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Leruzione del 79

Ziem a Miseno,
accumannava flotta e lligione,
chill iurno che mammem
avvistaie nu nuvolone,
grusso comm a muntagna
comm a nrvaro e pigne,
sallargava co e ranfe,
o mare nu ciardino.
Enzo Avitabile Quann o Vesuvio

Si affretta col donde gli altri fuggono e punta la rotta ed il timone proprio nel cuore del pericolo, cos immune dalla paura
da dettare e da annotare tutte le evoluzioni e tutte le configurazioni di quel cataclisma, come riusciva a coglierle successivamente con lo sguardo.
Prima Lettera di Plinio il Giovane a Tacito

Una notte, improvvisamente, il Vesuvio erutt. Era il 79, ed era estate.


Da una barca, al largo di Stabia, il vulcanologo guardava la nube di pietre risalire
dal cratere ed espandersi in cielo. Non aveva buttato lancora e la barca era in balia
della corrente.
Poche ore prima, il Vesuvio aveva rotto la sua crosta di lava con unesplosione assordante che aveva fatto tremare finanche il mare. Subito dopo, un fungo grigio aveva cominciato a innalzarsi dal cratere una colonna eruttiva che sembrava fosse
sospinta dal centro della Terra. Il vulcanologo era corso al porto, e aveva preso il largo dal Golfo di Pozzuoli per osservare leruzione da vicino: avrebbe documentato un
avvenimento unico. Gi al largo di Nisida, la cenere in sospensione aveva cominciato
ad accumularsi sullo scafo,
Solo traversando il golfo si era reso conto di cosa stesse realmente avvenendo.
Ora, a bordo di una piccola barca, di fronte allimponente montagna di lava in eruzione, il vulcanologo tremava; era il flagello pi grande che si potesse immaginare:
era la fine del mondo.
Dun tratto sent il tonfo di alcune pietre che caddero in acqua, non lontano dallo
scafo; si affacci a guardare: il mare era coperto da un tappeto di pomici. Si chiese
se fosse ancora prudente restare l. Il Vesuvio era entrato nella fase parossistica, tra
qualche ora la nube sarebbe collassata al suolo in una valanga incandescente: la nube ardente, portatrice di morte, capace di camminare sul mare. La direzione verso
cui la valanga si sarebbe scatenata era funzione del vento che stava spirando in quel
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momento: Maestrale, constat il vulcanologo. Se il vento non fosse cambiato, si sarebbe dovuto allontanare al pi presto - altrimenti il Vesuvio lo avrebbe spazzato via
come una formica.
Nelloscurit, percep la presenza di altre barche, non lontane dalla sua: si sentivano i canti e le preghiere della povera gente che aveva cercato la salvezza in mare.
Il vulcanologo pens alle persone che non erano riuscite a fuggire: in che mdo avrebbero trascorso il tempo in attesa che la morte gli piombasse addosso dal cielo?
Dio stava per scaraventare la sua ira sulle loro teste, e lui, miserabile, era in prima fila a osservare lo spettacolo.
Decise di avvicinarsi ai paesi vesuviani - magari approdando sarebbe riuscito a
trarre in salvo qualcuno -, ma non lontano dalla terraferma vide le coste franare, e si
accorse che il mare, lentamente, si stava ritirando - fuggiva anche lui, terrorizzato
dalla collera del vulcano.
Alle prime luci dellalba, la nube smise di sollevarsi. A forma di un pino, ora ramificava in cielo, e incombeva sulla sua testa. Saette incendiavano la nuvola, e la lava
fioccava intorno al cratere tingendo il mare dun rame funereo. Laria divenne cos
densa di gas sulfurei che il vulcanologo respirava a fatica.
Le pietre cominciarono a cadere pi intensamente, le altre barche presero il largo
dal buio arrivarono le grida terrorizzate dei marinai. La sua barca era ormai lunica
al largo del porto di Stabia, ma il vulcanologo, bagnato da una pioggia di fuoco e cenere, era come incantato.
Una motovedetta della Guardia Costiera si avvicin a lui a tutta velocit. Con un
megafono gli intimarono di allontanarsi. La zona di sicurezza era parecchie miglia pi
a largo. Sei pazzo a restare qui? Vai verso Capri, gli urlarono. Il vulcanologo accese
il motore e fece finta di tirare su lancora. Intanto la telecamera riprendeva
leruzione, e contemporaneamente trasmetteva le immagini in mondovisione. La
motovedetta si allontan per allertare altri imprudenti.
Allora lui fece rotta verso il vulcano.
Navigava sul mare rosso sotto una grandine di lapilli, mentre di fronte a lui aveva
luogo lapocalisse. Quando fu a poche centinaia di metri dalla costa, la nube collass
al suolo, e mentre il flusso piroclastico si propagava sulle pendici sud-orientali del
Vesuvio distruggendo Boscotrecase, Torre Annunziata, Pompei e Castellammare di
Stabia, il vulcanologo rinneg la sua scienza inesatta: non era riuscito a prevedere
in tempo leruzione, come aveva supposto di poter fare con il monitoraggio: il Vesuvio si era svegliato bruscamente, senza concedere i segnali premonitori che lui,
lesperto, dava per certi.
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La sua barca avanzava verso linferno. Il vulcanologo continuava a trasmettere


leruzione; aveva deciso di non fermarsi.
Anche solo pensare a una simile coincidenza sarebbe stato ridicolo: che il Vesuvio
potesse eruttare esattamente duemila anni dopo la storica eruzione di Pompei. Se
nel 2079 dovremo preoccuparci maggiormente? Bazzecole! Il Vesuvio non sa neppure cosa sia un calendario, il tempo una nostra invenzione, si ricord di aver liquidato cos, qualche mese prima, un ingenuo giornalista.
Il vulcanologo guard la nube ardente che ormai avanzava sul mare, verso la sua
barca, e pens che la natura, pur non conoscendo la matematica, pu essere a volte
spietatamente beffarda.

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