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Veicoli, traffico e città

moderare e “addomesticare” il traffico veicolare in città

a cura di Antonio V. Scarano

Terlizzi, (BA), 28/11/2009

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Indice
Prefazione ......................................................................................................... 3
Introduzione ...................................................................................................... 4
Moderazione del traffico................................................................................... 5
Rotatorie ....................................................................................................... 5
Strettoie ......................................................................................................... 7
Chicane ......................................................................................................... 8
Attraversamenti pedonali.............................................................................. 9
Dossi ........................................................................................................... 10
Zone a velocità limitata................................................................................... 11
I must di una zona 30 ...................................................................................... 13
le porte d’accesso ....................................................................................... 13
I pittogrammi e le serigrafie ....................................................................... 15
parcheggi nelle zone 30 .............................................................................. 17
Riqualificazione dello spazio pubblico........................................................... 18
Fonti ................................................................................................................ 19

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Prefazione
Il presente lavoro compendia una serie di informazioni utili per il neofita delle
tecniche di moderazione del traffico nelle città.
Sono presentate le soluzioni più comunemente adottate in Italia ed in Europa
per affrontare il tema della coesistenza di veicoli, pedoni e ciclisti in città e
sulle strade della città.
Preziose sono state le fonti utilizzate per la creazione di questo lavoro senza le
quali, lo stesso, non avrebbe avuto lo stesso aggancio con le realtà territoriali
effettivamente esistenti.

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Introduzione
Il traffico in città a volte diventa proprio insopportabile, si sa.
Troppi veicoli circolanti, alcuni troppo veloci, altri troppo lenti…tutti sulla
stessa strada però. Per non parlare dell’ora di punta, una sorta di congiura
contro i pendolari che rimangono al lavoro anche incolonnati in coda e contro
chi invece vorrebbe passeggiare per fare un po’ di shopping.
Esistono diversi modi per rendere più “sostenibile” la coesistenza di pedoni,
ciclisti e veicoli lungo le strade di una città.
Si può intervenire con metodi severi e dispendiosi come marciapiedi più
larghi e piste ciclabili separate perché pedoni e ciclisti si sentano più protetti
oppure evitare, per esempio, che tutti i pendolari escano dall’ufficio alla stessa
ora.
Questi due banali, ma significativi, esempi racchiudono in loro le differenze
tra tecniche hard e soft di moderazione del traffico urbano.
La ratio che c’è dietro le diverse tecniche di moderazione del traffico è la
stessa: migliorare l’ambiente cittadino deturpato dall’inquinamento dell’aria,
dal rumore e dall’ingombro delle auto (sia in movimento che in sosta)
utilizzando meglio le strade delle nostre città.
Agire in maniera hard contro il traffico vuol dire impegnare molte risorse dei
bilanci degli Enti locali nel restiling della viabilità di una città, nella
costruzione di barriere tra i diversi utenti della strada, in buona sostanza.
Implementare tecniche soft, invece, significa assegnare circa il 10%-15%
delle risorse impegnate nel primo caso, investendo in progetti di
comunicazione sulle tematiche della mobilità sostenibile e sulla sicurezza
stradale e sulla sensibilizzazione all’uso dei trasporti pubblici.
Messa in questi termini possono sembrare due famiglie di interventi
autoescludenti, una sorta di “aut-aut della circolazione”, in realtà, non è così
perché le soluzioni tipicamente implementate e che hanno più successo sono
quelle miste.
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Moderazione del traffico


L’accezione tutta italiana di moderazione del traffico è racchiusa nel
paradigma: modifiche strutturali e coercizione strategica.
Gli interventi che comunemente sono aggregati sotto il nome di moderazione
del traffico implementano modifiche strutturali della sede stradal, dei
parcheggi e dei quartieri al fine di imprimere una sorta di coercizione esterna
agli utenti della strada finalizzata alla fluidificazione dei flussi di traffico e al
miglioramento degli standard di sicurezza delle strada.
Come modifiche strutturali dedicate alla moderazione del traffico, più
frequentemente si trovano: le rotatorie, i dossi rallentatori, gli attraversamenti
rialzati, le isole salvagente, le chicane e le strettoie. Tutte queste soluzioni
rappresentano tecniche di intervento “puntuale” atte a risolvere micro
emergenze cittadina e non.
Per esempio, in Italia si sono diffuse le rotatorie in sostituzione degli incroci
con semaforo. Ormai se ne vedono di tutti i tipi: a raso, rialzate, con fontane e
lampioni al centro, sia in formato mini che maxi. Risulta meno frequente
incontrare altri artifici studiati ad och per al regolazione del traffico come
chicane, attraversamenti rialzati e salvagente.

Rotatorie
Si tratta di una tipica ristrutturazione di una intersezione a raso tra strade
paritetiche che incrociandosi formano delle linee radiali di un anello a
percorrenza in senso antiorario (in Italia).
Le rotatorie sono adottate nei casi in cui gli spazi siano sufficienti per la
realizzazione dell’infrastruttura e i flussi di traffico non risultino così elevati
da produrre inaccettabili code di ingresso. Va precisato che le rotatorie sono
misure che interessano la viabilità principale e, al più, quella di quartiere;
dunque esse riguardano soprattutto la viabilità esterna agli ambiti residenziali
delle zone 30. Tuttavia esse, ormai, sono entrate a far parte della manualistica
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che si occupa di moderazione del traffico in ragione della loro efficacia in


termini sia di sicurezza, sia di fluidificazione del traffico. Proprio per questo
motivo, quando forzatamente realizzate in posti dove gli spazi o le
caratteristiche del traffico non lo consentono, esse possono rappresentare un
problema per la circolazione dei ciclisti e dei pedoni.
Negli ultimi anni, anche nelle zone 30 si stanno costruendo le mini-rotatorie
con isola centrale completamente sormontabile (per esempio dai mezzi di
soccorso) ma con una pavimentazione sconnessa che non consente velocità
elevate per le automobili nel caso venisse sormontata.

Esempio di rotatoria sicura per i ciclisti, in quanto la corsia ciclabile è ricavata all’esterno della corona giratoria,
con uno spazio intermedio di fermata per le automobili in entrata e in uscita dalla rotatoria stessa. (fonte:
European Commission, 1998, Adonis - Analysis and Development of New Insight into Substitution of Short
Car Trips by Cycling and Walking)

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Una minirotatoria con l’isola centrale completamente sormontabile

Strettoie
I restringimenti della carreggiata tramite strettoie vengono realizzati per
indurre i veicoli a rallentare in corrispondenza di alcuni tratti stradali, nei
quali l’eccessiva ampiezza della strada può indurre a raggiungere velocità
eccessive in corrispondenza di punti di potenziale rischio, come l’uscita di
scuola o gli attraversamenti pedonali in genere. Le strettoie riducono lo spazio
per il transito dei veicoli, in modo tale che gli automobilisti abbiano la
sensazione di poterli attraversare in sicurezza solo a bassa velocità. Si ottiene
così un effetto prettamente di coercizione psicologica.

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Una strettoia realizzata mediante l’inserimento di aiuole verdi e dissuasori, per impedire l’attraversamento
pedonale in quel punto (fonte: IHT, 2005, Traffic Calming Techniques)

Chicane
Una chicane è costituita da una deviazione dell’asse stradale a forma di “S”
talvolta accompagnata anche da una riduzione della larghezza della
carreggiata. Le chicane sono pensate per indurre i veicoli a ridurre la velocità
su tratti di strada che, data la loro lunghezza e rettilineità, possono indurre
accelerazioni eccessive. Il rallentamento viene indotto sia dalla necessaria
manovra di correzione di traiettoria imposta al conducente, sia dalla
sensazione di “strada chiusa” che la chicane dà agli automobilisti quando
viene vista da lontano.

Uno schema di chicane in corrispondenza di un’intersezione a T e un esempio di


realizzazione in Gran Bretagna (fonte: IHT, 2005, Traffic Calming Techniques)

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Attraversamenti pedonali
L’attraversamento pedonale rialzato consiste in una sopraelevazione della
carreggiata con rampe
di raccordo, comunque indicato con strisce pedonali (zebre), realizzata sia per
dare continuità ai marciapiedi in una parte della strada compresa tra due
intersezioni, sia per interrompere la continuità di lunghi rettifili, in modo
costringere il conducente a rallentare. A volte è realizzato in concomitanza
con altri artifici per la sua riconoscibilità come la serigrafia e il colore
differente della pavimentazione. Spesso è realizzato in corrispondenza di
scuole ed edifici ad elevata frequentazione, così l’attraversamento pedonale
rialzato può essere costituito da una vasta piattaforma avente un estensione
apprezzabile idonea a contenere i flussi di attraversamento necessari.

Una piattaforma lunga per il passaggio pedonale davanti ad una scuola


(fonte: European Commission, 1998, Adonis - Analysis and
Development of New Insight into Substitution of Short Car Trips by Cycling and Walking)

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Dossi
L’obiettivo del dosso sulla sezione di una carreggiata (o di una serie di dossi
posti in successione) è quello di costringere i veicoli a moderare la velocità
nel tratto stradale in questione. Si tratta di inserire un elemento di
discontinuità nella pavimentazione sia ottico (dosso virtuale) che fisico (dosso
reale) che costringono il conducente a regolare la velocità di conseguenza.

Un dosso con un varco laterale per i ciclisti, accompagnato da un dissuasore per indirizzare le automobili, negli Stati
Uniti (fonte www.walkinginfo.org)

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Zone a velocità limitata


Storicamente le tecniche di moderazione del traffico del tipo “diffuso”
nascono in Olanda nel 1976 e si sviluppano a partire dalle prime esperienze di
adeguamento di alcune strade (“woonerf olandesi”) ad ospitare traffico
veicolare rallentato nella stessa sede dove si passeggia e si va in bici.
Successivamente la Germania, con il programma delle zone 30, dimostra che
si può estendere la moderazione del traffico ad interi quartieri, fino all’intera
città, riqualificando le strade esistenti senza doverle ricostruire completamente
ed avviando campagne di comunicazione mirate a dimostrare gli effetti
positivi di questo tipo di mobilità.

Un esempio di woonerf olandese

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Logo/segnaletica verticale di “zona 30” a Bergamo Esempio di segnaletica verticale di “zona 30”

Perché tutto questo accada si deve fare in modo che il conducente sia
“spiazzato” e conseguentemente “forzato” ad assumere un atteggiamento
consono alla zona 30; la realizzazione di dossi artificiali, passaggi pedonali
rialzati, rallentatori ottici, strettoie e chicane sono alcuni esempi di come un
cambio di direzione o un salto forniscano uno scossone, nel senso fisico del
termine, al conducente che, dovrà rallentare per forza, cosa che non
accadrebbe con il solo pittogramma segnaletico.
Anche in Italia, da qualche tempo, timidamente qualche comune, sulla scorta
delle esperienze europee, inizia ad introdurre le zone 30, ovvero le zone
debitamente confinate e segnalate dove il limite di velocità è 30 km/h. Nella
maggior parte dei casi si tratta di zone a forte vocazione residenziale o
commerciale dove è comune trovare bambini che giocano sul ciglio della
strada, commercianti ed artigiani che lavorano sull’uscio dove quindi non
esiste una sede propria da dedicare esclusivamente al veicolo. La strada è
condivisa e quindi la velocità di transito è limitata a 30 km/h.
Nel panorama normativo italiano si è cominciato a introdurre alcuni strumenti
per la moderazione del traffico con la revisione del Codice della Strada del
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1992 (segnale di zona residenziale, potere di ordinanza del sindaco, dossi e


rallentatori). Le Direttive per i piani del traffico del 1995 hanno introdotto
nuovi concetti per la pianificazione a scala urbana degli interventi (isole
ambientali, classificazione stradale, ruolo principale del pedone, regolamento
viario). Solo nel 1996 è entrato in Italia il segnale di Zona 30 (zona a velocità
limitata), ma è rimasto solo un segnale. La materia non è stata toccata dalla
nuova normativa sulle caratteristiche geometriche delle strade, ma essa è
indicata come pratica centrale nei nuovi Piani per la sicurezza stradale urbana.

I must di una zona 30


Gli interventi che portano alla creazione di una zona 30 partono dalla
necessità di riqualificare una zona urbana della rete stradale locale e non sono
realizzati per intervenire solo sul traffico.
Tali interventi saranno indirizzati a moderare la preminenza dell’automobile, a
“tranquillizzare” il traffico per permettere un miglioramento della qualità della
vita cittadina e garantire una pacifica convivenza di autoveicoli, biciclette e
pedoni.
Il fine è uno: recuperare lo spazio strada e ridistribuirlo più equamente fra tutti
i suoi utilizzatori, che hanno pari diritti.

le porte d’accesso
Una zona diventa un semplice alibi, quando si riduce alla sola segnaletica in
entrata, senza i necessari elementi d’assetto strutturale all’in terno che
impediscono la circolazione ad elevata
velocità. In assenza di specifici interventi di deterrenza alla velocità, il
conducente dimentica di trovarsi in una zona a velocità limitata. Lo stesso
problema può presentarsi quando la zona è troppo estesa. Normalmente,
quando gli utenti della strada riconoscono la zona, l’accettano e riducono

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spontaneamente la velocità. La zona ideale è quella in cui il conducente


rallenta, in modo naturale, per la natura stessa della struttura,
senza ricorrere alla segnaletica.
Un’isola a traffico moderato deve essere ben circoscritta e deve essere noto a
tutti che ci si trova al suo interno, una “porta di accesso” è il modo migliore
per farlo.

Una porta di ingresso di una “20 mph zone” in Gran Bretagna


(fonte: DfT, 2003, Urban Safety Management Guidelines. Road Safety Strategies for Urban
Communities)

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Ingresso di una zona a velocità limitata a Cornaredo (fonte: www.webstrade.it)

Le old-cities, ovvero i centri storici delle città e dei borghi d’Italia


rappresentano un fertile esempio di potenziale zona a velocità controllata.
A volte divengono veri e proprie ZTL (Zona a traffico Limitato) dove si può
circolare con l’automobile per poche ore al giorno, giusto per consentire le
attività di carico e scarico ai commercianti.
I centri storici, soprattutto quelli medievali, spesso hanno già a disposizione
delle porte di ingresso, delle mura o degli edifici che confinerebbero la
potenziale zona 30, hanno delle strade strette (non c’è bisogno di realizzare
strettoie) e quasi mai hanno profilo regolare (hanno delle naturali chicane), e i
marciapiedi sono inesistenti (proprio a ricordare la condivisione dello spazio
stradale tra veicoli e pedoni) queste caratteristiche renderebbero semplice la
realizzazione nei centri storici di zone 30.

I pittogrammi e le serigrafie
E’ tipico delle zone 30 non avere separazione tra gli utenti che utilizzano il
sedime stradale, così per facilitare il riconoscimento delle aree differenti
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dedicate alle auto, al passeggio, all’attraversamento è comune incontrare dei


pittogrammi stampati sulla pavimentazione stradale che indicano
esplicitamente o meno il messaggio che contengono.
Il pittogramma “stop”, il colore differente dell’area di incrocio e la trama
serigrafata sull’asfalto, segnala l’area di incrocio e pone il conducente in stato
di allerta, più di quanto già non lo fosse. Alla stessa maniera il viottolo
pedonale serigrafato sull’asfalto una trama simile ad una pavimentazione di
mattoncini mostra alle automobili che lo sormontano che hanno sconfinato.

Asfalto stampato per percorso pedonale

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Esempio di asfalto stampato e colorato a Roma

parcheggi nelle zone 30


Il problema di dove concedere la sosta e dove invece eliminarla non ha mai
una risposta unica. La conoscenza delle abitudini dei residenti, dei
commercianti e chiedere il loro parere è ormai diventato obbligatorio perché si
realizzino questi interventi.
Un esempio dal quale si può prendere spunto per armonizzare la sosta lungo
un “viale 30” è quello di realizzare una “falsa chicane” intervenendo solo sui
disegni degli stalli di sosta.
La foto che segue mostra come la realizzazione di due aree parcheggio “a
cuscino” costringe di fatto il conducente a percorrere una chicane.

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Esempio di chicane realizzata con aree parcheggio (Berlino)

Riqualificazione dello spazio pubblico


L’occasione di implementare tecniche e interventi di moderazione del traffico
è anche un buon motivo per riqualificare lo spazio pubblico e le città e per
rispondere alla domanda di interventi efficaci per la sicurezza stradale, la
protezione dell’utenza debole, l’adozione di nuovi criteri progettuali per la
qualificazione dello spazio stradale, soprattutto delle strade esistenti.

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Fonti

• www.trafficcalming.org
• www.walkinginfo.org
• www.webstrade.it
• Traffic Calming Techniques, IHT, 2005,
• Analysis and Development of New Insight into Substitution of Short
Car Trips by Cycling and Walking, Adonis - European Commission,
1998
• Urban Safety Management Guidelines. Road Safety Strategies for
Urban Communities, DfT, 2003

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