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RIFLESSIONI DI UN CONSERVATORE
ILLUMINATO Panorama
PIEMME
N
on passa giorno senza che Heather,
adesso, pensi a loro. Guarda sua figlia
Erin e non riesce a decidere niente. Guar-
da suo marito Peter e lui le dice: Sei paz-
za, non sono bambini, quelli. Non crede-
vano sarebbe andata cos, volevano soltan-
to un figlio, non tutto quel casino, non quel-
lossessione nella testa. Allinizio era di-
verso, allinizio (era solo il primo fallimen-
tare ciclo di fecondazione in vitro) lei e Pe-
ter avevano donato dodici embrioni, di qua-
lit inferiore a quelli impiantati, alla ricer-
ca sulle cellule staminali. E una buona co-
sa si erano detti, convinti per una buo-
na causa. Via con il secondo ciclo, e anco-
ra niente, via con il terzo, ed ecco Erin, una
femmina. Gli altri dodici embrioni prodot-
ti quella volta (grazie a bombardamenti or-
monali che Heather non dimenticher pi,
e grazie ai quali fin spesso al pronto
soccorso) sono ancora, dopo tre
anni, congelati nel Centro
per la F ertilit di San
F rancisco. E a loro che
lei pensa, adesso, ogni
giorno. Racconta che
stato il compleanno di
Erin a cambiare tutto:
prima di averla, erava-
mo per la scelta, crede-
vamo che un bambino
non potesse essere consi-
derato tale fino a quando
non usciva dalla pancia
della mamma. Quindi
nessun problema nessun
pensiero, solo quella bella
voglia di vedere un figlio
crescere, insegnargli a vi-
vere, ridere delle somi-
glianze. Poi per siamo en-
trati in difficolt da soli, e io sono andata in
quel centro a cercare di capirci qualcosa
ha raccontato a Family Circle qualche me-
se fa (Olimpia Tarzia ha segnalato la storia
al Foglio). Meno centonovantasei gradi Cel-
sius, gli embrioni vengono conservati cos.
Basta un minuto per scongelarli, ma po-
trebbero sopravvivere anche per duemila
anni, forse di pi. Lembriologo di quella
clinica le ha detto: Non sono realmente
morti ma nemmeno vivi, il metabolismo
sospeso. Heather allora ha guardato den-
tro il contenitore, voleva afferrare il senso
di quellimmortalit strana, ha pensato:
Bene, soltanto gruppi di cellule congela-
te. Poi il medico ha chiuso il coperchio e a
lei tornata in mente il primo ricordo di
Erin, una foto appiccicata con le altre nel-
lalbum di famiglia: un gruppetto di cellule,
una cosa piccola piccola, la sua bambina.
Non sa che fare, suo marito dice che per un
altro figlio non bastano i soldi. Pensa che
sarebbe meglio donarli a qualche labora-
torio, anche questi dodici. Lei no: Questa
possibilit pu andar bene per le altre fa-
miglie. Non per la mia. Non per i nostri em-
brioni. Non pi. Ci penseranno ancora, al-
meno per altri duemila anni.
Dicono: non hai idea di cosa signifi-
ca avere un figlio con la spina bifida.
Dico: miofiglio. Dicono: non vita. Di-
co: la nostra vita. Luigi VittorioBer-
liri, consiglierecomunaledella Marghe-
rita a Roma, intervistatodal Foglio
Luigi Vittorio Berliri ha trentacinque an-
ni, una moglie, una bambina di otto e un
bimbo di sei. Con gli occhi neri, i piedi rad-
drizzati piano piano, le scarpe ortopediche
e a letto un cagnolino di pezza. Va a scuola
un po sulle sue gambe un po sul passeggi-
no, quando proprio stanco. I eri era lulti-
mo giorno prima delle vacanze e gli di-
spiaciuto, perch in classe si diverte, ha un
sacco di amici. E un bambino con la spina
bifida, di quelli che non dovrebbero nasce-
re, di quelli che la diagnosi preimpianto
servirebbe a buttare via subito, con sollie-
vo, potrebbero usarli al massimo per la ri-
cerca. Di quelli che il ministro Stefania
Prestigiacomo chiama condanna crudele.
F abio F azio li paragona ai denti cariati.
Umberto Veronesi li definisce difettosi.
Curarli, nel linguaggio referendario, equi-
vale a eliminarli. E un bambino che va in
piscina, con un costume speciale. A sei an-
ni si mette il catetere da solo, mattina e se-
ra, e dice che non soppporta pi quello
stupido pannolino. Sulla cartella clinica
cera scritto: non potr mai camminare.
Poi hanno detto: potr camminare
solo con le stampelle a quattro
gambe. Lui le ha buttate
e cammina senza. Per
quando sar cresciuto,
pi pesante e con gli
stessi piedi piccoli,
non so cosa succe-
der dice il padre.
F orse non camminer.
Ma nessuno si permet-
ta di dire che questa
non vita, che era me-
glio se non nasceva, che
con la diagnosi preim-
pianto si sarebbe evita-
ta una sofferenza, o an-
che corretta unimperfe-
zione: c un metro per
misurare la dignit di
una vita, o un limite, su-
perato il quale non pi vi-
ta? Se fa la pip nel pannolino non vita?
Se a un certo punto deve stare nel passeg-
gino, una larva?. Luigi Vittorio Berliri
una sera di settembre era stato a teatro con
lui, a Villa Borghese, poi a casa tutti e due
nel lettone perch erano soli, poi il bambi-
no a dormire e il pap a leggere il giornale.
Trova sulla Repubblica lintervista a quel
medico olandese, il dottor Verhagen, che
pratica leutanasia a bambini come il suo,
con il pannolino e i piedi piccoli. Regalo
loro la dolce morte. Berliri scrisse subito
una lettera per dire che suo figlio va a
scuola, ha degli amici che lo cercano per
giocare assieme, che lui ha molta paura di
una societ di sani, che leugenetica gli
sembra spaventosa. Non mi permetto di
giudicare il dolore di chi decide di aborti-
re un bambino come il mio perch pensa di
non farcela, ma nessuno deve dire che la
diagnosi preimpianto avrebbe curato mio
figlio: lavrebbe ucciso, e io sarei morto di
dolore. Dice che di eroico non c un bel
niente, c un figlio e basta. Ci sono i pro-
blemi, lospedale, le seccature, ce ne sa-
ranno sempre, ma allora tra non molti anni
ci sar il problema di con chi mia figlia an-
dr a letto, a che ora torner a casa la not-
te e chi le dar un passaggio in motorino.
La libert di ricerca, forse, potrebbe rega-
lare un giorno la guarigione a questo bam-
bino con i piedi piccoli e gli occhi neri. S,
ma non cos: non voglio che mio figlio gua-
risca grazie alla vita di un altro, non credo
che Luca Coscioni sarebbe contento di gua-
rire con la vita di mio figlio, e so che la vita
inizia in quel momento: il resto sono solo
ciniche sciocchezze. I l fatto che lunico
bene che conta il bene di quelli che stan-
no gi bene, lha scritto un amico e lui tro-
va che sia proprio cos: la perfezione per
chi la sta a guardare e sente di possederla,
STORIE DI DISORDINATA FECONDAZIONE
Heather guarda sua figlia Erin e pensa ai dodici embrioni congelati e non vuol pi darli alla scienza per una buona
causa come la prima volta. Bill figlio delleterologa, vuole conoscere quel padre, che si masturbato per pochi
soldi. Joanna si sente figlia dimezzata: Met della mia identit ancestrale mi stata deliberatamente nascosta
ANDERS F. RASMUSSEN
(seguenellinsertodue)
(seguea pagina quattro)
GIANFRANCO FINI
V
i vogliono convincere che la realt
non esiste, che tutto linguaggio pi
interpretazione, che lembrione umano
al massimo pu essere unicona pop da
portare sulla maglietta, che se luomo
imita la natura il prodotto dellimitazio-
ne diventa suo, che di quel prodotto pu
fare quel che vuole, manipolarlo se gli
aggrada, usarlo se gli utile, selezionar-
lo e buttarlo se imperfetto, tutto tran-
ne che accoglierlo in nome del desiderio
per il quale stato fabbricato, tutto tran-
ne che curarlo. Vogliono convincervi che
lembrione come lo schiavo negro nel-
lOttocento americano, quello schiavo di
cui la Corte suprema diceva che esse-
re umano ma non persona, e vi spiegano
e rispiegano il primato di una donna che
non esiste, una donna-idolo che esercita
poteri di vita e di morte sulloggetto del-
la sua decisione di maternit, e come se
non bastasse vi esortano a difendere il
primato di un tecnico che ha gi seque-
strato la salute della donna nellanar-
chia procreativa, che le ha offerto iper-
stimolazioni ovariche e bombardamenti
ormonali capaci di produrre la quantit
di embrioni sufficiente ad alimentare le
illusioni dellidolo scientista, del mostro
morale raccontato dal grande biologo
Chargaff, e a riempire quegli odiosi ba-
rili della crioconservazione parcheggia-
ti nel limbo dantesco della periferia
oscena del mondo moderno. Vogliono il-
ludervi sulla cura dietro langolo nel mo-
mento stesso in cui fomentano leugene-
tica, cio la sostituzione della cura del
malato con la eliminazione sua e della
sua imperfezione, e fomentano uneuge-
netica speciale, ultramoderna, peggiore
di quella pianificata dagli stati del tota-
litarismo e della democrazia perduta
del Novecento, vogliono che attraverso
il vostro voto trionfi leugenetica dome-
stica, la trasformazione della famiglia in
una macchina che tra il nascere e il
guarire preferisce lo scegliere, come
se fosse al l a portata di un uomo e di
una donna darsi una progeni e i ntel l i -
gente, come suggeri sce J ames Watson,
quando l a stupi di t preci samente i l
catti vo uso del l i ntel l i genza, e chi cre-
de nel catalogo del Nobel harvardiano
e del suo seme, nel catal ogo del seme
vichingo e della sua presunta bellezza,
stupido quale che sia il suo quozien-
te formal e. Vogl i ono che andi ate a vo-
tare, che andi ate a farvi fottere al zan-
do il quorum gi altino di suo della di-
sumanit transumanista e superomista,
e voi mandateli tutti a quel pae-
se. Ve ne prego.
Non andate a farvi fottere
Vi vogliono convincere che la realt non esiste, mandateli a quel paese