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SABATO 29 NOVEMBRE 2003

LA REPUBBLICA 43

DIARIO
di

LA SVOLTA DI FINI E I CONTI CON IL PASSATO


Uno strappo con il passato che appare netto. quello che Fini, leader di An, ha compiuto rispetto al fascismo, definendolo male assoluto. Parte della base del partito e dei suoi dirigenti non ha gradito. E quella mossa improvvisa ha innescato reazioni di stupore e rabbia fra coloro che ancora guardano allesperienza del ventennio con nostalgia. Naturalmente prematuro valutarne le conseguenze. Per ora quel gesto, a met strada fra storia e politica, ha creato molto dibattito politico e un evidente sgomento teorico tra quegli intellettuali che da tempo hanno avviato un processo di revisione e rivalutazione storica del fascismo.
EDMONDO BERSELLI

MUSSOLINI CAPO del go-

Firenze alla politica aveva tratto motivazioni, alimento, finalit e a causa della politica rischia di estinguersi: sullagguerrito filone storiografico del neorevisionismo propagandato da giornali, riviste, Tv e cinema sabbatte come una scure lespressione ormai proverbiale di Gianfranco Fini il fascismo male assoluto. Parole gravi, cariche di sdegno morale, che non pi ammettono, sul regime di Mussolini, letture giustificatorie o banalizzanti (la dittatura benevola o benigna), comparazioni indulgenti se non assolutorie (milioni di morti di l, poche decine di qua), sofismi che relativizzano, ammorbidiscono, edulcorano. La nuova vulgata, interpretata con zelo dai Cofrancesco, dai Belardelli, dai Perfetti ne come spiazzata. E rischiano di trovarsi in imbarazzo quegli opinionisti equidistanti che nellultimo quindicennio hanno assecondato con enfasi la retorica dei ragazzi di Sal, assimilati per coraggio e virt patriottica agli avversari partigiani. Con le dichiarazioni rese in Israele, Fini pone come un argine al nuovo senso comune, sostiene Enzo Collotti, gi professore ordinario di Storia contemporanea allUniversit di Firenze, figura di primo piano della storiografia antifascista, da pochi giorni in libreria con un nuovo saggio laterziano su Il fascismo e gli ebrei. Lo strappo del vicepremier sicuramente rilevante, anche se si tratta dun percorso in fieri, non dun processo compiuto. Fascismo male assoluto: non una formula sospettabile di ambiguit. S, ma appunto una formula, una caratterizzazione generica, quasi un anatema teologico in cui da storico non mi riconosco. Posso aggiungerle, forte duna antica militanza antifascista, che non lho mai considerato tale. Siamo al paradosso: Fini che scavalca la storiografia di sinistra nellortodossia della vulgata antifascista.

RITRATTO Qui a fianco, il Ritratto del Duce di Gerardo Dottori, dipinto del 1933

INTERVISTA CON LO STORICO ENZO COLLOTTI

MUSSOLINI Lo strappo e la nostalgia


SIMONETTA FIORI
Lobiezione che Fini gioca su un terreno esclusivamente politico, non certo storico. Da leader dun partito postfascista, compie uno strappo importante rispetto al suo passato, ma lanalisi storica ancora rozza, confusa: mi piacerebbe che uscisse dallastrattezza di certe sentenze, pur politicamente significative. Cosa vorrebbe sentirgli dire? Fini liquida Sal come una vergogna in riferimento alle leggi persecutorie contro gli ebrei. Ma la condanna deve essere estesa anche ad altro, ad esempio al nuovo ordine europeo di marca nazista, incarnato dalla Rsi e nel dopoguerra ereditato dal neofascismo del Movimento sociale, da cui Alleanza Nazionale discende. Dal Fini costituente europeo nella sua nuova veste lho seguito con interesse mi aspetto una maggiore elaborazione culturale, e dunque maggiore limpidezza. Limpido il giudizio sulle leggi antisemite, interpretate come prodotto della ignavia italiana piuttosto che come ossequio alla Germania di Hitler. sicuramente un elemento a favore di Fini, anche se mi sarei aspettato unanalisi pi articolata del perch gran parte degli italiani accett supinamente le discriminazioni razziali. Il fascismo era una dittatura, un regime totalitario. Qualsiasi forma di dissenso era impedita. Lanalisi superficiale, ma il giudizio appare netto. Una sentenza, quella sul male assoluto, che spiazza tutto il filone dellanti-antifascismo, invalso da quindici anni nel dibattito politico-culturale. Non c dubbio, e questo il principale merito di Fini: egli mette fine alla banalizzazione del fascismo, che ormai diventato nuovo senso comune. Quel che accaduto in Italia che, grazie allestrema semplificazione delle proprie formule, il neorevisionismo ha finito per plasmare in profondit lopinione pubblica. Il suo linguaggio, elementare e dunque rassicurante, stato capace di produrre convincimenti collettivi e dunque un forte consenso di massa. Gianfranco Fini pone un argine a questo processo, invitando la coscienza pubblica a problematizzare il rapporto con il passato: non poco. Un macigno sulla strada di chi, liquidando lantifascismo come valore fondante, lavora per costruire le nuove basi per la legittimazione storica della seconda Repubblica. un invito, rivolto alla destra e al centro-destra, di porsi in modo pi serio e responsabile rispetto alla nostra storia repubblicana. Dalla politica era nata lesigenza di rileggere strumentalmente il fascismo e lantifascismo. La politica ora mette a tacere questa revisione. Un para-

Quello di Fini un percorso ancora incompiuto

Comunque mette fine alla banalizzazione del fascismo

dosso che metter in imbarazzo alcuni commentatori di storia. In crisi di certo, ma escludo che rinunceranno alla loro alacre attivit. Non bastano poche parole per rovesciare un paradigma ormai radicato: per questo insisto che la conversione democratica di Fini deve andare avanti. Lei continua a manifestare riserve. Ripeto: siamo di fronte a un processo molto interessante, ma qualche dubbio permane. lo stesso Fini ad alimentare le mie perplessit. In che modo? Alla ribellione dei nostalgici, egli obietta una presunta anzianit dellantifascismo di Alleanza Nazionale, che fa risalire alla svolta di Fiuggi: ma allora non ci fu un vero strappo. Fu unoperazione confusa e pasticciata, che mescolava Evola e don Sturzo. Non con lonnicomprensivit che si legittimano processi democratici. Oggi per lo strappo pi netto, documentato anche dalle reazioni veementi dei pi ortodossi: da Assunta Almirante ad Alessandra Mussolini, da Mirko Tremaglia a Francesco Storace. Certamente, laccelerazione c stata e sarebbe sciocco non riconoscerla. Mi auguro per che la revisione prosegua, che la conversione di Fini ai valori democratici e liberali sia cosa profonda e autentica. C il rischio che sulla destra reale prevalga la proiezione della destra ideale inseguita dalla sinistra. Un risultato immediato stato raggiunto: non pi epinici commossi sui ragazzi di Sal. Lindignata rivolta dei vecchi repubblichini come Tremaglia il segno evidente che le dichiarazioni di Fini sciolgono un grave equivoco, ossia la equivalenza tra i soldati della Rsi e i partigiani. Equivoco in parte alimentato da un leader della sinistra. Pu apparire paradossale che sia Fini a liquidare una ridicola campagna che era stata inaugurata proprio da Luciano Violante: un altro paradosso, tra i tanti di questa vicenda.

verno e Duce del fascismo, Benito Mussolini vuole modernizzare lItalia con la mano pesante. Bastonati gli avversari, nazionalizza gli italiani con lonnipresenza del partito fascista. Polizia, spie, mistica del regime, e sullo sfondo una Roma di cartapesta che rivendica limpero. Quando finalmente limpero conquistato, lItalia proletaria e fascista viene mobilitata al punto che Togliatti parla di regime reazionario di massa; mentre De Felice metter a fuoco lossimoro apparente di un totalitarismo fondato sul consenso. Istrionico nella mimica delle balconate, contadino con i rurali, aviatore con gli aviatori, tennista con i tennisti, Mussolini si infila nella guerra hitleriana e manda in rovina se stesso e il paese, passando dalla commedia in costume alla tragedia. Finisce orribilmente, ma anche il macabro di Piazzale Loreto contribuisce a tener viva la fiamma nei superstiti, che lo trasfigurano nel mito-Mussolini: luomo che aveva sempre ragione, nonostante la storia.

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DIARIO

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I volti di un regime che nellarco di un ventennio ha mostrato irragionevolezza, e ferocia, stupidit e tanta retorica

1922

1938

1943-1945

LE TAPPE PRINCIPALI

LA MARCIA SU ROMA Il 26 ottobre del 1922 da diverse parti dItalia le camicie nere marciano verso Roma. Il re Vittorio Emanuele III non firma lo stato dassedio e il 30 d a Mussolini lincarico di formare il governo.

LE LEGGI RAZZIALI A partire dal settembre 1938 vengono approvate le norme per la difesa della razza. Gli ebrei italiani sono esclusi dagli impieghi pubblici, poi da quelli privati. Con la guerra gli ebrei vengono internati

DAL 25 LUGLIO A SAL Il 25 luglio del 1943 il Gran consiglio mette in minoranza Mussolini. Imprigionato, liberato in settembre dai tedeschi. Fonda la Repubblica sociale. Il 28 aprile 45 Mussolini viene fucilato a Dongo.

GLI ARDORI FASCISTI DEI PRIMI ANNI, IL DISSENSO, E POI LA LOTTA PARTIGIANA

QUESTA ERA LA PROVINCIA QUANDO IL DUCE ARRIVAVA


GIORGIO BOCCA
(segue dalla prima pagina) ercorse in auto scoperta i viali, abbronzato, soddisfatto del suo esercito scalcagnato ed era piaciuto anche a mio zio Mario per niente fascista ma che per giorni mi aveva ripetuto: Perlomeno bello, mica come quel Ciano che ha i piedi piatti e una faccia di palta. Tradizioni e vizi provinciali si erano trasferiti in quel fascismo che perci stesso ci sembrava quasi normale. Una simbiosi che sembrava perfetta quando arrivavano a Cuneo in allenamento gli azzurri del calcio, e appena deposti i bagagli in albergo e indossata la camicia nera, guidati da Vittorio Pozzo, il commissario unico, attraversavano inquadrati piazza Vittorio con la corona di fiori portata da Meazza e Monzeglio da deporre sul monumento dei caduti ai giardini pubblici. Nessuno voleva fare la guerra, ma Mussolini credeva che fosse gi vinta dai tedeschi. Lo vidi tre giorni prima della dichiarazione. Avevamo vinto la staffetta con il Guf Torino ai littoriali dello sci a Madonna di Campiglio e lui doveva consegnarci a Roma la M doro di premio. Prima aveva ricevuto la redazione del Lambello, il giornaletto studentesco di Torino a cui aveva detto che era finito il tempo di cirioleggiare, parola da settimana enigmistica ma che anche a quelli del Lambello risultava chiara; entravamo in guerra. Qui fin il nostro fascismo di regime, pieno di statue di cartapesta, di gerarchi in sahariana ma anche di entusiasmi nazionalistici e colonialistici perch predare il resto del mondo piace a tutti. E si arriv all8 settembre del 43, alla caduta del regime, alloccupazione tedesca, alla repubblica collaborazionista di Sal e sin dai primi giorni si cap che la musica era cambiata, da Giovinezza giovinezza, un inno da operetta alla marcia funebre, alle decine di morti fucilati, impiccati, annegati a Boves, a Meina, a Ferrara. Dovunque. Eravamo da pochi giorni in montagna quando arriv la notizia che il Duce era stato liberato sul Gran Sasso che a Cuneo il Palazzo Littorio era di nuovo occupato dai fascisti, ma fascisti di un tipo nuovo, come colti a caso da una follia suicida, nomi mai sentiti o imprevedibili, come funghi guasti dopo una pioggia avvelenata: il pugile Kumar di Gorizia finito a Cuneo per occuparsi del ring sistemato nelle cantine, il capo dellufficio stampa, un uomo colto, afflitto da elefantiasi, un avvocato sin l timidissimo e ritroso, un calciatore arrivato da Reggio Emilia, compagno di interminabili partite di biliardo, mai parlato di politica, una compagna di liceo bella, intelligente, sposata a un notaio mai visto in camicia nera, un professore di storia dellarte. E cominciava quel rapporto morboso di una guerra senza prigionieri, quella rivelazione di un fascismo, irragionevole, rimasto dentro le viscere della gente che cantava linno lugubre scritto da un teatrante romano le donne non ci vogliono pi bene / perch portiamo la camicia nera / hanno detto che siamo da catene, / hanno detto che siamo da galera. Il fascismo feroce che avrebbe ucciso Duccio Galimberti, lasciandone il cadavere in un fosso lungo la strada per Savigliano. Il fascismo della guerra civile che anche oggi a tanti anni di distanza non si riesce a spiegare a chi non c stato, una guerra civile dentro la guerra risorgimentale contro i tedeschi, chiarissima questa va fuori di Italia, va fuori stranier intricata, spesso assurda la prima, una lacerazione di relazioni cittadine, una mescolanza di antichi rispetti e di presenti furori. Mia madre, mia sorella, mio padre vissero per venti mesi nella casa di via XX Settembre di fronte al Palazzo Littorio dove si sapeva benissimo che io ero un comandante partigiano, protetti non si sa da quale solidariet civile, e io che il 25 aprile della insurrezione, per cos dire ricambiavo portando in salvo a Torino su unautoambulanza un ufficiale della repubblica fidanzato di una nostra cugina bella e stupida ma sempre cugina prima. E giorni dopo fingevo di non riconoscere, su un treno limpiegato postale che aveva comandato la brigata nera, ma era stato un compagno di tarocchi al bar Nigra. La guerra civile, non quella risorgimentale ferocemente chiara, era spesso una partita falsa che andava giocata anche controvoglia. Soprattutto con il fascismo irragionevole. Avevamo in valle Varaita una volante che andava a caccia di fascisti come di pernici, regolarmente, una volta la settimana. Scendevano in pianura, salivano sul treno Cuneo-Saluzzo e tornavano in valle trionfanti con i prigionieri, con armi e divisa. Alcuni rassegnati alla prigionia, zitti e buoni; altri come colti da un eroismo isterico, senza senso, urlavano la loro intransigenza. Ne ricordo uno, non so di quale reparto della repubblica, con fiamme bianche su una uniforme azzurrina, professore di filosofia che non riusciva a capire, non voleva capire che la sua guerra era ormai persa, che non aveva senso prolungare la sofferenza e la paura. Ma si arriv alla fine con il ridicolo che sempre si mescola alle tragedie. Come nella trattativa per la resa della Monterosa a Dronero. Al posto di blocco gli alpini addestrati in Germania sono armati e torvi di paura, ma larciprete ha combinato lincontro, gli ufficiali fascisti ci attendono in municipio. Il comandante del reggimento sembra irragionevole, farnetica di onore militare, di dovere, dice che vuole fare una sortita. Ma dove? Gli diciamo che dovunque incontrer altri partigiani. Mentre si parla mi sembra di vedere fra gli ufficiali fascisti un volto noto. Ma s, Soria il segretario del Guf Torino che ci mandava a fare le gare di sci. Lo saluto con una mano e risponde. Ora si sente salire dalla piazza un suono di voci festanti e una canzone. Mi avvicino alla finestra, assieme a Soria. Sono i vostri che cantano?, gli chiedo. Non credo, dice, cantano Bandiera rossa. La piazza gi piena di gente. Si sente un urlo pi forte, sta avanzando fra la folla Mario Scaglione, il primo antifascista di Dronero, porta allocchiello un grande garofano rosso. Poi sono venuti i neofascisti, i postfascisti, la specie nera di cui lItalia sembra non possa fare a meno nonostante le apostasie dei Fini. Sono tornati a Cuneo, a Torino e dovunque e ho voluto conoscerli per scrivere la storia della Repubblica di Mussolini andandoli a trovare per tutta Italia a cominciare da Giorgio Almirante nella direzione del Msi a Roma e mi guardava con quei suoi occhi azzurri ed entrambi pensavamo che se ci fossimo incontrati nellinverno del 45 nella Valsesia uno dei due non sarebbe stato l a raccontarlo. Fascisti di ogni tipo: il generale Montagna comandante della polizia di Sal, il generale Filippo Diamanti braccio destro del maresciallo Graziani, leconomista Mario Sargenti che credeva nella socializzazione, altri ministri e diplomatici, comandanti della X Mas e della Guardia repubblicana per scoprire che la diversit fra guerra risorgimentale e guerra civile era ed inesistente, che la seconda dipesa totalmente dalla prima e che la sua mediocrit dipendeva proprio dal suo collaborazionismo, dallo stare agli ordini del tedesco occupante. E cos stato del neofascismo che nella politica stato un taxi, come diceva Enrico Mattei, che i partiti antifascisti potevano usare, pagare e poi salutare. La svolta di Fiuggi e la grande apostasia di Fini non fanno altro che suggellare una sconfitta definitiva. Resta qualcosa di simile al fascismo che esisteva gi nellItalia liberale e monarchica: un trasformismo opportunista, una retorica colonialista da paese voglio e non posso. Lapostasia di Fini per dire la nascita di un partito conservatore democratico? Ma no, bastava e avanzava la Democrazia cristiana. Ha fatto bene la nipote dei Mussolini ad andarsene. C un limite a tutto, anche a Fini con la kefiah.

I LIBRI
LUIGI SALVATORELLI Nazionalfascismo Einaudi 1952 PAOLO MONELLI Mussolini piccolo borghese Garzanti 1959 RENZO DE FELICE Mussolini Einaudi 1965-1997 Intervista sul fascismo (a cura di Michael A. Ledeen) Laterza 1975 DENIS MACK SMITH Mussolini Rizzoli 1981 ENZO COLLOTTI Fascismo e antifascismo. Rimozioni, revisioni, negazioni Laterza 2000 ERNST NOLTE I tre volti del fascismo Sugar 1964 PIER GIORGIO ZUNINO Interpretazione e memoria del fascismo Laterza 1991 PIERRE MILZA Mussolini Carocci 2000 EMILIO GENTILE Fascismo. Storia e interpretazioni Laterza 2002 SALVATORE LUPO Fascismo Donzelli 2000 AA. VV Dizionario del fascismo Einaudi 2002 AA. VV. Dizionario dei fascismi Bompiani 2002

CIMELI MUSSOLINIANI Qui sopra, una coppa celebra il Concordato del 29. A fianco, da sinistra, un ritratto del 1935, il Profilo continuo del 1933, un piatto del 1926.

Allinizio tradizioni e vizi provinciali si trasmisero nel fascismo che ci sembr normale

CARLO EMILIO GADDA

E gi principiavano invaghirsene, tutte le Marie Barbise dItalia gi principiavano invulvarselo, appena discese daltare sognando fasti del manganello educatore
Eros e Priapo 1967

LESPRESSIONE NASCE NELLA RIFLESSIONE DI SINISTRA

QUANTI EQUIVOCI SUL MALE ASSOLUTO


SERGIO GIVONE
osha a che fare con la filosofia quel male assoluto di cui ha parlato Fini? Poco, per la verit, essendo il male un fenomeno per sua natura relativo. Il male un no, non deve essere che pronunciato dal bene e non dal male. In un mondo dove non ci fosse che il male, la sua potenza finirebbe con limplodere e non resterebbe che il nulla. Del resto il male ha bisogno del bene. Se ne nutre in modo del tutto parassitario. Perci nella storia della filosofia il male viene definito per lo pi in termini di negazione e di mancanza. E la religione, il mito, non la filosofia, a vedere nel male una forza tenebrosa e dotata di una sua realt autonoma. Come se la filosofia non potesse dar voce alla positi-

ERNEST HEMINGWAY

Mussolini il pi grande bluff dEuropa. Anche se domattina mi facesse arrestare e fucilare, continuerei a considerarlo un bluff
Mussolini: il pi grande bluff 1923

vit e cio appunto alla realt del male. Semmai il male parso ai filosofi qualcosa come una pulsione invincibile, cui luomo sarebbe soggetto per natura. Ma questo non il male assoluto, bens, come aveva sostenuto Kant, il male radicale. Da questo punto di vista non deve sorprendere che il concetto di male assoluto abbia fatto irruzione nel dibattito filosofico in chiave polemica. Sia in Nolte sia in Del Noce troviamo la tesi secondo cui definire il nazifascismo come il male assoluto un errore (errore tipico dellazionismo secondo Del Noce), perch allora non si capisce pi quellaltro male che il totalitarismo comunista. E qui viene da chiedersi: si reso conto, Fini, usando lespressione che ha usato, di far sua

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DIARIO

LA REPUBBLICA 45

1946

1995

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Un processo che dal dopoguerra a oggi ha portato la destra estrema a una revisione di posizioni non condivisa dalla base

LA NASCITA DEL MSI Nel dicembre del 1946 viene fondato il Movimento sociale itaiano. Nel partito neofascista conviveranno (a volte a fatica) unanima nostalgica ed estremista e una pi cattolico-conservatrice.

LA SVOLTA DI FIUGGI Nel gennaio del 1995 si svolge a Fiuggi lultimo congresso del Msi che anche il primo di Alleanza Nazionale. Pino Rauti dar vita alla scissione del Msi-Fiamma Tricolore.

LO STRAPPO DI FINI Il 24 e il 25 novembre Gianfranco Fini, in visita a Gerusalemme, parla dellepoca del nazismo, del fascismo e delle persecuzioni come male assoluto e dice di aver cambiato idea su Mussolini.

DOVE PORTA LO STRAPPO DI FINI/ INTERVISTA ALLO STORICO PIERO IGNAZI

LE DUE FACCE DEL POSTFASCISMO


MICHELE SMARGIASSI
Bologna oglierebbe il punto interrogativo, professore? Lo toglierei. Piero Ignazi oggi correggerebbe il titolo del suo Postfascisti?, studio sulla galassia della destra estrema pubblicato ormai dieci anni fa. Ma c voluto il trauma di Gerusalemme per convincerlo. Solo uno scossone violento poteva disancorare la barca di An, partita da Fiuggi otto anni fa ma insabbiata nelle secche della doppiezza politica. Merito di Gianfranco Fini aver compreso che la scossa doveva venire dalla storia e dai suoi simboli, non dalla politica e dalle sue promesse; dal passato e non dal futuro. Suo deme-

rito: averlo compreso molto tardi. Forse non troppo tardi, per: Ignazi, docente di scienze politiche a Bologna, analista e storico della destra, ora d al presidente di An una discreta chance di successo come traghettatore. E prevede che non sar la ribellione dei nostalgici il suo vero problema di navigazione. Non fu abbastanza traumatico per gli ex missini il congresso di Fiuggi, professore? Era solo linizio del viaggio, e suscit troppi incauti entusiasmi. Uno strappo di quella portata, un movimento politico post-fascista che diventa antifascista,

UMBERTO ECO
A sinistra, una cartolina postale degli anni Venti. In alto, Balilla di Veross del 1937

unidea che appartiene a una cultura antagonista rispetto alla sua? Era consapevole di ripetere un errore che i suoi autori di riferimento imputavano al campo a lui avverso? Sapeva di parlare un linguaggio talmente di sinistra che neppure a sinistra usa pi? Ci non toglie che la filosofia sia oggi pi disposta di un tempo a riconsiderare il problema del male. Forse perch veniamo da un secolo che ha sperimentato la furiosa capacit distruttiva del male in proporzioni smisurate e inaudite. O forse perch gli sforzi fatti per togliere al male il suo tragico pungiglione si sono rivelati per quello

che erano: vani esercizi retorici. Sia come sia, l assolutezza del male, o meglio quel fondo di irredimibilit che sembrano renderlo impermeabile alla ragione, non pi oggetto di censura, anzi. La lezione di maestri del pensiero contemporaneo come Jonas, Pareyson, Ricoeur, che al male hanno dedicato le loro riflessioni pi profonde, tuttaltro che inascoltata. E cos potuto accadere che il no, non deve essere sia diventato un no, non deve essere assolutamente. Non il male assoluto, ma lassoluto nel male ci che d da pensare. Quellassoluto di cui ci siamo liberati e che comunque non sapremmo pi dove trovare, l, nel cuore del male. Il giorno che non avremo pi parole per dire no, non deve essere assolutamente sar un brutto giorno. E non solo per la filosofia.

Nei suoi primi anni anticlericali Mussolini chiese a Dio di fulminarlo sul posto, per provare la sua esistenza. Dio evidentemente era distratto
Cinque scritti morali 1997

GAETANO SALVEMINI

Il talento istrionesco di Mussolini pu ingannare i fascisti per qualche tempo, ma non per sempre e quando la frenesia comincer a calare, la dittatura cadr
Dai ricordi di un fuoruscito 2002

non poteva credibilmente essere consumato in pochi giorni, senza colpo ferire, senza apparente sofferenza, senza pagare alcun pegno. Cosa manc? La storia, appunto. I conti con la storia. In questi otto anni An non ha mai organizzato un solo dibattito, un convegno, una discussione per ridefinire il proprio giudizio sul fascismo e farlo diventare senso comune di tutto il corpo del partito. Non c stata pedagogia democratica dopo Fiuggi. Nulla di paragonabile, per esempio, alla vera e propria campagna di educazione di massa che promossero in Germania i conservatori di Adenauer per cancellare ogni traccia di possibili indulgenze verso il passato nazista. un lavoro che ha fatto Fini personalmente. del 98 la sua condanna di Sal: Non avrei combattuto nella Rsi, era la strada sbagliata E io commentai: Fini in fuga, ma An arranca. Fini ha concentrato su di s, con piglio leaderistico, la revisione storica che avrebbe dovuto coinvolgere lintero partito. Non fu impostata, direi anzi che fu evitata ogni operazione di educazione politica. Fini contava sul principio dellintendence suivra. successo invece che i quadri intermedi di An si sono comportati come se lo strappo con la storia fosse una necessit rituale e tattica, un tributo alla rispettabilit poco impegnativo. La versione di destra della doppiezza comunista di epoca togliattiana? Lo definirei piuttosto laccantonamento di un pensiero scomodo, un tratto molto pi tipico del nostro carattere nazionale. Forse Fini contava su quella che lei stesso defin socializzazione inconscia, la lenta infiltrazione delle abitudini e dei princpi democratici? Se il contesto fosse stato quello della Prima Repubblica, forse avrebbe avuto ragione ad affidarsi solo al corso della politica, senza affrontare di petto il nodo delle radici storiche. Ma successa una cosa inattesa: nel centro-destra esplosa la concorrenza, combattuta proprio sulla storia e sui suoi simboli. Berlusconi e i suoi apprezzamenti per Mussolini, la Lega e il suo populismo gladiatorio hanno fatto appello agli umori neri che covano dentro An. Fini si trovato a remare controcorrente. E contro una corrente molto forte servono colpi di remo forti. Forte quanto? Che peso ha, quanto conta il nostalgismo in An? Nel 98, tre anni dopo Fiuggi, il 61% dei delegati al congresso teorico di An erano ancora contrari a recidere i legami con Sal. La stessa percentuale giudicava il fascismo un buon regime e un altro 3% addirittura il migliore possibile. Consideri che non si trattava solo di vecchi iscritti Msi, ma anche delle giovani reclute di An.

Il rischio che sulla destra reale prevalga quella ideale resta ancora alto

Significa che non solo non fu praticata una pedagogia democratica, ma che ne funzionava una nostalgica? No, significa soltanto che dopo il 95 An stato un partito senza unidentit di ricambio, senza riferimenti storici e ideali diversi da quelli che continuava ad esibire sulle sue bandiere, certo stinte e a mezzasta, ma le uniche visibili sul vascello. La mattina al congresso a votare la svolta, il pomeriggio a Predappio a salutare il Duce Quanto poteva reggere quella schizofrenia? Poco. Infatti Fini, dopo aver continuato per anni a compiere atti politici importanti ma di scarso impatto emotivo, come il rifiuto di sedere a Bruxelles assieme ad Haider, ha scelto la via di un forte gesto simbolico. Col viaggio in Israele ha dato un colpo di mazza allultimo rifugio dellambiguit e dei distinguo: la tesi di un Mussolini bravo fino al 1938, poi traviato da Hitler. Ma lintendenza non lha seguito. Questo ancora da vedere. chiaro che la resistenza del vascello alla tempesta dipende quasi interamente dalla compattezza dei suoi ufficiali in seconda. Io credo che gli Storace, gli Urso e gli Alemanno sfrutteranno loccasione per rinegoziare gli equilibri interni e non avranno voglia di rimettersi la camicia nera e di calarsi in mare con una scialuppa fragile. E se nessuno nel gruppo dirigente dar sponda allarea nostalgica, per quanto estesa sia, An regger il guado. Del resto, tutti sanno che il capitale di credibilit del partito risiede nellimmagine del suo leader. Lunica alternativa alla marcia verso il partito conservatore moderno un altro Msi emarginato nella sua nicchia. Non prevede una Rifondazione Fascista? No. Se qualcuno ci prover, sar un tentativo folclorico. Del resto c gi stata lesperienza di Rauti e non ha avuto grande fortuna. Ma un altro partito con Mussolini nipote, Almirante vedova? Nomi che hanno l appeal della storia. Ininfluenti. Hanno lo stesso appeal dei nomi delle star dello sport o della tiv. Ne sicuro? Lelettorato silenzioso con chi star? Gli elettori di An sono un passo avanti rispetto al partito. Nel 2001 solo il 40% dava un buon giudizio sul fascismo, e il 23% lo riteneva un regime brutale. Il 40% era gi favorevole al voto agli immigrati prima che lo dicesse Fini. Dunque Fini non pagher alcun pegno? Al contrario, lo pagher gi alle europee. Ma la sua scommessa rende nel medio termine, e si gioca sul voto moderato. Fini non dovrebbe temere di abbandonare ad altri i voti di chi si balocca ancora coi giocattoli dorbace, perch pu riguadagnarne pescando tra i delusi dellaltra destra, sempre pi sbilanciata e radicale. La vera sfida, e i veri rischi, sono in questa partita, non nella rivolta dei nostalgici. E se gli ufficiali in seconda non ci stanno? La barca affonda, e affonda per tutti.

I FILM
MUSSOLINI ULTIMO ATTO Gli ultimi giorni del Duce nellaprile del 1945. Non accetta le condizioni della resa offerte dal cardinale Schuster e fugge. A Dongo viene fucilato con Claretta Petacci. Rod Steiger Mussolini. Regia di Carlo Lizzani, 1974 IL DELITTO MATTEOTTI Ricostruzione storica degli avvenimenti tra il giugno 24 e il gennaio 25, dallomicidio del deputato socialista al discorso del duce che ne rivendica la responsabilit Mario Adorf Mussolini. Regia di Damiano Damiani, 1973 UN TE CON MUSSOLINI Un gruppo di signore inglesi e americane amanti dellarte vive a Firenze. Una di esse adora Mussolini che lha ricevuta a Palazzo Venezia. Poi verranno le leggi razziali. Regia di Franco Zeffirelli, 1999 IL GRANDE DITTATORE Scambio di personalit tra un barbiere ebreo e il dittatore Hynkel (Hitler). NapaloniMussolini Jack Oakie. Regia di Charlie Chaplin, 1940

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LA REPUBBLICA 47

Uno scrittore-cult presenta un libro a New York

TUTTI I FAN DI WALLACE


ZADIE SMITH
New York o mandato un mio amico newyorkese esperto di mondanit in una libreria Barnes & Noble di Manhattan a caccia dellautografo di uno scrittore. Il mio scrittore vivente preferito presentava il suo nuovo libro sul concetto matematico di infinito, e anche se questo scrittore lo conosco di persona per quanto vagamente e ho la sua firma in calce a un paio di lettere, mi sono accorta che volevo comunque il suo autografo su un libro vero e proprio da poter mettere in un mio scaffale vero e proprio. Dato che in quel momento insegnavo a Boston non potevo andare alla presentazione di persona, e mi vergognavo anche un po, suppongo, di volere un libro autografato. A prezzo di un certo sacrificio personale ho vuotato lamaro calice dellumiliazione con il mio amico, che ha accettato di andare al mio posto. Il giorno dopo ho chiesto al mio amico un resoconto della presentazione: Il posto era strapieno... non ci si poteva muovere... e poi arrivato lui... Comera vestito? Comera vestito? Mmm... aveva, non so, una specie di camicia da matematico? Una camicia da insegnante di matematica, un po anni Cinquanta, hai presente, con le maniche corte? Aveva pure le penne nel taschino? No, non aveva penne. ? ! E poi... che altro? Che mi dici? Portava la bandana? S... una grande bandana... si sta facendo ricrescere i capelli. Sudava un po. E che mi dici del pezzo che ha letto... era terrificante? Una cosa difficilissima...? Voglio dire, tu lhai capito? Guarda, lui stato divertentissimo... stato grandioso... la parte delle domande e risposte stata veramente grandiosa... divertentissimo e in gamba, davvero. Perch? Cos successo... spiegati meglio. Ok, dunque... uhm, per esempio, cera Tour... hai presente, lo scrittore? E gli fa questa bella domanda su che effetto fa sapere che fra i tuoi coetanei e per un sacco di lettori pi giovani, tu sei un po LUNICO, e se ne sei consapevole, e che effetto fa esserne consapevole se lo sei eccetera, e tra il pubblico c stato un mormorio come per dire: Giusto, bella domanda, e allora lui, Wallace, ha detto una cosa tipo: Non lo so se ne sono consapevole, ma sono un po scettico su tutta questa concezione... perch poi ha parlato di DeLillo e Pynchon e di co- CI SONO me cera questa specie di amore- ALCUNE COSE odio totale per loro quando la INSOLITE IN generazione di QUESTA STORIA Wallace faceva luniversit... stato divertentissimo, davvero. stato fico. E il libro per me te lo sei fatto firmare o no? Ah, no, scusa... cera una fila che non finiva pi... io avevo un impegno da unaltra parte e quindi... e in ogni caso sarebbe stato troppo strano... tipo: Ciao sono lex ragazzo di Zadie per piacere mi firmi questo... troppo strano... ti ho preso una copia, per. Ci sono alcune cose insolite in questa storia: 1) Uno scrittore vivente che vuole lautografo di un altro scrittore vivente. 2) Un gran numero di newyorkesi che viene a sentire un tizio che presenta un libro sulla matematica. Matematica terrificante. 3) Un gran numero di newyorkesi che emette mormorii di approvazione quando qualcuno lascia intendere che uno fra tutti loro straordinariamente intelligente, spiritoso e pieno di talento. 4) Un gran numero di scrittori/aspiranti

Il posto era strapieno, non ci si poteva muovere e lui era vestito come un insegnante di matematica

stato divertente, grandioso specie con le domande della gente che gli diceva sei lunico, che effetto fa?

David Foster Wallace

DAVID FOSTER WALLACE ormai un caso letterario internazionale. nato nel 62 ed ha al suo attivo romanzi (Infinite Jest, La scopa del sistema), saggi come quello recentissimo sullinfinito di cui ha parlato su queste pagine Antonio Monda, e rac-

colte di racconti. La ragazza dai capelli strani, che ora minimum fax pubblica in una nuova traduzione di Martina Testa e con due racconti inediti in pi, forse quella pi famosa. Anticipiamo qui la prefazione di Zadie Smith.

scrittori in mezzo a questo pubblico che emette a sua volta mormorii di approvazione. 5) Un gran numero di newyorkesi che tollera che qualcuno indossi una bandana in un luogo pubblico. La spiegazione delle suddette stranezze che David Foster Wallace gode di un grande e insolito affetto da parte di molti fra coloro che costituiscono quella che viene chiamata educatamente comunit letteraria... Come spiegarlo? Non solo il fatto che Wallace produce buona narrativa naturalmente cos, ma in un certo senso questo un aspetto marginale. E non solo il fatto che divertente e innovativo e dotato in maniera leggendaria dei vari strumenti di cui un romanziere ha bisogno per fare il proprio lavoro (empatia, intuito, abilit di connessione, perspicacia e aver-letto-tutto-quel-cheesiste-sulla-faccia-dellaterra) Non ha molta importanza che cosa sta facendo se sta scrivendo un reportage sulla campagna elettorale del senatore John McCain nel 2000, un libro sullinfinito nella ma-

tematica, o un articolo sulle navi da crociera, o sulluso del linguaggio al giorno doggi, o sul tennis, o le storie di molta gente che non esiste affatto, e che fa cose che non sono mai successe davvero. La narrativa

una delle tante cose che David Foster Wallace fa con il cervello, ma i suoi fans hanno imparato a tenere docchio attentamente via internet tutto quello che lui produce che sia un saggio, unintroduzione, met di una conferenza, perfino unintervista via e-mail. Quando una voce voluminosa come questa, la si vuole sentire in qualsiasi forma. unintelligenza generosa a questo che volevo arrivare, in fondo. E su di me fa un effetto che Pynchon non mai riuscito a fare. N DeLillo. Mentre mi fornisce tutte le informazioni di cui ho bisogno, tutta la precisione che mi occorre per capire come stiamo cambiando, di cosa fatta la nostra modernit mentre fa questo, tutta lopera di Wallace riesce comunque ad avere una risonanza tale da ricondurmi a me stessa. Ricondurmi alla mia vera vita vissuta, alle mie esperienze affettive autentiche, alle mie grandi paure, e al mio singolare (cos sembra ma naturalmente condiviso) destino. Come se un personaggio con i contorni di Ivan Ilic mettesse piede sulla scena iperreale di Rumore bianco:

in questo che personalmente vedo, da lettrice, la grandezza di Wallace. E daltra parte, ciascuno di voi trover un proprio modo di leggerlo, non c dubbio. in questo senso che Wallace uno scrittore di culto: vi sembra che stia parlando solo a voi. Fin qui ho parlato in astratto, in parte perch volevo essere concisa, e anche, se devo essere onesta, perch Wallace il genere di scrittore di cui si preferisce non parlare o scrivere molto; in questo senso mi ricorda Nabokov. Quando si cerca di dire qualcosa di pi riguardo a Nabokov sul piano dellinterpretazione letteraria pare sempre di vedere da qualche parte, con locchio della mente, Vladimir stesso che fa una smorfia. Wallace un grande produttore di smorfie quando lho incontrato di persona si fatto prendere da un accesso di smorfie e in particolar modo i suoi saggi sono pieni di smorfie: nei confronti della crudelt, della vanit, della prepotenza emotiva e, forse pi di ogni altra cosa, della volgarit intellettuale. Ma spero che perdoner la mia volgarit intellettuale per un attimo mentre rivolgo brevemente la nostra attenzione a un piccolo brano tratto da un racconto di questa raccolta, Piccoli animali senza espressione. Voglio arrischiarmi a sostenere che questa storia parli della scrittura di Wallace, come di tanto in tanto capita con qualche racconto di uno scrittore. Apparentemente il racconto parla di Julie Smith, una concorrente lesbica che riscuote uno strabiliante successo nel gioco a premi televisivo JEOPARDY!, e senza dubbio parla anche di questo. Ma parla anche abbastanza di enciclopedie, dei dati e dei loro effetti sul cuore, dellinutilit di alcuni tipi di storie, dellautentica lotta per proteggere la propria esperienza dal vorace riconfezionamento da parte dei media di quella esperienza... Insomma, si sente che qui Wallace traccia le linee di battaglia della sua concezione letteraria, raccontandoci allo stesso tempo pi cose sul popolare presentatore tv americano Alex Trebek di quante avremmo mai voluto saperne. Ad ogni modo, a un certo punto della storia, un dirigente televisivo spiega ad altri dirigenti televisivi che cosa ha di speciale questa Julie Smith. Viene fuori che lei convoglia una forza speciale, una forza molto rara in televisione: Questa forza, signore e signori, la capacit dei dati di trascendere le loro intrinseche limitazioni di dati per diventare, in s e UNO STRANO per s, significaAMORE E ODIO to, sentimento. ragazza PER DELILLO E Questa non solo i dati se li mangia a colaPYNCHON zione. Questa ragazza pervade le nozioni di importanza. Le rende umane, le trasforma in qualcosa che ha il potere di emozionare, evocare, indurre, provocare catarsi. Dona al quiz quella simultaneit di trasparenza e mistero che tutti noi in questo ambiente tentiamo di raggiungere da, da decenni. Una sorta di concorrente ideale che unisce testa, cuore, viscere e dito sul pulsante. [...] un mistero. Questa una forza maledettamente rara anche nella mia professione. Trasformando qualche femminile in maschile, e malgrado le smorfie dellautore, considerer quanto riportato qui sopra tra gli obiettivi della scrittura di Wallace: unire testa, cuore e viscere. Ed un totale mistero per me come lui riesca a farlo tanto bene. Fornirci le informazioni, tutte le informazioni, pi informazioni di quante ne possiamo davvero sopportare, e illuminandole tutte coi sentimenti genuini che ancora possediamo, malgrado tutto. (Traduzione di Andreina Lombardi Bom)

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48 LA REPUBBLICA

SABATO 29 NOVEMBRE 2003

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augura un buon 2004 ai suoi lettori


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entre sono intento a tracciare queste ultime parole la mia finestra aperta... Vedo i riflessi di unaurora di cui non vedr il sorgere del sole. Non mi resta che sedere sul bordo della fossa, per poi scendere arditamente, il crocifisso alla mano, nelleternit. con queste parole che il 16 novembre 1841 Franois de Chateaubriand metteva fine alla grande impresa memorialistica con cui aveva voluto evocare sul filo della propria vicenda individuale i principi, le idee, gli eventi, le catastrofi... della sua epoca. Iniziate con il racconto della nascita del loro autore nel 1768, e dopo averne ripercorso per oltre 3.500 pagine la vita nel suo farsi, le Memorie dOltretomba si concludevano, dunque, inscrivendo nel testo lannuncio della sua stessa morte. In realt sarebbe sopravvissuto ancora sette anni. Accorso a Rue du Bac alla notizia della morte di Chateaubriand, Victor Hugo ricordava in Cose Viste che la cassa di legno bianco contenente il manoscritto delle Memorie dOltretomba si stagliava come un monumento funebre ai piedi del lettino di ferro su cui giaceva la salma dello scrittore. Esse erano l a ricordare come, ancor prima di abbandonare la sua spoglia mortale, Chateaubriand fosse gi sceso nel regno degli Inferi e avesse sconfitto la morte, ridando voce alle ombre dei defunti con la forza medianica della scrittura. Lopera a cui Chateaubriand affidava la sua immortalit tra gli uomini non aveva precedenti nella letteratura francese. Sovvertendo radicalmente le regole dei generi letterari classici, le Memorie dOltretomba erano una grande epopea in prosa che coniugando autobiografia, storia, racconto, poesia, dramma, venivano a colmare una duplice assenza. Da secoli la Francia lamentava la mancanza di quella poesia epica e cavalleresca di cui lItalia del Rinascimento aveva dato tanti splendidi esempi, n poteva, daltro canto, vantare una tradizione storiografica allaltezza della nazione. Chateaubriand rispondeva ad entrambe le esigenze raccontando il secolo delle Rivoluzioni (La Rivoluzione francese, lavventura napoleonica, la Restaurazione, la Monarchia di Luigi Filippo), di cui era stato attore e testimone, in unopera aperta, dove la narrazione altamente poetica dei sentimenti e degli eventi evocati procedeva di pari passo con la storia della loro gestazione. Nel 1832, dopo la caduta definitiva della monarchia dei Borbone, lasciata per sempre la scena pubblica, Chateaubriand aveva ripreso lantico progetto, iniziato ed abbandonato pi volte, di redigere le proprie memorie. Lo scrittore intendeva rappresentare la sua vita come un dramma in tre atti, corrispondenti a tre momenti storici successivi. Dalla prima giovinezza fino al 1800, egli era stato soldato e viaggiatore; dal 1800 al 1814, sotto il Consolato e lImpero, aveva perseguito la carriera letteraria e, a partire dalla Restaurazione, si era consacrato alla vita politica. A questa tripartizione si sarebbe aggiunto, cammin facendo, un quarto momento, quello della vecchiaia dellautore e della realizzazione dellimpresa letteraria che, autentico work in progress, assommava tutti i momenti precedenti sotto il segno della memoria. a questopera grandiosa e complessa, posta al crocevia tra lantico e il moderno, in cui la riflessione politica inseparabile da quella religiosa e morale, e lispirazione poetica essenziale per rendere intelligibile la storia, che Marc Fumaroli dedica oggi uno studio monumentale, destinato a fare data. Le 799 pagine del suo Chateaubriand Posie et Terreur (Editions de Fallois, pagg. 779, euro 27 ), non ci propongono in effetti, come potrebbe indurre a credere il titolo, la storia di una vita bens quella di un capolavoro. Scandito in quattro parti, come lopera a cui consacrato, il libro di Fumaroli ricostruisce la genesi intellettuale e poetica delle Memorie dOltretomba in tutti i suoi molteplici elementi costitutivi. A partire da una nuova mes-

Partendo dai propri ricordi lautore voleva raccontare il suo secolo e restituire al mondo il passato: il contrario del progetto di Rousseau

sa in prospettiva critica delle vicende biografiche e del contesto storico che costituiscono il tessuto connettivo delle Memorie, Fumaroli procede a ricostruirne la genealogia in tutta la sua ampiezza e la sua complessit. Sviluppando la sua indagine per cerchi concentrici, lo studioso evidenzia i possibili modelli delle Memorie dai poemi antichi alla tradizione memorialistica francese , analizza le grandi letture formative di Chateaubriand Fenelon, Bossuet, Rousseau, Vico, Milton , illustra linfluenza esercitata su di lui dalle teorie estetiche e filosofiche dei suoi contemporanei la poetica classicista di Fontanes, la visione filosofico-cristiana della storia di Ballanche , ricostruisce le esperienze cruciali della sua vita sentimentale alla luce della sua relazione con Madame de Rcamier. Ma il libro di Fumaroli non si limita a proporci una lettura totalizzante delle Memorie, disvelandone tanto le necessit interne quanto i condizionamenti esterni, prestando uguale attenzione al dialogo ininterrotto che esse sottendono con il passato come alla dialettica costante che le lega al loro presente. Quella dello studioso una prospettiva di lunga durata che legge le Memorie anche in funzione della loro capacit di prefigurare il futuro. Nellillustrare i grandi temi che attraversano lopera di Chateaubriand, la religione, la tradizione, la memoria, la libert, il liberalismo, la democrazia, Fumaroli, ne mette in evidenza il carattere inaugurale e la permanente attualit attraverso il raffronto con grandi scrittori, da Tocqueville a Proust, che dopo di lui hanno riflettuto sugli stessi problemi. Mostrando la centralit del pensiero di Chateaubriand nella storia delle idee che hanno modellato la nostra concezione della modernit, Fumaroli consegue come primo obiettivo di liberare il campo degli ingombranti pregiudizi che fanno dellautore delle Memorie dOltretomba uno scrittore reazionario, o quantomeno uno splendido, romantico paladino di un mondo scomparso. Perch, condotta in profonda empatia con il pensiero di Chateaubriand, limpressionante summa critica di Fumaroli non solo uno straordinario tour de force erudito, anche unopera militante che consente allo studioso di disegnare in controluce la propria visione liberale della politica e della cultura, e ribadire instancabilmente limportanza vitale del legame che la modernit deve saper intrattenere con la tradizione umanistica e cristiana. Due procedimenti retorici, quello della contrapposizione e quello della giustapposizione, consentono allo studioso di dare una evidenza quasi teatrale alla sua indagine critica e di mettere in scena, una dopo laltra ma anche una dentro laltra le esperienze cruciali attraverso cui lavventura intellettuale, poetica, religiosa, politica di Chateaubriand prende forma. Pensiamo, ad esempio, nel primo caso, al capitolo inaugurale su Lumi e Anti-Lumi, dove alla fede nella ragione pura, allidolatria delluomo verso se stesso, Chateaubriand contrappone, sulla falsariga di Vico, limpossibilit di ricondurre la vita umana al vero e al falso, la necessit di tener conto della storia, della natura, della condizione imperfetta delluomo, dellimportanza del buon senso, della memoria, dellimmaginazione, del cuore. O al secondo capitolo, dedicato a Chateaubriand e a Talleyrand, dove Chateaubriand incarna un ideale aristocratico basato sullonore e sul dovere, fedele al ricordo di un Antico Regno di stampo ancora feudale, umano, stabile, garante delle libert e delle diversit, mentre Tayllerand preso ad emblema della degradazione morale dellassolutismo monarchico. Lamore per la libert ugualmente allorigine della contrapposizione tra Il Poeta e lImperatore. Fin dal 1807 Chateaubriand aveva annunciato il suo jaccuse contro Napoleone invano che Nerone prospera, Tacito gi nato nellImpero ma lesecrazione dello scrittore per il despotismo di

UN SAGGIO DI MARC FUMAROLI


Al centro della vasta indagine c unopera grandiosa e poeticamente ispirata che si pone al crocevia tra antico e moderno

deCHATEAUBRIAND
BENEDETTA CRAVERI
Bonaparte si accompagna dopo la sua caduta, come mostra bene Fumaroli, allammirazione cavalleresca per il grande sconfitto e alla necessit, davanti al vuoto apertosi con la sua scomparsa, di fare i conti tanto con il suo operato che con la sua leggenda. Nel capitolo intitolato Il Poeta e il Re, la nota dominante , invece, la delusione nei confronti della Restaurazione e di Carlo X, lultimo dei sovrani francesi legittimi, a cui lo scrittore aveva prestato servizio come ministro, ma che si era mostrato incapace di realizzare il progetto salvifico di una monarchia costituzionale e rappresentativa. Un progetCerveteri ra il 1983 e il 1989, Mauro Cristofani, in qualit di direttore dellIstituto per lArcheologia EtruscoItalica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, svolse una serie di fortunate campagne di scavo nella zona centrale dellarea urbana di Caere (Cerveteri), una cittstato etrusca affluente e colta al punto che i rampolli dellaristocrazia romana vi venivano a completare la loro formazione secondo la testimonianza di Tito Livio. I risultati furono dinteresse notevole, vennero riportate alla luce infatti una residenza, la probabile sede del monarca, un tempio, un singolare edificio di forma ellittica e unampia cava colmata gi in antico. Tra le strutture ricuperate lattenzione degli studiosi venne attratta soprattutto dallinsolito edifico ellittico, un unicum in Etruria. Di cosa si trattava? Inizialmente gli scavatori ne proposero lidentificazione con una grande capanna poi pensarono a una sorta di curia, o

Franois -Ren

Lo scrittore della Memoria tra Rivoluzione e Terrore


to in cui Chateaubriand si era riconosciuto pienamente, fin dalla sua prima enunciazione nel 1789, e che la Rivoluzione aveva brutalmente interrotto. Il trauma della Rivoluzione e lesperienza del Terrore sono uno dei nodi centrali della riflessione critica di Fumaroli e costituiscono

LEDIFICIO ELLITTICO SI TROVA A CERVETERI, LANTICA CAERE

TROVATO IL TEATRO PI ANTICO DETRURIA


GIUSEPPE M. DELLA FINA

Il teatro etrusco ritrovato a Cerveteri

comunque a un ambiente destinato a riunioni pubbliche. Nel 1993, Giovanni Colonna propose il confronto con gli ekklesiasteria, i luoghi delle adunanze, o con lo stesso Comizio di Roma.

Come si poteva risolvere il problema? Non vi era altra strada che riprendere le ricerche e completare lo scavo della struttura. Cos stato fatto da Francesco Roncalli, attuale direttore del Centro del C.N.R., ora de-

A CAMPOBASSO

IDROLOGICO
STEFANO BARTEZZAGHI
gni anno, a novembre, sono meno i millimetri di pioggia necessari a farci venire nostalgia dell'Arca: pozzanghere monstre, autostrade chiuse o pericolosissime, strade-piscine, blackout nelle case e negli uffici, metropolitane bloccate, transenne che ostruiscono i torrenti della Riviera ligure gi massacrata dalla speculazione edilizia, con rischi per le case sorte subito al limite dell'alveo... La soluzione del problema indicata in un refuso, procurato la scorsa settimana in un articolo su Repubblica dall'entusiasmante idiozia dei correttori automatici. Laddove l'estensore dell'articolo aveva parlato del "dissesto geologico e idrologico del territorio" il lettore poteva leggere "dissesto geologico e ideologico". Ai filosofi al potere non si mai creduto: ma nel caso dei geologi? Probabilmente basterebbero cinque anni di potere assoluto a un'oligarchia di geologi e le cose incomincerebbero ad andare per il meglio. Piedi per terra, e terra ben salda sotto i piedi. In quanto al resto, l'economia o la guerra o la pubblica istruzione pi di tanti danni non faranno: anche senza scambiare idrologi con ideologi e geologi con teologi.

UN CONVEGNO SU CUOCO
CAMPOBASSO Nella storia del pensiero politico, lopera di Vincenzo Cuoco stata oggetto di ininterrotto studio: un bilancio offerto dai numerosi saggi raccolti nel volume Vincenzo Cuoco nella cultura di due secoli, a cura di Luigi Biscardi e Antonino De Francesco (Laterza,); e dalla raccolta degli studi di Fulvio Tessitore Filosofia, storia e politica su Vincenzo Cuoco (edizioni Marco, Cosenza). Di questi e altri lavori discuteranno Tessitore, Biscardi, Umberto Carpi, Antonino De Francesco, Domenico Conte, il 1 dicembre, a Campobasso, nellAula Magna del Convitto Nazionale Mario Pagano.

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LA REPUBBLICA 49

Franois-Ren de Chateaubriand in una stampa depoca Sotto, a sinistra, Jean-Jacques Rousseau

come suggerisce il sottotitolo del libro la chiave di volta della sua lettura di Chateaubriand. Con il Terrore, infatti, il mondo si spezzato in due; la libert si trasformata in schiavit; il culto delluomo ha rivelato linumanit di cui gli uomini sono capaci verso se stessi; la continuit storica si in-

terrotta e tutto diventato instabile; la Rivoluzione non si mai realmente conclusa ma entrata a far parte delle modalit della storia, trasformandosi in un fenomeno endemico della modernit. confrontato a questa catastrofe che Chateaubriand diventa Chateaubriand. Egli spinto a conver-

tirsi perch gli possibile accettare il Terrore solo in una prospettiva provvidenziale e non razionale della storia: spinto a scrivere per evocare il solo regno che la Rivoluzione non ha potuto abolire, quello del lutto e della memoria: il grande tema che attraversa tutti i diversi saggi che compongono il Cha-

teaubriand di Fumaroli, conferendo alla sua straordinaria biblioteca portatile una unit profonda, e ad esso sono dedicate molte delle pagine pi belle del libro. Giovanissimo, Chateaubriand era stato profondamente segnato dalla lettura di Rousseau (il capitolo che Fumaroli dedica al confronto tra i due scrittori di straordinario interesse) e, come lui, aveva fatto del ricordo il processo conoscitivo rivelatore dellidentit dellio. Unica traccia della nostra vita ed al tempo stesso emblema della labilit della condizione mortale, la memoria era stata fino ad allora, a partire da SantAgostino, appannaggio della riflessione cristiana, ma diventava con Rousseau e Chateaubriand la trama di due grandi Odissee dei tempi democratici. Tanto lautore delle Confessioni che quello delle Memorie dOltretomba erano risaliti allinfanzia sul filo della memoria affettiva ma, a differenza di Jean-Jacques, Chateaubriand non mirava a rendere trasparente il suo inesplicabile cuore, non intendeva confessare le sue debolezze e i suo intimi segreti per meglio proclamare la sua innocenza, non si proponeva di scrivere la sua autobiografia n, tantomeno, la sua apologia. Partendo dai propri ricordi, Chateaubriand voleva raccontare il suo secolo, ricostruire una situazione storica e sociale, mettere in scena il suo io nella qualit di testimone ed attore. Rousseau mirava a liberare lindividuo dalla societ e dalla storia, Chateaubriand voleva, al contrario, restituire, attraverso il ricordo poetico ed eroico di un passato scomparso, il senso della storia. Fumaroli mostra bene come Chateaubriand fosse stato fortemente influenzato anche da una pratica della memoria di segno opposto allopzione aperta da Rousseau, quella della tradizione memorialistica francese. Fin dai tem-

Nel Genio del Cristianesimo aveva scritto che in nessuna epoca la libert era stata pi grande che al tempo della monarchia

pi delle crociate, la nobilt francese aveva fatto ricorso alla scrittura per dare la propria versione dei fatti di cui erano stati protagonisti e testimoni. Con lavvento della monarchia assoluta, questa scrittura privata da Bassompierre, a Retz, a La Rochefoucauld era diventata per i grandi aristocratici dissenzienti lultima possibilit di proclamare la loro verit e difendere il loro onore, facendo appello alla memoria dei posteri. La pubblicazione sistematica dellintero corpus di questi testi intrapresa sotto la Restaurazione e, in particolar modo, quella delle Memorie di Saint-Simon, rimaste fino ad allora inedite, consentiva a Chateaubriand di evocare la civilt a cui il Terrore aveva messo fine non solo come memoria poetica ma come esempio di una indipendenza di pensiero pi che mai essenziale alla vita democratica moderna. In nessuna epoca, in nessun paese, sotto nessun governo, aveva scritto Chateaubriand nel Genio del Cristianesimo , la libert di pensiero stata pi grande che in Francia al tempo della monarchia... basta aprire le nostre memorie per trovare ad ogni pagina le verit le pi dure e le pi oltraggiose dirette ai re, ai nobili, ai preti. Il Francese non ha mai piegato servilmente la testa sotto il giogo; si sempre sottratto, forte dellindipendenza della sua opinione, alla costrizione impostagli dalle forme monarchiche. Non diversamente da quanto avevano fatto i suoi antenati, Chateaubriand avrebbe affidato alle Memorie dOltretomba il compito di difendere il suo onore e di testimoniare di una libert di pensiero che dava coerenza alle diverse figure della sua vita lesule, il viaggiatore, lo scrittore, il dissidente, lambasciatore, il ministro, il grande Incantatore , fungendo ugualmente da monito per i tempi nuovi.

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nominato Istituto di Studi sulle Civilt Italiche e del Mediterraneo Antico, che aveva iniziato le indagini. I lavori si sono appena conclusi e le sorprese non sono mancate: ledificio, stando almeno ai risultati delle analisi geofisiche, sembra chiudersi anche verso il lato di sud-est e assumere la forma di una vera e propria ellissi. Inoltre sono stati rinvenuti al suo interno i resti di un successivo edificio di epoca romana, con ogni probabilit una basilica. La scoperta non di scarso interesse: ledificio a forma di teatro, usato per gli spettacoli ma anche per le riunioni politiche, risulta il pi antico sinora ritrovato in ambito urbano in Etruria e possiamo ricostruirne le dimensioni ragguardevoli (pi di 32 metri in lunghezza e 22 in larghezza; con uno spazio utile interno di circa 325 mq) e ipotizzarne lelevato che doveva essere in legno. Unidea di come doveva essere ce la fornisce la decorazione della coeva Tomba delle Bighe di Tarquinia.

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PARIGI Un rarissimo esemplare delledizione originale dei Saggi di Michel de Montaigne, pubblicata nel 1580, stato venduto a Parigi, durante unasta di Sothebys, per la cifra record di trecentomila euro. Lesemplare aggiudicato allasta interamente consacrata ai testi del grande umanista francese uno dei quattro ancora conservati in mani private. La copia, che fu stampata a Bordeaux dal tipografo Simon Millange, era stimata centocinquantamila euro: nellaccesa gara al rialzo, il prezzo raddoppiato.

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sabato 29 novembre 2003


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Controlli di polizia in Italia SERVIZI DA PAGINA 2 A PAGINA 7

I MUJAHIDDIN DI CASA NOSTRA


RENZO GUOLO
INCHIESTA sullo sceicco Abderrazak Mahjub, e su altri quattro militanti islamisti radicali in Italia, tra cui una donna, ripropone il problema del ruolo dei gruppi jihadisti nel nostro Paese. Lo sceicco catturato ad Amburgo, legato a Al Tahwid, il gruppo guidato dallemiro giordano palestinese Abu Mussab Al-Zarkawi, ritenuto il collettore organizzativo delle centinaia di radicali che vivono, o transitano, in Italia, disposti a combattere e morire come martiri suicidi laddove ritengano lIslam in pericolo. SEGUE A PAGINA 24

La memoria del fascismo tra strappo e nostalgia


GIORGIO BOCCA

Sfonda per la prima volta quota 1,20, poi ripiega. Napoli, al summit dei 15 ministri degli Esteri intesa solo sulla difesa comune

Leurovola,recordsuldollaro
Patto, Monti attacca: si torna all800. Costituzione Ue in alto mare
DOV LA FORZA DELLA MONETA
FEDERICO RAMPINI
ROPRIO mentre lUnione europea sprofonda in una crisi politica innescata dalla prepotenza franco-tedesca; mentre la sua economia umiliata dalla vigorosa ripresa americana (+8 per cento del Pil Usa nel terzo trimestre); in questa fase leuro fa il record storico sul dollaro. C una logica nellapparente follia dei mercati. Leuro, contro linteresse dei governi, delle imprese e dei lavoratori europei, viene sospinto da giochi che si fanno altrove: le elezioni Usa; il complesso rapporto America-Cina che il nuovo centro delleconomia mondiale. I mercati valutari e gli investitori sono prigionieri di mode capricciose. Fino a due anni fa adoravano il Dio-crescita. LAmerica cresceva pi dellEuropa. SEGUE A PAGINA 17

ROMA Continua la corsa delleuro che ieri ha registrato un nuovo record storico sfondando quota 1,2017 sul dollaro, per poi ripiegare leggermente. A guidare il rafforzamento della moneta unica sono i segnali di ripresa economica per lEuropa e i dati sui deficit commerciale e di bilancio degli Stati Uniti. Ancora polemiche, intanto, dopo lo scontro sul Patto di stabilit. Ieri il commissario europeo alla Concorrenza, Mario Monti, ha affermato che c il rischio di compromettere lUnione tornando cos allEuropa dellOttocento. Il ministro delle Finanze tedesco, Eichel, tornato ad accusare la Commissione europea: Deve cambiare la politica sul deficit. Sul fronte politico resta alta la tensione in Europa, a Napoli dove in corso il summit dei ministri degli Esteri ci sono molti scontri e pochi accordi. Lunica intesa sulla difesa comune. ALLE PAGINE 8, 9, 10 e 11

LINTERVISTA

REPORTAGE

La malattia minaccia tutta lumanit

Lintegrazione per annullare la tradizione

Appello di Mandela Battiamo lAids il nuovo apartheid

Tv e matrimoni misti cos la Cina cancella il Tibet

Se sar necessario ci conteremo

IL FANTASMA DELLECOFIN
ANDREA BONANNI
A TUTTO bene, assicura il ministro degli esteri Franco Frattini al termine della prima giornata del Conclave di Napoli. Ma il nervosismo su quella sua faccia da bravo ragazzo proverbialmente inappuntabile, mostra quanto sia difficile, per la presidenza italiana, sottrarre la Conferenza intergovernativa alleffetto Tremonti e pilotarla verso una felice conclusione al vertice dei capi di governo che tra due settimane dovr varare la nuova Costituzione europea. Ieri Frattini, energicamente supportato dai francesi e dai tedeschi, ha dovuto fare i salti mortali per evitare che lo choc provocato in Europa dallabbandono delle regole del Patto di Stabilit travolgesse la discussione sulla riforma dei Trattati. SEGUE A PAGINA 9

Storace: non lascio An ma dar battaglia


DE GREGORIO A PAGINA 13

Nelson Mandela CAFERRI e VIDETTI A PAGINA 21

Lhasa, la capitale del Tibet

VALLI A PAGINA 15

ICE Gianfranco Fini che il fascismo stato il male assoluto. Gli apostati, si sa, un po esagerano. A Cuneo, la mia citt, negli anni Trenta gli antifascisti noti erano due: lavvocato Galimberti, figlio di un ministro giolittiano alle Poste, e lavvocato Soleri, figlio di un ministro giolittiano alle Finanze. Vestivano entrambi di nero, anche destate, e passeggiavano da soli sotto i portici. Il regime aveva ingoiato e digerito il fascismo; per quel che mi ricordo, a Cuneo e provincia della rivoluzione fascista non si vedeva quasi traccia, cera invece un mussolinismo strabordante, faccia virile ed elmetto del Duce stampati in nero sulle case con scritte inneggianti e anche le oscillazioni del mussolinismo le cui onde si spegnevano nella provincia piemontese ferma nella sua conservazione di bolliti e fondute. Ogni tanto al Duce tornavano i furori antiborghesi e anticattolici del socialista massimalista che era stato e arrivavano delle direttive strambe che il nostro federale, sposato a una cugina di una nostra zia, nipote del parroco di Chiesanuova, non riusciva a capire, come la volta che una cinquantina di quelli della Milizia (volontaria per modo di dire perch ci avevano arruolato i poveracci disoccupati), arrivarono alla cinta della SUCE, come chiamavamo lazione cattolica, urlando e gesticolando contro di noi come se non sapessero che eravamo gli avanguardisti e i giovani fascisti parenti dei gerarchi che stavano al Palazzo Littorio di via XX Settembre. Il Duce era stato a Cuneo per il decennale e ci torn nel 38 dopo le grandi manovre nel Monferrato in cui gli azzurri avevano sbaragliato, come sempre, i rossi. SEGUE A PAGINA 44 BERSELLI, FIORI GIVONE e SMARGIASSI ALLE PAGINE 43, 44 e 45

Brennero, sono iniziati i lavori per la linea ferroviaria Monaco-Verona: 267 chilometri sono sotto terra

Il tunnel pi lungo del mondo


CON REPUBBLICA
dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI INNSBRUCK RIVELLE e fresatrici, nella valle tirolese dellInn, scavano gi da una settimana. Fino al 2015 i giganti di acciaio non si fermeranno pi. In tredici anni, salvo imprevisti, dovranno realizzare la sequenza di tunnel pi lunga del mondo. La nuova linea ferroviaria da Monaco a Verona, assieme al traforo di base del Brennero, sar la via di comunicazione pi costosa e imponente tra il sud e il centro Europa, lungo il Corridoio BerlinoPalermo. SEGUE A PAGINA 26

Oggi l8 Cd Brasil Le canzoni della libert

Alla madre sar tolto il neonato scontro su emendamento bipartisan

Finanziaria bonus di 1500 euro a chi rinuncia ad abortire


SERVIZIO APAGINA 28

Lottavo Cd della serie a richiesta a 6,90 euro in pi

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