287
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Angeli, profeti, patriarchi, santi affollano la scena. Le gerarchie angeliche contornano la scena e avvolgono tutto
della loro presenza. Ai lati del trono due file sovrapposte
di patriarchi e profeti, gli stessi che accompagnano in cielo Ges nel riquadro dellAscensione: sulla destra, in ginocchio, vediamo Giovanni Battista avvolto nel suo manto rosa, e a sinistra Simeone, il sacerdote che accolse Ges
bambino nella scena della Presentazione al tempio e riconobbe in lui il Messia. Larmonia celeste si diffonde dagli
strumenti a corda, a fiato, a percussione (un liuto, una
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tromba, un tamburo) degli angeli musicanti, secondo liconografia classica che discende dal Salmo 150:
Lodate il Signore nel suo santuario,
lodatelo nel firmamento della sua potenza.
Lodatelo per i suoi prodigi,
lodatelo per la sua immensa grandezza.
Lodatelo con squilli di tromba,
lodatelo con arpa e cetra;
lodatelo con timpani e danze,
lodatelo sulle corde e sui flauti.
Lodatelo con cembali sonori,
lodatelo con cembali squillanti;
ogni vivente dia lode al Signore.
lultima scena narrata nella Cappella degli Scrovegni, nella chiesetta dedicata a Santa Maria della Carit. La scansione spaziale perfetta: lungo le pareti della navata e dellarco trionfale il programma sviluppa prima la storia sacra, la
riconciliazione di Dio con luomo, e poi, nel quarto registro, il tema del libero arbitrio e del percorso individuale di
salvezza. Giudizio Universale e avvento della Gerusalemme celeste chiudono la storia del mondo e avviano lottavo
giorno, il tempo delleterno. Avevamo lasciato Maria nel riquadro dellAscensione di Cristo: la sua vicenda terrena si
conclude nel presbiterio con lassunzione e lincoronazione
come Regina coeli di colei che la massima incarnazione
dellamore di Dio, la misura della perfezione umana, fonte
inesauribile di speranza, advocata nostra. Lumile ancella
del Signore ne ora la sposa, simbolo dellumanit redenta
e della Chiesa universale. Per i teologi medievali la prefigurazione della Chiesa come sposa di Cristo gi nel Cantico
dei Cantici, che solo i cristiani possono cogliere nella pienezza dei suoi significati allegorici, perch solo loro vedono nellamore tra Dio e la Chiesa lorigine e il compendio
della storia della salvezza. Analoga interpretazione allegorica era data alla coppia nuziale di Cana. Maria la prefigu290
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Il transetto che non c
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Congedo
La Cappella degli Scrovegni ci ha chiamato a vivere unesperienza complessa in un luogo che non ha uguali al mondo. Ci ha chiesto di leggere dentro di noi, di meditare sulla
nostra essenza di uomini. Ci ha posto interrogativi profondi sul significato della vita. In senso laico e religioso.
Siamo stati invitati a rafforzare la nostra volont, a curare le passioni, a vincere le tentazioni che minacciano il
nostro equilibrio, a riflettere sul fatto che i nostri comportamenti dipendono esclusivamente da noi. Questo richiamo al senso di responsabilit vale per noi, uomini doggi,
pi ancora forse che in passato. Il cuore della concezione
della Cappella degli Scrovegni il concetto etico di giustizia. Non occorre essere credenti per seguire un percorso
che ha per obiettivo la felicit in terra. Il libro di Giotto
contiene in s i principi e i valori indispensabili per la vita
spirituale e civile delluomo: parla di libert, di giustizia, di
pace. Ci dice che la pace frutto della giustizia e che tutto, compresa la felicit, deriva dalle nostre scelte e dalla valutazione che diamo degli eventi. Ci addita i valori della riconciliazione, della fraternit, dellumilt. Ci indica la terapia per renderci migliori.
Laltra felicit necessita di fiducia nella parola di Dio,
passa attraverso la scelta dellamore e si alimenta della beata speranza.
La via maestra lamore.
La portata rivoluzionaria della predicazione di Ges
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parla da queste pareti con un linguaggio sorprendentemente moderno: limmagine dellInvidia mostra con spietata chiarezza le conseguenze a cui si espone unesistenza
che rinneghi e calpesti lamore.
Lamore ha raggio pi ampio della giustizia. la pi alta forma di giustizia, la chiave per coltivare la speranza nellaltra giustizia.
Un ultimo sguardo al cielo stellato, al blu della sapienza divina, allemozione della bellezza pura. Altri volti ci osservano. Dallalto la Madonna con il bambino e Cristo benedicente sono come due soli, cui fanno corona otto pianeti simmetricamente disposti, i sette profeti dellAntico
Testamento e Giovanni Battista. Angeli, antenati di Ges,
apostoli, evangelisti, sante e santi, padri e dottori della
Chiesa riempiono le fasce della volta e delle pareti. Non
sono elementi decorativi, posti l per evitare lorrore del
vuoto: tutto ha un senso preciso. Per capire questo mondo, che solo in apparenza il nostro, dobbiamo bussare
umilmente alle sue porte, calarci in quella spiritualit, respirare quella dimensione. Ci attende la guida meravigliosa di Giotto. La bellezza ha un che di sacro, anchessa un
mistero, ci pu curare, ci pu salvare.
Attento lettore, ne avrai gioia!