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Eccoci qui, anche questanno, nuovo look, nuova gente, ma sempre noi,

la Magna Charta. Ad ottobre, appendendo i volantini per ampliare la nostra redazione,


dato che alcuni componenti ci hanno lasciato, avevamo un po tutti il terrore che non si
sarebbe presentato nessuno. Quali miscredenti siamo stati. Si sono aggiunte tante
facce nuove, menti fresche piene di voglia di fare, gente che si sta davvero preoccupando
ed impegnando per questa attivit. A volte sono sorpresa dalla voglia di fare,
dallentusiasmo, dai sorrisi, dalle battute, ma anche dalla maturit presente in redazione,
ad ogni incontro. Discutiamo di tutto assieme, non ci sono problemi, non ce ne sono che
non possiamo risolvere, nessuno, nessuno tranne uno: i fondi. Quelli ogni anno ci fanno
tremare, non sappiamo davvero dove trovare i soldi per stampare la Magna Charta per
ciascun studente (avete gi notato gli anni precedenti che non vi erano numeri per tutti),
se avete idee o proposte, informateci. Allinizio ero abbastanza spaesata, non ero certa
che saremmo riusciti a formare un primo numero con una redazione composta al 90%
di quinte e rappresentanti distituto (ecco, prendete esempio, unitevi anche voi alla
redazione), ma proprio ora che sto scrivendo, ho sotto mano la maggior parte degli
articoli che stiamo per pubblicare, e ne sono davvero soddisfatta. Il tema il futuro,
per questo ci siamo anche rinnovati nellaspetto, cercando di rimanere allavanguardia,
tormentando il nostro povero graco con richieste che credevo improponibili, ed invece
mi ha sorpreso nuovamente con la sua bravura (credo di dovergli un caff dopo questa).
Che altro dire? Buona lettura!
Blajin Bianca
EDITORIALE
Eccoci qui, con il secondo, e, purtroppo, ultimo numero della Magna Charta di
questanno scolastico.
Generalmente cerco di essere breve, in modo da non rubare spazio agli articoli,
ma questa volta preferisco rinunciare al mio articolo per allungarmi nelleditoriale.
Dopo lunghe discussioni e molte proposte, abbiamo scelto il tema della cultura.
Perch cultura? Perch anche a questo che serve il giornalino, ad ampliare la
nostra cultura, a stimolarla, a spingerci a conoscere sempre pi per informare
anche voi, per non ricadere sempre nei soliti argomenti.
Le stesse esperienze che facciamo in redazione ampliano la nostra cultura.
Vi chiedo, quindi, di soffermarvi un attimo sullimportanza del giornalino.
Potrebbe sembrare unattivit secondaria, semplice da gestire, di poco conto,
ma quasi nessuno dei lettori immagina il lavoro immenso che vi sta dietro da una
parte e limmenso orgoglio che ci da dallaltra.
Voglio quindi rendervi partecipi di un orgoglio del Nievo passato in sordina.
La redazione di qualche anno fa, gestisce attualmente un blog chiamato I Signori
delle Mosche (http://isignoridellemosche.it/), in principio riempito dagli articoli
dei quattro fondatori, ora ne riceve da scrittori di tutto il mondo.
Dovremmo quindi andare eri di questo prodotto nievino e del nostro giornalino,
nonostante i vari tagli, che la scuola continua a subire.
Un taglio, non dovuto alla scuola, ma al passare del tempo, lo subiremo dal
prossimo anno: la maggior parte della redazione frequenta il quinto anno, e quindi
ci lasceranno; perci, giovani lettori, che siete giunti no alla ne del mio editoriale,
lanno prossimo venite a far parte di questo progetto, orgoglio del Nievo, perch
la Magna Charta non dipende solo dai fondi, ma anche da noi.
Rapidamente vorrei informarvi anche di una novit presente in questo numero:
una collaborazione con la redazione di Agor, giornalino del Tito Livio.
Il tutto organizzato dai nostri rappresentanti della consulta, speriamo di poter
mantenere questa collaborazione anche per gli anni futuri.
Noi del Nievo ed il Tito Livio speriamo di riuscire ad estendere questo progetto
anche ad altre redazioni dei vari licei di Padova, per renderci pi uniti ed avere
un continuo scambio di idee, dopo tutto lottiamo tutti per uno stesso ne: la
Cultura.
Blajin Bianca
93%
Indice
REDAZIONE
BozzaAnna
CaldonMatteo
CannellaAlessandra
DAndreaGiulio
FusariAlberto
GrigolettoMarta
LazzariniTommaso
MatteuzziGiulia
ScagnellatoLaura
SiscanuCorneliu
TurettaVeronica
DOCENTE
BertolaLaura
CONTATTI
http://www.liceonievo.it/
RIUNIONEREDAZIONE
Sestaora
CREDITIFOTOGRAFICI
Le immagini utilizzate
sonotrattedallarete
LayoutAppleInc.
Il numero stato chiuso in
redazione il24/4/14
Numero2
Aprile2014
BlajinBianca
Aula informatica sede centrale
Gioved
87%
81%
75%
68%
62%
56%
43%
50%
37%
18%
31%
25%
LA CULTURA NON SI EREDITA, SI CONQUISTA
Quante volte ci siamo interrogati sullutilit di
studiare centinaia di pagine su un noiosissimo libro
o sul senso di svolgere difcilissime disequazioni
matematiche?
Quante volte ci siamo chiesti cosa ci costringa
a sopportare quotidianamente lansia per
interrogazioni o compiti o i rimproveri dei nostri
professori?
Molto spesso genitori, nonni, amici e tutte le
persone deputate a raccogliere questi sfoghi, per
rincuorarci e per evitare di vederci lanciare libri e
quaderni dalla nestra, ci rincuorano dicendo che,
anche se adesso tutte queste ore passate sui libri
ci sembreranno inutili, in un futuro prossimo ci
renderemo conto della loro importanza.
In cosa consiste, per, questa importanza?
Ovviamente nellelasticit mentale, nel modo
di confrontarsi con il mondo che ci circonda,
nellabilit di saper affrontare situazioni difcili con
grande lucidit.
Tutti questi indubbiamente sono fattori molto
importanti, ma veramente tutto qui?
Limportanza del percorso di studio consiste
anche nellindirizzare lo studente verso una
precisa classe sociale di appartenenza e perci di
permettere il ricambio sociale.
La prima obiezione che viene mossa ai sostenitori
di questa tesi consiste nellequit delle condizioni
di partenza.
opinione comune che lappartenenza sociale di
un essere umano sia condizionata da molte variabili
e soltanto in una societ fondata rigorosamente
ed esclusivamente sul merito si potrebbe pensare
che sia soltanto lagire individuale a plasmare il
proprio futuro a prescindere dellorigine sociale.
Come generalmente riconosciuto, nella nostra
societ le condizioni di partenza per uno studente
che si appresta a scegliere il suo percorso
formativo non sono sempre uguali.
Una ricerca del Dipartimento di Sociologia e
Ricerca Sociale dellUniversit degli Studi di
Trento dimostra che in Italia il raggiungimento della
maturit presenta ancora numerose differenze
sociali.
Tra i nati nel 1980 pi del 80% della borghesia
riesce a ottenere il diploma o la maturit secondaria
superiore mentre tra la classe operaia agricola
questo dato si riduce no ad arrivare al 20%.
Questo dato mette in luce come sia fondamentale
giungere ad unuguaglianza di possibilit,
unequit ex ante, per permettere al sistema
formativo di svolgere la sua azione costruttiva in
tutte le fasce della societ.
Il compito di garantire questi diritti tuttavia non
spetta allistruzione vera e propria ma ad uno
Stato pienamente liberale e democratico.
I dati infatti dimostrano come il percorso
formativo, meritocratico e selettivo, possa dare
la possibilit a coloro che partono da condizioni
socio-economiche svantaggiate, di ambire a
posizioni sociali migliori di quelle di partenza.
Nellambito della ricerca delluniversit di Trento
citata in precedenza risulta importante analizzare i
destini occupazionali dei componenti della classe
operaia che riescono ad ottenere un diploma o
una laurea.
Per quanto riguarda i diplomati ben il 61% riesce a
migliorare il suo status sociale ed ad appartenere
a classi sociali pi alte di quella di partenza.
Tra i laureati la situazione ancora migliore,
infatti, ben il 92% riesce ad entrare a far parte
della borghesia o della classe media impiegatizia.
Anche la rilevazione sui voti di maturit sembra
dimostrare la quasi perfetta imparzialit del
sistema scolastico.
Si stima, infatti, che la possibilit di conseguire
un 100 allesame di maturit sia quasi identica tra
studenti provenienti dalla classe operaia e dalla
borghesia.
Proprio nel riconoscere imparzialmente le
prestazioni di studenti di diverse classi sociali
sussiste il potere straordinario e quasi rivoluzionario
dellistruzione.
Questi dati, infatti, non fanno altro che mettere
in luce lenorme merito di una scuola efciente
nel permettere il ricambio sociale. Unistruzione
inefciente utile soltanto a chi rimane barricato
dietro a sterili ideali conservatori per il timore di
perdere le proprie posizioni di privilegio acquisite.
Tommaso Lazzarini
81%
Fattinonfostecomebruti,
ma per seguir virtute e conoscenza
Hello there! What are you studying?
Ancient History. Boring...
Come on! Its fascinating, those are the origins of
european culture. Even though youre from Australia,
the bases of your culture are pretty much the same
as mine. Mmh, youre studying the Ancient Rome
uhn? Good. Youll get to know something more
about my country.
Werent you from Italy?
Yeah, Rome is in Italy you know..
Isnt it in Greece?
Anche se in inglese, spero abbiate compreso tutti
la conversazione.
Non una barzelletta, non una situazione
inventata, ma un episodio vissuto in prima persona:
qualche anno fa, in una biblioteca (bellissima, con
una moltitudine di libri impressionante ed iper-
tecnologica) di una scuola australiana, ho avuto la
sfortuna di assistere a questo tripudio di ignoranza.
E quella ragazza era tra le pi eccellenti studentesse
della scuola!
Non stato lunico episodio imbarazzante: una
volta un ragazzo, genio artistico, mi ha detto che
Lionardo Dvinci era vissuto nel 1800; unaltra
volta mi stato riferito da una ragazza che sapeva
tutto di derivate e integrali che la luce bianca non
scomponibile. rimasta basita quando le ho fatto
vedere delle immagini sullesperimento del prisma.
Da queste esperienze nato un sentimento che
avevo sempre ignorato potesse esistere: pura
riconoscenza nei confronti del tanto criticato
sistema scolastico italiano. Per quanto sia basata sul
nozionismo, per quanto siamo costretti a sgobbare
come asini per stare dietro al programma, alle
interrogazioni e alle veriche (concetti che non hanno
posto nella forma mentis australiana), listruzione di
base che si riceve in un liceo italiano enormemente
superiore a quella che si acquisisce in un rinomato
istituto doltremare.
Noi abbiamo la possibilit di approfondire ogni ambito
della conoscenza: letteratura, losoa, storia, arte,
matematica, chimica, biologia, astronomia, sica,
latino... Loro, quei ragazzi australiani, alla ne della
terza superiore possono scegliere di abbandonare
le materie che non gradiscono, no ad arrivare a
doverne studiare solo quattro. Quattro.
E in quale modo! Pu sembrare una prospettiva
conveniente, ma non lo affatto.
Quella che abbiamo noi unopportunit che loro
non hanno. Noi abbiamo lopportunit di essere
uomini, quelli che hanno scontto la forza di gravit,
quelli che hanno camminato sulla Luna, quelli che
sognano di poter comprendere la totalit delle cose:
Considerate la vostra semenza:/ fatti non foste a
viver come bruti/ ma per seguir virtute e canoscenza!
(Inf. XXVI, Dante Alighieri)
Grazie ai nostri programmi, per esempio, abbiamo
lopportunit di conoscere la storia in maniera
coerente, organizzata: prima cera luomo di
Neandertal, poi lHomo Sapiens, prima cerano
le polis, poi lImpero Romano, prima Alessandro
Magno, poi Carlo Magno attenti a non far
confusione, c un millennio di mezzo! e cos via.
Conoscere la storia, il passato, un modo per
conoscere se stessi, la propria societ, un modo
per comprendere il motivo per cui il mondo attuale
cos e non in un altro modo. Allo stesso modo
abbiamo la possibilit di gettare lo sguardo su tutti
i campi della scienza: la parabola una funzione di
secondo grado, una mole una quantit pari a un
numero di Avogadro di particelle, la velocit media
il rapporto tra spazio percorso e tempo impiegato,
ecc. ecc. Noi, in una notte senza nuvole, possiamo
guardare la Luna e vedere i suoi crateri, le sue terre
alte, i suoi mari di basalto, oppure sentire leco delle
poesie di Leopardi bisbigliate dal disco luminoso.
Possiamo pure scegliere.
Altri come i ragazzi australiani sopra citati,
invece, dovranno soccombere alla loro conoscenza
frammentaria e vedere solo una delle due immagini
intellettuali o, ancor pi triste, nessuna. Non poter
godere di queste bellezze una grande limitazione
esistenziale, un irrimediabile blocco alle potenzialit
dellindividuo.
una povert che non pu essere sopperita se non
da unistruzione degna di tale nome: noi abbiamo
lopportunit di riceverla ed un nostro diritto
obbligatorio far fruttare la nostra fortuna.
Questo articolo, mi rendo conto, di una banalit
sconcertante. Ma ogni tanto la banalit, la ripetizione,
linsistenza aiutano i pi indifferenti a riettere, a
capire.
Laura Scagnellato
75%
Sapere Aude
La pi grande lezione e il maggior vantaggio
(e piacere) della cultura il fatto di saper
instillare in noi, ogni volta, il dubbio e di renderci
consapevoli che le nostre certezze, le nostre
verit, le nostre credenze sono fallaci e che
esistono innite sfaccettature della realt, che
non riusciremo forse mai a cogliere.
Quando dunque parliamo, o dibattiamo con
gli altri, non dobbiamo dimenticarci mai ci
che purtroppo ha necessitato secoli di guerre
per essere compreso, ovvero che dobbiamo
avere lumilt di metterci in discussione, la
lungimiranza di ascoltare e fare nostri i consigli
degli altri, lavvedutezza di comprendere le
ragioni dei nostri interlocutori e di non dare mai
niente per scontato nel cercare di capire cosa
siamo.
Oggi viviamo in una societ capitalista, orientata
al protto, sdegnosa nei confronti della cultura,
che considerata come un entit astratta,
adatta ad un popolo di elette schiere, rintanate
nella loro torre davorio a contemplare la plebe
dallalto, ma non cos.
Cultura questo giornalino, cultura discutere
con gli amici e mettersi in discussione con le
proprie idee, cultura ogni frase che scriviamo
perch gli altri sentano la nostra voce, cultura
ogni volta che disegniamo, cultura ogni volta
che qualcuno di noi si mette davanti ad uno
strumento e compone un brano, non importa
sia esso di musica classica o di elettronica.
Cultura viene dal latino colere, che signica
coltivare, ovvero dedicare una parte della nostra
vita solo a noi stessi, alla nostra formazione,
non perch sia obbligatorio conoscere Galilei
e Dostoevskij, ma perch certe letture, certe
esperienze, certi brani, ci provocano delle
sensazioni profonde, ci scuotono, sono in
grado di farci riettere anche dopo molto tempo.
Dante nella sua Divina commedia critic papi e
imperatori, re e signorotti, pag con una vita
fatta di elemosina e di umiliazioni, ma rimase
coerente con la sua idea.
Ritengo che soprattutto in un momento come
oggi, di disillusione e di disinteresse a certi
valori morali, la sua lezione potrebbe essere di
esempio.
Un losofo arabo, Averro, sosteneva che il
nostro intelletto fosse immortale: se con intelletto
intendiamo la conoscenza umana allora questo
in parte vero.
Ogni canzone che viene composta, ogni libro
scritto sono infatti la nostra eredit ai posteri, il
nostro modo di testimoniare il passaggio, breve
ma pregnante, della nostra esistenza.
Abbiamo bisogno di cultura perch essa la
descrizione di una societ, siamo noi in continuo
cambiamento, siamo i nostri vizi e le nostre
virt, siamo la generazione che in assoluto ha
il maggiore accesso alla conoscenza e quella
che, purtroppo, non rendendosene pienamente
conto, meno se ne cura.
Cultura non signica imparare due o tre nozioni di
matematica o latino,anzi, essa pura emozione:
basti pensare alla freccia del tempo in sica e a
come il nostro universo tenda al disordine; alle
consolazioni, ancora attualissime, di Seneca,
nei momenti di difcolt; alla concitazione delle
battaglie narrate da Tucidide; alla bellezza del
mettere sempre tutti in discussione di Galilei.
La vostra scuola intitolata ad un uomo che
afferm di esser nato Veneziano e morto Italiano.
Ippolito Nievo ragion a lungo e vide due mondi,
uno in declino ed un altro pieno di possibilit e
nel contempo di aspetti sconosciuti.
A noi tocca far emergere la cultura non come la
decadente Serenissima, solenne ma in rovina,
ma come il neonato stato italiano, pieno di
incognite ma anche di opportunit.
Nicola Carotenuto
Tito Livio
68%
Cultur@Moderna:
InterneteTVcome mediatori culturali
Nel 2014 ormai televisione e internet sono a
tutti gli effetti membri delle nostre famiglie e
la vita senza di loro ci sembra impossibile.
Specialmente per i nativi digitali, le giovani
generazioni che sono cresciute giocando al
computer e smanettando con i telefonini, noi
che passiamo ore e ore davanti agli schermi tra
serie TV, Facebook, Youtube e quantaltro.
Essi sono parte della nostra cultura, e
contribuiscono a formarla.
La televisione, che ha cominciato a diffondersi
nelle case degli italiani negli anni 50, ha avuto
n da subito intenti di diffusione culturale: un
esempio su tutti la trasmissione Non mai
troppo tardi presentata dal maestro Alberto
Manzi e andata in onda per otto anni tra il
1960-68 con la collaborazione del Ministero
della Pubblica Istruzione; il suo scopo era di
combattere lelevato tasso di analfabetismo che
ancora afiggeva in nostro Paese.
Numerosissimi studi, riessioni, libri e quantaltro
da decenni si interrogano sugli effetti che la
televisione ha avuto sulla societ: la scatola
magica infatti stata in grado di creare una
cultura di massa che unisse tutti coloro che la
seguivano senza distinzioni, indipendentemente
dal livello di istruzione o dal ceto sociale.
In televisione ormai si vede di tutto, esistono
trasmissioni di ogni variet e per tutti i gusti:
alcune sono serie e impegnate, si dedicano
alla politica, allattualit, agli approfondimenti
scientici o storici; altre sono le trasmissioni di
intrattenimento, i quiz, i reality show, considerate
di evasione.
Ma da qui si scatenano anche le polemiche:
la TV cattiva maestra, fornisce esempi
sbagliati, esalta modelli inadeguati, cattura
davanti allo schermo e impedisce di pensare
autonomamente.
Mezzo ancora pi potente della televisione,
Internet ha la capacit di unire i pi sperduti
angoli del globo rendendo partecipe ognuno
della vita degli altri: le sue potenzialit di diffusione
culturale sono quindi ancora pi potenti rispetto
a quelle della TV.
La cultura e linformazione oggi passano anche
attraverso questo nuovo canale: pensiamo alle
numerosissime notizie che vengono diffuse via
Twitter e che poi vengono riprese da giornali e
telegiornali, oppure agli approfondimenti che
possibile fare cercando nella rete ci che pi ci
interessa.
La differenza tra TV e Internet per notevole:
in televisione scegliamo cosa guardare tra i vari
programmi come ci vengono proposti dalle reti,
in Internet invece siamo noi in prima persona a
dover reperire ci che ci interessa e a scegliere
quello che pi soddisfa la nostra ricerca.
Questa libert tuttavia non rende Internet
immune alle critiche: i contenuti da molti
vengono considerati superciali, approssimativi,
privi di controllo.
Ogni contenuto che vediamo o sentiamo sia
in TV che in Internet va a far parte del nostro
bagaglio culturale, andando ad accrescerlo.
A questo punto sta alla nostra capacit di
pensare e rielaborare le informazioni il compito
di suddividere i contenuti in due gruppi, quelli
produttivi e adeguati e quelli poco approfonditi
e banali. Una volta compiuta questa operazione
la nostra conoscenza si arricchita di nuovi
elementi.
In conclusione, non tanto importante da dove
provengono gli input culturali, purch questi
signichino per noi un arricchimento, una
crescita, che ci aiutino a comprendere meglio il
mondo in cui viviamo.
Marta Grigoletto
62%
Manifesto della cultura modaiola
Cos la moda e che cos di moda? Quando nata?
E perch ci ostiniamo prepotentemente a seguirla?
Seguire la moda, ovvero la tendenza estetica, un
fenomeno che nel passare del tempo si trasformato
da passatempo prettamente femminile a modus
vivendi, facendo sorgere vere e proprie losoe di vita
intorno ad esso. In ogni caso essa stata sempre
presente in ogni epoca e luogo, come fenomeno
sociale e culturale. Il motivo di tale onnipresenza
dato dal gusto del bello, e della necessit delluomo
della novit, dellaggiornarsi, per non fossilizzarsi nella
monotonia e sistematica ripetizione.
La Moda o anche norma, matematicamente parlando,
ci che per statistica ricorre pi frequentemente.
Consideriamo, quindi, di moda un colore, un modello
specico o una marca che sia di tecnologia (vedi Apple),
di automobili (vedi la 500 at) o di qualsiasi prodotto (di
vestiario, darredamento, alimentare ecc.) se esso in
voga. Quando acquistiamo quindi cerchiamo di seguire
la moda, assecondandola spesso pi dei nostri gusti
personali. Questo succede perch seguire la moda
diventato ormai uno status symbol, come del resto lo
sempre stato. Cos si pu quasi parlare di rivoluzione
copernicana: se no a pochi decenni fa la moda era un
frivolo passatempo delle classi pi agiate che vivevano
questo ambito in secondo piano rispetto alla vita
sociale, nella societ odierna il prodotto il soggetto e
la persona si oggettizza in esso, cos la persona viene
giudicata per quello che veste, per il taglio di capelli e
in genere per quello che possiede.
Tutto sommato per non si pu ridurre la moda
allaspetto modaiolo superciale, essa sinonimo di
ricercatezza formale, cura della propria immagine e per
questo non va ignorata. Essa contamina tutti gli aspetti
sociali e non la si pu sottovalutare se si vuole far parte
della societ. Daltra parte importante non sconnare
nella cultura materiale, per cui possedere vuol dire
essere felici, e fare shopping diventa un tick nervoso.
Fare compere pu essere una forma terapeutica
contro il cattivo umore, vero, ma importante sapersi
controllare e non dare troppa importanza agli oggetti e
al seguire ostinatamente la moda che a volta diventa
un ossessione.
Premesso ci non cattiva abitudine cercare di star
dietro alle tendenze, soprattutto nel vestirsi, ambito in
cui tutti i giorni si chiamati a rispondere cercando di
valorizzare gli aspetti migliori della propria immagine. E
se quasi impossibile, almeno per le tasche di molti,
riuscire a comprare tutto ci che viene esibito durante
le slate di moda pi importanti, gi pi alla portata
di tutti seguire delle regole standard choosy, ovvero
sempre valide che non passano mai di moda. Perci
viene fornito a seguire un decalogo di istruzioni pratico.
Infatti per dare un buona immagine non basta seguire
Chiara Ferragni su Instagram o Clio Make up su Real
time, ma bisogna essere follower/seguaci del Buon
gusto non dimenticando un pizzico di moda.
Massime fondamentali per meno esperti:
1. Abbinamenti: sono fondamentali, i colori simili non
vanno mai indossati insieme. Nero e blu insieme sono
un errore imperdonabile.
2. Le fantasie diverse (soprattutto geometriche) non
vanno mai insieme o sembrerai un quadro di Kandiskij
3. Le righe orizzontali ingrassano, le linee verticali
invece snelliscono. Tutto ci vale solo dalla vita in su,
per il resto gioca sui colori: il nero slancia e il bianco
ingrassa. Ma attenzione: per risultati visibili metti una
tuta e vai in palestra!
4. Gli accessori sono elementi additivi si ma sono
essenziali per valorizzare e abbinare, basta non
abusarne.
5. Giacca e cravatta saranno poco originali ma sono
leleganza maschile per antonomasia, il vestito con
la gonna quello femminile, n troppo mini n troppo
Minnie.
Regole meno ovvie:
6. De gustibus: ognuno ha un gusto e uno stile unici e
personali, e il bello soprattutto cambiare.
7. Scollature troppo succinte e minigonne troppo mini
non sono attraenti ma volgari, lascia un po di spazio
allimmaginazione.
8. Cura sopracciglia, unghie, baf, barba e quantaltro
ma ricorda che Audrey ha detto anche laccessorio
migliore che una donna possa indossare il sorriso
se avesse vissuto al giorno doggi, ai maschi avrebbe
detto che il loro la barba.
9. I Leggins sono soltanto lulteriore prova che il Vintage
fashion, ma con cautela, negli anni 80 si chiamavano
fuseaux, e il concetto non era diverso da quello di
oggi. Lo dice la tradizione: sopra la M non comprarli, o
almeno, compra la M e iscriviti in palestra per entrarci!
10. Le tute sono come la pizza, tutti le amiamo ma
vanno bene al massimo una volta a settimana, o per
occasioni particolari, meglio non esagerare!
E per concludere ricorda che: ci che sta comodo
non veste bene
Giulio DAndrea
56%
come c musica e Musica.
S, anche la musica portatrice di cultura
attraverso non solo le parole, ma con i suoni
che ad un primo momento possono non dirci
nulla.
A volte un semplice rif pu parlare al nostro cuore
molto meglio di tante parole, a volte qualche
accordo o qualche arpeggio ci emoziona di
pi di una frase smelensa sentita e risentita.
La Musica, quella vera, quella con la M
maiuscola, quella di Cultura, non necessita di
grande pubblicit e nemmeno di essere sparata
a mille in macchina attraverso la radio.
Non voglio demonizzare la musica commerciale
che circola adesso, sono io la prima che si
concede di ascoltarla, ma piuttosto che ci si
deve rendere conto che c musica e Musica,
appunto.
Ma cos la Musica?
Musica quella colta, quella di ricca, quella
studiata.
Subito si pu pensare alla musica classica,
insegnata nei conservatori e assimilata al
concetto di colto.
Anche chi non del settore riconosce a questo
genere un valore importante, che lo distacca
fortemente da tutta la musica.
E qualcosa che ci tocca nel profondo,
che suscita in noi emozioni semplicemente
accostando suoni gli uni accanto agli altri, a
volte in modo nemmeno troppo semplice.
E nonostante non sia una cosa che non mettiamo
nei nostri telefoni da ascoltare, chiunque di noi
lha ascoltata almeno una volta. Non nascondo,
quindi, che la musica classica non sia un genere
adatto a tutti, perci una soluzione c per coloro
che, come me, sono alla ricerca della Musica.
Per quello come ho scritto prima, la denizione
di Musica di Cultura non descrive solo la musica
classica, ma quella di ricerca.
La denizione di Musica colta, quindi, si allarga
no a comprendere molti altri generi quali Jazz,
Blues, Rock e Metal.
Difatti molti autori appartenenti a questi generi
hanno sperimentato, studiato, ricercato oltre i
conni classici del loro campo per dare ai loro
fan di pi.
Risulta quindi difcile, spesso, inquadrarli in
un genere unico, tanto che escono fuori tutti
i sottogeneri che noi tutti sentiamo nominare:
R&B, hard rock, prog metal...
La Musica, quindi, ovunque, spesso in
forme diversissime fra loro, spesso difcile da
inquadrare in canoni chiusi e ben deniti.
Perci chiedo a voi, studenti, di non accontentarvi
dei prodotti gi confezionati.
Certo, spesso sono belli e accattivanti e non
dico di evitarli come la peste, ma semplicemente
di non fermarsi a quelli.
Non fermatevi a Lady Gaga, andate a sentirvi
i Tre allegri ragazzi morti; non esaurite la
vostra curiosit su Katy Perry, esplorate i Dream
Theater. Inniti sono i gruppi, nascenti e non,
e moltissimi sono tra di loro le perle portatrici
di quella Cultura che sembra sparita ai giorni
nostri.
La Cultura non si persa, si solo nascosta
dietro a una cultura che di minore importanza e
che maschera tutto in un alone grigio. Cercatela,
svelatela, l sotto i nostri occhi, o meglio, le
nostre orecchie. Apriamo la mente e il cuore
al diverso, allo strano, al nuovo e troveremo la
vera Musica.
Non arrendetevi se ci mettete pi tempo del
previsto, non una cosa facile, soprattutto
a causa di quellinfrastruttura di musica
commerciale che si andata creando in questi
anni.
Siate curiosi, la Musica l che attende solo noi.
Giulia Matteuzzi
C cultura e cultura...
50%
Lintegrazione difcile, a volte fa paura. Lo sappiamo
bene in Italia, ieri come oggi terra di migranti, terra di
chi parte e terra di chi arriva.
Lo sanno i nostri nonni o bisnonni che con valigie
di cartone partirono per il Belgio, gli Stati Uniti,
lArgentina, il Brasile lo sappiamo bene pure
noi nel 2014, sentendo parlare di nuovi sbarchi a
Lampedusa, di rimpatri forzati o delle proteste delle
bocche cucite di Ponte Galeria.
Lintegrazione non avviene mai a senso unico,
coinvolge lo straniero, quanto chi lo accoglie.
, appunto, una forma daccoglienza, ben lontana
dallospitalit o dallassistenza passiva, ma da
considerarsi piuttosto come unapertura e una
condivisione.
Accoglienza che ci obbliga a uscire allo scoperto
per esporci, ad accettare le nuove ombre che il
nostro corpo pu proiettare sotto la luce di uno
sguardo diverso, che ci costringe a tracciare e
denire il perimetro della nostra personalit, come in
un puzzle, dove necessario conoscere la forma di
ogni singolo pezzo perch unit diverse combacino
fra loro.
Forse questo uno degli scogli allintegrazione,
si tratti di accogliere il profugo siriano o bosniaco,
un vecchio amico o una novit sconcertante; tutti
ci obbligano a mettere a nudo pregi e qualit,
quanto difetti e debolezze, a far emergere paure
che riutiamo di riconoscere o che spesso non
conosciamo.
Laccoglienza e lintegrazione avvengono quindi in
primis dentro noi stessi, ci costringono a portare alla
luce le nostre contraddizioni, a toccare i meandri
inesplorati della nostra personalit, generando una
scissione, fra ci che sembriamo e la verit, spesso
scomoda, di ci che in realt profondamente siamo.
Riassumendo: lintegrazione pi difcile se
non conosciamo noi stessi; dobbiamo iniziare
a rapportarci con la nostra personalit, i nostri
problemi, imparare a conoscerli, prima di essere in
grado di affrontare quelli altrui.
Personalmente quindi non mi do molto di quei
foglietti che le parrocchie mettono nelle cassette
della posta, dove uomini bianchi, neri, gialli, rossi e
verdi si tengono per mano sorridendo e ballando sul
mondo, tutto un po troppo semplice.
Pi che nellefcacia dei bollettini parrocchiali
credo nella forza della cultura, della conoscenza,
soprattutto della curiosit; non chiedo a nessuno di
rinunciare alla messa della domenica, alle omelie, al
digiuno della quaresima, ma magari, sotto i banchi
della chiesa teniamo qualche buon libro.
Gli uomini non si tengono per mano in un girotondo,
non baster sorridere per superare lintolleranza ed il
razzismo, ma forse servir a qualcosa aprire un libro
e guardarci dentro.
Prendi un libro per conoscere te stesso, lascia stare
logaritmi e verbi latini, lascia stare tutto, siediti da
solo e leggi. Leggi di qualsiasi cosa: da Novella
2000, Chi, Il manuale dei calzini selvaggi, tutto
quello che bisogna sapere per difendersi da questa
piaga, Is your dog gay? (libri realmente esistenti!
http://www.abebooks.it/libri/stanza-libri-strani/),
no allopera completa dei pensieri di Aristotele in
lingua originale. Confrontati con i calzini selvaggi
o con gli scritti di Aristotele, indipendentemente
da quale dei due preferirai, entrambi porteranno
fuori qualcosa, sia unimprecazione, una lacrima
o una risata, entrambi susciteranno una reazione;
una reazione, gi di per s comporta una presa di
posizione e quindi un pensiero, unidea..
Certo, magari leggiamo anche qualcosaltro oltre a
calzini sporchi & co, ma unidea, una sullaltra, dei
pensieri, delle riessioni, alla lunga porteranno a dei
risultati.
La nostra personalit, il nostro carattere, ci che
ci portiamo appresso, assumeranno pian piano
dei contorni ben precisi, sapremo da cosa siamo
composti e cosa abbiamo dentro, in quei meandri
inesplorati che prima ignoravamo.
Ricollegandomi allimmagine del puzzle: conosci te
stesso diceva la scritta sul tempio Apollo a Del,
conosci te stesso prima di conoscere qualcun
altro aggiungerei io.
Capisci chi sei, prendine coscienza, capisci che
forma hai, e allora il tuo pezzo di puzzle andr a
posto e presto capirai dove e come sincastra con
gli altri.
Anna Bozza
Conosci te stesso
(prima di conoscere qualcun altro)
43%
Vorrei esordire ringraziando la nostra
preside e tutti i professori, tra organizzatori
e accompagnatori, che hanno reso
possibile, per 37 di noi ragazzi,
frequentanti le classi terze e quarte del
liceo prive dello studio della seconda
lingua straniera, questa esperienza
fantastica: lo scambio con Filderstadt,
Germania.
Grazie ad esso in una settimana abbiamo
conosciuto, frequentato e condiviso
istanti di gioia e pazza allegria con persone
di cui prima ignoravamo lesistenza. In
una settimana abbiamo scoperto realt,
modi di vivere e di agire diversi dai nostri,
abbiamo appreso quanto possa variare,
a distanza di nove ore di viaggio, lintero
sistema.
L, in questo paese nella periferia di
Stoccarda, siamo venuti a conoscenza,
con molto stupore, di un modo di fare e
concepire la scuola totalmente differente.
Siamo stati colpiti da tutte quelle diversit,
e per noi stranezze, che caratterizzano
la scuola tedesca, come per esempio la
scelta individuale di ogni studente delle
materie da studiare, oppure la diversa
suddivisione e organizzazione delle ore
di lezione.
La scuola uno dei tanti esempi che
potremmo fare sulle differenze tra il
nostro paese e la Germania che in questa
settimana abbiamo colto.
Penso che questa esperienza sia stata
molto pi istruttiva di tutte le lezioni a cui
abbiamo assistito in questi tre o quattro
anni al Nievo, proprio per averci messi
in contatto con una realt culturale e
sociale diversa e spinti al confronto con
essa; per averci permesso di uscire dalla
nostra ristretta quotidianit, allargando i
nostri orizzonti facendoci conoscere altri
stili di vita.
Altro elemento, non meno importante, di
questo viaggio il legame che si formato,
in tempi rapidissimi, tra noi italiani; siamo
stati capaci, infatti, di fare gruppo sin
dai primi giorni, permettendoci cos
di trascorrere una settimana davvero
strepitosa.
Innumerevoli sarebbero gli aneddoti da
raccontare, le curiosit, le stranezze, le
situazioni imbarazzanti ed esilaranti che
ci sono capitate in questi pochi giorni,
ma il troppo poco spazio -e soprattutto
le circostanze- me lo impediscono.
Secondo il mio parere dunque, stata
unesperienza positiva sotto tutti i punti
di vista e che auguro a tutti di poter vivere
di persona.
Matteo Caldon
Scambio culturale Padova-Filderstadt
37%
La bellezza dellinutile
Chi almeno una volta non si chiesto a che
cosa serve studiare il latino, la storia dellarte,
la losoa, a cosa serve imparare a memoria le
declinazioni, gli autori e le opere dei nostri libri?
Senzaltro non da tutti avere una spiccata
passione per le materie Umanistiche, ma se
queste non ci fossero, e venissero ipoteticamente
eliminate dallinsegnamento, non ci priveremo,
forse, di una parte di noi stessi?
The Child is the father of the man scriveva
Wordsworth in una sua nota poesia
E noi di chi siamo gli?
Non si fondano forse le nostre leggi, la nostra
cultura, la nostra stessa libert su quelle brillanti
menti che secoli addietro dedicarono parte della
loro vita alle Lettere, allArte, agli studi?
vero: lArte non ci d da mangiare, non ci
insegner a leggere gli Indici di Borsa e neanche
a calcolare un algoritmo, con un pennello o
una penna in mano, non diventeremo i nuovi
Zuckermann, ma ci d la possibilit di stupirci
ed emozionarci davanti ad un quadro, come la
musica coltiva la nostra fantasia, i libri, i nostri
sogni e la losoa ci aiutano a pensare che non
sempre a diverso da b
Tutto questo si chiama Cultura, si chiama Poesia
ed Arte, parole che ormai, da troppo tempo,
associamo solo a: Leopardi, Brunelleschi,
Manzoni, Botticelli a gure lontane dai nostri
giorni.
Sempre pi spesso oggi la Cultura si fonda
sullutilit, se una cosa porta guadagno, se
qualcosa migliora le nostre condizioni, allora
vale la pena investire su di essa, altrimenti no.
Charles Dickens qualche tempo prima del
nostro numero, si era scagliato in Hard Times
contro linsegnamento nelle scuole della
losoa utilitaristica, secondo la quale se la
produzione di una certa cosa utile alla societ,
non importa cosa questa comporti, sia essa lo
sfruttamento delle grandi masse di operai, sia il
lavoro infantile, sia la povert.
Pico della Mirandola, nel 400, scriveva:
La dignit delluomo non sta n nei soldi,
n nel potere, ma nel sapere, la Cultura
fondamentale proprio per questo, perch non
ci fa guadagnare nulla, non ci procurer grandi
svaghi, ma ci regala molto, anzi tutto!
Oggi ci son molti tagli alle fondamenta su cui
poggiamo, lo stesso giornalino di Istituto fa
fatica a mantenere un numero sso di pagine, la
storia dellArte rischia di scomparire dai banchi,
e i tagli alla scuola parlano chiaro
Sembra che alcune persone abbiano preso alla
lettera ci che diceva Oscard Wilde: tutta lArte
inutile.
Da parte mia, lunica cosa che non potr
mai dimenticare a riguardo quello che un
professore un giorno disse alla mia classe: Se
studierete per arrivare al diploma, e lavorerete
per guadagnare lo stipendio a ne mese, tutto
ci che farete non avr mai un vero senso
perch lo scopo non devessere il ne
Veronica Turetta
31%
Provate a raccontare a qualcuno che volete fare una tesina sullArte.
Ecco puntuale una serie di facce sconvolte pronte a sparlare alle spalle.
Provate a spiegare a vostra madre che il vostro sogno vivere dArte.
Un ma sei impazzita\o?! non ve lo toglie nessuno.
Perch scommettere sullArte, sulla capacit pi ne delluomo considerata pazzia.
Perch va bene distinguersi dalla massa, ma non troppo, meglio restar ancorati alla
banalit, alla sicurezza.
Meglio diventar verdi di invidia di fronte a chi rischia, meglio dare del pazzo a chi ha
il coraggio di credere nellUomo, nellArte, pur sapendo che non verr capito dalla
maggioranza.
Ma cos lArte?
Quel pugno nello stomaco che riceviamo nel riconoscere in un dipinto, in un libro,
in una poesia, in una melodia, il sentimento che anche noi abbiamo provato,
quellemozione che non sapevamo come chiamare, che non sapevamo descrivere...
quello stato danimo di cui lartista aveva impregnato la tela.
LArte lUomo e lUomo Arte.
Immaginate loceano. Unenorme e distruttiva esplosione di cielo. Blu.
Immaginate i li derba di un prato. Ciuf di terra ribelli e tinti. Verde.
Immaginate una cascata. Vomito di una caverna ubriaca di meraviglia. Acqua.
Immaginate una mongolera. Sogno colorato dun bambino non ancora nato.
Arcobaleno.
Immaginate una spiaggia. Pezzettini di specchio di una principessa maldestra. Giallo.
Immaginate una margherita. Raggi bianchi del sole. Bianco.
Immaginate una scarpa slacciata. La corsa senza ato del Tempo. Grigio.
Immaginate un telefono. Voci damanti sintrecciano divise da un lo. Rosso.
Immaginate un libro. Origami di vite. Arancione.
Immaginate una tv. Eco di urla vuote. Nero.
Immaginate una scuola. Trampolino di lancio e spinta nel baratro. Viola.
Ora dimenticate tutto quello che avete immaginato e avrete accantonato lArte.
Alessandra Cannella
La violenza sullarte
25%
Sorio
Tenetecontoche lAmerica una sortadi grandedependancedEuropa,visto
checi vannoad abitaretuttigli europei
Sorio
Miraccomando,seguitelalezione,nonpreparatealtrematerie...Lnei
bassifondi,neglislums,nonvedocosastatefacendocomequineiquartierialti
Pignatelli
Coschevieneattiratodallecalamite?
Alunno
Ifrigoriferi!
Alunna
CosasuccedeaipianetipivicinialSole?
Cera
Sibrustolano!
Sorio
ChieraSpartaco?
Alunni
Unoschiavosucuihannofattoancheunaserietv...
Sorio
Dissennatiemassicati,lasciateperdereleserietv
Pignatelli
Lalucerallentanelvetro
Alunna
Comeneimattoni
Pignatelli
Noncredolalucepassineimattoni,sai?
Perle
18%
Alunni
CoslOmnio?
Pignatelli
Nonnehoidea
Alunno
LacapitalediStoccolma!
Pignatelli
QuellasemmaiOslo,epoi:STOCCOLMA?
Pignatelli,imbattutosiinunadenizionechimica
Chimici,permeignoranza grassa,perhasenso
Borgato
EimpossibiletrovareunbranodiLeopardidoveesaltilavita:da
tagliarsileveneperdrittoeperrovescio
Cera
Quandoconunpiccioneprendipifave,titieniilpiccione
Bagno
Dai, per favore, non aumentare lentropia e girati
Bertola, rivolta al nostro graco, che in quinta
Abbiamo un problema ereditario, non che vorresti rimanere qui anche lanno pros-
simo?
6%
Non si tratta di speculazioni di qualche tecnolo sognatore: questi progetti sono gi stati
messi in pratica e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Al KDD LAB del CNR e dellUniversit di Pisa, un gruppo di scienziati si lasciato guidare
dai big data forniti dai nostri telefoni, dai nostri navigatori e da altre fonti ancora per diseg-
nare il territorio e i conni reali della Toscana.
I dati raccolti durante 5 settimane hanno mostrato una rete di spostamenti molto intensa,
pi intesa in corrispondenza di alcuni fulcri attorno ai quali la mobilit maggiore. Attorno
a questi centri si sviluppa una serie di direttrici di grande percorrenza che conducono al
fulcro.
Le diverse comunit sono territori che si sviluppano attorno a un centro e che sono in in-
tensa comunicazione tra loro. Allinterno di una comunit la mobilit interna molto mag-
giore di quella esterna con le altre comunit.
Ritornando a considerare la geograa, i conni di queste comunit vanno a coincidere con
aggregazioni di comuni che, da quanto ci raccontano i dati, godono di una grande comu-
nicazione al loro interno.
Gli studiosi responsabili di questa ricerca avanzano la proposta di adottare questo sistema
per la nuova suddivisione della province che da tempo viene giudicata necessaria dai di-
versi governi che si succedono al potere.
Un altro risultato importante della ricerca sui Big Data il servizio Google Flu (google.org/
utrends).
Attraverso unanalisi dei termini delle ricerche online questo sistema in grado di preve-
dere con un anticipo di due settimane un aumento di casi di inuenza in una determinata
zona geograca.
innegabile che questi Big Data siano in grado di aprirci una nestra privilegiata sui com-
portamenti umani. Il compito di estrarre conoscenza dai dati e raccontarla a tutti spetta ad
una nuova gura di scienziato, il data-scientist.
Nel campo dellanalisi dei dati la sda dei prossimi anni sar quella di attrarre sempre pi
le nuove generazioni allo studio dei Big Data per poter fornire un affresco il pi perfetto
possibile della nostra societ. Inne un consiglio: la Harvard Business Review ha denito la
professione di data-scientist come il mestiere pi sexy del XXI secolo quindi se volete
fare colpo non vi resta che dedicarvi ai Big Data.
Tommaso Lazzarini
Viaggio al centro del dato

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