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bangladesh

Fashion
Stefania Ragusa
Dhaka (Bangladesh)

È
buio pesto, ma tra le baracche
di Kathalbagan, alla periferia

victims
di Dhaka, c’è animazione. Le
bostrobalikara, come in bengali sono
chiamate le operaie del settore tessile,
devono alzarsi presto per raggiunge-
re la fabbrica e dare il cambio alle I negozi europei sono pieni di prodotti a buon
colleghe che hanno fatto il turno di mercato dell’industria dell’abbigliamento dei Paesi
notte. Noorjahan è una di loro. Ha asiatici poveri. Ma questo comporta costi elevati,
18 anni e viene da un villaggio del soprattutto per le giovani donne. Un film documenta
nord del Paese. È la prima di cinque il lato oscuro dello sviluppo in Bangladesh
figlie. Così, quando il padre ha dovuto
cedere il campo che gli permetteva di Bangladesh e Gran Bretagna. Questa zardo e andare a donne - ricorda Sa-
tirare avanti, trasformandosi in un pellicola mostra, con sentimento ma fia Begum, altra voce del documen-
contadino senza terra, ha ritenuto che senza retorica, uno dei tanti volti na- tario -. Grazie al lavoro in fabbrica,
toccasse a lei darsi da fare. È andata scosti della globalizzazione: il dram- ho potuto divorziare e fare studiare
nella capitale a cercare un posto in ma di decine di migliaia di donne in mia figlia». Ma il prezzo della libertà
una garment factory. Oggi lavora in bilico tra il tentativo di uscire dalla è stato alto: paghe da fame, orari
media dodici ore al giorno, per un miseria e conquistare una forma di massacranti, nessuna previdenza o
salario mensile che non supera i 25 autonomia e un sistema di produzione tutela sanitaria, vessazioni e anghe-
dollari. 15 vanno via per l’affitto e che le stritola. rie. Come dimostrano le parole di
il cibo, cinque per Makhduma Nargis, una dottoressa
L’industria le spese persona- IL BOOM DEL TESSILE che si occupa della salute delle bo-
dell’abbigliamento li. Ogni tre mesi La garment industry comincia a svi- strobalikara: «Le donne che visito
comincia riesce a mandar- lupparsi in Bangladesh a partire dal soffrono spesso di tubercolosi e altre
a svilupparsi ne una decina a 1974, per effetto del cosiddetto «ac- malattie legate alla cattiva nutrizione
in Bangladesh casa. cordo multifibre», un’intesa interna- e all’immobilità forzata. A volte non
nel 1974, Le garment facto- zionale sui tessili e l’abbigliamento hanno neanche il permesso di andare
quando i coreani ries, le fabbriche che fissava quote di produzione e in bagno. In molti casi sono vittime
iniziano di abbigliamento tetti alle importazioni e avrebbe do- di abusi e violenze, ma non hanno
a delocalizzare del Bangladesh, vuto servire, nelle intenzioni dei la forza per denunciare né i soldi per
le produzioni sono concentrate Paesi occidentali, ad arginare la con- comprare cibo e medicine». Hanno
nel Paese soprattutto nel di- correnza nel settore tessile da parte molte difficoltà anche a trovare un
stretto di Dhaka e di alcuni Paesi emergenti. In risposta alloggio: «Le vedevo sciamare verso
impiegano quasi esclusivamente ma- i coreani lanciarono la carta della de- le fabbriche e mi domandavo: cosa
nodopera femminile: su due milioni localizzazione e si misero a produrre accade loro all’uscita dal lavoro? -
di operai, l’85% sono donne e hanno in Bangladesh, emulati di lì a poco racconta Mashuda Khatun Shefali,
meno di trent’anni. Sono loro a cucire, dai primi, intraprendenti imprendi- fondatrice dell’Ong Nuk (Nari Uddug
confezionare, far nascere i vestiti che tori locali. Kendra, Centro per le iniziative delle
affollano i grandi magazzini europei. Da subito queste fabbriche attirarono donne) -. La maggior parte arrivava
Noorjahan è la protagonista di un film le donne dei ceti più umili, fino a da villaggi sperduti e a Dhaka non
documentario su queste ragazze, inti- quel momento escluse dal mercato conosceva nessuno. Trovare lavoro
tolato, appunto, Bostrobalikara (vedi del lavoro e sottoposte non era difficile, ma un
www.bostrobalikara.com). Lo hanno all’autorità indiscussa di La moda cambia posto sicuro in cui stare,
realizzato tre intellettuali bangladesi mariti e tutori. Per molte di settimana sì. Mi sono data da fa-
sensibili e impegnati: Tanvir Mokam- di loro si trattò di una in settimana. re per creare un ostello
mel, cineasta, poeta e scrittore, Anwar formidabile opportunità Tra le aziende per loro. Era il 1991:
Hossain, fotografo trapiantato a Parigi, di emancipazione: «Il c’è competizione tre anni dopo gli ostelli
Shafiur Rahman, blogger e produttore mestiere di mio marito sfrenata per erano diventati quattro.
di documentari sociali, pendolare tra era bere, giocare d’az- accaparrarsi Ma trovare i locali da
gli ordini,
consegnando
26 Popoli novemBRE 2009 la merce al più
presto
AFP/ J. Samad
Dhaka: un’operaia di uno
stabilimento tessile.

affittare è stato molto difficile. I pro-


prietari considerano le bostrobalikara
poco affidabili».
La situazione è peggiorata nel tem-
po, man mano che aumentavano le
richieste e le pressioni dei mercati.
La moda ormai non cambia più se-
condo le stagioni, ma di settimana
in settimana. Tra le aziende c’è una
competizione sfrenata per accapar-
rarsi gli ordini. Per spuntarla bisogna
consegnare la merce nel minor tempo
possibile e al prezzo più basso. L’uni-
co modo per farlo è aumentare i ritmi
di lavoro e diminuire le paghe, far
crescere la produttività e trascurare
la sicurezza.

CONTROLLI DI FACCIATA
I committenti occidentali si sono a
lungo disinteressati di questi aspetti.
Ma quando, grazie anche a campa-
gne di sensibilizzazione come Clean
Clothes (www.cleanclothes.org), certe
notizie hanno cominciato a uscire dai
confini del Bangladesh, l’atteggiamen-
to è cambiato, almeno formalmente.
Fare finta di nulla avrebbe potuto
tradursi in un grave danno di imma-
gine. Molti hanno posto il rispetto dei
diritti basilari dei lavoratori - salario
minimo, divieto del lavoro minorile,
tutela della maternità, ecc. - come con-
dizione per continuare le commesse. È
iniziata così la stagione delle ispezioni.
«Sono visite largamente annunciate.
Sappiamo sempre con anticipo quando
arriveranno i nostri clienti - racconta
un’operaia -. Ci dicono di vestirci bene.
Mettono sapone, asciugamano e carta
igienica nei bagni. Fanno pulire tutto e
lasciano i cancelli aperti, per mostrare
che siamo libere di entrare e uscire.
Quando gli ispettori se ne vanno, tutto
torna come prima. La regola è avere
una doppia contabilità: una reale e
un’altra da mostrare ai compratori.
Fanno credere che prendiamo dai 70
agli 80 dollari al mese, che lavoriamo
otto ore al giorno e ne facciamo solo
due di straordinario, che ci pagano la
maternità e la malattia». I committenti
occidentali non approfondiscono ulte-

NOVEMBRE 2009 Popoli 27


bangladesh

Veduta della capitale


del Bangladesh.

riormente e si astengono rigorosamen- persone, ma che con ogni probabilità Bangladesh National Party di Khale-
te da visite a sorpresa. causò molte più vittime (vedi Popoli da Zia (attualmente all’opposizione),
1/2007). «L’atteggiamento dei governi né la Lega Awami di Hasina Wazed
MA LE LEGGI CI SONO è sempre stato ambiguo - osserva (vittoriosa alle ultime elezioni) hanno
«A monte non c’è, come si potrebbe Shafiur Rahman -. In Bangladesh la fatto nulla per ottenere l’applicazione
credere, la mancanza di leggi adegua- scena politica è occupata da anni da delle leggi, limitandosi a interventi
te - osserva Hamida Hossain, dell’Ong due partiti, alternativi a parole ma in tampone di stampo assistenziale. Uno
Ask -. La legislazione del Bangladesh, realtà molto simili. Entrambi hanno dei più recenti, molto gradito dagli
in questo campo, tra i sostenitori potenti industriali che imprenditori, è stato un contributo per
«Le operaie che è molto avanzata, con l’industria dell’abbigliamento si dare gratis alle operaie, ogni giorno,
visito - spiega ma viene sistema- sono arricchiti. Nessuno vuole perdere un piatto di riso. Ma la libertà di alzar-
una dottoressa - ticamente disat- il loro appoggio». Ecco perché, al di si per andare in bagno, in troppi stabi-
soffrono spesso tesa». Così come là delle dichiarazioni di intenti, né il limenti, continua a essere negata.
di tubercolosi e i regolamenti per
malattie legate la sicurezza de- PANORAMICA ASIATICA
alla cattiva gli edifici. Infatti,
nutrizione. In
«L
nelle fabbriche si ’ industria tessile è diffusa in tutta l’Asia. La situazione degli operai e delle
molti casi sono continua a morire. operaie in India, Thailandia, Cina, Cambogia, a parte rare eccezioni, è dura
vittime di abusi Crolli, incendi e e ingiusta come quella delle bostrobalikara», spiega Deborah Lucchetti, respon-
e di violenze incidenti vari so- sabile della campagna Abiti Puliti (sezione italiana di Clean Clothes). «Disporre di
no all’ordine del cifre accurate a proposito delle persone effettivamente impiegate è praticamente
giorno, spesso aggravati dal fatto che impossibile - spiega Lucchetti -. C’è una grande opacità e la maggior parte del
i cancelli sono chiusi dell’esterno per lavoro è svolto in subappalto. Per dare un’idea: a seconda del criterio utilizzato,
gli operai del tessile in India potrebbero essere 38 o 88 milioni. Ciò che si può
controllare meglio gli operai e quindi
affermare con certezza è che i marchi del lusso non sono estranei ai circuiti dello
è impossibile scappare. sfruttamento e della violazione dei diritti umani. Un esempio? Il coinvolgimento di
I morti accertati sono stati finora oltre Prada nell’“affaire Desa”, una fabbrica turca che rifornisce grandi firme europee e
tremila. Tra i disastri più recenti: nel non ammette alcuna forma di organizzazione sindacale».
2006, l’incendio della Kts Factory di Un’altra certezza, evidenziata dall’associazione Asia Floor Wage, è che la crisi
Chittagong (seconda città del Paese), economica sta avendo ripercussioni gravi sull’economia dei Paesi esportatori
con 61 vittime, e il crollo del Phoenix del tessile, soprattutto in quelli che rifornivano principalmente il mercato Usa. In
Building di Tejgaon, con 22. Il più India, per esempio, tra il 2008 e il 2009 almeno un milione e mezzo di posti di
grave, in assoluto, è stato il crollo lavoro sono stati persi. In Cambogia il 5% dei grandi stabilimenti ha dovuto chiu-
della Spectrum a Dhaka nel 2005, in dere quest’anno. Le esportazioni di Bangladesh e Thailandia invece non sono
diminuite: il costo della mano d’opera è il più basso del continente e questo per-
cui ufficialmente persero la vita 74
mette ai prodotti bangladesi e thailandesi di essere ancora competitivi. Per dare
un’idea, un’operaia di questi Paesi guadagna in media 7 centesimi di euro l’ora,
una cinese 10, un’indiana 20. In Francia e nel Regno Unito, per lo stesso lavoro,
28 Popoli novemBRE 2009 prenderebbe circa 7 euro e mezzo.

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