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Desiderio

La struttura originaria
delluniverso
con saggio su intersoggettivazione e flirt



Dario Cositore
Desiderio
Dario Cositore

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Partiremo in medias res in quanto Lui non attende nessuno.




Voglio introdurvi a ci che capace di meraviglie e di
atrocit: il desiderio. Il desiderio la struttura originaria, la
pi antica e che permea lintera vita delluomo sia nel suo
agire definito come pulsionale sia in quello calcolante. Sia
nella prima istanza che nella seconda il desiderio che ci
guida. LAmore un sentimento che pervade interamente le
nostre vite, cos apparentemente astratto, evanescente,
fragile che in tutto entra ma al contempo concreto, potente
ed enorme da non poter essere celato. Amore quella
energia intracosmica che permette luomo di costruire ma
anche di distruggere. Listintivit che ci guida subdolamente
ogni giorno a cosa tende se non al suo soddisfacimento?
Pertanto la conditio sine qua non per lagire la mancanza.
Da ci constatiamo che da un lato chi agisce ha mancanza
di e pertanto parte da una condizione di dolore che vuole,
ardentemente, essere placata; dallaltro notiamo che chi
soddisfatto da si trova in condizione di piacere in quanto se
fosse ancora alla ricerca di, a causa della mancanza di,
allora non sarebbe ancora soddisfatto. Noi costantemente
mutiamo passando da uno stato allaltro. In questo
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passaggio, che ci che pienamente caratterizza la vita
intima come anche quella pratica, si presentano scenari che
apparentemente sembrano diversi quando invece non sono
altro che diverse rappresentazioni della medesima
configurazione: il proprio volere, il desiderio. Quindi , noi,
proiettiamo scenari di soddisfacimento per poter riempire
quel vuoto che ci abita una desolazione equiparabile solo ai
piani futuri per poterne uscire. Proiezioni su oggetti,
persone, parole che non sono mere larve retoriche bens
prospettive che vogliono e devono schiudersi. Paradossale
quindi, nonch teatrale, la vita delluomo in quanto se si
soddisfatti non si agisce, in quanto se lo facessimo
negheremmo di esserlo, e, se si insoddisfatti si agisce per
gettare dellacqua su quellardore che ci ha spinto a
riempirci. Il desiderare implicato da una molteplicit di
sensazioni, luomo quindi non affatto staccato o distante da
ci che si chiama mondo, c una stretta relazione tra il
desiderio, il desiderante e il desiderato. Questa relazione la
sensazione-di-base che il principio costitutivo dellagire
cio la sensazione dello stato da cui ci si vorrebbe allontanare
e, la sensazione dello stato verso il quale ci si vorrebbe
avvicinare e la percezione di questo passaggio. Si d un
ulteriore caso ovvero il caso di stallo in cui si soffre
inconsapevolmente, e quindi viene meno quella sensazione-
di-base, in silenzio senza che noi possiamo re-agire a questa
tirannia dellio e ci accade quando luomo non pensa di
essere sprovvisto di qualcosa, da qui la conseguenza di non
avere nemmeno il desiderio di ci di cui non crede di aver
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bisogno. E pertanto doveroso schiacciare gli inibitori Phobos
(la paura del soddisfacimento di) e Deimos (il terrore sorto
dalla guerra interiore per la ricerca di). Per far ci
dobbiamo armarci della consapevolezza dellesserci in modo
tale da condurre con meraviglia la vita. La luce, la protezione,
la guida il Desiderio. Per far ci n gli onori, n la ricchezza,
possono farlo, solo desiderando solo amando possibile
creare. Senza la consapevolezza della struttura originaria non
possibile n per una societ n per una comunit n per un
singolo essere artefice di nessuna creazione. Recuperando
quindi la dimensione del Sacro (dallindoeuropeo Sak: sancire
una alterit, un essere "altro" e "diverso" rispetto
all'ordinario) che propria del desiderio, possiamo
allontanarci, o meglio criticare ( dal greco Krino: Distinguo) la
riduzione del creare alla calcolabilit, che sembra essere
ormai lunica ed egemone modalit di pensare. Quindi creare
sia latto del pensare che gli effetti nel mondo dati da
questo atto. Pertanto solo mediante il desiderio possibile
produrre cambiamenti facendo subentrare nuove forme a ci
sembrava poter essere immutabile. Se invece lo scenario
entro cui il comune mortale si pone, ovvero quello della
infinita produzione, non muta, disastri e danni di ogni genere
saranno le conseguenze. Ma quale miglior modo di
distinguere se non quello di avere la consapevolezza di s
stessi? E soprattutto conoscere ci entro il quale siamo noi
stessi ovvero conoscere i nostri limiti? Quindi da un lato
abbiamo la consapevolezza di noi stessi dallinterno dallaltro
labbiamo dallesterno. Questo un tema presente fin
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dallantichit ovvero la volont da parte delluomo di voler
oltrepassare i propri limiti e dallaltro essere costantemente
con forza e dolore richiamato nel suo limite. Per raggiungere
la consapevolezza quindi bisogna essere quel passaggio.
Quindi lamore il veleno e la cura della vita delluomo. Il
Desiderio Pharmaks (medicina in greco significava sia
veleno sia cura in base allutilizzo e alla quantit di
medicinale che ci si somministrava) duplice e ambivalente
, potenza razionale ovvero ci che ha in s gli opposti;
quindi in base alluso che se ne fa pu essere, da un lato
lapogeo della vita di ogni uomo e dallaltro la sua morte,
pertanto listinto alla vita e quello alla morte dimorano
allinterno delle contraddizioni dellistanza pulsionale ovvero
dellirrazionalit del desiderio. Ad Eros (Principio di vita) non
pertanto contrapposto Thanatos (Principio di morte) in
quanto il desiderio essendo una struttura originaria non ha
niente che la superi o che venga prima non ha opposti ma
in se stesso ha la struttura necessaria auto-organizzata (Bos),
il suo essere mortale, o meglio il suo tendersi come un arco
verso la morte (Bis) e infine lo scenario entro il quale si
azzera la distanza da ci da cui ci si allontana a ci a cui ci
si avvicina che la Zo (Il vissuto, leccedenza). Siamo
oscillazione, un continuo trascendersi, un perpetuarsi della
legittimazione e della caduta del principio di identit.
Passiamo dallessere uguali con se stessi idealmente e quindi
in maniera esclusivamente sincronica allessere altro da
ovvero una metamorfosi di ci che apparentemente uguale
a se stesso ma che in s evolve, e pertanto qui si realizza la
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diacronia. E evidente che risiedono allinterno delle proprie
rappresentazioni, azioni o ricordi potenzialit le quali
attingono da ci che folle il loro being (lessere nel tempo)
daltronde solo mediante questa conflittualit si d la vita.
Non solo, e non sempre ci che identico in s un qualcosa
o un qualcuno ma invece possibile che ci che costituisce il
valore delle cose sia lessere agganciati da parte di queste a
ci che ad esse antitetico! Quindi ci che ci abita il divino
e da questo attingiamo i colori con i quali dipingiamo la
nostra follia, cadendo la de-finizione, ovvero il finire ogni
significato possibile allinterno di uno solo, crolla il principio
di identit e di non contraddizione. E queste sono possibilit
di superarsi rimanendo dove si e un rimanere dove si
superandosi. Qui non si vuole n negare la validit logico-
formale in s che permette agli uomini di comunicare
(talvolta di informarsi!) n elogiarla sottolineando lambiguit
di un discorso, quello divino quello folle, che di questi principi
non n ha consapevolezza, ma ricondurre il primo entro i
propri margini altrimenti non si d scienza, validit,
fondamento e il secondo caratterizzarlo (non ancora
catturarlo) nella sua apparente incomprensibilit. Solo se si
in bilico, solo se si innamorati possibile creare. La
creazione una azione, una azione una attivit teoretica o
una attivit pratica condizione per diventare ci che si . Ma
quale leffetto di tanta energia se non quello di
completamento? Una complementariet che solo
arbitrariamente non pu essere compresa? Una volta
rispristinata la antica struttura e possibile vedere con occhi
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nuovi. Un amore che permea oggetti, sensibili ed
intellegibili, anime (da intendere con il termine tedesco Leib
ovvero il corpo che ha un vissuto pertanto il fine) e
persone (da intenderlo, ancora, dal tedesco krper ovvero il
corpo organico ovvero il mezzo). Ma qual il rapporto tra
amante e amato? un amante ed un amato che possono
essere molteplici? una molteplicit sensibile o intellegibile?.
Un soggetto pu amare un altro soggetto o pi soggetti
oppure un soggetto pu amare un oggetto o pi oggetti che
possono essere sensibili (concreti) o intellegibili (astratti
come una idea). Non meramente la conquista sensibile e
tangibile delloggetto del desiderio, e quindi il suo possesso,
la ragione del piacere che ciascuno di noi prova. Ma
unaltra la ragione del piacere e questa luomo non la sa
definire con le parole ed in fatti si esprime in forma
enigmatica e buia. Cosi quando noi ricerchiamo, ricerchiamo
per riempirci. La ricerca supposta come cura del dramma
entro la quale luomo nasce, cresce, si riproduce e muore. La
ricerca quella dellintero. La persona, lidea amata coincide
per sua natura con loggetto del desiderio, che non pu
essere che assente quando presente e non pu essere che
presente quando assente. Sicch non il possedere ci che
si desidera la fonte del desiderio, in quanto se cosi fosse da
un lato negheremmo la temporalit, luomo diverrebbe
statico perdendo la dinamicit che lo caratterizza, dallaltro si
negherebbe lo stesso desiderio in quanto per poter
desiderare saremmo costretti a desiderare la mancanza di
desiderio. Quindi il non-possedere ci che si desidera la
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fonte del desiderio. Si ha, pertanto, desiderio di ci di cui si
privi, che come dire che, quando non si privi di una cosa,
nemmeno la si desidera. Luomo, quindi, di ci di cui non
dispone e che non presente che ha desiderio, di ci che non
possiede, di ci che lui non , di ci che gli manca. Questa
realt mostra che il principio di bivalenza viene a crollare (P
o vero o falso), il principio di bivalenza in logica classica
equivalente all'affermazione secondo cui non possono
esistere proposizioni che non siano n vere n false, da non
confonderlo con il principio del terzo escluso ((P o non-P)
vero) n con il principio di non contraddizione ((P e non-P)
falso). Cosa vuol dire? Vuol dire che nello sterminato campo
del desiderio non vige pi la somma categoria di opposizione
ovvero quello della contraddizione bens una categoria
intermedia, che si pone a met strada tra il divino e lumano,
tra lintuizione e la sensazione, tra lilluminazione e
lesperienza ovvero quella dei contrari. Infatti tutti i contrari
sono opposizioni ma non tutte le opposizioni sono contrari.
Vi sono sfumature, molteplicit che pervadono il nostro
vivere ma che, talvolta, il calcolo ottundendo la nostra mente
non ci permette di vederle! Ma una cosa che non si vede non
necessariamente inesistente cos come una cosa che si
vede non necessariamente esiste! Distinguiamo, e nei casi
opportuni separiamo, ci che esiste da ci che sussiste! Eros
il serbatoio energetico delluomo ci che ci permette di
amare le cose, che una volta che il nostro sguardo le ha
penetrate diventano belle. Quindi non ci che bello che ci
piace ma ci che ci piace che bello allora il bello non il
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terminus a quo bens il terminus ad quem. Eros bramoso di
essere, un essere che avere in modo indeterminato,
talvolta indefinito, il bene. Amore caccia ricerca. Le
persone che amano sono solite concepire nella bellezza sia
rispetto al principio cosmico (corpo) sia rispetto al principio
caotico (mente) pertanto gli uomini che sono pieni
desiderano concepire. Questo il motivo per il quale nei
processi di inter-soggettivazione dinamici, quando
raggiungiamo le profondit del nostro essere toccando il
punto pi alto di noi stessi, ci si sente eudemonici. Mentre
quando avviene un processo di inter-soggettivazione statico,
quando cio rimaniamo in superficie rischiando di annegare,
ci si sente melanconici. Ma cosa desidera? Colui che
desidera? Fama, eternit, gloria e per questo scopo si
pronti a correre in pi gravi pericoli. Sono spinti addirittura a
dissipare le loro ricchezze, a sopportare le fatiche pi grandi
e perfino di morire. Quindi luomo vuole essere immortale, e
vive e si proietta verso il futuro come se questultimo non
fosse altro che un nome di un istante, una parte, dell
eternit entro la quale luomo si configura. Se cosi non fosse
avremmo una realt lungi dallessere desiderata o
desiderabile, in quanto spezzandosi luroboro noi non
agiremmo poich non vi sarebbe luogo dove creare in quanto
il tempo che permette il fare poietico sarebbe morto.

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