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o stato d'assedio ogni asino capace di governare! (PIANTELLI, Da mini animas). 2821.

. Il 7 giugno 1859, Milano era delirante d'entusiasmo per la sua liberazione e per l'arrivo dei due re alleati, re Vittorio Emanuele II e Napoleone III. Era a Milano anche Camillo Cavour, ma in incognito, e per rendersi conto esatto del lo stato d'animo dei Milanesi, sal in una carrozza pubblica e si fece scarrozzare per le vie affollate di gente, dove infatti non fu mai riconosciuto. Quando all a fine scese e mise mano al borsellino per pagare, si sent rispondere dal fiacche raio: Lu el paga minga! Il buon uomo l'aveva infatti riconosciuto, e volle mostrarsi riconoscente a modo suo col grande statista: fatta una gran scappellata, si sottrasse alle insisten ze del ministro, frustando il cavallo. (Corriere della Sera, giugno 1925). 2822. A proposito di suprema delicatezza nell'uso del denaro pubblico tutto un r icamo di umorismo questa lettera del Cavour, da cui si potrebbe fare un racconto col titolo: La trota demaniale. La lettera diretta a Urbano Rattazzi, capo del partito come definirlo? delicatam ente avverso a Cavour. La lettera dice cos: Tornando a casa, ho trovato una trota pescata nei regi canali, che quel seduttore dell'ingegner No mi manda, invece di venderla a beneficio dell'erario. Questa seduzione mi pone nella necessit o di p unire l'ingegnere No o di farmi suo complice mangiando la trota. Ma, mangiandola da solo, temerei di essere fulminato alla Camera, e perci ho bisogno di avere lei complice con i puritani deputati... (e qui fa alcuni nomi). La prego, adunque, di venire domani a pranzo da me, insieme con quei signori. Se la trota potesse a spettare il nostro comodo, avrei rimandato il pranzo peccaminoso a posdomani. Ma , cos facendo, commetteremmo il peccato di mangiare una trota demaniale, senza av ere il piacere di mangiarla fresca . (PANZINI, Il conte di Cavour). 2823. Tempestoso colloquio quello tra il re Vittorio Emanuele II e il suo minist ro Cavour la notte che si doveva decidere sulle proposte di pace austriache, che furono poi la base della pace di Villafranca. Il ministro scongiurava il re a r espingere le inique proposte. Napoleone vuole andarsene? diceva Cavour. Ebbene se ne vada. Noi continueremo la guerra da soli, e se dovremo perire, periremo da prodi. S obietta il re torneremo a Torino incalzati dalle baionette austriache, tra le r isate del mondo. Allora Vostra Maest abdichi. A questo ci devo pensare io, che sono il re. Il re? esclam Cavour fuor di s; il re vero in questo momento sono io. Vittorio Emanuele scatt: Voi il re? Voi siete un pazzo. Poi, voltosi a Nigra che era presente al colloquio: - Nigra, portatelo a dormire, che sar meglio. (PANZINI, Cavour). 2824. Profondamente disgustato della pace di Villafranca, and a riposare in Svizz era, dicendo: Vado a consolarmi con la vista della natura e a distogliere lo sguardo dagli uom ini. (GHIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). 2825. Quando Cavour vide minacciata la sua concezione politica dell'Unit italiana dalla pace di Villafranca, esclam: Io volevo far l'Italia, cominciando dal settentrione; ebbene la far invece cominc iare dal mezzogiorno. In queste parole era gi il germe della spedizione dei Mille. (Revue de Paris, 1 o ttobre 1894). 2826. Dimessosi il ministero Rattazzi, Cavour torn al potere; ma la questione del le annessioni dell'Italia centrale era allora molto grave e complessa. L'Austria , sorridendo per bocca del ministro conte di Rechberg, diceva: Il Piemonte non h a lo stomaco tanto forte da poter digerire la Toscana e la Romagna . Ostile a que ste annessioni era specialmente Napoleone III. Ma Cavour inizi con Napoleone dei negoziati, e Guizot diceva: In questo momento impegnata una partita tra Napoleone III e Cavour. Io scommetto per Cavour. Infatti Cavour faceva offrire a Napoleone Nizza e la Savoia, e poco dopo si firm

ava un trattato con la Francia. Nel momento di firmarlo, Cavour disse, sorridend o, al plenipotenziario francese: - Ed ecco che ora siete diventati nostri complici: complici anche delle nostre p azzie! Tra Napoleone III e Cavour, come aveva ben previsto Guizot, aveva vinto lo stati sta italiano. (GHIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). 2827. Dovendo recarsi a Parigi, nel 1860, aveva preso all'albergo Bristol lo ste sso appartamento che nel 1856 aveva avuto il conte austriaco Buol, ministro degl i esteri dell'Austria; e a chi gli faceva notare questa coincidenza, scherzosame nte diceva: Come vedete, continuo il mio piano d'invasione del territorio austriaco. (GHIRON , Aneddoti .sulla vita di Cavour). 2828. Nel 1860 il carnevale di Milano ebbe una grande importanza politica. Gi un giornale aveva scritto: Dobbiamo far vedere all'Europa che quest'anno siamo feli ci; sia perci particolarmente festoso questo carnevale, e crepi chi ci vuol male . A quelle feste parteciparono Vittorio Emanuele II, Cavour e Garibaldi. Furono g iorni di frenesia. Concorsero da ogni parte d'Italia pi di sessantamila forestier i; per il Corso furono - contate sopra duemila carrozze; a un ballo a Corte inte rvennero 4500 persone. Cavour fu applauditissimo e le maschere gli si affollavan o attorno. Tra le altre c'era una bellisJvv cima giovinetta, certa Gritti, che lo copr di fiori. Cavour volle sapere di dove fosse, e avendo sentito che era veneta, fattosi serio serio disse: Non sarebbe peccato non liberare una terra che ha figlie cos belle? (Minerva, 16 settembre 1924). 2829. Nell'aprile del 1860 Cavour, Ricsoli, Farini ed altri illustri personaggi e rano a un pranzo di gala che Vittorio Emanuele offriva al palazzo Pitti a Firenz e, nuova capitale d'Italia. In quei giorni il freddo era pungente e Vittorio Ema nuele fece capire che quella temperatura lo infastidiva. Vostra Maest vede bene rispose causticamente Cavour, alludendo a Roma che bisogna che noi andiamo un po' pi verso il mezzogiorno d'Italia. (Russo, Oratori). 2830. Presso le corti straniere si diceva che Cavour avesse in politica un appet ito formidabile, e pi terre gli si davano e pi ne voleva. A proposito di questa pr etesa sua insaziabilit si narra il seguente aneddoto. A Fontainebleau l'imperatri ce Eugenia, per divertirsi, pens di eseguire delle sciarade in azione. Fu scelta la parola Gargantua, che fu divisa cos: gare (stazione), gant (guanto), tua (ucci se). Con opportuna distribuzione delle parti, il Ministro dei Lavori Pubblici in pers ona finse di rappresentare l'inaugurazione di una stazione ferroviaria. Per il s econdo l'imperatrice gett in mezzo alla sala un guanto, che subito alcuni cavalie ri, armati di stecche di biliardo anzich di lance, si disputarono come in un torn eo. Per il terzo si finse l'uccisione di un personaggio mitologico. Mancava l'in tero. Allora l'imperatrice, facendo camuffare un cortigiano da Cavour, lo mise d inanzi a una tavola apparecchiata dicendogli: Voi sarete Cavour, il moderno Gargantua. Al finto Cavour viene servito stracchino, parmigiano, mortadella di Bologna e ar ance. Il tutto mangiato con ottimo appetito. Ma improvvisamente portato nella sa la un piatto di maccheroni fumanti. Il finto Cavour esclama: Per oggi basta. Serbatemeli per domani! Si era nel giugno 1860, durante la spedizione di Garibaldi in Sicilia, - ed era chiara pertanto l'allusione al Regno di Napoli. Tutti scoppiarono a ridere. L'ambasciatore Nigra raccont questa scena al Cavour in un dispaccio; e il grande statista si divert un mondo a leggerlo. E ai presenti disse: I maccheroni non sono ancora cotti al punto giusto; ma in quanto alle arance che sono gi a tavola siamo decisi a mangiarle! (T0L0SANi-RASTRELLI). 2831. Una mattina il cameriere di Cavour annunzi al padrone che c'era in anticame ra un uomo che desiderava parlargli. Come si chiama? Non ha voluto dirmelo. Ha un grosso bastone e un gran cappello; ma pretende che il signor conte sa chi sia e che lo aspetta.

- Ho capito! rispose Cavour, e alzandosi in piedi, continu: fatelo entrare subito . Era Garibaldi, che Cavour, contro l'opinione dei suoi colleghi di governo e dei militari, aveva mandato infatti a chiamare da Caprera. (GHIRON, Aneddoti sulla v ita di Cavour). 2832. Il seguente aneddoto prova che la spedizione dei Mille, che si fingeva fat ta da Garibaldi a insaputa e anzi contro la volont di. Cavour, era invece a compl eta conoscenza e volont di lui. Un sabato sera, poco prima della partenza dei Mille il Governatore di Milano, Ma ssimo D'Azeglio, mand a chiamare di premura il banchiere Garavaglia, a mezzanotte . Mi occorrono per domattina 300.000 lire, in oro, in tanti pezzi da venti franchi disse il D'Azeglio al banchiere. Questi fece osservare che la domenica le banche sono chiuse ed egli non si sareb be potuto procurare la somma in oro. Allora D'Azeglio riprese: Mantenetemi il segreto, ma sappiate che Cavour che mi ordina di consegnare al ca pitano garibaldino Chiassi la somma indicata. Alle dieci del giorno dopo la somma era pronta e fu data al Chiassi. Pi tardi il D'Azeglio mand al Garavaglia tante cambiali da L. 50.000 ciascuna pagabili presso il gabinetto di Cavour. Due giorni dopo si seppe della partenza di Garibaldi da Quarto. (GIOVANNI VISCONTI VENOSTA, Ricordi di giovent). 2833. Come tutti i grandi uomini, Cavour era spesso umorista anche nell'adempime nto del suo ufficio. Quando si organizz a Genova la spedizione dei Mille, i prepa rativi erano fatti cos sfacciatamente all'aperto, che tutti pensarono essere Gari baldi in perfetto accordo con Cavour. E cos era infatti; ma la diplomazia stranie ra protestava, la Russia specialmente voleva sapere se erano state punite le aut orit di Genova e se Garibaldi portava ancora l'uniforme dell'esercito sardo. Cavo ur, per trarsi d'impaccio, mostr al corpo diplomatico un mandato d'arresto contro Garibaldi e i suoi complici, che avrebbe dovuto dimostrare la sua buona fede... . se non che il mandato d'arresto portava la data del giorno dopo quello in cui Garibaldi era partito! (GHIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). 2834. Sempre per dar soddisfazione alla diplomazia straniera, Cavour diede ordin e alla flotta piemontese di mettersi alla ricerca di Garibaldi e delle sue due n avi. Ma gli ordini erano... di aver la vista corta. All'ammiraglio Per-sano, Cav our disse:, Veda di navigare tra Garibaldi e gli incrociatori napoletani. Spero che mi avr ca pito. E Persano sorridendo: Vuol dire che, se non ho capito bene, Vostra Eccellenza mi mander a Fenestrelle. (GHIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). 2835. La questione pi spinosa e difficile nel piano di Cavour per l'unit d'Italia era la questione romana. Parlandone un giorno con Domenico Carutti, prese un cal amaio, lo pos a capo del suo tavolino e disse: Per andar l, a quel calamaio, io so che la linea pi breve la retta. Ma, se in mezz o al cammino trovo un ostacolo insuperabile, perch ci dar di capo pel solo gusto d i romperlo? Guarder invece a destra e a sinistra, e non potendo scegliere la via retta, piglier la curva. Girer insomma l'ostacolo che non posso attaccar di fronte . (GHIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). 2836. Nel 1861, Giuseppe Ferrari alla Camera chiam Cavour un cospiratore. vero rispose Cavour; io sono un cospiratore, perch ho sempre annunziato i miei sc opi tenebrosi alla Camera, al paese e a tutte le Corti europee, trascinando a po co a poco con me tutti gli Italiani: ora cospiro insieme con ventisei milioni d' Italiani. (GHIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). )/u 2837. Un giorno si faceva l'elogio di Cavour dinanzi a Napoleone III. Qualcuno d isse: S, un grande uomo politico; peccato che non abbia da governare un grande Stato! Napoleone, con molto buon senso, rispose: Credo che il compito di fare grande uno Stato piccolo sia molto pi difficile di q uello di governare un grande Stato. Lasciatelo fare: Cavour sulla buona strada!

(GUIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). 2838. Una sera, rincasando, trov fuori del suo portone un povero diavolo che eser citava il mestiere ingrato di cercatore di cicche. Come vanno gli affari? gli domand Cavour, che era di buonumore. Male, signor conte, molto male. I tempi si fanno sempre pi duri, e i fumatori, ol tre che andar diminuendo, hanno imparato a non buttar pi via i loro sigari sin ch e non li abbian fumati tutti, sino a scottarsi le labbra. Il Cavour sorrise, diede al cercatore cinque lire, scusandosi di non fumare, e p oi, rivolto a un amico che era con lui, gli disse: Questo poveraccio ha ragione! I Piemontesi vanno proprio perdendo tutti i vizi! (GUIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). 2839. Si fermava volentieri a parlare con gli umili, coi suoi servi., coi suoico ntadini. Un giorno uno di questi suoi contadini gli disse che l'aspirazione supr ema di tutta la sua vita sarebbe stata d'essere doganiere . Certo un bel mestiere rispose il conte. Ma, dimmi un po', hai fatto mai il contr abbandiere? Ah, signor conte! Che dice ella mai? Io contrabbandiere? Oib! E allora, caro mio, concluse Cavour se non hai fatto il contrabbandiere, io non posso onestamente raccomandarti per il posto di doganiere. (GHIRON, Aneddoti sul la vita di Cavour). 2840. Sebbene conte e nobile di antica nobilt, Cavour non ci teneva affatto. Aven dogli un amico chiesto perch nel suo stemma gentilizio c'era un motto tedesco, eg li rispose: Si pretende che la mia famiglia sia originaria di Sassonia, derivando da un tal Benz che, nel 1080, venne a stabilirsi a Torino. Ci credete voi? E io nemmeno. ( GHIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). 2841. Nato e cresciuto nella terra classica della burocrazia, Cavour odiava le l entezze burocratiche e i regolamenti. Essi diceva servono soltanto a far dell'impiegato un perfetto imbecille. Figlio di un'et che rinnegava il principio dell'uguaglianza umana, si sentiva fra tello di tutti gli uomini figli della Terra; ed usc un giorno in questa affermazi one, degna di Socrate e del Vangelo: In tutte le congiunture della vita, state sempre con l'oppresso. Met dei sentimen ti e delle idee mancano a coloro che sono potenti e felici. (Nuova Antologia, 16 maggio 1912). 2842. Cavour amava tanto il lavoro e le persone attive che soleva dire: Quando voglio che una cosa sia fatta presto e bene, mi rivolgo sempre a coloro c he sono gi molto occupati: i disoccupati non hanno mai tempo di far nulla! (Vita di Cavour). 2843. Cavour aveva degli ammiratori ferventi anche nel popolino. Una povera cont adina di Leri, per dimostrargli in modo tangibile la sua ammirazione, gli port un a mattina un paio di galline. Il grande statista le prese in mano per le zampe, ed entrando in biblioteca, disse al suo segretario, che era allora Costantino Ni gra: Vedi! mi hanno preso anche me per un dottor Azzeccagarbugli; ma la causa che io difendo questa volta quella dell'Italia! (Il Caffaro, 1904). 2844. Sebbene studiosissimo dei classici, abituato com'era sin dall'infanzia a p arlar piuttosto francese che italiano, come allora usava tutta la nobilt piemonte se, aveva continui scrupoli sulla propriet della lingua, e prima di fare un disco rso alla Camera,> andava domandando a destra e sinistra: Ma la tal parola italiana? t italiano il tal modo di dire? Perch badate che io no n so la grammatica! (GHIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). 2845. Il ministro plenipotenziario di Prussia, conte Brassier de SaintSimon 'era venuto a Torino per trattare con Cavour, e siccome costui gli ma- nifestaa la s ua opinione senza ambagi, il conte credette che volesse dire il rovescio di quel che diceva, secondo un concetto di astuzia diplomatica. Cavour, che cap, disse a l diplomatico: - Per carit, conte, non creda che io dissimuli in nessun modo il mio pensiero. Qu ello di pensare una cosa e di dirne un'altra un preconcetto dell'antica diplomaz ia: un criterio ormai sorpassato e che non pi apprezzato da nessuno. Io conosco l

'arte d'ingannare i diplomatici: dico la verit, ed essi non mi credono. (GHIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). 2846. Tale era il fascino di Cavour e il senso di sicurezza che egli ispirava ne i suoi interlocutori, che il Salvagnoli, il quale era stato a Torino e aveva par lato con lui, diceva ad alcuni amici, nel momento di ripartir per Livorno: Dopo aver conversato con quell'uomo, si respira meglio, si ha l'animo pi dilatato . (GHIRON, Aneddoti sulla vita di Cavour). 2847. Il sentimento del giusto era vivissimo in Cavour e non era ottenebrato da nessuna passione personale. Quando ci fu il violentissimo diverbio tra lui e Gar ibaldi, a proposito di Nizza, diverbio che raggiunse un alto diapason drammatico , il Cavour non perdette tuttavia l'equa visione delle cose. Diceva: Se mi metto in lotta con Garibaldi, avr forse con me la maggioranza dei vecchi di plomatici, ma l'opinione pubblica europea mi sarebbe contraria. E l'opinione pub blica europea avrebbe ragione, perch Garibaldi ha reso all'Italia i maggiori serv izi che un uomo possa rendere al proprio paese. (ANGELO GATTI, Uomini e fatti di guerra). 2848. Nell'ultimo suo soggiorno sul lago di Ginevra, era fatto segno alle sollec itudini deferenti di tutti coloro che l'incontravano. Un giorno, facendo una pas seggiata al confine, un soldato bernese di guardia alla frontiera federale gli s i avvicin e gli chiese se avesse dinanzi il liberatore d'Italia. Il soldato s'inc hin alla risposta affermativa, in s umile omaggio, che Cavour, commosso, osserv: Questo il pi bel riconoscimento dell'Italia nuova da parte degli stranieri! Grazi e, amico mio, grazie in nome di tutti i miei compatrioti. (Marzocco, 7 agosto 19 10). 2849. Le ultime parole di Cavour morente furono queste: Oh, la cosa va, vedrete che andr! Pensava, anche tra l'esaltazione della febbre, all'Italia. (GHIRON, Aneddoti sul la vita di Cavour). CAYLUS (Claudio Filippo di Tubires, conte di) n. 1692 - m. 1765; archeologo franc ese. 2850. Caylus faceva spesso delle passeggiate in campagna e allora si divertiva a provare l'onest dei mendicanti in questo modo: dava loro uno scudo, fingendo di non avere moneta spiccia, e diceva: Vorrei darvi venti centesimi d'elemosina, ma non ho che questo scudo; andate a s cambiarmelo in una casa qui vicino, che io vi attender qui. Quando il povero se n'era andato, egli si nascondeva, e si divertiva a veder l'i mbarazzo di lui al ritorno, quando non lo trovava pi. Se questo imbarazzo era sin cero, egli usciva fuori alla fine dal suo nascondiglio, e dopo aver elogiato il mendicante per la sua onest, gli regalava un altro scudo. (PANCKOUCKE). 2851. In un suo viaggio in Oriente, Caylus voleva, per ragioni d studio, visitare le rovine d'Efeso; se non che nessuna guida osava accompagnarlo, essendo il pae se infestato da una celebre banda di briganti comandata dal famoso Caracali. Cay lus allora pens un espediente molto originale. Cerc di avvicinare i briganti, e do po aver stipulato con loro una ricompensa in denaro, che sarebbe stata data solt anto al suo ritorno, si mise sotto la loro stessa guida a visitare le rovine. Ca racali fu in quest'occasione cavalleresco e generoso, come sono assai spesso i b riganti verso coloro che si affidano compiutamente al loro onore. Forn al viaggia tore i migliori cavalli della sua banda, lo fece scortare in modo che non potess e succedergli nessun cattivo incontro e, dopo avergli fatto visitare Efeso, lo p ort di sua iniziativa a vedere anche le rovine molto importanti di Colofone, fin che lo ricondusse sano e salvo al porto di Smirne. (Enciclopdie mthodique). CAZAUX magistrato francese, dell'epoca del re Luigi XV. 2852. Cazaux era Procuratore Generale al Parlamento di Navarra, durante il regno di Luigi XV. Era persona di molto spirito, ma, in quanto a morale, non era uno stinco di santo e tra l'altro conviveva maritalmente con una signorina figlia di un avvocato. Chi ne era pi scandalizzato d'ogni altro era il vescovo Lescar, il quale un giorno, durante una seduta privata del Parlamento, volle ammonire, dava nti a tutti i colleghi, Cazaux, perch volesse licenziare la ragazza e metter fine ai disordini che non giovano certo al prestigio della magistratura.

Nel silenzio alto che si fece nell'aula, Cazaux si alz a parlare: Il signor vescovo ha ragione: il fatto che egli ha riprovato vero, e le sue ammo nizioni sono giustissime. Pertanto io m'impegno qui solennemente a cessar ogni r apporto con la ragazza e a licenziarla; metto una sola condizione ed che, se io mando via la ragazza, monsignor vescovo s'impegni altrettanto solennemente a non prenderla lui a casa sua. Figuratevi l'impressione che produsse quest'ultima dichiarazione su i membri del Parlamento. Il vescovo protest col re Luigi XV, che per ne rise molto. (LAGIEZE, Les moeurs de Barn). CECOV Antonio nato a Taganrog nel 1860 - morto a Badenweiler nel 1904; grande scrittore russo. 2853. Cecov era medico, ma aveva una gran paura delle responsabilit gravi della s ua professione. In una ricetta s'era una volta sbagliato, nel senso che non avev a messo una virgola nella cifra che indicava i grammi. Spaventato delle consegue nze che poteva avere il suo errore, non appena gli venne questo dubbio, corse da l malato: era mezzanotte. Per fortuna, la ricetta non era stata ancora spedita d al farmacista. Ma questo fatto, di per s tenue, ebbe su di lui gravi conseguenze. onseguenze. Si era appena rimesso di questa paura, quando in una famiglia di vi cini che egli curava e dove tutti i membri s'erano malati di febbre tifoide, avv enne che morissero la madre e una figlioletta: Cecov ne fu tanto impressionato, che per questi due fatti fece levar dalla sua porta di casa l'iscrizione: Medico -chirurgo e abbandon infatti la professione di medico. (Les nouvelles littraires, 20 luglio 1929). 2854. Un suo collega, scrittore russo, Bunine, fece la sua conoscenza a Mosca ne l 1895. Scrivete molto? gli domand Cecov. Poco invece. E avete torto. Bisogna scrivere molto. E quando si scritta una novella, bisogna cancellare il principio e la fine. qui infatti che noi mentiamo di pi. Inoltre bi sogna scrivere brevemente, il pi brevemente possibile. (Les nouvelles littraires, 18 novembre 1933). 2855. Una sera telefon a Bunine: Prendete una carrozzella e venite a casa mia, andremo a far una passeggiata. Ma tardi, a quest'ora. Non importa. Io sono innamorato e voglio passeggiare. Quando Bunine lo raggiunse, passeggiarono infatti lungo la riva del mare: in una citt marittima. Che cosa difficile disse descrivere il mare! La cosa pi bella che abbia letto sul mare stata in un compito scolastico. Il ragazzo per tutta descrizione diceva: I l mare grande . Arrivati in una piazza piena di gente, a un tratto Cecov grid ad alta voce: Avete inteso? Hanno assassinato Bunine, in casa di una tartara. E siccome Bunine lo guardava stupefatto, quasi che fosse impazzito, Cecov gli su ssurr all'orecchio: State zitto. Vedrete che domani tutta la citt parler dell'assassinio di Bunine! E rideva, contento di quella mistificazione infantile. (Les nouvelles littraires, 18 novembre 1933). CELENTANO Bernardo nato nel 1835 a Napoli - morto a Roma nel 1863; pittore famoso, specialmente per i due quadri Il Consiglio dei Dieci e La Morte del Tasso. 2856. Quando parlava di Tiziano, del Tintoretto e di Paolo Veronese che erano le sue passioni, esclamava: Cose dell'altro mondo! E davanti alla Vergine del Carmine di Tiepolo: Dopo aver visto questo colosso, verrebbe voglia di bruciar tavolozza e pennelli! (Nuova Antologia, 1898). CENERI Giuseppe nato nel 1827 - morto nel 1898; professore di diritto romano nell'Universit di Bo logna. 2857. Il professor Giuseppe Ceneri era molto severo, e pertanto gli alunni, obbl

igati da lui a frequentare assiduamente le lezioni, pur volendogli bene, non and avano troppo volentieri al suo corso e vedevano di buon occhio qualche vacanza s traordinaria. Lo sapeva il Ceneri, il quale, essendo persona. di spirito, si div ertiva talvolta a dare illusioni in proposito agli scolari. Una mattina, per ese mpio, cominci la lezione cos: Signori, io devo partire subito per Roma e rester assente oltre un mese. Affider a un amico alcuni miei preziosi scritti., perch me li conservi e me li renda al ri torno. Qui una pausa: e s'immagina quale gioia pass per i cuori dei giovani uditori. Poi Ceneri riprese: Questa, signori, la figura del deposito nel diritto romano, di cui oggi trattere mo. Figuratevi i nasi degli studenti! (Minerva, 30 ottobre 1932). 2858. Giuseppe Ceneri, repubblicano, era stato arrestato, insieme con Quirico Fi lopanti, per ragioni politiche. Venne l'amnistia; ma Ceneri avrebbe voluto che s i facesse invece il processo e non voleva perci uscire dal carcere. Alla fine il direttore delle carceri dovette dirgli: Avvocato, sar costretto ad adoperare la forza... per mettervi in libert. (Eloquenz a). CERNYSCEV Alessandro Ivanovie nato nel 1786 - morto nel 1857; fu ministro della guerra in Russia. 2859. Una signora giovane e bella and dal ministro Cernyscev per sapere l'esito d i una pratica. Mi dispiace molto, signora, risponde il ministro ma non mi stato possibile accon tentarvi. La signora fa per andarsene, e Cernyscev si alza per accompagnarla. La dama ring razia e gli dice di non scomodarsi, che andr via sola. Il ministro finge di ceder e, ma poi segue in punta di piedi la signora che non s'accorge della sua presenz a. Per il corridoio ella borbotta tra s gni sorta di male parole contro il ministr o, dandogli della bestia, dell'idiota e simili. A un tratto, voltandosi, vede il ministro. Oh, Eccellenza! Siete qui? Signora, stavate dicendo cose cos belle e gentili, che lo staccarmi da voi mi sar ebbe costato troppo! (Lozzi, Aneddoti della vecchia Russia). 2860. Una vecchia e brutta contessa gli si present per raccomandargli una pratica . Siccome egli la ricevette con una certa freddezza, la contessa, scontenta di l ui, andava dicendo a tutti che il ministero della Guerra era diretto da un vecch io scimmione. La cosa fu riferita a Cernyscev, il quale ne rise. La contessa ott enne, merc l'intervento del ministro, ci che desiderava. Qualche tempo dopo la con tessa and a ringraziare caldamente il ministro; ma questi rispose: Contessa, ci che ho fatto per voi naturalissimo: i vecchi scimmioni fanno volenti eri qualche cosa per far piacere alle vecchie bertucce. (COZZI, Aneddoti della v ecchia Russia). CERRITO Fanny nata a Napoli 1'11 marzo 1821 - morta nel 1860; celebre danzatrice italiana, sop rannominata la quarta grazia . 2861. Un impresario dell'America del Sud era venuto apposta in Europa per scritt urare la Cerrito. Questa aveva veramente altri impegni, a Londra, a Vienna, a Mi lano... ma le offerte dell'impresario americano erano cos insistenti e cos lusingh iere, che la Cerrito stava gi per cedere, quando, per vincere l'esitanza dell'art ista, l'impresario usc in una frase infelicissima che mand tutto all'aria. Per gli artisti europei disse noi impresari americani abbiamo ogni sorta di rigu ardo e di previdenza. Figuratevi che abbiamo persino un cimitero apposito... e v e ne sono seppelliti l dentro pi di cinquecento! (MONALDI, Le regine della danza). 2862. A Londra dovette sostenere una specie di duello con la celeberrima Taglion i, e il teatro prima e poi tutta Londra si divisero in taglioneschi e cerritani. La Cerrito aveva a suo beneficio la giovinezza e un'estrema leggerezza di danza, tanto che pareva volasse sul palcoscenico. Era bellissima e molti si innamoraro no di lei, che tuttavia seppe mantenersi onesta. Tra gli altri s'innamor di lei I brahim Pasci che voleva portarla con se in Egitto. La Cerrito, che aveva anche mo

lto spirito, se ne scherm dicendo: Mi sta troppo a cuore il mio volto, perch io possa andare in un paese dove le don ne non possono mostrarlo. (MONALDI, Le regine della dGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1. txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}sm5`;

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