[Angelo Rizzelli. Il segno inciso. Catalogo della mostra, Galleria LOsanna, Nard (LE), 16 marzo 2013-giugno 2013]
Sono trascorsi circa otto anni dalla mostra Dal buio il segno allestita presso la galleria LOsanna di Nard. In quelloccasione, Angelo Rizzelli esponeva, insieme al suo collega ed amico incisore Vittorio Manno, una decina di opere che esprimevano alcuni caratteri peculiari della sua ricerca incisoria sviluppatasi fino ai primi anni del 2000. Raffaele Nigro, in catalogo, lo descrive come una sorta di poeta dellincisione, un razionalista dedito alla cura dei dettagli, uno sperimentatore del segno. Da quel 2005, si pu, ancora oggi, parlare di Angelo Rizzelli in questi termini.
Ho avuto modo di approfondire la conoscenza di Angelo Rizzelli, nel corso del 2010 per la mia tesi di laurea specialistica in Storia dellarte, sebbene lo conoscessi gi da qualche anno essendo entrata nel Circolo culturale La Scaletta nel 2007. Circolo di cui la Grafica di Via Sette Dolori si sempre ritenuta figlia. Il lungo e attento lavoro di ricerca, costruito insieme attraverso i dialoghi, i confronti ed il racconto delle sue esperienze di vita e di artista (vista lesiguit e poca attendibilit del materiale bibliografico) mi ha permesso di conoscere Angelo innanzitutto come persona e poi come incisore. Scrivere nuovamente di lui e per lui in questoccasione, quindi, mi riempie di soddisfazione e anche di commozione. La poliedricit artistica ed umana di Angelo Rizzelli la si riesce a scorgere davanti ad una lastra ancora vergine o ad unincisione stampata. Spiega minuziosamente e con passione lidea progettuale e creativa da trasporre sulla lastra o descrive con dedizione e in modo quasi didattico (direi una deformazione professionale avendo praticato linsegnamento nelle scuole) teoria e pratica che caratterizzano lopera stampata. Sembrerebbe come esser presi per mano e poi condotti nel mondo dellincisione, nel suo mondo in cui si presenta talvolta come un innovatore e talvolta come un rinnovatore di strumenti e linguaggi di una pratica, quella dellincisione, a volte dimenticata. Angelo Rizzelli un salentino dhoc se pur di adozione lucana. Spesso e volentieri ci troviamo a disquisire della sua terra dorigine, del suo paese nato Andrano e soprattutto del mare della sua amata Puglia. Racconti, anche visivi, tracciati su vecchi e consunti taccuini che conserva con cura ed ordine nei cassettoni della sua abitazione. Bozzetti e disegni di quotidianit e ritratti di gente di paese che rimandano indietro con la memoria, ai primi anni 60, quando Angelo, ventenne, intraprende i suoi primi studi artistici presso il Liceo Artistico di Lecce. Studi che prosegue iscrivendosi allAccademia di Belle Arti di Lecce, sul finire degli anni 60. Si pu affermare con assoluta certezza che Angelo Rizzelli nasce, artisticamente parlando, come scultore. Ne sono testimonianza i gessi che conserva gelosamente in casa; busti e teste di donna, accuratamente modellati e di stampo accademico, ma anche forme astratte e simboliche (la serie di Forme libere nello spazio) precorritrici di un linguaggio pi essenziale e sintetico sviluppatosi nel corso degli anni 70. Gli anni 70 sono per lui non solo un momento di crescita ed evoluzione artistica ma segnano importanti cambiamenti di vita. Nel 72 si trasferisce a Matera proseguendo lattivit di insegnamento iniziata in Puglia. Portando in parallelo la sua ricerca artistica, comincia ad avvicinarsi agli ambienti culturali pi in fermento nella citt e in particolar modo al Circolo culturale La Scaletta, realt attiva nellambito storico-artistico e culturale gi dagli inizi degli anni 60. Linteresse sempre pi approfondito per le arti visive da parte de La Scaletta, di cui si fa promotore Giuseppe Appella organizzando esposizioni di artisti nazionali ed internazionali, cattura lattenzione di Angelo RIzzelli tanto che, nel 76, lo stesso, insieme ad altri appassionati darte, fonda la Scuola Libera di Grafica (divenuta nell88 Grafica di Via Sette Dolori). Credo che, da questo momento in poi, Rizzelli abbia fatto suo il concetto di sperimentazione nellincisione. In mancanza di basi teoriche e pratiche specifiche dice non mi restava altro che provare e fare esperimenti. La svolta pi matura di Rizzelli avviene nel 1978; Guido Strazza e Giulia Napoleone, invitati da Appella, tengono il primo corso di incisione calcografica nella Scuola di grafica. Ho avuto il piacere e lonore di conoscere Guido Strazza qualche anno fa nel suo laboratorio darte a Roma accompagnata da Angelo durante la mia ricerca di tesi. Ho ancora impressi nella mia mente gli scorci di una stanza di studio vissuta dal tempo e dallesperienza, colma di libri, barattoli di colore, tele ed incisioni. Allo stesso modo ricordo con quanta devozione e trasporto Strazza mi parlava dellincisione come un fare non solo di mano e tecnico ma anche un fare dove poter ritrovare ed esprimere se stessi attraverso un solo segno. Rimasi colpita ed emozionata nell intravedere, in quei momenti, Angelo completamente immerso in tutto ci che il suo maestro spiegava e mostrava e, ancora di pi, mi sorprese lumilt e una sorta di soggezione con cui si confrontava e dialogava con il suo guru dellincisione. Guido Strazza ha lasciato un segno sia nella vita di Angelo che nella sua ricerca incisoria. Rizzelli, coniugando perfettamente alla tecnica dellincisione la propensione allosservazione e allesplorazione dei dettagli e delle particolarit della realt che lo circonda (in particolar modo Matera, i paesaggi rupestri e le cave di tufo), realizza le serie di Segni di Matera, Segni delle cave, Segni della terra e i Segni del paesaggio. Produzione artistica che caratterizza tutti gli anni 80 e la prima met degli anni 90; in essa ben evidente quanto incidono fortemente gli insegnamenti di Strazza, in primis, ma anche quelli di altri maestri (come Peter Willburger, Assadour, Lorenzo Bruno, Roberto Mannino)che tengono corsi di approfondimento di tecniche dellincisione nella Scuola di Grafica. Angelo miscela tecnica e sperimentazione: utilizza per lo pi le tecniche dirette dellincisione (bulino, puntasecca, rotella), scompone e ricompone lo spazio attraverso giochi di simmetrie ed asimmetrie, forme geometriche ruotate o sovrapposte. Il tutto per creare, nelle composizioni, il contrasto tra staticit e dinamismo. Le sue ricerche e le sue sperimentazioni ruotano intorno al valore del segno, un segno significativo e significante e che possiede una sua poetica. Poetica che Rizzelli ha fatto sua anche attraverso lo studio del manuale scritto da Strazza Il gesto e il segno. Tecnica dellincisione in cui questultimo spiega come il gesto e il segno siano strettamente connessi e siano espressione intrinseca del modo di essere di ogni individuo. Concetto che inevitabilmente mi riconduce a quella esigenza interiore ed espressione di un animo in continua evoluzione che per Angelo ha rappresentato lincisione fin ad oggi. Dagli anni 90 e tuttora Rizzelli nel circuito internazionale dellarte. Partecipa sistematicamente a mostre in varie parti del mondo: Polonia, Lussemburgo, Francia, Austria, Brasile, Stati Uniti, Russia, Norvegia, Ungheria, Romania, Olanda, Grecia e Giappone. La produzione degli anni 90 caratterizzata soprattutto dalla serie dei Segni di luce. Attraverso la maniera nera, crea contrasti di luce e buio; la luce, che serpeggia tra i segni neri minuziosamente affiancati, sembra farsi materia, purezza e vuoto che si ricava dal pieno e allo stesso tempo vuoto carico di pieno. Il tutto giocato sul contrasto cromatico. Ricomponendo il racconto iconografico della storia artistica di Angelo Rizzelli, sempre in occasione della mia tesi di laurea, mi sono imbattuta nella serie di incisioni Segni dellanimo caratterizzante gli anni 2000. Colpita dallintensit emotiva resa attraverso una maestria tecnica ormai consolidata, ricordo che anticip alle mie domande poche battute: Qui c tutta la mia rabbia, il mio dolore, il mio animo lacerato. Ho sempre pensato che un buon artista debba essere anche un buon comunicatore di se stesso attraverso ci che produce; in Segni dellanimo Angelo riesce a comunicare il suo mondo interiore palesemente, impregnando di buio i segni e facendo assumere alle forme geometriche sembianze di buchi profondi, simbolo dei vuoti dellanimo. La luce c ma va ricercata; le geometrie nere celano altrettante geometrie bianche sovrapponendosi a volte in modo perfetto talvolta lasciando visibili solo i confini di esse. Primeggiano le tecniche indirette (acquaforte e acquatinta) e non mancano le improvvisazioni e gli esperimenti: il craquel o lutilizzo della tufina raccolta da una parete di tufo ed applicata con la vernice sulla lastra come in Segni dellanimo del 2009. Nel percorso di Rizzelli la componente dell esperimento/improvvisazione stata una costante che ha assunto, nel corso degli anni, una evoluzione di significato. Il mero accostamento allincisione privo di conoscenze specifiche si evoluto, negli anni, in una sperimentazione pi matura, complessa e non pi casuale in cui la pratica tradizionale incisoria incontra e sposa meravigliosamente la vitalit artistica interiore sempre presente e plasmata gi negli anni di Rizzelli scultore. La sua ultima produzione sintetizza la figura di Rizzelli sperimentatore pi maturo; lequilibrio logico e formale, che detta regola nelle composizioni e che derivante da un rigore mentale precedentemente studiato su carta, sintride della sua goliardica capacit di provare e provarsi. Egli sicuro di possedere dentro di s un bagaglio di conoscenze tecniche che possano assecondare queste sue spinte direi rivoluzionarie nel linguaggio incisorio. Ecco come in Segni della memoria del 2010 e del 2011 e in Segni della memoria del 2012, opere accomunate da sovrapposizioni di tecniche incisorie ma che presentano esiti compositivi ed ottici differenti, Rizzelli riesce ben a coniugare una delle sue invenzioni: lincontro chimico dellacqua (applicata con un vaporizzatore sulla lastra in modo variabile) con la vernice produce effetti luministici particolari e forme impercettibili generate dal vuoto lasciato dalla gocciolina dacqua quando il tutto si asciugato. Inoltre Rizzelli affianca agli strumenti tipici dellincisione alcuni da lui ideati; sorride quasi compiaciuto quando gli si chiede come ha concepito certe bizzarrie. Chi mai penserebbe di utilizzare uno spazzolino elettrico privandolo della sua testina per applicarci un punteruolo! Ad oggi, Rizzelli ha raggiunto un livello di maturazione artistica elevato tanto da essere definito un maestro dellincisione. Tale maturazione, poich non ancora satura di sperimentalismi e ricerca, non fa altro che avallare una valutazione di merito che si evince dallexcursus appena tracciato e che mi permette di inserirlo nel panorama attuale dellincisione come un innovatore e rinnovatore di questultima.