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Prolusione in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico

dell’Università degli Studi di Udine

L’Informatica per la Società della Conoscenza


Prof. Carlo TASSO
Dipartimento di Matematica e Informatica
Università di Udine
carlo.tasso@dimi.uniud.it

Ormai da più di una decina d’anni si sente parlare continuamente del concetto
di società dell’informazione, (information society) e più recentemente
l’attenzione generale è stata posta soprattutto sul concetto di società della
conoscenza (knowledge society). Questi termini, in effetti, corrispondono a
profondi cambiamenti della nostra società, del nostro modo di lavorare, ma
anche del nostro modo di vivere la vita quotidiana: hanno certamente un
impatto ed una pervasività senza precedenti. Va sottolineato comunque che i
due termini hanno un significato diverso, ed il concetto di società della
conoscenza è più ‘forte’: c’è qualcosa di più nel concetto di conoscenza
rispetto al concetto di informazione, e anche su questo desidero focalizzarmi
in questa breve relazione, il cui obiettivo specifico è illustrare quali nuovi
settori dell’informatica possono contribuire alla realizzazione della società
della conoscenza.

1. Il CONTRIBUTO DELL’INFORMATICA TRADIZIONALE ALLA SOCIETA’


DELL’INFORMAZIONE
1.1 GLI ELEMENTI CARATTERIZZANTI L’INFORMATICA TRADIZIONALE

Una visione tradizionale dell’Informatica può identificare in sintesi tre elementi caratterizzanti:

I. il calcolatore come veloce esecutore di programmi di calcolo, caratteristica che nel tempo è
stata ottenuta con prestazioni sempre più elevate a costi sempre più ridotti, e
II. il calcolatore come archivio di dati e informazioni, che analogamente alla precedente
caratteristica, ha visto un’evoluzione verso memorie sempre più capaci, con tempi di
accesso e costi sempre più ridotti.

Queste due caratteristiche, emerse fin dai primi esperimenti con l’informatica, comportano degli
importanti e significativi vantaggi: precisione e velocità nell’esecuzione dei calcoli, riduzione
degli errori, possibilità di memorizzazione di grandi masse di dati, bassi costi ed economicità.
Questi benefici sono in effetti la principale motivazione del grande successo delle tecnologie
informatiche e della loro enorme diffusione.
Le aree di ‘naturale’ applicazione delle tecnologie informatiche in base a queste due
caratteristiche sono ovviamente tutte le discipline che hanno sviluppato negli anni (anche nei
secoli precedenti all’avvento dell’informatica) dei modelli matematici (più o meno complessi,
con formule più o meno sofisticate) sui fenomeni di loro specifico interesse. Gli esempi sono
moltissimi: la fisica, l’ingegneria, la matematica, l’economia, la chimica, la biologia, per
nominarne solo alcuni. E ancora: tutte le discipline che trattano grandi quantità di dati, che
sfruttano il calcolatore fondamentalmente come un deposito di informazioni, vasto, ad accesso
veloce ed economico.
Negli anni ottanta si è sviluppata un’ulteriore caratteristica importante, che ha raggiunto negli
anni novanta effetti assolutamente eclatanti, ossia:

III. la connessione in rete dei calcolatori e la possibilità di comunicare e trasferire informazioni


indipendentemente dalla localizzazione geografica, la nascita e la diffusione della rete
INTERNET e del WEB.

Questo aspetto permette la virtualizzazione del tempo e dello spazio, il superamento delle
distanze ed un grande risparmio di tempo. I vantaggi sono ovvi e sono sotto gli occhi di
ciascuno di noi.

1.2 IL CONTRIBUTO DELL’INFORMATICA TRADIZIONALE ALLA SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE


Le tre caratteristiche illustrate sono significative ed utili per la realizzazione della Società
dell’Informazione. La grande disponibilità di informazioni, la facilità di comunicare in tempo
reale a grande distanza, trasferendo dati e disponendo di elaborazioni sofisticate eseguite in
luoghi remoti sono tutte prestazioni essenziali per la Società dell’Informazione, caratterizzata
proprio dallo scambiare, archiviare e produrre informazioni. E i vantaggi non sono ristretti
solamente ai tecnici, agli specialisti, ai colleghi dell’università o agli studenti, ma sono estesi a
tutti i cittadini comuni. Tutta una serie di neologismi è nata per caratterizzare le diverse
sfaccettature di queste applicazioni informatiche: e-government, e-democracy, e-business, e-
commerce, e-banking, e-health.

1.3 L’EMERGENZA DI NUOVI PROBLEMI


Va osservato comunque che la disponibilità e la diffusione di queste tecnologie hanno creato
anche nuovi problemi: è chiaro che non tutti i cittadini sono nella situazione sociale o culturale
per accedere a questi nuovi strumenti, e tale situazione fa emergere fenomeni come la divisione
digitale (e-divide, digital divide), che si cerca di affrontare con strategie di inclusione digitale
(e-inclusion) o di equal accessibility. Questi problemi sono affrontati, anche nelle politiche
dell’UE, più con interventi di tipo sociale/formativo/culturale che di tipo tecnico/informatico.
E potremmo considerare anche problemi più tecnici, quali la sicurezza, la gestione della privacy,
e così via.
Ma lo scopo di questo intervento è un altro, più centrato su una visione essenziale
dell’informatica.

1.4 SI PUÒ ANADARE OLTRE?


Affermata l’utilità dell’informatica con le sue tre caratteristiche ‘tradizionali’, voglio ora
spostare l’attenzione dalla Società dell’Informazione alla Società della Conoscenza, e porre il
seguente quesito: “E’ tutto qui il contributo dell’informatica? Si può andare oltre, in particolare
per contribuire alla realizzazione della Società della Conoscenza? Si riesce a fare di più?”
La risposta è positiva, si può andare oltre, ed a ciò è dedicato il resto di questa relazione.

2. L’INFORMATICA PER LA SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA


2.1 INFORMAZIONE E CONOSCENZA, SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA
Per capire cosa di più si possa fare e quali tecnologie informatiche ci possono aiutare è
necessario capire bene qual è la differenza fra i due concetti di Società dell’Informazione e di

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Società della Conoscenza. Per far ciò, focalizziamo la nostra attenzione sul significato che in
questo contesto attribuiamo alle locuzioni ‘avere informazione’ ed ‘avere conoscenza’:
- avere informazione: disporre di un dato, una notizia, un ragguaglio; possedere un elemento,
che ci consente di sapere qualche aspetto di un fatto, di una situazione, di un evento,…
- avere conoscenza: l’aver padronanza, avere e padroneggiare la facoltà di ragionare,
possedere know-how in uno specifico campo, avere la capacità di affrontare e saper
risolvere situazioni problematiche (intese in senso lato e assolutamente generale, dal come
affronto un viaggio a come mi organizzo per superare un esame, dal come organizzo la mia
strategia per innovare un prodotto a come affronto la progettazione di un nuovo servizio).

Quindi, nell’accezione appena proposta l’avere conoscenza significa saper usare l’informazione
e saper risolvere problemi adattandosi alle situazioni, che è ben di più del semplice ‘essere
informati’.

Se la Società dell’Informazione è concentrata sulla possibilità di disporre, di produrre, di


trasferire informazioni, la Società della Conoscenza è qualcosa di più: con tale termine ci si
riferisce ad una comunità in cui si fa uso della conoscenza per risolvere problemi, ci si scambia
e si condivide conoscenza e se ne genera di nuova, una comunità in cui si insegna e si apprende,
e tutto ciò con lo scopo ultimo di innovare e far progredire (da tutti i punti di vista) la comunità
stessa. La conoscenza diventa quindi un bene primario, una materia prima, un capitale che pur
immateriale e intangibile è fondamentale, in particolare dal punto di vista economico, e anche
da quello sociale e culturale.
L’idea non è nuova, ma è l’esistenza delle nuove tecnologie informatiche che permettono di
vederla sotto nuova luce, con prospettive e potenzialità nuove, certamente ancora non del tutto
esplorate.

2.2 I LIMITI DELL’INFORMATICA TRADIZIONALE


E’ chiaro a questo punto che ciò che la Società della Conoscenza richiede all’informatica è
certamente di più di quanto l’informatica tradizionale sia in grado di fornire: se dati e
informazioni possono necessitare solamente di supporti di calcolo, archiviazione,
comunicazione, trasferimento, è ovvio che per trattare la conoscenza ciò non basta ed è
necessario che il calcolatore riesca ad affrontare funzionalità più complesse, ritenute da sempre
esclusive delle capacità cognitive della mente umana. C’è bisogno di un’informatica ‘nuova’!

2.3 LA ‘NUOVA’ INFORMATICA


Di quale ‘nuova’ informatica potremmo parlare a questo punto? Potremmo menzionare diversi
settori: gli studi di human computer interaction, il Web 3D tridimensionale, la realtà virtuale, la
visione artificiale, la robotica, e così via.
Un settore però va considerato particolarmente rilevante, anzi centrale, nel progetto di fornire un
supporto informatico alla realizzazione della Società della Conoscenza. Mi riferisco al settore
dei sistemi basati sulla conoscenza sviluppato negli anni Novanta nell’ambito dell’intelligenza
artificiale.

2.4 L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I SISTEMI BASATI SULLA CONOSCENZA


L’Intelligenza Artificiale (IA) è una scienza di natura interdisciplinare che ha l’obiettivo di
realizzare sistemi1 che simulino (sarebbe più corretto usare il termine emulino) le prestazioni
umane in alcune attività cognitive dell’uomo. Alcuni semplici esempi:
- la comprensione e la generazione del linguaggio naturale, attività su cui si concentrarono le
prime attività di ricerca in IA, alla fine degli anni ’50, sulla spinta delle necessità di politica

1
In questa relazione tratteremo in particolare solo sistemi software.

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estera e militare americana durante il periodo della ‘guerra fredda’. In particolare, generare
il linguaggio (l’attività che fa colui che parla) significa tradurre in frasi e parole le idee e i
significati che chi parla vuole trasmettere, costruendo le frasi secondo le regole della lingua,
della grammatica e della sintassi. Comprendere il linguaggio si riferisce al percorso opposto,
che consiste nel cercare di capire quali idee e quali significati sono veicolati dalle frasi e
dalle parole che ascoltiamo.
- Un altro esempio: l’attività degli esperti umani, ad esempio un medico esperto quando
formula una diagnosi. In generale il medico non usa formule, ma usa il suo ragionamento,
utilizzando le sue conoscenze sull’anatomia, sulla fisiologia, sulla patologia e soprattutto la
sua esperienza, sapendo valutare se casi passati hanno similitudini con la situazione attuale,
sapendo valutare le differenze tra i casi passati ed il caso attuale, al fine di identificare quali
modifiche apportare alle vecchie soluzioni, in modo adattativo, guidato dalla situazione
corrente.
Questi due semplici esempi sono caratterizzati da alcuni aspetti comuni: un primo punto
fondamentale è che la nostra mente usa la conoscenza, affronta e risolve questi problemi senza
usare modelli matematici. Si pensi alla nostra mente quando elabora il linguaggio, quando
traduce, quando capisce il contenuto di un testo scritto, e si pensi altresì al medico che formula
una diagnosi: non ci sono formule matematiche che guidano queste attività.
Infatti, le conoscenze che vengono utilizzate in entrambi i casi sono tipicamente qualitative e
simboliche piuttosto che quantitative e numeriche, come sono invece quelle utilizzate per
eseguire i calcoli con l’informatica tradizionale. Anche il ragionamento ha caratteristiche
diverse: non si seguono percorsi predefiniti, algoritmici e formalizzati in modo preciso, bensì si
ragiona in modo opportunistico, guidati dell’esperienza e dalle situazioni da risolvere. Queste
sono le attività ed i processi cognitivi di interesse per l’IA. I sistemi basati sulla conoscenza
realizzano questa nuova forma di informatizzazione: gli ingredienti principali sono la base di
conoscenza, un modulo del sistema che contiene una rappresentazione esplicita delle
conoscenze che caratterizzano un dato campo, ed il motore inferenziale, un modulo software in
grado di riprodurre i modi tipici di ragionare dell’uomo, quali ad esempio la deduzione, il
ragionamento basato su ipotesi, la generalizzazione, la specificazione, il ragionamento per
analogia, l’esemplificazione, solo per citare alcune delle forme di ragionamento più tipiche
dell’attività cognitiva umana.

3. UN ESEMPIO APPLICATO ALLA SOCIETA’ DELLA CONOSCENZA


3.1 La ricerca di informazioni su Web
Un esempio paradigmatico, sotto gli occhi di tutti, è il problema della la ricerca di informazioni
su Web che viene affrontato con strumenti informatici tradizionali, ma che può essere risolto in
modi innovativi utilizzando le tecniche dell’intelligenza artificiale. Il problema è noto e sta
diventando ogni giorno più sentito a causa del fenomeno noto come sovraccarico di
informazione (information overload), ossia l’enorme crescente quantità di informazioni
disponibili (ad esempio nel WEB), che le nostre limitate risorse cognitive non sono in grado di
gestire senza qualche forma di supporto automatizzato.

3.2 I MOTORI DI RICERCA


La soluzione correntemente utilizzata sono i motori di ricerca tradizionali, strumenti assai facili
da utilizzare: è sufficiente inserire alcune parole chiave che descrivono l’argomento di interesse
ed il motore, nel giro di pochi decimi di secondo ci restituisce come risposta centinaia, se non
migliaia di indirizzi di pagine Web. Le prestazioni sono ‘strabilianti’: facilità d’uso, quantità di
risultati restituiti, velocità, e tutto ciò praticamente gratis.
Proviamo però a porci criticamente alcune domande: “Quanto precisa è la risposta?” Avete mai
provato a misurare qual’è la precisione di un motore di ricerca? Il valore medio è un numero
molto basso, al massimo 10-15%! E qual è il motivo? I motori di ricerca si basano

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fondamentalmente su tecnologie che sono state sviluppate venti/trenta anni fa, ed in particolare
si basano su un principio assai semplice: per decidere di restituire tra i risultati un certo
documento, si limitano a verificare se le parole (se vogliamo essere ancor più ‘brutali’ le
sequenze di caratteri) che sono state fornite nella richiesta sono o meno presenti nel documento.
Se la verifica è positiva il documento verrà restituito, altrimenti sarà scartato. Questo criterio,
però, trascura del tutto un importante fenomeno linguistico, che si chiama polisemia: una parola
può avere più significati, più usi diversi, può essere usata in contesti diversi. Questo è uno dei
principali motivi per cui il motore di ricerca ci restituisce sì documenti che contengono la parola
che ci interessa, ma inserita in contesti diversi o usata con significato diverso da quello che ci
interessa, fornendoci di fatto un risultato sbagliato.
Esaminiamo un altro aspetto critico: le richieste che vengono inviate ai motori di ricerca sono
lunghe mediamente circa 2,8 parole. In altri termini, un’esigenza informativa viene ridotta ad
una richiesta costituita in media da meno di 3 parole. Si pensi ad esempio a due utenti diversi
che hanno interessi professionali per una medesima tematica; anche se le specifiche
sfaccettature e le prospettive che interessano ai due utenti sono diverse, molto probabilmente
essi si troveranno ad usare le stesse 3 parole per interrogare il motore di ricerca e riceveranno
quindi gli stessi risultati. Questa approccio, per cui gli utenti vengono trattati allo stesso modo, è
denominato ‘one size fits all’, ed è utilizzato da quasi tutti i motori di ricerca tradizionali. Manca
cioè una specifica attenzione alle esigenze individuali di ciascun utente.
L’analisi critica potrebbe continuare, ma per motivi di tempo mi fermo qui, e illustro come
queste limitazioni possano essere superate.

3.3 I MOTORI DI RICERCA INTELLIGENTI


Quali sono quindi le risposte della ‘nuova informatica’?
Innanzitutto, si deve osservare che per decidere se un documento, un testo scritto in linguaggio
naturale tratta o meno un certo argomento non si può usare l’approccio delle parole chiave, ma
il testo va capito, va analizzato il suo contenuto concettuale e solo in base a questo si può
decidere con un buon grado di precisione se un documento è rilevante o no rispetto ad un dato
argomento. La soluzione innovativa, utilizzata nei cosiddetti motori di ricerca intelligenti
consiste nell’utilizzare dei moduli specificamente dedicati all’analisi del linguaggio, in grado di
identificare i concetti riferiti nel testo e (come si dice con un termine tecnico) di disambiguare il
contesto.
Inoltre, per superare i limiti dell’approccio ‘one size fits all’ è necessario utilizzare tecniche di
personalizzazione adattativa, ossia in grado di rappresentare in modo approfondito le esigenze
di ciascun utente e di coglierne l’evoluzione nel tempo. Il settore dell’IA noto come
modellizzazione dell’utente (user modeling), è dedicato alla studio dei sistemi che
personalizzano il funzionamento interattivo dei sistemi software. Il processo di
personalizzazione è difficile da realizzare tramite il calcolatore, poiché dev’essere non intrusivo:
si utilizzano quindi tecniche sofisticate di apprendimento automatico (machine learning) che
permettono al calcolatore di capire cosa interessa all’utente semplicemente osservandone il
comportamento o inferendolo dal comportamento osservato. Le esigenze e gli interessi
dell’utente vengono poi rappresentate mediante strutture particolari, come ad esempio le reti
semantiche (derivate dagli studi di psicologia sperimentale sul funzionamento della memoria
umana) o le reti bayesiane.
In questa sintetica analisi mi sono limitato a due aspetti critici degli attuali motori di ricerca e ho
descritto due modi innovativi per superarli utilizzando tecniche di intelligenza artificiale. In
particolare, mi fa piacere ricordare che nel Laboratorio di Intelligenza Artificiale dell’Università
di Udine, il gruppo di ricerca denominato Gruppo Infofactory (www.infofactory.eu) ha
sviluppato negli anni molte tecnologie innovative per il filtraggio semantico di documenti Web
e una serie di servizi innovativi che vanno dalla semplice rassegna stampa online
completamente automatizzata e personalizzata, ai più sofisticati servizi di reputation magament,

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competitive intelligence, technlogical monitoring, monitoraggio della blogosfera ed in
particolare delle informazioni di marketing sui portali del Web 2.0.

Potrei continuare con altri esempi (nel campo dell’e-learning, del knowledge management,
ecc.), ma non riesco per motivi di tempo. Desidero invece evidenziare a chi possono essere utili
strumenti come i motori di ricerca intelligenti.

3.4 I LAVORATORI DELLA CONOSCENZA


A chi può servire un tipo di automazione come quello che ho appena illustrato? Ad una nuova
categoria di lavoratori che diventa sempre più importante nella nostra società: i lavoratori della
conoscenza (anche denominati knowledge worker), che dedicano il loro tempo ad utilizzare
conoscenza, a cercare nuova conoscenza, a generarne di nuova, a tenersi aggiornati su un certo
know-how. I nuovi strumenti proposti offrono ai knowledge worker funzionalità che vanno ben
oltre il calcolare, l’archiviare o il trasferire informazione, ma che riguardano capacità cognitive,
il trattamento e l’uso della conoscenza, che capiscono il significato dei documenti e li
selezionano automaticamente per loro. E’ ovvio il vantaggio in particolare per coloro che
affrontano attività conoscitive con risorse limitate, con tempo limitato, e che quindi non si
possono permettere il lusso di spendere tutto il tempo e le risorse necessarie, ad esempio per
mantenersi aggiornati consultando il Web. Le categorie di knowledge worker cui mi riferisco
sono le più varie: i professionisti, i tecnici delle PMI (che spesso hanno gran capacità
innovativa, ma limitate risorse per la ricerca), le società di servizi, la Pubblica Amministrazione
e gli Enti Pubblici, gli uffici tecnici, i distretti industriali, le agenzie, gli ordini e le associazioni
professionali, gli information broker, e così via. I vantaggi dei motori di ricerca intelligenti sono
molteplici: maggior accuratezza (85-95%), risposte più attinenti alle specifiche esigenze
dell’utente, forte aumento della produttività, possibilità di categorizzazione automatica
dell’informazione.

4. VALUTAZIONI CONCLUSIVE
In conclusione, ho cercato di farVi percorrere un cammino, che ci ha portato dalle prestazioni
tradizionali dei sistemi informatici, a supporto della Società dell’Informazione verso nuove
frontiere, verso l’automazione di attività legate alla conoscenza, per fornire strumenti
informatici nuovi e più potenti, seguendo l’esempio dei paesi e delle regioni più progredite.
Questi strumenti possono dare un contributo decisivo alla realizzazione della Società della
Conoscenza, all’aumento della competitività delle nostre regioni ed in ultima analisi al
miglioramento della qualità della vita di tutti noi.

BIBLIOGRAFIA
Guida G. e Tasso C. Design and Development of Knowledge-Based Systems: from Life Cycle to
Development Methodology, John Wiley and Sons, Chichester, UK, 1994.

Tasso, C. and Omero P., La personalizzazione dei Contenuti Web: E-Commerce, I-Access, E-
Government, Franco Angeli, Milano, 2002.

Jameson A., Paris C. e Tasso C. (Eds.) User modeling - Proceedings of the 6th International Conference
UM97, Chia Laguna, I, June 2-5, 1997, Springer Wien NewYork, 1997.

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