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Non c Lombroso senza brigante, non c brigante senza Lombroso Pierpaolo Leschiutta Museo del Brigantaggio, Itri, 2003.

I briganti, figure leggendarie le cui gesta sono tramandate per secoli attraverso narrazioni esclusivamente orali e la cui fama raramente supera i confini locali, raggiungono una notoriet nazionale attraverso lopera di intellettuali che ne assicurano la sopravvivenza attraverso studi, biografie, romanzi, testi dopera, racconti di viaggiatori, ecc.. A questa opera di popolarizzazione e di invenzione del brigante, un criminale che riassume nelle sue azioni tutto quanto vi sia di abominevole ed empio nel comportamento umano, partecipa con tutto il peso della sua notoriet internazionale Cesare Lombroso. Nel 1871 Lombroso, durante l'autopsia di un celebre brigante, il Villella, aveva scoperto alla base del cranio un profondo avvallamento, una fossetta occipitale mediana, l dove avrebbe dovuto trovarsi una cresta. Se alla forma del cranio - come le teorie di Gall e Spurzheim affermavano corrisponde quella del sottostante cervello, e se in quella parte del cranio dove avrebbe dovuto esservi una "cresta occipitale interna" si trova invece una concavit, in corrispondenza di quella fossetta doveva necessariamente esservi una zona ipertrofica del cervello. "Un vero cervelletto mediano", simile a quello che si nota appena nelle scimmie antropomorfe e che presente in animali ancora inferiori nella scala evolutiva, nei pesci, negli uccelli, nelle scimmie inferiori. Sul tavolo anatomico, come si conviene ad un medico, Lombroso trova l'elemento unificante pazzia e criminalit, il segno fisico che nei delinquenti possibile trovare anomalie ancora pi evidenti di quelle presenti in alcuni pazzi, e che queste anomalie in ambedue i casi sono dovute ad atavismo. E' l'atto di nascita dell'antropologia criminale.

Latavismo per Lombroso la possibilit che la trasmissione ereditaria di particolarit anatomiche e fisiologiche, psichiche e comportamentali, possa avvenire attraverso il riemergere, in individui predisposti, dopo centinaia di generazioni, di caratteri appartenuti ai lontani progenitori. Nel cranio del brigante settantenne " contadino, figlio di ladri, ozioso e ladro egli stesso" Lombroso ha trovato la prova di questo riemergere di caratteristiche fisiche non solo ataviche, ma preumane, un "cervelletto mediano" simile a quello dei lemuri o degli aye aye, generi di proscimmie del Madagascar. Ma l'atavismo non si presenta negli individui alienati e criminali solo nelle anormalit fisiche e fisiologiche: anche nei loro comportamenti possibile rintracciare il riemergere di aberranti modi di essere e di agire propri dei nostri pi lontani antenati primitivi e selvaggi. In individui criminali riemergono "dalla palude del passato" usanze dimenticate o abbandonate con la civilizzazione, pratiche che "per atavismo" essi continuano a perpetrare al pari dei primitivi: sono il tatuaggio di tutte le parti del corpo, l'uso di gerghi e una gestualit che rimanda a forme arcaiche di comunicazione, come anche l'uso della pittografia per esprimere azioni o l'immettere segni e grafi all'interno di scritture alfabetiche. Cesare Lombroso, in oltre un cinquantennio di misurazioni, studi e ricerche, costruisce un quadro nosografico dei segni della devianza. Nello stesso modo con cui la malattia si disvela al medico attraverso i suoi sintomi, cos la criminalit pu rivelarsi allantropologo criminale attraverso la presenza di segni caratterizzanti, attraverso lobiettivit del dato misurabile. Sono i segni anatomici, biologici, comportamentali che indicano la prossimit del criminale nato ai selvaggi, al riemergere in questi individui tarati di caratteristiche proprie dei nostri avi, dei selvaggi e dei barbari che ci hanno preceduto nei gradini del processo evolutivo: la crudelt e la violenza, lassenza di senso mor ale. Le anomalie anatomiche ne disvelano questa prossimit sono: la fronte sfuggente, i seni frontali, langolo orbitale del frontale sfuggente, le orecchie col tubercolo di

Darwin e quelle con il lobo aderente e quelle con il lobo aderente, gli occhi cinesi, le occhiaie divaricate, la forma parabolica della arcata dentaria, il naso trilobato, il prognatismo, anomalie della pelle, della peluria, locchio ferino e la fisionomia selvaggia. Caratteristiche che si presentano tutte o in parte nei criminali con una frequenza maggiore rispetto alla popolazione normale. Il tipo ideale di criminale per Lombroso il brigante, crudele, violento, e privo di ogni senso morale riassume in s tutte le caratteristiche di ferocia del selvaggio. Ne dovrebbe quindi avere anche le caratteristiche anatomiche oltre che caratteriali e comportamentali. Ne studia molti, tra i quali il Gasparoni, del quale ha ottenuto dopo la morte, sia il cranio sia la fotografia. Il bandito possiede alcuni dei segni di atavismo significativi: Ha seni frontali ed archi sopraccigliari molto pronunciati fronte notevolmente
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fuggente e ristretta con sviluppo enorme dellangolo orbitale dellosso fron tale, cos come notasi nei microcefali. Fra le anomalie notevoli vi ha la traccia di un osso vormiano corrispondente alla fontanella anteriore, leggerissima asimmetria pi saliente alloccipitale, ed il rilievo mediano del fronte a schiena di mulo. La lunghezza del parietale piuttosto notevole, non per nelle proporzioni che si pretendono da alcuni. In complesso adunque si tratterebbe di una doligocefalia esagerata con oxicefalia e con submicrocefalia frontale, la quale, se spiega molto bene le attitudini feroci, la criminalit, di cui carattere cos frequente, non giova certo a darci ragione della grande sua intelligenza, tanto pi che anche la capacit cranica, 1450 cc., non era straordinaria, era anzi di poco inferiore alla comune, (tanto pi trattandosi duomo alto 1,80), anche ammettendo che alquanto prima della sclerosi senile quella capacit fosse maggiore. Forse quella sua fu, pi che grande intelligenza, grande astuzia, la quale spesso in antagonismo col genio e colla continuata attivit psichica. Infatti lavversione al lavoro egli lebbe fino allestrema vecchiaia, come vedremo.

Legregio dott. Storti gli osserv una cicatrice di ferita al collo, ed il tatuaggio allavambraccio di un [A], con altri geroglifici poco chiari. Quanto alla fisionomia, essa ci d assai pi del cranio unidea dellastuzia straordinaria e della ferocia del vecchio masnadiere, che ha potuto lottare tanti anni col Governo pontificio, e che solo la malafede pretina pot cogliere nelle orbite

incavate, negli occhi sopraccigliari e sopracciglia spiccatissime, nello sviluppo del naso, non osservandosi del tipo criminale, oltre a ci, che lorecchio pi voluminoso del normale. Gasparone ci porge il vero tipo del delinquente nato, anatomicamente nella microcefalia frontale e nellanomalia dello. vormiano, nelleurignatismo, nella maggior capacit orbitale, nelloxicefalia, e forsanche nella esagerazione della doligocefalia; psicologicamente nella mancanza demozioni, di sensibilit, nelleccessiva libidine, ferocia, incapacit al lavoro continuato. [...] Senza dubbio egli per intelligenza superava la media comune; impossibile non meravigliarsi del colpo docchio con cui indovinava chi stava per tradirlo; ed garibaldesco il tratto quando, veduto che i 20 000 soldati austriaci e napoletani che lo circondavano, per non ferirsi mutuamente serano cinti di un fazzoletto bianco sul cappello, egli faceva adottare ai suoi quel segnale e passava per alleato. Ma pure il

pi delle volte questi segni di genio sono piuttosto tratti di astuzia resi potenti dallo straordinario sangue freddo, che speciale a coloro che mancano di sensibilit emotiva. [...] Come tutti gli uomini sanguinari, era libidinosissimo, il che gli fece commettere eccessi a Gaeta e a Monticello per mantenere le numerose sue drude. Una donna trovata da lui sulla strada opponendosi ai suoi desideri, promesse, minacce, e dichiarandogli che preferiva la morte ai suoi baci, egli la pugnalava dun colpo. Una donna fu prima causa della sua vita brigantesca, ed unaltra della sua resa. Non comprese mai cosa fosse rimorso n colpa; il suo segretario vanta la sua delicatezza nel respingere un parricida che si faceva forte dellenorme delitto,

rincarato poco dopo dal matricidio, per entrare nella sua banda; ma egli stesso spiega troppo bene che l non ag se non per un concetto giusto ma affatto utilitario lidea, che fu provata poi troppo vera dal fatto <<che un uomo simile non baderebbe pi ad uccidere e tradire i compagni >>. Dopo 40 anni di prigionia non modificava il carattere n i sentimenti del brigante. Il segno della malattia ha, per i medici dell'800, una valenza totalizzante. Tutto nella malattia fenomeno d'essa stessa, il corpo si confonde con il segno e il segno con il corpo, tutto nel malato diviene significante di quell'unico messaggio che dalla malattia proviene e che a questa sola pu essere ricondotto per conferirgli senso. Per Lombroso, tutto, nel criminale, espressione e segno di quell'unico insieme di anomalie fisiche e psichiche che lo differenziano dal "normale". Come il medico che dai sintomi risale alla malattia che pu averli generati, anche Lombroso procede nella sua ricerca "a ritroso", dagli effetti alle cause. Gli effetti sono l'aver commesso un reato o l'esserne indiziati, le cause sono da ricercarsi, per il delinquente-nato, nell'atavismo. Questa categoria di delinquenti, a differenza di quelli che l'autore chiame delinquenti abituali e d'occasione, "concentrano nell'organismo tanta copia d'anomalie come nei reati tanta costanza i recidivi" che li rendono per anatomia, biologia e psicologia sostanzialmente differenti dall'uomo normale. Il delinquente-nato un individuo costituzionalmente tarato, con anomalie anatomiche e fisiologiche. Compito dell'antropologo criminalista sar di ricercarle, individuarle, verificarne la quantit e valutarle nell'insieme. Come nella malattia il corpo tradisce la patologia nascosta con segni e sintomi, cos il criminale viene tradito dai segni che la natura ha posto sul suo corpo, "evidente antecedente di un conseguente". Lombroso si costruisce un oggetto etnografico il criminale reo nato, dei quali il brigante la figura emblematica - e costruisce nello stesso tempo una categoria antropologica. Attraverso il suo lavoro scientifico partecipe attivo allelaborazione e

alla diffusione del mito del brigante: selvaggio che vive nella civilt, totalmente estraneo, anche anatomicamente, alla societ e al progresso.

Pierpaolo Leschiutta Museo del Brigantaggio, Itri, 2003.

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