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Abstract> Il saggio nasce dalla domanda: "Perch, visto che sappiamo quanto vale l'euro e lo

usiamo quotidianamente, abbiamo questa difficolt a 'parlare' e capire in euro?".


Poich comprendere implica sviluppare linterpretazione di unespressione, per rispondere
dobbiamo analizzare gli interpretanti di una espressione monetaria. Vedremo cos che
dobbiamo eseguire la conversione in lire per poter capire una cifra in euro perch non
riusciamo a connettere alla cifra il valore di scambio, cio i beni equivalenti nella nostra
esperienza di acquisto quotidiana.
In sintesi, unespressione il cui interpretante il riferimento a oggetti materiali, non pu
essere interpretata in maniera soddisfacente da equivalenze con altre unit di misura ma solo
sulla base di esperienze o descrizioni della quantit stessa.
Questo articolo era apparso in questa stessa posizione in una versione diversa, che
disponibile in formato PDF cliccando qui. Nellattuale versione, pi breve, stato presentato
come comunicazione al X Convegno annuale della Societ di Filosofia del Linguaggio, Rimini
19-21 settembre 2003. Rispetto a quella precedente mi limito ad affrontare il problema in
modo pi semplice ed eliminando alcune estensioni delle conclusioni sulle quali ritengo di
dover riflettere ulteriormente.
Tuttavia, poich la prima versione stata pubblicata, e con ci me ne sono assunto la
responsabilit scientifica per la durata di tempo nella quale stata disponibile (e resa
riproducibile), mi pare corretto mantenere tale versione presente. Le nuove tecnologie di
pubblicazione consentono questa forma di 'ritiro' dei testi, ma con ci aprono nuove
problematiche. Sono peraltro molto interessato all'argomento, e se qualche lettore ha
contributi e osservazioni, sono lieto di accoglierle.


Questa breve indagine sulle pratiche linguistiche partita nel maggio del 2002 da una constatazione personale,
e cio che, nonostante lintroduzione delleuro da diversi mesi, gli italiani continuavano a usare le lire per
esprimere certi valori, pur conoscendo benissimo il tasso di conversione.

Il motivo di questa scelta era semplice: io stesso, come tutti, mi trovavo a dover convertire in lire certe cifre per
poterle capire. Dunque un problema di comprensione: gli italiani facevano fatica a comprendere le cifre in
euro, e, poich facevano fatica a comprenderle, facevano fatica anche a usarle (1 .
Come possiamo spiegare in termini linguistici questa difficolt di comprensione?

Innanzitutto dobbiamo precisare per quali cifre essa sorge.
Un euro, lo comprendiamo. 500.000 euro, dobbiamo convertirlo in lire.
Se sentiamo la frase: A Rimini un appartamento di 100 mq costa 450.000 euro, prima di rispondere eseguiamo
la conversione (circa 900 milioni, per la precisione 871.321.500) Poi diciamo Capperi!

Quindi la comprensione delle cifre in euro in rapporto inversamente proporzionale al loro ammontare.

Ma vi unaltra considerazione: le spese di importo alto sono anche le meno frequenti. Quanto pi sono basse
le cifre, quanto pi comuni sono gli atti dacquisto.(2 .
Possiamo dunque riformulare la nostra osservazione: facciamo fatica a comprendere le cifre in euro dei beni
che acquistiamo con minor frequenza e che hanno prezzi pi alti.


fig.1
La fatica a comprendere leuro consiste, come abbiamo visto, nel fatto che, per capire certe cifre in euro
dobbiamo eseguire (mentalmente o con la calcolatrice) la conversione in lire. Se invece lespressione in lire, la
comprendiamo immediatamente.

fig.2
Il fenomeno certamente passeggero e destinato a terminare, al massimo per il naturale rinnovamento
demografico.
Vi per in esso qualcosa che ci colpisce. Quando lo faccio presente, in genere le persone manifestano una
certa sorpresa: lo ammettono, ma non sanno come spiegarlo.

Perch devo eseguire la conversione in lire per poter capire una cifra in euro?

E necessario, per rispondere, chiarire che cosa sognifica capire unespressione, e quindi a questo punto
dobbiamo addentrarci nellanalisi dei processi di comprensione, cio dei flussi interpretativi.

La comprensione, come nota De Mauro (3. , un territorio nuovo per le scienze del linguaggio. Possiamo
definirla, alla luce di una pragmatica che si rif a Peirce e Eco, e con riferimento a una semantica esperienziale e
inferenziale, cos definita da Violi (4 come uninterpretazione condotta fino al raggiungimento di una capacit
di risposta adeguata alla circostanza discorsiva e ambientale.
Proviamo quindi ad analizzare gli interpretanti di una espressione di tipo monetario.
Gli interpretanti della moneta
Il dizionario di economia ci dice che "E' moneta tutto ci che viene comunemente accettato, in un dato ambito
geografico, come mezzo di scambio e di pagamento e come unit di misura del valore" (5 .

Luso della moneta come mezzo di scambio non in questione in questa indagine: luso delleuro molto chiaro,
pone tuttal pi problemi di abitudine percettiva (come quando rovesciamo i vari pezzi di centesimi di euro per
capire il loro valore). Se un libro costa 15 auro, prendiamo un biglietto da 10 e uno da 5 e lo diamo al libraio.

La difficolt sta nella funzione semiotica della moneta, quella di unit di misura del valore (Ovviamente, del
valore di scambio). (6 .

Proviamo a sintetizzare gli interpretanti comuni di una espressione di quantit di moneta (7.
A. Linterpretante primario di un termine che esprime una quantit di monet il riferimento a tale quantit
come combinazione di monete metalliche, banconote correnti o altri titoli di credito. Possiamo vederlo come un
interpretante di tipo denotativo e/o un riferimento governato da una regola: 100 euro possono essere due
biglietti da 50, cinque da 20 ecc.
B. In secondo ordine un interpretante sar costituito da una corrispondenza tra tale quantit e i beni con i quali
pu essere scambiata, ovvero il valore di scambio o potere dacquisto. Il significato di '100 euro' sono i beni che
con tale cifra si possono acquistare.
E una relazione di equivalenza. Per es. 0,90 euro = un quotidiano italiano.
Come si stabilisce questa equivalenza?
Non attraverso un calcolo. La quantit di moneta non consente infatti di ricavare il suo valore di scambio senza
altri riferimenti a beni. Basta pensare appunto alla lira, che aveva un'unit molto pi piccola delle altre valute
europee, per cui lo stesso bene misurato in lire sommava a migliaia mentre non arrivava a un'unit misurato in
sterline britanniche. La relazione tra prezzo e bene appresa induttivamente attraverso gli scambi effettivi e
l'informazione, e si estende per comparazione e proporzione (se un gelato al Bar Sport costa due euro, un gelato
al bar Mercedes coster pi o meno uguale, una pizza un po' di pi ecc.).
C. Un altro interpretante di secondo ordine di una quantit di moneta in relazione al potenziale di spesa del
soggetto del discorso, sia esso il totale dei risparmi, la somma accantonata per l'acquisto, il credito che ha da
sfruttare, il limite etico che si ritiene opportuno per un dato bene, ecc. In questo senso definiamo un prezzo
come 'molto', 'poco', 'caro', 'a buon mercato, o una somma come 'grande', 'piccola', ecc. Spesso questo
interpretante ha funzione connotativa (8.
D. Un quarto interpretante della moneta il rapporto con altre monete, cio il valore di cambio. Questo valore
riferito a un'altra unit di conto e non a beni e quindi quasi identica alla situazione determinata dal change
over: lintera ppolazione della UEM stata portata allestero pur restando nello stesso posto.
E. Un quinto interpretante della moneta, sia pure meno frequente, il tempo, in rapporto al quale si misura la
variazione del capitale imprestato. In genere viene espresso in percentuale, cio rapportato allunit di tempo
(anno) (9.

Questi interpretanti, nei processi di comprensione, possono essere attivati sia isolatamente sia insieme. Quali di
essi impongono la conversione euro-lira e quali invece possono essere accantonati perch non presentano
problemi?

Innanzitutto possiamo eliminare A.: il rapporto tra espressione linguistica e quantit di moneta metallica o di
altro tipo banale e non presenta problemi particolari. (Problemi di questo tipo si possono presentare ai
continentali quando usano la moneta britannica: pence/pennies, scellini ecc.).
In secondo luogo non presenta problemi E., in quanto si tratta di valori percentuali, che quindi non variano con il
variare della valuta.
Notevoli problemi li presenta D (il valore di cambio), ma possiamo assimilarlo a B e C.
Sono proprio questi, infatti, i casi in cui ci troviamo in difficolt. Quanti di noi, allannuncio del montepremi del
Superenalotto, fanno la conversione in miliardi di lire per farsi unidea? Quanti di noi, di fronte al menu affisso
fuori di un ristorante, fanno la conversione in lire prima di dire E caro?
Una prima risposta
Possiamo allora tentare una prima risposta alla nostra domanda:

Devo eseguire la conversione in lire per poter capire una cifra in euro perch non riesco a connettere alla
cifra il valore di scambio, cio i beni equivalenti nella mia esperienza di acquisto quotidiana. E di conseguenza
la difficolt si estende anche alla valutazione in termini di capacit di spesa soggettiva (C).

In sintesi ci troviamo di fronte a questo schema:

fig.3
A questo punto, in una specie di gioco del perch (che un esempio di educazione allindagine scientifica) posso
chiedermi perch non riesco a connettere la cifra in euro ai beni-equivalenti?

La risposta la seguente:

Il rapporto tra prezzi in lire e beni si stabilisce nel corso dellesperienza di scambi dellindividuo, che ha
memorizzato una serie di prezzi in lire per una serie di beni. Questa stessa esperienza assente nel momento
del change over, e inizia a formarsi a partire dagli scambi pi frequenti.
Il valore di scambio, insomma, referenziale: sapere che posseggo 400 Euro non mi dice nulla se non so cosa
posso comprarci. Mi dice poco anche sapere che posso comprarci 444 copie di un quotidiano. Mi dice qualcosa,
invece, sapere che con 400 euro posso comprare un buon televisore o una settimana alle Canarie in bassa
stagione. Tuttavia, se non ho mai fatto una spesa simile in Euro (n ricordo un prodotto con questo prezzo), non
posso attivare tale conoscenza. La settimana alle Canarie lho acquistata in lire, cos come il televisore. Dunque,
eseguo la conversione in lire, e su questa base vado a recuperare una serie di beni memorizzati.
Solo a questo punto ho capito il significato di 400 euro.

Oggi, a distanza di 16 mesi, la situazione si evoluta in modo tale da confermare lipotesi. Infatti, luso
linguistico delleuro si sta estendendo dai beni di acquisto pi comune, verso quelli di acquisto pi raro. La
velocit del processo sembra progressivamente pi lenta (come logico attendersi). Possiamo pensare che i
prezzi degli immobili per esempio- per chi era adulto al momento del change over, saranno sempre compresi
solo in lire.(10 .
In sintesi, unespressione il cui interpretante il riferimento a oggetti materiali, non pu essere interpretata in
maniera soddisfacente da equivalenze con altre unit di misura ma solo sulla base di esperienze o descrizioni
della quantit stessa. Sapere che ho un gallone di benzina nel serbatoio dellauto mi dice poco se non ho mai
visto un gallone di liquido. Se so a quanti litri equivale, posso fare la conversione; se so quante miglia faccio con
un gallone, ho ottenuto qualcosa (a patto che sappia quanto un miglio).
Significato ed esperienza sono in questo (come in altri casi) strettamente connessi.
Conclusioni
Viviamo in una societ linguisticamente pi complessa di tutte quelle precedenti. Per restare solo allambito
relativo alla moneta, un qualsiasi cittadino occidentale esegue, in una sola giornata, una quantit di transazioni
economiche che non ha sicuramente paragoni nella storia. Alcune di esse, come le bollette con domiciliazione
bancaria, vengono eseguite automaticamente.
E normale che tutto il vasto campo linguistico e semiotico relativo alla moneta sia un vero campo di battaglia
retorica e persuasiva, nel quale il marketing dei prodotti e dei servizi finanziari, le burocrazie del denaro, le
pubbliche amministrazioni, insomma tutti gli attori del gioco, usano a proprio vantaggio la leva della innovazione
e della complessit linguistica.
La forza sociale del linguaggio resiste con facilit ai tentativi protezionistici e ideologici di controllare il lessico.
Oggi, tuttavia, di fronte allazione combinata dei media e delle burocrazie finanziarie e monetarie, si possono
creare fasi di incertezza, dalle quali interessi particolari possono trarre illeciti vantaggi.
Il caso dellinflazione fantasma, che costituisce argomento ormai quotidiano nei discorsi degli italiani e sui
media, legato a una difficolt di comprensione analoga, che stata sfruttata dallofferta. Basti ricordare che il
costo del quotidiano, pari a 77 centesimi immediatamente dopo il change over, pass quasi subito a 90, con un
aumento del 16%, otto volte circa linflazione programmata. Questa informazione non compare mai nelle
inchieste dei quotidiani.

Gli studiosi del linguaggio possono aiutare ad affrontare questi problemi, cos come compresero il valore della
televisione per la diffusione della lingua e le dinamiche sociali dellanalfabetismo, e sicuramente non si tireranno
indietro.

Rimini settembre 2003 / Pescara 27/11/03
Note
1) Primo, perch la comprensione entra in gioco anche nella costruzione degli enunciati; secondo, perch
tendiamo a supporre la stessa difficolt nei nostri interlocutori, e quindi anche a costruire i nostri enunciati in
modo che siano compresi. Dunque la difficolt speculare: di comprensione e duso. BACK

2) Facciamo ovviamente eccezione per chi esercita questo tipo di commercio abitualmente.BACK

3) "Chi si occupa di comprensione degli enunziati (fonici o grafici ecc.) che danno corpo percepibile alle frasi e ai
testi progettabili e possibili nelle lingue, ancor oggi ha la sensazione di inoltrarsi in un territorio nuovo. O, pi
esattamente, in un territorio nuovo per gran parte delle scienze linguistiche cos come si sono evolute
dall'Ottocento a tempi recentissimi" (De Mauro 1994:4)BACK

4) Violi, Patrizia, Significato ed esperienza, Milano, Bompiani, 1997. BACK

5) Dizionario dei termini economici, Milano, Rizzoli BUR, 1992. BACK

6) Infatti, escluso il valore duso, che la moneta non possiede per definizione; il valore sociale anchesso
fondato sul valore di scambio.BACK

7) Linterpretante, definito come leffetto del segno, entit sociale e statistica, cio effetto di senso prevalente
nei riceventi di un segno in una comunit. Non in ultima analisi diverso dal significato, anchesso formato
dalluso sociale, ma questultimo si intende in qualche modo fissato nel momento dellanalisi. BACK

8) Le circostanze e il contesto del discorso sono cruciali: anche due persone di reddito moderato possono, se
stanno discutendo -per esempio- di calcio, definire 'piccola' una somma di diversi milioni di euro. BACK

9) Anche questo valore non consente di fare riferimento a beni: la remunerazione del denaro non dice nulla sul
valore d'acquisto della moneta se non assieme al tasso di inflazione e, anche in questo caso, esprime solo una
variazione. BACK

10) Analogamente a quanto si verific in Francia nel gennaio del 1960, presidente De Gaulle, quando i 'nuovi
franchi' sostituirono i 'vecchi franchi', con il valore di 1 per 100. Il cambio di valuta rientrava in un piano
economico contro l'inflazione. Furono emesse nuove monete e banconote, ma non si us il doppio prezzo data
la facilit della conversione. Ci nonostante i francesi continuarono per diverso tempo a usare la denominazione
in 'vecchi franchi'. Ancora oggi, a oltre vent'anni di distanza, molte persone che li hanno conosciuti usano -
parlando- i 'vecchi franchi' soprattutto per cifre alte, sopra i 10.000. Se sar cos anche per l'euro, ci significa
che tutti coloro che hanno usato le lire non riusciranno a sostituirle del tutto come entit semiotiche per il resto
della loro vita. (Nicoletta Giusti e Laure Bonnaud, comunicazione personale). BACK
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Giampaolo Proni

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