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Analisi complessa

Vieri Benci
November 16, 2006
Contents
1 Funzioni olomorfe 2
2 Forme dierenziali a valori complessi 6
3 I teoremi di Cauchy 10
4 Il teorema fondamentale dell Algebra. 13
5 Serie di potenze 15
6 Funzioni analitiche 17
7 Serie di Laurent 20
8 Zeri e poli 23
9 Calcolo dei residui 25
La teoria delle funzioni di variabile complessa - cio`e lanalisi complessa -
`e certamente una delle pi` u belle branche dell analisi sia per leleganza delle
sue dimostrazioni che per la sorprendente armonia dei suoi teoremi. Essa ha
avuto origine dalle ricerche di Agostino Luigi Cauchy (matematico ormai ben
noto agli studenti arrivati a questo punto del corso). Comunque `e interessante
osservare che molti dei risultati di Cauchy erano gi`a stati scoperti da Carlo Fed-
erico Gauss, il quale per aveva deciso di tenerseli per s`e e non aveva pubblicato
nulla. Solo molti anni dopo la morte di Gauss, quando si sono ritrovati i quadeni
con i suoi appunti, si `e appreso che questo vecchio curioso aveva gi`a scoperto un
sacco di cose senza condividere le sue scoperte con il resto dell umanit`a. Nonos-
tante che lanalisi complessa abbia bisogno di concetti pi` u sosticati dellanalisi
reale, quali lintegrazione su curve etc. in un certo senso `e molto pi` u sem-
plice di questultima; per esempio, se una funzione `e derivabile una volta, lo `e
innite volte; inoltre ogni funzione di variabile complessa derivabile ammette
uno sviluppo in serie di potenze etc. Inoltre lanalisi complessa ha enormi appli-
cazioni alle scienze empiriche: anche questa in un certo senso `e unaltra sorpresa.
1
Infatti un numero complesso sembra essere una costruzione articiale nata pi` u
per una esigenza interna alla matematica che per ragioni siche. Invece, con-
trariamente alle aspettative, gli eleganti teoremi dellanalisi complessa possono
essere applicati alla soluzione di problemi reali in moltissime situazioni, anche
diverse tra di loro. Quasi subito i sici ed i matematici si sono resi conto che
con un numero complesso si pu`o rappresentare in un unico oggetto matematico
sia lampiezza che la fase di una corrente elettrica alternata: e questo fatto `e
di importanza fondamentale nellingegneria elettrica ed elettronica. Lanalisi
complesse si `e anche rivelata utile nello studio dell equazione di Laplace e delle
funzioni armoniche in dimensione due, ed ha giocato un ruolo fondamentale nei
primimi sviluppi di questa teoria. Ricordiamo che lequazione di Laplace (nata
dallastronomia) `e essenziale nella uidodinamica, nellelettrostatica e direi in
quasi tutti i campi della sica matematica. Unapplicazione elementare dell
analisi complessa si ha nel calcolo dgli integrali deniti (anche reali!) grazie al
teorema dei residui di Cauchy, e di conseguenza `e utile nel calcolo delle trasfor-
mate di Fourier e di Laplace. Anche ai livelli della matematica e della sica
pi` u avanzati, lanalisi complessa si rivela una strumento utile; infatti qualora
si abbiano oggetti matematici (funzioni, campi vettoriali, operatori etc.) che
dipendono in maniera analitica da un parametro reale possono essere estesi
per ogni C, e lo studio di questa estensione fornisce importanti informazioni
qualitative sul problema in esame.
1 Funzioni olomorfe
Poich`e i numeri complessi formano un corpo completo i concetti fondamentali
dell analisi possono essere estesi senza sostanziali cambiamenti dal campo reale
a quello complesso. Abbiamo gi`a visto come si denisce il concetto di limite
e di serie. Abbiamo visto anche come si denisce la derivata di una funzione
: R C (per esempio (t) = e
it
). Vediamo adesso come si estende il concetto
di derivata di una funzione di variabile complessa.
Denition 1 Una funzione f : C, ( C aperto), si dice derivabile (in
senso complesso) in un punto z
0
, se esiste il limite
f

(z
0
) = lim
h0
f(z
0
+ h) f(z
0
)
h
.
Il numero f

(z
0
) si chiama derivata di f in z
0
. Se f `e derivabile in ogni punto
di , e f

(z) dipende con continuit da z, la funzione f si dice olomorfa (in ).


Per esempio, si vede immediatamente che la funzione
f(z) = z
2
olomorfa in C e si ha
f

(z) = 2z.
2
Se poniamo z = x + yi, ogni funzione di variabile complessa pu`o essere
considerata come funzione delle variabili reali x ed y; per esempio, se f(z) = z
2
,
si ha che
f(z) = f(x + yi) = x
2
y
2
+ 2xyi (1)
(talvolta, con abuso di notazione, scriveremo anche f(x, y) = f(x + iy)).
Inoltre si pu`o distinguere la parte reale e la parte immaginaria di una fun-
zione a valori complessi e scrivere
f(x, y) = u(x, y) + iv(x, y).
Per esempio, se f(x, y) `e la funzione (1),
u(x, y) = x
2
y
2
v(x, y) = 2xy
Poich`e C ha una struttura naturale di spazio ane di dimensione 2, le vari-
abili x ed y possono essere considerate come le coordinate x ed y relative al
sistema di riferimento {0, 1, i}. Inoltre si possono applicare tutti i concetti del
calcolo dierenziale per funzioni di pi` u variabili. Per esempio ha senso consid-
erare lo spazio C
1
() delle funzioni dotate di derivate parziali continue rispetto
ad x ed y ed il dierenziale di una tale funzione:
df =
f
x
dx +
f
y
dy (2)
Si osservi che
f
x
e
f
y
sono le derivate parziali di una funzione a valori in
C, e quindi sono esse stesse funzioni a valori in C.
Per esempio, se f `e la funzione (1),
df = (2x + 2yi) dx + (2y + 2ix) dy
Il seguente teorema enuncia una importante propriet`a delle le funzioni olo-
morfe:
Theorem 2 Una funzione f C
1
() `e olomorfa se e soltanto se
f
x
=
1
i
f
y
(3)
Inoltre, se f una funzione `e olomorfa
f

(z) = f
x
(x + iy) = u
x
(x, y) + iv
x
(x, y)
Dimostrazione. Poich`e f C
1
(), dal teorema del dierenziale, scegliendo
h = + i, si ha che
f(z + h) f(z) = df(z)[h] + o(h) =
3
= f
x
(z)dx[h] + f
y
(z)dy[h] + o(h)h = f
x
(z) + f
y
(z) + o(h).
Supponiamo adesso che f sia olomorfa. Si scelga h = ; allora, dalla denizione
di derivata si ha che
f

(z) = lim
0
f(z + ) f(z
0
)

= lim
0
f
x
(z) + o()

= f
x
(z);
scegliendo h = i, si ottiene
f

(z) = lim
0
f(z + i) f(z)
i
= lim
0
f
y
(z) + o()
i
=
1
i
f
y
(z);
e quindi segue la (3).
Supponiamo adesso che f soddis la (3); allora
lim
h0
f(z + h) f(z)
h
= lim
h0
df(z)[h] + h
h
=
= lim
h0
f
x
(z) + f
y
(z) + o(h)
h
=
(usando la (3))
= lim
h0
f
x
(z) + if
x
(z) + o(h)
h
=
= lim
h0
f
x
(z)h + o(h)
h
= f
x
(z).
Dunque, la funzione f risulta derivabile e quindi, in virt` u della continuit`a di f
x
,
olomorfa.
Le (3) si chiamano condizioni di Cauchy-Riemann o condizioni di olomor-
a. Se consideriamo la parte reale e la parte immaginaria della funzione f, le
condizioni di Cauchy-Riemann assumono la seguente forma
_
_
_
u
x
(x, y) = v
y
(x, y)
u
y
(x, y) = v
x
(x, y)
(4)
Da questa formula si ricava facilmente il seguente teorema:
Theorem 3 La parte reale u(x, y) e la parte immaginaria v(x, y) di una fun-
zione olomorfa sono funzioni armoniche.
Dimostrazione. Supponiamo per il momento che u e v siano derivabili almeno
due volte (in seguito proveremo che lo sono innite volte). Derivando la prima
delle (4) rispetto ad x e la seconda rispetto ad y si ha
_
_
_
u
xx
(x, y) = v
xy
(x, y)
u
yy
(x, y) = v
xy
(x, y)
4
e quindi
u
xx
(x, y) = u
yy
(x, y).
Analogamente si ragiona con v(x, y).
Vediamo alcuni esempi. Si consideri la funzione
f(x, y) = x
2
+ y
2
+ 2ixy
Vediamo se `e olomorfa; si ha
f
x
(x, y) = 2x + 2iy
1
i
f
y
(x, y) = 2iy + 2x
Poich`e
f
x
(x, y) =
1
i
f
y
(x, y),
f non `e olomorfa. Si consideri adesso la funzione
f(x, y) = sinxcoshy + i cos xsinhy
Verichiamo le (3):
f
x
(x, y) = cos xcoshy i sinxsinhy
1
i
f
y
(x, y) = i sinxsinhy + cos xcoshy
Poich`e
f
x
(x, y) =
1
i
f
y
(x, y),
f `e olomorfa e
f

(z) = cos xcoshy i sinxsinhy


Consideriamo adesso la funzione esponenziale nel campo complesso:
e
z
= e
x
(cos y + i siny) ;
Si ha

x
e
x+iy
= e
x
(cos y + i siny) = e
z
;
1
i

y
e
x+iy
=
1
i
e
x
(siny + i cos y) = e
z
.
Dunque e
z
`e olomorfa e
d
dz
e
z
= e
z
.
Poich`e la derivazione nel campo complesso `e formalmente analoga alla derivazione
di funzioni nel campo reale, le regole formali di derivazione che valgono per le
5
funzioni di variabile reale restano valide. Per esempio se f e g sono derivabili,
anche f g lo e si ha che
Df(g(z)) = f

(g(z))g

(z).
Come esempio, lo studente verichi che
d
dz
1
(c z)
n
= n
1
(c z)
n+1
ove c `e un qualsiasi numero complesso.
2 Forme dierenziali a valori complessi
Si consideri la forma dierenziale
f(z) dz
ove dz = dx + idy `e il dierenziale della funzione z = x + iy. Si osservi che
questa forma dierenziale assume valori complessi, ma, sempre in virt` u della
buona struttura dellinsieme dei numeri complessi, si pu`o ragionare come con
le forme a valori reali. In realt`a, si potrebbe sempre scindere la nostra forma
dierenziale nella sua parte reale e immaginaria e ragionare su ognuna di esse
indipendentemente:
f(z)dz = f(z)dx + if(z)dy =
= [u(x, y) + iv(x, y)] dx + i [u(x, y) + iv(x, y)] dy =
= [u(x, y)dx v(x, y)dy] + i [v(x, y)dx + u(x, y)dy] .
Ricordando il signicato geometrico dell integrale di una 1- forma, se
: [a, b] C
`e una curva regolare e
+
il suo supporto orientato da dt, si ha che
_

+
f(z)dz =
_
b
a
f((t)) (t) dt.
In pratica, se
(t) = x(t) + iy(t), t [a, b],
per calcolare il nostro integrale si usa la seguente formula:
_

+
f(z)dz =
_
b
a
f(x(t) + iy(t)) [ x(t) + i y(t)] dt.
Vediamo un esempio. Si calcoli
_

+
z
2
dz
6
ove
+
`e il supporto della curva (t) = t
2
+ it, t [0, 1]. Per quanto detto si
ha:
_

+
z
2
dz =
_
1
0
_
t
2
+ it
_
2
[2t + i] dt =
_
1
0
_
2t
5
4t
4
_
dt + i
_
1
0
(5t
4
t
2
) dt =
2
3
+
2
3
i.
Theorem 4 Data una funzione f C
1
() le tre asserzioni sono equivalenti:
(i) f olomorfa;
(ii) la forma dierenziale f(z)dz `e chiusa.
(iii) df(z) = f

(z)dz.
Dimostrazione. (i) (ii). Si ha:
d (f(z)dz) = d (f(z)dx + if(z)dy) =
= f
y
(z) dy dx + if
x
(z) dx dy =
= (if
x
(z) f
y
(z)) dx dy.
Dunque f(z)dz `e chiusa se e soltanto se if(z) f(z) = 0. La conclusione
dunque segue dal teorema 2.
(i) (iii). Ricordando il teorema 2, si ha:
df = f
x
(z)dx + f
y
(z)dy =
= f
x
(z)dx + if
x
(z)dy = f
x
(z)dz = f

(z)dz.
(iii) (ii). Poich`e
d (f(z)dz) = f

(z) dz dz = 0
f `e chiusa.
Si osservi che la forma f(z)dz in generale `e chiusa ma non `e esatta; per
esempio, la funzione
1
z
`e olomorfa nel suo dominio di denizione = C\{0},
ma la forma non `e esatta; infatti, se
+
denota il supporto della curva (t) =
e
it
, t [0, 2],
_

+
1
z
dz =
_
2
0
ie
it
e
it
dt = i
_
2
0
dt = 2i = 0.
Naturalmente, se il dominio ove f `e denita `e semplicemente connesso,
allora, f `e olomorfa se e soltanto se f(z)dz `e esatta. Con queste considerazioni
in mente, risulta facile provare il seguente teorema.
7
Theorem 5 Sia f una funzione olomorfa denita in un aperto semplicemente
connesso; allora essa ammette una primitiva (cio`e una funzione olomorfa F tale
che F

= f). Inoltre se `e conesso, tutte le primitive sono date dalla formula


F(z) = c +
_
(z
0
,z)
f(w) dw (5)
al variare di c in C ed ove (z
0
, z) `e una curva orientata che congiunge il punto
z
0
scelto arbitrariamente in col punto z.
Dimostrazione. In virt` u del teorema 4, f(z)dz `e una forma chiusa, dunque,
se `e semplicemente connesso, per il corollario ??, essa `e esatta e, per il teorema
??, `e una primitiva data dalla formula (5). Poich`e dF = f(z)dx+if(z)dy, segue
che
F
x
(z) = f(z)
1
i
F
y
(z) =
1
i
(if(z)) = f(z)
e quindi, in virt` u del teorema (2), F `e olomorfa e
F

(z) = F
x
(z) = f(z).
Naturalmente, il fatto che sia semplicemente connesso `e una condizione
suciente ma non necessaria anch`e una funzione olomorfa ammetta una prim-
itiva. Per esempio, funzione
1
z
2
`e denita nel dominio C\{0} che non `e semplicemente connesso, ma ammette
la primitiva

1
z
Unaltra conseguenza del teorema 5 `e la generalizzazione al campo complesso
del teorema fondamentale del calcolo integrale.
Corollary 6 Sia data una funzione olomorfa f : C, e supponiamo che
abbia una primitiva F. Allora, data una curva orientata (z
0
, z
1
) congiungente
i punti z
0
e z
1
, si ha
(2-3)
_
(z
0
,z
1
)
f(z)dz = F(z
1
) F(z
0
) (6)
Dimostrazione. E una conseguenza immediata del teorema 5 e dellultima
parte del teorema ??.
8
Se f(z)dz non `e esatta, lintegrale (6) pu`o dipendere dalla curva . Per
esempio si consderino i due integrali
_

+
1
1
z
dz e
_

+
2
1
z
dz
ove

1
(t) = e
it
e

2
(t) = e
it
con t [0, ]. In questo caso si ha
_

+
1
1
z
dz =
_

0
1
e
it
ie
it
dt = i
e
_

+
2
1
z
dz =
_

0
1
e
it
(ie
it
)dt = i
Questo esempio spiega anche come mai nel campo complesso il logaritmo
non pu`o essere denito come funzione olomorfa univoca. Infatti, se, similmente
a come abbiamo fatto nel caso reale si pone
log(z) =
_
(1,z)
1
w
dw
(ove (1, z) `e una curva orientata in C\{0} che congiunge il punto 1 col punto
z), il valore di log z dipende dalla curva scelta. In questo modo si ottiene un
risultato consistente col fatto che lequazione
e
w
= z
ha innite soluzioni w C: infatti al variare di (1, z) tra le curve che congiun-
gono il punto 1 col punto z, si ottengono tutte le soluzioni di questa equazione;
ma `e facile vedere che esistono innite curve di questo tipo che non sono
omologhe tra di loro.
Si osservi inne, che se le curve
+
1
e
+
2
sono tali che la curva chiusa
+
1

2
`e omologicamente banale in (cio`e non racchiude punti di C\), i due integrali
_

+
1
f(z) dz e
_

+
2
f(z) dz
assumono lo stesso valore. Pertanto, se c`e da calcolare unintegrale, conviene
scegliere la curva che rende i calcoli pi` u agevoli.
Il teorema 4 ha un altra conseguenza immediata. Sia data una funzione
olomorfa f, e supponiamo che
f

C
1
(). (7)
Allora f

`e olomorfa. Infatti, per il teorema 4, (i)(iii), f

(z)dz = df(z);
dunque f

(z)dz `e una forma esatta e quindi chiusa. Pertanto, usando nuova-


mente il teorema 4, (ii)(i), f

risulta olomorfa. Vedremo in seguito (Corollario


9) che non `e necessario supporre la (7), infatti essa `e sempre vericata.
9
3 I teoremi di Cauchy
Il teorema 4 ha altre importanti conseguenze:
Theorem 7 (Primo teorema di Cauchy). Sia data una funzione
f : D C, (D C);
allora f `e olomorfa se e soltanto se, per ogni aperto limitato con D,
avente frontiera regolare, si ha che
_

+
f(z)dz = 0.
Dimostrazione. Se f `e olomorfa, allora, per il teorema di Cartan, ed il
teorema 4,
_

+
f(z)dz =
_

+
d (f(z)dz) = 0.
Viceversa, se
_

+
f(z)dz = 0
per ogni aperto D, dal teorema ??, segue che f(z)dz, ristretta ad ogni
dominio semplicemente connesso `e esatta; quindi `e chiusa ed il teorema 4 ci da
la conclusione.
Theorem 8 (Secondo teorema di Cauchy o formula integrale di Cauchy). Sia
( D) unaperto limitato con frontiera regolare e sia f una funzione olo-
morfa denita in D; allora, se z ,
f(z) =
1
2i
_

+
f(w)
w z
dw
Dimostrazione. Si ponga
B

= {w C | |w z| < }
e si prenda cos` piccolo in modo che B

. Allora per il teorema di Cauchy


7, applicato alla funzione
f(w)
w z
,
la quale risulta olomorfa in un intorno di \B

, si ha
_
(\B

)
+
f(w)
w z
dw = 0.
Ma
(\B

)
+
=
+
B

,
10
da cui si ricava che
_

+
f(w)
w z
dw +
_
B

f(w)
w z
dw = 0.
da cui segue
_
B
+

f(w)
w z
dw =
_

+
f(w)
w z
dw (8)
Adesso vogliamo stimare il primo integrale; si consideri la parametrizzazione
di B
+

data da
w = (t) = z + e
it
, t (0, 2).
Allora si ha
_
B
+

f(w)
w z
dw =
_
B
+

f(z + e
it
)
z + e
it
z
ie
it
dt = i
_
2
0
f(z + e
it
) dt.
La formula precedente risulta valida per ogni sucientemente piccolo e
quindi possiamo prendere una successione
n
0; allora si ha che
f(z +
n
e
it
) = f(z) +
n
(t) con
n
(t) =
_
_
f(z +
n
e
it
) f(z)
_
_
0.
Dunque,
_
B
+

n
f(w)
w z
dw = i
_
2
0
[f(z) +
n
(t)] dt =
if(z)
_
2
0
dt + i
_
2
0

n
(t) dt = 2if(z) +
n
.
Da questa formula e dalla (8), segue che
2if(z) +
n
=
_

+
f(w)
w z
dw
Poich`e
|
n
| =

i
_
2
0

n
(t) dt

2
n
(t) 0
prendendo il limitr per n si ha la conclusione.
Il teorema 8 ha una importantissima conseguenza immediata.
Corollary 9 Se f e una funzione olomorfa in D, allora essa ammette le derivate
di ogni ordine date dalla seguente formula:
f
(n)
(z) =
n!
2i
_

+
f(w)
(w z)
n+1
dw
ove z , un qualunque aperto di D.
Inoltre esse sono tutte funzioni olomorfe.
11
Dimostrazione. Per dimostrare questo teorema, basta calcolare le derivate
di f:
f

(z) =
1
2i
d
dz
_

+
f(w)
w z
dw =
=
1
2i
_

z
f(w)
w z
dw =
1
2i
_

+
f(w)
(w z)
2
dw.
f(z) =
1
2i
_

z
f(w)
(w z)
2
dw =
2!
2i
_

+
f(w)
(w z)
3
dw.
....................................
f
(n)
(z) =
(n 1)!
2i
_

z
f(w)
(w z)
n
dw =
n!
2i
_

+
f(w)
(w z)
n+1
dw.
Inoltre, per ogni n N, f
(n)
(z) `e olomorfa in quanto ammette la derivata
nel senso complesso.
Si osservi la strabiliante dierenza tra le funzioni derivabili di variabile reale
e di variabile complessa. Nel caso reale una funzione pu`o essere derivabile con
continuit`a un numero n arbitrario di volte e pu`o non avere la derivata (n + 1)-
esima; nel campo complesso, se una funzione derivabile con continuit`a una volta,
allora lo `e innite volte.
Denition 10 Sia data una funzione olomorfa f denita in \{z
0
} (ove
C `e un aperto e z
0
); si dice residuo di f in z
0
il numero
Res(z
0
, f) =
1
2i
_
B
+

(z
0
)
f(w)
w z
0
dw
ove B
+

(z
0
) denota la palla di raggio e di centro z
0
, ed `e un numero abbastanza
piccolo in modo che B

(z
0
)
Si osservi che il valore del residuo non dipende dal numero scelto; infatti,
due qualunque curve chiuse B
+

1
(z
0
) e B
+

2
(z
0
) sono omologhe in \{z
0
} e la
forma f(w)dw `e chiusa.
Theorem 11 (dei residui di Cauchy). Sia data una funzione olomorfa f denita
in D\{z
1
, ....., z
n
} e sia un aperto limitato con frontiera regolare tale che
{z
1
, ....., z
n
} e D
allora vale la seguente formula:
_

+
f(z) dz = 2i
n

k=1
Res(z
k
, f)
12
Dimostrazione. Si ponga
= \
n
_
k=1
B

(z
k
).
ove `e cosi piccolo in modo che
B

(z
k
) B

(z
j
) = per k = j
B

(z
k
) per ogni k
Allora per il teorema 8 si ha:
_

+
f(z) dz = 0.
Poich`e
=
+

n
_
k=1
B

(z
k
)
dalla formula precedente, si ottiene
_

+
f(z) dz +
n

k=1
_
B

(z
k
)
f(z) dz = 0;
da questa formula e dalla denizione di residuo, si ha che
_

+
f(z) dz =
n

k=1
_
B
+

(z
k
)
f(z) dz = 2i
n

k=1
Res(z
k
, f).
Una applicazione interessante del teorema dei residui si ha nel calcolo degli
integrali qualora si trovi una maniera semplice di calcolare il valore dei residui
stessi. Questo si potr`a fare in seguito quando avremo studiato la teoria delle
singolarit`a delle funzioni olomorfe.
4 Il teorema fondamentale dell Algebra.
Una delle applicazioni pi` u belle dellanalisi complessa `e una elegante dimostrazione
del teorema fondamentale dell Algebra. Essa deriva dal teorema di Liouville
che presenteremo adesso.
Si consideri la funzione seno nel campo complesso:
sinz =
e
iz
e
iz
2i
.
Nel campo reale la funzione seno `e limitata, ma nel campo complesso non
lo `e; infatti, basta prendere z = i (ove `e un numero illimitato). Ci si pu`o
chiedere se questa una curiosit`a della funzione seno oppure un fatto pi` u profondo
che riguarda tutte le funzioni olomorfe. A questa domanda risponde il teorema
di Liouville.
13
Theorem 12 (di Liouville) Sia data una funzione olomorfa denita su tutto
C. Allora essa `e limitata se e solamente se `e una costante.
Dimostrazione. Ovviamente, se f `e una costante `e limitata. Proviamo
limplicazione inversa. Dal corollario 9, si ha che
f

(z) =
1
2i
_
B
+
R
(z)
f(w)
(w z)
2
dw
ove B
R
(z) una palla di centro z e di raggio R. Scegliendo per B
+
R
(z) la
parametrizzazione
(t) = z + Re
it
, t (0, 2),
si ha che
f

(z) =
1
2i
_
2
0
f(z + Re
it
)
(z + Re
it
z)
2
iRe
it
dt =
=
1
2
_
2
0
f(z + Re
it
)
R
2
e
2it
Re
it
dt =
=
1
2R
_
2
0
f(z + Re
it
) e
it
dt.
da cui segue che
|f

(z)| =
1
2R

_
2
0
f(z + Re
it
) e
it
dt


=
1
2R
_
2
0

f(z + Re
it
)

dt.
e poich`e, f `e limitata, esiste un numero M, tale che,
z C, |f(z)| M;
dunque
|f

(z)|
1
2R
_
2
0
M dt =
M
R
e poich`e questa relazione `evera per ogni R seguue che |f

(z)| = 0. Data
larbitrariet`a di z, f

(z) `e identicamente nulla e la conclusione segue dai teoremi


4 (iii) e ??.
Theorem 13 (Fondamentale dell Algebra) Sia P
n
(z) un polinomio di grado
n 1. Allora lequazione
P
n
(z) = 0
ha almeno una soluzione.
14
Dimostrazione. Si ragiona per assurdo e si suppone che
z C, P
n
(z) = 0.
Poich`e,
lim
z
|P
n
(z)| =
esite una palla di raggio R, al di fuori della quale |P
n
(z)| |P
n
(0)| e dunque
inf
zC
|P
n
(z)| = inf
zB
R
|P
n
(z)|
Per il teorema di Weierstrass inf
zB
R
|P
n
(z)| = min
zB
R
|P
n
(z)| e poich`e abbiamo
supposto P
n
(z) = 0, si ha che
inf
zC
|P
n
(z)| min
zB
R
|P
n
(z)| a > 0
La funzione
f(z) =
1
P
n
(z)
risulta olomorfa e denita in tutto C. Inoltre f `e limitata, infatti:
|f(z)| =
1
|P
n
(z)|

1
inf |P
n
(z)|

1
a
Ma allora per il teorema di Liouville, f risulta costante e questo fatto `e
assurdo in quanto P
n
(z) non lo `e dato che abbiamo supposto che il suo grado
sia maggiore di 0.
5 Serie di potenze
Weierstrass ha scoperto che la teoria delle funzioni olomorfe poteva essere svilup-
pata usando le serie di potenze. Si chiama serie di potenze una serie i cui termini
sono monomi, cio`e un espressione del tipo

k=0
a
k
(z z
0
)
k
(9)
Vale il seguente teorema
Theorem 14 Si ponga
1

= limsup
n
|a|
1
n
se
1

< +, e = 0 altrimenti. Inoltre, si ponga


B

(z) = {z C | |z z
0
| < }
15
Allora
(i) La serie (9) converge assolutamente ad una funzione f nel disco B

(z) e
non converge per ogni x al di fuori di B

(z)
(ii) Scelto un qualunque numero positivo R < , la serie (9) converge total-
mente ad f nel disco B
R
(z)
(iii) la funzione f `e olomorfa.
Dimostrazione. Iniziamo col dimostrare (ii).Dalla denizione di massimo
limite, si ha che, scelto un qualunque numero L >
1

, n tale che
n n, |a
n
|
1
n
L (10)
Adesso scegliamo
L
_
1

,
1
R
_
.
Allora, denotando con
B
R
(z
0
)
la norma della convergenza uniforme in
B
R
(z
0
), n n, si ha
a
n
(z z
0
)
n

B
R
(z
0
)
|a
n
| (z z
0
)
n

B
R
(z
0
)
L
n
R
n
= (LR)
n
Poich`e LR < 1, la serie

k= n
(LR)
k
risulta convergente, anche la serie

k=0
_
_
a
k
(z z
0
)
k
_
_
=
n1

k=0
_
_
a
k
(z z
0
)
k
_
_
+

k= n
_
_
a
k
(z z
0
)
k
_
_
`e convergente. Dunque (ii) dimostrato.
Proviamo adesso (i). La nostra serie converge per ogni z con |z z
0
| < ,
in quanto tale z B
R
(z
0
) per qualche R < . Dimostriamo che la serie non
converge se z / B

(z
0
).
Sia dunque z un punto tale che |z z
0
| = R > . Dalla denizione di
massimo limite, si ha che, comunque scelto un numero L con
1
R
< L <
1

,
esitono inniti n tali che
|a
n
|
1
n
L,
e quindi per tali n, dato che LR 1
|a
n
(z z
0
)
n
| L
n
R
n
= (LR)
n
1
Dunque, la nostra serie non converge in quanto ha inniti termini 1.
Resta da dimostrare (iii). Si prenda un aperto con B

(z
0
); poich`e la
serie (9) converge uniformemente a f in si ha:
_

+
f(z) dz =
_

+
_

k=0
a
k
(z z
0
)
k
_
dz =
16
=

k=0
__

+
a
k
(z z
0
)
k
dz
_
=

k=0
0 = 0.
Data larbitrariet`a di , la conclusione segue dal teorema 7(pag. 10).
Si osservi che il teorema 14 non aerma niente riguardo alla convergenza
della serie nei punti z B

(z
0
). In eetti in tali punti pu`o capitare sia che la
serie converga (ma non assolutamente), sia che diverga.
Se si considera una serie di potenze a valori reali,

k=0
a
k
(x x
0
)
k
ovviamente, essa converge nellintervallo (x
0
, x
0
+ ) = B

(x
0
) R ad una
funzione reale che `e la restrizione ai reali della funzione olomorfa

k=0
a
k
(z x
0
)
k
.
6 Funzioni analitiche
Data una funzione f denita in , ove `e un aperto di C, [risp. un aperto di
R], olomorfa in , [risp. derivabile innite volte in ], ed un punto z
0
, si
pu`o formalmente scrivere la serie di Taylor
f(z) =

n=0
1
n!
f
(n)
(z
0
) (z z
0
)
n
(11)
_
risp. f(x) =

n=0
1
n!
f
(n)
(x
0
) (x x
0
)
n
_
i cui cocienti sono dati dai coecienti dello sviluppo di Taylor.
Denition 15 Una funzione f : C [risp. R] ove `e un aperto di C,
[risp. di R], olomorfa in , (risp. derivabile innite volte in ), si dice ana-
litica se per ogni punto z
0
, [risp. x
0
], esiste un disco centrato in z
0
[risp. un intervallo centrato in x
0
] tale che la serie di Taylor di f converge
uniformemente ad f in questo disco [risp. intervallo].
Una funzione denita mediante una serie di potenze
f(z) =

n=0
a
n
(z z
0
)
n
(12)
_
risp. f(x) =

n=0
a
n
(x x
0
)
n
_
17
`e certamente analitica nel suo domonio di convergenza; infatti gli a
n
, a meno
del fattore n!, non sono altro che i coecienti del suo sviluppo di Taylor (come
si pu`o dedurre dal corollario 9):
f
(n)
(z
0
) = n! a
n
_
risp. f
(n)
(x
0
) = n! a
n
_
Nonostante la somiglianza formale tra il concetto di analicit`a reale e quella
complessa, ci sono notevoli dierenze. Da questo punto di vista le funzioni
olomorfe si comportano in maniera molto semplice come dimostra il seguente
teorema.
Theorem 16 Ogni funzione olomorfa `e analitica nel suo dominio di denizione.
Dimostrazione. Sia laperto ove f `e denita, sia z
0
un punto di e sia
B
R
(z
0
) una palla tale che B
R
(z
0
) . In virt` u della formula di Cauchy, per
ogni z B
R
(z
0
), si ha che
f(z) =
1
2i
_
B
+
R
(z
0
)
f(w)
w z
dw
Adesso si consideri lespressione
1
w z
=
1
w z
0

1
1
zz
0
wz
0
=
=
1
w z
0

1
1 u
ove si `e posto
u =
z z
0
w z
0
;
poich`e
|u| =
|z z
0
|
|w z
0
|
=
|z z
0
|
R
< 1,
si ha che
1
1 u
=

n=0
u
n
=

n=0
|z z
0
|
n
|w z
0
|
n
;
e quindi
1
w z
=

n=0
(z z
0
)
n
(w z
0
)
n+1
;
Sostituendo questa espressione nella formula di Cauchy si ottiene:
f(z) =
1
2i
_
B
+
R
(z
0
)
f(w)
_

n=0
(z z
0
)
n
(w z
0
)
n+1
_
dw =
18
(poich`e la convergenza della serie `e uniforme)
=
1
2i

n=0
_
_
B
+
R
(z
0
)
f(w)
(z z
0
)
n
(w z
0
)
n+1
dw
_
=
=

n=0
_
1
2i
_
B
+
R
(z
0
)
f(w)
1
(w z
0
)
n+1
dw
_
(z z
0
)
n
.
Dunque, in B
R
(z
0
), la f `e esprimibile come serie di potenze i cui coecienti,
ricordando il Corollario 9 (pag. 11), sono dati da
a
n
=
1
2i
_
B
+
R
(z
0
)
f(w)
1
(w z
0
)
n+1
dw =
1
n!
f
(n)
(z
0
).
Dunque ogni funzione olomorfa non solo `e derivabile innite volte ma `e
anche analitica: per questo motivo le espressioni fuzione olomorfa e funzione
analitica complessa possono essere usate come sinonimi. Nel caso reale le
cose stanno in modo molto pi` u complicato; non si pensi erroneamente che ogni
funzione reale di classe C

sia analitica; per esempio, con un p`o di lavoro, si


pu`o dimostrare che la funzione
f(x) =
_
_
_
exp
_

1
x
2
_
per x = 0
0 per x = 0
(13)
`e derivabile innite volte. Daltra parte f() `e un innitesimo di ordine +
rispetto ad . Dunque tutti i coecienti dello sviluppo in serie di Taylor sono
nulli. Pertanto la sua serie di Taylor `e nulla a tappeto, e quindi converge a 0.
Ma f `e diversa da 0 e pertanto non analitica (comunque la funzione f|
R\{0}
lo
`e).
Data una funzione analitica reale,
f(x) =

n=0
1
n!
f
(n)
(x
0
) (x x
0
)
n
si pu`o denire in B
R
(z
0
) una funzione analitica complessa mediante la formula
f(z) =

n=0
1
n!
f
(n)
(x
0
) (z x
0
)
n
ove R `e il raggio di convergenza della nostra serie.
Per esempio per estendere la funzione seno in maniera olomorfa, invece di
usare le formule di Eulero, si potrebbe usare la serie (convergente in tutto C)
sin(z) =

n dispari
(1)
n+1
2
1
n!
z
n
19
Questo metodo per estendere funzioni reali al campo complesso si chiama
prolungamento di Weierstrass.
Dunque, per quanto visto, le funzioni analitiche reali (denite in un connesso
I R) non sono altro che la restrizione ad I di particolari funzioni olomorfe.
7 Serie di Laurent
L espansione in serie di Taylor delle fuzioni olomorfe in molti casi `e insuciente;
una utile generalizzazione `e stata fatta dal matematico francese Laurent che ha
considerato serie di potenze generalizzate con esponenti negativi. I vantaggi
di questo fatto si possono capire bene considerando la funzione
f(z) = exp
_

1
z
2
_
che `e olomorfa nel suo dominio di denizione C\{0}.
Se restringiamo questa funzione allasse reale (estendendola per continuit`a al
punto x = 0), si ottiene la funzione (13), il cui sviluppo in serie di Taylor risulta
identicamente nullo e quindi non converge alla f; e sullintero piano complesso lo
sviluppo di Taylor non ha neppure senso. Per superare questa dicolt`a Laurent
ha considerato lo sviluppo in sere dellesponenziale,
exp(w) = 1 + w +
1
2!
w
2
+
1
3!
w
3
+ ......
ed ha sostituito w con
1
z
2
ottenendo la segente serie
exp
_

1
z
2
_
= 1
1
z
2
+
1
2!

1
z
4

1
3!

1
z
6
+ ... =
=

n=0
1
n!
z
2n
che converge per ogni z = 0 in quanto lesponenziale converge per ogni w C.
Cos`, pi` u in generale si possono consideraro serie del tipo (dette serie di
Laurent):
+

n=
c
n
(z z
0
)
n
(14)
La serie (14) `e una maniera abbreviata per denotare la somma delle due
serie:

n=0
c
n
(z z
0
)
n
+

n=1
c
n
(z z
0
)
n
(15)
dunque la serie (14), per denizione, converge ove convergono le due serie (15).
20
Esaminiamo adesso il dominio di convergenza della (14). Per il teorema
14 (pag.15), la prima delle (15) converge in un disco B
R
2
(z
0
) ad una funzione
olomorfa g(z); inoltre, sempre per il teorema 14, la serie

n=1
c
n
w
n
convege ad una funzione olomorfa h(w) qualora sia |w| < ; dunque la seconda
delle (15) converge alla funzione
h
_
1
z z
0
_
qualora si abbia

1
z z
0

<
ovvero
|z z
0
| >
1

.
Pertanto la seconda delle (15) converge per ogni z / B
R
1
(z
0
) (ove si posto
R
1
= 1/) alla funzione olomorfa h
_
1
zz
0
_
.
Concludendo La serie (14) converge alla funzione olomorfa
g(z) + h
_
1
z z
0
_
,
per ogni
z B
R
2
(z
0
)\B
R
1
(z
0
).
Si osservi che pu`o capitare che si abbia R
2
< R
1
, allora, in questo caso la (14)
non converge in alcun punto. Se R
2
> R
1
, linsieme B
R
2
(z
0
)\B
R
1
(z
0
) si chiama
anello (o corona) circolare di raggio interno R
1
e raggio esterno R
2
. I numeri
R
1
ed R
2
si ricavano dal teorema 14
1
R
2
= limsup
n
|c
n
|
1
n
; R
1
= limsup
n
|c
n
|
1
n
.
Adesso possiamo porci la seguente domanda. Data una qualunque funzione
olomorfa, sempre possibile rappresentarla mediante una serie del tipo (14). A
questa domanda risponde il seguente teorema.
Theorem 17 (di Laurent) Sia data una funzione olomorfa denita in un
aperto C, e supponiamo che si abbia
B

2
(z
0
)\B

1
(z
0
) ;
ssato [
1
,
2
], poniamo per ogni n Z,
c
n
=
_
B
+

(z
0
)
f(w)
(w z)
n+1
dw
risulta che la serie (14) converge alla funzione f(z) uniformemente in B

2
(z
0
)\B

1
(z
0
).
21
Dimostrazione. In virt` u della formula integrale di Cauchy, per ogni
z B

2
(z
0
)\B

1
(z
0
)
si ha che
f(z) =
1
2i
_
[B

2
(z
0
)\B

1
(z
0
)]
+
f(w)
w z
dw =
=
1
2i
_
[B

2
(z
0
)]
+
f(w)
w z
dw +
1
2i
_
[B

1
(z
0
)]
+

f(w)
w z
dw. (16)
Per w
_
B

2
(z
0
)

, abbiamo visto nella dimostrazione del teorema 16 che


vale il seguente sviluppo in serie:
1
w z
=

n=0
(z z
0
)
n
(w z
0
)
n+1
Per`o questa serie non converge quando w
_
B

1
(z
0
)

in quanto, in questo
caso, si ha
|z z
0
|
|w z
0
|
> 1.
D altra parte, posto
u =
w z
0
z z
0
risulta u < 1, e quindi si ha

1
w z
=
1
z z
0

1
1
wz
0
zz
0
=
1
z z
0

1
1 u
=
1
z z
0

k=0
u
k
=
1
z z
0

k=0
(w z
0
)
k
(z z
0
)
k
=
=

k=0
(z z
0
)
k1
(w z
0
)
k
=

k=1
(z z
0
)
k
(w z
0
)
k+1
=
(posto n = k)
=
1

n=
(z z
0
)
n
(w z
0
)
n+1
Poich`e le due serie convergono uniformemente, sostituendo le espressioni
trovate nella (16) si ottiene:
f(z) =

n=0
_
1
2i
_
[B

2
(z
0
)]
+
f(w)
(w z
0
)
n+1
dw
_
(z z
0
)
n
+
+
1

n=
_
1
2i
_
[B

1
(z
0
)]
+
f(w)
(w z
0
)
n+1
dw
_
(z z
0
)
n
22
Adesso possiamo scegliere un qualunque numero [
1
,
2
]; poich`e [B

(z
0
)]
+
`e omologicamente equivalente sia a
_
B

1
(z
0
)

+
che a
_
B

2
(z
0
)

+
, dallespressione
precedente, si ricava che
f(z) =
+

n=0
c
n
(z z
0
)
n
+
1

n=
c
n
(z z
0
)
n
=
+

n=
c
n
(z z
0
)
n
8 Zeri e poli
Si dice zero di una funzione olomorfa f : C, un punto z
0
tale che
f(z
0
) = 0.
Uno zero di una funzione olomorfa si dice isolato, se `e isolato nellinsieme Z
degli zeri secondo la seguente denizione:
Denition 18 Un punto P D si dice isolato in D se esiste una palla B

(P)
di raggio e centro P tale che
B

(P) D = {P}
Se consideriamo la serie di Taylor di f attorno a z
0
,
f(z) =

n=1
a
n
(z z
0
)
n
,
allora, o tutti gli a
n
sono zero (e quindi f 0), oppure esiste m N tale che
a
1
= a
2
= a
3
= ..... = a
m1
= 0 e a
m
= 0.
In questo caso diremo che z
0
`e uno zero di ordine m. Uno zero di ordine 1
si dice anche zero semplice, uno zero di ordine 2 si dice zero doppio etc. Se z `e
uno zero di ordine m, allora risulta che
f(z) = (z z
0
)
m
g(z), (17)
ove
g(z) =

n=0
a
n+m
(z z
0
)
n
,
una funzione olomorfa tale che g(z
0
) = 0. Poich`e, per la continuit`a di g, si ha
che g(z) = 0 in una palla B

(z
0
), risulta dimostrato il seguente teorema.
Theorem 19 Gli zeri di una funzione olomorfa sono isolati.
23
Una conseguenza immediata di questo teorema `e il seguente corollario che
mostra unaltra sorprendente dierenza tra le funzioni di variabile reale e di
variabile complessa. :
Corollary 20 Se due funzioni olomorfe f, g : C coincidono in un insieme
D contenente un punto non isolato z
0
, esse coincidono in ogni punto di .
Dimostrazione. Posto h = f g, dalle nostre ipotesi risulta che h ha uno
zero z
0
che non `e isolato. Dunque h `e identicamente nulla.
Adesso passiamo allo studio dei punti singolari isolati (detti anche singo-
larit`a isolate) di una funzione olomorfa. Mentre per le funzioni dierenziabili di
variabile reale, attorno ad una singolarit`a, praticamente, pu`o capitare di tutto,
nel caso complesso, le sigolarit`a isolate possono venire agevolmente classicate
e studiate grazie allo sviluppo in serie di Laurent.
Sia dunque f una funzione olomorfa denita in \{z
0
} (ove z
0
`e un punto
dell aperto ) e consideriamo il suo sviluppo di Laurent attorno a z
0
:
f(z) =

n=
c
n
(z z
0
)
n
,
Denition 21 (i) Se per ogni n 1, c
n
= 0, allora la singolarit`a si dice
removibile.
(ii) Se esiste m 1, tale che c
m
= 0 e c
n
= 0, per ogni n m1, allora
la singolarit`a si dice polo di ordine m; un polo di ordine 1 si dice polo semplice,
un polo di ordine due si dice polo doppio, etc.
(iii) Se c
m
= 0 per inniti m 1, allora la singolarit`a si dice essenziale.
La funzione
f(z) =
sinz
z
`e denita in C\{0}; ricordando lo sviluppo in serie di Taylor del seno, si ha
immediatamente che lo sviluppo della f dato da
f(z) = 1
1
3!
z
2
+
1
5!
z
4

1
7!
z
6
+ ....
dunque 0 `e una singolarit removibile; ponendo f(0) = 1, si ottiene una funzione
analitica denita in tutto C.
Se f ha un polo di ordine m, allora ha la forma
f(z) =
c
m
(z z
0
)
m
+
c
m+1
(z z
0
)
m1
+ .... +
c
1
z z
0
+

n=0
c
n
(z z
0
)
n
, (c
m
= 0),
e dunque pu`o essere scritta nella seguente maniera:
f(z) =
g(z)
(z z
0
)
m
, (g(z) = 0), (18)
24
ove
g(z) =

n=0
c
nm
(z z
0
)
n
,
`e una funzione olomorfa in un intorno di z
0
.
Per esempio la funzione
cos z
z
2
ha un polo doppio per z
0
= 0, mentre la funzione
sinz
z
2
ha un polo semplice.
Si osservi inne che se la funzione f(z) ha, per z = z
0
, uno zero di ordine
m, allora la funzione
1
f(z)
ha un polo di ordine m; infatti, per la (17), si ha
1
f(z)
=
1
(z z
0
)
m

1
g(z)
,
1
g(z
0
)
= 0.
Analogamente, se funzione f(z) ha, per z = z
0
, un polo di ordine m, allora
la funzione
1
f(z)
ha uno zero di ordine m; infatti, per la (18), si ha
1
f(z)
= (z z
0
)
m

1
g(z)
,
1
g(z
0
)
= 0.
Come esempio di singolarit`a essenziale, si consideri la funzione
exp
_

1
z
2
_
nel punto z
0
= 0.
9 Calcolo dei residui
Lo studio delle singolarit`a, tra le altre cose, si rivela particolarmente utile nella
valutazione dei residui senza dover eseguire operazioni di integrazione. Infatti,
se z
0
`e una singolarit`a isolata di f, allora, in virt` u del teorema di Laurent, si ha
che
Res(z
0
, f) = c
1
(19)
Usando questa osservazione, si pu`o provare il seguente teorema che risulta
utile nel calcolare i residui:
25
Theorem 22 (i) Se
f(z) =
g(z)
z z
0
, con g(z
0
) = 0,
allora
Res(z
0
, f) = g(z
0
);
(ii) se z
0
`e un polo semplice di f, allora
Res(z
0
, f) = lim
zz
0
(z z
0
)f(z)
(iii) se
f(z) =
g(z)
h(z)
, con g(z
0
) = 0,
e ove z
0
uno zero semplice di h, allora
Res(z
0
, f) =
g(z
0
)
h

(z
0
)
;
(iv) se z
0
un polo di f di ordine m, allora
Res(z
0
, f) = lim
zz
0
_
1
(m1)!
d
m1
dz
m1
((z z
0
)
m
f(z))
_
.
Dimostrazione. (i) f ha la seguente espansione in serie
f(z) =
g(z
0
)
z z
0
+

n=1
1
n!
g
(n)
(z
0
) (z z
0
)
n1
,
da questa formula la tesi segue immediatamente.
(ii) se z
0
`e un polo semplice di f, allora
f(z) =
c
1
z z
0
+

n=0
c
n
(z z
0
)
n
,
e quindi
(z z
0
) f(z) = c
1
+

n=0
c
n
(z z
0
)
n+1
,
e da questa formula la tesi segue immediatamente.
(iii) poich`e z
0
`e uno zero semplice di h, allora h si pu`o scrivere nel seguente
modo:
h(z) = (z z
0
)h

(z
0
) + (z z
0
)h
1
(z) con h

(z
0
) = 0 e h
1
(z
0
) = 0
dunque,
f(z) =
g(z)
h(z)
=
26
=
g(z)
(z z
0
)h

(z
0
) + (z z
0
)h
1
(z)
=
g(z)
h

(z
0
)+h
1
(z)
z z
0
;
dunque da (i) segue che
Res(z
0
, f) =
g(z
0
)
h

(z
0
) + h
1
(z
0
)
=
g(z
0
)
h

(z
0
)
.
(iv) sviluppando la f in serie di Laurent, si ha che
1
(m1)!
d
m1
dz
m1
_
(z z
0
)
m

n=m
c
n
(z z
0
)
n
_
=
=
1
(m1)!
d
m1
dz
m1
_

n=m
c
n
(z z
0
)
n+m
_
=
=
1
(m1)!
d
m1
dz
m1
_

k=0
c
km
(z z
0
)
k
_
=
=
1
(m1)!
_

k=m1
c
km
k!(z z
0
)
km+1
_
=
= c
1
+
1
(m1)!

k=m
c
km
k!(z z
0
)
km+1
=
e da questa formul segue la tesi.
Vediamo un esempio. Si debba calcolare il seguente integrale:
_
B
+
2
(0)
e
z
z
4
+ 1
dz
La funzione ha quattro poli semplici nei punti in cui si annulla il denomina-
tore, ovvero nei punti
z
1
= 1; z
2
= i;
z
3
= 1; z
4
= i;
che sono tutti contenuti in B
2
(0). Allora per il teorema dei residui di Cauchy,
_
B
+
2
(0)
e
z
z
4
+ 1
dz = 2i
4

k=1
Res
_
z
k
,
e
z
z
4
+ 1
_
Dobbiamo pertanti calcolare i residui; in questo caso conviene aplicare il
teorema 22.(iii); poich`e in questo caso
g(z)
h

(z)
=
e
z
4z
3
27
si ha che
4

k=1
Res
_
z
k
,
e
z
z
4
+ 1
_
=
4

k=1
e
z
k
4z
3
k
=
=
e
4
+
e
i
4i

e
1
4

e
i
4i
=
1
2
e e
1
2
+
1
2
e
i
e
i
2i
=
=
1
2
[sinh(1) sin(1)]
dunque
_
B
+
2
(0)
e
z
z
4
+ 1
dz = i [sinh(1) sin(1)] .
28

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