Sei sulla pagina 1di 8

La Giornata

* * * * * *
In Italia Nel mondo
Roma. Il governo italiano ha approvato,
ieri, il decreto sulla missione militare in Li-
bano, con circa 2.500 soldati. Il ministro de-
gli Esteri, Massimo DAlema, ha parlato di
forte ripresa delliniziativa internazionale
per la pace nellintera regione. Da Beirut,
prima tappa di un tour di undici giorni in
medio oriente, Kofi Annan, ha detto che il
disarmo di Hezbollah e il controllo dei con-
fini sono importanti per lunit nazionale
del Libano. Il segretario generale dellOnu
ha incontrato il premier Fouad Siniora e il
ministro dellEnergia, Mohammed Fneish,
membro di Hezbollah. Il presidente del
Consiglio, Romano Prodi, ha evitato di ri-
spondere nel merito ai giornalisti che chie-
devano lumi sul netto ri-
fiuto da parte del mini-
stro del Lavoro libanese,
Tarrad Hamade, dirigen-
te di Hezbollah, di ogni
ipotesi di disarmo delle
milizie: Le regole din-
gaggio sono chiarissi-
me, poi ognuno fa le sue
dichiarazioni. La posi-
zione di Hamade non riguarda
le regole dingaggio, n si li-
mita a essere semplice pro-
paganda, evidenzia invece
un secco rifiuto del senso
complessivo della risoluzio-
ne 1.701 dellOnu, mostrando
unambiguit di fondo,
non risolta, legata al
documento. Nonostan-
te Annan, ieri, abbia detto di
avere ottenuto dal governo li-
banese e da quello israeliano
limpegno a rispettare la risoluzione 1.701,
Hezbollah, protagonista del conflitto, accet-
ta soltanto la prima parte della risoluzione:
il cessate il fuoco, ma rifiuta di collaborare
alla soluzione politica. Non ha mai infatti
annunciato un disarmo.
Lipoteca che grava sulla missione del-
lUnifil in Libano non riguarda pi le rego-
le dingaggio, ma proprio il rifiuto della
principale condizione posta dallo stesso
Prodi alla missione: Hezbollah continua a
non accettare nel suo complesso la risolu-
zione 1.701 (mentre Israele lha approvata
integralmente). A tuttoggi, non esiste una
sola dichiarazione o un solo documento uf-
ficiale in cui il leader del Partito di Dio,
Hassan Nasrallah, accetta le prescrizioni
della 1.701. A fronte di questo significativo
vuoto, Prodi sostiene che il 17 agosto il pre-
mier libanese Fouad Siniora ha assicura-
to che Hezbollah ha accettato le disposizio-
ni della risoluzione 1.701 e che collaborer
con la forza dellOnu. Lassicurazione non
trovanessunriscontroedanzi smentitada
Nasrallahedai dirigenti di Hezbollah(edai
loro partner iraniani e siriani). In partico-
lare, il leader sciita rigetta apertamente,
con parole non equivocabili, il richiamo
ribadito dalla 1.701 alla risoluzione 1.559
del 2004 che intimava il disarmo di Hezbol-
lah: Rispetteremo la cessazione delle osti-
lit; ma la guerra non ancora finita. Conti-
nueremo la resistenza fino a quando il ne-
mico continuer laggressione. Non il mo-
mento per discussioni pubbliche sul disar-
modi Hezbollah, immoraleparlarneades-
so. Qualcuno afferma che il disarmo della
resistenza la condizione essenziale per
uno stato libanese forte. Io penso esatta-
mente il contrario.
Assicurazioni di seconda mano
Questa posizione sostenuta dal presi-
dente libanese, Emile Lahoud: In queste
condizioni non possibile richiedere il di-
sarmo della resistenza senza risolvere pri-
ma i problemi che la resistenza solleva. La
voluta confusione in cui i paesi che man-
dano i contingenti militari, Italia in testa,
non si fanno carico di ottenere una accetta-
zione aperta e piena da Hezbollah della ri-
soluzione dellOnu, accontentandosi di assi-
curazioni di secondamanodi unpremier li-
banese che ostaggio politico di Hezbollah
costituisce unipoteca drammatica. Si pro-
spetta, infatti, la ripetizione del quadro ti-
pico delle missioni dellOnu, a partire da
quella del Congo del 1961, in cui fu massa-
crato Patrice Lumumba: le faticose media-
zioni lessicali degli ambasciatori, definite
nellasettico Palazzo di vetro, le volute am-
biguit delle risoluzioni, sono meccanica-
mente trasferite su un terreno di battaglia,
in cui vigono ben altre regole.
Si inviano poche migliaia di Caschi blu a
far da barriera tra eserciti armati in totale
vuoto di strategia. La Francia, che ha ben
chiara linattendibilit delle assicurazioni
di Siniora su Hezbollah, non a caso ha ter-
giversatoalungo, richiedendoallOnulaga-
ranzia di regole dingaggio precise. LItalia,
invece, punta a un protagonismo effettivo
del contingente internazionale, alla sua ca-
pacit di contribuire a impostare scenari di
pace, non disarmando direttamente Hez-
bollah, ma assistendo il governo e lesercito
libanese ai quali la 1.701 assegna il compi-
to. Ma lesercito libanese molto debole e
ha limitata operativit sul piano militare.
VIALIBERADELGOVERNOALLAMIS-
SIONEITALIANAINLIBANO. Il Consiglio
dei ministri ha adottato allunanimit il de-
creto sulla missione italiana di pace in Li-
bano. Secondo il titolare della Difesa, Ar-
turo Parisi, in una prima fase saranno im-
pegnati 2496 militari (1000 impeganti a ter-
ra) che diventeranno poi 2680 (di cui 2450 a
terra). Il vicepremier e ministro degli Este-
ri Massimo DAlema ha dichiarato che lI-
talia stanzier 30 milioni di euro per la coo-
perazione e gli impegni umanitari nella zo-
na (lonere finanziario complessivo sar pa-
ri a 220 milioni di euro).
* * *
Lampio consenso sulla missione dar so-
stegnoai nostri militari. Lo ha precisato il
capodellostatoNapolitanoapropositodel-
linvio del contingente italiano in Libano e
della convergenza che si realizzata attor-
no alloperazione. E una responsabilit
che si deve assumere, ha sottolineato sui
rischi che correranno i nostri soldati.
* * *
Meno soldati impegnati in Afghanistan.
Questa una delle possibili conseguenze del-
limpegno militare italiano in Libano. Lo so-
stiene il ministro della Giustizia Mastella.
Da qualche parte precisa si deve pur ta-
gliare, considerando le risorse economiche
impegnate e i rischi pi elevati. Se dimi-
nuissimo le truppe a Kabul continua non
sarebbe un atto di irresponsabilit.
* * *
Presto ci mobiliteremo contro la missione.
Lo dichiara Marco Ferrando, leader del
movimento per il Partito comunista dei la-
voratori, che annuncia per domani a Roma
una prima riunione di diversi esponenti
pacifisti, sindacali, di movimento, che ini-
zier a preparare una grande campagna
nazionale contro la missione.
* * *
Sterminata una famiglia a Brescia. Madre,
padre e figlio di 17 anni uccisi a coltellate a
Urago Mella. E il settimo omicidio indicias-
settegiorni nellacittlombarda. Secondogli
inquirenti nonsi trattato di una rapina ma
di unregolamento di conti. Previsto per oggi
unpresidio di fronte alla prefettura. Nonci
sonoriscontri hadettoil prefettodellacitt
che porti come individuazione di respon-
sabilit, al mondo dellimmigrazione
* * *
LItalia riporti il deficit al 3 per cento entro
il 2007. LUnione europea risponde cos al-
lipotesi di spalmare la manovra da 35 mi-
liardi su due anni. Secondo il portavoce del
commissario alle Politiche economiche e
monetarie, Joaquin Almunia, c una sca-
denza fissata e che per noi resta valida.
Parlare di proroga in questa fase sarebbe
incomprensibile ora che c unevoluzione
delleconomia.
Commenta Roberto Calderoli, coordina-
tore della Lega e vicepresidente del Senato:
Bel colpo Professore: i picciotti anche
questa volta le aprono la strada per anda-
re a infilare le mani nelle tasche dei citta-
dini, ma questa volta i prelievi del Conte
Dracula faranno morire il paziente.
* * *
Un patto per il risparmio energetico. Lo
chiede il ministro dellAmbiente Alfonso
Pecoraro Scanio. La riduzione dei consu-
mi e la lotta agli sprechi sono i primi passi
per una nuova politica energetica.
* * *
Siamo per il proporzionale alla tedesca.
Lo afferma il capogruppo di Rifondazione
comunista al Senato Giovanni Russo Spena.
Daniele Capezzone, segretario dei Radi-
cali italiani: Sono favorevole a un sistema
uninominale maggioritario secco, ad un
turno e allanglosassone, coerente con una
scelta referendaria fatta dall80 per cento
degli italiani e poi tradita dai partiti.
* * *
Borsa di Milano. Mibtel a 28.891 (+0,26%).
Leuro (1,2781) guadagna 0,0023 sul dollaro.
ANNAN CHIEDE IL RILASCIO DEI
SOLDATI ISRAELIANI. Il segretario ge-
nerale delle Nazioni Unite a Beirut ha in-
contrato il premier libanese Fouad Siniora
e il presidente del Parlamento, Nabih Ber-
ri: Vogliamo una pace assoluta e duratura;
abbiamo loccasione di arrivare a un cessa-
te il fuoco permanente, ha detto Annan
che ha anche avuto un colloquio separato
con il ministro dellEnergia di Hezbollah,
Mohammed Fneish. Il capo del Palazzo di
vetro ha riferito di aver chiesto al gruppo di
consegnare alla Croce rossa i due soldati
israeliani rapiti dai guerriglieri. Annan ha
spiegato che i Caschi blu dellUnifil non
sono qui per combattere n per cercare ar-
mi casa per casa, ma se attaccati si di-
fenderanno, a prescindere da chi siano i lo-
ro eventuali aggressori. Il governo turco,
intanto, ha fissato in via di principio di
partecipare alla forza di pace dellOnu in
Libano; la decisione sar sottoposta al voto
parlamentare il 19 settembre.
La televisione libanese Lbc ha annun-
ciato che mander in onda un video della-
viatore israeliano, Ron Arad, scomparso in
Libano nel 1986.
* * *
Tre morti in Turchia in diversi attentati e
decine i feriti. Tra domenica e luned sono
scoppiate tre bombe a Marmaris, localit
balneare del mar Egeo frequentata da eu-
ropei e da russi, e una a Istanbul: 27 i feriti.
In una caffetteria di Antalaya ieri c stata
lultima esplosione, che ha provocato le tre
vittime e il ferimento di altre diciotto per-
sone. I Falchi per la liberazione del Kurdi-
stan, un gruppo legato al Pkk (Partito dei la-
voratori del Kurdistan) hanno rivendicato
gli attentati. Nelladichiarazioneincui si as-
sume la paternit, il gruppo annuncia che
continuer a colpire nel paese.
* * *
E stata resa nota la lettera di Ahmadinejad
inviatail 19luglioal cancellieretedesco, An-
gelaMerkel, chesi erarifiutatodi risponde-
re. Nel testoil presidenteiranianoparladel-
lOlocaustocomepretesto per imbarazza-
re la Germania. Ieri la Kanzlerin ha incon-
tratoPapaBenedettoXVI aCastel Gandolfo.
* * *
A Baghdad tredici morti per autobomba. A
farla scoppiare, un attentatore suicida che
ha piazzato il veicolo davanti al ministero
dellInterno, dove sono riuniti i responsa-
bili di polizia di tutte le province. Dopo lat-
tentato, la polizia ha aperto il fuoco per di-
sperdere la folla e impedire che altre auto
si avvicinassero. Ieri, in Iraq 25 soldati ira-
cheni sono morti combattendo contro la mi-
lizia sciita di Moqtada al Sadr, a Diwaniya.
Uccisi anche molti civili, cinque soldati sa-
rebbero invece ancora dispersi.
* * *
Diciassette vittime in Afghanistan in un
attentato, 43 i feriti. Secondo alcune testi-
monianze, un uomo si sarebbe fatto esplo-
dereinunbazar aLashkar Gah, nel suddel
paese, lanciandosi controlexcapodellapo-
liziaai tempi del regimecomunista.
* * *
In Messico niente brogli vince Caldern.
Lo hanno ribadito ieri i giudici in una se-
duta pubblica. Si era votato il 2 luglio.
Morti quattro palestinesi in un raid aereo
a Gaza. Secondo la polizia i quattro uomi-
ni, membri della forza speciale del ministe-
ro dellInterno palestinese, sono stati uccisi
da un missile sparato da un drone israelia-
no. Il governo palestinese ha fatto sapere
che il soldato israeliano rapito sta bene.
* * *
Evacuate 300 mila persone a Cuba per Er-
nesto. Il declassamento da uragano a tem-
pesta tropicale ha fatto crollare il prezzo
della benzina: la quotazione di 1,79 dollari
al gallone la pi bassa dal 27 marzo.
IL FOGLIO
ANNO XI NUMERO 203 DIRETTORE GIULIANO FERRARA MARTED 29 AGOSTO 2006 - 1
quotidiano
C da crederci?
Hezbollah non disarma
e lo dice, Prodi e Annan
fingono di non sentire
LItalia va in Libano fidandosi del premier
Siniora. Il Partito di Dio non accetta la
risoluzione 1.701 e smentisce Roma
La guerra non finita
Roma. La mortificante smentita dellen-
nesima conquista epocale in campo bio-
medico, e cio lo sbugiardamento della
scoperta di un sistema per ottenere stami-
nali da embrioni umani senza distrugger-
li, annunciata con grande enfasi dai gior-
nali di tutto il mondo la scorsa settimana,
insegna che, prima di tutto, gli articoli
scientifici andrebbero letti separatamen-
te dagli annunci e dalle interviste piene di
glamour pseudoscientifico. Bastava legge-
re leditoriale dellultimo Nature, infatti,
per apprendere che in the experiment,
the embryos were dismantled cell by cell,
cio nellesperimento gli embrioni sono
stati smantellati cellula dopo cellula: le-
ditoriale di
Nature, insom-
ma, aveva gi
chiaramente
spiegato che
lquipe del-
l Advanced
Cell T echno-
logy guidata da
Robert Lanza
aveva distrutto
tutti gli em-
brioni umani
per ricavarne
cellule stami-
nali. Lo denunciano i numeri: gli autori
scrivono che da sedici embrioni scongela-
ti (di otto-dieci cellule ciascuno) sono sta-
te isolate novantuno cellule (blastomeri),
dalle quali si sono poi ricavate due linee
cellulari di staminali embrionali. Ma per
isolare novantuno cellule si devono per
forza smontare gli embrioni, come ave-
va sottolineato anche il Los Angeles Times
del 24 agosto, nel quale si spiegava che gli
scienziati per massimizzare le loro chan-
ce di successo, hanno smantellato gli em-
brioni in novantuno blastomeri separati
anche se gli embrioni sono stati distrutti
in questo esperimento, Lanza ha dichiara-
to che non era necessario distruggerli per
far funzionare la procedura (it was not ne-
cessary to destroy the embryos for the pro-
cedure to work). Ma questo lo dice lui,
non il suo articolo, e sta di fatto che non
vero che cellule staminali embrionali
umane siano state da lui ottenute senza di-
struggere embrioni. Punto. Lanza ha uti-
lizzato la stessa tecnica della diagnosi
preimpianto, che per permettere il suc-
cessivo impianto in utero degli embrioni
manipolati prevede che da ciascuno di es-
si si isoli una sola delle otto-dieci cellule.
Ma nel lavoro pubblicato su Nature questa
tecnica stata usata per prelevare la gran
parte delle cellule. Tutti gli embrioni sono
stati distrutti (non stato scritto esplicita-
mente, lo si solo lasciato intuire) perch
la resa della tecnica bassa. Lanza, come
si detto, ha infatti ottenuto solo due linee
cellulari dalle novantuno cellule di par-
tenza. Lo aveva notato, sul New Y ork Ti-
mes anche Leonard Kass, lex presidente
del Consiglio di bioetica di Bush.
Il marketing della ricerca
Il marketing della scienza si mangia la
scienza, quindi, e distrugge, oltre agli em-
brioni umani, quel minimo di correttezza
che sarebbe richiesta in questioni anche
meno rilevanti di questa. Se lillustre
scienziato Robert Lanza presenta in un
articolo sullaltrettanto illustre rivista Na-
ture la propria ricerca, sta ben attento a
non raccontare balle. Ma si sente libero di
farlo in unintervista sul sito della stessa
rivista: Quello che abbiamo fatto, per la
prima volta, creare cellule staminali
embrionali umane senza distruggere lem-
brione. Una balla, come si visto. Poco
male che laffermazione sia in netta con-
traddizione con leditoriale di Nature e
con la dichiarazione dello stesso Lanza al
Los Angeles T imes. Lapplauso interna-
zionale scattato lo stesso, e la conqui-
sta epocale, che tale non , ha potuto fa-
re il giro del mondo. Ci sono volute le
obiezioni di Richard Doerflinger, vicedi-
rettore delle attivit pro life della Confe-
renza episcopale cattolica degli Stati Uni-
ti, per costringere Robert Lanza ad am-
mettere che gli scienziati hanno preleva-
to il maggior numero possibile di cellule
da tutti gli embrioni, distruggendoli nel
processo. La rettifica arrivata anche in
Italia, anche se a darle il giusto rilievo so-
no stati soltanto il Corriere della Sera e il
Tg2. Per tutti gli altri, allampio risalto da-
to al primo annuncio della scoperta del
metodo per ottenere staminali senza dan-
neggiare o distruggere embrioni non
corrisposto, dopo la marcia indietro di
Nature e di Lanza, nientaltro che il silen-
zio. Nonostante leditoriale di Nature
avesse spiegato bene cosera accaduto, la
rivista ha comunque permesso la pubbli-
cazione di un articolo il cui punto chiave
la sopravvivenza o meno degli embrioni
dopo il prelievo non era sufficientemen-
te esplicitato, e ha dato spazio sul sito al-
le dichiarazioni trionfalistiche e infonda-
te di Lanza.
Le staminali dello scandalo
Gli embrioni sono stati
smantellati cellula dopo
cellula. Bastava leggere
Leditoriale di Nature non lasciava dubbi.
Ma si voluta creare mediaticamente
lennesima falsa aspettativa scientifica
I nuovi oscurantisti
Si aspettano mol-
tissimo, da noi.
Daltra parte esi-
ste una lunga tra-
dizione di rappor-
ti dellItalia con i
paesi arabi ed
giusto che sia cos.
Fatto sta che da
qualche tempo si
sentono sperticate parole di lode nei no-
stri confronti. Gli Hezbollah parlano be-
nissimo dellItalia e si attendono buoni ri-
sultati dallopera nostra. Del regime ira-
niano non parliamo nemmeno, la sua
stampa ha dato enorme rilievo alla propo-
sta di Massimo DAlema sullItalia nel
gruppo dei 5+1 e ripone in noi molte spe-
ranze per i suoi programmi. Daltra parte,
giusto che chi vuole fare opera di pace e
di mediazione parli e tratti non solo con i
puri di cuore. Anche la Siria, la terribile
Siria, pare che ci adori e che faccia molto
conto sulla disponibilit italiana a pro-
porsi come cuscinetto in quella turbolen-
ta zona del mondo. E poi il Libano e altri
ancora. Insomma, si aspettano tutti che il
nostro paese faccia un gran lavoro. E tutto
ci bellissimo. Sperando solo, un doma-
ni, che quei birichini non ci bombardino
per scarso rendimento.
Questo numero stato chiuso inredazione alle 21,00
Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO
OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO
DEL MAIALE
NON SI BUTTA NULLA
HA RAGIONE SCRUTON, bisogna
uccidere il porco, ma ha ragione an-
che san Giacomo quando dice che
ciascunoadescatoetrascinatodal-
la propria concupiscenza: il porco
in noi. Il saggio concupiscente di
Andrea Marcenaro (inserto I)

Il 51 per cento dei libanesi non


vuole milizie in armi. Il fronte
antisiriano contro Nasrallah
Rancori a Beirut
Beirut. Un sondaggio pubblicato ieri dal
quotidiano libanese francofono lOrient le
Jour provachel88 per centodei libanesi so-
gna un paese al riparo dai conflitti regiona-
li. Il 51 per cento vuole il disarmo di Hez-
bollah. Durante il weekend, il leader del
Partito di Dio apparso in televisione, in-
tervistato dallemittente libanese New-
Tv. Ha detto che se avesse previsto
lentit della risposta israeliana, il
suo gruppo non avrebbe rapito i due
soldati di Tsahal, il 12 luglio. Ieri, da-
Beirut, il segretario generale
dellOnu, Kofi Annan, nella
prima tappa di un tour me-
diorientale, ha chiesto la li-
berazione dei due militari e
la fine del blocco israeliano
sul Libano. Il ministro degli
Esteri italiano, Massimo
DAlema, hainvecesmenti-
to lo stesso leader del Par-
tito di Dio, dichiarando che
lItalia non medier nella
questione prigionieri. Na-
srallah pronto a incontra-
re Annan. Il leader sciita,
con lintervista e il nuovo at-
teggiamento dialogante, si
mette al riparo da chi, in Liba-
no, gli chiede il conto della guerra.
Sono soprattutto i politici e gli intellet-
tuali del fronte del 14 marzo a farlo: chi do-
po lassassinio dellex premier Rafiq Hariri,
il 14 febbraio2005, haportatonellestradedi
Beirut migliaia di persone, il 14 marzo ap-
punto, per manifestarecontrolegemoniasi-
riana. Alcuni di loro hanno aperto unin-
chiesta per indagare sulle circostanze che
hannoportatoal conflitto. Lacrisi inLibano
ha rafforzato il rancore dei politici e della
societ civile verso lasse Hezbollah-Siria-
Iran. Gli attivisti libanesi antisiriani a Pari-
gi danno la colpa della distruzione di Beirut
pi che alle bombe israeliane al movimento
sciita. Alcuni intellettuali nei salotti france-
si che portanto ancora sul petto la spilla
con il volto del giornalista assassinato, Sa-
mir Kassir dicono al Foglio che Israele
avrebbe dovuto colpire la Siria per impedi-
reil riarmodegli HezbollahdallIran. Inuna
recente intervista W alid Jumblatt, leader
druso, haparagonatoNasrallahadAdolf Hi-
tler: Anche il Fhrer ha ingigantito il sen-
so donore della popolazione e ha guidato
cos la Germania verso la guerra. Lagenzia
di stampa iraniana, Irna, ha riportato le pa-
role del Gran Muft di Damasco, Sheikh Ah-
mad Badr el din Hassoun: I giovani di Hez-
bollah temevano che la guerra terminasse
prima di ottenere il martirio; gli israeliani,
invece, avevano paura di morire.
Lattacco di Bashar el Assad
Il 13 luglio, Jumblatt ha detto al Figaro
che il movimento sciita diventato un sa-
tellite dellIran. Qualche giorno dopo, sul
quotidiano online liberale saudita, Elaph,
ha ribadito che il popolo libanese ostag-
gio dallasse Damasco-Nasrallah-Teheran.
LIran vuole imporre attraverso la Siria un
nuovo medio oriente. Il rapimento dei sol-
dati israeliani non ha alcuna connessione
con la richiesta del rilascio dei prigionieri
libanesi a Israele, ma collegato a specifici
interessi dellasse siriano-iraniano.
Sul sitoThissyria.net, Samir Geagea, capo
maronita delle Forze libanesi, ha dichiara-
to che Hezbollah non persegue gli interessi
del paese, ma della Siria e dellIran. Ci so-
nomolti prigionieri libanesi nellecarceri di
Damasco ha detto Geagea Dovremmo
quindi rapire qualche soldato siriano?.
I leader del 14 marzo continuano a rila-
sciareintervisteper convincerelacomunit
internazionale a non cadere nella trappola
dellassesciita. Inrisposta, il rais sirianoBa-
shar el Assad, nel suoultimodiscorso, hade-
finito le forze del 14 marzo le forze del 17
maggio, data incui, nel 1983, rappresentan-
ti americani, libanesi e israeliani firmarono
un accordo nel tentativo di mettere fine alla
guerracivile. ErapresidenteAminGemayel,
cheoggi ritieneHezbollahcolpevoleper i 33
giorni di guerra. Negli anni 70 avevamoFa-
tah-land hadettoriferendosi allapresenza
delle milizie palestinesi in Libano durante
la guerra civile ora c Hezbollah-land. Il
fornteantisirianoaBeirut hapauracheil si-
lenzio possa riportare il paese sotto il con-
trollo non pi solo di Damasco, ma anche di
Teheran. Saad Hariri, figlio dellex premier,
sul quotidiano saudita Okaz ha elogiato la
posizione di Riad contro lIran (il regno ave-
vasubitocriticatolattaccodel Partitodi Dio
al convoglio israeliano) e ha detto di essere
stanco degli slogan di Hezbollah. Arriver
un giorno in cui faremo i conti, ha detto.
Articolo di Amir Taheri nellinserto III
Londra -Islamabad
Ieri mentre il Foreign Office britanni-
co spediva durgenza una propria squadra
in Turchia, per aiutare i turisti scampati al-
lattentato al resort turistico di Mermaris
il governo inglese ha chiesto al Pakistan le-
stradizione di Rashid Rauf. Il cittadino di
nazionalit inglese, arrestato agli inizi di
questo mese dalla polizia pachistana, ac-
cusato di un omicidio commesso nellapri-
le del 2002. Proprio dai suoi interrogatori
sono arrivate le informazioni che, nella not-
te dello scorso 10 agosto, hanno fatto scat-
tare larresto dei sospetti terroristi che pre-
paravano lattacco simultaneo agli aerei di
linea americani in partenza da Heathrow.
Sempre ieri, gli inglesi hanno subito il
quattordicesimo morto in battaglia in Af-
ghanistan, contro le milizie talebane. Lin-
tensit dei combattimenti tale che i co-
mandi ammettono di essere a corto di mu-
nizioni. I missili e i razzi degli elicotteri
Apache, le cui scorte erano programmate
per durare fino al mese di aprile del pros-
simo anno, finiranno ben prima di Nata-
le. Non il solo punto caldo. In Pakistan,
nella provincia meridionale del Baluchi-
stan, sono scoppiati violenti disordini per
la morte del vecchio leader Nawab Akbar
Kgan Bugti, ucciso durante altri scontri con
le forze governative, una morte che mette a
repentaglio lunit stessa del paese.
Thriller da Papa
Due libri vogliono uccidere
Benedetto XVI. Ma sono cos
brutti che non ci si pu credere
I
l mite Paolo VI, si seppe un bel po di
tempo dopo, avevano tentato di ucci-
derlo a Manila. Quello a Giovanni Pao-
lo II, JFK permettendo, lattentato pi
famoso del Novecento. Di Papa Luciani
non di pu parlare, per ammettiamolo:
rimane uno dei plot migliori in circola-
zione, lo si rilegge sempre volentieri.
BenedettoXVI siede sul soglio di Pietro
solo da poco pi di un anno e, Dio ne
scampi, nessuno ha provato a farlo fuo-
ri. Anzi, il capo della polizia tedesca ha
detto di non ritenere possibili attentati
islamici durante la sua prossima visita
in Germania. Ma Papa Ratzinger si gi
beccato almeno due thriller che lo vo-
gliono morto. Il vatican thriller un
mare magnum non facile da dominare,
ma si pu azzardare che, in un cos bre-
ve periodo, sia un record. Anche per-
ch, il primo dei due libri in questione
uscito negli Stati Uniti solo pochi me-
si dopo lelezione di Joseph Ratzinger, e
in Italia gi a fine 2005. Insomma cera
premeditazione. E poi, se non siete Pe-
coraro Scanio, perch dovrebbe venirvi
voglia di far fuori damble un pontefi-
ce cos mite e sorridente?
Il giallaccio si intitola Il terzo segre-
to (Nord) ed scritto da un ex avvoca-
to di Camden County passato alla nar-
rativa (gli avvocati del vecchio sud pas-
sano sempre alla narrativa). Se credete
che il terzo segreto sia quello di Fatima,
siete degli ingenui: il terzo segreto di
Fatima pi quello di Medjugorie. Una
bomba. Un segreto tale, va da s, che di-
struggerebbe seduta stante la chiesa
(senn, chissenefregherebbe?). Ed suf-
ficiente a far s che un cardinale italia-
no senza scrupoli si comporti peggio di
Binu Provenzano, e che lanziano Papa
tedesco Clemente XV si suicidi (un Pa-
pa suicida, proprio cos: non abbiamo
remore a raccontarvi la trama, perch
tanto il libro di Berry una ciofeca tale,
una trama che pi sciatta non si pu im-
pacchettata in una scrittura da usciere
della mutua, che vorremmo essere il
SantUffizio per vietarvene la lettura).
Complotto alla turca
Laspetto curioso per il riferimen-
to ai personaggi reali e lo sfondo (o sfon-
done?) mutuato dalla cronaca: il Papa
protagonista un vecchio cardinale te-
desco dai capelli bianchi, neanche cat-
tivo ma dubitoso; sa benissimo di esse-
re un Papa di transizione dopo il lungo
e sfavillante regno del predecessore,
vorrebbe fare grandi riforme (quali? Il
celibato dei preti, ovvio) e ovviamen-
te i tradizionalisti gli tramano contro.
Ma la chiesa cattolica, vista da fuori,
sembra una tale fesseria? O locchio
dellosservatore che inganna?
Il secondo libro lo ha scritto un gior-
nalista turco, Ycel Kaya e si intitola
Attentato al Papa. Chi uccider Bene-
detto XVI a Istanbul?. Unidea quanto-
meno pi intrigante, tenendo conto che
il prossimo 28 novembre Benedetto XVI
sar in visita in Turchia. E di certo Y-
cel Kaya miglior tempista dellavvoca-
to Berry. Pare infatti, ha scritto il Gior-
nale, che il libro vada forte. Del resto
lautore uno specialista del genere,
avendo gi scritto un Teoria del domi-
no. Chi vuole uccidere Ocalan?, la cui
copertina rintracciabile in Internet mo-
stra il caro vecchio Apo in compagnia di
Ariel Sharon ed Erdogan. Sorpresa,
per: non sono i Lupi grigi o islamici ad
attentare alla vita di Ratzinger. Trattasi
invece di un pi tradizionale complotto
di un giornalista spia in odore di Opus
Dei (nel vatican thriller lOpus come il
cavallo nei western: irrinunciabile) e
che si chiama pure Oriano (absit iniu-
ria verbis) e di un cardinale in odore di
P2, preoccupati del riavvicinamento tra
la chiesa di Roma e quella ortodossa.
Non una trama fantastica?
(segue a pagina due)
Mancano settanta giorni alle elezioni di
mid-term del 7 novembre che potrebbero
cambiareloscenariopoliticodi Washington.
Due anni dopo la riconferma di George W .
Bush alla Casa Bianca e a due anni dalle
elezioni presidenziali del 2008 con cui si
chiuder lera Bush gli americani si pre-
parano ad eleggere la Camera dei rappre-
sentanti e a rinnovare un terzo dei loro 100
senatori. Da sei anni il Congresso guidato
dai repubblicani, ma la maggioranza ora a
rischio. Pi facile che sia la Camera a cam-
biare colore: ai democratici infatti suffi-
ciente conquistare 15 dei seggi oggi occupa-
ti dai repubblicani, oltre a mantenere i pro-
pri. I sondaggi dicono che il partito di Bush
rischia in36 collegi. Picomplicata la situa-
zioneal Senato, doveai democratici servono
sei seggi repubblicani. Incinque stati pre-
vista una vittoria del partito dopposizione,
ma i democratici dovranno evitare di per-
dere un paio dei propri seggi a rischio di
sconfitta. In generale la situazione tal-
mentefavorevoleai democratici cheunodei
suoi pirumorosi consulenti, James Carvil-
le, ha dichiarato che se non si riuscisse a
vincere in questo clima cos favorevole, si
dovrebbemettereindubbiolideastessadel
Partito democratico. Bush il presidente
cheaffrontaleelezioni di metmandatocon
il gradimento pi basso dai tempi di Harry
Trumannel 1950. Unaltro indicatore a favo-
re di uncambio di maggioranza la raccol-
tafondi, mai statacos generosaper lecasse
del Partito democratico. Se a questo si ag-
giungono limpasse in Iraq, lincertezza sul
da farsi con lIran atomico e il caos nel Li-
banomediorientale, sembrapropriocheil 7
novembre sar una passeggiata per loppo-
sizione. Eppurei democratici nonsonotran-
quilli, temono la straordinaria macchina or-
ganizzativadei repubblicani, i quali sonoso-
liti finire le elezioni meglio di come le han-
no cominciate. Nelle ultime settimane, in-
fatti, i sondaggi di Bush sono leggermente
migliori: ora il suo gradimento intorno al
42 per cento. La Casa Bianca non pu esse-
re certa di evitare una sconfitta, ma il trend
positivo le concede una chance concreta di
salvataggio. I democratici temonoancheuna
october surprise, una qualche diavoleria
escogitata dal consigliere di Bush, Karl Ro-
ve, capace di fregarli in dirittura darrivo.
Gli osservatori conservatori credonocheBu-
sh potr salvarsi soltanto se seguir il suo
istinto sui tre temi che stanno a cuore alla
maggioranza degli americani: sicurezza na-
zionale, riduzione delle tasse e fine del do-
minioliberal nellamagistratura. Comunque
vada, storici e analisti di destra come di si-
nistra assicurano che il risultato elettorale
di metmandatoavruneffettominimosul-
le presidenziali del 2008.
La granparte dei candidati democratici al-
leelezioni di novembrecontrariaafissare
una data certa per il ritiro delle truppe dal-
lIraq. Nei 46 collegi della Camera in bilico
tra repubblicani e democratici, 29 aspiranti
deputati del partito dellAsinello si oppon-
gono al ritiro. Nei 13 stati dove possibile
che il senatore cambi colore, sono sette i
contendenti democratici favorevoli a unca-
lendario di ritiro. Il WashingtonPost ha no-
tato che la maggioranza dei candidati pensa
che la cosa pi saggia da fare sia accusare
Bushei repubblicani per i problemi inIraq,
evitando il pipossibile di far conoscere la
ricetta democratica. Ammesso che ci sia.
Non abbiate idee e state zitti, se potete. E
questo il consiglio strategico di Peter Bei-
nart ai suoi amici democratici. Beinart
un saggista darea, nonch ex direttore del
magazine New Republic. In controtenden-
za con chi auspica un programma di gover-
no del Partito democratico capace di far
sognare gli americani sul modello di
quel Contratto con lAmerica con cui Newt
Gingrich nel 1994 conquist la maggioran-
za repubblicana al Congresso Beinart
suggerisce di puntare sullinsofferenza dif-
fusa nei confronti dei repubblicani e di
non proporre nessuna idea, nessuna agen-
da, niente di niente. Un programma demo-
cratico, spiega Beinart, ci che i repub-
blicani aspettano come manna dal cielo
per trasformare unelezione che oggi un
referendum su Bush in una scelta tra due
opzioni politiche. Se il 7 novembre si vo-
ter pro o contro Bush, i democratici han-
no forti chance di vittoria. Se i repubblica-
ni riusciranno a trasformare il voto in una
scelta su quale sia la politica migliore per
il paese, il partito di Bush avr la concreta
opportunit di convincere la maggioranza
conservatrice a superare le diffidenze at-
tuali e recarsi alle urne per evitare guai
peggiori. I democratici, suggerisce Beinart,
dovrebbero limitarsi a dire lora di cam-
biare e non ne avete abbastanza?, an-
che perch le elezioni di met mandato so-
no diverse da quelle presidenziali. Alla Ca-
sa Bianca non ci si pu presentare senza
offrire agli americani vision e leader-
ship, come hanno fatto John Kerry nel
2004 o Michael Dukakis nel 1988. Ma per
questo ci sar tempo nei prossimi due an-
ni. Nel frattempo i democratici dovranno
fare una cosa molto pi semplice: ricorda-
re di essere diversi da George W . Bush e
poi tacere.
Il settimanale darea democratica, NewRe-
public, ha pubblicato una feroce critica al-
lipotesi che lItalia guidi la missione Onuin
Libano. Il titolodellarticolodi Jeremy Kahn
ricorda quello dellEconomist contro Berlu-
sconi: Why Italy shouldnt lead the U.N.
missioninLebanon. LItalia non ingrado
di gestireunamissionecos delicataacausa
di uninnata incapacit organizzativa, con-
fermata nelle sue missioni allestero. La ri-
vistaStratfor sostieneinoltrecheIsraelepo-
trebbe aver puntato sullItalia proprio per-
ch certa del suo fallimento, garantendosi
cos una giusta motivazione per riprendere
la guerra contro Hezbollah.
Christian Rocca
ANNO XI NUMERO 203 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 29 AGOSTO 2006
Roma. Nel 1913 a Princeton, di fronte al-
la futura classe politica che stava per an-
dare in guerra, il predicatore John Hibben
rivolse queste parole: Il mondo aspetta voi
perch aggiungiate e non sottraiate dalla
sua dispensa del bene. V i ordina di com-
battere contro le malattie e la morte che
giunge veloce come conseguenza del pec-
cato e dellignoranza, contro tutte le innu-
merevoli forze che agiscono per distrugge-
re limmagine di Dio nelluomo. Fa notare
David Brooks che molti di quegli studenti,
Teddy Roosevelt e John Reed, Allen Dulles
e Adlai Stevenson, hanno assorbito lidea
che la vita sia una missione nobile e una
battaglia perpetua contro il peccato. Per
capire quanto conti oggi la legge morale
nella coscienza e nella politica americana
Lorenzo Albacete, teologo ed editorialista
di New Republic e New York Times, invita
a seguire il risultato delle urne in Pennsyl-
vania. A novembre il repubblicano cattoli-
co antiabortista Rick Santorum si giocher
un posto al Senato con il democratico cat-
tolico antiabortista Bob Casey . Se vince
Casey, i democratici capiranno che possi-
bile essere a favore della vita e avere unal-
tra idea della legge morale, dice Albacete
al Foglio. Per la maggioranza il peccato
reale, ma non ha una radice antropologica.
Il peccato sta diventando qualcosa di lega-
to solo alla legge. La caduta, questo miste-
ro incredibile, non ha distrutto il cuore
umano. Il male non pu distruggere ci che
Dio ha creato, saremmo dualisti. Ma se non
credi in questo, cos la parola peccato?
Solo disobbedienza alla volont di Dio.
E per questo che la coscienza del male
resta nella fibra americana nella forma del
moralismo. Se faccio laborto legalmente
allora laborto diventa morale, se non le-
gale allora disturba. Per questo se la Corte
suprema non cambier lo stato di cose san-
cito nel 1973, laborto diventer sempre pi
normale. Un caso ancora pi interessan-
te il matrimonio omosessuale. Per fortu-
na che per noi peccatori c New Y ork in
cui nascondersi, ma New York non conta e
UNA NAZ I ONE E L A S UA COS CI ENZ A DEL MAL E
lAmerica in maggioranza contraria al ma-
trimonio gay. Ma le cose anche qui cambie-
ranno. I liberal sono pi bravi a porre la lot-
ta in termini di valori della societ, fair
play, privacy, tollerance. Ho sempre pensa-
to di scrivere un libro contro i valori, paro-
la orribile. I value justice, e poi? Avendo ri-
conosciuto un diritto alla privacy nellabor-
to, lo riconosceranno al matrimonio omo-
sessuale. Portoricano e storico elettore de-
mocratico, Lorenzo Albacete confida nella
presenza repubblicana. Ho votato Bush
perch una speranza anche per noi de-
mocratici pro-life. Solo negli stati rossi c
ancora americanismo. Ma per quanto tem-
po rimarranno rossi?. La lotta per la li-
bert individuale risale ai tempi di Thomas
Jefferson, ma oggi una lotta antropologi-
ca perseguita come lotta politica. In un di-
battito sul matrimonio gay, il lato pro svolge
una presentazione che sembra Lincoln, ha
tutti i crismi del sogno americano. I conser-
vatori dicono: Ges ha detto che lomoses-
sualit un abominio. Come possibile
vincere? I cattolici, anzich cercare il luogo
comune della ragione, aggiungono il Papa
ha detto, si stanno protestantizzando. Pren-
di frasi come God loves the preborn, di cui
pieno il South Dakota e che inciderei in
casamiaaNewYork. Nel nomedel preborn
arrivano a dire hates the gay. God loves
the preborn alla fine minaccioso, signifi-
ca che c qualcuno che Dio non ama.
La versione secolare dellEsodo
Per gli evangelici e i cattolici credenti la-
borto resta il tema decisivo, ma per la mag-
gioranza del popolo prima viene la libert
economica e di pensiero. Per questo non
avremo per anni un democratico pro life al-
la Casa Bianca. Basta vedere come si sono
schierati con il marito di Terri Schiavo, un
disastro. Il rischio alto anche fra i re-
pubblicani. Rudy Giuliani, John McCain e
altri sono pro aborto, non c nessuno come
Bush. La chiave per la vittoria repubblica-
na nellattrarre cattolici e democratici at-
traverso le life issues. Il veto di Bush sul-
lembrione stato incredibile. Quando par-
la di bioetica e non sai che lui, sembra il
Papa. Prendi il gesto bellissimo con i bam-
bini fiocchi di neve, non sarebbe mai potu-
to essere democratico. Poi c la sicurezza:
I repubblicani restano avanti contro i de-
mocratici nelle mani degli Howard Dean.
Pensiamo a come finito il povero Joe Lie-
berman. Il moralismo di sinistra peggio
del moralismo di destra. Per questo i re-
pubblicani incarnano ci che i democratici
erano dopo la guerra, un partito nazionale.
E possibile che con il prossimo presidente
cambi tutto, come Clinton dopo Reagan.
Hanno cambiato la Corte suprema, ma non
il cuore dellamericano. L immigrazione
avr un peso enorme: LAmerica crede an-
cora di essere lultima e migliore speranza.
E la versione laica e secolare dellEsodo:
lasciamolEgitto, ciolInghilterraelachie-
sa cattolica, veniamo in questo spazio enor-
me dove ricostruire. W. H. Auden una vol-
ta scrisse che il Pendolare non pu dimen-
ticareil Pioniere. Soloquestanarrativafa
lunit americana. Oggi la speranza e la li-
bert delluomo che spinge i messicani a ve-
nire in massa. Bush stato molto cattolico e
ha subto una dura opposizione dentro al
partito. Prendi Pat Buchanan, come pos-
PER F I NANZ I ARE L A RI CERCA BI S OGNA AGGI UNGERL E L A S AL S A
Finalmente sappiamo cosa vuol dire la frase un dato scientifico
N
on entro nel merito della scoperta-truf-
fa sulle staminali. Non ne ho la compe-
tenza e, vista laria che tira, un minimo di
seriet non guasta. E nel merito dellimma-
gine della scienza che ne deriva che vorrei
fare qualche commento, prendendo spunto
dallincredibile collezione di perle raccolte
dal Corriere della Sera.
ListologoGiulioCossudichiarachenes-
suno di noi se cerca fondi si sognerebbe
mai di scrivere un articolo al naturale, sen-
za aggiungerci la salsa, altrimenti non ver-
rebbe accettato dalle riviste che contano
e non otterrebbe soldi. Ma, minimizza, si
tratta pur sempre di peccati veniali. E
quale sarebbe allora un peccato mortale
peggiore, per uno scienziato, di presentare
consapevolmente un articolo imbroglione?
Elena Cattaneo conferma che la letteratu-
ra scientifica piena di articoli che com-
paiono su testate prestigiose e poi risulta-
no falsi, volontari o involontari. Per Cesa-
re Peschle ci dipende dal fatto che il ri-
cercatore chiuso nella torre davorio
unimmagine archiviata, ma la comunit
scientifica sa comunque autoregolarsi ed
espellere dal suo seno per sempre chi in-
ganna. Fa da contorno un articolo di Gio-
vanni Caprara che spiega che la scienza
piena di peccati mortali di truffa, persino
Galileo e Newton sembra abbiano truccato
i loro dati, e quindi bisogna guardare alla
scienza con occhio disincantato.
C da trasecolare. Fino a un minuto fa
chi osava avanzare critiche veniva sepolto
da anatemi: nemico della scienza, irrazio-
nalista, venditore di fumo, nemico della ra-
gione. Ora, indietro a tutta forza. Persino
Galileo e Newton hanno fatto un po di im-
brogli. E la classica nebbia in cui tutte le
vacche sono grigie. Ma chi lha detto a Ca-
prara che Galileo e Newton (sembra) ab-
biano truffato i dati? E quali dati, poi? Mi-
ca lavoravano in laboratorio. Erano in pri-
mo luogo fisico-matematici (cultori di pu-
rissima matematica, per dirla con Galileo),
e non manipolavano alcun dato.
Non c bisogno di essere un laudator
temporis acti per dire che gli imbrogli cui
assistiamo rappresentano una vera e pro-
pria degenerazione della scienza, un crollo
di quella che un matematico recentemente
scomparso chiamava la probit scientifi-
ca, e che non commendevole tentare di
coprirli trincerandosi dietro pretese truffe
dei numi tutelari della scienza, trascinan-
doli dagli altari nella polvere quando fa co-
modo, e ammiccando furbescamente: Sia-
mo tutti un po imbroglioni, cest la vie.
Converr ricordare che il metodo del
controllo (o autocontrollo) dei risultati del-
la ricerca risale al Seicento, con la nascita
delle grandi Accademie scientifiche, quan-
do nessun lavoro poteva essere considera-
to credibile se non era stato approvato da
un consesso di massimi competenti sullar-
gomento allinterno delle Accademie me-
desime. Al punto, che persino il diritto di
produrre delle macchine e poi di ottene-
re brevetti era subordinato a unapprova-
zione delle medesime Accademie. Il siste-
ma di refereeing delle riviste scientifiche
ovvero di pubblicazione di un articolo do-
po lettura attenta da parte di alcuni massi-
mi specialisti del settore, e dopo eventuale
revisione e correzione deriva da questa
prassi. Per circa tre secoli questo sistema
pur continuamente adattato al mutare
profondo dei rapporti tra scienza e tecno-
logia, del ruolo sociale della scienza e del-
la sua struttura ha funzionato abbastanza
bene e sfido a dimostrare che lottanta per
cento delle pubblicazioni scientifiche del-
lOttocento e della prima met del Nove-
cento siano mezze bufale, secondo la sti-
ma di Luigi Frati della qualit della pro-
duzione scientifica contemporanea.
Ma allora, per favore, si ammetta chiara-
mente come stanno le cose: e cio che il si-
stema della ricerca scientifica sta attraver-
sando un processo di degenerazione etica
e conseguentemente di crollo della qualit
dei suoi risultati che non ha precedenti. E
semplicemente scandaloso che, dopo esse-
re andati in processione vestiti con la pa-
landrana di Galileo contro i nemici della
scienza e della ragione ricordate la cam-
pagna referendaria? ora si arrivi a dire
come se niente fosse: Troppi interessi, sia-
mo costretti a forzare i dati. Lo sapevamo
benissimo, lintreccio scienza-tecnologia ha
prodotto quel perverso animale a due fac-
ce che abbiamo denominato tecnoscienza,
proprio per sottolineare quanto si sia di
fronte a qualcosa di diverso dalla scienza
di Galileo ed Einstein. La degenerazione
sotto gli occhi di tutti, anche se si fa il pos-
sibile per nasconderla. Non siamo poi tan-
to stupidi da non renderci conto che prima
si annuncia sulla stampa che pronto un
vaccino per lAids e poi non se ne parla pi
per anni: provatevi a comprare il vaccino
per lAids in farmacia. Eravamo e siamo
pronti a discutere in modo razionale, paca-
to e approfondito le cause di questa dege-
nerazione perversa, a capire se esista un
modo di uscirne che non decreti la morte
della scienza. Proprio un simile atteggia-
mento ci si attende da scienziati, da perso-
ne che si sono dedicate a questattivit per
amore della conoscenza e non per far de-
naro a spese della salute altrui e che han-
no a cuore i suoi destini e la sua credibi-
lit. Non ci si attende, al contrario, che am-
mettano che la situazione questa e poi
che dicano che tutto va bene lo stesso, ma-
dama la marchesa, che si tratta di pecca-
tucci veniali, e che la comunit scientifica
possiede gli anticorpi e sa espellere gli im-
broglioni. Suvvia, questa retorica, pessi-
ma retorica che prelude non appena se-
dato il clamore sulla vicenda particolare
a riprendere pomposamente il corteo in
palandrana galileiana.
Unultima osservazione. Non si venga pi
a parlare in modo fuorviante delle ragioni
del crollo di iscrizioni alle facolt scientifi-
che, imputandolo alla mancanza di cultura
scientifica del nostro paese, alla campagna
degli irrazionalisti nemici della scienza, al-
laperversatendenzaversolumanesimolet-
terario e persino suprema sciocchezza cui
hanno abboccato anche alcuni commenta-
tori avveduti alla mancanza di prepara-
zione matematica dei nostri studenti. Dac-
cordo: la causa principale la cattiva im-
magine della scienza. E quale immagine
della scienza deve farsi un giovane che leg-
ga quella pagina di giornale e quella rac-
colta di ammissioni tra il disincantato, il ci-
nicoeil retorico, echesi sentadireche, via,
nonfacciamoleanimebelle, ancheNewton
imbrogliava un po? Deve apprendere che
per uscire dalla torre davorio bisogna per
forza sporcarsi le mani? Perch mai do-
vrebbe iscriversi a una facolt scientifica,
sesacheper far carrieraeotteneresoldi bi-
sogna aggiungere ai risultati della ricerca
una salsa di imbrogli? Tanto vale fare un
mestiere direttamente mirato a far quattri-
ni, magari onestamente. Oppure darsi alla
letteratura, alla filosofia o alla sociologia. O
alla pi dignitosa ippica. I giovani non sono
una massa di cinici, come taluno crede, e
lammiccamento furbesco non paga. Pensi-
no quindi in primo luogo gli scienziati a di-
fendere davvero la scienza, invece di impu-
tare ad altri le ragioni della catastrofe di
immagine della loro disciplina.
Giorgio Israel
sibile che sia cattolico? Frequentava la mia
parrocchiadi Washington, dovedicevamola
messa tridentina. Per Buchanan i messica-
ni sono una minaccia per lAmerica come i
musulmani per lEuropa. Perch i messica-
ni sono cattolici e per molti repubblicani il
cattolicesimo non parte del sogno ameri-
cano, come dice Huntington. Limmigrazio-
ne una grande chance per Bush: I messi-
cani sono per la famiglia, pro life e a favore
dei voucher. E la grande intuizione di Karl
Rove. Ma senza Bush, i repubblicani torne-
rebbero a essere il partito dei ricchi. Bush
il solo in grado di rappresentare i tre
ethos dAmerica. L ethos ebraico, to be
successful, lostudioelapassione, lalibert
e la resistenza alla discriminazione, to be
aggressive. Lethos cattolico come essere
aperti, lethos protestante come essere mo-
ralisti. Albacete rivede la sua posizione
sulla guerra. Gli Stati Uniti non hanno la
missione di agente di giustizia nel mondo.
Sono agostiniano. Ma se domani c una
bomba al porto di Los Angeles finisce tutto,
sarebbe peggio dell11 settembre. Sto con
Bush perch andarsene dallIraq sarebbe
ingiusto e immorale, oh scusate non cera-
no le armi, bye bye. Quando gli americani
si sono ritirati dal Libano i terroristi hanno
visto che lAmerica restava fedele non pi
di duesettimane. Sperochei marineinIraq
non siano morti invano.
Lislamismo una reazione allincarna-
zione americana, questa costruzione dal
niente di una grande speranza. Nellislam
c obbedienza assoluta a Dio non perch
sono figlio di Dio, ma perch non sono Dio.
Lislamismo attacca lAmerica sullincarna-
zione. Non solo cristiana. Gli ebrei non cre-
dono a Cristo, ma leggi i Salmi, where are
you?, lottano con Dio, Giobbe e la nego-
ziazione fra Abramo e Dio, un mercato con
il mistero. Negli ebrei c il presentimento
dellincarnazione, cos come lislam una
reazione contraria allincarnazione. Anche
per questo lAmerica lunico paese occi-
dentale che crede ancora nel futuro.
Giulio Meotti
Albacete spiega perch agli americani non resta che Bush
Democratici
Aria di vittoria alle elezioni Usa di
met mandato, purch stiano zitti.
Critiche agli italiani in Libano
S
u Lucio Dalla era un po che glissavamo.
Conaffetto, mapureimbarazzati daquel
suoevidenteappariresatollo, stancoesmo-
bilitato, lui che cominci con la reputazio-
ne da, a dir poco, bizzarro, adesso troppo
sorridente e prono alle marchettone nelle
serate-moda di Rai Uno, a ricantare Caru-
so per strappareunasmorfia, chess, aVa-
lentino. Perci massimo rispetto e senza
rancore, ma ormai le uniche apparizioni di
Lucio che seguivamo erano quelle negli in-
tervalli dellepartitedi basket, quandogron-
dava competenza e umorismo. Ed ecco che
con lo stile da ballerino sulle punte che da
sempre gli proprio, Dalla ci frega di nuo-
vo, dando alle stampe un singolo a cui asse-
gnamo il titolo di canzone italiana delle-
state, per comemarciasplendidamente, per
come eccita le percezioni, per come lui la
canta e per come anche se l immaginata
nella confezione, ribadendo la convinzione
che anche noi si abbia un perfetto Randy
Newman e che perlappunto la data di na-
scita di costui sia il 4 marzo del 43. Il singo-
lo (che segue un altro, quasi altrettanto riu-
scito e passato sotto relativo silenzio a pri-
mavera, intitolato Sottocasa) si chiama
Dark Bologna ed ha il respiro per poter
essere considerato un vero movimento mu-
sicale, che un Dalla vispo, ritmico e dispet-
toso dedica alla sua citt-tana. Bologna,
sai, mi sei mancata un casino confessa Lu-
cio nella prima strofa della gran canzone e
da l si concede un attraversamento mitico
del centrocitt, dellaperiferiaedei suoi se-
greti, in una specie di rutilante processione
di felliniana memoria, avvolta da strati di
magnifici arrangiamenti fiatistici, elettrici e
rumoristici. In sostanza Dalla ha ritrovato
lallineamento degli astri e ci rimette in ri-
ga, concentrandosi e ricordandoci che sar
puredel 43, maungeniocheancorasaco-
me rilasciare il capolavoro. Contriti e am-
mirati ci inchiniamo. E consigliamo lascol-
to ripetuto e anche il dibattito su questo ve-
ro pezzo darte italiana.
Una sorpresa che si colloca nellelenco dei
migliori album dellanno il nuovo titolo
dei Lambchop, band di veterani di Nashvil-
le con ascendenze di alternative country ,
che ora con Damaged presentano il loro
capolavoroassoluto. Dietrocunastoriada
conoscere: da sempre il leader della band
Kurt Wagner, 47enne col culto dellanoni-
mato e laspetto assai sciupato. Ne ha ben
donde: tempo fa una brutta forma infettiva
ha cominciato a danneggiargli la mascella
fino a costringerlo a unoperazione di tra-
pianto osseo. Poco dopo ha dovuto fare i
conti con il cancro. Ne uscito vivo ma, co-
me dice il titolo del disco, piuttosto ammac-
cato e con un accentuato senso dellironia,
dellacondiscendenzaedellaffettoper lavi-
ta, cheorariversainquestogruppodi splen-
dide e placide canzoni. Gli arrangiamenti
sono ricchi e soffusi, conarchi, ottoni e stru-
menti acustici (17 i musicisti che contribui-
scono allalbum) che si danno quietamente
il cambio senza niente del virtuosismo iste-
rico di Nashville. Suquesto tappeto Wagner
racconta le sue storie strane di vita qualsia-
si americana, spesso parlando pi che can-
tando. Gi i titoli sono un programma, come
Un giorno senza gli occhiali nel quale
Kurt decide di mettersi a nudo davanti al-
lamata, non ottenendo i risultati sperati (a
proposito: nel corsodellesuesfighesvisto
scappare di mano anche la moglie, Mary
Mancini, interessantepersonaggiodellasce-
na politica del Tennessee). Ma il capolavoro
del disco sta nei quasi otto minuti del brano
dapertura Paperback Bible, ispirato a
uno storico programma radiofonico, nel
quale la gente chiama da casa per vendere
e comprare oggetti comuni e paccottiglia di
cantina. Sto cercando una tv da 27 pollici,
devessere un Rca non funzionante, perch
ho solo bisogno di ricambi dicono i verset-
ti della canzone. Un brano che contiene pi
di quanto si creda a prima vista. Inapertura
il protagonistarecita: Vorrei comprareuna
buona bibbia usata versione tascabile, ri-
calcandounodegli annunci veri cheWagner
ha collezionato ascoltando il programma. E
dopo otto minuti di vagabondaggio mentale
trai desideri vivi equelli perduti dellagran-
de normalit americana, lautore ci mette
una chiusa amara: lo stesso ascoltatore del-
linizio richiama e rimette in vendita la bib-
bia usata comprata allinizio. Per lui neppu-
re la religione americana bastata a indi-
cargli la strada. Eccellente lavoro. Questo
modesto capolavoro dei Lambchop aiuta gli
interessati a penetrare negli stati danimo
contemporanei del quotidiano doltreocea-
no, annusandone piccoli ottimismi, tempra
robusta, profonde disillusioni.
Bene. Esco, vado incentro. Sesieteincitt,
fate lo stesso. Oggi esce Modern T imes di
BobDylan, strombazzatissimoesospiratoal-
bumdi canzoni nuove. Vale la pena di spen-
dere al buio, per assaporare e dirne qualco-
sa. Ne parliamo marted prossimo.
Stefano Pistolini
Stato della musica
Dalla celebra la sua splendida tana
con Dark Bologna, i Lambchop
pi sono sfigati pi sono bravi
Caro Giuliano, provo a discute-
re le tue opinioni meglio, o al-
meno pia lungo, altrove. In-
tanto per tengo a sottolinea-
reunpunto. Chelazionechechia-
mo di polizia internazionale, conuna distin-
zione per me di fatto decisiva, e noneufemi-
stica, dalla guerra, avvenga conla firma e la
responsabilitdellOnu, unacondizioneda
ricercare, politicamente e simbolicamente
significativa. Ma non affatto una conditio
sine qua non. Noncondivido affatto il fetici-
smo del marchio Onu. Lo striscione Forza
Onu una buona idea oggi, sarebbe stato
grottescoinaltri frangenti. Vogliodirecheil
mio criterio lo stato di necessit cui biso-
gna far fronte, non la sigla con la quale af-
frontarlo, ono. DovelOnuerapresente, ese
l squagliata nellinfamia, come inRuanda,
deploro che nessun potere, e addirittura
nessuna privata iniziativa, abbia voluto op-
porsi allosterminiodegli inermi. DovelOnu
si eralegatalemani, eavevafinitoper strin-
gere le mani dei massacratori, come a Sre-
brenica, ho invocato e applaudito linter-
vento risolutore della Nato. La forza inter-
nazionale inLibano, che avr le sue bruttis-
sime gatte da pelare, la giusta risposta a
uno stato di necessit, e per un imprevedi-
bileconcorsodi circostanzesi avvaledel pa-
trocinio dellOnu, del sostegno degli Stati
Uniti, e della responsabilit diretta dellEu-
ropa. Attribuiamone una parte al merito, e
unaltra, unpo pigrande, alla fortuna, ral-
legriamocene, e, come dici, tu, facciamo il
tifo per la sua riuscita.
PICCOLA POSTA
di Adriano Sofri
(segue dalla prima pagina) Da questo triste guaz-
zabuglio, che con la scienza poco ha a che
fare, si capisce fino a che punto abbia
preso piede un nuovo oscurantismo
scientista. Qualcosa che si nutre di fede
assoluta nel marchio di fabbrica: il
grande scienziato, la grande rivista, il
grande istituto di ricerca, che sempre pi
spesso producono grandi bufale. A certe
notizie bisogna credere. Troppo grande
laspettativa, e diventa inevitabile pre-
sentare risultati mai ottenuti, raccontare
conquiste inesistenti, gridare allinnova-
zione miracolosa quando la vera novit
non c affatto. La filiera dellinformazio-
ne, dal canto suo, sempre pi spesso si fi-
da (del grande nome, della grande rivista
eccetera eccetera), senza neppure con-
trollare le fonti primarie.
La falsa scoperta di Lanza soltanto
lultima di una serie di risposte drogate a
unaspettativa a sua volta drogata. Si ri-
pete fino alla nausea che le cellule sta-
minali embrionali sono promettenti per
curare malattie terribili e senza speran-
za, alimentando cos, irresponsabilmente,
le speranze di tanti malati, ma finora non
stato nemmeno possibile avviare una
sola sperimentazione clinica che ne fac-
cia uso, in nessuna parte del mondo. Si
sottolinea che in Europa vietata la clo-
nazione terapeutica per ottenere cellule
staminali embrionali, ma si dimentica di
dire che nessuno, finora, riuscito a rica-
vare linee staminali embrionali da em-
brioni clonati con quella tecnica: le uni-
che pubblicazioni scientifiche a riguardo
sono state quelle del veterinario coreano
Hwang, definite come la pi grande truf-
fa mai consumata ai danni della scienza
moderna. Dalla clonazione terapeutica,
insomma, finora non sono mai state otte-
nute cellule staminali embrionali, nono-
stante il gran parlare che se ne fa conti-
nuamente.
Gli scienziati dovrebbero essere i pri-
mi a preoccuparsene, e invece leggiamo
sul Corriere le dichiarazioni di Giulio
Cossu, unautorit nel campo, convinto
che nessuno di noi se cerca fondi si so-
gnerebbe mai di scrivere un articolo al
naturale, senza aggiungerci la salsa.
Le staminali ci sono, lembrione non pi
Q
uando crearono uno stato nuovo, i co-
stituenti americani si ispirarono, per
correggerli, ai modelli politici esistenti nel-
lEuropa di allora e concepirono una mo-
narchia elettiva in cui il presidente un re
a tempo determinato, soggetto soltanto da
alcuni decenni (lultima fase della presi-
denza Roosevelt) al divieto del terzo man-
dato.... Cos, per molti versi ottimamente,
sabato 29 luglio, sulle pagine del Corriere
della Sera e rispondendo ad un lettore, il
professor Sergio Romano. Dopo avere rile-
vato due piccolissime pecche (visto il tema
specifico, sarebbe forse stato opportuno
sottolineare come la Carta costituzionale
della quale si parla e che, ovviamente,
quellainvigore, sialasecondaadottatada-
gli Stati Uniti e che il Roosevelt citato
Franklin Delano), ci soffermiamo su quan-
to riportato da Sergio Romano tra parente-
si eciosullespressionelultimafasedel-
la presidenza Roosevelt per sottolineare,
purtroppo, come ci non corrisponda asso-
lutamente alla verit storica. Fatto che,
imitando il comportamento tenuto da
George Washington nel 1796 allorquando
gli fu proposto un terzo mandato (rifiut af-
fermando che nessun uomo poteva soste-
nere lonere della carica presidenziale per
pi di otto anni), tutti i suoi successori, fino
appunto a Franklin Delano Roosevelt, ave-
vano limitato la permanenza a White Hou-
se al massimo a due mandati. Il secondo
Roosevelt, invece, si fece rieleggere una
terza ed addirittura una quarta volta (1940
e 1944) morendo in carica (12 aprile 1945) a
quarto insediamento appena celebrato. Fu
solo ben dopo, e precisamente il primo
marzo 1951, che venne approvato attraver-
so il previsto iter un Emendamento (il ven-
tiduesimo) chestabilivacomenessunaper-
sona, esclusa quella al momento in carica
(Harry Truman) chenonvi erasoggetta, po-
tesse essere eletta per pi di due volte, di-
sposizione ancor oggi in vigore. Il divieto
del quale si parlato, quindi, contraria-
mente a quanto scrive Sergio Romano,
ben successivo alla da lui citata ultima fa-
se della presidenza Roosevelt.
Mauro delle Porta Raffo
Sergio Romano scivola su Roosevelt
PIGNOLERIE
TEOLOGO E DEMOCRATICO, MA NON HA DUBBI: DALLEMBRIONE ALLIRAQ, IL PRESIDENTE SALVA I TRE ETHOS DEL NOSTRO PAESE
Preghiera cortinese. Se
tuttItalia fosse come Corti-
na dAmpezzo, le chiese col campanile (no
Richard Meyer), le croci di legno lungo le
strade (no Francia laicista), le cameriere
in costume tradizionale (no Guru), i prati
verdissimi senzacondomini incostruzione
(no San Benedetto del T ronto), le strade
senza cinesi (no Esquilino) n maomettani
(no Porta Palazzo), io sarei un uomo sere-
no quindi senza niente da dire, sarei uno
scrittore che non scrive, dovrei cercarmi
un lavoro, invece tra poche ore sar di
nuovo gi in pianura, nellinferno delle
stazioni e delle tangenziali, e ancora una
volta mi pruderanno i polpastrelli. La mia
musati ringraziaper lItaliaorrendaincui
hai pensato bene di farmi vivere.
PREGHIERA
di Camillo Langone
EDITORIALI
ANNO XI NUMERO 203 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 29 AGOSTO 2006
Milano. I fedelissimi di Umberto Bossi
non hanno dubbi: per la Lega cominciata
la battaglia dautunno. Non tanto per lab-
bandono della secessione che, come spiega
al Foglio Gianluigi Paragone, direttore del
quotidiano di partito la Padania, non rap-
presenta certo uno scoop. Gi in passato
sottolinea unopzione politica del genere
era stata abbandonata. E il mio giornale ne
la testimonianza scritta: in questi anni, da
quando lo dirigo, non abbiamo mai fatto
campagne di stampa per un Nord staccato
dal resto dItalia con la secessione. La vera
novit politica, spiegano fonti leghiste vici-
ne al Senatur, sarebbe unaltra. Bossi di-
cono consapevole che, nel clima attuale
edopoil referendumsulladevolution, qual-
siasi cosa finisca sotto la bandiera leghista
corre il rischio di essere strumentalizzata.
Per questo ha voluto spostare lasse della
propriaagendapoliticadal federalismo, che
dopo la sconfitta nel referendum di giugno
ha perso gran parte del proprio appeal elet-
schier di dividersi al proprio interno, par-
tendo dalle componenti pi radicali, Pdci e
Rifondazione comunista in testa.
La sinergia tra Lega, Forza Italia, Rober-
to Formigoni e Giancarlo Galan, sarebbe
cominciata alcuni mesi fa. Ultimo episodio,
di quella che i leghisti definiscono la batta-
glia dautunno, la cena, ad Arcore, il primo
agosto scorso, nella villa di Silvio Berlusco-
ni. Presenti, oltreaBerlusconi eBossi, i due
ex ministri leghisti Castelli e Calderoli, i go-
vernatori della Lombardia e del Veneto, e
Giulio Tremonti. In quelloccasione, tra una
minestrina di verdure e un piatto di carne
in umido, ha preso vita il patto delle auto-
nomie, un accordo tra Lega e Forza Italia
sul federalismo a geometria variabile.
Unintesa tra il Nord-Est, produttivo e di
centrodestra, e una parte consistente della
Cdl, quella pi liberale e liberista, per in-
traprendere la via parlamentare al federa-
lismo. La linea la esprime lo stesso Formi-
goni al Foglio: Lombardia e Veneto stanno
dicendo al centrosinistra: noi prendiamo
sul serio la vostra riforma. La Lombardia
avanzer delle proposte per acquisire mag-
giori competenze in quei settori dove ha di-
mostrato di saper far meglio dello stato.
Una posizione nella quale si riconosce tut-
ta la Cdl e lo stesso Bossi al quale faccio il
mio apprezzamento: ancora una volta ha te-
stimoniato di avere tempra di leader non
perdendo di vista lobiettivo e muovendosi
congrande realismo. Quanto alla situazione
politica pi generale prosegue Formigoni
Marini, Rutelli ed Enrico Letta dicono di
volersi confrontare. Bene, noi siamo qui ma
loro avanzino proposte serie per il bene del
paese. In fondo, il federalismo fiscale po-
trebbe essere la chiave di una convergenza
possibile. Lidea piace ai ministri diessini
Vannino Chiti (Rapporti col Parlamento e
Riforme istituzionali) e Pierluigi Bersani
(Sviluppo economico) ma soprattutto alla
stragrande maggioranza dei presidenti di
regione di centrosinistra.
torale, allimmigrazione, il vero tema emer-
gente, delegando, in accordo con Berlusco-
ni, ai presidenti di Lombardia e Veneto, Ro-
berto Formigoni e Giancarlo Galan, la sfida
per il federalismo fiscale. La scelta, come
altrevoltecapitatoal leader leghista, im-
prontata soprattutto al realismo. Il titolo V
riscritto dal centrosinistra, infatti, contiene
in s elementi devastanti per il potere cen-
trale. La riforma che nelle intenzioni pun-
tava ad accrescere il potere dei molti presi-
denti di regione rossi cos almeno ci spie-
ga un dirigente leghista ha in pratica fini-
to con laprire un varco, parlamentare e co-
stituzionale, sul terreno del federalismo fi-
scale, ai presidenti di centrodestra. Lacop-
pia Galan-Formigoni, forte di questa opzio-
ne politica, ha cos riaperto i giochi sul fe-
deralismo utilizzando il linguaggio costitu-
zionale del centrosinistra. Un terreno dove
il governo Prodi avr difficolt adopporsi
(nonpotendo gridare a unpaese spaccato in
due per colpa della Cdl) e dove, invece, ri-
1999 conIfil, Generali eDeutscheBank, con-
serva un residuale 0,84 per cento. Insieme
vannoabbondantementesoprail 6,5per cen-
to: dopo la famiglia Agnelli, la nuova banca
diventail secondoazionistadellaFiat inri-
presa. Mentre gli Agnelli deterranno il 2,4
per cento della nuova banca, eredit del 5
per centopossedutoinpiazzaSanCarlo.
UnaltropuntocrucialeRcs, incui Inte-
sahapocopidel 4,5 per cento: uncrocevia
dovepotrebbeaumentarelaforzadurtodel-
lanuovabancadel nord, dotatadi unacapi-
talizzazione di Borsa di 65 miliardi, di 7.700
sportelli edi 13 milioni di clienti. Sarinte-
ressante capire come si organizzeranno i
rapporti conMarcoTronchetti Provera, nel-
la cui Pirelli & C. il gruppo guidato da Gio-
vanni Bazoli e da Corrado Passera ha una
quota dell1,54 per cento. Intesa peraltro
venuta in soccorso del proprietario di Tele-
comquandohadecisodi partecipareconal-
tri allasottoscrizionedel privateplacement
di Pirelli Tyre, lasocietdi pneumatici che,
nonostantegli sforzi, Tronchetti nonriusci-
toaquotareinBorsa.
Ma, se il nuovo superpolo bancario pu
approfittaredelladebolezzaaltrui, nonman-
cano criticit nella sua particolare costitu-
zione industriale e societaria: al di l delle
sovrapposizioni nel business di tutti i giorni,
per esempio con il dilemma della Lombar-
diacuoredi Intesamaanchepalestradi du-
ro lavoro per Pietro Modiano che qui ha ri-
strutturatoerivitalizzatolaretedel Sanpao-
lo, c il problema del legame con il gruppo
Generali, titolaredel 7,54 per centodellaIn-
tesaedi pocomenodel 2,5per centodel San-
paoloantefusione, oraterzoazionistaconil
4,9 per cento della nuova banca. In partico-
lare, conquestosuosocio, attraversoAllean-
za, finora Intesa ha creato la joint paritaria
Intesa Vita. Da verificare gli effetti su Euri-
zoncheaTorinoconcentrapolizzeerispar-
mio gestito. Senza dimenticare lombra del-
linfluenzasullesceltestrategichedi compe-
titor come Capitalia e Unicredit, che hanno
rispettivamente il 9,45 per cento e l8,74 per
centodi Mediobanca, cheasuavoltadetiene
il 14,3 per centodi Generali.
C un altro capitolo. Nella nuova Banca
dItalia, doveil ruolodellebancheazioniste
ancora da decrittare, Intesa ha il 22 per
Milano. I soci sul lato torinese dellaggre-
gazioneSanpaolo-Intesascalpitano. Santan-
der, Compagnia Sanpaolo e Ifil non apprez-
zanoi valori di concambiotrattati dai vertici
delle due banche: troppo bassi, nasconde-
rebbero di fatto una acquisizione del San-
paolo da parte di Intesa in cambio di carta,
di soli titoli. Una volta superato questo pri-
mo ostacolo, ce ne sar un secondo: la defi-
nizione dellassetto di governo della nuova
banca. Loscontrosul ruolodi PietroModia-
no, direttore generale di Sanpaolo prima
esclusoepoi ripescato, rischiadi lasciarede-
gli strascichi eunaintegrazionedi questedi-
mensioni non pu essere destabilizzata da
scontri di potere. Laggregazione Sanpaolo-
Intesa ha bisogno di mani forti. Essa non
cambia soltanto la fisionomia del mercato
del creditoitaliano. Lanuovabancamodifi-
ca gli equilibri di un capitalismo che si sta
riassestando. Lasommadellepartecipazioni
in business extra-bancari identici o simili,
chefinoraeranocustoditedistintamente, au-
mentail pesospecificodel nuovoistitutori-
spettoamolti dei dossier aperti: dalleinfra-
struttureallemultiutility. Edaltrettantove-
ro che la dimensione da peso massimo ren-
de la nuova banca un interlocutore partico-
larmenteinfluentepurequandononvi sono
fraSanpaoloeIntesasovrapposizioni di por-
tafoglio: in alcuni snodi delleconomia post-
cucciana, come Rcs, i voti si continuano an-
coraapesare, nonsoloacontare.
Interessante innanzitutto lapertura di
gioco su Fiat. Inevitabile un nuovo capitolo
nei rapporti frail LingottoepiazzaSanCar-
lo, doveconserveril suoufficioEnricoSal-
za, destinatoadassumerelincaricodi presi-
dentedel Consigliodi gestione. Al di ldel-
le relazioni personali fra il banchiere tori-
nese e i vertici Fiat, che non hanno mai di-
gerito la vendita improvvisa a gennaio sul
mercato dei titoli detenuti da Sanpaolo, un
datoevidente: Intesahacircail 5,8 per cen-
to, mentreSanpaolo, dopoaveredisdettoil 6
agosto il patto di consultazione siglato nel
Le partecipazioni di Intesa-Sanpaolo da contare (e da pesare)
Perch Bossi delegalabattagliafederalistaaFormigoni e Galan
Roma. Laclassedirigentedi Annonan-
cora rientrata dalle vacanze, ma in settima-
na Gianfranco Fini e i suoi dovrebbero riu-
nirsi nella capitale e perfezionare i dettagli
del calendario per la nuova stagione. Biso-
gna onorare le promesse dellultimo esecu-
tivo, quello in cui stata fissata lassemblea
nazionale dei primi di ottobre (poi spostata
al 7-8 del mese), preceduta da tre incontri
semipubblici che si terranno tutti a Roma:
il 21 settembre con gli intellettuali di riferi-
mento (Forum delle idee), il 26 con le asso-
ciazioni di volontariato (Forum della soli-
dariet) e il 28 con le cos dette parti socia-
li (Forum lavoro/imprese). Al centro delle
iniziative dovrebbe essere il documento re-
datto a giugno da Fini (insieme con Adolfo
Urso e Pasquale V iespoli) e calibrato sul
progetto di una destra italiana federata con
Forza Italia ma meglio se c pure lUdc
e inserita nella famiglia del Partito popo-
lare europeo. In un clima di generale disin-
teresse, dentro An si guarda con un poco
rompere il dormiveglia di An, un assaggio
del forum verr anticipato da Campi e Mal-
gieri, il 16 settembre, alla festa romana di
Azione giovani. Mentre tra un forum e lal-
tro, il 23 e 24 settembre, lex Destra prota-
gonista di Maurizio Gasparri e Ignazio La
Russa organizza un convegno sul Ppe sotto
la sigla Destra.it. Quanto allaltra (ex) cor-
rente, la Destra sociale, Francesco Storace-
prosegue nella linea iperidentitaria e di op-
posizione velata a Fini; laltro, Gianni Ale-
manno, coltiva rapporti equivicini con i ri-
vali dun tempo (La Russa e Gasparri) e con
il presidente del partito (i rapporti sono mi-
gliorati e i due dovrebbero incontrarsi pri-
vatamente tra pochi giorni).
Suscita maggiore curiosit la misteriosa
fondazione personale alla quale sta lavo-
rando Fini. Alcune indiscrezioni dei giorni
scorsi accreditavano di nuovo un leader
stanco del partito, desideroso di distaccar-
sene per ricercare soluzioni personali al le-
gittimo bisogno di una carriera brillante.
Verit parziali. Perch come ammettono i
suoi stessi luogotenenti esiste una con-
danna comune a stare insieme: Fini non
ha bisogno di An meno di quanto An sia im-
proponibile senza di lui. Sicch probabi-
le che la creatura finiana avr il profilo di
una cosa a met tra la dalemiana Italia-
nieuropei e la polista Ideazione presieduta
daDomenicoMennitti. Si sapercheleam-
bizioni di Fini, ex titolare della Farnesina,
sono ancora proiettate sulla scena interna-
zionale. Perci lo schema pi credibile
quello praticato dallattuale ministro degli
Esteri che, dopo le dimissioni da palazzo
Chigi (aprile 2000), decise dinvestire sulla
fondazione creata due anni prima con il so-
stegno di Giuliano Amato e la presenza di
economisti come Domenico Siniscalco. I
collaboratori finiani dicono che presto
per avere unidea precisa del progetto. Ma
Fini sta meditando di presentare la fonda-
zione prima dellassemblea di ottobre. Se
non addirittura a met settembre.
dattesa allincontro con i pensatori consan-
guinei, forse lunico nel quale potrebbe
emergere un elemento di autocritica piut-
tosto assente nel partito. Autografati da Fi-
ni, gli inviti sono gi stati recapitati o arri-
veranno a momenti. Gli invitati sono i soliti:
Mauro Mazza (Tg2), Bruno Socillo (Radio-
giornale Rai), Gennaro Malgieri (cda Rai)
Fabio Torriero (La Destra), Gennaro San-
giuliano (ex direttore del Roma), pi alcuni
irregolari come Alessandro Campi (Scienze
politiche allUniversit di Perugia), Paolo
Del Debbio e Pietrangelo Buttafuoco. Qua-
si certamente non ci sar Marcello V ene-
ziani, che con An ha ingaggiato su Libero
una (psico) drammatica resa dei conti etica
e culturale. Esclusi forse per via del signi-
ficato autarchico del colloquio anche i
professori con una sensibilit riconduci-
bile al centrodestra, un tempo erano Lucio
Colletti, Marcello Pera e Saverio V ertone,
oggi forse risponderebbero Angelo Pane-
bianco e don Gianni Baget Bozzo. Per inter-
Nel dormiveglia estivo di An, Fini sogna un futuro dalemiano
La nuova banca si ritroverebbe con quote significative in punti chiave del
potere economico: secondo azionista in Fiat, primo in Borsa spa e Banca
dItalia, forte nelle municipalizzate dellenergia e presente nelle infrastrutture
dei trasporti. Crescerebbe il peso (ma non le azioni) in Rcs e Pirelli
centoeSanpaoloil 17per cento. InBorsaIta-
liana Spa, impegnata a trovare una colloca-
zioneinternazionale, Intesahail 5 per cento
e Sanpaolo il 13,74 per cento. Ci sono poi le
infrastrutture, che significano reti autostra-
dali eenergia. Suquestultimoversantepiaz-
zaSanCarlohail 2 per centoinAmgaGeno-
vaeil 5 per centoinAemTorino, leduemu-
nicipalizzate del Nord-Ovest in via di fusio-
ne. Intesa ha il 3,5 per cento in Acegas-Aps,
sortadallaintegrazionedellemultiutility di
Triesteedi Padova. Pacchetti contenuti, ma
che possono diventare estremamente inte-
ressanti, soprattutto dopo che nel Nord Ita-
lia le aggregazioni nel settore dellenergia,
punta avanzata del capitalismo municipa-
le, sonodiventateopzioni vincenti.
Per una integrazione bancaria nata pure
sul lavoro culturale e politico effettuato da
Salza, da 15 anni deus ex machina dellipo-
tesi di unamaggioreintegrazionefraTorino
eMilanosintetizzatanellaformulaMi-To,
il Nord qualcosa di pi di un semplice
mercato del credito. Anche per questa ra-
gione, si attendonosviluppi nei prossimi me-
si nelleinfrastrutturestradali eaeroportua-
li: Intesahagiil 3,8 per centodi Autostrade
Lombarde e il 5 per cento di T angenziali
esterne di Milano e non ha mai nascosto la
volontdi investire; il Sanpaolohail 12,4per
centodi Sagat, lasocietchegestiscelosca-
lo di Caselle. La proiezione negli investi-
menti sul territorio, il nodo delle sovrappo-
sizioni dellereti, lapotenzadi fuocochede-
rivadallassommarsi dellepartecipazioni in
portafoglioallanuovabanca. Tutteleprossi-
mescelteverrannopresedaduebanchena-
zionali che, comunque, hannodecisocosafa-
redel lorofuturo. Adessolindustriadel cre-
dito resta in attesa delle prossime mosse.
Tocca a Mps, a lungo promessa sposa del
Sanpaolo, eaCapitalia, chesfruttandoi vin-
coli dellepartecipazioni incrociatehastron-
cato allorigine i corteggiamenti di Intesa.
Mentre da Unicredit Alessandro Profumo
per orarestainsilenzio.
A TORINO NON PIACCIONO I VALORI DEL CONCAMBIO: SCALPITANO LA COMPAGNIA, IL SANTANDER E GLI AGNELLI
Gerusalemme e la trattativa
G
li episodi di violenza sulle donne
che si sono susseguiti nella capita-
le lombarda ad opera quasi sempre di
immigrati extracomunitari o di rom,
com accaduto nel caso pi recente,
hanno naturalmente turbato la popola-
zione. I milanesi sono da sempre tra i
pi propensi allintegrazione, anche
perch moltissimi di loro provengono
da famiglie che hanno vissuto lespe-
rienza del trapianto da lontane regioni
meridionali. Sono contrari allimmigra-
zione illegale e alla delinquenza che vi
alligna, non sono n xenofobi n razzi-
sti. Tuttavia la paura di essere conside-
rate in qualche modo intolleranti ha
impedito alle organizzazioni femminili
milanesi di reagire con decisione agli
stupri, in nome di quella che Susanna
Camusso, segretaria della Cgil lombar-
da definisce falsa coscienza.
Paradossalmente non protestare
contro i violentatori extracomunitari
per timore di una generalizzazione,
rappresenta una sottile e duplice forma
di discriminazione. Credere che una
protesta con obiettivi chiari e definiti
potrebbe essere strumentalizzata signi-
fica avere un retropensiero nel quale
alberga la convinzione che la violenza
contro le donne sia innata e inestirpa-
bile dalla cultura degli immigrati. Lal-
tro aspetto riguarda le donne immigra-
te, che spesso sono tra le vittime della
violenza sessuale, che in questo modo
si vedono rifiutare una solidariet uma-
na prima ancora che politica che avreb-
bero il diritto di aspettarsi. Quando Su-
sanna Camusso sostiene di essere con-
traria a manifestare contro i matrimo-
ni combinati o ad opporsi alla conce-
zione dellinferiorit della donna tipica
della cultura islamica e di altre comu-
nit, come quella rom, con largomento
che vorrebbe prima sentire le donne
migranti, finora invisibili, si avviluppa
in una contraddizione. Assicurare alle
donne che vivono in Italia, e quindi an-
che a quelle immigrate, i diritti e le li-
bert garantite dalla Costituzione do-
vrebbe essere un principio irrinuncia-
bile, come ha sostenuto giustamente il
ministro dellInterno Giuliano Amato.
Il rispetto per le culture diverse deve
arrestarsi di fronte allesigenza di af-
fermare luniversalit dei diritti umani.
Altrimenti ci si avvita in una logica am-
bigua e giustificazionista, ci si infila in
un percorso alla fine del quale c lo
stupro politicamente corretto. L inte-
grazione non un processo privo di
asperit, ma se non le si affronta diven-
ta solo unillusione ideologica che vie-
ne contraddetta dai fatti.
I
n questi giorni sono state avanzate
due diverse proposte di flat tax, ov-
vero imposte piatte. Il vicepresidente
del Consiglio Francesco Rutelli ha
suggerito di applicare agli affitti dei
fabbricati una cedolare secca di en-
tit moderata, in luogo dellattuale
tassazione dellaffitto dichiarato ove
superiore al reddito catastale ridotto
della detrazione forfettaria per le spe-
se. La proposta di Rutelli, che trova
lapprovazione della Confedilizia, ha
il merito di rendere automatico il pre-
lievo del tributo, collegando il suo
controllo alla banca informatica dei
contratti daffitto. Eliminando la pro-
gressivit della tassazione degli affitti
dei fabbricati la cedolare elimina la
grave distorsione a favore delluso di-
retto dimmobili da parte del proprie-
tario, derivante dal fatto che essi sono
tassati con i coefficienti catastali mol-
to pi bassi degli affitti. Ci induce i
proprietari di alloggi di grandi di-
mensioni ad abitarvi anzich prende-
re in affitto alloggi pi piccoli, come
potrebbe loro convenire quando han-
no un esiguo nucleo familiare, in
quanto se danno in affitto il proprio
alloggio pagano una imposta molto
pi alta di quella che pagherebbero
in caso di uso diretto. Inoltre il fisco
con la cedolare secca sugli affitti pu
effettuare pi facilmente il controllo
delle evasioni rispetto a quello che
pu fare verificando una per una la
regolarit delle singole dichiarazioni
dei redditi dei titolari di redditi da
fabbricati. E se laliquota moderata
la convenienza allevasione, attual-
mente molto rilevante, si riduce.
Tuttaltro il giudizio che si deve
dare sulla proposta di minimum tax
sul lavoro autonomo avanzata dal se-
gretario della Cisl Raffaele Bonanni.
In questo ambito esistono gi gli stu-
di di settore che sono uno strumento
assai pi articolato della minimum
tax, che a ben guardare soltanto
laliquota minima fissata dagli stessi
studi di settore per gli operatori con i
parametri pi bassi di quelli ordina-
ri. Non il caso di inventare o resu-
scitare schemi rozzi (e tutto sommato
demagogici) come quello della mini-
mum tax. Si tratta di affinare leffica-
cia degli studi di settore la cui espe-
rienza ancora recente.
O
sservatori internazionali e israelia-
ni, come lex ministro laburista Sh-
lomo Ben-Ami, vedono nella situazione
che si creata con lintervento delle for-
ze Onu sul confine libanese lopportu-
nit di una ripresa di trattative tra
Israele e paesi arabi, palestinesi com-
presi. In questa novit vedono una scon-
fessione o addirittura una sconfitta del-
la linea dei ritiri unilaterali adottata da
Ariel Sharon e seguita nel programma
di Kadima. Su questanalisi, che coglie
un punto reale, cio la possibilit di
riannodare negoziati dopo la reazione
allaggressione Hezbollah, pesa un pre-
giudizio, quello di chi non si rende con-
to che lunilateralismo israeliano sta-
to leffetto, non la causa, dellassenza di
interlocutori credibili per trattare una
coesistenza non precaria. I nemici di
Israele (e, se lecito dirlo, dellocci-
dente), Iran, Siria, Hamas, Hezbollah e
naturalmente al Qaida, hanno sempre
puntato su una condizione di non pace
e non guerra, che mantenesse Israele
sotto scacco, continuamente attaccata
da attentati e lanci di ordigni, ma im-
possibilitata a reagire contro laggres-
sore asimmetrico. A questo Israele ha
risposto con la duplice strategia dei ri-
tiri unilaterali, dal Libano, da Gaza e in
prospettiva dalla Cisgiordania, e della
reazione militare agli attacchi prove-
nienti dalle zone da cui si era ritirato.
Cos ha fatto fallire, seppure a carissimo
prezzo, i progetti mal calcolati di Ha-
mas, che ora costretto a cedere il mo-
nopolio governativo, e degli Hezbollah.
E questo che ha indotto lEuropa, che si
era un adagiata in una comoda inin-
fluenza, ad assumersi qualche respon-
sabilit reale. Se si aprisse davvero uno
spazio per trattare una coesistenza nel-
la sicurezza, questo sarebbe il massimo
risultato della strategia israeliana, che
pure tanto contestata in patria (non da
chi vuole una trattativa, ma da chi la-
menta che lattacco al Libano non sia
andato fino in fondo, cio fino a Dama-
sco). Il fatto che, purtroppo, la trattati-
va ancora non c perch gli interlocu-
tori ancora mancano, per il rifiuto a ri-
conoscere lesistenza di Israele, che e
resta il discrimine fondamentale.
Non tutte le tasse flat sono buone
Stupri politicamente corretti
Perch la cedolare secca sugli affitti pi ragionevole della minimum tax
Se le femministe non protestano per non sembrare razziste
Israele cerca interlocutori che lo riconoscano, intanto ha stanato lEuropa
L
Ecuador attraversato da fiumi color
cioccolato.
E allora il primo marzo del 1928, gio-
ved, lesploratore Michaux ne segue
uno, il rio Pastaza, per tutta la giornata, a
guardare la terra consumata del suo let-
to, a respirare la polvere dacqua e quan-
do il cacao in bollore precipita da set-
tanta metri, a insufflare il fumo dasfissia
della chorrera del Aguayan, una tra le
cascate pi alte.
LEcuador diritto e ripido. E allora
il 4 aprile, luned, il surrealista Michaux
cerca lunico momento in cui il sole non
sia a picco e il paese perda la sua durez-
za: lo trova tra le cinque e le sei di matti-
na, quellunico momento che appartiene
allOmbra, il cui anche i vagoni prendono
un aspetto elastico. Ma dura meno di uno-
ra. Poi lEcuador torna allequatore e alla
sua giustizia implacabile.
La terra friabile nellEcuador. E al-
lora lo storico Michaux, il 28 febbraio, si
diverte ad additare la stupidit dei con-
quistadores spagnoli, che presero i movi-
menti geologici per artifizi del demonio. E
nel 1511, quando al posto delle alte vette
travolte dalla pioggia trovarono nel Lon
una grande focaccia, fuggirono terroriz-
zati. Per tornare nel 1523, quando la gio-
stra di eruzioni aveva rimesso le cose a
posto e allora poco manc che fucilassero
come traditori i compatrioti del 1511.
Insomma lEcuador un mistero, il mi-
stero del viaggio, il mistero della mente
e dello spaesamento, cos simile al mi-
stero della favola per i bambini o della
natura per i matti. In Ecuador si passa
per il Giappone, perch se il paese gioca
alla bruma come in Giappone e un po di
bianco si stacca dal cielo, allora siamo in
Giappone.
In Ecuador si ha tempo e spazio per
tutto: trovare la parola pi ingorda che si
possa immaginare, dipingere nella men-
te il rosa bianco del corpo, decidere di
mettersi a mentire e subito ricredersi,
farsi di etere e sentirlo arrivare veloce
come un treno, mentre un uccello a gran-
de apertura dali ascende la Cordigliera
e le gambe si fanno di gomma, spezzarsi
un dente e lasciarne mezzo nella mascel-
la a far da guardia per la notte, visto che
siamo senza cane.
Tutte le lotte, le difficolt, lo stupore e
tutta la dimensione onirica del viaggio si
ritrovano in questo journal del trentenne
Michaux, che parte da una domenica di
Natale del 1927, a Parigi, e gi sa che pro-
durr, in quel viaggio, soprattutto delle
pagine. Sopra ogni altra cosa delle pagi-
ne, perch sopra lesploratore, il surreali-
sta e lo storico sta sempre lo scrittore Mi-
chaux, che necessita di cose potabili da
raccontare.
E dentro al diario sta il paese ecuado-
riano: i negri con gli occhi umani di un
orango, i peones che scaricano i muli e
preparano il pranzo a base di tamal, la fo-
resta tropicale che sa di marcio e parassi-
ti, il fascino degli strumenti di morte co-
me il machete e il grande boa Matapalo e
gli Indios, che nonostante danze, ebbrez-
za e abiti colorati non sono mai gioiosi,
perch il bianco li ha oppressi per sem-
pre. E dentro al paese i ricordi e il carat-
tere del viaggiatore: Michaux bambino,
Michaux amante e amante della castit,
Michaux malato di malaria, Michaux os-
sesso, paranoico e, alla fine del viaggio,
indisposto dal suo stesso diario.
Che invece ha il dono, cos raro, di
proiettarsi oltre le pagine e oltre le paro-
le, estrudere i luoghi, gli odori, i colori e
le temperature e dare alla carta geografi-
ca, su cui si pu comodamente seguire lo
spossante percorso attraverso le Ande,
prima la terza dimensione, poi quella
temporale e infine la quinta, che ci tra-
sporta in una visionaria infinitezza, in cui
lEcuador un puntino che si muove ed
esplora, coi passi fermi del paesaggio, il
gigante Michaux.
LIBRI
Henry Michaux
ECUADOR
151 pp. Quodlibet euro 14
OGGI Nord: prevalenza di sole ovun-
queeper granpartedel giorno. Nel po-
meriggio moderata instabilit. Centro:
irregolare al mattino, con occasionali
rovesci sulle zone interne ed appenni-
niche di Toscana, Umbria e Lazio. Nel
pomeriggio qualche focolaio tempora-
lescosuMarcheeAbruzzo. Sud: solein
mattinata salvo addensamenti sulla co-
sta tirrenica tra la Campania e la Cala-
briaconisolati piovaschi.
DOMANI Nord: soleconformazionedi
nubi cumuliformi a ridosso dei rilievi
alpini pi settentrionali, dove non si
escludono isolati rovesci. Centro: insta-
bile con fenomeni in trasferimento da
ToscanaeMarcheversosud. Solosulla
Sardegna cielo sereno. Sud: soleggiato
con addensamento pi compatto lungo
il versantetirrenicomasenzapiogge.
ANNO XI NUMERO 203 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 29 AGOSTO 2006
Al direttore - Ultime statistiche due miliardi
i telefonini nel mondo. Frapochissimo saranno
quattro miliardi. Pi di duemila venduti ogni
minuto. La domanda sgorga spontanea: cosa
avranno da dirsi di tanto ungente?
Gianni Boncompagni
Al direttore - Vogliono fare una fiction su Hi-
na. Ma purtroppo un reality.
Maurizio Crippa
Al direttore - Ho letto il suo articolo rasse-
gnato e dolente sullesito del recente conflitto in
Libano. Non il caso di vedere tutto nero se riu-
sciamo a distinguere il mutamento in corso de-
gli equilibri internazionali con luso domestico
che il sistema politico italiano fa di questa rot-
tura. Certamente siamo a una svolta: lunila-
teralismo non accettato e il multilateralismo
non ancora nato e non sappiamo se stato
gi concepito. Il nuovo assetto mondiale richie-
de pi centri di comando e un nuovo luogo di
arbitraggio dei dissensi che sorgeranno. Un ri-
voluzionario di successo si distingue da uno
scalmanato di strada perch sa far evolvere in
positivo gli effetti nuovi della rottura e sa con-
trollare la metamorfosi del vecchio. A me pare
che il suo dubbioso non ci credo ha un fon-
damento se lo colloca sul terreno delluso da
cortile di casa che la maggioranza di governo e
lopposizione stanno facendo del revisionismo
in atto sulla regolamentazione delle grandi cri-
si internazionali. Se qualcuno pensa che con i
nipotini dei bersaglieri di Lamarmora si abbia
il diritto a sedere tra i grandi della terra, il pas-
so per ricadere nellItalietta breve. Il nostro
punto di forza la nostra posizione geografica
che ci vede in un punto di incrocio di rilevanza
mondiale: il Mediterraneo. Il punto di debolez-
za che nonpossiamo fare nullasenzaavere al-
le spalle unEuropa unita, convinta e costrutti-
va. Craxi il 14 marzo 1991 allassemblea nazio-
nale del Psi parl in questi termini sul tema
della pace tra i popoli del Mediterraneo. Verso
la regione mediorientale, verso la regione me-
diterranea, verso le crisi aperte e ancora irrisol-
te, laquestione palestinese, il futuro del Libano,
lasicurezzadi Israele, per nonparlare dellacri-
si dimenticata e cio la crisi di Cipro, ci sono
una responsabilit e un dovere politico che so-
no anche dellEuropa, delle grandi nazioni eu-
ropee, dellaComuniteuropeanel suo insieme.
La potenza economica dellEuropa, le sue pos-
sibilit finanziarie, tecnologiche, scientifiche,
operative, possono e debbono dare un impulso
pi forte e pi dinamico alla cooperazione re-
gionale nord-sud. Gli stati arabi produttori di
petrolio, il sistema dei paesi ricchi del mondo
arabo deve fare tutta la sua parte con un im-
pegno che si vorrebbe assai maggiore che nel
passato. LEuropa deve fare la sua. Tutto que-
sto non significa porsi in contraddizione con le
attese, le speranze, le promesse fatte allest e
specialmente ai paesi che navigano in una ve-
ra e propria tormenta di crisi strutturali, eco-
nomiche, tecnologiche e financo alimentari. Oc-
corre un equilibrio, una giusta misura, una di-
stribuzione di forze e di risorse e, beninteso, oc-
corrono nuove e piimportanti risorse. Parlo di
risorse in termini generali e cio non solo di ri-
sorse finanziarie ma anche di risorse tecniche,
umane, culturali e morali. E cambiato lo sce-
nario: sono cambiati gli orizzonti, i doveri, le re-
sponsabilit dei paesi europei democratici.
LEuropa ha responsabilit fondamentali verso
il sud del mondo e in primo luogo verso le re-
gioni confinanti e contigue. Con umilt e con
spirito di verit dobbiamo partire da questa ba-
nale riflessione: quindici anni di crisi della po-
litica in Italia hanno reso la sinistra meno for-
te e pi velleitaria. La strada in salita e non
ci sono consentite scorciatoie.
Rino Formica, Roma
Al direttore - Nel 1942 la Germania nazista
aveva impiantato nella Norvegia occupata
uno stabilimento di acqua pesante per arriva-
re alla bomba atomica. Ma un gruppo di par-
tigiani, stando a un classico film con Kirk Du-
glas (Gli eroi di Telemark) del 1965 avrebbe
attuato un audace piano di sabotaggio. Nulla
di simile si ripromette sabato prossimo a Tehe-
ran Kofi Annan. Nazioni Unite e Unione eu-
ropea pare non abbiano pi intenzione di op-
porsi al programma nucleare iraniano e di
adottare quelle sanzioni internazionali prean-
nunciate a febbraio. Se provano a fermarci i
paesi occidentali si metteranno nei guai ha
minacciato Ahmadineyad. Insomma per non
esporre la missione in Libano ai colpi degli
Hezbollah, bisogna stare attentissimi Ora,
Kofi Annan non Kirk Duglas. Ma ai diplo-
matici e non agli attori tocca oggi difendere lo-
nore dellOnu. Sempre che ancora esista: come
alle origini, nel 1948 quando proclam il dirit-
to di Israele a farsi stato.
Luigi Compagna, via Internet
Kofi Annan non Kirk Douglas, e lonore dellOnu minacciato da uno tosto
Fila di celebrities a Manhattanper com-
prare un appartamento al palazzo tutto di
vetrodi JeanNouvel eAndrBalazs
al numero 40 di Mercer Street.
Alta Societ
Missione in Libano
Il governo ci ha trasformato
negli ascari del mondo, ma
ha una chance per rimediare
L
Amministrazione Bush ha cambiato so-
stanzialmente la strategia impostata
nel primo mandato. Dallunilateralismo
passata al multilateralismo, il linguaggio
della guerra preventiva stato attutito,
quello della democratizzazione coercitiva
rimasto nel perimetro delle azioni gi in
corso in Iraq e in Afghanistan senza pi
spingersi oltre. Bush ha preso atto che non
aveva soldati, bilancio, consenso interno ed
internazionale sufficienti per attuare diret-
tamente e globalmente leliminazione del
terrorismo e che andava cercata una mi-
gliore proporzionalit tra mezzi e fini, tra
idealismo e pragmatismo. E lo sta facendo
ripristinando la dottrina dellinteresse na-
zionale formulata prima dell11 settembre:
rigetto dellimpegno globale continuo del-
lAmerica dottrina Clinton e selezione
degli interventi diretti soloseingiocolin-
teresse vitale della nazione. Il nuovo mo-
dello : (a) evitare isolamento e delegitti-
mazione ricorrendo di pi allOnu; (b) gra-
zie a ci recuperare alleati divergenti come
la Francia o instabili come lItalia; (c) ob-
biettivo meno palese, creare un nucleo di
alleati stabili da non spendere per robette,
preservandoli per le azioni veramente im-
portanti, per esempio la pressione contro
lIran. Washington lo sta applicando per il
Libano. Manda avanti gli alleati di serie B
senza impegnarsi direttamente, ascarizzan-
doli e facendo la figura della brava multi-
lateralista. Se la missione fallisse potr ri-
cattare gli alleati nei guai chiedendo sotto-
missione o consenso in cambio di aiuto. Tre
piccioni con una fava. Per linteresse italia-
no la collocazione secondaria di Roma in
tale modello un grave sia smacco sia ri-
schio. Viene retrocessa dalla serie A del-
lalleanza occidentale alla B. Con laggra-
vante che la Germania passa dalla C alla A
(insieme a Regno Unito, Giappone, ecc.). La
Francia promossa solo dalla C alla B, ma
per Parigi un vantaggio perch ottiene in-
fluenza sul Libano e visibilit. L Italia ot-
tiene solo la seconda, ma oscurata, e perde
valore nei due suoi principali sistemi di al-
leanza, europeo ed americano. E in tale si-
tuazione prende dei rischi militari e di atti-
vismo internazionale senza avere la garan-
zia dellombrello americano (lalleato di se-
rieBspendibile) elacoperturapoliticadi
Berlino. Fessi, in pericolo e ascari. Si potr
riparare, in corso dopera? Una modo sa-
rebbe quello di ingaggiare militarmente la
furba Germania nella missione per ottene-
re un pi solido ombrello. Ma sar difficile.
Quindi lunica via per riavvicinarsi in modo
succedaneo alla serie A e migliorare la si-
curezza quello di ripristinare, segreta-
mente, lalleanza con Israele.
Carlo Pelanda
Quando mi fidanzo ho la-
bitudine, dopo dieci gior-
ni, di dare un vitalizio di
800 euro mensili alla mia
morosa. Senza che lei mi
chieda niente. Sono stato
abituato cos da piccolo.
Quando cerano le lire,
erano 800.000 lire. Chiaramente quando
lei mi lascia smetto. Se la lascio io, vado
avanti per tuttalavitaadarlelamet. Con
qualcuna mi sono messo daccordo di dar-
le 120.000 euro e chiudere l. In casa i miei
non sanno niente. Succede anche che al-
cune morose che mi hanno lasciato loro
mi chiamano per dirmi: Amore, sono
Paola, volevo chiederti se puoi mandarmi
quei 1.500 europer comprareladroga. Io,
per non fare discussioni, di solito dico
s. Alcune fidanzate attuali mi lasciano
quando vengono a sapere che tengo rap-
porti economici con le ex. Alla fine della
fiera, da quando avevo 15 anni a oggi ho
avuto 36 morose serie. T ra regali, viaggi,
borse di studio al fratello in Irlanda, con-
tributo alla caccia delle balene (Green-
Peace)*, mi sono costate 5 milioni di dol-
lari. Per cosa? Per trovarmi a 48 anni solo.
A questo punto era meglio diventare par-
lamentare europeo per Rifondazione.
*Tutte robe che mi hanno messo in te-
sta alcune morose.
INNAMORATO FISSO
DI MAURIZIO MILANI
IL FOGLIO quotidiano
ORGANO DELLA CONVENZIONE PER LA GIUSTIZIA
Direttore Responsabile: Giuliano Ferrara
Vicedirettore Esecutivo: Ubaldo Casotto
Vicedirettore: Daniele Bellasio
Redazione: Annalena Benini, Maurizio Crippa
Stefano Di Michele, Marco Ferrante, Alessandro Giuli
Paola Peduzzi, Marianna Rizzini, Christian Rocca
Nicoletta Tiliacos, Vincino.
Giuseppe Sottile (responsabile dellinserto del sabato)
Editore: Il Foglio Quotidiano societ cooperativa
Largo Corsia dei Ser vi 3 - 20122 Milano
Tel. 02.771295.1 - Fax 02.781378
Presidente: Giuseppe Spinelli
Consigliere Delegato: Denis Verdini
Consigliere: Luca Colasanto
Direttore Generale: Michele Buracchio
Redazione Roma: Lungotevere Raffaello Sanzio 8/c
00153 Roma - Tel. 06.589090.1 - Fax 06.58335499
Registrazione Tribunale di Milano n. 611 del 7/12/1995
Telestampa Centro Italia srl - Loc. Colle Mar cangeli - Oricola (Aq)
STEMEditoriale spa - Via Brescia, 22 - Cernusco sul Naviglio (Mi)
S.T.S. spa V Strada 35 - Piano DAr ci (Ct)
Centro Stampa LUnione Sarda - Via Omodeo - Elmas (Ca)
Distribuzione: Societ Europea di Edizioni Spa
Via G. Negri 4, 20123 Milano Tel. 02/85661
Pubblicit: P.R.S. Stampa Srl
Via B. Quaranta 29 Milano, Tel 02.5737171
Pubblicit legale: Il Sole 24 Or e Spa System
Via Monterosa 91 - 20149 Milano, Tel. 02.30223594
e-mail: legale@ilsole24ore.com
Abbonamenti e Arretrati: STAFF srl 02.45702415
Una Copia Euro 1,00 Arretrati Euro 2,00 + Sped. Post.
ISSN 1128 - 6164
www.ilfoglio.it e-mail: letter e@ilfoglio.it
ANNO XI NUMERO 203 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 29 AGOSTO 2006
L
a vita un continuo fare sega. Non
nel senso che intende quel porcel-
lo mascherato di Massimo Fini, fare
sega nel senso di marinare, sfuggire, di
andare e non andare, insomma, di pro-
teggersi quel poco. Se non fai sega,
non ne esci, se ogni tanto non fuggi, ti
ci perdi. Si ha un bel dire, sulla con-
cupiscenza. Che si sbraca troppo sar
pure vero, anzi lo , ma la vera verit
che non sappiamo nemmeno cosa
Gianni Baget Bozzo o Roger Scruton
nascondano dietro il muro della loro
scienza. Non sappiamo, cio, se men-
tre scrivono con la mano destra di Wa-
gner e Musil, di Austen e Priamo, o di
Foucault e Giacobbe, di come cio non
si debbano palpare altri culi che quel-
lo della moglie, non stiano per caso,
con la mano sinistra, palpando la fan-
tesca. Manco questo sappiamo, n vor-
remmo peraltro saperlo. Non ci inte-
ressa, facciano pure, non esiste verit
o bugia. Nulla quanto lambito che
ruota intorno al pianeta gnocca e deri-
vati soggetto al legittimo sospetto che
la buona predica possa andare sotto-
braccio a un diverso razzolare. Non ci
sar giuramento in grado di convince-
re del contrario. Prendimi e dammiti,
Cucuruc. E se qualcuno vi chiede:
Ma riflettiamo: prima prendimi? O
prima dammiti?, date retta, quello
il momento di fare sega.
* * *
Tengo una nipotina, non vorrei che
un domani leggesse, evidente che si
parla per parlare. Ma una cosa sfrucu-
lia. Questo signor Scruton, per esem-
pio, al tempo stesso un gigante della
morale e un poco figlio di mignotta. Di-
ce: Il desiderio di Giacobbe per Ra-
chele viene soddisfatto da una notte
con Leah, ma solo se Giacobbe imma-
gina di essere stato con Rachele. Non
cera concupiscenza in senso proprio.
Anzi, Giacobbe un benemerito del
matrimonio. E fin qui. Ora. Ammettia-
mo che sia farina del suo sacco e non
del sacco della Patty Pravo quando
canta il suo concupiscente corretto do-
ve scopa con un altro pensando, di
stare ancora insieme a lui. E ammet-
tiamo che Patty, siccome Pravo, si sia
trovata al volo un suo Brad Pitt e se lo
sia fatto a raffica con la fissa che si trat-
tasse ancora di Giacobbe. Contenti lo-
ro. Ma a noi chi ce la da, la nostra Leah
con cui fare le porcate nella sincera
idea che non stiamo facendo le porca-
te e basta? Dove la troviamo? Nella
schiera delle ancelle? La preleviamo
dal pacchetto T utto in una notte e
poi via, di l, a stirare di nuovo con le
altre? O possiamo cercarla, che so, in
un bar, al ristorante, a una cena di ami-
ci oppure lungo un viale? E quante
Leah ci sono consentite, metti che le
troviamo, nel corso di una vita? Una
Leah, e allora sei sincero e agganciato
ai valori, due Leah e ci diventi un por-
cone vuoto come un cocco? Tre Leah?
Quante ne puoi desiderare, una alla
volta, pur pensando ogni volta che sem-
pre con Rachele stai smanettando?
Dov il confine, qual il passaporto?
E non sar, sia detto en passant, chia-
mala Rachele una volta, e chiamala
due, e chiamala Rachele tre, che quel-
la alla quarta ti ammolla: Rachele tua
sorella, io mi chiamo Leah?
* * *
Poi certo che si concupisce, acci-
denti se si concupisce, in occidente.
Non io, ma tutti gli altri concupiscono.
Chi pi, chi meno, ho conosciuto solo
gente che concupiva. La faccio grossa,
cito Paolo VI: Concupiscenza signifi-
ca che i rapporti personali delluomo
e della donna vengono vincolati ridut-
tivamente e unilateralmente al corpo
e al sesso. E anche san Giacomo:
Ciascuno tentato quando adesca-
to e trascinato nella propria concupi-
scenza. Nella propria, concupi-
scenza, capito bene? Che alla fine del-
la rava vuol dire questo: non la femmi-
na a concupire te, sei tu, carambolan-
do sulla femmina, che concupisci in te
stesso. Era un fenomeno che prima si
poteva in qualche modo fronteggiare.
E che mentre un tempo, se andava be-
ne, pardon, male, ti imbattevi in otto-
dieci culi di femmina al giorno, capita
ora, nelloccidente nostro, di imbatter-
ti in cinque o seicentomila degli stessi.
Anzi, meglio mandolinati. Ci molti-
plica a dismisura le possibilit di ca-
rambola e propone, proporzionalmen-
te, due campi di possibilit entrambi
sterminati: o ti opponi con sforzi so-
vrumani alla concupiscenza, che co-
munque dentro hai, e dentro ti rester;
oppure ti dici: sai che c?, io stavolta
concupisco. Non ho detto scopo, ho
detto concupisco. Si tratta di due cose
leggermente diverse. Perch la concu-
piscenza labbiamo appunto incorpo-
rata. Ce lha incorporata Lui quando
siamo usciti dallEden per il pasticcio
della mela. Lo sanno tutti, lo conferma
san Giacomo, la questione pacifica. E
che possiamo fare, noi? Riportare le
occasioni di carambola alle otto-dieci
di un tempo, come sarebbe umano? E
come, con la televisione in pista? Dob-
biamo dirGli in alternativa, ogni gior-
no, per seicentomila volte al giorno,
che Gli chiediamo scusa? Prometter-
Gli che non concupiremo pi? Massi-
mo-massimo, ma continuando a chie-
dere perdono, che scenderemo sulle
trecentomila volte al giorno e basta?
Un fatto incontestabile, quella ro-
ba che continua a tirare. A tirare in s.
Anche riduttivamente, perfino unila-
teralmente. Ma a tirare. Nel contempo,
noi non possiamo assolutamente ac-
cettare il porco che in noi, il maiale
che ci portiamo dentro o diciamo pure,
con pi delicatezza, quella nostra ani-
malit di merda che ci sta portando al-
la rovina. Perch non ci piove, qui, ha
del tutto ragione Scruton. Bisogna am-
mazzare il porco. Te le saluto, se no, le
famose radici cristiane. Perci. Pochi
individui virtuosi a parte, e me tra lo-
ro, quanto ai grandi numeri che nel
mondo concupiscono, e affinch non
concupiscano pi in maniera franca-
mente disumana, in due sole cose si
pu sperare: la bomba atomica, o qual-
cosa di devastante sul serio.
* * *
Recita lintroduzione al breviario
della buona concupiscenza: La voglia
di scopare, insomma, e di sentirsi libe-
ri e sovrani nel farlo senza rimorsi,
dannando come retaggio dellarretra-
tezza la cosiddetta sessuofobia: ecco
uno degli approdi pi visibili e para-
dossali del tempo moderno che nessun
ministero della famiglia, nessun pacs o
matrimonio omosessuale, nessun pru-
rito censorio o bigotto pu curare. Ap-
punto. Alt un momento, per, capiamo-
ci sulla cosiddetta sessuofobia. La co-
siddetta sessuofobia, detta in soldoni e
senza andare troppo indietro, era quel-
la che i veri progressisti imputavano al
vecchio Ettore Bernabei, i mutandoni,
le calzemaglia nere, i reggipetti grossi,
quel ti vedo e non ti vedo in tiv sul ge-
nere delle gemelle Kessler . Altra do-
manda, al modo elegantemente allusi-
vo di Massimo Fini: ma lo faceva veni-
re pi duro o pi moscio, la sessuofo-
bia? Ecco. Nel Belpaese si scopava di
pi, assicurano ora le ricerche di ogni
genere e grado. Poi lacqua pass sotto
i ponti. Tanta acqua. Nel cruciale pas-
saggio dalla mutanda al tanga, nel gua-
do epocale dal reggipetto al reggica-
pezzolo, nel tragico infoltirsi dei pezzi
di gnocca televisivi passati da nessuno,
a uno, a seicentomila, intere schiere di
gagliardi amatori maschi sembrano
per questa strada finite nel tritacarne.
Scientia dixit. Numeri, studi, la carta
che canta. Chiedete a quel maniaco di
Renato Mannheimer. La sessuofobia, a
spanne, favoriva cio le scopate uffi-
ciali, chiudeva un occhio sulla virilit
extra-moenia e conteneva alla grande
la concupiscenza bruta. La libert so-
vrana della scopata senza rimorso
venuta invece pericolosamente incri-
nando lasta dellunica bandiera per
cui si andati tutti e sempre a petto in
fuori. Alla faccia della guerra al ses-
suofobo. Che bisogna dedurne? Che il
progressista in servizio permanente ef-
fettivo ha dilatato a un tempo, peut-
etre, il mercato della voglia e quello
della cilecca? Dio lo perdoni, in questo
caso. Anche se ci fornirebbe senzal-
tro un primo abbozzo di risposta alli-
nevasa domanda sul perch, ogni volta
che apre bocca, il vero progressista te
lammosci in effetti sempre un po.
* * *
Via i soffitti: e qua vediamo un
energico generale battuto e costretto
alla resa da una prostituta, o grato di
esser messo ai ferri, una pratica da
tempo abolita come punizione nelle ca-
serme; l un religioso che geme davan-
ti alla croce della finestra; qua un mi-
nistro che bacia la scarpa o regge lo
strascico alla moglie di un suo subal-
terno, l uno studioso che di fronte al-
le attrattive di una Circe da bassifondi
vede che non ci possibile sapere
niente. Mica io, lo racconta Karl
Kraus. E non che certe cose le puoi
fare in casa. Quantunque, si potrebbe
anche provare a non farle pi.
* * *
Spiace, titillato il progressista, titil-
lare il velopendulo allAmor nostro. Ma
resi i dovuti omaggi, non che uno pu
fare luomo della Provvidenza il saba-
to e ritirarsi la domenica nella villa
che si comprata anche grazie a set-
tanta tonnellate di istigazione alla con-
cupiscenza riversate su un intero po-
polo che (come abbiamo visto da san
Giacomo + altri) ha gi il maiale nel
motore. Quaranta tonnellate di tette
pi trenta di chiappe. La velina, la co-
sina, il vibratore, limbuto da notte, te
la do, ma certo che te la do. E che caz-
zo. C un conflitto dinclinazione, mi
pare, e pure di ruolo. Si crea dintorno
una strana situazione dove il cittadino
telespettatore vede tanta di quella
gnocca, ma cos tanta, ma cos tanta,
che non c niente di strano se poi con-
sidera un diritto inalienabile che gli
tocchi il suo chilo. Che voglia mordere
il suo panino e se non pu sincazzi. E
che insista. E aspetti un altro panino. E
panino dopo panino, cio, sega dopo
sega, perch intanto non cucca niente,
che si stanchi. Non saprei dire se sia
questa una causa della stanchezza del-
loccidente, o se ne sia un effetto. Quel-
lo che saprei dire questo. Che se mi
hai dato prima una mano a infoiarmi
come un toro e poi mi dici no, il pre-
servativo no perch commetti un pec-
catuccio, i pacs no perch i froci spo-
sati te li faccio gi vedere su Italia Uno,
lEuropa no perch non vuole le radici
cristiane, le zoccole nemmeno perch
rovinano le famiglie, e mi fai la morale
manco mavessi dato invece la met
del mantello, nellurna questo mai, ma
nel fondo del mio cuore tocca mandar-
ti a cacare. Chiedo scusa. E quelli del-
la Rai hanno poco da sorridere.
* * *
Ora c un punto che mi sta a cuore.
Banale, scontato, ma il cui succo noto:
Mai comunque con la moglie dellami-
co. Siamo circondati da boccucce a cu-
lo di gallina che imbroccano la loro
boccuccia pi riuscita quando possono
dirti: Mai comunque con la moglie del-
lamico. La cedono su tutto. Acconsen-
tono che sia interessante un rapporto
sessuale col gatto, approvano che ci si
possano fare tre suore alla forsennata
durante le funzioni del vespro, ingrop-
parsi la mamma perch lha detto Sig-
mund Freud, applaudono le ammuc-
chiate tripartisan nelle cabine del te-
lefono, ma arriva sempre il momento in
cui trasaliscono: Per, con la moglie
dellamico, mai!. E ci mettono pure il
punto esclamativo. Ora ditemi voi se si
pu avere una faccia pi di merda. La
moglie dellamico lunico rifugio del-
le persone per bene che non vogliono
passare tutta la loro giornata a concu-
pire ad alzo zero. E lunica Leah del
terzo millennio, quella che conosci,
con cui parli, ci fai il pavone a tavola,
lei vede le tue penne, la sola, o gi di
l, con cui potresti fare sesso non del
tutto riduttivamente e/o unilateralmen-
te. Tradendo lamico, si ritrae boc-
cuccia. Ma quale tradendo? Io colpisco
il gran porco che in lui, il suo senso
proprietario, lo induco a misurarsi con
se stesso, a guardarsi dentro, a chie-
dersi: In cosa sono stato egoista?, e lo
rimetto infine su quel mercato delle re-
lazioni affettive pi strette da cui aveva
finito per ritirarsi. Ma lamicizia sal-
va, se vera. Io sono tuttora amico di
Carlo Panella. Non lo sarei nello stesso
modo se fossi invece il tipo che impie-
ga il tempo indirizzando la propria con-
cupiscenza verso le giovani sconosciu-
te che scendono dal torpedone di San
Pietro. E a proposito. Noi perderemo la
guerra con lislam, chiedo scusa, con
quello radicale. Se qualcuno per, lO-
nu, le Donne in nero, Amnesty, la Croce
rossa, un Ponte per, chi sia sia, riu-
scisse mai a organizzare una cena tra
califfi e califfe, tutti insieme a tavola,
con pari dignit di chiacchiera e di gio-
co deduttivo, vedi mai che partirebbe-
ro delle botte di concupiscenza da ren-
dere un po stanchi anche loro.
DEL MAIALE NON
SI BUTTA NULLA
Ha ragione Scruton, bisogna ammazzare il porco. Ma ha ragione
anche san Giacomo, il porco in noi. Ci vorrebbe la bomba atomica
C
on lestate, sta per finire la pub-
blicazione di un certo numero di
saggi brevi sulla concupiscenza, inte-
sa come pena derivante dal peccato
originale, come disobbedienza dellu-
manit a se stessa nella ricerca disor-
dinata ed eterodiretta del piacere, in
conseguenza della disobbedienza a
Dio. La capitale del mondo occidenta-
le, New York, ha come logo una Gran-
de Mela. Ogni giorno, basta accende-
re la televisione o leggere un roman-
zo moderno o dare una sbirciata alle
intercettazioni telefoniche o alla pub-
blicit o partecipare a un gay pride o
a un talk show della domenica, ogni
giorno mangiamo tranquilli la nostra
razione di mela, perdiamo linnocen-
za intesa come stato razionale e per-
fettamente volontario in cui propaga-
re la specie secondo le regole del pa-
radiso terrestre o Eden, quando la nu-
dit e il sesso non erano sottoposti al-
la fragile legge della verecondia per-
ch scollegati dalla colpa, dal rappor-
to con la morte e con la finitezza di un
essere che non partecipa alla sua ori-
gine trascendente. La voglia di sco-
pare, insomma, e di sentirsi liberi e
sovrani nel farlo senza rimorsi, dan-
nando come retaggio dellarretratezza
la cosiddetta sessuofobia: ecco uno
degli approdi pi visibili e parados-
sali del tempo moderno, che nessun
ministero per la famiglia, nessun
pacs o matrimonio omosessuale, nes-
sun prurito censorio o bigotto pu cu-
rare. Vediamo di scriverne con alti e
bassi, elevando ad altezze teologiche,
se possibile e se lo si ritenga giusto,
la cronaca sessuomaniacale e ses-
suofobica che abbiamo sotto gli occhi.
Il 23 agosto Meotti ha interrogato Ro-
ger Scruton. La sua filosofia politica,
e ogni filosofia filosofia politica e
morale, ha chiuso nel monologo iro-
nico sulla persona e sul sacro tutti i
possibili significati della nostra
ideuzza editoriale. Chiuso il discorso,
lo abbiamo riaperto per gli ultimi at-
tesissimi scampoli.
Gi usciti Camillo Langone, Maria
Rosa Mancuso, Francesco V entorino,
Giampiero Mughini, Paola Mastrocola,
Giuliano Zincone, Ottavio Cappellani,
Francesco Agnoli, Edoardo Camurri,
Giuseppe Sermonti, Saverio Vertone, Al-
do Piccato, Sandro Fusina, Luigi Ami-
cone, Umberto Silva, Gianni Baget Boz-
zo, Andrea Affaticati, Oddone Camera-
na, Giulio Meotti, Angiolo Bandinelli,
Ruggero Guarini, Massimiliano Lenzi,
Roberta Tatafiore, Mauro Suttora, Duc-
cio Trombadori, Giorgio Israel, Andrea
Monda, Eugenia Roccella, Maria Roc-
casalva, Francesco Valenti, Fabio Ca-
nessa, Alessandro Schwed, Stefania Vi-
tulli, Massimo Fini.
Un breviario della buona concupiscenza
di Andrea Marcenaro
Acconsentono che sia interessante
un rapporto sessuale col gatto,
applaudono alle ammucchiate, Per,
con la moglie dellamico mai!
Accidenti se si concupisce, in
occidente. Non io, ma tutti gli altri
concupiscono. Chi pi, chi meno, ho
conosciuto solo gente che concupiva
Maremma - Estate 2006
le se dopo la preghiera non gli viene son-
no, ieri sera ha finito con le pecore e ha ri-
cominciato con i draghi. E poi va avanti
coi serpenti, le meduse, i gabbiani. Che
fantasia questi bambini. Per non si vuole
lavare i denti Passamelo Ciao vecchio
Gi! Ciao pap. Quando torno ti inse-
gno a contare anche i cani morti I cani
morti? S, hanno certi denti bianchi. Co-
s anche tu te li lavi e da Ges non ci pre-
sentiamo con lalito puzzolente. Risate.
Ridi Gi che devi crescere giussanissimo.
E per questo che ti fa gli scherzi pap.
Perch ti vuole vivo in un mondo di morti
viventi. Sarai irriducibile al ciucciotto.
Luigi Amicone
C
hi sposato faccia come se non lo fos-
se. Ci voleva un agosto come non ne
ho mai passati in vita mia per capire san
Paolo. Senza la donna. Non in quel senso
l. Che sono capaci tutti. Ma in quello del-
lora et labora. Adesso non esageriamo.
Mai detto il mattutino, per le lodi alme-
no una volta e le piante le ho innaffiate
ogni sera. Posso dire la consolazione di un
terrazzo rigoglioso. Un pezzo di foresta
tropicale. Vabb, mi allargo. Per giuro
che certe sere quasi piangevo davanti a
quella coppia di ibiscus. Spettacolo di
bellezza rosa, bianca, purpurea. Vita esi-
bita senza pudori. Dio benedica libiscus.
Non mica il gelsomino. Che fa fiorellini
pudichi e si arrampica lemme lemme sul-
le buganville. Ci potrei perdere gli occhi
dentro quel fiore cos appariscente e di
durata cos breve. Per non posso parlare
dei figli. Ch non li vedo da un mese. E
neanche di Annalena. Poi dice che il di-
stacco non cementa lamore. In questepo-
ca di bambaccioni che si leccano le ferite
e stanno attaccati con i bacini, gli smsini,
i fiorellini e le zoccoline, si capisce per-
ch poi alla fine si mollano piantandosi
un coltello dietro la schiena. Ne conosco
anchio e non voglio dir niente perch sa-
rebbe pettegolare. E un dramma. Per ge-
neralmente sono dei bamba. Nel senso
che non capiscono che per stare insieme
non bisogna proprio filarsi lun laltro.
Non che bisogna sputarsi addosso, per ca-
rit. Ma stare insieme guardare dalla
stessa parte. Mica scopicchiare. Che sono
capaci tutti. Insomma, sfido chiunque a
stare soli il mese di agosto e poi non sa-
pere quanto sia sacrosanto il proverbio
che dice si fa di necessit virt. Che non
la metafora disfattista della sconfitta
dello spirito davanti alla materia. E il
trionfo dellunit umana, in spirito e ma-
teria. La celebrazione della totalit che
azzanna tanto il libero pensiero che crede
nella superiorit della biochimica del-
lormone, quanto il modesto spirito pro-
gressista che sogna ancora con le canzo-
nette di Ligabue che lamore roba sua,
volont di potenza desiderante. Si fa di
necessit virt. Non la tortura cinese
per cui uno gode tra una martellata e lal-
tra che la vita gli manda. E il brutto e il
bel tempo del reale (necessit) che so-
spinge la ragione a chiedere al pensiero,
allazione, alle relazioni umane, il contra-
rio di una reazione e di un grumo di stra-
tegie. E levento dellapparire di un gesto
(virt), che lazione quando porta con s
laffermazione o il grido di un significato
ultimo. E lattimo di un ibiscus. E poi di
mendicanza per sempre.
Dovevo arrivare a cinquantanni perch
mi balenasse almeno in un nanosecondo
della mia esistenza borderline che lAmo-
re figlio del sacrificio? S. Si vede che do-
vevo aspettare di passare la mia prima
estate con moglie e prole al di l del mare
per sentirmi dire dal numero uno quan-
do per caso ci incrociamo per cena Caz-
zo pap, va bene che tu chai il diabete, ma
con questa fissa del minestrone stai tra-
sformando la mia vita in un ospizio!. Il so-
lito bastardo. Che poi non vero niente.
Lo mangiasse un po del minestrone che
gli preparo cos amorevolmente. Gli met-
terebbe a posto lo stomaco. Francesco ha
fatto due settimane a camminare e non ha
perso un etto. Non che anche in Polonia
avete per caso trovato il giro per abbuffar-
vi di maiale brianzolo?. Ma se non ho
neanche fumato! Non ci credo. Al
massimo ne avr scroccate due o tre.
Appunto. Hai fumato quelle degli altri.
Ma la pi gustosa dellestate se l fuma-
ta il poeta Davide Rondoni su Libero. Vit-
torio Feltri doveva essere alle Bahamas
per lasciar scrivere sul suo giornale che il
cristianesimo come un bombolone,
opere e cuore, pastaCdo fuori e cremaGe-
s dentro. Ma ve lo immaginate un Gian-
carlo Cesana versione krafen? E poi se, es-
sendo cristiana e cattolica, pure Cl un
pasticcino, cos Bersani, un bacio pelagi-
no? (Scusate, questa su Bersani un po
chiattona).
Dicono che questo Meeting ha avuto il
suo clou nellincontro sul libro Utopia e
presenza. Io non so come ha svolto il
question time il buon Bersani (non cero).
Ma so che spirito e materia sono una unit
non bombolona. O non sono. Ora, siccome
quel libro si pu dire che stato scritto da
un gruppo di amici cui Giussani cedette e
consegn allAmore, debbo ammettere
che anche noi abbiamo avuto i nostri bei
momenti di utopia. Come quellattimo di
morosa di unestate di trentanni fa, quan-
do due seni puntati diritti sul cuore mi
spinsero a discutere per tutta una notte
con il citato Cesana. E alla fine la doman-
da dirimente fu: Scusa, ma quando mi
prende in un certo modo e mi dice: questo
il corpo di Cristo; tu che gli rispondi?.
Che non abbiamo bisogno del ciucciotto.
Che prima eravamo bambini e andavamo
dove volevamo. Adesso siamo uomini e
andiamo dove ci porta la ragione. Gi,
cos la fede? domand Giussani quel-
lestate in cui le stelle mi ripresero per i
capelli domandandomi ragione dei miei
innamoramenti. Che cos la fede? chie-
se il maestro nostro al raduno estivo dei
responsabili di Cl. L assemblea sband,
ognuno disse la sua, Dio venne coperto
dei pi sontuosi verbi e dei pi immagini-
fici aggettivi. Finch dal fondo, con la no-
stalgia del ciucciotto, alzai la mano e dis-
si miseramente quel che mi premeva den-
tro. Dissi: Fede riconoscere una pre-
senza. Daccordo, non la fine e profon-
da definizione che ci avrebbe poi dato il
cardinale Joseph Ratzinger: La fede
unobbedienza di cuore al carisma a cui
siamo stati consegnati. Per ci siamo ca-
piti. Al punto che oggi non diverso. Al
punto che, di tutti gli splendidi oratori
che sono passati dal Meeting, a me sem-
brato che il carisma di Cl labbiano cen-
trato in pieno solo due musulmani egizia-
ni che hanno tradotto in arabo un testo
del fondatore (Il senso religioso). Said
Shoaib, direttore di un giornale neonas-
seriano, secondo cui Giussani non un
uomo della religione un uomo della vi-
ta. Perch giunge a Dio dallumano, dalla
bellezza, dallarte, dalla letteratura. E
Wael Farouk, studioso di islamistica, che
crede di aver visto un prodigio nei pa-
diglioni della fiera, unincredibile pace
tra arte e fatto religioso. Ci avevano detto
che avremmo trovato qui gli ultimi fonda-
mentalisti cristiani, piantati in mezzo alle
rovine di un occidente immorale e corrot-
to. Ho visto una umanit non soltanto re-
ligiosa, ma tesa ad aggiungere e ad allar-
gare la propria ricerca. Cosa che non suc-
cede nemmeno tra i pi religiosi tra noi.
E si capisce. Per la forte pattuglia dei Fra-
telli musulmani presenti nel Parlamento
egiziano religione tagliare, togliere, sot-
trarre alla vita ci che rende la vita degna
di essere vissuta. Ecco perch la loro po-
litica non si riduce ad altro che a richieste
di proibizione e di censura via i libri de-
gli scrittori immorali, via larte e la lette-
ratura occidentale, via le informazioni che
restituiscono un volto umano al nemico
israeliano a tutto ci che non corrispon-
de allideologia e al potere teocratici.
Tornando a bomba. Il pomeriggio di Fer-
ragosto ho messo sotto i piedi lasfalto e fi-
lavo per Monza coi miei bei pattini in linea
e avrei voluto avere una cinepresa per im-
mortalare la scena della povera donna
biancaallepreseconil fazzolettinoelapu-
lizia del di dietro di un cane barboncino
sottolosguardoalteroeschifatodi duegio-
vani musulmane coperte di veli bianchi e
preseaspingereunacarrozzina. Chissper
quale associazione di idee ho pensato che
anche in Sardegna si vedono certe scene.
Specialmente sulla Olbia-Sassari: una Por-
sche che sfreccia e, appena passata la cur-
va, unauto disintegrata, la Porsche in fiam-
me, il conducente salvo, quello di fianco
carbonizzato, totale quattro morti. Invece
di pensare a mettere la tassa sul lusso So-
ru pensasse a mettere lasfalto sulle strade.
Per, grazie a Telecom, neanche nel mio
stazzo sardo manca la copertura cellulare.
Annalena: Luigi, ho la pressione sotto un
treno. Il figlio della Piera si cappottato e
Lucilla tornata alle quattro del mattino
Cappottata? No, discoteca Si fatto
male Franco No, uscito senza un graf-
fio E allora ringrazia Ges Cristo e non
cappottarti lanima. Piuttosto, era buono il
cinghialetto al sugo? Scemo. Ma lo sai
che Gi mi ha fatto fare due risate? Da
quando gli hai detto di contare le pecorel-
Lagosto monzese e solitario in cui Amicone ha fatto (utilmente) di necessit virt
ANNO XI NUMERO 203 - PAG II IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 29 AGOSTO 2006
PADRI E FIGLI
C
i sono uomini, rivestiti di democrazia,
dottrina e conoscenza, che non vedono
Israele. Per loro, invisibile. Una nazione
vista sulla carta geografica, girellata sui li-
bri; chiacchierata nelle segreterie; se no,
trasformata in esangui dichiarazioni sulla
necessit della sua sicurezza. Israele come
persone, luoghi, canzoni, cuori in giro nel
mondo, a questi uomini non visibile. Cer-
to, si fanno fotografare che stringono ripe-
tutamentelamanoai colleghi israeliani de-
gli esteri; e che sorridono ma poi sorrido-
no ai fotografi. E quando gli ebrei delle co-
munit italiane protestano per la passeg-
giatina a braccetto con un onorevole Hez-
bollah, questi uomini emettono una rispo-
sta cos meravigliata che a distanza di mi-
gliaia di chilometri si sente bene il tonfo
del ministro caduto dal pero. In questi uo-
mini, nei segretari dei piccoli partiti comu-
nisti con cui essi hanno inaspettate conver-
genze di politica estera, non c mai la per-
cezione di uno slancio verso Israele. Allora
rivedo la scena svoltasi nella discreta pe-
nombra delle televisioni. Il ministro cam-
mina con lonorevole tiramissili; lo prende
a braccetto. E penso che non ho mai visto il
Nostro avere tali caldi modi paesani con
Olmert, o prima con Sharon. E se ti chiedi
perch il ministro non sia andato in visita
dagli israeliani bombardati, inGalilea, ti ri-
spondo facile: non vede Israele.
Parliamo dunque di visibilit e invisibi-
lit ebraica, partendo dal fatto che gli
ebrei sono gente trafelata, con la Storia al-
le calcagna; gente che fa fatica a farsi ve-
dere e che adesso deve spiegare da capo
perch tornata in Israele. Cominciamo
col dire che quelli che sanno vedere gli
ebrei e Israele nella loro evidenza senti-
mentale e storica, non sono mai la maggio-
ranza. Possono essere favorevoli oppure
sfavorevoli, poi si ricominciasempredaca-
po. La Storia del popolo ebraico una fi-
sarmonica che si allarga e si restringe, e
quando va bene la canzone fa sempre cos:
Dai, per questa volta campa. Anche dopo
la Shoah e dopo la fondazione dIsraele, gli
ebrei sono sempre stati pi intravisti che
visti, e nei primi tre decenni dopo la cata-
strofe, sulla catastrofe cera il silenzio. Al-
la fine degli anni 50 frequentavo la scuola
elementare ebraica di Firenze, la Nathan
Cassuto. Nel giardino del tempio cera la
lapide dei 248 deportati; a casa la cifra ne-
rastra sul polso di una nostra amica polac-
ca che era sola e ogni settimana veniva a
cena per festeggiare lentrata del sabato. Il
Fatto era dentro di noi, e noi dentro al Fat-
to, e questo sarebbe stato visibile solo ve-
nendo da noi. Ma mica avveniva. Per stra-
da, al lavoro, un ebreo non era visibile: non
aveva la faccia che gli spettava. Ventanni
dopo la guerra, per sapere dei pensieri
ebraici, era necessario leggere Primo Levi.
Per lo pi mio padre stava in silenzio, lui
era invisibile anche in casa. Gli altri, i non
ebrei che affollavano la citt, erano abi-
tuati a questa invisibilit e stentavano a ca-
pire quale fosse la vera differenza tra loro
equesti ebrei, apartechelaBibbiasi chia-
masse Torah e il prete rabbino. Quando
avevo sette anni, a casa veniva una signora
ad aiutare la mamma. Questa donna, pri-
ma, non aveva mai visto gli ebrei. Ci voleva
bene e anche noi a lei. Una volta che mi
aiut a fare il bagno, mi fece entrare in un
mondo di fantasie color carbone. Mentre
mi strofinava la schiena, si ferm. Degli
ebrei, mormor, sapeva che vestivano nor-
mali machepoi sottoi vestiti, allafinedel-
la schiena, cera la coda. Come mai dis-
se tu non hai la coda?. E indic verso
losso sacro, desolatamente normale.
Aparte gli impazziti
Linvisibilit era reversibile. Adieci anni
non avevo mai visto un fiorentino. Non co-
noscevo nessunnonebreo. La comunit era
chiusa, e le famiglie chiuse nella comunit,
tutti invisibili atutti. Apartegli impazziti. A
Firenze cera una donna, una sopravvissuta
ad Auschwiz. Aveva perso il senno. La Ge-
stapoeravenutaeleavevapresoil figlio, un
lattante. Credo che li avessero separati e
portati in differenti lager , e che lei non lo
avessemai pivisto. Eraanziana, parlavada
sola: inlei tutto era pivisibile che negli al-
tri ebrei. Si era data a unparticolare studio
perenne, e cos questa donna polacca, que-
sto tronco di sofferenza, passava la vita con-
seguendo una sequenza di lauree, tutti cen-
todieci magna cum laude. In svariate disci-
pline. Quando non studiava, andava in giro
per le strade di Santa Croce, con una car-
rozzina. Laspingevaparlottandoecantando.
Una volta, eravamo nel giardino del tem-
pio, alz la minuscola coperta dentro alla
carrozzina. Venne fuori il volto di un bam-
bolotto. Me lo fece vedere con orgoglio. Ec-
co, lei era un ebrea visibile; non aveva lin-
ternoinpenombraeunesternoammutolito.
Era tutta evidente nellesteriorit assoluta
della psiche ebraica sfracellata. Ma gli altri,
gli ebrei per cos dire normali, nonparlava-
noenonsi lasciavanovedere. Sarebbestato
comeandareingiroedireallepersone: Co-
me va? Io ho avuto la peste. Mio padre era
dentista e tra la clientela aveva diverse suo-
re. Quando arrivava il capodanno ebraico,
loro gli facevano gli auguri, e se non erano
incura, telefonavano allo studio. Mio padre
tornava a casa e diceva: Le suore mi hanno
fatto gli auguri di buon 5715, e scuoteva la
testa come per svegliarsi e crederci. Esem-
pre a capodanno, unsuo amico questore gli
regalava servizi di piatti, caraffe per le bibi-
te, cristalleria. Mio padre ridacchiava sod-
disfatto. Mica era abituato a essere visto. E
una volta che avr avuto sette anni, a scuola
venne invisita il sindaco La Pira. Fece il gi-
ro delle classi, poi entr da noi, inseconda.
Eravamo cinque. Cominci a passare tra i
banchi, davanti alla lavagna conle scritte in
ebraico. Quando fu da me si ferm, e mi
sfior la guancia con la mano. Era il primo
nonebreo che vedevo. Mi aveva visto e io lo
vidi. Sorrise. Noncerano fotografi.
Alessandro Schwed
ANNO XI NUMERO 203 - PAG III IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 29 AGOSTO 2006
D
alle notizie trasmesse da tutti i media
occidentali, Hezbollah sembra aver ot-
tenuto una vittoria schiacciante contro
Israele e gli Stati Uniti, sanato i dissapori
tra sunniti e sciiti, e dato forza alla pretesa
dei mullah iraniani di assumere la leader-
ship del mondo musulmano. Il volto di Has-
san Nasrallah, il giovane mullah alla testa
del ramolibanesedel movimentopansciita,
hacampeggiatosullecopertinedelleriviste
di tutto loccidente, ribadendo il messaggio
che questo figlio della rivoluzione khomei-
nista sia il nuovo eroe della mitica via ara-
ba. Forse perch guarda molta Cnn, anche
la guida suprema dellIran, Ali Khamenei,
ha creduto a questa vittoria divina e ha
chiesto ai 205 membri del suo majlis isla-
mico di inviare un messaggio di congratula-
zioni aNasrallahper lasuasapienteelun-
gimirante conduzione della umma che ha
portato alla grande vittoria in Libano.
Grazie al controllo del flusso delle infor-
mazioni provenienti dal Libano durante il
conflitto e allaiuto ricevuto da tutti coloro
che non condividono la politica statuniten-
se, Hezbollah ha probabilmente vinto la
guerra mediatica in occidente. Ma in Liba-
no, in medio oriente e nel mondo musulma-
no in genere, il quadro decisamente di-
verso. Cominciamo dal Libano. Subito dopo
lordine del cessate il fuoco stabilito dalle
Nazioni Unite, Hezbollah ha organizzato
una serie di spettacoli di fuochi dartificio,
distribuendo frutta e dolci per celebrare il
trionfo. Tuttavia, la maggior parte dei liba-
nesi, trovando lidea sconveniente, non ha
partecipato ai festeggiamenti. Quella che
avrebbe dovuto essere la pi grande mar-
cia della vittoria di Beirut sud, la roccafor-
te di Hezbollah, ha attirato solo poche cen-
tinaia di persone. Inizialmente, gli Hezbol-
lahnonsapevanosefesteggiarelavittoriao
mettersi a lutto per piangere i loro marti-
ri; la seconda opzione sarebbe stata pi in
sintonia con la tradizione sciita, incentrata
com sul culto del martirio dellimam Hus-
sain nel 680 d.C. Alcuni membri di Hezbol-
lah avrebbero voluto giocare la carta del
martirio per poter accusare Israele e an-
che gli Stati Uniti di crimini di guerra.
Erano consapevoli che per gli sciiti, alleva-
ti in una cultura di eterno vittimismo, sa-
rebbe stato pi facile piangere su una cala-
mitimmaginatacherideredi gioiaper una
vittoria dichiarata.
Dal punto di vista politico, Hezbollah ha
dovuto dichiarare il trionfo per una sempli-
ce ragione: doveva dare a intendere che la
morte e la desolazione che aveva provocato
erano servite a qualcosa. Una dichiarazio-
ne di vittoria sarebbe stata lo scudo di Hez-
bollah contro le critiche mosse a una stra-
tegia che aveva portato il Libano a una
guerra allinsaputa del suo governo e della
sua gente (). La tattica ha funzionato per
un paio di giorni. Ma non bastata a zittire
i critici, che negli ultimi giorni si sono fatti
sempre pi severi. I leader del movimento
14 Marzo, il partito che detiene la mag-
gioranza in Parlamento e nel governo liba-
nese, hanno chiesto lapertura di unindagi-
neper capiremegliolecircostanzechehan-
no condotto alla guerra, percorrendo una
via indiretta per accusare Hezbollah di ave-
re provocato la tragedia. Il primo ministro,
Fouad Siniora, ha affermato che non per-
metter a Hezbollah di continuare a vivere
come uno stato dentro lo stato. Anche Mi-
chel Aoun, leader cristiano maronita e al-
leato tattico di Hezbollah, ha chiesto lo scio-
glimento della milizia sciita.
Dopo la dichiarazione di vittoria, Nasral-
lah ha proseguito quella che stata definita
Linondazione verde (Al-sayl al-akhdhar),
in riferimento alle ingenti quantit di ban-
conote verdi (i dollari americani) che Hez-
bollah sta distribuendo tra gli sciiti a Beirut
e nel sud. I dollari dellIran vengono tra-
ghettati a Beirut passando per la Siria e di-
stribuiti tramite le reti dei militanti. Chiun-
que provi che la sua casa ha subito danni a
causa della guerra riceve 12 mila dollari.
Lo stile stalinista dello sceicco
Linondazione verde stata decisa per
mettere a tacere i detrattori di Nasrallah e
dei suoi capi a Teheran, ma non sembra che
il giochetto stia funzionando. Se Hezbollah
ha vinto, stata una vittoria di Pirro affer-
ma Walid Abi-Mershed, noto giornalista li-
banese Ha fatto pagare un prezzo troppo
alto al Libano, e per questo deve essere ri-
tenuto responsabile. Hezbollah criticato
anche allinterno della comunit sciita liba-
nese che corrisponde al 40 per cento circa
della popolazione. Sayyed Ali al Amin, il
grande vecchio dello sciismo libanese, ha
rotto un lungo periodo di silenzio per criti-
care Hezbollah per avere provocato la guer-
ra e ha chiesto il suo disarmo. In unintervi-
sta concessa al quotidiano Beirut an-Nahar,
al Amin ha respinto laffermazione secondo
cui Hezbollah rappresenterebbe lintera co-
munit sciita: Non credo che abbia chiesto
alla comunit sciita cosa pensasse dellidea
di iniziare la guerra. Il fatto che masse (di
sciiti) sianofuggitedal suddimostrachenon
approvavano la guerra. La comunit sciita
non ha mai concesso a nessuno il diritto di
scatenare guerre a suo nome. Ma ci sono
stati attacchi anchepiduri. MonaFayed, il-
lustredocentesciitaalluniversitdi Beirut,
ha scritto un articolo che stato pubblicato
anche da an-Nahar, chiedendo: Chi sciita
in Libano oggi? e fornendo una risposta
sarcastica. Sciita colui che riceve istru-
zioni dallIran, terrorizza i propri compagni
di fedefinoaridurli al silenzioeconducela
nazioneallacatastrofesenzaconsultarenes-
suno. Un altro accademico, Zubair Abboud,
scrivendo su Elaph, notiziario online in lin-
gua araba, ha attaccto gli Hezbollah e accu-
sando Nasrallah di mettere a repentaglio la
vita del Libano per servire le ambizioni ter-
ritoriali dellIran.
Prima di provocare la guerra, Nasrallah
stava gi ricevendo critiche sempre maggio-
ri non solo dal mondo sciita, ma anche dal-
linterno del gruppo Hezbollah. Alcuni com-
ponenti dellala politica dellorganizzazione
avevano espresso insoddisfazione per lec-
cessivo accento che Nasrallah gi poneva
sullapparato militare e di sicurezza del mo-
vimento. Parlando sotto garanzia di anoni-
mato, essi avevano descritto lo stile di Na-
srallahstalinista, sottolineandoil fattoche
il consiglio per la direzione del partito (la
shura) non teneva una sessione plenaria da
cinqueanni. Nasrallahprendevatuttelede-
cisioni pi importanti soltanto dopo essersi
consultato con i suoi contatti iraniani e si-
riani, edurantelesuevisiteufficiali aTehe-
ran si assicurava incontri in solitaria con la
guida suprema dellIran, Ali Khamenei.
Nasrallah giustificava il suo comporta-
mento sostenendo che il coinvolgimento di
troppe persone nel processo decisionale
avrebbe permesso al nemico sionista di
infiltrarsi pifacilmentenel movimento. Do-
po avere ricevuto il via libera dallIran per
provocare la guerra, ha agito senza informa-
re nemmeno i due ministri Hezbollah del
gabinetto di Siniora, n i 12 membri Hezbol-
lah del Parlamento libanese. Nasrallah
stato poi criticato anche per avere ricono-
sciutoAli Khamenei comeil Marjaal Taqlid
(Fonte di emulazione), la pi alta autorit
teologica dello sciismo. Per sottolineare la
sua bayaah (fedelt) a questa figura, Na-
srallah bacia la mano di Ali Khamenei ogni
voltacheloincontra(). Lastragrandemag-
gioranza di sciiti libanesi considera piutto-
sto il grande ayatollah Ali Sistani, iracheno,
olayatollahMuhammadHusseinFadlallah,
di Beirut come Fonte di emulazione.
Inoltre, alcuni sciiti libanesi mettono in
dubbio la strategia di opposizione di Na-
srallah al progetto di pace promosso dal
premier Siniora e propongono, in alternati-
va, unprogettodi sfida conil sostegnodel-
lIran. La coalizione guidata da Siniora vuo-
le costruire un Libano pacifico nel cuore di
una zona turbolenta. I suoi oppositori liqui-
dano questo disegno definendolo un piano
per creare una Monaco pi grande, men-
tre il progetto di sfida di Nasrallah mira a
trasformare il Libano nella prima linea del-
ladifesairanianainunaguerratraciviltin
cui lislam(sottolaguidadi Teheran) si scon-
tra con gli infedeli, con a capo lAmerica.
La scelta tra la spiaggia e il bunker, af-
ferma lo studioso libanese Nadim Sheha-
Berlino non manda truppe con lOnu ma sa come parlare a Damasco
La guerra ha fatto bene a Bibi Netanyahu, Olmert lo sa e ci pensa
Gerusalemme. Aumentano da parte dei
deputati laburisti alla Knesset, il Parla-
mento israeliano, le critiche nei confronti
del ministro della Difesa, Amir Peretz, sul-
la gestione della crisi libanese. C chi non
nasconde che i giorni al potere del leader
laburista siano contati. Ma Peretz non lu-
nico a subire leffetto negativo della guer-
ra contro Hezbollah. La coalizione di go-
verno del premier Ehud Olmert instabi-
le e oggetto di forti critiche dopo lopera-
zione libanese. Un sondaggio del quotidia-
no Yediot Ahronoth ha mostrato che il 63
per cento degli israeliani vuole le dimis-
sioni del primo ministro. Un numero anco-
ra pi alto di cittadini insoddisfatto dal
lavoro del suo collega Peretz. Maariv ha
pubblicato un altro sondaggio, giungendo
alle stesse conclusioni. Soltanto il 14 per
cento degli intervistati ha detto che vote-
rebbe oggi per Olmert.
Le voci di un possibile rimpasto delle-
secutivo si fanno sempre pi insistenti. Si
pensa che Olmert potrebbe invitare a far
parte della compagine di governo diverse
forze dopposizione, forse addirittura il
Likud di Benjamin Netanyahu. Anche per-
ch, altri sondaggi provano uno sposta-
mento a destra dellelettorato in seguito al
conflitto. Se si votasse oggi, in Israele, i
partiti di destra avrebbero la meglio su Ka-
dima e Avoda. Secondo un sondaggio del
canale israeliano Channel 2, se si tenesse-
ro elezioni oggi, in Israele, il Likud e Israel
Beiteinu, partito di Avigdor Lieberman, ot-
terrebbero ciascuno 24 seggi; Kadima an-
drebbe da 29 a 14: Avoda da 19 a nove.
Secondo Michael Oren, Senior Fellow
allo Shalem Center di Gerusalemme, il
Likud penser ad accettare un posto nella
coalizione guidata da Ehud Olmert soltan-
to quando lidea di altri ritiri dai territori
palestinesi sar cancellata dallagenda.
Anche il deputato del Likud, Y uval Stei-
nitz, pensa che per ora sia troppo presto
per parlare di accordi, ma per un diverso
motivo: Il Likud non accetter di entrare
in coalizione con Olmert se il governo pri-
ma non decider di portare a termine
uninchiesta sulla gestione della guerra in
Libano. Ripeto le parole di Netanyahu: ci
sono semplicemente troppe variabili al
momento. Anche Daniel Doron, direttore
dellIsrael Center for Social & Economic
Progress, sostiene che Netanyahu non ac-
cetterebbe per ora di entrare in una coali-
zione con il primo ministro: E necessario
costruire una nuova destra e Netanyahu
sta lavorando in questa direzione. Non
vuole compromettere i risultati ottenuti co-
me partner di una coalizione instabile.
Sostiene Oren che tatticamente per il
Likud sarebbe meglio rimanere alloppo-
sizione in modo da far cadere il governo
centrista di Olmert e riemergere in primo
piano alle prossime elezioni. Sono tutti
daccordo: Netanyahu ha agito con grande
prudenza durante la guerra in Libano. E
sicuramente tornato sulla scena come lea-
der e potenziale rivale del primo ministro.
Netanyahu di certo riuscito a valutare il
pericolo in anticipo spiega sempre Oren
La sua ripresa una lezione sulla variet
della politica israeliana. E stato cancella-
to dopo aver guidato il Likud alla sua pi
grande sconfitta elettorale. Ora percepi-
to come un serio rivale di Olmert per il
premierato.
Benjamin Netanyahu non lunico pos-
sibile antagonista del primo ministro. Avig-
dor Lieberman, leader di Israel Beiteinu,
non lontano dal capo del Likud nei con-
sensi. Era percepito, prima, come un po-
litico di estrema destra spiega Oren og-
gi, invece, gli israeliani cercano disperata-
mente una figura forte per la carica di pri-
mo ministro. Ci sono due elementi che la-
Euroantisemitismo
Kertsz alle prese con lambiguit
europea, tra ricordo dellOlocausto
e insofferenza per Israele
Ebrei invisibili
Ci sono uomini che non vedono
Israele, ma soltanto una macchia
su una cartina geografica
vorano a vantaggio di Lieberman: visto
come un personaggio non appartenente al-
llite politica; la controparte araba inti-
morita da lui. Mi sono reso conto delle-
norme popolarit di Lieberman racconta
Oren mentre ero al nord come riservista
nellesercito durante la guerra. Tutti i sol-
dati con cui ho parlato mi hanno detto che
lo voteranno alle prossime elezioni. Si
tratta di un sentimento diffuso non soltan-
to tra i militari, ma anche tra gran parte
della popolazione israeliana.
Il deputato Steinitz del Likud pensa che
Lieberman potrebbe andare bene per
una coalizione di centrodestra e per noi
potrebbe essere un buon alleato. Lanali-
sta Doron daccordo: Lieberman sareb-
be un buon alleato per il Likud, soprattut-
to su questioni di sicurezza interna. Ma
non ha il savoir faire da statista di Ne-
tanyahu n tantomeno il suo intuito in eco-
nomia. Certo che in questi giorni il so-
stegno pubblico degli israeliani per il go-
verno di Olmert drammaticamente dimi-
nuito e che la sua coalizione barcolla. La
destra allopposizione lo sa bene e non
mancher di approfittare della situazione
per tornare sulla scena da protagonista.
Amy Rosenthal
deh. Chiaramente, lamaggioranzadegli scii-
ti libanesi preferirebbe la spiaggia.
C stato un tempo in cui gli sciiti erano
unasottoclassedi contadini poveri esporchi
del sud, con qualche sporadico elemento a
Beirut. Negli ultimi 30 anni circa, invece, il
quadro cambiato. Il denaro inviato dagli
sciiti immigrati in Africa occidentale (dove
dominano il commercio dei diamanti) e ne-
gli Stati Uniti (in particolare nel Michigan)
hacontribuitoacreareunprosperocetome-
dio sciita che pi interessato alla bella vi-
tacheal martirioallaimamHussain. Questa
nuova borghesia sciita sogna di vivere in un
luogo che sia allavanguardia della politica
libanese e spera di potere sfruttare il van-
taggio demografico della comunit come un
trampolino di lancio per la leadership na-
zionale. E Hezbollah, a meno che non cessi
di essere uno strumento della politica ira-
niana, non pu realizzare quel sogno ().
Cavallo di Troia khomeinista
Lungi dal rappresentare il consenso na-
zionalelibanese, Hezbollahungrupposet-
tario che si regge su una milizia addestrata,
armata e controllata dallIran. Per dirla con
le parole di Hossein Shariatmadari, editore
del quotidianoiranianoKayhan, Hezbollah
lIran in Libano. Alle elezioni municipali
del 2004, Hezbollahhaottenutoil 40 per cen-
tocircanelleareesciite, mentreil restodel-
lapopolazionehavotatoil rivaleAmal (Spe-
ranza) e altri candidati indipendenti.
Alle ultime elezioni generali dellanno
scorso, Hezbollah ha ottenuto solo 12 dei 27
seggi assegnati agli sciiti, tra i 128 totali del-
lAssemblea nazionale, a dispetto delle al-
leanze con i partiti cristiani e druse, e nono-
stante la spesa di ingenti somme di denaro
iranianoper comprarei voti. Laposizionedi
Hezbollah non pi sicura nemmeno nel
mondo arabo, dove il movimento visto co-
meunostrumentoinmanoallIranpiuttosto
che lavanguardia di unnuovo Nahda (risve-
glio), come sostengono i media occidentali.
Il gruppo ha ancora potere perch ha armi,
denaro e sostegno dallIran, dalla Siria e da
tutti i paesi che odiano lAmerica, ma la li-
sta dei pi illustri scrittori arabi, sia sciiti
sia sunniti, che hanno descritto Hezbollah
per quello che , un cavallo di T roia kho-
meinista, sarebbe troppo lunga da inserire
in un unico articolo. E stanno cominciando
a sollevare il velo del silenzio per rivelare
quello che veramente successo in Libano.
Ora che ha perso pi di 500 dei suoi com-
battenti e che quasi tutti i suoi missili a me-
dio raggio sono andati distrutti, Hezbollah
potrebbe avere qualche difficolt a conti-
nuareasostenerelatesi dellavittoria. Hez-
bollahhavintolaguerradi propagandaper-
ch molti inoccidente hanno voluto che vin-
cesse per accumulare qualche punto contro
gli Stati Uniti, spiegail giornalistaegiziano
Ali al Ibrahim. Ma gli arabi sono diventati
abbastanza intelligenti da distinguere tra
una vittoria televisiva e una vera.
Amir Taheri
Wall Street Journal
per gentile concessione di Milano/Finanza
(traduzione Studio Brindani)
Milano. Anche se finora ha mantenuto
un atteggiamento distaccato dalla forza di
interposizione dellOnu in Libano, la Ger-
mania non ha smesso di lavorare a lato
della trattativa europea. A confermare
quello che sembra pi di un semplice so-
spetto giunta la notizia pubblicata dal
quotidiano egiziano al Ahram che dome-
nica ha raccontato limpegno tedesco per
il rilascio dei due soldati israeliani, rapi-
ti il 12 luglio sul confine libanese, che sca-
ten la reazione di Gerusalemme. Ieri, il
ministro degli Esteri tedesco, Frank-Wal-
ter Steinmeier, si affrettato a smentire la
collega israeliana Tzipi Livni, sostenendo
che non vi stata alcuna richiesta in tal
senso n da parte di Beirut n del gover-
no israeliano, convincendo per poco gli
osservatori che non giudicano lipotesi
troppo fantasiosa.
Gi nel 2004 era stata la Germania a far
sedere al tavolo delle trattative israeliani,
Hezbollah, iraniani e siriani per uno
scambio simile: un ostaggio e i cadaveri di
tre soldati di Gerusalemme contro oltre
duecento detenuti arabi. Soltanto le di-
chiarazioni del presidente siriano Bashar
el Assad, generoso nei confronti di Hez-
bollah due settimane fa, hanno costretto
Steinmeier a scendere dallaereo che lo
stava portando a Damasco. E se non fosse
stato per quellepisodio, il ministro degli
Esteri tedesco continuerebbe ancora a fa-
re la spola con la capitale siriana. E vero
che la presa di posizione di Assad ha co-
stretto Steinmeier a rivedere i suoi piani,
ma non credo affatto che le relazioni si
siano interrotte, spiega al Foglio Carsten
Wieland, politologo esperto in questioni
mediorientali. Sono i servizi segreti tede-
schi (Bnd) la vera forza della Germania nei
paesi arabi, dunque impossibile che le
relazioni si siano fermate allimprovviso,
specie quelle tra le intelligence dei due
paesi, dice Wieland. Al di l di alcune si-
tuazioni, sono sempre stati presenti nella
regione, come dimostra la notizia di qual-
che mese fa sui due agenti del Bnd rimasti
a Baghdad dopo linizio delloffensiva
americana. E dunque con Damasco che
Berlino sembra intrattenere rapporti pre-
ferenziali e anche le poche dichiarazioni
rilasciate dal cancelliere tedesco, Angela
Merkel, hanno puntato a inglobare la Siria
nelle trattative di pace.
Nellintervista rilasciata una settimana
fa al quotidiano Welt am Sonntag, la Kanz-
lerin Merkel diceva che per risolvere il
conflitto israelo palestinese bisogna supe-
rare la logica dello scontro tra due stati.
C bisogno di coinvolgere tutta la comu-
nit internazionale anche lIran e la Si-
ria, pur ammettendo che dopo il discorso
tenuto dal presidente Assad, i presupposti
non sono pi dei migliori.
Secondo Wieland non c un rapporto
preferenziale con Damasco, poich la
Germania gode di unimmagine positiva in
tutto il mondo arabo. Ci sono anche i fat-
tori storici che influiscono non stata
una potenza colonizzatrice e anche lo-
dio di Adolf Hitler per gli ebrei. Berlino,
nel pi recente passato non ha sostenuto
lintervento in Iraq ed stata sempre ge-
nerosa in aiuti umanitari. E poi gli arabi
spiega hanno una vera passione per la
nostra tecnologia. Ad aver avvicinato
maggiormente Damasco e Berlino stata
la rottura con la Francia, il partner privi-
legiato di sempre fa notare Wieland. Ma
lassassinio dellex premier libanese Rafik
Hariri, amico di Chirac, ha congelato per
il momento i rapporti con Parigi.
La posizione decisa della Kanzlerin
La Germania, e in particolare la sua
Kanzlerin, parsa timida nelle trattative
sullinvio di truppe in Libano. Anche in
questo caso il passato fa riflettere e appa-
re prematuro inviare mezzi di terra in una
regione dove i militari potrebbero essere
costretti a rispondere al fuoco. Meglio ga-
rantire il pattugliamento via mare e via
cielo, operazioni di cui la Germania po-
trebbe prendere il comando. Tuttavia, una
sorta di stupore c stato, vista la posizione
decisa che Merkel ha assunto sulla que-
stione nucleare iraniana, tanto da far se-
dere anche la Germania al tavolo dei cin-
que membri permanenti del Consiglio di
sicurezza dellOnu. Secondo Wieland i mo-
tivi che hanno indotto a questa cautela so-
no diversi: Pu aver giocato un ruolo il
fattore inesperienza del cancelliere, che
per ha potuto confidare in Steinmeier, il
quale ha lavorato per sette anni a fianco
di Joschka Fischer spiega Gli ottimi
rapporti che il suo predecessore ha istau-
rato con i potenti della regione sono tor-
nati preziosi. E poi Merkel ha voluto at-
tendere le mosse della Casa Bianca. Ora
che le relazioni sono diventate di nuovo
cordiali non aveva certo intenzione di
comprometterle, tenendo conto che in pa-
rallelo alle trattative sul Libano vanno
avanti anche quelle con lIran. Merkel re-
sta convinta che non abbia senso spedire
truppe nelle zone di crisi, c bisogno di
una soluzione globale, altrimenti il con-
flitto al quale abbiamo assistito avr rap-
presentato la prova generale di uno pi
grande, innescato direttamente dallIran,
come ha scritto il New Yorker.
Andrea Affaticati
Roma. Non ancora uscita lautobiogra-
fia di Imre Kertsz, premio Nobel per la
Letteratura nel 2002, e gi fa scalpore. Con
la stessa apprensione di Piero Citati, vi si
parla di antisemitismo, anzi di euroantise-
mitismo, cercando di mettere in guardia
pacifisti e uomini di stato dal rischio po-
tenziale cui vanno incontro i fautori della
mano tesa e del dialogo a ogni costo.
Il libro si intitola semplicemente Dos-
sier K. e in Germania sta per arrivare in li-
breria tradotto da Rowohlt. Sannuncia gi
come lanticipolla sbucciata di Gnther
Grass, fresco reoconfesso delladolescenza
immemore fra le SS. Quella di Kertsz in-
fatti lautobiografia in forma dintervista da
parte di un ungherese ebreo sopravvissuto
ad Auschwitz e al nazismo, sepolto sotto la
dittatura comunista del partito unico e rie-
sumato, dopo il crollo del Muro di Berlino,
come una delle voci pi alte dellumanesi-
mo europeo. Traendo spunto da unintervi-
staveraconcessaaWoltanHafner, per sfug-
gire al cincischio dei pensieri carpiti da un
altro, il premio Nobel ungherese ha deciso
di riscriversi tutte le domande, ha compila-
to ex novo tutte le risposte e le altre do-
mande che via via ne scaturivano, per rac-
contare la sua vita, la sua famiglia, i suoi
amori, la sua carriera dintellettuale, e il
suo destino. Alla fine ha composto un libro
atre, conunio cheparla, uns sul qua-
le riflettere e un egli raccontato in modo
inedito. Anticipato dal settimanale unghe-
rese Elet es Irodalom, Dossier K. pro-
mette un contenuto incandescente.
Il Nobel Kertsz racconta infatti come da
ragazzo, deportato ad Auschwitz, fu libera-
to a Buchenwald nel 1945. Dopo la guerra,
decise di diventare o ridiventare ebreo, co-
sa che i suoi genitori si erano dimenticati
di essere. Fu lOlocausto a fare di me un
ebreo, confessa Kertsz che fece quella
scelta per poter essere libero, secondo
un modo dessere tipico del giudaismo, che
nella tradizione non trova un vincolo, ma
una garanzia di affermazione individuale.
Scrittore per convivere con la tragedia
Da adulto, poi, divenne scrittore per rivi-
vere o forse per convivere con una tragedia
altrimenti invivibile. E ora, da vecchio, fi-
nalmente onorato e incensato, descrive
senza complessi la strana deriva del mon-
do contemporaneo che dallOlocausto ha
portato alla creazione dello stato dIsraele,
e dal culto per la memoria della Shoah e
delle sue vittime sta spingendo lopinione
pubblica europea sulla china della critica
a Israele in nome di una forma nuova, e
ben pi subdola, di antisemitismo. L eu-
roantisemitismo un nuovo linguaggio che
sta prendendo piede in Europa, spiega
Kertsz a Eszter Radai. Per un euroanti-
semita, non c contraddizione tra il ricor-
dare ogni anno le vittime dellOlocausto e il
dar voce a giudizi antisemiti sotto forma di
critica allo stato dIsraele. Ricordare lOlo-
causto di fondamentale importanza per
evitare che ci sia un nuovo sterminio. Ep-
pure, dopo Auschwitz, non successo nulla
che impedisca che Auschwitz accada di
nuovo. Prima di Auschwitz, invece, i campi
di sterminio erano inimmaginabili. Oggi no.
Perch Auschwitz realmente accaduto, e
ha permeato la nostra immaginazione, di-
ventando parte di noi. Quello che noi siamo
capaci di immaginare perch realmen-
te accaduto pu succedere di nuovo.
Cos confondendo realt e immaginazio-
ne, come fa ogni vero scrittore, Kertsz usa
parole dure. Finch lantisemitismo sar
considerato un problema, non scomparir
mai dice lex ragazzo uscito da Bu-
chenwald, che impar a non negare di es-
sere ebreo per poter essere libero. Con lui
parla lo scrittore che ha rifuso la tragedia
in una trilogia kakfiana; rileggetevi Esse-
re senza destino, uscito nel 1975 in Un-
gheria, ignorato fino alla caduta del Muro,
e diventato adesso anche un film di Lajos
Koltai; rileggetevi la continuazione Fia-
sco, grande apologo sul fallimento di un
vecchio che vive in balia della paura in una
citt sconosciuta, e infine il terzo atto,
Kaddish per il bambino non nato, alta
meditazione sui paradossi della sopravvi-
venza allo sterminio, tradotti tutti da Fel-
trinelli in questi anni.
I campi di sterminio tedesco combinati
con la creazione dello stato dIsraele costi-
tuiscono un problema nuovo, non soltanto
nella storia degli ebrei, ma anche in quel-
la dellantisemitismo, spiega Kertsz. Ad
esempio, per Auschwitz non c risposta
antisemita che tenga, a meno che non si
consideri il negazionismo, che allinizio
sembrava ridicolo, mentre oggi conta seri
tentativi accademici. E se lantisemitismo
considerato un programma di stato, la
falsificazione istituzionale della storia di-
venter di nuovo possibile per le dittature
a partito unico. Mentre negli stati demo-
cratici criticare Israele diventa la strada
maestra per lantisemitismo, soprattutto se
Israele si comporta in modo da sollevare
critiche, come farebbe qualsiasi altro sta-
to che dovesse lottare per la propria esi-
stenza.
Marina Valensise
Ecco perch Hezbollah non ha vinto (almeno in medio oriente)
IL PARTITO DI DIO HA PREVALSO NELLOCCIDENTE ANTI-USA, MA IN LIBANO GLI SCIITI PREFERISCONO LA SPIAGGIA AL BUNKER
ANNO XI NUMERO 203 - PAG IV IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 29 AGOSTO 2006
STORIE PER UN MESE
schiavit; gli inglesi, invece, erano come
negozianti che considerano la possibi-
lit di chiudere una filiale in perdita.
Per Burke questa spaccatura signifi-
cava porre la questione in modo sba-
gliato, da parte di persone che ovvia-
mente non intendevano pagare tasse
esorbitanti mentre i coloni non pagava-
no nulla per la loro protezione (esatta-
mente come fa oggi lEuropa con gli Sta-
ti Uniti). Tuttavia, rimanere agganciati
ai principi avrebbe frantumato il mec-
canismo commerciale imperiale che
era estremamente remunerativo, anche
se il mercantilismo colbertiano a som-
ma zero, come Adam Smith stava dimo-
strando, aveva ormai superato lapice
della parabola. Con lavvento dellra
industriale, che, grazie alle macchine,
rendeva obsoleta la forza delle braccia,
il successo economico dipendeva dalla
rapidit del ciclo di produzione delle
merci e del denaro, e non pi dallanti-
chissimo ciclo naturale dellanno agri-
colo. Burke sapeva per propria perso-
nale esperienza come si viveva in mez-
zo ai debiti. Napoleone, laristocratico
dellancien regime, ricorse a tutte le for-
me possibili di frode del credito pubbli-
co. La sua dipendenza dal saccheggio
gli impose di cercare sempre pi in l
le fonti di bottino e port cos alla crea-
zione della coalizione che alla fine lo
sconfisse. Questa Coalizione fu finanzia-
ta dal credito inglese. T ra il 1793 e il
C
on un migliaio di persone, quasi tut-
te mamme, lopposizione antichavi-
sta scesa per la prima volta in piazza
il 20 gennaio 2001, contro una riforma
della scuola che introduce la materia
obbligatoria di istruzione pre milita-
re, riscrive i libri di testo e istituisce
un Premio Ernesto Che Guevara del
ministero dellEducazione. E, al grido
di Con mis hijos no te metas!, ha ot-
tenuto una prima clamorosa vittoria,
costringendo il governo a ritirare la leg-
ge. Una seconda allarmante batosta
Chvez la prende il 2 novembre 2001 al-
le elezioni sindacali, stravinte da Car-
los Ortega: leader della Confederazione
dei lavoratori del Venezuela (Ctv) e uo-
mo di Azione Democratica. A quel pun-
to reagisce non solo con i soliti insulti e
accuse di brogli, ma anche con un pac-
chetto di 49 decreti che scombussolano
il sistema giuridico e economico del
paese. Li promulga il 10 dicembre a
Santa Ins: data e luogo in cui nel 1859
il caudillo liberale Ezequiel Zamora
sconfisse i conservatori durante la
Guerra Federale. La canzone zamori-
sta Oligarcas temblad stata gi rie-
sumata come inno ufficiale del chavi-
smo e, secondo la concorde testimo-
nianza di Nedo Paniz e Jess Urdane-
ta, Chvez sarebbe seriamente convin-
to di essere la reincarnazione di Zamo-
ra, al punto da farsi nervoso ogni volta
che si avvicina la data della morte del
caudillo: ucciso alle spalle da una pal-
lottola che la leggenda vuole sparata da
un traditore nelle sue fila. Sempre Pa-
niz racconta daltronde che una volta
divenuto presidente Chvez riserv un
posto a tavola e in Consiglio dei mini-
stri a una sedia appartenuta a Simon
Bolvar, assicurando che di l lo spirito
del Libertador li avrebbe assistiti. E
Arias Crdenas rifer anche di una se-
duta spiritica in carcere, in cui Chvez
assicur di essere posseduto dallo spi-
rito del suo avo Maisanta.
Ma lAmerica Latina, si sa, terra di
realismo magico. E realismo magico
in fondo anche la bizzarra alleanza che
il sindacalista Ortega in risposta ai 49
decreti intesse con Pedro Carmona
Estanga, leader della padronale Fe-
decmaras. Assieme, quello stesso 10
dicembre organizzano il primo grande
sciopero-serrata contro il governo. Al-
tre manifestazioni si succedono, in cui
gli antichavisti battono casseruole, nel-
la tradizione delle proteste latinoame-
ricane. Chvez manda allora in piazza i
neocostituiti Circoli bolivariani. Ma
brontolii arrivano anche dalle forze ar-
mate, dove Chvez favorisce sistemati-
camente gli uomini a lui vicini. Lesca-
lation sta dunque gi montando quan-
do il 25 febbraio 2002 arriva il colpo di
mano sulla Pdvsa. Fonti chaviste affer-
mano che a questo punto iniziano riu-
nioni di maggiorenti civili e militari per
preparare un golpe; gli antichavisti
smentiscono; Teodoro Petkoff salomo-
nicamente individua una mobilitazione
popolare e una cospirazione che inizia-
no autonomamente, procedono in pa-
rallelo e finiscono per incontrarsi. Co-
me che sia, marted 9 aprile Ctv e Fe-
decmaras iniziano uno sciopero a ol-
tranza. Il tasso di astensione dell80
per cento, ma in un paese dove il 54 per
cento della gente vive di economia
informale e dove i lavoratori formali so-
no visti a loro volta come dei privilegia-
ti. Affrontare uno sciopero di ricchi
la gloria di ogni rivoluzione, commen-
ta il presidente. Lopposizione risponde
chiamando il popolo in piazza, e l11
per le strade di Caracas si riversa un
milione di persone. Gli animi si accen-
dono, e qualcuno passa la consegna di
marciare su Miraflores, per imporre la
rinuncia del presidente a golpe de cal-
le. Immediatamente Freddy Bernal,
sindaco di quel municipio Libertador
che una delle principali roccaforti
chaviste della capitale, convoca a sua
volta i militanti bolivariani a riunirsi
attorno al palazzo, per difenderlo dalla
controrivoluzione. Al fianco dei cha-
visti il governo manda la Guardia na-
zionale; al fianco degli antichavisti il
sindaco di Caracas Pea manda la po-
lizia metropolitana. I due schieramen-
ti continuano tuttora a rimpallarsi la
responsabilit di aver aperto il fuoco
per primi, ognuno con dovizia di foto,
filmati e testimonianze. Mentre sul suo-
lo si ammucchiano 20 morti e 110 feriti
Chvez impone una catena, disposi-
zione con cui tutti i canali tv sono obbli-
gati a dargli spazio sospendendo le al-
tre trasmissioni. Ma Radio Caracas Te-
levisin, Venevisin, Televen e Globo-
visin aggirano lukase dividendo lo
schermo in due e mostrando su una
met i morti e i feriti, in contrappunto
a un Chvez che senza labituale smal-
to ripete nervoso che il paese nella
normalit.
Finito il discorso, il presidente si
mette la mimetica e ordina allesercito
di intervenire. Ma i generali si rifiuta-
no, il segnale della tv di stato inter-
rotto, e alle 3,25 del mattino del 12
aprile appare in tv il generale Lucas
Rincn Romero, Ispettore generale
delle forze armate. L Alto comando
militare deplora i lamentabili eventi
accaduti nella capitale ieri, dice. Di
fronte a tali fatti, si sollecitata al si-
gnor presidente della Repubblica la
rinuncia al suo carico, la quale stata
accettata. (16. continua)
Maurizio Stefanini
M
entre vivevano la loro vita da stu-
diosi zingari nelle montagne del
Galles, anticipando il Romanticismo,
evitando gli studi di legge a Londra e
scoprendo la propria identit, Edmund
aiutava Will a scrivere la sua Descri-
zione delle colonie al momento dello
scoppio della guerra dei Sette anni, e
Will fece da pietra di paragone per la
pioneristica opera di Edmund On the
Sublime and the Beatiful. Edmund,
grazie al lavoro e alle ricerche fatte, co-
me man of business, per il partito whig
di Rockingham, acquis una profonda
conoscenza dellimpero britannico e del
suo commercio, che sfrutt nella sua at-
tivit di politico ed economista politico,
mentre Will sfrutt queste medesime
conoscenze per fare speculazioni finan-
ziarie. Edmund, per di pi, aveva un
piede in tutti i campi angloamericani in
quanto autorevole membro del partito
whig dei proprietari terrieri aristocrati-
ci, in quanto agente per la New York As-
sembly e in quanto membro del Parla-
mento per Bristol, la seconda citt por-
tuale dellInghilterra, specializzata nel
commercio coloniale.
Nel 1764 un giornalista del Morning
Chronicle espresse la posizione dello-
pinione pubblica inglese affermando
che le colonie sono state acquisite con
il solo scopo di tornarci utili; e quindi
non assolutamente immaginabile che
noi si debba tenere conto dei loro inte-
ressi a scapito dei nostri. Per i succes-
sivi ventanni, nel corso dei quali il pro-
blema si trasform in una disputa, la di-
sputa in una guerra e la guerra in una
grande umiliazione nazionale, questa
posizione fu mantenuta da quasi tutti gli
inglesi della madrepatria, malgrado tut-
te le discussioni che si potevano avere
sulle politiche da adottare nei confron-
ti di coloni la cui difesa dai francesi nel-
la guerra dei Sette anni aveva creato un
ingente debito nazionale che aveva re-
so necessari aumenti senza precedenti
delle tasse imposte ai proprietari terrie-
ri e ai mercanti. Nel frattempo, la sola
Jamaica garantiva al tesoro inglese en-
trate superiori del 500 per cento a quel-
le di tutte le 13 colonie messe insieme.
Quando nel 1774 economisti come Jo-
siah Tucker a Adam Smith (amico di
Burke e anche lui frequentatore del
Turks Head e membro del Soho Lite-
rary Club) sollevarono la questione del-
la separazione, il motivo stava nel fatto
che le colonie americane non rappre-
sentavano pi un vantaggio ma un one-
re economico e dovevano perci essere
abbandonate alle forze del mercato. I
coloni potevano parlare di ci che giu-
sto e ci che sbagliato, di libert e di
1815 il governo inglese impose tasse e
contrasse prestiti per 1.500 milioni di
sterline, e nel 1815 il debito nazionale
era di 745 milioni di sterline. Malgrado
lembargo continentale imposto da Na-
poleone, il commercio britannico au-
ment a un tasso del sette per cento an-
nuo. Tutto questo serve a vedere nel suo
giusto contesto il debito nazionale di
114.200.000 sterline nel 1763, alla fine
della guerra dei Sette anni.
Il gioco del commercio britannico
era, come tutti i giochi inglesi, arcano e
semplice nello stesso tempo, ma richie-
deva un arbitro, mentre il parlamento di
Westminster era un giocatore. I colti-
vatori di zucchero dei Caraibi, grazie al
boom di questo prodotto, tornavano in
patria ancora giovani e ricchi e formaro-
no un gruppo di venti membri del Parla-
mento; anche i nababbi dellIndia en-
trarono in politica, e la East India Com-
pany esercitava una potente influenza.
Diamond Pitt aveva fondato la dina-
stia politica che diede al paese due
grandi primi ministri e leader di guerra.
Pi i coloni americani aumentavano di
numero (nel XVIII secolo ne emigraro-
no o furono deportati 300 mila) e meno
erano rappresentati.
Burke si era fatto un nome come nuo-
vo membro del Parlamento quando, du-
rante il breve governo Rockingham, ave-
va fatto abrogare lo Stamp Act (una tas-
sa su tutti i contratti e le pubblicazioni);
ma con il Declaratory Act del 1766
Burke ribad il diritto del Parlamento di
imporre tasse anche nelle colonie, affer-
mando i sovrani diritti dellInghilterra,
il cui parlamento come dal trono cele-
ste sovrintende su tutti tutti i poteri legi-
slativi minori (le Assemblee di stato e il
Parlamento di Dublino) che le devono
essere subordinati. Tuttavia, questo era
un diritto che, nel presente contesto,
non era opportuno far valere in quanto
avrebbe comportato la rinuncia a un
fruttuoso commercio.
Quattro mesi dopo il Boston Tea Party
del 1774, Burke, parlando in Parlamento
dai banchi dellopposizione al governo
di Lord North, lanci questo avverti-
mento; a ogni ora in cui continuate a
percorrere questa strada sbagliata (os-
sia quella di imporre una tassa sul t) le
vostre difficolt non fanno che aumenta-
re. Se il governo temeva di perdere la
propria dignit ritornando sui propri
passi, questa vostr dignit, proclam
Burke, per voi un terribile ostacolo,
perch negli ultimi tempi sempre sta-
ta in conflitto con i vostri interessi. Nes-
suno ha mai dubitato che sul t si possa
imporre una tassa di tre penny . Ma su
nessuna merce si potr imporre una tas-
sa di tre penny, o anche di uno solo, se il
popolo irritato e se due milioni di per-
sone sono decise a non pagare.
Signori, ecco lAmerica che oggi
serve soltanto a divertirvi con storie di
uomini selvaggi e di rozzi costumi; tutta-
via, prima che arrivi il giorno della vo-
stra morte, questAmerica racchiuder
in s tutto quel commercio (inglese) che
ora suscita linvidia del mondo. Quan-
do parliamo del commercio con le no-
stre colonie, dietro la verit fa capolino
la finzione; linvenzione non serve a
niente, e limmaginazione fredda e ste-
rile. Per mezzo di una saggia e benefi-
ca negligenza (verso le colonie), una na-
tura generosa ha potuto trovare la pro-
pria via verso la perfezione; quando ri-
fletto su questi effetti, quando vedo co-
me ci sono stati utili, sento crollare tut-
to il mio orgoglio e tutta la mia fiducia
nella saggezza degli espedienti e degli
stratagemmi umani si scioglie e muore
dentro di me. Il mio rigore si placa. Mi
sento di perdonare qualcosa allo spirito
della libert.
Prima dello Stamp Act, decretato nel
1765 (la prima legge che stabiliva limpo-
sizione di tasse in America), lInghilter-
ra aveva tratto grandi guadagni dalle
sue colonie e dalle sue sagge politiche
di regolamentazione del commercio.
Mentre lInghilterra si occupava del
commercio e tralasciava le rendite fisca-
li, voi avete acquisito non soltanto il do-
minio del commercio ma avete in realt
creato le stesse materie prime del com-
mercio in America; e grazie a questa
creazione avete perlomeno quadrupli-
cato il volume del commercio di prodot-
ti finito o riesportati in questo paese.
LAmerica ha ricevuto la retribuzione
del vostro capitale, che le ha permesso
di sopportare la sua sottomissione (alla
regolamentazione del commercio e del-
lindustria manifatturiera). In cambio
ha avuto il dono impagabile della li-
bert civile: ogni elemento caratteristi-
co di un popolo libero nei propri affari
interni. Questo popolo possedeva lim-
magine e la sostanza della Costituzione
inglese, compreso il diritto di essere tas-
sato dai suoi rappresentanti nelle sue
Assemblee di stato. Tutto ci era minac-
ciato dallo Stamp Act.
Di fronte a questo fiorente e presun-
tuoso nuovo impero coloniale, Burke
continua con il suo abituale pragmati-
smo: Non conosco nessun modo per
formulare unincriminazione contro un
intero popolo. Non si tratta di ci che
un avvocato mi dice che posso fare; ma
di ci che lumanit, la ragione e la giu-
stizia mi dicono che devo fare. Non
sto discutendo su un punto particolare
della legge; sto riportando la calma. Il
problema era come governare due mi-
lioni di uomini, che non sopportavano
pi la servit, sulla base dei principi
della libert. In caso contrario, anzi-
ch una rendita costante, vi ritroverete
con una disputa eterna. Il mio con-
trollo sulle colonie consiste nellintimo
affetto che sorge da nomi comuni, da
parentela di sangue, da privilegi analo-
ghi e da unuguale protezione. Questi
legami, per quanto leggeri come laria,
sono forti come catene di ferro. Se
negate loro questa partecipazione alla
libert spezzerete completamente il
vincolo che avete originariamente sta-
bilito, e ciononostante dovrete preser-
vare lunit dellimpero. La risposta,
come sempre, non stava in astute inno-
vazioni o in distinzioni metafisiche,
ma nel tornare a ci che si dimostrava
funzionante, al buon vecchio modo di
un tempo:
Non posso fare a meno di ripetere
continuamente che dovere tornare ai
vostri principi: cercare la pace e garan-
tirla, e lasciare che lAmerica si tassi da
sola. Non voglio entrare qui in distinzio-
ni sui diritti, o tentare di stabilire dei
confini. Non voglio occuparmi di queste
distinzioni metafisiche; ne detesto per-
sino il semplice suono. Noi e loro, cos
come i nostri e i loro antenati, abbiamo
vissuto felicemente con questo sistema.
Accontentatevi di tenere legata lAme-
rica con le leggi sul commercio; lo ave-
te sempre fatto. Non opprimetela con le
tasse. Non lo avete fatto allinizio: e sia
questa la vostra ragione per continuare
a non farlo. Lasciate il resto alla scuole
di pensiero. Se adulterate e avvelenate
smodatamente, stupidamente e fatal-
mente la vera fonte del governo impo-
nendo subdole riduzioni dalla natura il-
limitata e illimitabile della sovranit
suprema, insegnerete loro a mettere in
discussione, con tali mezzi, questa stes-
sa sovranit. Quando messo nellangolo,
il cinghiale si getta contro i cacciatori.
Se questa sovranit e la loro libert non
possono esssere riconciliate, essi vi get-
teranno in faccia la vostra sovranit.
Nessuno si lascer convincere a essere
schiavo. ( 16. continua)
Richard Newbury
(traduzione di Aldo Piccato)
Verr un giorno in cui lAmerica . Burke intuisce larrivo della nuova potenza
LIRRESISTIBILE VITALIT DEGLI AMERICANI, CHE ORA CI FANNO SOLTANTO DIVERTIRE CON STORIE DI UOMINI SELVAGGI E VIOLENTI, SBARAGLIER LA PRETESA SOVRANIT DEI VECCHI EUROPEI
Un soldato della Guardia nazionale negli scontri di Caracas (Jose Gomes /Reuter s)
Elizabeth Griscom Ross, che durante la Rivoluzione americana cuc le nuo ve bandiere per i coloni
LIRLANDESE PRUDENTE - 16
I DIARI DELLA TRIVELLA - 16
Lesoterico Chvez soffoca le proteste popolari nel sangue, i generali lo dimissionano
AL PRESIDENTE NON BASTANO RITUALI SCARAMANTICI E SEDUTE SPIRITICHE, PER FERMARE LA MARCIA DI UN MILIONE DI MANIFESTANTI CHIAMA I MILITARI E PRECETTA LE TELEVISIONI DEL PAESE
Il marxista Hugo Rafael Chvez Fras
fa lufficiale, ma crea cellule cospirative.
La notte tra il 3 e il 4 febbraio del 1992
tenta un golpe, ma si fa scappare il pre-
sidente Carlos Andrs Prez. Catturato,
chiede in tv ai compagni di arrendersi,
ma diventa famoso. Amnistiato, crea il
Movimento V Repubblica (Mvr) sotto
linfluenza del sindacalista comunista
Luis Miquilena e del fascisteggiante so-
ciologo argentino Norberto Ceresole, e il
6 dicembre 1998 eletto presidente del
Venezuela. Pur iniziando a litigare siste-
maticamente con molti compagni di lot-
ta, consegue i suoi primi obiettivi: una
nuova Costituzione ispirata a Simon
Bolvar; programmi di credito popolare;
un piano economico affidato ai militari;
il rilancio dellOpec; laumento dei prez-
zi del petrolio; unalleanza con Cuba. Ma
per stabilire il suo controllo sulla societ
petrolifera di stato Pdvsa costretto a un
lungo braccio di ferro, infine risolto nel
febbraio 2002 col licenziamento dei diri-
genti a lui non allineati.
Le puntate precedenti
Edmund Burke, padre del conserva-
torismo liberale, nasce a Dublino nel
1729. NellIrlanda che soffre fame e
tensioni religiose, Burke si libera del-
loppressione del padre, che vorrebbe
farne un avvocato. Fonda un giornale
contro laristocrazia, fa amicizia con lo
spregiudicato Will, scrive saggi contro
il mito della Ragione . Grazie al suo ta-
lento nelle orazioni pubbliche in poco
tempo diventa assistente del primo mi-
nistro. Ma scopre che al di l dellA-
tlantico, nelle colonie americane, che
sta maturando la Storia.
Le puntate precedenti

Potrebbero piacerti anche