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HIV
Il virus dell'immunodeficienza umana (HIV, acronimo dall'inglese Human Immunodeficiency Virus) il
virus responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). [1][2][3]
un retrovirus del genere lentivirus. In base alle conoscenze attuali, HIV suddiviso in due ceppi: HIV-1 e
HIV-2. Il primo dei due prevalentemente localizzato in Europa, America e Africa centrale. HIV-2, invece, si
trova per lo pi in Africa occidentale e Asia e determina una sindrome clinicamente pi moderata rispetto al
ceppo precedente.
Descrizione [modifica]
Morfologia [modifica]
Il virione di HIV ha un diametro di circa 100 nm e presenta un capside con forma conoide e un peplos che
ospita le proteine di membrana virali gp120 egp41. Il materiale genetico del virione costituito da due copie
di RNA identiche a polarit positiva (mRNA), le quali sono legate a due proteine basiche del peso,
rispettivamente, di 7 e 9 kDa (denominate p7 e p9). Tale complesso, insieme alla trascrittasi inversa (una
DNA polimerasi RNA-dipendente), allaproteasi e all'integrasi contenuto in una sezione centrale della
particella virale denominata core. Esso presenta una struttura cilindro/conica ed costituito completamente
da una sola proteina (p24).
Tra il core e l'involucro lipoproteico si trova uno strato di materiale elettrondenso costituito completamente
dalla proteina virale p17 miristilata. Si noti che la miristilazione un fenomeno importante per la successiva
interazione della p17 con la membrana cellulare al fine di dare avvio alla gemmazione.
Il genoma [modifica]
Come tutti i retrovirus HIV possiede i tre geni fondamentali per la sua replicazione: Gag, Pol ed Env. Gag
codifica per le proteine del core del virione: p24, p17, p9, p7. Da Pol derivano la trascrittasi inversa, la
proteasi e l'integrasi mentre Env codifica per le proteine dell'involucro esterno.
Sia Gag che Pol sono trascritti in un mRNA che viene poi tradotto in una proteina di 180 kDa (p180) che
viene poi clivata tramite proteolisi. La sua scissione determina la formazione della proteasi (p10), della
trascrittasi inversa (p51/p66), della integrasi e di una proteina di 55 kDa (p55). Dalla p55, sempre per
proteolisi, derivano la p17, la p24 e la p15. La p15 il progenitore della p9 e della p7, anchesse ottenute
tramite l'intervento della proteasi.
Env viene tradotto in una proteina di 88 kDa che viene successivamente glicosilata e a seguito di ci il
suo peso molecolare aumenta fino a 160 kDa (p160). Essa viene scissa, attraverso la proteasi virale, a
formare le due glicoproteine legate alla membrana esterna: la gp120 e la gp41. La gp41 una proteina
transmembrana con l'estremo NH2 localizzato all'interno del virione mentre la parte COOH esterna e serve
come punto di legame per la gp120.
Oltre a questi geni, HIV contiene altri sette geni accessori che hanno funzioni regolatorie del ciclo virale e
della sintesi proteica: Tat, Rev, Nef, Vpr, Tev, Vif, Vpu (quest'ultimo nel genoma di HIV-2 non esiste e ve n'
un altro chiamato Vpx). Agli estremi si trovano due sequenze (dette long terminal repeats, LTR) contenenti
elementi regolatori dell'espressione genica. In esse infatti si rinvengono regioni di legame per fattori sia di
origine virale che cellulare i quali possono cos aumentare o inibire il livello di trascrizione del genoma. Nei
LTR si ritrovano siti di poliadenilazione, per il legame di fattori di trascrizione come SP1 e NF-k,
la sequenza regolatrice TATA, la sequenza di transattivazione, dove si va a legare la proteina Tat, e anche
zone con elementi regolatrori inibenti (RN, regolazione negativa).
Il gene Tat, composto di due esoni, codifica per una proteina di 14.15 kDa con funzione di transattivatore
che, in collaborazione con un fattore cellulare, in grado di intensificare l'espressione dei geni virali. La sua
azione si esplica tramite il legame a una regione dei LTR definita TAR (trans-active region). Si ritiene che con
la sua azione sia in grado di aumentare la trascrizione dei geni virali di circa 1000 volte.
Rev essenziale per la trascrizione dei geni Gag, Pol ed Env. Sembra, infatti, che essa sia in grado di agire
su Env a livello post-trascrizionale legandosi a una met del gene sbloccando cos la traduzione
precedentemente inibita da fattori cellulari legatisi. Probabilmente l'azione a livello di Pol e Gag simile.
Sembrerebbe pure che sia in grado di inibire lo splicing del gene Env.
Il gene Nef codifica per una proteina di 27 kDa capace di legare il GTP, dotata di attivit GTP-asica,
suscettibile di miristilazione e fosforilazione. Essa esplica un'azione inibitrice delle trascrizione legandosi alla
regione RN dei LTR.
Vpr codifica per una proteina di 15 kDa (p15) che si ritrova associata al virione. Si sospetta che essa sia
coinvolta nella riattivazione del virus in corso di infezione latente. Altri dati, inoltre, fanno supporre una sua
possibile partecipazione nell'infezione di cellule a bassa proliferazione (come i macrofagi) e nel blocco
del ciclo cellulare nella fase G2 al fine di favorire l'attivit dei LTR.
Per quanto riguarda i geni rimanenti sembrerebbe che:
Vif sia importante per l'infettivit del virione. Si visto, inoltre, che vif interagisce con una citidina
deaminasi cellulare prevenendone la sua inclusione all'interno del virione in formazione ed evitando che
essa possa danneggiarne il materiale genetico.
Vpu intervenga nella maturazione e liberazione del virus. Pare che abbia anche la funzione di
degradare la proteina CD4 all'interno del reticolo endoplasmatico.
Si dimostrato, sulla base di studi mutazionali, che per il processo di fusione importante il contributo della
gp41, in particolare della sua parte N terminale e che questo processo avvenga in seguito a cambiamenti
conformazionali scatenati dal legame con CD4 e, probabilmente, anche grazie all'attacco dell'ansa V3 di
gp120 da parte di alcune proteasi cellulari. Queste modifiche permettono, poi, l'inserimento della sequenza
N-terminale di gp41, formata da aminoacidi apolari, all'interno della membrana cellulare.
Comunque sia, il processo di fusione non avviene senza il legame di gp120 ai suoi corecettori che, come
accennato precedentemente, sono molecole appartenenti ai recettori per le chemochine: CXCR4 e CCR5.
CCR5 il recettore utilizzato dalle chemochine RANTES, MIP-, MIP-, LD78 e LD78 mentre CXCR4
ha come ligando naturale la chemochina SDF-1 (Stromal Derived Factor 1). Il legame del virus a uno o
all'altro di questi recettori permette di dividere i ceppi di HIV in R5-using e X4-using i quali utilizzano,
rispettivamente il CCR5 e il CXCR4 per entrare nella cellula. Il legame di gp120 ai suoi coreccettori sembra
che avvenga cronologicamente dopo quello al CD4.
Si visto che HIV in grado di infettare produttivamente i seguenti tipi cellulari: linfociti, macrofagi, cellule
della microglia e cellule dendritiche. Da alcuni esperimenti si avanzata l'ipotesi che esso possa infettare
anche i timociti e i precursori midollari forse appartenenti alla linea mieloide-monocitica. Anche gli astrociti
subiscono l'infezione da parte di HIV sebbene essa non sia produttiva. Al momento non dimostrato che
anche i neuroni possano venir infettati dal virus.
Dopo che il virus penetrato nella cellula il suo RNA viene trascritto come DNA a opera della trascrittasi
inversa e successivamente viene integrato nel genoma della cellula ospite dall'integrasi virale. Una volta che
il genoma virale si integrato in quello dell'ospite pu rimanere inattivo dal punto di vista trascrizionale per
un periodo di tempo compreso tra mesi e anni.
L'input che d l'avvio alla trascrizione del genoma virale si suppone sia costituito dall'insieme di stimoli che
possono attivare la cellula infetta: antigeni, citochine o anche infezioni da parte di altri virus. Ci avviene in
quanto la trascrizione dei geni di HIV strettamente dipendente da quella dei linfociti infetti. Ci stato
confermato da vari esperimenti nei quali si visto che la stimolazione di linfociti o macrofagi infetti con
diversi tipi di citochine in grado di favorire la trascrizione dei geni virali nonch quelli della cellula ospite.
Ci probabilmente avviene attraverso la mediazione di fattori di trascrizione dei quali uno dei pi coinvolti
sembra essere NF-k. In effetti citochine quali IL-6 e TNF- sono in grado di stimolare i fenomeni di
trascrizione genica e anche di attivare e aumentare la quota di tale fattore.
L'espressione dei geni virali viene divisa in due fasi: precoce e tardiva. Nella prima vengono espressi i geni
regolatori mentre nella seconda quelli strutturali. I geni regolatori, di cui i pi noti sono Tat, Nef e Rev e la cui
sintesi avviene nel citoplasma grazie a eventi di splicing molteplici, consentono l'amplificazione della
trascrizione genica a opera della RNA polimerasi cellulare di tipo II e la stabilizzazione degli RNA
messaggeri creati successivamente. Nella fase tardiva avviene la sintesi dei geni strutturali i cui trascritti
vengono portati nel citoplasma e l sottoposti a un solo splicing e infine tradotti in proteine. a questo livello
che interviene la proteina rev che, come espresso precedentemente, si lega ai trascritti e ne facilita il
trasporto nel citoplasma.
Quando la sintesi viene completata le varie proteine strutturali si assemblano tra di loro determinando la
formazione delle particelle virali che vengono poi rivestite da un envelope lipoproteico.
sessuale;
ematica;
verticale (madre-figlio).
La pi diffusa (85%) quella sessuale seguita dal contatto con sangue o emoderivati infetti. Nei paesi in via
di sviluppo particolarmente importante la trasmissione verticale; questa pu avvenire sia durante la
gravidanza per passaggio trans-placentare (20-40%), sia durante il parto (40-70%) e infine nell'allattamento
(15-20%). Vanno infine ricordati i rischi derivanti dall'uso di materiale medico-dentistico non sterilizzato e dal
contatto del personale sanitario o di laboratorio con campioni infetti.
La trasmissione sessuale attualmente la modalit d'infezione pi diffusa. Il virus si isola dal fluido seminale
o come particella libera o all'interno delle cellule mononucleate. Si visto che esso aumenta nel caso di stati
infiammatori coinvolgenti i genitali a seguito del richiamo di elementi del sistema immunitario. HIV si
identifica inoltre nello striscio cervicale e nel fluido vaginale.
Tra le diverse tipologie di rapporti sessuali, quello anale, sia etero sia omo, viene considerato il pi a rischio
di infezione. Questo perch la mucosa intestinale della regione anale una barriera meno efficace delle
altre, essendo costituita da un epitelio piuttosto sottile e scarsamente lubrificato e dunque facilmente
traumatizzabile durante il rapporto, creando cos delle microlacerazioni che facilitano l'inoculazione del virus.
Non neppure escluso che si possano infettare direttamente le cellule di Langerhans della mucosa o altri
elementi suscettibili (es. le cellule immuni delleplacche del Peyer) senza che siano avvenute lacerazioni
traumatiche della mucosa.
Il rapporto vaginale pare meno a rischio di quello anale, in quanto l'epitelio vaginale pi spesso e pi
resistente ai traumi. La donna ha comunque un rischio venti volte maggiore di infettarsi rispetto a un uomo e
il maggior rischio di infezione delle donne sembra da imputarsi al fatto che il fluido seminale infetto rimane
nell'organismo femminile piuttosto a lungo.
Infine da considerare che tutte le infezioni che provocano ulcerazione dei genitali aumentano la
suscettibilit nei confronti di HIV. Il rapporto orale probabilmente tra tutti quello meno a rischio, anche se
sono stati documentati casi di infezione anche attraverso tale modalit.
Un altro veicolo di trasmissione assai importante, soprattutto nei paesi a pi alto tenore di vita il sangue e i
suoi derivati. Le categorie a rischio per infezione tramite il sangue e gli emoderivati sono
i tossicodipendenti che usano droghe per via endovenosa condividendo la stessa siringa tra pi persone e gli
individui soggetti a trasfusione. In Italia, negli anni ottanta e novanta, la percentuale dei tossicomani infettati
arriv a superare quella di tutte le altre categorie. (sia eterosessuali sia omosessuali).
Attualmente il rischio d'infezione tramite emoderivati stato drasticamente ridotto tramite l'uso di procedure
di screening su tutti i campioni e al trattamento con processi virucidici sui prodotti emoderivati.
Il virus propagabile in modo verticale attraverso il contagio madre-figlio. Per lo pi si ritiene che ci
avvenga nel periodo perinatale, in particolare al momento del parto durante il quale il bambinopu entrare in
contatto col sangue materno durante il tragitto nel canale del parto. Tuttavia sono stati anche registrati casi
limitati in cui l'infezione era gi avvenuta nel primo o secondo trimestre. Al fine di ovviare al possibile
contagio si ricorso al parto cesareo che ha dimostrato una riduzione importante del rischio di trasmissione
al bambino. Sono stati messi anche a punto dei protocolli con la zidovudina da assumere dopo il secondo
trimestre e che hanno anchessi dimostrato una sensibile diminuzione del tasso di trasmissione dal 22,6% al
7%.
Si anche documentata la possibilit di infezione madre-figlio attraverso il latte o il colostro materni ed
effettivamente il virus si pu ritrovare in entrambi i fluidi. Questo comporta l'avvertenza di evitare
l'allattamento al seno per tutte le madri contagiate dal virus. Ci comporta dei problemi soprattutto nei Paesi
in via di sviluppo in cui l'allattamento materno spesso l'unica fonte di sopravvivenza e di protezione dalle
infezioni per il neonato.
Prevenzione [modifica]
Si visto che la vaccinazione dal vaiolo risulta protettiva nei confronti dell'HIV, infatti i soggetti che sono stati
sottoposti a tale vaccinazione hanno un livello di infettivit del virus di 5 volte inferiore rispetto ai soggetti non
vaccinati[4].
Una volta conosciute le vie di trasmissione la prevenzione conseguente.
L'HIV si trasmette per via sessuale, ematica e materno fetale. Perch il contagio avvenga necessario che
lo sperma, il liquido vaginale o il sangue della persona infetta venga a contatto con il sangue della persona
non infetta. La via di trasmissione naturale quella sessuale. La trasmissione ematica prevede l'intervento di
un qualche strumento come l'uso di siringhe sporche di sangue di altre persone o trasfusioni di sangue o
comunque uso di strumenti contaminati da sangue che vengono a contatto con il sangue della persona non
infetta.
Prevenzione della trasmissione per via sessuale:
E' il preservativo, usato correttamente e dall'inizio della penetrazione, il mezzo pi sicuro per la prevenzione
delle malattie a trasmissione sessuale (AIDS compresa) e delle gravidanze indesiderate. In commercio oggi
si trova anche un preservativo di poliuretano per quella piccolissima parte di popolazione allergica al lattice
di gomma. Il preservativo, essendo uno strumento, ha bisogno di essere usato correttamente.
Prevenzione della trasmissione per via ematica:
non usare siringhe, aghi, lamette o qualsiasi altro tagliente gi usati da altri, usare solo materiale
monouso o sterilizzato;
controllare sempre che gli strumenti taglienti o perforanti cui veniamo sottoposti siano sterili
(strumenti del dentista, strumenti per tatuaggi e piercing, strumenti per pedicure-manicure, ecc. - non
difficile, basta controllare che gli strumenti vengano aperti in nostra presenza);
evitare di toccare cocci di vetro, lame e utensili in ferro tagliente e pezzi di bottiglie in frantumi
(poich il virus dell'HIV stato riscontrato in parte anche nella saliva umana);
evitare la gravidanza in caso di sieropositivit: sottoporsi all'esame per il test sulla ricerca degli
anticorpi anti-HIV in desiderio di gravidanza o nei primi tre mesi della stessa, anche il partner o i partner
devono ugualmente sottoporsi al test, nel caso in cui uno dei partner risultasse positivo evitare la
gravidanza.
Nei paesi in cui sono disponibili i farmaci antiretrovirali l'assunzione degli stessi (secondo un particolare
schema) pu diminuire la percentuale di trasmissione materno-fetale, la possibilit di trasmissione non
mai, per, annullata.
Terapia [modifica]
Tra le varie fasi del ciclo vitale del virus quelle pi facilmente aggredibili da farmaci sono la retrotrascrizione
e le modifiche post-traduzionali a cui vanno incontro le proteine virali neoformate. I farmaci tuttora disponibili
sono:
inibitori dell'integrasi;
Tali prodotti vengono adoperati in terapia in combinazione tra loro per evitare di produrre virus resistenti ai
farmaci; di conseguenza vi la necessit di un'aderenza fedele al trattamento da parte del paziente.
Obiettivo della terapia farmacologica quello di impedire la replicazione virale nell'organismo (e non
l'eradicazione completa dell'infezione che rimane cronica) cos da ridurre i danni provocati al sistema
immunitario e consentire una sopravvivenza e una qualit di vita certamente maggiore.
Attualmente disponibile anche un farmaco appartenente alla classe degli inibitori della fusione che, agendo
sulla gp41 di HIV impedisce la fusione del pericapside virale e la membrana esterna della cellula impedendo
l'entrata del virus.
Inoltre, due nuove classi di farmaci, gli antagonisti del co-recettore CCR-5 e gli inibitori dell'integrasi, sono
state da poco approvate per l'uso clinico.
Tutti i vaccini in fase di sperimentazione non sembrano dare risultati confortanti. Gli scienziati concordano
nel dire che occorre dare nuova linfa a questo settore della ricerca. chiaro che tuttora non esiste una
terapia che eradica completamente l'infezione, di conseguenza di fondamentale importanza la
prevenzione. per in fase di sperimentazione clinica 2 (2010) un vaccino di invenzione italiana che si basa
sull'immunizzazione dell'organismo nei confronti della proteina del core p17 presente nel vaccino come
antigene reso immunogeno.
Si deve anche ricordare che, subito dopo una possibile esposizione al virus, allo scopo di ridurre la
probabilit di contagio, possibile sottoporsi a un trattamento farmacologico noto comeprofilassi postesposizione ad HIV.
HBV
Il virus dell'epatite B (HBV) un membro della famiglia degli Hepadnaviridae[1] e del genere
degli Orthohepadnavirus, di cui la specie tipo[2]. Presenta un genoma a doppio filamento di DNA e utilizza
intermedi di replicazione ad RNA ricorrendo alla trascrittasi inversa, fa perci parte dei virus del gruppo
VII della classificazione di Baltimore. l'agente eziologico dell'epatite virale B.
Struttura [modifica]
Il virione costituito da un involucro lipidico esterno e un capside icosaedrico composto da proteine. Il
nucleocapside racchiude il genoma virale e una DNA polimerasi che ha anche attivit di trascrittasi inversa[3].
L'involucro esterno contiene proteine embedded che vengono coinvolte nel legame virale e nell'entrata nelle
cellule sensibili. Il virus uno dei pi piccoli virus animali rivestiti, con un diametro del virione di 42 nm.
Possono trovarsi forme pleomorfiche filamentose e sferiche prive di nucleo. Queste particelle non sono
infettive e sono composte da lipidi e da proteine che formano parte della superficie del virione, che vengono
chiamate antigeni di superficie (HBsAg) e che vengono prodotte in eccesso durante il ciclo di vita del virus [4].
Genoma [modifica]
Il genoma di HBV costituito da DNA circolare, ma risulta insolito in quanto il DNA non completamente a
doppio filamento. Ad un capo del filo legata la DNA polimerasi virale. Il genoma costituito
da
3020-3320
bp (per il filamento a lunghezza completa) e 1700-2800 bp (per la il filamento pi
corto)[5]. Ci sono quattro geni conosciuti codificati dal suo genoma, chiamati: C, X, P e S. La proteina core
codificata dal gene C (HBcAg). HBeAg prodotto dalla maturazione proteolitica della proteina pre-core. La
DNA polimerasi codificata dal gene P. Il gene S il gene che codifica per l'antigene di superficie (HBsAg).
La funzione della proteina codificata dal gene X non pienamente compresa, ma associata con lo sviluppo
del cancro al fegato. Stimola, infatti, i geni che promuovono la crescita cellulare e inattiva le molecole che la
regolano[6].
Replicazione [modifica]
Il ciclo di vita del virus dell'epatite B complesso. L'hepatitis B virus uno dei pochi virus a DNA conosciuti
che utilizzano la trascrizione inversa come una parte del proprio processo di replicazione. L'ingresso del
virus nella cellula avviene tramite il legame ad un recettore sconosciuto sulla superficie della cellula e
successiva endocitosi. Poich il virus si moltiplica attraverso l'RNA grazie ad un enzima dell'ospite, il DNA
genomico virale deve essere trasferito al nucleo della cellula ospite da proteine chiamate accompagnatrici. Il
DNA virale a doppia elica parziale viene poi realizzato interamente a doppio filamento e trasformato in DNA
covalente chiuso circolare (cccDNA) che serve come stampo per la trascrizione di quattromRNA virali. Il pi
grande mRNA, (che pi lungo del genoma virale), usato per fare le nuove copie del genoma attraverso
la trascrizione inversa. Questi quattro trascritti virali vengono sottoposti a ulteriori elaborazioni e vanno a
formare nuovi virioni che vengono rilasciati dalla cellula peresocitosi[7][8].
Epidemiologia [modifica]
Nel 2004, si stima che ci siano 350-400 milioni di portatori cronici dell'epatite B in tutto il mondo e che un
terzo della popolazione mondiale sia portatrice di anticorpi specifici del virus (e che quindi abbia contratto il
virus nel corso della propria vita). La prevalenza di malati varia da oltre il 10% in Asia allo 0,5% negli Stati
Uniti e in Europa settentrionale. Si stima che ogni anno 4,5 milioni di soggetti contraggano il virus e che solo
una parte di essi vada incontro ad epatite cronica, cirrosi ed epatocarcinoma cellulare; secondo
l'Organizzazione mondiale della sanit, l'epatite B provoca oltre 600 000 decessi annui per le conseguenze
croniche della malattia[16].
Le vie di infezione includono la trasmissione verticale (ad esempio attraverso il parto), la trasmissione
orizzontale nei primi anni di vita (morsi, lesioni e le abitudini sanitarie) e da adulti (contatto sessuale, uso di
droghe per via endovenosa)[17]. In zone a bassa prevalenza, come i territori continentali degli Stati Uniti e
l'Europa occidentale, l'iniezione di droghe e i rapporti sessuali non protetti sono i le vie principali di infezione,
anche se altri fattori possono risultare importanti [18]. In aree di prevalenza moderata, che comprendono
l'Europa orientale, Russia e Giappone, in cui 2-7% della popolazione cronicamente infetta, la malattia
diffusa soprattutto tra i bambini. Nelle zone di alta prevalenza come la Cina e Sud Est Asiatico, la
trasmissione durante il parto la modalit pi frequente [19]. La prevalenza dell'infezione cronica da HBV nelle
aree di alta endemicit almeno l'8%. Nel 2010, la Cina aveva 120 milioni di persone infette, seguita da
India e Indonesia con 40 milioni e 12 milioni rispettivamente. [20]
La maggioranza dei soggetti infetti nei paesi dell'Europa Occidentale, ha un'infezione di lunga durata,
sostenuta dal ceppo mutante sull'"e" o e-minus, questo poich l'introduzione capillare della vaccinazione ha
notevolmente ridotto i nuovi casi di infezione. Nei paesi dell'Europa dell'Est, in Asia ed Africa, dove invece la
frequenza di nuove infezioni ancora alta, la maggioranza dei soggetti infetta dal ceppo selvatico o wildtype[21][22][23].
Meccanismi [modifica]
Patogenesi [modifica]
Il virus dell'epatite B interferisce principalmente con le funzioni del fegato replicandosi nelle sue cellule, note
come epatociti. Il recettore non ancora noto[24][25]. I virioni di HBV si legano alla cellula ospite tramite
l'antigene di superficie e successivamente vengono interiorizzati per endocitosi. Recettori specifici HBV sono
presenti principalmente sugli epatociti, tuttavia il DNA virale e le proteine sono state rilevate anche in siti
extraepatici, suggerendo che i recettori cellulari per l'HBV possano esistere anche su cellule extraepatiche [26].
Durante l'infezione da HBV la risposta immunitaria causa sia il danno epatocellulare che la clearance virale.
Anche se la risposta immunitaria innata non gioca un ruolo significativo in questi processi, la risposta
immunitaria, con i linfociti citotossici in particolare, contribuisce alla maggior parte dei danni al fegato
associati con l'infezione da HBV[27].
Trasmissione [modifica]
La trasmissione di epatite da virus B deriva da esposizione a sangue infetto o fluidi corporei contenenti
sangue. Possibili forme di trasmissione comprendono[28]:
via parenterale (dal greco par nteron, ovvero "al di fuori dell'intestino"), ossia con il contatto su
mucose o ferite di sangue infetto, con lesioni accidentali da aghi o altri taglienti infetti, strumentario
medico chirurgico non opportunamente sterilizzato ed infine, evenienza assai rara oggi dal momento
che si fanno controlli sierologici, con la pratica delle emotrasfusioni;
via parenterale inapparente, ossia tramite l'uso di oggetti che possono creare microtraumi cutanei,
per esempio rasoi e forbici da unghie infetti;
via sessuale.
L'HBV pu essere trasmesso tra familiari all'interno delle famiglie, prevalentemente per il contatto di pelle
non intatta o delle mucose con secrezioni o saliva contenente HBV [29][30]. Tuttavia, almeno il 30% delle
segnalazioni di epatite B tra gli adulti non pu essere associato ad alcun fattore di rischio identificabile [31].
Nel primo caso il soggetto pu sviluppare anche l'anticorpo contro la proteina HBsAg (HBsAb) e
quindi guarire. Questo avviene soprattutto entro i primi 6 mesi dall'infezione (ma non solo) ed il
meccanismo attraverso cui la maggior parte dei soggetti affetti guarisce.
Nel secondo caso il soggetto pu restare anni nello stato di portatore cronico inattivo. Tuttavia la
pressione selettiva esercitata dal sistema immunitario attraverso l'HBeAb pu indurre il virus amutare. Il
nuovo ceppo virale mutante impara a replicare senza esprimere l'HBeAg ma attraverso altre vie non
ancora note. Questo ceppo, detto mutante sull'"e" o e-minus, responsabile del ritorno del soggetto
dallo stato di portatore inattivo allo stato di soggetto epatitico cronico con epatite attiva, caratterizzata
dal nuovo incremento della viremia, cio dell'HBV-DNA nel sangue, nonostante la permanenza
dell'anticorpo antiHBe[39].
Trattamento [modifica]
L'infezione acuta da epatite B generalmente non richiede un trattamento poich la maggior parte degli adulti
in grado di eliminare l'infezione spontaneamente[43]. Il precoce trattamento antivirale pu essere utile solo
per meno dell'1% dei pazienti, il cui contagio avviene con un decorso molto aggressivo (epatite fulminante)
oppure per soggetti immunocompromessi. In caso di presunta infezione, il prima possibile e preferibilmente
entro 24-72 ore si pu eseguire una profilassi passiva con iniezioni di immunoglobuline anti-HBV ovvero
anticorpi diretti contro il virus ed iniziare la vaccinazione completa. D'altra parte, il trattamento dell'infezione
cronica pu rendersi necessario per ridurre il rischio di cirrosi e cancro al fegato. Gli individui con infezione
cronica che presentano elevati valori di alanina transaminasi, un marker di danno epatico, sono candidati
alla terapia[44].
Anche se nessuno dei farmaci attualmente disponibili pu eliminare l'infezione, alcuni possono bloccare la
replicazione del virus, riducendo cos al minimo i danni al fegato. Attualmente, ci sono sette farmaci
autorizzati per il trattamento dell'infezione da virus dell'epatite B. Questi includono i
farmaci antivirali: lamivudina (Epivir), adefovir-dipivoxil (Hepsera), tenofovir (Viread),
la telbivudina(Sebivo), entecavir (Baraclude) e i modulatori del sistema immunitario interferone 2a e peginterferone -2a (Pegasys). L'uso di interferone, che richiede iniezioni giornaliere o almeno di tre
volte alla settimana, stato soppiantato dall'azione prolungata dell'interferone pegilato che viene iniettato
una sola volta alla settimana[45]. Tuttavia, alcuni individui risultano essere molto pi propensi a rispondere
rispetto ad altri alla terapia e questo potrebbe essere dovuto al diverso genotipo del virus o alla storia del
paziente. Il trattamento riduce significativamente la replicazione virale nel fegato e riduce cos la quantit di
particelle virali misurate nel sangue[46].
I bambini nati da madri malate di epatite B possono essere trattati con anticorpi del virus dell'epatite B
(HBIg). Se gli anticorpi vengono somministrati entro dodici ore dalla nascita, il rischio di contrarre l'epatite B
viene ridotta del 90%[47]. La terapia consente inoltre a una madre di allattare il suo bambino in modo sicuro.
Nel luglio 2005, alcuni ricercatori hanno identificato una associazione tra una proteina che lega il DNA e la
capacit di replicazione dell'HBV nel fegato. Il controllo del livello di produzione di questa proteina potrebbe
essere utilizzato per il trattamento dell'infezione [48].
Il trattamento dura da 6 mesi a un anno, a seconda del farmaco e del genotipo del virus [49].
Prevenzione [modifica]
Per la prevenzione dell'infezione da virus dell'epatite B sono stati sviluppati diversi vaccini a partire dagli anni
80. Questi si basano sull'uso di una delle proteine dell'involucro del virus (antigene di superficie dell'epatite
B o HBsAg). Il vaccino stato originariamente ottenuto dal plasma di pazienti che avevano contratto da
lungo tempo l'infezione da virus dell'epatite B. Tuttavia, dal 1996, viene realizzato grazie a una tecnologia di
sintesi del DNA ricombinante che non contiene derivati del sangue. Non si pu essere infettati con il virus
dell'epatite B da questo vaccino[53].
Il rischio di trasmissione verticale al neonato pu essere drasticamente ridotto dal 20% - 90% al 5% -10%
con la somministrazione del vaccino dell'epatite B (HBV 1) e le immunoglobuline (HBIG) entro 12 ore dalla
nascita, seguite da una seconda dose di vaccino anti-epatite B (HBV 2) a 1-2 mesi e una terza dose non
prima di 6 mesi (24 settimane).
In seguito alla vaccinazione, l'antigene di superficie dell'epatite B pu essere rilevato nel siero per pi giorni.
Questo fenomeno noto come antigenemia del vaccino [54]. Il vaccino somministrato che fornisce protezione
per l'85-90% degli individui[55]. La protezione stata osservata per 12 anni in soggetti che presentano
un'adeguata risposta iniziale al ciclo primario di vaccinazioni, l'immunit prevista di almeno 25 anni [56].
L'efficacia della vaccinazione deve essere comprovata da un apposito esame del sangue.
A differenza dell'epatite A, l'epatite B non generalmente diffusa attraverso acqua e cibo. Invece essa si
trasmette attraverso i fluidi del corpo. La prevenzione quindi focalizzata ad evitare questo tipo di
trasmissione: rapporti sessuali non protetti, trasfusioni di sangue, il riutilizzo di aghi e siringhe contaminate e
la trasmissione verticale durante il parto, sono alcune delle situazioni pi a rischio. I neonati possono essere
vaccinati alla nascita[57].
Uno studio ha dimostrato che iniezioni multiple di piccole dosi di immunoglobuline anti epatite B (HBIg, 200400 UI al mese)[58][59], o di lamivudina orale (100 mg al giorno) in madri portatrici di HBV con un alto grado di
contagiosit (> 106 copie / ml) nella gravidanza avanzata (gli ultimi tre mesi di gravidanza) [60][61], una
metodologia efficace e sicura prevenire la trasmissione intrauterina di HBV.
HCV
Il virus dell'epatite C (HCV) un membro della famiglia dei Flaviviridae ed l'unico membro del
genere Hepacivirus. l'agente eziologicodell'Epatite virale C.
un virus dal diametro di 55-65 nm dotato di un pericapside a composizione prevalentemente lipidica e di un
capside icosaedrico contenente una doppia molecola di RNA a filamento singolo con polarit positiva, lungo 9.100
nucleotidi. Il genoma alle estremit 5' e 3' contiene due regioni non codificanti, inoltre codifica per
due glicoproteine del pericapside dette E1 ed E2 che possiedono regioni ipervariabili responsabili della grande
variabilit antigenica del virus, oltre a queste codifica per altre otto proteine. La proteina C parte integrante del
nucleocapside, NS1 e NS2 sono due proteine transmembrana, NS3 una RNA elicasi e una proteasi, NS4A e
NS4B sono cofattori della proteasi NS3, NS5A una proteina di resistenza agli interferoni che si lega al recettore
per TNF e alla proteina chinasi R bloccando l'apoptosi ed infine NS5B la polimerasi virale.
Quando entra in circolo si lega al recettore a CD81 (tetraspanina), espresso da epatociti e linfociti B oltre che ai
recettori delle lipoproteine a bassa densit (LDL) dal momento che si ricopre di LDL o VLDL. Una
volta endocitato nella cellula HCV esce dagli endosomi, rilascia il proprio RNA a polarit positiva che, funzionando
come un mRNA, tramite un'ansa si lega ai ribosomi iniziando la traduzione. Si ottiene cos un polipeptide di 3.011
amminoacidi che viene poi scisso proteoliticamente da NS2, NS3, NS4A e da proteasi cellulari. Il genoma viene
replicato a partire dall'RNA a polarit positiva tramite NS5B, una RNA-polimerasi RNA-dipendente virale, si
trascrive prima uno stampo di RNA a polarit negativa e successivamente a partire da questo si ottiene il genoma
a polarit positiva. Il virione completo viene rilasciato per esocitosi. Si stima che ciascuna cellula infettata produca
50 virioni al giorno.
Epatite C
L'epatite C una malattia infettiva che colpisce soprattutto il fegato (epatite), causata dall'Hepatitis C
virus (HCV).[1] L'infezione spesso asintomatica ma la sua cronicizzazione pu condurre alla cicatrizzazione del
fegato e, infine, alla cirrosi, che risulta generalmente evidente dopo molti anni. In alcuni casi, la cirrosi porter a
sviluppare insufficienza epatica, cancro del fegato, varici esofagee e gastriche.[1]
L'HCV trasmesso principalmente per contatto diretto con il sangue infetto, spesso associato all'uso di droghe per
via endovenosa, presidi medici non sterilizzati e trasfusioni di sangue. Si stima che circa 130-170 milioni di
persone al mondo siano infettate dal virus dell'epatite C. L'esistenza dell'epatite C (in origine definita "epatite non A
non B") stata ipotizzata nel 1970 e confermata nel 1989. [2]
Il virus persiste nel fegato in circa l'85% delle persone infettate. Questa infezione persistente pu essere trattata
con i farmaci Interferone e Ribavirina che rappresentano l'attuale terapia standard. Complessivamente il 50-80%
dei pazienti trattati sono guariti. Coloro che sviluppano cirrosi o cancro del fegato possono necessitare di
un trapianto di fegato.[3] Nessun vaccino contro l'epatite C attualmente disponibile.
Storia [modifica]
A met degli anni 70, Harvey J. Alter, capo della sezione Malattie Infettive del Dipartimento di Medicina
Trasfusionale presso lo statunitense National Institutes of Health, insieme al suo team di ricerca, ha dimostrato
come la maggior parte dei casi di epatite post-trasfusionali non sono stati causati dal virus dell'epatite A o B.
Nonostante questa scoperta, gli sforzi di ricerca internazionali per identificare il virus, inizialmente chiamato epatite
non A non B (NANBH), non hanno avuto successo per pi di un decennio. Nel 1987, Michael Houghton, Qui-Lim
Choo, e George Kuo, dellaChiron Corporation, in collaborazione con il dottor D.W. Bradley del Centers for
Disease Control and Prevention (CDC), hanno utilizzato un nuovo approccio di clonazione molecolare per
identificare il microrganismo sconosciuto e sviluppare quindi un test diagnostico.[4]
Nel 1988, l'esistenza del virus stata confermata da Alter verificando la sua presenza in un una serie di campioni
NANBH. Nell'aprile 1989, la scoperta del virus HCV stata pubblicata in due articoli sulla rivista Science.[5][6] La
scoperta ha portato a significativi miglioramenti nella diagnosi e una migliore trattamento antivirale. [4] Nel 2000,
Alter e Houghton sono stati premiati con ilLasker Award for Clinical Medical Research per "lavoro pionieristico che
ha portato alla scoperta del virus che causa l'epatite C e lo sviluppo di metodi di screening che hanno ridotto il
rischio di trasfusione di sangue infetto da epatite negli Stati Uniti dal 30% nel 1970 quasi a zero nel 2000". [7]
Epidemiologia [modifica]
Si stima che le persone infette da epatite C nel mondo siano circa 130-170 milioni. [8] Si stima che HCV sia
responsabile del 27% delle cirrosi e del 25% degli epatocarcinomi nel mondo. [9] In Italia vi sono circa 1 milione di
persone infette con un'incidenza di 0,5 nuovi casi ogni 100.000 abitanti (nel 2004)[10], per fortuna in diminuzione
specie nei giovani, grazie alla maggiore attenzione alle pratiche di sterilizzazione, impiego di materiali monouso
inchirurgia e odontoiatria e al controllo delle trasfusioni. La coinfezione col virus HIV comune (circa il 25% dei
pazienti HIV positivi sono anche infetti da HCV).[11]
Attualmente sono disponibili test sierologici per rilevare l'infezione. Inoltre la PCR pu essere usata per individuare
il genotipo. Esistono 6 tipi di genotipo virale, divisi per area geografica. Il genotipo 1a il pi comune in Nord
America mentre in Europa e in Italia il pi diffuso il tipo 1b.
La prevalenza dell'epatite C alta in alcuni stati dell'Africa e dell'Asia.[12] Nazioni con alto tasso di infezioni
includono: Egitto (22%), Pakistan (4.8%) eCina (3.2%).[8] Si ritiene che l'alta prevalenza in Egitto sia dovuta alla
campagna di massa per la diagnosi di schistosomiasi in cui sono state utilizzatesiringhe di vetro sterilizzate
impropriamente.[9]
Virologia [modifica]
Il virus dell'epatite C (HCV) un virus dal diametro di 55-65 nm dotato di un pericapside a composizione
prevalentemente lipidica e di un capside icosaedrico contenente una doppia molecola di RNA a filamento singolo
con polarit positiva, lungo 9.100 nucleotidi.[3] Si tratta di un appartenente
al genere hepacivirus nellafamiglia Flaviviridae.[13] Vi sono sette principali genotipi di HCV, che sono indicati
numericamente da 1 a 7.[14] Negli Stati Uniti, circa il 70% dei casi sono relativi al genotipo 1, il 20% dal genotipo 2
e circa l'1% in ciascuno degli altri genotipi. [15] Il genotipo 1 anche il pi comune in Sud America e in Europa.[3]
Trasmissione [modifica]
Nel mondo sviluppato, la via di trasmissione principale del virus legata all'uso di droghe per via endovenosa,
mentre nei paesi in via di sviluppo le cause maggiori sono le trasfusioni di sangue non sicure e le procedure
mediche.[16] Nel 20% dei casi, la causa di trasmissione, rimane comunque sconosciuta; [17] tuttavia si ritiene che
molte di esse siano comunque legate alle iniezioni di droghe. [18]
Dei 77 paesi esaminati, 25 (inclusi gliStati Uniti) hanno evidenziato una prevalenza tra il 60% e l'80% di epatite
C nella popolazione facente uso di droghe per via endovenosa [20][19] e in dodici si sono registrati tassi superiori
all'80%.[20] Si ritiene che dieci milioni di consumatori di droga per via iniettiva siano infetti da epatite C: Cina (1,6
milioni), Stati Uniti (1,5 milioni) e Russia (1,3 milioni) hanno i tassi assoluti pi alti.[20] La presenza di epatite C tra i
detenuti negli Stati Uniti da dieci a 20 volte superiore a quella riscontrabile nella popolazione generale, questo
stato attribuito a comportamenti ad alto rischio che avvengono nelle carceri come le iniezioni di droga
e tatuaggi con attrezzature non sterili.[21][22]
Piercings [modifica]
Al tatuaggio associato un rischio da due a tre volte maggiore di contrarre l'epatite C. [28] Questo pu essere
dovuto a uso di apparecchiature impropriamente sterilizzate o dalla contaminazione dei coloranti utilizzati. [28] I
tatuaggi o piercing eseguiti prima met degli anni 1980, o in strutture non professionali destano maggior
preoccupazione, poich le tecniche di sterelit in tali contesti possono essere mancate. Il rischio sembra essere
maggiore i tatuaggi pi grandi.[28] Si stima che quasi la met dei detenuti abbiano utilizzato attrezzature per
tatuaggi non sterilizzati.[28] Nelle strutture autorizzate comunque raro poter contrarre un'infezione da HCV.[29]
Un'appropriata cautela deve essere assunta in qualsiasi condizione medica che comporti perdita di sangue.
[31]
L'HCV non si diffonde attraverso il contatto casuale, come ad esempio abbracci, baci, o con la condivisione di
utensili da cucina.[31]
e se questi sono anche forti consumatori di alcool, il rischio diventa 100 volte maggiore.[36] L'epatite C la causa
del 27% dei casi di cirrosi e il 25% di carcinoma epatocellulare in tutto il mondo. [9]
La cirrosi epatica pu condurre a ipertensione portale, ascite (accumulo di liquido nell'addome), ecchimosi o
sanguinamento,varici (vene dilatate, soprattutto nello stomaco ed esofago), ittero, e una sindrome da deficit
cognitivo conosciuta comeencefalopatia epatica. Si tratta di una causa comune per richiedere un trapianto di
fegato.[37]
Diagnosi [modifica]
Ci sono una serie di test diagnostici per l'epatite C tra:. il test ELISA, il test Western blot e la verifica della
presenza di RNA del virus tramite reazione a catena della polimerasi (PCR)[15] L'RNA del virus pu essere rilevato
tramite PCR tipicamente da una a due settimane dopo l'infezione, mentre la formazione degli anticorpi pu
richiedere pi tempo e quindi inizialmente possono non essere rilevati. [37]
L'epatite C cronica definita come l'infezione da virus dell'epatite C persistente per pi di sei mesi, individuato in
base alla presenza del suo RNA.[35] Le infezioni croniche sono in genere asintomatiche durante i primi decenni [35] e
quindi viene pi frequentemente scoperte in seguito ad indagine effettuate dopo la rilevazione di elevati livelli
di enzimi epatici o nel corso di uno screening per individui ad alto rischio. Il test non in grado di distinguere tra
infezioni acute e croniche.[9]
Biopsia [modifica]
Biopsie epatiche vengono utilizzate per determinare il grado di danno epatico presente, tuttavia, la procedura
comporta dei rischi.[3] I cambiamenti tipici osservati sono i linfociti all'interno del parenchima epatico, i follicoli
linfoidi sulla triade portale e le modifiche ai dotti biliari.[3] Vi sono anche un certo numero di esami del
sangue disponibili per tentare di determinare il grado di fibrosi epatica e diminuire il bisogno di effettuare una
biopsia.[3]
Si ritiene che solo il 5-50% delle persone infettate negli Stati Uniti e in Canada diventano consapevoli della loro
situazione.[28] Il test raccomandato nei soggetti ad alto rischio, che comprendono quelli che hanno tatuaggi.[28] Lo
screening consigliato anche negli individui che presentano un aumento degli enzimi epatici, questa condizione
spesso l'unico segno di epatite cronica.[41] Lo screening di routine, tuttavia, non previsto negli Stati Uniti. [15]
Trattamento [modifica]
Il virus dell'epatite C porta ad una infezione cronica nel 50-80% delle persone che lo contraggono. Circa il 40-80%
di questi vengono trattate.[42][43] In rari casi, l'infezione pu scomparire senza alcun trattamento.[18] Ai pazienti affetti
da epatite C cronica, si consiglia di evitare l'assunzione di alcool e di farmaci tossici per il fegato.[15] Si raccomanda
inoltre la vaccinazione per l'epatite A e l'epatite B.[15] Ecografie di sorveglianza per il carcinoma epatocellulare sono
raccomandate nei pazienti che sviluppano cirrosi.[15]
Prognosi [modifica]
Le risposte al trattamento variano in base al genotipo del virus. Nel 40-50% delle persone con HCV di genotipo 1,
la risposta avviene dopo 48 settimane di trattamento. [3] In quelle con genotipo 2 e 3 la risposta invece dopo 24
settimane dall'inzio della cura per il 70-80% di esse, mentre per il genotipo 4 la risposta avviene nel 65% dei
pazienti a 48 settimane.[3] Per la risposta alla terapia nei pazienti affetti da virus con genotipo 6, non si hanno
ancora dei dati certi, ma sembra che si avvicini alle tempistiche valide per i pazienti colpiti dal genotipo 1. [52]
Prevenzione [modifica]
Fino al 2012, non ancora disponibile un vaccino a protezione del virus dell'epatite C. Tuttavia alcuni sono in fase
di sviluppo e i primi risultati sono incoraggianti.[53] Una combinazione di strategie per la riduzione del rischio, come
l'utilizzo di aghi e siringhe nuove, hanno fatto diminuire il rischio di trasmissione di epatite C del 75% nei
tossicodipendenti per via iniettiva.[54] Lo screening deidonatori di sangue fondamentale e aderisce alle
precauzioni universali suggerite alle strutture sanitarie.[13] Nei paesi in cui c' un insufficiente apporto di siringhe
sterili, i farmaci dovrebbero essere somministrati per os piuttosto che con iniezioni.[9]
Influenza
L'influenza una malattia infettiva causata da virus RNA della famiglia degli Orthomyxoviridae. caratterizzata
da sintomi sistemici (febbre non sempre presente, malessere generale, cefalea e dolori osteomuscolari e
respiratori, tosse, faringodinia) comuni a molte altre malattie virali. L'esordio generalmente brusco e improvviso e
la febbre dura 3-4 giorni.
La causa eziologica dell'influenza, i virus della famiglia Orthomyxoviridae, venne scoperta per la prima volta
da Richard Schope nel 1931 nei maiali[12]. Questa scoperta venne seguita dall'isolamento del virus nell'uomo da un
gruppo di ricercatori guidato da Patrick Laidlaw al Medical Research Council in Inghilterra nel 1933[13]. Tuttavia,
solo quando nel 1935 Wendell Stanley per la prima volta studi il virus del mosaico del tabacco venne compresa
la natura non cellulare dei virus.
Microbiologia [modifica]
Alla famiglia Orthomyxoviridae appartengono tre tipi di virus influenzali: Influenzavirus A, Influenzavirus B,
e Influenzavirus C. Influenza A e C infettano diverse specie, mentre l'Influenza B quasi esclusivamente infetta
l'uomo[16].
I virus A e B presentano in superficie 2 glicoproteine:
Influenzavirus A [modifica]
I virus del tipo A sono i patogeni pi virulenti nell'uomo e causano le malattie pi gravi.
A seconda delle glicoproteine di superficie, il virus A si suddivide in sottotipi (o serotipi). Si conoscono 16 sottotipi
di emoagglutinina (da H1 a H16) e 9 sottotipi di neuraminidasi (da N1 a N9). Tutti i sottotipi sono stati ritrovati nelle
specie aviarie, mentre l'uomo e altri animali ospitano solo alcuni sottotipi: ci significa che sono gli uccelli i serbatoi
naturali del virus A. In particolare i volatili acquatici selvatici sono ospiti naturali per una grande variet di virus di
tipo A, che occasionalmente sono trasmessi alle altre specie e potrebbero essere la causa di focolai devastanti nel
pollame domestico oppure di pandemie nell'uomo[17].
Le pandemie del 1918-19 (spagnola, causata dal sottotipo H1N1), 1957-58 (asiatica, causata dal sottotipo H2N2)
e 1968-69 (Hong Kong, sottotipo H3N2) sono state effetto di un rimescolamento antigenico di virus aviari e umani,
ma la trasmissione di un virus aviario all'uomo pu causare una malattia grave anche senza rimescolamento (ad
es. il focolaio avvenuto nel 1997 a Hong Kong a causa del virus A/H5N1). Fortunatamente questo sottotipo non
riusc a rimescolarsi e ad acquisire la capacit di trasmettersi da uomo a uomo.
Altri sottotipi la cui presenza stata confermata nell'uomo sono:
Influenzavirus B [modifica]
Il virus dell'Influenza B quasi esclusivamente un patogeno umano ed meno comune dell'influenza A. I soli
animali conosciuti ad essere vulnerabili al virus B oltre all'uomo, sono i pinnipedi[19]Questo tipo di influenza muta
23 volte meno rapidamente del tipo A[20] e di conseguenza ha una minore diversit genetica, con un solo
serotipo[16]. A causa di questa scarsa diversit antigenica, normalmente si acquisisce un certo grado di immunit
all'influenza B. Tuttavia, l'influenza B muta abbastanza velocemente per impedire una immunit permanente [21]. Il
ridotto tasso di mutazione antigenica, combinata con una scarsa gamma di ospiti (che impedisce uno spostamento
antigenico tra specie diverse) assicura l'impossibilit di pandemie di influenza B [22].
Influenzavirus C [modifica]
L'influenza C infetta l'uomo e i suini e pu causare gravi malattie ed epidemie locali [23]. Tuttavia, l'influenza C
meno comune rispetto agli altri tipi e normalmente sembra causare solo disturbi non troppo gravi nei bambini [24][25].
Epidemiologia [modifica]
Sanit. Al NIC fa capo inoltre una rete di 15 laboratori, dislocati prevalentemente all'interno di strutture universitarie
e distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Il periodo di sorveglianza compreso tra la 42a settimana di ogni anno e la 17a dell'anno successivo, e i risultati
epidemiologici e virologici sono pubblicati settimanalmente sul sito del Ministero della Salute.
C' anche il progetto Influweb che utilizza l'attivit di volontari-utenti web per il monitoraggio dell'influenza in Italia.
virus non risulta proporzionale alla loro diversit genetica, cio al numero di nucleotidi dissimili fra le sequenze
nucleotidiche che codificano i loro antigeni. Infatti, mentre le mutazioni nelle sequenze nucleotidiche si
manifestano in modo casuale e regolare nel tempo, l'evoluzione antigenica risulta molto irregolare. In particolare
nel tempo si osserva una successione di clusters di ceppi tra di loro molto simili e dissimili da quelli contenuti negli
altri clusters. Quando un cluster si estingue, ne emerge uno nuovo che prende il suo posto.
Prevenzione [modifica]
La prevenzione pu essere maggiormente efficace se si osservano norme igieniche di base. Le persone che
contraggono l'influenza sono maggiormente contagiose tra il secondo e il terzo giorno dopo l'infezione, e
l'infettivit dura per circa 10 giorni[49]. Generalmente i bambini sono pi contagiosi degli adulti. [49][50]. La diffusa
credenza che l'influenza si collegata all'esposizione a temperature rigide, ovviamente sbagliata e priva di
fondamento scientifico.
La propagazione del virus avviene attraverso le particelle di aerosol e il contatto con superfici contaminate, quindi
importante persuadere le persone a coprirsi la bocca quando starnutiscono e lavarsi regolarmente le mani [51].
Nelle aree dove il virus pu essere presente sulle superfici pu essere raccomandabile la disinfezione delle
stesse[52]. L'Alcool un agente disinfettante efficace, mentre l'uso di ammoniaca quaternaria pu essere
combinata con l'alcool per incrementare la durata dell'azione disinfettante [53]. Negli ospedali i composti a base di
ammoniaca quaternaria e agenti a rilascio di alogeni come l'ipoclorito di sodio sono utilizzati per la disinfezione
delle stanze o degli arredi che sono stati utilizzati dai pazienti con sintomi influenzali. Durante le pandemie
passate, la chiusura di scuole, chiese e teatri rallent la diffusione del virus ma non ebbe un effetto significativo nel
numero totale dei decessi[54][55].
rivestimento esterno del virus). L'introduzione dei vaccini split e subunit ha permesso di azzerare gli effetti
collaterali del vaccino.
. inoltre possibile essere infettati appena prima della vaccinazione e ammalarsi con il ceppo che dovrebbe
essere prevenuto dal vaccino, poich quest'ultimo impiega circa due settimane per diventare efficace [29].
Trattamento [modifica]
I consigli generali sono il riposo, l'assunzione di liquidi, l'astinenza da bevande alcoliche e dal fumo. L'uso di
farmaci a base di paracetamolo pu essere utile per la febbre e i dolori muscolari associati con l'influenza. I
bambini e gli adolescenti con sintomi influenzali (in particolare la febbre) non dovrebbero
assumere aspirina durante l'infezione (specialmente con il tipo B), perch potrebbe causare la sindrome di Reye,
una patologia rara ma fatale del fegato[59]. Siccome l'influenza causata da un virus, gli antibiotici non hanno
effetto sull'infezione; a meno di non essere stati prescritti per la prevenzione delle infezioni secondarie, come la
polmonite batterica. I farmaci antivirali sono a volte efficaci, ma i virus possono sviluppare resistenze ai farmaci
antivirali standard.
Le due classi di antivirali utilizzati sono gli inibitori della neuraminidasi e gli inibitori M2. I primi sono preferiti nelle
infezioni da virus influenzali, mentre gli inibitori M2 sono stati raccomandati dal CDC durante la stagione
influenzale 2005-2006[60]
Inibitori M2 [modifica]
I farmaci antivirali amantadina e rimantadina sono progettati per bloccare il canale ionico virale e prevenire
l'infezione delle cellule da parte del virus. Questi farmaci sono a volte efficaci contro l'influenza A se sono stati
somministrati in tempo, ma sono sempre inefficaci contro l'influenza B [62]. La resistenza all'amantadina e alla
rimantadina in America dell'H3N2 incrementata al 91% nel 2005[65].