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DEFINIZIONE DI ACQUEDOTTO Si riportano qui di seguito le definizioni di acquedotto e delle varie parti che lo costituiscono (supplemento ordinario alla

Gazzetta Ufficiale n. 48 del 21/02/77): Per acquedotto si intende il complesso degli impianti di attingimento, di trattamento, di trasporto e di distribuzione. Per impianto di attingimento si intende il complesso delle opere occorrenti per la raccolta, la regolazione e la derivazione di acque sotterranee o superficiali. Per impianto di trattamento si intende il complesso delle opere occorrenti per conferire alle acque attinte le particolari caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, richieste dalla loro destinazione. L'impianto di trattamento pu essere costituito dalle sole apparecchiature destinate alla disinfezione delle acque. Per impianto di trasporto si intende il complesso delle opere occorrenti per convogliare le acque dagli impianti di attingimento agli impianti di distribuzione. Per impianto di distribuzione si intende il complesso dei serbatoi, della rete di distribuzione e delle relative diramazioni fino al punto di consegna agli utenti.
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Pi semplicemente si pu ritenere che un acquedotto cittadino consta, essenzialmente, di quattro parti:

1. Le opere di presa, destinate a raccogliere le quantit di acqua necessaria; 2. Le opere di convogliamento ( o di trasporto) delle acque dalla presa fino in prossimit dellabitato: 3. le opere di immagazzinamento o serbatoi, situate al termine per lo pi delle opere di trasporto, in vicinanze dellabitato, che provvedono ad una funzione di riserva e di compenso di cui si dir; 4. La rete di distribuzione, che assicura la distribuzione dellacqua a tutti gli utenti

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NORMATIVA STATALE Leggi

T.U. R.D. n. 1775 del 11 dicembre 1933 Disposizioni di legge sulle acque e (con aggiornamento del 12 luglio 1993) impianti elettrici L. 183 DEL 18 MAGGIO 1989 Legge 5 gennaio 1994, n. 36 D.P.C.M. 4 marzo 1996 Legge 4 febbraio 1963 n.129 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo Disposizioni in materia di risorse idriche Disposizioni in materia di risorse idriche Piano regolatore generale degli acquedotti e delega al governo ad emanare le relative norme di attuazione Direttiva del parlamento europeo e del consiglio del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque

DIRETTIVA 2000/60/CE

Piano Dambito A.T.O. Puglia

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TESTO UNICO Disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici


Regio Decreto n. 1775 del 11 dicembre 1933 Con aggiornamento del 12 luglio 1993

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TITOLO I Norme sulle derivazioni e sulle utilizzazioni delle acque pubbliche CAPO I - Concessioni e riconoscimenti di utenze: Art. 1 Definizione di acque pubbliche: SORGENTI ACQUE FLUENTI ACQUE LACUALI ACQUE SOTTERRANEE Art. 2 Possono derivare e utilizzare acqua pubblica coloro che ne ottengono regolare concessione, a norma della presente legge; Art. 5 In ogni provincia formato e conservato a cura del ministero delle finanze il CATASTO DELLE UTENZE DI ACQUA PUBBLICA. Lelenco indica: i luoghi in cui trovansi la presa e la restituzione; l'uso a cui serve l'acqua; la quantit dell'acqua utilizzata; la superficie irrigata ed il quantitativo di potenza nominale prodotta; il decreto di riconoscimento o di concessione del diritto di derivazione.

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Art. 6 Sono considerate grandi derivazioni quelle che eccedono i seguenti limiti per produzione di forza motrice: potenza nominale media annua kW 3.000; per acqua potabile: litri 100 al minuto secondo; per irrigazione: litri 1000 al minuto secondo od anche meno se si possa irrigare una superficie superiore ai 500 ettari;

Art. 7 Le domande per nuove concessioni e utilizzazioni sono dirette al Ministro dei lavori pubblici e presentate all'ufficio del Genio civile alla cui circoscrizione appartengono le opere di presa ed altres trasmesse alle Autorit di bacino territorialmente interessate . L'Ufficio del Genio civile ordina la pubblicazione della domanda mediante avviso nel Foglio degli annunzi legali delle province nel cui territorio ricadono le opere di presa e di restituzione delle acque. L'avviso pubblicato anche nella Gazzetta Ufficiale del Regno. Le domande che riguardano derivazioni tecnicamente incompatibili con quelle previste da una o pi domande anteriori, sono accettate e dichiarate concorrenti con queste, se presentate non oltre trenta giorni dall'avviso nella Gazzetta Ufficiale relativo alla prima delle domande pubblicate incompatibili con la nuova. Dopo trenta giorni dall'avviso, la domanda viene pubblicata, col relativo progetto, mediante ordinanza del Genio civile. In ogni caso l'ordinanza stabilisce il termine, non inferiore a quindici e non superiore a trenta giorni, entro il quale possono presentarsi le osservazioni e le opposizioni scritte avverso la derivazione richiesta. Costruzione Idrauliche

TITOLO I Norme sulle derivazioni e sulle utilizzazioni delle acque pubbliche CAPO I - Concessioni e riconoscimenti di utenze: Art. 8 L'Ufficio del Genio civile raccoglie le opposizioni, procede alla visita dei luoghi, alla quale possono intervenire il richiedente e gli interessati, e redige una relazione dettagliata su tutta la istruttoria, mettendo in evidenza le qualit caratteristiche delle varie domande in rapporto alla pi razionale utilizzazione del corso di acqua Art. 9 Tra pi domande concorrenti preferita quella che da sola o in connessione con altre utenze concesse o richieste presenti la pi razionale utilizzazione delle risorse idriche in relazione ai seguenti criteri: l'attuale livello di soddisfacimento delle esigenze essenziali dei concorrenti anche da parte dei servizi pubblici; le effettive possibilit di migliore utilizzo delle fonti in relazione all'uso; le caratteristiche quantitative e qualitative del corpo idrico; a parit di condizioni prescelta quella che offra maggiori ed accertate garanzie tecnico-finanziarie ed economiche d'immediata esecuzione; a parit di tutte le condizioni di regola preferita la prima domanda
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TITOLO I Norme sulle derivazioni e sulle utilizzazioni delle acque pubbliche Art. 11 Per la domanda prescelta l'ufficio del Genio civile redige il disciplinare e invita il richiedente a firmarlo. Art. 12 Fra pi concorrenti, le cui domande tendano a soddisfare notevoli interessi pubblici, si pu in ogni caso, sentito il consiglio superiore, far luogo alla concessione a chi richiede la migliore e pi vasta derivazione, con l'obbligo di fornire agli altri richiedenti, con le modalit indicate dal consiglio stesso, acqua o energia elettrica al prezzo di costo, tenuto conto delle caratteristiche della fornitura occorrente, limitatamente alle quantit indispensabili per gli usi di essi richiedenti. Art. 12-bis L'utilizzo di risorse qualificate con riferimento a quelle prelevate da sorgenti o falde o comunque riservate al consumo umano, pu essere assentito per usi diversi da quello potabile sempre solo nei casi di ampia disponibilit delle risorse Sono escluse le concessioni ad uso idroelettrico i cui impianti sono posti in serie con gli impianti di acquedotto. Il provvedimento rilasciato se garantito il minimo deflusso vitale. Analogamente, nei casi di prelievo da falda si tiene conto della necessit di assicurare l'equilibrio complessivo tra i prelievi e la capacit di ricarica dell'acquifero, anche al fine di evitare fenomeni di intrusione di acque salate
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CAPO I - Concessioni e riconoscimenti di utenze:

TITOLO I Norme sulle derivazioni e sulle utilizzazioni delle acque pubbliche CAPO I - Concessioni e riconoscimenti di utenze: Art. 15 Le concessioni di acqua pubblica per le grandi derivazioni sono fatte con decreto del Ministro per i lavori pubblici, di concerto col Ministro per le finanze. Per le piccole derivazioni la concessione fatta con decreto del provveditore alle opere pubblichesalvo che siano state presentate opposizioni o domande concorrenti, nei quali casi la concessione fatta con decreto del Ministro per i lavori pubblici. Art. 21 Tutte le concessioni di derivazione sono temporanee. La durata delle concessioni, salvo quanto disposto al secondo comma, non pu eccedere i 30 anni ovvero 40 per uso irriguo.. Le concessioni di grandi derivazioni ad uso industriale sono stipulate per una durata non superiore ad anni quindici

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TITOLO I Norme sulle derivazioni e sulle utilizzazioni delle acque pubbliche CAPO I - Concessioni e riconoscimenti di utenze: Art. 25 Al termine dell'utenza e nei casi di decadenza o rinuncia, nelle grandi derivazioni per forza motrice, passano in propriet dello Stato. Art. 28 Nelle grandi derivazioni ad uso potabile, d'irrigazione o bonifica, al concessionario rinnovata la concessione, con quelle modificazioni che, per le variate condizioni dei luoghi e del corso d'acqua si rendessero necessarie. In mancanza di rinnovazione passano in propriet dello Stato. Art. 30 Le concessioni di piccole derivazioni, al loro termine, sono rinnovate in conformit dell'art. 28 e, in mancanza di rinnovazione, lo Stato ha il diritto o di ritenere senza compenso le opere costruite nell'alveo, sulle sponde e sulle arginature del corso d'acqua o di obbligare il concessionario a rimuoverle e ad eseguire a proprie spese i lavori necessari per il ripristino dell'alveo, delle sponde e delle arginature nelle condizioni richieste dal pubblico interesse.
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TITOLO I Norme sulle derivazioni e sulle utilizzazioni delle acque pubbliche CAPO I - Concessioni e riconoscimenti di utenze: Art. 35 Le utenze di acqua pubblica sono sottoposte al pagamento di un annuo canone, secondo le norme seguenti: per ogni modulo (litri cento al minuto secondo) di acqua potabile o di irrigazione; Art. 40 Il disciplinare della concessione determina la quantit, il modo, le condizioni della raccolta, regolazione, estrazione, derivazione, condotta, uso, restituzione integrale o ridotta e scolo dell'acqua, le garanzie richieste nell'interesse dell'agricoltura, dell'igiene pubblica e stabilisce l'annuo canone da corrispondersi allo Stato.

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TITOLO I Norme sulle derivazioni e sulle utilizzazioni delle acque pubbliche CAPO I - Concessioni e riconoscimenti di utenze: Art. 42 A cura e a spese del concessionario delle derivazioni d'acque pubbliche, su prescrizione dell'ufficio compartimentale del Servizio idrografico e mareografico nazionale interessato per territorio, sono installati e mantenuti in regolare stato di funzionamento idonei dispositivi per la misurazione delle portate e dei volumi in corrispondenza dei punti di prelievo e di restituzione, ove presente. I risultati delle misurazioni sono trasmessi con le modalit definite ai sensi dell'articolo 5- bis e con frequenza almeno semestrale all'autorit concedente e all'ufficio compartimentale del Servizio idrografico e mareografico nazionale interessato. Art. 45 Quando una domanda di concessione per un'importante utilizzazione di acqua risulti tecnicamente incompatibile con meno importanti utilizzazioni legittimamente costituite o concesse, si pu ugualmente, sentito il Consiglio superiore, sentiti gli interessati, far luogo alla concessione. .
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TITOLO IV CONTENZIOSO Capo I Giurisdizione ART. 138 ISTITUZIONE DEI TRIBUNALI REGIONALI DELLE ACQUE PUBBLICHE Presso alcune sedi di Corte di Appello sono istituiti I Tribunali regionali delle acque pubbliche: ART. 139 TRIBUNALE DI SECONDO GRADO E istituito a Roma il Tribunale Superiore delle acque pubbliche: ART. 140. COMPETENZE Appartengono alla cognizione dei Tribunali delle acque pubbliche: le controversie intorno alla demanialit delle acque; le controversie circa i limiti dei corsi o bacini, loro alvei e sponde le controversie, aventi ad oggetto qualunque diritto relativo alle derivazioni e utilizzazioni di acqua pubblica:

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"RIORDINO IN MATERIA DI CONCESSIONE DI ACQUE PUBBLICHE." D.Lgs 275 del 12 Luglio 1993 Art. 10.(Pozzi) Tutti i pozzi esistenti, a qualunque uso adibiti, ancorche' non utilizzati, sono denunciati dai proprietari, possessori o utilizzatori alla regione nonche' alla provincia competente per territorio Art. 11. Monitoraggio delle acque di fognatura) La provincia provvede ad effettuare, avvalendosi dell'ente gestore degli impianti, il monitoraggio delle acque di fognatura, previa individuazione di sezioni significative di controllo in cui sono installate idonee strumentazioni per la misura della quantita' delle acque e dei relativi parametri qualitativi. I risultati delle misurazioni sono trasmessi alle regioni con frequenza trimestral

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NORME PER IL RIASSETTO ORGANIZZATIVO E FUNZIONALE DELLA DIFESA DEL SUOLO L. 183 DEL 18 MAGGIO 1989

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TITOLO I LE ATTIVIT, I SOGGETTI, I SERVIZI CAPO I - LE ATTIVIT Art.1 (Finalit della legge) La presente legge ha per scopo di assicurare: 1. la difesa del suolo 2. il risanamento delle acque 3. la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale 4. la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. Art.3 (Le attivit di pianificazione, di programmazione e di attuazione) Le attivit di programmazione, di pianificazione e di attuazione degli interventi destinati a realizzare le finalit indicate all'articolo 1 curano in particolare: c. la moderazione delle piene, i. la razionale utilizzazione delle risorse idriche superficiali e profonde, con una efficiente rete idraulica, irrigua ed idrica, garantendo, comunque, che l'insieme delle derivazioni non pregiudichi il minimo deflusso costante vitale negli alvei sottesi, nonch la polizia delle acque; m. la gestione integrata in ambiti ottimali dei servizi pubblici nel settore, sulla base di criteri di economicit e di efficienza delle prestazioni;
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CAPO III

LE REGIONI, GLI ENTI LOCALI E LE AUTORIT DI BACINO DI RILIEVO NAZIONALE

Art.10 (Le regioni) 1. Le regioni esercitano le funzioni ad esse trasferite e delegate ai sensi della presente legge, ed in particolare quelle di gestione delle risorse d'acqua e di terra 3. Il servizio tecnico nazionale dighe provvede in via esclusiva, anche nelle zone sismiche, identificazione, al controllo dei progetti di massima, nonch al controllo dei progetti esecutivi di sbarramento, dighe di ritenuta o traverse che superano 15 metri di altezza o che determinano volume di invaso superiore a 1.000.000 di metri cubi. Restano di competenza del Ministero del commercio e dellartigianato tutte le opere di sbarramento che determinano invasi esclusivamente a deposito o decantazione o lavaggio di residui industriali. [584/94]. 4. Rientrano nella competenza delle regioni a statuto ordinario e a statuto speciale e delle autonome di Trento e di Bolzano le attribuzioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica novembre 1959, n. 1363, per gli sbarramenti che non superano i 15 metri di altezza e che un invaso non superiore a 1.000.000 di metri cubi. Per tali sbarramenti, ove posti al servizio derivazioni di acqua di competenza statale, restano ferme le attribuzioni del Ministero dei lavori servizio nazionale dighe fornisce alle regioni il supporto tecnico richiesto. [584/94].
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Legge Galli L. 5 gennaio 1994, n. 36. Disposizioni in materia di risorse idriche. Capo I - Principi generali 1. Tutela e uso delle risorse idriche 1. Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorch non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidariet. 2. Qualsiasi uso delle acque effettuato salvaguardando le aspettative ed i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. 3. Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilit dell'ambiente, l'agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrologici. 4. Le acque termali, minerali e per uso geotermico sono disciplinate da leggi speciali.

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2. Usi delle acque 1. L'uso dell'acqua per il consumo umano prioritario rispetto agli altri usi del medesimo corpo idrico superficiale o sotterraneo. Gli altri usi sono ammessi quando la risorsa sufficiente e a condizione che non ledano la qualit dell'acqua per il consumo umano. 3. Equilibrio del bilancio idrico 1. L'Autorit di bacino competente definisce ed aggiorna periodicamente il bilancio idrico diretto ad assicurare l'equilibrio fra le disponibilit di risorse reperibili o attivabili nell'area di riferimento ed i fabbisogni per i diversi usi, nel rispetto dei criteri e degli obiettivi di cui agli articoli 1 e 2. 2. Per assicurare l'equilibrio tra risorse e fabbisogni, l'Autorit di bacino competente adotta, per quanto di competenza, le misure per la pianificazione dell'economia idrica in funzione degli usi cui sono destinate le risorse. 3. Nei bacini idrografici caratterizzati da consistenti prelievi o da trasferimenti, sia a valle che oltre la linea di displuvio, le derivazioni sono regolate in modo da garantire il livello di deflusso necessario alla vita negli alvei sottesi e tale da non danneggiare gli equilibri degli ecosistemi interessati.

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5. Risparmio idrico 1. Il risparmio della risorsa idrica conseguito, in particolare, mediante la progressiva estensione delle seguenti misure: a) risanamento e graduale ripristino delle reti esistenti che evidenziano rilevanti perdite; b) installazione di reti duali nei nuovi insediamenti abitativi, commerciali e produttivi di rilevanti dimensioni; c) installazione di contatori in ogni singola unit abitativa nonch di contatori differenziati per le attivit produttive e del settore terziario esercitate nel contesto urbano; d) diffusione dei metodi e delle apparecchiature per il risparmio idrico domestico e nei settori industriale, terziario ed agricolo.

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Capo II - Servizio idrico integrato 8. Organizzazione territoriale del servizio idrico integrato 1. I servizi idrici sono riorganizzati sulla base di ambiti territoriali ottimali delimitati secondo i seguenti criteri: a) rispetto dell'unit del bacino idrografico o del sub-bacino o dei bacini idrografici contigui, tenuto conto delle previsioni e dei vincoli contenuti nei piani regionali di risanamento delle acque di cui alla legge 10 maggio 1976, n. 319, e successive modificazioni, e nel piano regolatore generale degli acquedotti, nonch della localizzazione delle risorse e dei loro vincoli di destinazione, anche derivanti da consuetudine, in favore dei centri abitati interessati; b) superamento della frammentazione delle gestioni; c) conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, definite sulla base di parametri fisici, demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politicoamministrative.

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13. Tariffa del servizio idrico 1. La tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico come definito all'articolo 4, comma 1, lettera f). 2. La tariffa determinata tenendo conto della qualit della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell'entit dei costi di gestione delle opere, dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio. 14. Tariffa del servizio di fognatura e depurazione 1. La quota di tariffa riferita al servizio di pubblica fognatura e di depurazione dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi. I relativi proventi affluiscono in un fondo vincolato e sono destinati esclusivamente alla realizzazione e alla gestione delle opere e degli impianti centralizzati di depurazione.
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D.P.C.M. 4 marzo 1996 (1). Disposizioni in materia di risorse idriche


a) le direttive generali e di settore per il censimento delle risorse idriche, per la disciplina dell'economia idrica e per la protezione delle acque dall'inquinamento; B) le metodologie generali per la programmazione della razionale utilizzazione delle risorse e le linee della programmazione degli usi plurimi delle risorse idriche; C) i criteri e gli indirizzi per la programmazione dei trasferimenti di acqua per il consumo cui all'art. 17; D) le metodologie ed i criteri generali per la revisione e l'aggiornamento del piano regolatore generale degli acquedotti, e successive varianti, di cui alla legge 4 febbraio 1963, n. 129, successive modificazioni, da effettuarsi su scala di bacino salvo quanto previsto all'art. E) le direttive ed i parametri tecnici per la individuazione delle aree a rischio di crisi idrica finalit di prevenzione delle emergenze idriche; F) i criteri per la gestione del servizio idrico integrato, costituito dall'insieme dei servizi captazione, adduzione e distribuzione di acqua, ad usi civili, di fognatura e di depurazione acque reflue; G) i livelli minimi dei servizi che devono essere garantiti in ciascuno ambito territoriale cui all'art. 8, comma 1, nonch i criteri e gli indirizzi per la gestione dei servizi di approvvigionamento, di captazione e di accumulo per usi diversi da quello potabile;
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GLI AMBITI, GLI STRUMENTI, GLI INTERVENTI, LE RISORSE CAPO I - GLI AMBITI Art.13 (Classificazione dei bacini idrografici e loro delimitazione) L'intero territorio nazionale ripartito in bacini idrografici. Ai fini della presente legge i bacini idrografici sono classificati in: bacini di rilievo nazionale bacini di rilievo interregionale bacini di rilievo regionale

2. I bacini di rilievo nazionale ed interregionale sono provvisoriamente delimitati con DPCM del 22 dicembre 1977. Art.15 (Bacini di rilievo interregionale) 1. I bacini di rilievo interregionale per la Puglia sono: Saccione (Molise, Puglia); Fortore (Campania, Molise, Puglia); Ofanto (Campania, Basilicata, Puglia) Bradano (Puglia, Basilicata)

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5.1. Finalit e contenuti dell'aggiornamento L'aggiornamento del P.R.G.A. deve anzitutto tenere conto degli obiettivi introdotti dalla legge, innovativi rispetto a quelli definiti a suo tempo dalla legge 4 febbraio 1963, n. 129 (15). La legge, in particolare, introduce alcune innovazioni che non possono non avere riflessi sul modo di impostare la pianificazione degli schemi idrici. Gli acquedotti sono infatti considerati come una parte dei servizi idrici, integrati, costituiti dall'insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acque ad usi civili, di fognature e depurazione delle acque e destinati ad una gestione unitaria rispondente a logiche di mercato. Ne deriva, tra l'altro, la necessit che il nuovo P.R.G.A. prenda in esame aspetti fondamentali dei sistemi distributivi non considerati dalla legge n. 129 del 1963 (15) tra cui: contenimento perdite e sprechi; regolazione e modulazione delle portate e dei carichi; affidabilit dell'insieme; elasticit di esercizio; conservazione della qualit delle acque in distribuzione; riorganizzazione dei servizi idrici per ambiti territoriali ottimali; gestione integrata degli impianti di acquedotto, di fognatura e depurazione.

Va tenuto presente che obiettivo generale del P.R.G.A. resta l'equa ripartizione delle risorse, tenendo conto della loro salvaguardia in termini sia quantitativi che qualitativi.

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5.5. I fabbisogni e la loro dislocazione, sistemi duali, consumi industriali e promiscui Punto fondamentale per la revisione del P.R.G.A. la ridefinizione del fabbisogno sulla base delle mutate modalit di utilizzo dell'acqua nell'ambito della comunit e del territorio interessati. I criteri a cui si ispira il P.R.G.A. del 1963 sono infatti molto aggregati e non consentono di determinare il necessario quantitativo d'acqua tenendo presenti le reali esigenze che, come noto, variano notevolmente nel tempo e nello spazio. Nella determinazione del fabbisogno, e della sua dislocazione planimetrica, occorre innanzi tutto individuare unit territoriali omogenee per tipologia di utilizzo sia per le situazioni in atto che per quelle evolutive previste dagli strumenti pianificatori territoriali-urbanistici (assetto del territorio) negli orizzonti territoriali prima indicati.

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Unit territoriali omogenee possono essere, ad esempio: aree residenziali (intensive, medie, estensive) con inclusione di attivit pubbliche, commerciali, artigianali, industriali di tipo diffuso; centri residenziali con particolari concentrazioni di utilizzazioni abitative permanenti di tipo comunitario e sanitario (collegi, caserme, ospedali ecc.) o temporanee (uffici scuole, ecc.); centri turistici stagionali, estivi od invernali; aree direzionali; aree industriali; aree agricole; aree a verde, aree di rispetto, zone silvo-pastorali

Ciascuna unit territoriale omogenea deve essere considerata nel contesto delle caratteristiche climatiche proprie della zona interessata, (temperatura stagionale, piovosit). Inoltre, e ci particolarmente per le aree residenziali, necessario tenere in debito conto il grado di sviluppo economico e sociale della popolazione interessata.
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L'esame della situazione italiana negli ultimi decenni ha messo in evidenza alcune particolarit nella dinamica della popolazione che hanno un peso non trascurabile sulla determinazione dell'evoluzione del fabbisogno. Il tasso di incremento annuo notevolmente diminuito, tanto che in molte zone d'Italia si parla ora di crescita zero. Occorre, pertanto, che, all'interno dei sistemi distributivi, siano individuate aree territoriali omogenee contraddistinte anche dall'appartenenza ad una estensione territoriale entro la quale si possa ipotizzare un valore pressoch uniforme del tasso di crescita. Nelle estrapolazioni e stime conseguenti non sembrano avere pi validit le leggi e le formule comunemente applicate in passato quale la formula dell'interesse composto; sar consigliabile applicare caso per caso espressioni pi appropriate, ad esempio quella di tipo lineare: nella quale: PT=Po (1+rt)

PT e Po sono rispettivamente la popolazione all'anno t e quella all'anno 0 r il tasso di crescita annuale, variabile nel tempo, pi adatta a descrivere incrementi o decrementi migratori).

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Vi sono zone di sviluppo economico e demografico anomalo e, perci difficilmente prevedibili, quali: centri direzionali satelliti; centri turistici ad utilizzo stagionale e per fine-settimana

Le valutazioni di sviluppo demografico di tali zone vanno inserite nel contesto pi vasto degli aggregati urbani e nei territori delle regioni a cui esse appartengono. Si sottolinea, infine, che la valutazione dell'andamento temporale, nell'intervallo di riferimento (sino al 2040), dei parametri indispensabili alla programmazione degli interventi, ivi compreso il fabbisogno di acqua, dovr essere eseguita con criteri statistici che definiscano intervalli di valori con probabilit di realizzazione predefinita (intervalli di confidenza). Per la valutazione del fabbisogno si dovr tenere conto anche delle perdite tecnicamente accettabili nelle reti di adduzione e in quelle di distribuzione (non pi del 20%). Qualora le perdite in sistemi acquedottistici esistenti siano superiori a detto limite, il P.R.G.A. dovr prevedere interventi di manutenzione entro un ragionevole periodo di tempo e pertanto una diminuzione, a parit di altre condizioni, del fabbisogno stesso.
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8. LIVELLI MINIMI DEI SERVIZI CHE DEVONO ESSERE GARANTITI IN CIASCUN AMBITO TERRITORIALE OTTIMALE (art. 4, comma 1, lett. g) della legge 5 gennaio 1994, n. 36) 8.1. Generalit. Il gestore del servizio idrico integrato garantisce i livelli minimi dei servizi riportati nei punti che seguono. 8.2. Alimentazione idrica. 8.2.1. Usi domestici. Alle utenze potabili domestiche devono essere assicurati: a) una dotazione pro-capite giornaliera alla consegna, non inferiore a 1501/ab/giorno, intesa come volume attingibile dall'utente nelle 24 ore. Il contratto con l'utente menzioner il numero di dotazioni assegnato all'utente e ad esso garantito; b) una portata minima erogata al punto di consegna non inferiore a 0,10 l/s per ogni unit abitativa in corrispondenza con il carico idraulico di cui alla successiva lettera c); segue
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c) un carico idraulico di 5 m, misurato al punto di consegna, relativo al solaio di copertura del piano abitabile pi elevato. Il dato da riferire al filo di gronda o all'estradosso del solaio di copertura come indicato negli strumenti urbanistici comunali. Sono ammesse deroghe in casi particolari per i quali il gestore dovr dichiarare in contratto la quota piezometrica minima che in grado di assicurare. Per tali casi e per gli edifici aventi altezze maggiori di quelle previste dagli strumenti urbanistici adottati (siano tali edifici non conformi, anche se sanati, o in deroga) il sollevamento eventualmente necessario sar a carico dell'utente. I dispositivi di sollevamento eventualmente installati dai privati debbono essere idraulicamente disconnessi dalla rete di distribuzione; le reti private debbono essere dotate di idonee apparecchiature di non ritorno; d) un carico massimo riferito al punto di consegna rapportato al piano stradale non superiore a 70 m, salvo indicazione diversa stabilita in sede di contratto di utenze.

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8.2.2. Usi civili non domestici Per i consumi civili non domestici, intesi come consumi pubblici (scuole, ospedali, caserme, edifici pubblici, centri sportivi, mercati, stazioni ferroviarie, aeroporti, ecc.) e consumi commerciali (uffici, negozi, supermercati, alberghi, ristoranti, lavanderie, autolavaggi, ecc.) devono essere assicurate una dotazione minima, una portata da definire nel contratto di utenza. Essa non potr essere comunque inferiore ai valori che saranno fissati in apposita tabella da allegare alla Convenzione. Si adottano per i valori di carico idraulico di cui al precedente punto 8.2.1. 8.2.3. Usi non potabili Le dotazioni unitarie giornaliere di cui al punto 8.2.1. potranno essere ridotte sino a 50 l/ab/giorno, nel caso all'utente sia assicurato, a condizioni di convenienza, l'approvvigionamento con reti separate anche di acqua non potabile per usi diversi, almeno nella misura occorrente al raggiungimento dei valori minimi fissati al punto 8.2.1. Analoghe riduzioni sono consentite per le utenze civili non domestiche di cui al punto 8.2.2., tenuto conto del tipo di utenza.

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8.2.8. Misurazione La misurazione dei volumi consegnati all'utente si effettua, di regola, al punto di consegna, mediante contatori, rispondenti ai requisiti fissati dal Decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 1982, n. 854, recepente la Direttiva Comunitaria n. 75/33. L dove esistono consegne a bocca tarata o contatori non rispondenti, deve essere programmata l'installazione di contatori a norma. In relazione a quanto disposto dall'articolo 5, comma 1, lettera c), della legge 5 gennaio 1994, n. 36 (27), dove attualmente la consegna e la misurazione sono effettuate per utenze raggruppate, la ripartizione interna dei consumi deve essere organizzata, a cura e spese dell'utente, tramite l'installazione di singoli contatori per ciascuna unit abitativa. fatto obbligo al gestore di offrire agli utenti l'opportunit di fare eseguire a sua cura, dietro compenso e senza diritto di esclusivit, le letture parziali e il riparto fra le sottoutenze e comunque proporre procedure standardizzate per il riparto stesso. La disciplina degli eventi contenziosi deve essere prevista nel Regolamento di utenza. 8.2.9. Continuit del servizio Il servizio deve essere effettuato con continuit 24 ore su 24 e in ogni giorno dell'anno, salvo i casi di forza maggiore e durante gli interventi di riparazione o di manutenzione programmata come sotto disciplinati.
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Il gestore deve organizzarsi per fronteggiare adeguatamente tali situazioni assicurando in ogni caso i seguenti livelli minimi di servizi: reperibilit 24 ore su 24 per recepire tempestivamente allarmi o segnalazioni; prestazione di primo intervento con sopralluogo entro 2 ore dalla segnalazione; riparazione di guasti ordinari entro 12 ore dalla segnalazione per gli impianti, entro 12 ore per le tubazioni sino a 300 mm di DN, e entro 24 ore per le tubazioni di diametro superiore; controllo dell'evoluzione approvvigionamento; quantitativa e qualitativa delle fonti di

adozione di un piano di gestione delle interruzioni del servizio approvato dal soggetto affidante, che disciplina, tra l'altro, le modalit di informativa agli Enti competenti ed all'utenza interessata, nonch l'assicurazione della fornitura alternativa di una dotazione minima per il consumo alimentare. Il predetto piano deve comprendere le procedure indicate ai successivi punti 8.2.10 e 8.2.11.

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8.2.10. Crisi idrica da scarsit In caso di prevista scarsit, dovuta a fenomeni naturali o a fattori antropici comunque non dipendenti dall'attivit di gestione, il gestore, con adeguato preavviso, deve informarne gli Enti Locali e proporre le misure da adottare per coprire il periodo di crisi. Tali Enti si pronunciano in merito eventualmente prescrivendo idonee misure alternative. Tali misure possono comprendere: invito all'utenza al risparmio idrico ed alla limitazione degli usi non essenziali; utilizzo di risorse destinate ad altri usi; limitazione dei consumi mediante riduzioni della pressione in rete; turnazione delle utenze.

In ogni caso sono assicurate quelle condizioni necessarie per evitare che si creino depressioni nelle condotte.

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8.2.11. Crisi qualitativa Ove non sia possibile mantenere i livelli qualitativi entro i requisiti previsti dalla legge, il gestore pu erogare acqua non potabile purch ne dia preventiva e tempestiva comunicazione alle autorit competenti ed all'utenza e comunque subordinatamente al nulla osta dell'Autorit Sanitaria Locale.
CARENZE CAUSE MISURE DI EMERGENZA MISURE DI PREVENZIONE CARENZE CAUSE MISURE DI EMERGENZA MISURE DI PREVENZIONE CARENZE CAUSE MISURE DI EMERGENZA MISURE DI PREVENZIONE CARENZE CAUSE MISURE DI EMERGENZA MISURE DI PREVENZIONE CARENZE CAUSE MISURE DI EMERGENZA MISURE DI PREVENZIONE
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nelle fonti di alimentazione eventi di siccit approvvigionamento con risorse integrative riduzione della vulnerabilit del sistema alla siccit nelle fonti di alimentazione errata gestione dei prelievi definizione di programmi di gestione negli impianti di attingimento inadeguata progettazione revisione dei criteri progettuali adduzione e distribuzione errata gestione degli impianti definizioni di corretti standards gestionali nell'intero sistema idrico sismi, inondazioni, frane soccorso, approvvigionamento di emergenza riduzione della vulnerabilit del sistema

Tab. 1 - Misure contro il rischio di deficienza idrica

Le misure di emergenza sono orientate alla riduzione degli impatti negativi di un particolare di deficienza idrica e sono prevalentemente affidate alle strutture di protezione civile; esse Comprendono gli interventi di soccorso e la azioni volte al superamento dell'emergenza.

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8.2.12. Dotazione
Per dotazione media pro-capite da erogare all'utenza di un ambito territoriale si intende il fabbisogno medio giornaliero relativo ai diversi usi civili rapportato al numero dei residenti, tenuto conto della variabilit delle presenze e dei consumi non domestici. Tale dato costituisce riferimento pianificatorio da prendersi a base per la quantificazione della risorsa da rendere disponibile, e per la pianificazione delle infrastrutture, in sede di aggiornamento del piano regolatore generale degli acquedotti.
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DIRETTIVA 2000/60/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque
Nellambito della legislazione comunitaria, si fa riferimento alla direttiva 2000/60 il cui obiettivo quello di fissare un quadro comunitario per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee. Essa una sorta di compendio, rispetto alle numerose precedenti direttive, inerenti aspetti specifici della legislazione ambientale e sulle acque in particolare. La direttiva entrata in vigore il 22.12.2000 . Il termine ultimo per la sua attuazione negli Stati membri era il 22.12.2003. La Commissione U.E. dovr monitorare lo stato di applicazione della nuova direttiva, pubblicando una prima relazione entro 12 anni dalla sua entrata in vigore e successivamente ogni 6 anni. A titolo esplicativo, si riporta la tabella con i passi temporali che ogni singolo stato membro tenuto a rispettare:
2003 2004 2006 2006-2008 2009 2012 2013 Prima del 2015 2015 2015 Costruzione Idrauliche Istituzione dei competente distretti idrografici e individuazione dellautorit

Analisi dei distretti idrografici Realizzazione dei programmi di monitoraggio Realizzazione delle consultazioni politiche Adozione del piano di gestione del bacino idrografico Applicazione del programma delle azioni identificate nel piano di gestione Revisione e aggiornamento delle analisi e dei dati raccolti sui distretti nel 2006 Esame dei risultati dei monitoraggi Dichiarazione del buono stato di salute delle acque Revisione e aggiornamento dei piani di gestione dei bacini

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Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale"

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SEZIONE III GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE TITOLO I PRINCIPI GENERALI E COMPETENZE ART. 141 (ambito di applicazione) 1. Oggetto delle disposizioni contenute nella presente sezione e' la disciplina della gestione delle risorse idriche e del servizio idrico integrato per i profili che concernono la tutela dell'ambiente e della concorrenza e la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni del servizio idrico integrato e delle relative funzioni fondamentali di comuni, province e citt metropolitane. 2. Il servizio idrico integrato e' costituito dall'insieme dei servizi pubblici +di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili di fognatura e di depurazione delle acque reflue, e deve essere gestito secondo principi di efficienza, efficacia ed economicit, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie. Le presenti disposizioni si applicano anche agli usi industriali delle acque gestite nell'ambito del servizio idrico integrato.

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ART. 144 (tutela e uso delle risorse idriche) 1. Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorche' non estratte dal sottosuolo, appartengono al demanio dello Stato. 2. Le acque costituiscono una risorsa che va tutelata ed utilizzata secondo criteri di solidariet; qualsiasi loro uso e' effettuato salvaguardando le aspettative ed i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. 3. La disciplina degli usi delle acque e' finalizzata alla loro razionalizzazione, allo scopo di evitare gli sprechi e di favorire il rinnovo delle risorse, di non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilit dell'ambiente, l'agricoltura, la piscicoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrologici. br; 4. Gli usi diversi dal consumo umano sono consentiti nei limiti nei quali le risorse idriche siano sufficienti e a condizione che non ne pregiudichino la qualit. 5. Le acque termali, minerali e per uso geotermico sono disciplinate da norme specifiche, nel rispetto del riparto delle competenze costituzionalmente determinato.

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ART. 146 (risparmio idrico) 1. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della parte terza del presente decreto, le regioni, sentita l'Autorit di vigilanza sulle risorse idriche e sui rifiuti, nel rispetto dei principi della legislazione statale, adottano norme e misure volte a razionalizzare i consumi e eliminare gli sprechi ed in particolare a: a) migliorare la manutenzione delle reti di adduzione e di distribuzione di acque a qualsiasi uso destinate al fine di ridurre le perdite; b) prevedere, nella costruzione o sostituzione di nuovi impianti di trasporto e distribuzione dell'acqua sia interni che esterni, l'obbligo di utilizzo di sistemi anticorrosivi di protezione delle condotte di materiale metallico; c) realizzare, in particolare nei nuovi insediamenti abitativi, commerciali e produttivi di rilevanti dimensioni, reti duali di adduzione al fine dell'utilizzo di acque meno pregiate per usi compatibili; d) promuovere l'informazione e la diffusione di metodi e tecniche di risparmio idrico domestico e nei settori industriale, terziario ed agricolo; e) adottare sistemi di irrigazione ad alta efficienza accompagnati da una loro corretta gestione e dalla sostituzione, ove opportuno, delle reti di canali a pelo libero con reti in pressione; f) installare contatori per il consumo dell'acqua in ogni singola unit abitativa nonche' contatori differenziati per le attivit produttive e del settore terziario esercitate nel contesto urbano; g) realizzare nei nuovi insediamenti, quando economicamente e tecnicamente conveniente anche in relazione ai recapiti finali, sistemi di collegamento differenziati per le acque piovane e per le acque reflue e di prima pioggia; h) individuare aree di ricarica delle falde ed adottare misure di protezione e gestione atte a garantire un processo di ricarica quantitativamente e qualitativamente idoneo. 2. Gli strumenti urbanistici, compatibilmente con l'assetto urbanistico e territoriale e con le risorse finanziarie disponibili, devono prevedere reti duali al fine di rendere possibili appropriate utilizzazioni di acque anche non potabili. Il rilascio del permesso di costruire e' subordinato alla previsione, nel progetto, dell'installazione di contatori per ogni singola unit abitativa, nonche' del collegamento a reti duali, ove gi disponibili.

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ART. 149 (piano d'ambito) 1. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della parte terza del presente decreto, l'Autorit d'ambito provvede alla predisposizione e/o aggiornamento del piano d'ambito. Il piano d'ambito e' costituito dai seguenti atti: a) ricognizione delle infrastrutture; b) programma degli interventi; c) modello gestionale ed organizzativo; d) piano economico finanziario.

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PIANO DAMBITO A.T.O. PUGLIA

La Puglia presenta una popolazione al 1 Gennaio 2001 di 4.086.608 abitanti, concentrata soprattutto nella provincia di Bari, la quale, da sola, presenta 1.580.498 (Fig.2.2/1). Relativamente all'ampiezza demografica dei Comuni e come sintetizzato in tabella 2.2/1, si evidenzia che: la maggior parte dei Comuni (46,12%) ha una popolazione residente compresa tra 2.000 e 10.000 abitanti, con una popolazione complessiva di 632.016 abitanti, pari a 15,47% di quella totale; il 27,91% dei Comuni ha pi di 15.000 abitanti, con una popolazione complessiva di il 14,73% dei Comuni compreso nella classe >10.000<15.000 abitanti, con una l'11,24% dei Comuni ha una popolazione residente inferiore a 2000 abitanti, con una 2.933.615 abitanti, pari al 71,79% del totale dell'area; popolazione complessiva di 478.716 abitanti, pari all'11,71% di quella totale; popolazione complessiva di 42.234, pari all'1,04% di quella totale.
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abitanti,

corrispondenti

circa il 39 % della popolazione totale

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La definizione di centro abitato, nucleo abitato e case sparse, secondo l'ISTAT, la seguente: Centro abitato: aggregato di case contigue o vicine con interposte strade, piazze e simili, caratterizzato dall'esistenza di servizi o esercizi pubblici costituenti la condizione di forma autonoma di vita sociale. Nucleo abitato: localit abitata, priva del luogo di raccolta che caratterizza il centro abitato, costituita da un gruppo di case contigue o vicine, con almeno cinque famiglie con interposte strade, sentieri, piazze, aie, piccoli orti, piccoli incolti e simili, purch la distanza tra le case non superi la trentina di metri. Case sparse: sono quelle disseminate nel territorio comunale a distanza tale da non poter costituire nemmeno un nucleo abitato.
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2.2 Bilancio demografico dellanno 2000 Landamento del movimento della popolazione residente intervenuto tra linizio e la fine di un dato anno, pu aiutarci a comprendere le dinamiche demografiche in atto nella regione Puglia. Il movimento complessivo della popolazione si suddivide in: Movimento naturale, costituito dalle iscrizioni anagrafiche per nascita e dalle cancellazioni per morte; Movimento migratorio, rappresentato dalle iscrizioni e cancellazioni per trasferimento di residenza. Il saldo complessivo osservato dallanno 1991 fino allanno 1999 rileva che Bari la provincia con il saldo maggiore, seguita dalla provincia di Lecce: Il tasso di crescita risulta in diminuzione passando dallo 0,5% del 1991/1992 al 0,1% del 1998/1999. Nelle Tab. 2.2/3 e 2.2/4 e 2.2/5 sono riportati i principali dati relativi al bilancio demografico.
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Infine si esaminata la dinamica demografica nellanno 2000: il risultato finale dato dalla somma dei residenti allinizio anno, dei nati vivi, e degli iscritti a cui si sottraggono i deceduti ed i cancellati, lammontare anagrafico dei residenti a fine anno.

Si osserva che la differenza, fra i residenti allinizio ed alla fine dellanno, di appena 1.000 unit, la provincia di Bari presenta un considerevole aumento, con 4.448 abitanti, mentre nelle restanti province si osserva una diminuzione, soprattutto nella provincia di Foggia.
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5.3 Consumi idrici e perdite attuali Nella Tab. 2.5/3 vengono riportati i volumi immessi nella rete di distribuzione e fatturati

A livello dAmbito, il valore delle perdite medie nel sistema di adduzione si attesta quindi sul 13% del volume prodotto, mentre nelle reti interne si attesta intorno al 30% del volume immesso in rete; il che porta ad una perdita fisica media dellintero sistema al 39%, come si pu osservare dalla successiva tabella riepilogativa 2.5/4.

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5.4 Dotazioni idriche attuali

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6.3 Dotazioni idriche di Piano Per la valutazione del fabbisogno lordo annuo dellATO, nellambito del presente Piano, si fatto riferimento ai valori di dotazione adottati dalla SOGESID S.p.A in altre regioni del Mezzogiorno, adottando dotazioni in base alle classi demografiche degli abitati da servire. In particolare, si ipotizzata una dotazione base costante, per ogni Comune, pari a 200 litri/ab x giorno, a cui sommare un contributo giornaliero variabile per abitante (da 60 litri/ab x giorno per quei centri con meno di 5.000 unit, a 140 litri/ab x giorno per centri con pi di 100.000 abitanti). Le dotazioni lorde calcolate, comprensive cio delle perdite nella rete acquedottistica, pari al 5% nella adduzione e 20% nella distribuzione, sono riportate nella Tab. 2.6/10, unitamente alle dotazioni al netto delle suddette perdite.

Alla popolazione fluttuante giornaliera, presente per lintero anno solare si attribuita una dotazione pro capite lorda di 150 l/ab x giorno (114 l/ab x giorno-netta) ed alla popolazione turistica, alberghiera ed extralberghiera, assunta presente per 75 giorni, si assegnata una dotazione lorda rispettivamente 500 l/ab x giorno (380 l/ab x giorno-netta) e di 350 l/ab x giorno (266 l/ab x giorno-netta).
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Allorizzonte temporale 2013 si assume che, in virt degli interventi e degli investimenti attuali nonch del recupero di efficienza del gestore, le perdite nella distribuzione debbano passare dallattuale 35,8% al 15,8% del volume immesso in rete; le perdite nelladduzione dovranno essere ridotte dal 13,0% al 9,0% e le perdite amministrative, attualmente pari al 16,50% del volume immesso in rete, dovranno attestarsi ad un valore non superiore al 10%. Popolazione residente e fluttuante Previsione di Piano al 2032 Popolazione residente Il metodo adottato per la previsione demografica non considera i principali due caratteri della struttura della popolazione, come et e sesso, ma si presenta di pi agevole applicazione soprattutto perch riferito ad ambiti territoriali comunali. Allo scopo sono stati calcolati, per ogni comune e per anno, i tassi di crescita ipotizzando valida la legge dellinteresse composto espressa nella forma:

ove PA1 la popolazione calcolata allanno A1, PA0 quella di riferimento assunta a base del calcolo e t il tasso di crescita ammesso costante nellintervallo di tempo (A1-A0).
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