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io nutrito, meglio alloggiato. Ma, in quanto ai denari, ne spende per s -meno di altri benestanti, mediocremente ricchi.

Tutto il suo capitale in giro, a dar da mangiare a migliaia di famiglie. Ma la ricchezza un mezzo non un fine. Deve cerc arsi e rispettarsi perch pu essere il veicolo di molto bene. Il ricco che non sa b eneficare non degno della sua ricchezza, non la merita. (Vita internazionale, 5 ottobre 1919). 2579. Carnegie aveva come motto: L'uomo che muore ricco, muore disonorato . E pen sava, prima di chiuder gli occhi per sempre, di distribuire tutta la sua ricchez za. Ma era troppo ricco per riuscirci! Un giornalista, Stead, si divert a contar le ricchezze favolose di Carnegie. t un uomo di sessantasette anni scrisse. Supponendo che ne viva altri tredici e muoia a ottant'anni, anche lasciando la modesta somma di 625 milioni, gli rester ebbero da spendere 1300 milioni, cio cento milioni l'anno. Se desse via uno chque di 125 franchi al minuto, a fine di anno, lavorando giorno e notte a firmar asse gni, ne darebbe via soltanto 65 milioni, e gliene resterebbero ancora 35. Tenuto poi conto degli interessi, dovrebbe dar via 200 franchi il minuto. Senza far quest'improba fatica, al momento di morire Carnegie aveva dato via in beneficenza due miliardi e mezzo, e tuttavia gli rimanevano ancora molto pi dei 6 25 milioni previsti dal giornalista Stead. (Vita internazionale, 5 ottobre 1919) . 2580. Ormai vecchio, Carnegie invit un giorno a pranzo i colleghi superstiti del tempo suo pi burrascoso, e, rievocando gli anni trascorsi e le passate tempeste, disse: Io nacqui nella miseria; eppure non vorrei scambiare i ricordi della mia fanciul lezza con quelli dei figli di milionari. Che ne sanno essi delle gioie familiari , della dolce figura di madre che combina in s le mansioni di bambinaia, di lavan daia, di cuoca, di maestra, di angelo e di santa? (Century Magazine, luglio 1908 ). CARNOT Sadi nato a Limoges nel 1837 ucciso a Lione nel 1894 dall'anarchico Caserio; ingegner e, uomo politico, presidente della Repubblica Francese. 2581. Al tempo del secondo impero, Sadi Carnot era un brillante giovanotto. Una sera, a teatro, vide una biondina che recitava bene la parte della signorina La Vallire. Prese un foglio di carta e vi scrisse sopra: Mi trovo in un palco di pro scenio e sarei disposto a dividere con voi, signorina La Vallire, la mia cena. Se volete sapere il mio nome, vi dir che sono Luigi XIV . Le prometteva pertanto cos quattordici luigi. L'invito fu accettato e la cena consumata. Vennero anche sbor sati i quattordici luigi. Ma la signorina La Vallire ci aveva preso gusto. Qualch e giorno dopo infatti Carnot ricevette il seguente biglietto: Luigi XIV non sare bbe contento di cenare anche questa sera con la signorina La Vallire? Carnot rispose: Indubbiamente. Ma Luigi XIV ha cambiato dinastia; e da ora in po i si chiamer Napoleone III . Le offriva cos tre napoleoni soli. (La Tribuna, 24 gen naio 1899). CARRARA FRANCESCO nato a Lucca nel 1805 - morto nel 1888; celebre penalista italiano, avvocato e p rofessore. 2582. Il famoso penalista Carrara era appassionatissimo di enigmistica: le vaste cognizioni di cui era nutrito, la memoria felice, l'intelligenza pronta e vivac e facevano s ch'egli indovinasse prontamente gli enigmi pi difficili. Ma talvolta anche lui doveva rassegnarsi ad andare a letto senza aver trovato la soluzione. Ma l'incubo del primiero, del secondo e dell'intero non lo lasciava dormire. S ch e non era raro il caso che tutta la gente di casa dovesse accorrere in camera su a, destata improvvisamente da una scampanellata, e si sentisse dire dal Carrara: Ho spiegato la sciarada. Vuol dire la tal cosa. (TOLOSANI-RASTRELLI, Enigmistica ). 2583. Il venerando professore aveva una gran passione per il teatro dei burattin i. C'era allora in una piazza di Lucca, proprio in faccia alla casa del Carrara, un burattinaio famoso che tutte le sere faceva ballare i suoi burattini in pubb lico: un pubblico di ragazzini entusiasti. Ma in prima fila, dominando col suo m assiccio torace la schiera dei vispi discoletti, si notava sempre la figura del

vecchio Carrara. E quando Stenterello tagliava corto al dialogo, cavando fuori i l suo castigamatti e facendolo lavorare sulle spalle degli altri burattini, alle risate argentine dei ragazzi s'univano quelle pi sonore e baritonali del profess ore. Ma che argomenti! strillava che argomenti contro gli oppositori caparbi e venali ! Bastonate ci vogliono, e sode! Il mondo andato sempre avanti a suon di legnate . Se ci fossero pi foreste che scuole, pi bastoni che biblioteche, si starebbe meg lio tutti! (Eloquenza). 2584. Francesco Carrara, famoso maestro di diritto penale, possede- va tutte le malizie dell'avvocato. Sosteneva che, dati certi ambienti e certi magistrati, la furbizia e l'accortezza giovano talvolta pi della scienza. Io ebbi a difendere a Massa scriveva ad un amico un marito che aveva ucciso, di pieno giorno, in un pubblico caff, l'amante della moglie. Recatomi in quella citt, pregai gli amici miei di indicarmi nella lista dei giurati quali fossero i celibi, quali gli ammogliati. Ricusai i primi,- acce ttando i secondi. Ero sicuro di vincere e vinsi. (La Sera, agosto 1930). 2585. Una volta Francesco Carrara difendeva in Corte d'Assise un tale che, con u na bastonata, aveva ucciso l'avversario, e sosteneva doversi concedere la diminu ente della concausa, in quanto il morto aveva le pareti del cranio, per un'anoma lia congenita, meno resistenti dell'ordinario. Il Pubblico Ministero si mostrava molto scettico in proposito, non risparmiando nella replica qualche frizzo al d ifensore. Il Carrara lo interruppe: - Egregio Procuratore Generale, creda pure che al mondo c' della gente che non ha la testa dura come la sua e... (breve pausa) come la mia! (La Sera, agosto 1930 ). 2586. Accadde al Carrara, mentre difendeva, di sentirsi una volta opporre che eg li, nel suo Trattato, aveva sostenuto opinione diversa da quella propugnata in t ribunale. Ed egli rispose, per verit con una certa disinvoltura: Quello il professor Carrara; qui c' l'avvocato Carrara. (FEROCI, Giustizia e graz ia...) 2587. Quando il celebre penalista e professore sentiva sonare, come allora si us ava, il campano dell'Universit, per annunciare che era stata presa una laurea, di ceva: - Uno studente di meno e un asino di pi. (Minerva, 1 marzo 1928). 2588. Il grande penalista stava un giorno spiegando ai suoi scolari la necessit, tanto per il giudice che interroga quanto per il testimonio, di pesare scrupolos amente il significato e il valore d'ogni parola. E, sorridendo, propose questo p roblema: Ecco, voi siete il giudice istruttore e io un testimonio. Io vi dico, rispondend o a una vostra domanda, che sul margine di un pantano stanno immobili tre rane. Una di esse risolve improvvisamente di saltar in acqua. Io ho finito la deposizi one. Ebbene, voi- giudici istruttori, ditemi: quante rane sono restate sul margi ne del pantano? Due rispondono in coro gli scolari. Come due? riprende Carrara ne restano tre. Io ho detto che una delle tre s'era r isolta a saltar in acqua, ma non ho detto mai che c'era saltata! CARTESIO (Renato Descartes, detto) n. 1596 - m. 1650; grande filosofo, matematico, fisico e naturalista francese. 2589. Il grande matematico e filosofo Cartesio aveva adottato questo motto come sua divisa: Bene qui latuit, bene vivit , e cio: Chi vive nascosto vive felice . (P ANCKOUCKE). 2590. Egli era di nobilissimi sentimenti. Una volta gli fu chiesto perch non si e ra vendicato di uno che l'aveva offeso. - Quando uno mi offende rispose il filosofo io cerco d'elevarmi con la mia anima tanto in alto che l'offesa non vi giunga. (Encyclopdiana). 2591. Il duca di Duras burlava Cartesio perch prediligeva i buoni pranzi. Ma credete voi rispose il filosofo che la natura abbia prodotto le buone cose solo per voi ignoranti?' (DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes) .

2592. Cartesio fu richiesto quali, secondo lui, fossero le cose pi rare e prezios e. Sono tre rispose il grande filosofo un oratore perfetto, un libro buono e una do nna senza difetto. (Encyclopdiana). 2593. Cartesio era un po' cagionevole di salute. Con tutto ci, era scrupolosissim o nei suoi doveri e non lasciava sacrificio per potervi soddisfare. s A un amico che si maravigliava con lui di ci, egli rispose Che volete? Non avendo potuto trovare un mezzo sicuro per conservare la vita, pr endo almeno il mezzo sicuro per non temere la morte. (Encyelopdiana). 2594. Quando Cartesio cap che non c'era pi speranza di salvarlo, disse: - Anima mia, bisogna partire: gi molto tempo che tu sei prigioniera, ora venuto i l momento di liberarti da questo impaccio del corpo. Bisogna sopportare questa s eparazione con coraggio e con gioia. (Encyclopdie mthodique). CARTOUCHE (Luigi Domenico Bourguignon, detto) nato a Parigi nel 1693 - morto, giustiziato, nel 1721; famoso capo di briganti. 2595. Un giovanotto si present al celebre Cartouche per essere ricevuto nella sua banda. E finora gli domand il bandito -- che cosa avete fatto? Sono stato due anni presso un avvocato e sei-mesi presso un ispettore di polizia . Ebbene, questo tempo vi sar contato come se aveste servito nella mia banda. (La p olice de Paris dvoile). 2596. Nel cuor della notte, la marescialla de Boufflers fu svegliata da un rumor e sospetto: acceso il lume, vide dinanzi a s uno sconosciuto. Spaventata, stava p er gettare un grido, ma l'uomo le fece capire a gesti che non aveva nulla da tem ere, pur che tacesse. Sono Cartouche confess poi a bassa voce e sono inseguito dalla polizia: per salv armi, ho dovuto arrampicarmi sul vostro balcone e spingermi sino in camera vostr a. Abbiate pazienza: so come si trattano le signore per bene, e non avrete a lam entarvi di me. Rassicurata cos la marescialla, Cartouche le confess che moriva di fame e di stanc hezza, e chiese di poter mangiare qualche cosa. La marescialla, sempre tremando, gli fece portare un pollo arrosto, uova e formaggio. Il brigante mangi con ottim o appetito e poi si addorment su un sof. Ma, fatto giorno, si risvegli e, salutata e ringraziata l'ospite gentile, se ne and. La signora fu molto maravigliata di ve dere che il celebre bandito non aveva portato via nessuno dei tanti oggetti prez iosi che erano sparsi per la camera; e fu anche 'pi stupita quando, in giornata, si vide arrivare una misteriosa cassetta di finissimo sciampagna, con un bigliet to di ringraziamento di Cartouche. Quando pi tardi Cartouche fu imprigionato, la Bouffiers volle andar a trovarlo in carcere: Cartouche l'accolse cortesemente, scusandosi di non po terle fare un'accoglienza cos festosa e ricca come quella che lui aveva ricevuto da lei. (LAROUSSE). 2597. Cartouche aveva organizzato le sue bande reclutando i suoi associati in og ni classe sociale. Un famoso chirurgo di Lione faceva parte dell'associazione. I l preposto de l'Isle, le cui funzioni corrispondevano a quelle di un commissario di polizia, era stipendiato da lui. Pi di met dei poliziotti che avrebbero dovuto arrestarlo erano affiliati alla sua banda; tanto che, quando si doveva sceglier e qualche agente per pedinarlo o per arrestarlo, si era molto imbarazzati nella scelta, per paura di dare il delicato incarico proprio a un suo spione. (SOULI, A utour du rgent). 2598. Quando Cartouche fu arrestato, la sua notoriet era tanta, che gentiluomini e dame facevano a gara per mandargli il pranzo in carcere e per fargli compagnia . Furono messe in scena due commedie su di lui, e in una di esse doveva recitare il celebre attore Legrand, il quale ottenne il permesso d'intervistare Cartouch e per poterlo imitar bene. Egli si fece dare da lui anche qualche lezione di fur to con destrezza. Il tenente di polizia che accompagnava Legrand volle provare a fare anche lui uno di questi esercizi e lo fece cos bene, che Cartouche ne rest a mmirato e gli disse:

- Se vi avessi conosciuto prima, vi avrei preso nella mia banda. E vi avrei. evi tato cos di andar miseramente a finire nella polizia! CARUGATI Romeo giornalista e critico teatrale della seconda met dell'Ottocento. 2599. Il critico teatrale del Lombardia, Romeo Carugati, era nemico dell'acqua e parecchio sudicio. Un giorno egli si lamentava con un amico di un certo prurito diffuso per tutto il corpo. L'amico suggerisce: Prova a fare un bagno. Il Carugati: Ah, no! Quello no! Perch poi ci si piglia l'abitudine, e in seguito tutti gli ann i bisogna farne uno. (BLANCHE, Sui margini della storia). 2600. Un sera, in una conversazione, egli sosteneva d'essere niente meno che un discendente del famoso proconsole romano Ponzio Pilato. Un suo amico lo interrup pe: Impossibile! esclam. Se dobbiamo credere al Vangelo, Ponzio, Pilato una volta alm eno... si lav le mani! CARUSO Enrico nato a Napoli nel 1873 morto nel 1921; celebre tenore italiano. 2601. Da ragazzo, Caruso aveva molta miseria in casa. E, per colmo di sventura, un giorno la mamma si ammal. Come ricompensare il buon dottore che veniva spesso a visitarla, se non c'erano denari in casa? Gli amici portavano spesso in regalo al piccolo qualche mozzarella fresca, e questi allora la portava a sua volta a regalare al medico, per dimostrargli la sua gratitudine. Mentre aspettava che lo facessero entrare nello studio del medico il ragazzo, sentiva venire dalla stan za vicina un suono di scale, accompagnato da trilli e gorgheggi: era una sorella del dottore che dava lezioni di canto. Sorpreso un giorno mentre s'era messo, p er ascoltar meglio, vicino alla porta, spieg il grande interesse che gli dava il canto; e la buona sorella del dottore volle sentir la sua voce, e ne rimase tant o contenta che si offr di. dargli gratis lezioni di canto, se per riuscisse a gest ir meno e a pronunziare le parole del canto senza accento napoletano. Una volta per, avendogli la maestra domandato che cosa avesse mangiato la sera prima, Carus o, con mimica pi che espressiva e strizzando l'occhio, rispose in dialetto: Pasta e fasule e la maestra, scandalizzata, gli diede un ceffone. (Comoedia, agosto 1 931). 2602. A diciannove anni Caruso non aveva ancora studiato il canto, col pretesto che non sapeva se la sua voce fosse di tenore o di baritono. Quando finalmente, per le insistenze di quanti lo udivano, si decise a studiare, si present al maest ro Vergine, il quale, dopo averlo udito, disse che non aveva stoffa per fare il cantante, avendo poca voce. Pure accondiscese a dargli qualche lezione. Ma quest e furono presto interrotte, dovendo il Caruso fare il servizio militare. In quel tempo, la sua voce era infatti tanto esile che i suoi compagni lo chiama vano il vento che passa dai vetri . Una mattina, mentre era soldato, stava lucidando i bottoni della giubba, e intan to, per passare il tempo, cantava. Lo ud il maggiore Magliati, che si trov :a pass are di l, e gli domand che cosa faceva da borghese. - Mah! rispose Caruso vorrei aspirare al teatro. Il maggiore non disse nulla; ma da quel giorno lo esoner dai servizi e gli trov un maestro per impartirgli lezioni di canto. (MONALDI, Cantanti celebri). 2603. Caruso cominci la carriera come tenore di riserva, ma il tenore titolare go deva ottima salute, e non si presentava mai per Caruso l'occasione di sostituirl o. Un giorno la compagnia arriv in una citt vicino a Napoli, dove Caruso aveva mol te conoscenze: queste lo invitarono all'osteria, dove tutti si ubriacarono. Sul pi bello, viene un messo del direttore a chiamare Caruso: il tenore s'era ammalat o e Caruso doveva finalmente sostituirlo; ma il poveretto si trovava in tale sta to che, una volta sul palcoscenico, tutto gli girava intorno, ed egli non ricord ava pi una parola di quel che avrebbe dovuto cantare. Il pubblico rideva urlando: L'ubriaco, l'ubriaco! Fu cacciato dalla compagnia, e appena a casa, rinsavendo, vide tutto l'ori-ore d ella sua situazione: aveva perduto l'occasione unica di farsi valere, e aveva in

tasca appena una lira. Con la lira compr... un ultimo fiasco di vino: e il giorno dopo, bevendolo, sent r itornargli il coraggio. Pass tutto il giorno facendo progetti per l'avvenire. Ma, quando fu sera, mentre stava ancora pensando al da fare, ecco arrivare a casa s ua un altro messo del teatro. Il pubblico non voleva saperne del nuovo tenore sc ritturato in fretta e chiamava Caruso. Ma come possono chiamarmi disse il tenore; se non sanno il mio nome? Non vi chiamano infatti per nome. Urlano che vogliono l'ubriaco. Caruso cap che il pubblico gridava cos per chiasso e che in lui desiderava soltant o vedere appunto l'ubriaco che l'aveva fatto ridere la sera prima. Comunque, and, e sicuro del successo, cominci a cantare. Come aveva previsto fu un delirio di a pplausi, e il direttore scrittur subito Caruso a cento lire la recita. Ormai egli era lanciato sulla via del trionfo! (Corriere Musicale, 15 giugno 1934). 2604. Caruso, da giovane, -non riusciva a spuntarla. Finalmente Nicola Daspuro r iusc a farlo prendere in considerazione dall'editore Sonzogno. il Caruso part da N apoli, diretto a Milano, e qui giunto and a farsi sentire dall'editore; il quale espresse poi la sua impressione a Daspuro con un telegramma ironico che diceva: Vi ringrazio tanto! Mi avete fatto scritturare un baritono, facendomelo passare per tenore . Quando per debutt nell'Arlesiana di Cilea, fu un grande trionfo, e Das puro ebbe la sua rivincita su Sonzogno. (Comoedia, agosto 1931). 2605. Dopo il trionfo di Milano, gi consacrato dalla fama, Caruso venne a cantare a Nappli, dove naturalmente si aspettava un'accoglienza trionfale. Invece, nemo propheta in patria, Napoli fu freddissima con lui; di che egli si rammaric tanto e, tanto, che se ne part senza nemmeno finire il numero di recite che aveva stab ilito di fare e, partendo, disse al Daspuro: Torner s a Napoli, perch amo troppo la mia patria, ma solo per mangiar i vermicelli : non vi canter mai pi. E mantenne il giuramento, che fu chiamato il giuramento dei vermicelli . (Comoedi a, agosto 1931). 2606. Durante un giro artistico in America, Caruso fu invitato a cantare nella v illa di un miliardario, con una favolosa ricompensa. Il cantante accett, e giunse puntuale all'ora fissata. Ma, con suo vivo stupore, oltre al miliardario e ad u n suo cagnolino, egli non trov altro pubblico. Tuttavia, invitato dal padrone di casa a cominciare, egli attacc un'aria. Le prime note risonava-rio appena, che il piccolo mastino si mise furiosamente ad abbaiare. Irritato, Caruso s'interruppe . E allora l'ospite, avvicinandoglisi sorridente, gli porse un assegno e gli dis se: - Grazie, non si disturbi pi. Volevo soltanto sapere se il mio cane avrebbe abbai ato anche quando canta Caruso. (BRING, Das goldene Buch der Anekdoten)., 2607. Pierpont Morgan, il famoso miliardario, era un ammiratore di Caruso; e ogn i volta che lo invitava a cantare a casa sua, lo ricompensava con diecimila doll ari. Una volta, avendolo invitato come al solito, ricevette dal celebre tenore una- l ettera che lo fece strabiliare per il disinteresse che dimostrava: Grazie, ma do mani sera non mi sar possibile venire a cantare a casa sua, avendo a pranzo con m e il maestro Leoncavallo . Leoncavallo non seppe mai forse che quel pranzo costav a a Caruso pi di diecimila dollari. (Comoedia, agosto 1931). 2608. Al teatro Colon di Buenos Ayres, Caruso cantava nei Pagliacci. All'ultimo momento s'ammal il baritono. L'impresario era disperato, dovendo restituire un fa voloso incasso, e non sapeva che pesci pigliare. Gli venne in soccorso il Caruso , che cant il prologo invece del baritono; e poi, avendoci preso gusto, anche la serenata d'Arlecchino del secondo atto, facendo cos in una stessa sera e in una s tessa opera, da tenore, da baritono e da secondo tenore.(Comoedia, agosto 1931). 2609. Il celebre tenore aveva comprato una casa e faceva riparare un'ala dai mur atori. In una camera del secondo piano egli studiava intanto il canto. Un giorno vide entrare il capomastro, che gli domand - Siete contento che il nostro lavoro finisca presto? - Certo rispose Caruso. - Allora smettete di cantare. Appena voi cantate, subito i muratori lasciano di lavorare, e non c' forza umana che possa farli tornare al lavoro fin che durate a

cantare. Caruso confessava che quest'umile omaggio lo lusing pi degli applausi delle platee . (VAN DER VELDE, Anecdotes musicales). 2610. Un giorno, a New-York, doveva riscuotere un grosso assegno e non aveva con se documenti atti a provare la sua identit personale. Il cassiere non voleva pag are. A un tratto Caruso ebbe un'idea. Inton l'aria della Tosta: Recondite armonie . Il cassiere si convinse facilmente e pag. (VAN DER VELDE, Anecdotes musicales). 2611. Al teatro di Corte di Berlino, Caruso cantava per un compenso di diecimila lire per sera. Questo numero di dieci mi piace diceva Caruso a un suo visitatore perch undici an ni or sono ho cominciato appunto a Napoli col guadagnare dieci lire per sera! (M ONALDI, Cantanti celebri). 2612. Il celebre tenore era ventriloquo. Una sera, nella sala di un ricco americano, fu pregato di dare un saggio della s ua arte. Recatisi tutti i convitati in giardino, il Caruso, postosi sotto un alb ero alto e fronzuto, grid: Che cosa fai lass? Naturalmente lass non c'era nessuno; ma una vocetta timida di bimbo rispose: Non faccio niente di male, signore. Mi sono nascosto quass, per sentir cantare Ca ruso. Bene rispose il cantante ascolta pure, ma sta' quieto e non ti far scendere. Quando fu constatato che sull'albero non c'era nessuno ed era stato Caruso stess o a dare le domande e le risposte, il suo successo fu maggiore per questo saggio di ventriloquio che non per il canto. 2613. Caruso disegnava abbastanza bene, ed eccelleva specialmente nelle caricatu re. Durante una delle sue traversate oceaniche, fu avvicinato da un Americano me ntre stava disegnando la propria autocaricatura. L'Americano, che non conosceva Caruso, gli domand che cosa andasse a fare in America. E Caruso, pronto: Vado a tentar la fortuna rispose facendo, come vedete, la caricatura di Caruso. L'altro lo guard sbalordito. Io non conosco Caruso, ma mi pare che questa caricatura sia piuttosto somigliant e a voi. Gi, perch io e Caruso siamo una cosa sola. E regal all'Americano commosso la sua caricatura con la firma autografa. (MONALDI, Cantanti celebri). 2614. Un giorno, in America, mentre tutta l'Europa era in fiamme e l'Italia stav a per entrare anch'essa nella prima guerra mondiale, si presentarono al Caruso c inque giovani emigrati italiani. 526 Signor Caruso, gli dicono noi lasciamo l'America, andiamo in Italia a combattere . Al Metropolitan non abbiamo mai potuto metter piede: siamo povera gente, noi. Ma non vogliamo andare alla guerra senza aver inteso mai cantare Caruso. Ecco qu a. Abbiamo raccolto duecento dollari: pochini, lo sappiamo, ma di pi non possiamo . Vorremmo che, per questa somma, lei ci cantasse una canzone, una canzone sola! Duecento dollari! A Caruso la gola d'oro bloccata da un nodo di pianto. Non pu qu asi nemmeno parlare. Non una, ma quante canzoni vorrete. E i duecento dollari, portateli in Italia al le vostre mamme. Caruso pass tutta una sera, tutta una notte a cantar canzoni per quei cinque comp atriotti che andavano alla guerra. Tutte le canzoni che vollero. (Lettura, 1936) . CASANOVA Giacomo nato a Venezia nel 1725 - morto a Lipsia nel 1798; famoso avventuriero, letterat o, diplomatico. 2615. Trovandosi a Varsavia, il celebre avventuriero fu ricevuto a Corte dal re Stanislao Augusto, che era buon conoscitore di classici. Il discorso cadde su Or azio, e il re domand all'ospite quale dei versi del poeta gli piaceva di pi. Allor a Casanova, che si trovava a corto di quattrini e aveva anche parecchi debiti, c it quei versi che dicono: Coloro che dinanzi al re non parlano mai della loro pov ert otterranno di pi di coloro che chiedono . Il re capi l'antifona e il giorno dop

o fece avere al Casanova un rotolo di duecento ducati, coi quali l'avventuriero pag i suoi debiti. (CASANOVA, Memorie). . 2616. Il cameriere e compagno di avventure di Casanova, tal Giovanni Costa, ne l 1763 a Parigi era fuggito, asportando al Casanova denari e oggetti preziosi. A lcuni anni appresso, mentr passeggiava per il Graben insieme con Lorenzo Da Ponte , il librettista di Mozart, Casanova si precipita sopra un uomo, gridando: Ah, ladro! Finalmente ti ho pescato! Il ladro era Costa, nel frattempo diventato cameriere di nobili viennesi e poeta satirico. Costa non si perdette d'animo; si svincol dalla stretta e, tranquillis simo, and a sedersi in un caff, dove la Musa gli venne in aiuto. A Casanova, rimas to nella strada furibondo aspettando il mariolo al varco, arriva un biglietto co n una poesiola francese, che in italiano direbbe: Via, stammi buono, Casanova caro, rubato ho quel che gi rubasti tu. Eri maestro, quand'ero scolaro, da te il mestiere a. me appreso fu. D'ogni maestro a gloria sempre stato veder che lo scolaro ha profittato. - Quel brigante ha ragione disse Casanova a Da Ponte; e fece cenno a Costa di us cir dal caff, rassicurandolo. Poi se ne andarono tranquillamente a braccetto, com e sogliono due vecchi e affezionati amici. (Corriere della Sera, luglio 1923). 2617. Casanova non era affatto bello. Il principe di Ligne, di cui egli era molt o amico, diceva di lui: Sarebbe, senza alcun dubbio, bellissimo, se non fosse brutto. 2618. Racconta il principe di Ligne nelle sue memorie che il famoso avventuriero Giacomo Casanova, sedicente cavaliere di Singalt, presentato all'imperatore Gius eppe II, ebbe da lui questa frecciata: Io disprezzo coloro che comprano i titoli. Il Casanova ribatt pronto: E coloro che li vendono, Maest? (A. PADOVAN, Il libro degli aneddoti). CASIMIRO II, detto il Giusto (1138-1194); uno dei migliori re di Polonia. 2619. Il re Casimiro II di Polonia giocava un giorno ai dadi con uno dei gentilu omini della sua Corte. Costui, avendo la fortuna ostinatamente avversa, e perdendo cos tutto il denaro che aveva, si lasci trascinar dall'ira sino al punto di dar uno schiaffo al re. Fu condannato a morte. Ma il re Casimiro revoc la sentenza dei suoi giudici, dicendo: No, no. La colpa mia. Io non dovevo incoraggiar col mio esempio una pratica cos perniciosa come il giuoco. t naturale che il gentiluomo, non pote ndo vendicarsi sulla fortuna, abbia maltrattato un favorito di essa. (Magazin hi storique, 1764). CASSAGNAC (Bernardo Adolfo Granier di) nato ad Avron-Bergelle 1'11 agosto 1806 - morto nel 1880; pubblicista e uomo poli tico francese. 2620. Un giorno parlava alla Camera francese il deputato Berryer, quando il disc orso venne interrotto da un formidabile: Non vero. Il deputato rest come interdetto e domand: - Chi stato che ha detto che non vero? - Io rispose Cassagnac. Berryer guard verso l'interruttore, lo riconobbe e poi freddamente riprese: - Allora non niente, e possiamo continuare. (Minerva, 16 maggio 1928). 2621. Cassagnac, ultraconservatore, non approv Napoleone III quando, verso la fin e del suo regno, cominci a dare qualche libert al popolo. Ed in ci egli era consegu ente. Quando Napoleone III fece proporre la legge che dava la libert alla stampa, Cassagnac vot contro. Erano sette in tutto i deputati che votarono contro, e la legge pass. Uno della maggioranza disse ironicamente al Cassagnac: 'Ma siete solo sette. E Cassagnac pronto: S, ma siamo i sette savi della Grecia. (LAROUSSE). CASSAGNAC (Paolo Grenier di)

nato a Parigi il 2 dicembre 1843 - morto nel 1904; figlio del precedente, pubbli cista e uomo politico francese, ardente bonapartista. 2622. Cassagnac s'era battuto a duello con suo cugino LisagaraGSPLIT:uPalazzi-Zani chelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}smk<6

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