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IL BENESSERE SOCIO-ECONOMICO ATTRAVERSO LA CULTURA


LATINA

Rares COLESNIUC
Coordonator: Prof.univ.dr. Sandulesc Mariana
Facultatea de Relatii Economice Internationale
rwares@ymail.com



Motto:
Le differenze tra regioni, localit, paesi, tra
generazioni o gruppi sociali sono
essenzialmente differenze culturali. Lo sviluppo
culturale non deve pi essere considerato come un lusso
superfluo, ma come un motore dello sviluppo economico e
sociale (Bernard Kayser).

ABSTRACT:
Le tendenze attuale promuovono lidea di una societ economica basata sulla conoscenza. La conoscenza vuol dire
cultura e la cultura vuol dire identit. In questo ambito il latino sorge come elemento fondamentale intorno al quale si
sviluppa il mondo italiano. Lobbiettivo di questa tesina consiste nel identificare il modello italiano e riflettere sul come
viene applicato per produrre risultati economici-sociali. Quello che si sottrae attraverso il proseguimento dello studio si
manifesta nellimportanza dellimmagine, capitolo a cui i romeni soffrono profondamente.

Le parole chiave: Societa, Cultura, Identita, Mondo Italiano, Il Latino, Romeni.




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INDICE

1. A che serve il Latino ? proprio opportuno il suo studio ?......................................3

2. La cultura la fonte dell'identit nazionale. Processo centrale nelladolescenza,3

3. La politica socio-culturale e lo sviluppo6

4. La cultura e coscienza di s trasmessa agli altri7

5. Conclusioni...10

6. Chiusura.11

7. Bibliografia12




































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A CHE SERVE IL LATINO ? PROPRIO OPPORTUNO IL SUO STUDIO ?
In un certo senso per luomo tutto ci che non amico e non conosciuto come se fosse
nemico, non valorizzato, non utile per la vita e per la crescita. La conoscenza del Latino permette di
apprezzare maggiormente molti aspetti della realt. Innanzitutto attraverso il suo studio si consente
di comprendere maggiormente la logica evolutiva del parlare nello specifico di tutte le lingue
neolatine. I Latini pensavano che il termine nomen derivasse etimologicamente da omen, cio
che la parola indicasse in s il destino delloggetto o della persona, le sue caratteristiche specifiche.
Nomina consequentia rerum, ovvero i nomi sono conseguenza della realt delle cose.
Le lingue romanze o neolatine sono tutte le lingue derivate dal latino volgare. Cosi si
distinguano 5 grandi aree : area iberica, con tre gruppi dialettali: portoghese, spagnolo e catalano;
area gallica, con tre gruppi di dialetti: francese, franco-provenzale e provenzale; area italiana, con i
gruppi italiano centro-meridionale, sardo, italiano settentrionale e ladino; larea dacica : il romeno;
e quella illirica : il dalmatico. Ci sono pi di 700 milioni di persone che parlano una lingua romanza
(il 70% vivono fuori dallEuropa).
Per quel che riguarda le altre lingue occidentali rilevanti (tedesco, inglese, ecc.), esse hanno
tutto il loro apparato concettuale, e cio lassetto speculativo e teoretico della lingua, legato a
terminologie e sintassi latine. Linglese di livello scientifico e filosofico (storico, economico,
medico, eccetera) ha l80% dei termini e dei concetti di derivazione latina.
Tutta lEuropa delle universit e dei dotti, degli scienziati e dei naturalisti, degli studiosi,
degli storici e dei giuristi fino alla met dellOttocento ha costruito, sviluppato e rinnovato
luniversale patrimonio di conoscenze usando il latino. Uno storico della scienza o uno studioso
che voglia innovare deve conoscere il passato delle scienze di cui si occupa. E anche il linguaggio
di quel mondo pagano aristocratico che ci struttura, ancora oggi, e che possiamo inveire in tanti
nostri comportamenti.
Quindi il latino ci d la comprensione diretta di tutta la tradizione di pensiero e storico
giuridica e scientifica dallantichit fino alla met dellOttocento. Lintera pratica legislativa e la
filosofia economico-politica, la codificazione delle leggi e la definizione della loro struttura, la
concezione stessa del diritto che conduce e guida alla elaborazione e alla formulazione delle leggi,
nelle tipologie e con le caratteristiche che le rendono valide e applicabili, tutto questo diviene meno
efficace senza una conoscenza approfondita della lingua latina.

LA CULTURA LA FONTE DELL'IDENTIT NAZIONALE. PROCESSO CENTRALE
NELLADOLESCENZA
Carmina non dant panem, come diceva Orazio, pero i tempi sono cambiati trovandoci oggi
in unepoca Economica - Informarzionale in cui la cultura rappresenta il modo dello sfruttamento
delle risorse => sempre di pi rispecchiate nelle conoscenze.
Pensiamo al vocabolo cultura. Il fascino di una parola risiede nel fatto che essa descrive
una storia, racconta una parte dellavventura umana. Essa spalanca la comprensione del presente
come epoca che figlia di un passato.
Nel termine cultura risiede questo radicamento nelle proprie origini e nella propria terra,
senza il quale non possibile crescere e dare frutti.
La parola cultura coinvolge non solo la sfera della materialit (laspetto fisico, concreto,
pragmatico delluomo), ma anche la componente religiosa, include la questione delluomo e del suo
rapporto con il destino, ovvero le grandi domande delluomo. Potremmo anche affermare che il
fenomeno culturale si traduce in una capacit di giudizio sul presente e sulla realt e in unipotesi e
in una speranza sul futuro radicata nel presente.
La cultura soggetta ai messaggi di informazione e si impregna di quella che viene definita
la cultura di massa. Ci perfettamente comprensibile se si tiene presente che la cultura non si
limita alle arti e alle lettere, ma che anche l'espressione di modi di vita, di valori... In altre parole:
della civilizzazione. In questo ambito la cultura feconda nella categoria dellidentit, soprattutto
nellaccezione introdotta da Erikson.
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LItalia cura attentamente questa osservazione nello sviluppo dellindividuo come entit che
fa parte di un sistema social economico. Nel paragrafo seguente vera rafforzata limportanza di
quest elemento: identit, nella visione che chiarisce il suo fondamentale valore.
Lidentit una specie di orientamento o di linea tendenziale che accompagna tutta
lesistenza umana. Erikson riusc a comprendere drammaticamente limportanza della
conservazione e della perdita del senso della propria identit con i veterani di guerra americani.
Molti di essi manifestavano uno smarrimento profondo, con sintomi di perdita dellidea di essere se
stessi e della continuit della propria esistenza.
In questo costrutto Erikson vide un fenomeno psicosociale complesso e unitario insieme. Lo
evidenziava come uno sviluppo che coinvolgeva tanto i processi intrapsichici dellindividuo, quanto
il contesto culturale che lindividuo condivide con molteplici categorie di persone.
Lidentit diventa un processo centrale nelladolescenza. In questa et lindividuo non coglie
pi la sua persona prevalentemente attraverso i riscontri ottenuti da altri significativi o da modelli
con cui identificarsi. Ormai diventa in grado di identificarsi con se stesso e acquisisce una
consapevolezza pi personale dei propri bisogni e talenti. E con ci tende anche ad occupare un
proprio spazio nel contesto sociale in cui vive.
Secondo Erikson, il senso dellidentit, come sintesi di dotazione biologica, di influenze
ambientali e di elaborazioni personali nasce molto presto. Gi dalla prima infanzia il bambino
riconosce la mamma e si sente riconosciuto da lei. E proprio da questa interazione iniziale
prenderanno avvio due sensazioni fondamentali e intrecciate: sentirsi se stesso e, insieme, avere la
capacit di diventare quello che gli altri si aspettano da lui.
Nel periodo delladolescenza, la formazione dellidentit raggiunge finalmente una specie di
culmine e di strutturazione relativamente stabile. Quindi si diventa pi in grado di percepirsi come
unentit viva che pu esprimersi in modo originale nei suoi contesti fisici, intersoggettivi ,a capirsi
nelle sue esperienze dirette e a collocarsi rispetto ai gruppi di appartenenza allinterno
dellambiente sociale.
Le indagini hanno esplorato pi direttamente larco di et dai 14 ai 19 anni, usualmente
indicato come adolescenziale. In esso hanno potuto riscontrare quattro fenomeni di grandi
trasformazioni: una crescita accentuata nella conoscenza e definizione di s; lampliamento
consistente dellautonomia dellindividuo rispetto al suo ambiente; una serie di mutamenti
complessi nella sfera affettiva e sessuale; infine una certa delineazione di una progettualit
veramente personale, che ormai si fa pi aperta, tendendo fra laltro a interiorizzare una serie di
valori come propri.
Ognuno dei processi presenta trasformazioni molto forti e significative dallinizio al termine
del periodo e, soprattutto, denota una struttura interna abbastanza equivalente: infatti, dalla
consapevolezza personale circa i comportamenti esterni ogni percorso si approfondisce come
coscienza delle proprie tendenze, delle abilit specifiche possedute, fino alla consapevolezza
riguardante le scelte di tipo pi voluto o intenzionale.
Per essere fedele a una sua identit ladolescente stimolato ad essere se stesso nel tempo e
in mezzo agli altri. Per potersi affermare egli deve dunque collocarsi con determinazione nei suoi
ambienti di vita, in parte rifiutandoli, in parte accettandoli, comunque situandosi di fronte a persone,
istituzioni, politica, clima culturale.
Le modalit con cui lambiente agisce sulladolescente si traducono in relazioni che mediano
la qualit della sua realt esterna. Area culturale di appartenenza, ceto sociale, scuola frequentata,
struttura familiare, gruppi di riferimento si traducono in rapporti interpersonali nei quali si attua la
vera effettiva trasmissione di significati, modelli e valori.
I fattori ambientali, come quelli legati alle relazioni interpersonali, influiscono, in definitiva, su una
realt che attiva e interagente e questa la struttura dinamica dellindividuo.
La traiettoria verso lidentit conduce lindividuo alla progressiva capacit di una visione
autonoma nella percezione di s, degli altri e del mondo. La societ deve ormai porsi in modo serio
la questione del fenomeno adolescenza.
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Nel ambiente culturale italiano ladolescenza diventata un fatto di massa da quando il
contesto industrializzato lha prodotta, rendendola un tempo speciale di preparazione
allinserimento nella vita adulta.
E pacifico il fatto che il compito precipuo delle istituzioni scolastiche sia quello di formare
la societ. Nellorganizzazione del sistema scolastico italiano il tempo riservato allo studio della
lingua latina nelle scuole esiguo
Infatti la storia d'Italia, ed in particolare la storia di Roma, registra le tappe compiute dalla civilt e
dalla lingua di Roma, dalla nascita di questa citt al suo lento declino.
La tradizione italiana ha le sue radici prevalentemente in quella romana e in quella cristiana.
Il diritto, il senso dellunit dello Stato, etc. provengono dai Romani, lavvenimento cristiano-
cattolico ha, poi, introdotto una nuova concezione della persona, della civilt, della societ, etc.
Nonostante la globalizzazione mondiale della comunicazione e degli scambi, il ripiegarsi su
culture specifiche oggi sovente l'origine o il pretesto di separatismi e irredentismi e, di
conseguenza, di conflitti territoriali. Di qui, l'importanza della cultura per i gruppi etnici o regionali.
La lingua italiana costituisce lelemento di identit e di aggregazione nazionale. Quindi la
modernizzazione del paese non consiste mai nella negazione dellitalianit e al contrario, essa va
riscoperta e valorizzata nella chiave universalistica della romanit e del cattolicesimo.
Per quanto nellopinione generale predomini la convinzione che il latino sia una lingua
morta, di tutta evidenza quanto la cultura italiana sia permeata dalla tradizione latina che la
sorregge. Per questo il governo italiano porre in atto tutte le iniziative per potenziare lo studio del
latino allinterno del sistema scolastico. Infatti si individua che :
- La tradizione culturale italiana caratterizzata da un classicismo di fondo;
- Lo studio delle lingue classiche permette di conoscere criticamente, e non per interposta persona,
un passato che appartiene all'identit europea e italiana;
- La conoscenza della civilt classica stimola a non appiattirsi sul presente, ma a vivere l'attualit
intensamente proprio perch si conosce il proprio passato;
- LItalia considera che uno studio limitato e poco organico del latino rischia di generare
conseguenze rovinose per il patrimonio culturale del Paese e per la formazione dei giovani italiani;
Limportanza dello studio della lingua latina riscontrabile anche sotto il profilo sociale:
- La riscoperta e la valorizzazione dellimpostazione della lingua dei padri, che basata su
unorganizzazione logica delluso dei tempi e dei modi verbali, favorirebbe certamente la
maturazione nei giovani di quelle precondizioni necessarie per poter organizzare la loro struttura
mentale e quindi anche il loro futuro;
- I monumenti ed i musei hanno senso solo se intorno ad essi vive una comunit che in grado di
spiegarne il valore ed il significato (LItalia possiede il 50% (60%?, 70%?) del patrimonio culturale
mondiale e su questo si basa il suo sviluppo).
- Ladempimento dellidentit italiana crea la motivazione necessaria per gli cittadini di sentirsi
degni di vivere nel loro paese e proteggerlo, oltre a questo a non sentirsi inferiori nel contatto con
qualsiasi altra cultura. Limpianto motivazionale dellindividuo fattore che si rivelato
particolarmente connesso con levoluzione dellidentit. Le motivazioni costituiscono una base
psicologica che ha la funzione di conservare e potenziare la personalit.
Lidentit porta alla motivazione, la motivazione porta allazione, lazione porta ai risultati.
Sicuramente tutto questo non potrebbe essere realizzato senza autoeducazione (limpegno).
E come un nucleo dinamico che racchiude varie componenti interne: interesse dimostrato
dallindividuo per ci che compie, energia investita nellazione, senso di responsabilit con s e
gli altri, capacit di continuit e di prospettiva nei propri comportamenti.
Oggi in Italia la lingua latina viene studiata presso i licei scientifici e classici quasi 5 ore alla
settimana, luso del latino rispecchiandosi anche in quasi tutte le altre materie, come : Italiano,
Storia, Storia dellArte, Filosofia, Scienze (terminologia), Matematica (simboli) , etc.
Sotto questa visione e quasi chiaro che linvestimento nel capitale umano in Italia si fa sulla
base della cultura latina.
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La ricerca o la ricostruzione di identit territoriali scaturiscono da individui, gruppi, localit
e territori spinti dal desiderio di individuare punti di riferimento e di radicamento in una societ alla
deriva o percepita come tale. in questo modo, in particolare, che la connotazione culturale
regionale viene riconosciuta da tutti, attraverso le specificit ereditate dal passato e tuttora presenti:
l'accento, se non la lingua o il dialetto, i gusti, i comportamenti collettivi e individuali, ecc.
L'era della standardizzazione imposta in nome dell'uguaglianza, che ha dato i suoi frutti,
oggi terminata. La ricchezza risiede nella diversit, una diversit che deve essere mantenuta o
ritrovata.
Invece di tentare di cancellarle,le differenze culturali, o di lasciare che queste scompaiano
spontaneamente, non forse opportuno tendere alla loro promozione, a permettere che si affermino
o a coltivare tale differenza? La politica culturale volta a favorire lo sviluppo deve pertanto essere
una politica appropriata, selettiva, decisa quanto pi possibile con i diretti interessati "sul campo".
Tenendo sempre presente che l'obiettivo delle ripercussioni economiche non deve offuscare la
volont di stimolare nelle collettivit, tra la gente, in ogni singolo individuo, il desiderio di cultura.

LA POLITICA SOCIO-CULTURALE E LO SVILUPPO
Lo sviluppo locale, fatto ormai acquisito, il frutto della sinergia tra forze e capacit locali e
mezzi esogeni (investimenti privati o stanziamenti pubblici). Ci valido in tutti i settori e,
ovviamente, anche in quello culturale: nella dinamica del sistema "Sviluppo", il settore culturale
strettamente correlato agli altri, all'iniziativa locale, al potenziale umano, alla politica, ecc. La
cultura, in termini elementari, , a questo livello, il patrimonio, la natura, la creazione.
Il patrimonio al tempo stesso materiale e immateriale.
La nozione di patrimonio materiale rinvia immediatamente al patrimonio architettonico.
Quella di patrimonio immateriale richiama alla mente le tradizioni orali, il sapere e il know-how, le
lingue, i dialetti, i modi di dire locali.
E tutti concordano sulla necessit di preservare il patrimonio, imperativo precipuo
dell'azione culturale. La questione della valorizzazione commerciale del patrimonio e del suo
rapporto con lo sviluppo economico suscita tuttavia considerazioni che si fondano su una certa
soggettivit. Bisogna "vendere" tutto, nel senso metaforico del termine? Il restauro di una chiesina
di campagna, di una fattoria e la ristrutturazione della piazza di un paese hanno senso soltanto se
richiamano una maggiore affluenza turistica oppure possono essere realizzati per il puro piacere, per
la cultura degli abitanti?
Una delle componenti principali della cultura infatti l'ambiente quotidiano, un ambiente
che, attualmente, coincide quasi per tutti con l'ambiente architettonico. La qualit estetica di questo
ambiente accresce il livello culturale dei residenti.
La natura , nello spazio rurale, un'altra componente, la pi originale, dell'ambiente. In quanto tale,
essa parte integrante della cultura, espressa sotto forma di paesaggio
La politica culturale dei poteri pubblici, espressa sia a livello di Stato che di collettivit
locali, si giustifica di norma in termini di contributo allo sviluppo. Questo sfocia in una reale
ambiguit: non si mira tanto ad aumentare il livello culturale bens a stimolare l'attivit economica.
Cos, ad esempio, nelle motivazioni di un protocollo di accordo, i ministeri francesi della Cultura e
dell'Agricoltura hanno dichiarato che "lo sviluppo culturale non deve pi essere considerato come
un lusso superfluo bens come un motore dello sviluppo economico e sociale". Eppure, la
responsabilit nell'istituire i programmi porta o dovrebbe portare i decisori ad una riflessione
fondamentale sull'equilibrio da rispettare tra soddisfazione dei bisogni culturali e soddisfazione dei
bisogni economici. vero che nelle campagne la simbiosi tra cultura ed economia passa spesso per
il turismo, ma nulla impedisce ai promotori di azioni culturali di conciliare la necessit di attirare un
pubblico esterno e la volont di andare incontro alle aspettative raramente espresse del pubblico
locale.
Pertanto, la moltiplicazione delle azioni, caratteristica della nostra epoca, pone il problema,
tutt'altro che semplice, di una corretta valutazione dei risultati della loro doppia impostazione. Le
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sovvenzioni indispensabili e consuete impediscono spesso di quantificare i vantaggi reali e, ancor
pi sovente, di misurare i deficit finanziari di tali azioni. D'altro canto, le conseguenze di
un'animazione temporanea, se non passeggera, sul potenziamento dei legami sociali e dello spirito
collettivo d'impresa possono essere osservate solo a medio o lungo termine. quindi necessario
essere pragmatici, sinceri nell'autocritica ed esigenti nella valutazione. Una volta calato il sipario e
finito lo spettacolo si riordina tutto e si attende la stagione successiva? No! Resta da stilare il
bilancio quantitativo e qualitativo dell'attivit.
A prescindere dalla forma che assume, la cultura, contribuendo alla valorizzazione dei
potenziali collettivi ed individuali e favorendo la piena realizzazione della personalit, il migliore
e il pi efficace vettore dello sviluppo.
Insomma a queste cause, la tesa che riguarda il trionfo dei fattori economici nella creazione
dell Unione Europea e stata corretta fino a un certo limite; un certo limite che da alcuni punti di
vista e stato gi superato. Guidandosi verso la prioritizzazione degli interessi economici, gli
architetti dellUnione Europea si sono basati sul fatto che il benessere generale porter a una
tolleranza generale. Fu una tesa perfettamente razionale. Ma quale ha svalutato la forza
dellirrazionale negli uomini e nelle etnie.
Infatti, insieme allevoluzione dei parametri socio-economici e politici si e avvicinato in
modo complementare levoluzione degli aspetti demografici, della migrazione, dellidentit e
delletnocentrismo. Alla causa dellimmigrazione e del forte nazionalismo nella mentalit dei
popoli, lUnione Europea, sotto lattuale forma, non riuscir a creare una coscienza tipica di una
nazione comune; e nella mancanza di questultima, non possiamo parlare di un lungo futuro per
lUE. Piuttosto, ci si pu aspettare al declino e alla separazione dellUnione Europea, soprattutto
sulla base delle crisi finanziare che la colpiscono; il fattore finanziario costituisce, de facto, il
principale collegamento reale dellUE, e col suo assottigliamento, si sbriciola lintera
confederazione. Quindi, lUnione Europea non riuscir a creare una coscienza caratteristica di una
nazione comune. Che cose la coscienza nazionale? Esistono due tipi di visione. Secondo la prima
concezione, la nazione e costituita da tutti i cittadini dello stato, indifferentemente del loro origine
etnica o razziale; e la concezione liberale caratteristica per la Francia e gli Stati Uniti dellAmerica,
dove si coltiva lidea integrazionista. La seconda visione e quella classica nazionalista per cui gli
elementi di etnia o nazionalit, lorigine, la lingua e la cultura sono lasse fondamentale della
coscienza nazionale. Diversi studi e analisi storiografiche hanno mostrato che gli abitanti Europei
sono piuttosto fedeli alla seconda concezione, etno-nazionalista, per la definizione della nazione.
Questo fa pensare solo al fatto che il futuro tende verso la creazione di unEuropa delle nazioni
unite.

LA CULTURA E COSCIENZA DI S TRASMESSA AGLI ALTRI
In questo ambito per cui la cultura si individua fondamentale per lo sviluppo socio-
economico, per cui ,come abbiamo gi visto, paesi come lItalia basano il loro futuro sullidentit
(di origine latina), il nostro paese di cultura sempre neolatina si trova profondamente caduto in una
crisi dellidentit.
Mentre litaliano attraverso gli insegnamenti dei suoi antenati si e creato limmagine di
colui che lavora seriamente, ama la sua patria stimolando anche i suoi compatrioti a farlo,etc.
limpressione fatta attualmente dal romeno, al interno e al esterno delle dogane, non e per niente tra
le migliori.
Se, nel periodo comunista, Romania riusc a mantenersi una buona immagine esterna e a
beneficiare dellaiuto di altri stati che si trovarono sotto la stessa influenza negativa del comunismo,
oggi e vista come fonte di immigranti tra i primi alla prostituzione, al traffico di persone, al furto,
allo stupro e tra gli ultimi al lavoro.
Questo rappresenta un grosso problema visto che il numero dei romeni che vivono oggi
allestero e estimato a 3,5 milioni, costituendo cosi le pi grandi comunit degli immigranti in
Spania (896.000 persone) e Italia (968.000 persone). Perche ? Perche questo vuol dire che la
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maggior parte dei romeni che partono allestero sono vittime degli stereotipi e quindi si trovano mal
trattati e marginalizzati a un livello socio-economico pi basso rispetto alle loro potenzialit . Il pi
pertinente esempio in questo contesto e costituito dal giornalista Fabrizio Gatti, che assumendosi la
falsa identit di romeno emigrante, riesce a pubblicare unindagine sul come sono visiti i romeni
dagli italiani. Dopo questo esperimento, esso pubblica un libro intitolato Io, schiavo in Puglia e
oltre a questo afferma : In Italia ce una campagna xenofoba, che porta al cento il romeno come se
fosse il principale nemico pubblico .
Le persecuzioni al riguardo dei romeni in Italia, lasciando stare i pregiudizi, sono fatte in
gran parte per i seguenti motivi:
- Gli immigrati romeni sono disposti a lavorare di pi per uno stipendio minore rispetto allitaliano;
questo fa tale che, tanti posti di lavoro sono presi dai romeni in svantaggio degli italiani.
- Tante delle campagne elettorali sono fatte sulle spalle degli immigranti. Trasmettere attraverso i
media i problemi che i romeni costituiscono, per poi migliorare la situazione risolvendo questi
problemi, delinea una tattica che ha portato successo proprio a Berlusconi.
- Attraverso lostile immagine del romeno, che ormai si trova dappertutto in Italia, fa cosi che anche
litaliano pi mancato dalla cultura si sente superiore a persone di cultura diversa e soprattutto fieno
di se stesso.
Nonostante questi motivi, la denigrazione del romeno nei confronti dellEuropa occidentale
si basa sulla carenza di unimmagine culturale. Per questo spesso veniamo scambiati per zingari, per
slavi, considerati un popolo nomade, etc.
E una situazione tragica per quanto non viene capitalizzata la nostra ricchezza culturale e
spirituale millenaria e questo soprattutto nei rapporti col Italia.
La Romania detiene il record mondiale nel imparare la lingua latina!
Lultimo paese conquistato dai romani e il primo da cui sono stati costretti a ritirarsi fu la Dacia;
territorio conquistato da essi: 16% per un periodo storico insignificante per quei tempi, 165 anni.
Tutto il territorio della Dacia, occupato e non occupato dai romani ha imparato la lingua latina,
scordandosi completamente la lingua daca (infatti oggi la Romania ha le dogane circondate dai
romeni La lingua romena e il paese in cui sono nato) . Al meno, cosi ci insegnano i nostri
grandi storici. Da qui anche il trionfo di Traiano come personaggio storico e illustro condottiero che
si mantenuto fino a oggi grazie alle sue grandi imprese nelle guerre contro i Daci. Traiano viene
glorificato anche nel nostro inno nazionale, probabilmente perche la sua vittoria fu pi di una
semplice vittoria militare questo perch il tesoro dacico , conquistato attraverso loccupazione del
territorio nord-danubiano fino alla capitale religiosa Sarmisegetuza , e stimato dagli autori di quel
tempo a migliaia di tonnellate doro e argento (secondo Criton: 1635 tonnellate doro, 3270
tonnellate dargento ) ha portato :
- Alla scesa del prezzo delloro nel tutto limpero;
- Per un intero anno i cittadini romani non hanno pagato imposti;
- Gli spettacoli e i giochi hanno durato 123 giorni (i pi lunghi della storia dellimpero);
- Si sono finanziati ampi programmi di costruzioni tra le quali anche il grandioso foro Traiano;
(oggi in Italia si trovano 127 statue di daci, essendo le pi numerose di tutte le altre statue concesse
ai popoli sconfitti)
- Per totale: 70 anni di equilibrio , prosperit , silenzio economico allinterno del impero;
Dobbiamo riconoscerlo, da questo punto di vista, noi siamo stati i pi intelligenti, almeno
nellantichit; in 165 anni, nel territorio della Dacia (Dacia) senza essere occupato dai romani 84%,
tutti i daci hanno imparato la lingua latina a perfezione, rinunciando con dignit allusare la loro
lingua.. barbara. Questo fenomeno e ancora pi interessante pensando che i romani che sono venuti
a latinizzarci e a rubarci le ricchezze non furono romani da Roma, ma provenienti dai territori pi
vicini a noi (subito ci possiamo accorgere del fatto che intorno a noi nessun altro popolo parla una
lingua neolatina).
Lisola Malta fu conquistata per 1088 anni, ma la popolazione non e stata romanizzata.
La Grecia fu conquistata per 641 anni, ma manco lei fu romanizzata. Neanche i britannici furono
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in grado, in pi di 400 anni, a farsi latinizzare. Il paradosso pi significante lo mostra proprio la
penisola Italica, dove i romani non sono riusciti la nostra performance, non essendo capaci a creare
una lingua unitaria, li esistono ancor oggi pi di 1000 dialetti. Mentre la nostra lingua risulta una
lingua unitaria senza dialetti in cui le uniche diversit del esprimere sono a causa degli accenti.


Fig.1 Le lingue romanze in Europa - Wikipedia

E un vero e proprio miracolo il fatto che in 165 abbiamo imparato una lingua che ci ha
piaciuto cosi tanto, per quanto nessun altra cultura diversa ci ha riuscito a cambiarcela, anche se
siamo stati per periodi molto, molto pi lunghi divisi, impoveriti e dominati da imperi come quello
Ottomano, quello Ungherese o quello Russo.
Cosa potrebbe essere pi strano di questo?
- La civilizzazione e la storia hanno cominciato li dove oggi vive il popolo romeno. (W. Schiller,
archeologo americano); il pi vecchio uomo dellEuropa e stato trovato sul nostro territorio.
- Sulle tavolette di Tartaria, la scrittura appare sui territori carpato-danubiano-pontici tanto prima
di quella del Sumero. (R.Schille, Readers Digest, 7,1975); infatti la piu vecchia scrittura del
mondo si trova sul nostro territorio, essendo simile ma pi vecchia di 2000 anni rispetto a quella del
Sumero; questo ci fa gli inventori della scrittura.
- E vero che questo popolo e uno dei popoli pi vecchi dellEuropa() sia che si parla di
traci(), di geti o di daci, gli abitanti mostrano una continuit dallepoca neolitica fino ai giorni
nostri, sostenendo cosi, tramite un esempio forse unico nella storia del mondo, la continuit
millenaria di un popolo. (Andr Armand Cardinal Vingt-Trois); questo lo dimostrano anche gli
studi di paleogene, effettuati in Germania dal dottore Alexander Rodewald, che riguardano la
continuit del popolo romeno su questo territorio negli ultimi 5000 mila anni.
- LEva mitocondriale situata nella Tracia sta allorigine dei romeni. La popolazione ha emigrato
da qui poi verso tutta lEuropa 30-40.000 anni fa.( il direttore dellistituto di Biologia Umana
dellUniversit di Amburgo, Alexande Rodewald)
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- Iordanes parla nellanno 529 a.C, periodo in cui Roma era ancora un piccolo insieme di villaggi,
dellarrivo sul nostro territorio di Cyrus il Grande, re persiano, e dalla sua sconfitta da parte dei
geto-daci.
Ma i romani non ci hanno dato solo una lingua, quindi una cultura, ma anche offerto la
possibilit di guidarli. Trai i numerosi imperatori di origine dacica il pi emblematico esempio in
questo contesto e Costantino il Grande, limperatore che cristianizzo il mondo romano, e sua madre
Elena di origine dacica. Costantino ebbe una grande ammirazione per i suoi antenati per quanto il
suo arco di trionfo decorato da 8 grande statue di nobili daci, anche se viene costruito dopo 2
secoli dalla vittoria di Traiano e in un periodo nel quale i daci si erano gi liberati. Molto
interessante e anche il fatto che la cristianizzazione, per cui lott profondamente, si fecce grazie
alle influenze di sua madre,che era gi cristiana; potremmo quindi dire, da alcuni punti di vista, che
i daci erano cristiani prima dei romani. Ma la cosa pi importante che fecce fu di spostare la
capitale dellimpero a Bizantino, proprio dallaltra parte dellEuropa, in unarea che tanto tempo fa
fu dominata dai traci e poi dai greci. Questo avvenimento fu rimasto nella storia come : il ritorno
alle origini. I cambiamenti che accadono sotto il dominio di Costantino penso che siano ancora pi
interessanti pensandoli sotto laspetto che lui era di origine dacica.
Sotto queste osservazioni si pu gi pienamente capire la crisi dellidentit per cui la
Romania sta passando, cosa che si rispecchia nellapproccio, nella visione, negli obiettivi e nei
modi con cui si portano alla fine i nostri scopi. Se noi non conosciamo noi stessi per poterci
rispettare, non ci si pu avere le aspettative che gli altri ci tratteranno al nostro merito.
Il nostro ideale in questepoca Informazionale deve essere il ritrovo di unidentit che capitalizza
al massimo quello che siamo e rappresentiamo nel contesto internazionale. La nostra cultura, che
delinea le nostre origini, dispone di risorse di unimportanza insospettata e sono sempre pi
numerose. Con ladempimento di unautostima personale, di carattere nazionale unitario, si
porter avanti lingrandimento e lo sviluppo del paese e non solo del privato.
Un popolo arriva alla coscienza di s, quando arriva alla coscienza di un insieme in cui il
tutto pi della somma dei componenti .
Il popola ha :
- un patrimonio fisico , biologico : la carne e il sangue
- un patrimonio materiale : la terra del paese e le sue ricchezze
- un patrimonio spirituale : la sua concezione su Dio , mondo e vita , il suo onore che si rispecchia
nella sua esistenza storica , la sua cultura nel pensante e larte . Questarte non internazionale .
Essa lespressione del genio nazionale del sangue .
Tutti questi 3 patrimoni hanno la loro importanza . Devono essere protetti dal popolo. Un
popolo vive in eterno attraverso la sua concezione , onore e cultura. Per questo coloro che
governano le nazioni devono giudicare e azionare non solo secondo gli interessi fisici o materiali
del popolo , ma tenendo conto anche della sua linea donore storica , dei suoi interessi.

CONCLUSIONI
La ricerca del ritrovo vuol dire innanzitutto trovare uno stato di spirito , che non ha
lorigine nella razione , ma nellanima del popolo e impostarlo come fondamento originario.
Questanima del popolo un elemento di identificazione. Il modo di rappresentazione di una
nazione essendo caratteristico di quella nazione ma quando parliamo dellamore per la nazione, si
tratta di qualcosa generale del insieme che costituisce lumanit.
Per questo il nazionalismo romeno non un semplice prodotto , pi o meno durevole , di
una attivit pensante di qualche filosofo , di una propaganda pubblicista abbile , o dellinfiltrazione
di qualche ideologia nelle masse attraverso i politici. Esso una suprema saggezza conquistata
attraverso lesperienza millenaria della vita romena , costosamente pagata con le sofferenze propri,
secolo per secolo, saggezza scesa fino al subconscio , infiltrata fino al istinto. Esso nasce
dallesperienza , dalla conoscenza induttiva attraverso la quale si verificato , anno per anno ,
lesistenza di questa realt irreducibile della divisione dellumanit in nazioni etniche concorrenti e
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nemiche , pronte ad abusare in qualsiasi momento di qualche vicino , debole , sia per le
caratteristiche della razza, sia per le situazioni difficili in cui stato messo dalla storia.
Infatti, oggi si deve pensare allEuropa delle nazioni unite, o a qualcosa migliore, visto che
lattuale sistema sta dimostrando i suoi limiti. La Romania ha bisogno di una relazione di fraternit
soprattutto con lItalia e viceversa. Oltre alle questioni della diaspora e le questioni di interesse
economico, la Romania pu svilupparsi lidentit solamente tramite il paese in cui si trova il pi del
50% del patrimonio culturale mondiale. Al suo stante lItalia deve percepire la Romania come un
paese di notevole importanza per laffermazione della loro cultura, per quanto la nostra posizione
storico-geografica delimita i margini della vecchia cultura europea, che senza di noi probabilmente
non avrebbe una reale origine.

CHIUSURA
Il termine cultura, a prescindere dalla forma che assume, contribuisce alla valorizzazione
dei potenziali collettivi ed individuali e favorisce la piena realizzazione della personalit. Nel
termine cultura risiede questo radicamento nelle proprie origini e nella propria terra, senza il
quale non possibile crescere e dare frutti. I limiti con cui si confronta il romeno al livello Europeo
si basano soprattutto sulla carenza di unimmagine culturale. Per questo, in un periodo di crisi
dellidentit che trafigge sempre di pi lesistenza del nostro paese, e essenziale riscoprire gli
elementi che costituiscono la nostra simbolistica. Solo insieme, tramite unaggregazione nazional -
unitaria riusciremmo a passar oltre i problemi socio-economici con cui ci confrontiamo. In questo
ambito, la valorizzazione commerciale del patrimonio e del suo rapporto con lo sviluppo
economico, pu iniziare secondo i modelli che lItalia ci offre.





























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BIBLIOGRAFIA
[1] Moise Gheorghe Florentin, 2009, Imaginea Romaniei si a Romanilor in Europa, Universitatea
din Bucuresti Facultatea de Sociologie si asistenta Sociala;

[2] Pier Luigi Sacco, 2010, Distretti culturali evolutivi ed economia della conoscenza: Un nuovo
paradigma di sviluppo locale, Universit IUAV Venezia;

[3] Elena Zgarcibaba Bogdan, 2010, Introducere in Filolofia Romanica, Universitatea de Stat
Bogdan Petriceicu Hasdeu, Cahul;

[4] http://ec.europa.eu/agriculture/rur/leader2/rural-it/biblio/culture/art03.htm;

[5] http://www.treccani.it/enciclopedia/lingue-neolatine/;

[6] http://enciclopediagetodacilor.blogspot.ro/.

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