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numero 27 anno V 17 luglio 2013


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Luca Beltrami Gadola PD AMICO MALATO Enrico Borg PD. A PROPOSITO DI VISTO DA NORD Valentino Ballabio PROVINCE: BASTA (SOPPRIMERE) LA PAROLA? Fabrizio Bottini e Serena Righini CITT METROPOLITANA, DEMOCRAZIA E TERRITORIO Anna Gerometta
PIANO URBANO DELLA MOBILIT SOSTENIBILE. AL DI L DEL NASO

Michele Monte PICCOLE POLITICHE PER GRANDI NUMERI: GLI SPAZI PUBBLICI PER FAR CRESCERE IL PRIVATO Francesco Vescovi PARCO AGRICOLO SUD: N PAROLE N IDEE, CHE PECCATO! Carneade REGOLAMENTO EDILIZIO: C IL SERPENTE DI MARE? Massimo Cingolani UNIONI GAY E POLIZZE ASSICURATIVE Giovanni Cominelli LINVERNO DEL NOSTRO SCONTENTO Paolo Mottana LUNIVERSIT PI BRUTTA DEL MONDO Rita Bramante MANDELA DAY, 18 LUGLIO VIDEO LUIGI CORBANI: LESTATE DELLA VERDI, UN ANTICIPO DI EXPO SUGGERIMENTO MUSICALE NEIL YOUNG canta Out on the weekend

rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani

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PD AMICO MALATO
Luca Beltrami Gadola La crisi del Pd, ancora una volta drammaticamente emersa nelle ultime vicende parlamentari, lascia sgomenti: molti guardano a questo Partito come a un amico malato, come a un amico in preda a disordine mentale (Eugenio Scalfari La Repubblica di domenica 14) e caduto in depressione, ora preda del pi cupo sconforto, ora preda di momenti di esaltazione. Nel mondo della sinistra, in particolare quella arancione milanese, da sempre nei confronti del Pd - lindispensabile compagno di strada per una sinistra di governo - c un modo di guardare a questo Partito al massimo con una sorta di curiosit antropologica: lo testimonia lultima intervista rilasciata da Franco DAlfonso ad Affari Italiani le scorse settimane. Noto di passaggio che questo atteggiamento tipico degli ultraquarantenni, di tutti quelli che hanno vissuto la fase pi acuta della crisi dei partiti dopo Tangentopoli, difficile trovarlo tra pi giovani. Le ragioni sono ovvie, un passato PCI - PDS DS di rivendicazioni di diversit spesso smentite dalla storia. Se vogliamo che qualcosa cambi e che ci sia un futuro per una sinistra riformista non c nulla di pi sbagliato di tutto questo. Nei confronti di un Partito amico ma malato bisogna assumere un atteggiamento che, se fossimo in periodo elettorale, chiameremmo di panachage o di voto disgiunto: lo scegliere di sostenere con una preferenza un candidato per la cui lista non si vota. Vecchio strumento quello del panachage, che non tutte le leggi elettorali ancora prevedono (in Svizzera e in Francia se ben ricordo e solo per consultazioni comunali e da noi anche per le regionali) con qualche difetto ma anche un grande pregio: in caso di coalizione puoi promuovere tra i candidati di un Partito alleato chi ti congeniale, in caso di opposizione puoi in qualche modo promuovere nella compagine avversaria un candidato verso il quale nutri stima. Il panachage la vittoria dei cittadini sulle burocrazie di Partito. Il panachage verso il Pd pu, anzi deve in questo momento, divenire un atteggiamento psicologico. Le ragioni sono molte: ne elenco solo alcune; il Pd, piaccia o non piaccia, sia si preferisca un Partito leggero sia un Partito molto strutturato (anche su questa questione vale la pena di esprimersi), lunico vero grande Partito della sinistra; interessarsi dei fatti interni al Pd non ingerenza ma attenzione a un processo di trasformazione che ci si augura conduca questo Partito fuori dalla crisi che lo attanaglia, attenzione che porta anche a manifestare preferenze tra le sue diverse opzioni organizzative e programmatiche: lobbiettivo facilitare o quantomeno porre su basi chiare i successivi accordi di coalizione; indurre la componente pi conservatrice della dirigenza del Pd ad aprirsi il pi possibile alla societ civile: le primarie aperte ai soli iscritti non vanno in quella direzione. Per parte sua il Pd non avrebbe alcuna ragione di risentirsi per questo interesse nei confronti della sua vita interna: vuole o non vuole ricoprire il ruolo di pi importante Partito della sinistra? Pensa ancora di cullare leffimero e inattuale sogno di dive ntare un Partito maggioritario? Di diventare la balena rossa? Ecco fo rse questo il primo nodo da sciogliere, forse anche prima di adottare un atteggiamento del tipo panachage e dunque di scegliere quali donne e uomini e del Pd vadano sostenuti da parte del popolo della sinistra. Per concludere, o a sinistra si apre un confronto pi attento agli obbiettivi comuni e meno alle rivendicazioni di storie personali o lunica speranza di vittoria resta solo lattesa dello spappolamento finale della destra berlusconiana, se mai ci sar. Pessima vittoria quella per abbandono dellavversario, soprattutto quando un terzo degli italiani non va al voto. Ma per quanto ancora non voter? Aspettando chi?

PD. A PROPOSITO DI VISTO DA NORD Enrico Borg


La fase precongressuale del PD ormai partita e dopo il contributo di Goffredo Bettini pubblicato la scorsa settimana con lintento di delineare ruolo e compiti del campo dem ocratico al di fuori delle logore log iche correntizie ecco la risposta dei bersaniani doc che ricompaiono sulla scena politica dopo la partecipazione dellex segretario alla festa democratica di Cornaredo lo scorso fine settimana. Documento a stretto uso interno intitolato Visto da nord, il contributo precongressuale dei bersaniani lombardi si concentra sulla operazione recupero di quella battaglia politica che fu definita, con infelice terminologia, dellusato sicuro, annunciando propositi di riposizionamento a partire dalla Lombardia dove le recenti vittorie alle elezioni amministrative hanno convinto i nostri che il contesto lombardo possa n.27 V 17 luglio 2013 essere il trampolino di lancio per una futura affermazione a livello politico-nazionale. E come in tutte le operazioni di recupero che si rispettino si sorvola sulle responsabilit e sugli errori di natura tattica e strategica che hanno condotto la ditta al clamoroso e infausto esito elettorale di febbraio e alle sciagurate mosse postelettorali: non una parola! Luso interno emerge chiaramente non solo dallevasivit dellabituale elenco di buoni propositi, senza che si prenda mai atto della necessit di una decisa inversione di marcia se si vogliono sciogliere i principali nodi che affliggono da troppo tempo lazione riformatrice della sinistra e la ripresa del Paese, ma anche dalle conclusioni cui giunge il documento. Infatti dopo aver riconosciuto in camera caritatis i limiti e le carenze di quanto fino a oggi sviluppato del progetto politico bersaniano, se ne esalta ancora la bont degli intenti. Ora, o la cecit impedisce di vedere linconcludenza politica di un progetto che ha portato alla pi grave sconfitta subita dalla sinistra negli ultimi ventanni oppure costoro sono animati da puro spirito di conservazione, espressione di una fetta di partito che con la segreteria Bersani ha conquistato roccaforti di potere allinterno del Pd. Laffondo arriva in conclusione quando si afferma la necessit di combattere derive personalistiche e narcisistiche, per spostare il baricentro dal chi al che cosa, dal voler essere al voler fare. E cos per lennesima volta si sceglie la strada dellattacco personale a Matteo Renzi senza entrare nel merito delle proposte politiche di cui portatore. E per assicurarsi una chance di vittoria nei congressi territoriali si propone una modifica regolamentare 2

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che li sgancino dalla discussione a livello nazionale. Come se la pretesa autonomia dei territori, la loro capacit di coinvolgimento in esperienze peculiari per dare risposte positive ai bisogni locali debba prescindere dalle dinamiche nazionali. La capacit di coinvolgere le esp erienze del civismo cos come le

buone pratiche e la cultura di governo di tanti amministratori locali passa invece attraverso un confronto aperto e bidirezionale, dal locale al nazionale, che sia in grado di recepire e innescare in tutti i livelli le idee e le proposte allaltezza del profondo rinnovamento di cui necessita il campo democratico e in

Italia e in Lombardia. Lo sganciamento proposto dai bersaniani doc invece produce lillusione ottica che esista una ricetta lombarda (che) possa contribuire di pi alla proposta del centrosinistra per il Paese. E che la recente tornata amministrativa abbia fatto dimenticare chi oggi governa la regione.

PROVINCE: BASTA (SOPPRIMERE) LA PAROLA? Valentino Ballabio


Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus (*): la rosa (la cosa n.d.r) che era resta solo nel nome, noi possediamo soltanto nudi nomi. Vale anche per la ventilata e reiterata idea di abolire le province? A ben guardare il disegno di legge del governo Letta parrebbe di s visto che, in tre semplici articoli, si riduce a cancellare la parole province da tutti i commi della sempre pi traballante, ma tuttora vigente, Costituzione. Ma, tolto il nome, che ne della cosa? La risposta naturalmente rinviata, posto che se ne dovrebbero occupare comitato dei saggi e commissione bicamerale. E intanto, dovendosi superare la doppia lettura in entrambi i rami del Parlamento, con i tempi che corrono il rischio di ritrovarsi con l'ennesimo annuncio, lanciato per cercare di sedare un'opinione pubblica sempre pi delusa ed esasperata, pare evidente. Qualora si volesse invece fare sul serio si dovrebbe, anzich agitare lo specchietto per allodole della abolizione (per altro sbagliata perch destinata ad accrescere i centralismi regionali da un lato e l'anarchia municipale dall'altro), seguire la strada pi lineare della legge ordinaria, evitando sia la sfortunata scorciatoia del decreto-legge, sia le tortuosit della modifica costituzionale. Basterebbe allora correggere il testo del governo Monti, cui va comunque riconosciuto il merito di aver smosso le acque mediante un'evidente forzatura, tenendo conto ovviamente dei rilievi della Corte Costituzionale. Dunque si agli accorpamenti e alla riduzione, non abolizione, delle Province; no all'elezione indiretta dei relativi organi politici. Un disegno di legge ordinaria, a Costituzione invariata, cos impostata avrebbe allora reso credibile l'appello al Parlamento di Enrico Letta per fare presto! Altra novit, purtroppo non positiva, del citato ddl governativo riguarda le povere Citt Metropolitane. Esse infatti, al pari delle Province, vengono soppresse dall'art. 114, quello stesso che le definisce enti costitutivi della Repubblica, intermedi tra Comuni e Regioni, in una logica di sussidiariet verticale, adeguatezza e differenziazione, nel rispetto dei principi sanciti dall'art. 118. Le Citt Metropolitane conserverebbero comunque un rilievo costituzionale in quanto ente di governo delle aree metropolitane. Tuttavia funzioni, modalit di finanziamento e ordinamento vengono ancora una volta rinviate. Lasciandoci nel dubbio: le citt metropolitane sorgerebbero allora come enti intermedi tra comuni e regioni (lasciando quindi tutti gli altri comuni non ricompresi nelle rispettive aree orfani delle abolite province!) oppure diverranno megacomuni, accrescendo pertanto il gigantismo dei capoluoghi ovvero assorbendo tutti gli altri comuni dell'area? O, pi verosimilmente, non essendo pi costitutivi potranno essere dotati di organi politici di secondo livello, dunque nuovi inutili e inconcludenti tavoli tra Sindaci, privi di ogni autorevolezza e legittimazione? Ci si sarebbe aspettato qualche lume al riguardo dall'incontro celebrato dal PD il 1 luglio a Palazzo Isimbardi, allorch - invertendo un pluriennale scetticismo si udita una corale invocazione per la citt metropolitana subito! Una buona dozzina di deputati, sindaci e assessori, alla presenza del ministro Del Rio, ne hanno caldeggiato l'istituzione senza rinvii il 1 gennaio 2014. Il ministro ha confermato la scadenza avvertendo tuttavia i milanesi (e indirettamente tutte le altre metropoli interessate) di non aspettarsi da Roma tutte le dritte necessarie. Persino in Germania, paese ordinato e disciplinato stato il suo ammonimento ogni citt metropolitana si costruita per iniziativa e realizzazione da parte di ogni singola realt, sulla base delle specifiche caratteristiche ed esigenze! La classe politica locale deve dunque fare la sua parte, senza aspettare di essere imboccata dal centro. E qui viene il bello: si tratterebbe infatti di riscattare in pochi mesi decenni di letargo e indifferenza: in un solo corso di recupero estivo svolgere insieme i programmi di elementari medie e universit! Non che manchino i testi da cui apprendere. Sociologi e urbanisti hanno spianato la strada: gli studi di Guido Martinotti e di Giuseppe Boatti, ad esempio, hanno definito chiaramente i termini del problema sotto il profilo teorico e sperimentale. Altre consulenze e supporti tecnico-burocratici risultano pertanto secondari e collaterali. Occorrono invece decisioni prettamente politiche. Primo: dove inizia e dove finisce l'area metropolitana? A sud c' il parco agricolo ma a nord c' la citt infinita; sensato porre il confine al Bettolino Freddo di Cologno Monzese o alla Parpagliona di Sesto San Giovanni? Secondo: cosa deve fare la citt metropolitana? Territorio, mobilit e ambiente: ma allora che senso ha che l'attuale comune di Milano (e ciascun altro dei circa quattrocento comuni dell'area) approvino un proprio piano di governo del territorio nonch un proprio piano urbano del traffico, ecc.? Terzo: quali enti sopprimere e sostituire: solo la provincia di Milano o anche quella di Monza? E lo stesso comune di Milano una volta che sia stato ripartito in autonome Municipalit? Ecco perch a Milano, fin tanto che sopravvive questa generazione politico-amministrativa non se ne far nulla. Non perch manchino leggi e decreti, direttive e circolari, studi e documentazioni ma perch manca la minima capacit e volont politica di mettere mano a posizioni di potere consolidate e interessi costituiti, ancorch sempre pi anacronistici e difformi rispetto agli affermati standard europei. Col rischio purtroppo di illudere e deludere, come per le altre mitiche riforme promesse e mai mantenute, anche i cittadini pi pazienti, responsabili e consapevoli.

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www.arcipelagomilano.org (*) U. Eco,Il nome della rosa, ultima pagina.

CITT METROPOLITANA, DEMOCRAZIA E TERRITORIO Fabrizio Bottini e Serena Righini


Sono passate generazioni da quando l'idea di metropoli si evolveva, da forma ipertrofica di citt a nuova dimensione dell'identit urbana. successo ufficialmente a cavallo fra gli anni '20 e '30 quando il sociologo Roderick McKenzie, traeva scientifiche conclusioni dai primi vagiti dell'automobilismo di massa: il cittadino non apparteneva pi solo al municipio, e in modo pi vago alla patria nazionale. C'era una scala intermedia, un bacino di pendolarismo allargato, di percezione, di relazione. Erano pi o meno gli stessi anni in cui anche a Milano il dibattito sul piano regolatore si allargava al piano regionale, concetto da convegno, accennato dallo zar dell'urbanistica Cesare Albertini, ma destinato a entrare poi nel disegno di legge nazionale. Balzando bruscamente ai nostri giorni, salta all'occhio quanto la scala sovracomunale sia ancora la dimensione adeguata per la soluzione sostenibile di tantissimi problemi di efficienza ed equit, come hanno ben capito i sindaci dell'est milanese in una loro recentissima lettera aperta sul rilancio delle iniziative per la Citt Metropolitana. E desta per qualche perplessit che da un lato ci sia oscurit totale sulla forma istituzionale che dovr assumere il nuovo ente, dall'altro che l'assessora Daniela Benelli, delegata per il comune di Milano al tema, paia ufficialmente orientata all'ente di secondo grado, oltre a sostenere che quello istituzionale ed elettorale l'ultimo dei problemi. Va detto che, anche alla luce del fallimento dei Comprensori, faticosamente nati negli anni '70, varrebbe la pena soffermarsi un po' di pi sul rapporto fra cittadini, istituzioni, governo del territorio, e che la forma elettiva c'entra parecchio con l'identit. L'istituzione rappresentativa di cui nei termini attuali si parla dagli anni Novanta, e dovrebbe vedere la luce il prossimo gennaio, l'occasione, per risolvere problemi di governance incancreniti dalla frammentazione del quadro istituzione e delle competenze. Nel territorio conosciuto come Adda - Martesana, il contesto politico / amministrativo rende ancor pi strategico il tema del governo metropolitano se si vuole avviare una stagione di cooperazione intercomunale. Le pratiche di collaborazione qui vantano una storia ventennale, come col Piano darea approvato nel 2006 da tutti i consigli, amministrazioni lungimiranti che, di fronte a delocalizzazioni, dismissioni di aree, grandi trasformazioni, mutamenti demografici, hanno reagito unitariamente. La cooperazione ha per scontato le debolezze di una stagione di localismi col sorgere di orientamenti politici vari ma accomunati da un approccio introverso e autoreferenziale. La parzialit dei processi decisionali ha generato insediamenti disordinati e dispersi che rompono la continuit del sistema agricolo e ambientale; o indipendenti dal sistema infrastrutturale pubblico, facilitati anche da politiche urbanistiche regionali che fanno della deroga e della deregulation le proprie parole dordine. In questo contesto si inserisce la lettera firmata pochi giorni fa da 23 primi cittadini dellAdda - Martesana (Basiano e Masate, Bellinzago Lombardo, Bussero, Cambiago, Cassano dAdda, Carugate, Cernusco sul Naviglio, Gorgonzola, Gessate, Grezzago, Inzago, Liscate, Melzo, Pessano con Bornago, Pioltello, Pozzo dAdda, Pozzuolo Martesana, Rodano, Settala, Trezzano Rosa, Trezzo sullAdda, Vignate e Vimodrone) che chiedono al Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, la convocazione urgente di una conferenza metropolitana focalizzata su pianificazione territoriale e infrastrutturale, coordinamento dei servizi, mobilit e sviluppo socioeconomico. Una buona sintesi dei problemi e delle potenzialit dell'area la si pu leggere sull'asse delle tre citt lineari lungo il naviglio Martesana, la strada Padana Superiore, binari e stazioni della Linea Metropolitana 2: basta un colpo d'occhio allenato a cogliere l'altissimo valore urbano e ambientale del sistema, e le innumerevoli occasioni perse. C' il naviglio con relativo percorso ciclabile, ed evidente il ruolo dell'unico ente che sinora ha svolto pur in modo parecchio lacunoso un ruolo di governo sovracomunale, la Provincia. Forse il pi importante interessante e continuo trait-d'union est-ovest fra i territori, dove si attestano nuclei residenziali di quartieri, corridoi locali di comunicazione nord-sud, e una rete di verde pubblico che connette citt centrale, fascia suburbana, esurbana e sfocia nella valle dell'Adda. Per contrasto l'asse della Padana Superiore, oscilla fra una gestione dei flussi di traffico territoriale, quella di asse di arroccamento comunale. Nei punti di strozzatura dove attraversa gli abitati costituisce spesso una linea di cesura, anche se fra funzioni segregate. In altri tratti recupera il ruolo di scorrimento, ma su distanze talmente brevi da risultare del tutto superfluo. Inconsistente il rapporto con gli altri due assi della mobilit metropolitana nell'area. Terzo elemento la linea della MM2 fino a Gessate. Qui appare evidente la frammentazione di strategie locali a dir poco differenziate: dall'integrazione discreta nel tessuto urbano, al classico terminale suburbano, poco pi di una piattaforma circondata da parcheggi. Manca un rapporto chiaro tra stazioni e attivit economiche, sino al caso limite di un grosso office park a pochi metri da una stazione, ma che per collocazione in altro comune ne totalmente tagliato fuori. Tutto solo per mettere in luce cosa significhi in pratica governo metropolitano della pianificazione territoriale e infrastrutturale, dei servizi, della mobilit, dello sviluppo economico e sociale. Sapranno le istituzioni, nazionali e locali, rispondere davvero alla sfida? Sapranno coinvolgere cittadini inseriti nel sistema della patria metropolitana oltre l'ambito localistico? Queste le urgenze espresse dai sindaci. Per non trovarsi di nuovo nella situazione degli anni '70 - '80 quando, varati i comprensori alla fine di un lunghissimo e contraddittorio processo di riforma istituzionale, la loro incerta situazione dal punto di vista delle competenze e della rappresentativit ne decret il rapido accantonamento.

PIANO URBANO DELLA MOBILIT SOSTENIBILE. AL DI L DEL NASO

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Anna Gerometta
Il Comune di Milano ha dato il via alla pianificazione sulla mobilit sostenibile a Milano, vera e propria base fondante dello sviluppo della mobilit a Milano. Il PUMS (Piano Urbano della Mobilit Sostenibile) uno strumento che ha valenza giuridica. Quanto in esso approvato (misure, indicazioni, direttrici e regole) sosterr la azione comunale in materia di limiti e restrizioni alla circolazione e sar punto di forza del Comune per difendere la propria opera davanti agli organi giurisdizionali. Si pensi alliter generatore di contenzioso di Area C, da poco conclusosi felicemente con il respingimento dei ricorsi presentati contro Area C, che ha avuto a oggetto anche una lamentata carenza di pianificazione. O di debolezza: la mancanza di indicazioni di azione in una certa direzione esporr il Comune a difendersi per intraprendere vie oggi non correttamente pianificate. E il TAR nelle sentenze su Area C (1) fornisce utili riferimenti di pianificazione della mobilit laddove, innanzitutto, ricorda un principio gi affermato dalla Corte Costituzionale secondo cui la libera circolazione non si identifica con la libert assoluta di circolare su tutte le strade con il mezzo privato, bens va regolata al fine di raggiungere la migliore utilizzazione dei beni pubblici. E, attenzione, in questo caso, il bene pubblico da utilizzare bene non solo la strada, ma anche laria, bene primario per la nostra stessa vita, che viene indubbiamente degradato dal traffico. Secondo il Tar poi la tariffa si configura piuttosto come corrispettivo ... di una utilizzazione particolare della strada, rimessa a una scelta dell'utente non priva di alternative. Laddove il cittadino pu muoversi altrimenti, perch il servizio pubblico gli consente di raggiungere larea alla quale diretto, la scelta sua. La suddivisione in zone, dice poi il TAR, introduce pi razionali modalit di disciplina, allinterno di una finalit di tutela ambientale e delle condizioni di salubrit, che rappresenta il proprium dellesercizio del potere limitativo della circolazione. Come dire che la mancata disciplina e limitazione della circolazione comporta labdicazione a un potere conferito alle amministrazioni dalla legge per difendere ambiente e salute. E ha richiamato, infine, il carattere sperimentale della misura stessa, che non esclude ma anzi persegue, fra gli altri, il dichiarato obiettivo di pervenire a misure strutturali di pi ampia estensione, cos come indicato nel cit. quesito referendario del 2011. Area C , dunque, misura sperimentale per sua natura destinata a essere estesa. Gi il Tar, dunque, indica chiaramente quattro cardini di programmazione della mobilit derivanti dalla legge: a) migliore uso dei beni pubblici (spazio e aria), b) legittimit della restrizione alla circolazione mediante tariffazione ove sia data una alternativa di mobilit, c) necessit della disciplina della mobilit in funzione della tutela di ambiente e salute, d) legittimit di Area C in quanto volta a una propria estensione strutturale. Questi elementi sono solo in parte contenuti nelle linee di indirizzo del PUMS presentate dal Comune e visionabili sul sito insieme allottimo documento di scoping. Mancano oggi, per esempio, nelle linee di indirizzo sia lallargamento di Area C, sia altri elementi importanti di programmazione, le misure temporanee per le situazioni di emergenza per gli accumuli di inquinanti e la tutela della salute. Tutela che anche in via strutturale - non pu attendere un decennio di programmazione di aree 30 e di riorganizzazione della sosta, ma deve necessariamente passare per una ulteriore restrizione della circolazione che estenda al pi presto gli effetti di Area C. Le modalit sono da definirsi ma il concetto chiaro. Occorre ridurre la circolazione del traffico privato e commerciale in un area sempre pi vasta. Chi ci amministra non pu pi fare finta di non sapere. Ci che, ovviamente, ha risvolti in relazione alla responsabilit della inazione. I cittadini lo hanno chiesto e lo chiedono ancora. Non si illuda il Comune che la bandierina di Area C possa passare per un punto darrivo in tema di limitazione del traffico a Milano. Larea a traffico limitato troppo ridotta e va estesa per far respirare chi ne vive fuori e sgravare le aree limitrofe di un ulteriore carico di inquinanti. Gli ultimi dati scientifici indicano ormai in modo chiaro che ridurre lesposizione di prossimit al traffico (entro i 100/150 mt) rappresenta gi unimportante forma di protezione degli esseri umani dagli inquinanti ai quali oggi si riconducono molte patologie: asma, tumore al polmone, infarti, ischemie, ictus, edemi polmonari, sviluppo ridotto della funzione polmonare nei bambini, danni alla funzione cognitiva e nascite pretermine, aterosclerosi. Come non agire? Come non guardare al di l del proprio naso e preoccuparsi invece di non perdere voti? Laria cambia nello spazio di decine di metri o poco pi, e i monitoraggi sui livelli di black carbon contenuti nellaria condotti da AMAT su questo, danno conto del fatto che i livelli di black carbon dentro e fuori Area C, non cambiano solo a livello di strada, ma anche ai piani (cfr. si veda il monitoraggio fatto al terzo piano dentro e fuori Area C). Uguali risultati sono emersi dal monitoraggio fatto da Genitori Antismog a giugno. E ancora, uno studio dellUniversit di Milano condotto tempo addietro individuava, considerati i capoluoghi di provincia lombardi e a parit di livelli di inquinamento per PM10, un indice di mortalit da malaria a Milano, pi che doppio rispetto a quello degli altri capoluoghi. Laria di Milano ha dunque qualcosa in pi. Questo qualcosa il traffico. Smettiamo di nasconderci dietro a un dito. Occorre al pi presto ridurre lesposizione di una fetta sempre pi ampia della popolazione. Occorre che il PUMS fissi tappe di marce serrate e che tutti i soggetti coinvolti partano dalla conoscenza precisa dellimpatto dellaria inquinata sulla sal ute. E del costo sociale che rappresenta che - considerate le morti, le malattie, i giorni di lavoro perso, il carico assistenziale - non di poco conto. Ha poi ragione Carlo Monguzzi nellindicare che la chiave di qu este politiche consiste nellimpegno del Comune di comunicare ai comuni limitrofi quanto qui si sta facendo. Senza un impegno serio in questo senso le dichiarazioni di intenti dellassessorato competente sono parole al vento. Le politiche sullaria, oggi e in futuro, vivranno e funzioneranno grazie alla comunicazione e alla condivisione. Chi gestisce la comunicazione del Comune? Un ultimo monito. La partecipazione una bella cosa, ma non si

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scarichi sulla partecipazione la necessit di acquisire dati o idee per agire. I dati e le idee ci sono gi e le conclusioni, e le vie, sono gi segnate. Un ultimo dato: un rapporto presentato meno di un mese fa dallAgenzia Europea per lAmbiente evidenzia come Milano, paragonata ad altre dodici citt Europee, abbia una vergognosa

quota di aree verdi (11%) nel proprio territorio contro una media di ben oltre il 40% delle altre capitali, che solo nel caso di Parigi scende al di sotto (e comunque del 28,6%). Se la mobilit anche una questione di gestione dello spazio, questo dato indica una delle priorit assolute di Milano. La mobilit e la pianificazione ter-

ritoriale devono far spazio al verde.

(1) Per tutte Tar. Lombardia sent. 802/2013, si vendano anche Tar Lombardia 803/2013 e 804/2013

PICCOLE POLITICHE PER GRANDI NUMERI: GLI SPAZI PUBBLICI PER FAR CRESCERE IL PRIVATO

Michele M. Monte
Le politiche urbane non rappresentano una sfera molto frequentata dalle nostre amministrazioni locali; spesso nelle giunte comunali ci si adagia su schemi e suddivisioni delle competenze che danno riscontro a logiche politico-partitiche ma che generalmente non attivano percorsi e visioni che integrano la necessit di gestione dei fenomeni urbani e i bisogni delle comunit nelle diverse espressioni e articolazioni socioeconomiche. Ci troviamo quindi di fronte ad assessorati allurbanistica, alla casa, edilizia privata, lavori pubblici, sviluppo economico e via discorrendo, in un moltiplicarsi di strutture la cui parcellizzazione delle competenze funzione del relativo grado di stabilit o meno delle maggioranze politiche di governo. Lunico vero elemento unificante il solito mantra che si esprime attraverso il lamento: vorremmo incidere di pi ma ci mancano le risorse economiche per operare. In realt una delle pi importanti risorse di unamministrazione locale, anche se non lunica, risiede proprio nella c apacit di porsi autorevolmente al centro delle problematiche che attraversano il corpaccione urbano, intercettarne lintelligenza sociale e supportarla verso percorsi in grado di coniugare coesione sociale e obiettivi comuni. Di seguito sono delineate alcune considerazioni e una proposta di percorso, per evidenziare come una inversione di tendenza rispetto allapproccio tradizionale, potrebbe portare a dei risultati efficaci in grado di contrastare alcuni fenomeni di depauperizzazione che stanno investendo settori importanti della cittadinanza e della sua base economica. Come noto, nelle principali realt urbane del paese si concentra una quota rilevante del tessuto economico costituito da settori legati alla produzione di servizi e al lavoro intellettuale. Milano da questo punto n.27 V 17 luglio 2013 di vista un caso esemplare, avendo storicamente costruito su questa base sociale molte delle sue fortune anche nel contesto internazionale. Questo tipo di realt che comprendono i settori dellingegneria, della progettazione e del design, editoria, comunicazione e pubblicit, servizi legali e amministrativi, risentono oggi in maniera radicale degli effetti della crisi e di conseguenza sono investite da un processo di progressivo ridimensionamento degli organici e degli addetti in ragione del contenimento dei costi e del mantenimento di livelli minimi di competitivit rispetto ai relativi mercati di riferimento, peraltro sempre pi mordaci e incattiviti. La riduzione degli occupati costituisce il meccanismo di pi immediata applicazione per il raggiungimento degli obiettivi di spending review e le fasce pi esposte a questo tipo di iniziative risultano essere quelle dei giovani e delle donne. I numeri sono significativi e importanti, nellordine delle migliaia, anche se non immediatamente intercettabili dalle tradizionali fonti e modalit di monitoraggio statistico poich riguardano i cosiddetti lavoratori atipici (per lo pi collaboratori a progetto, dipendenti a tempo determinato, consulenti a partita IVA). Il progressivo evolversi di questo processo tende non solo allimpoverimento della base sociale nel suo complesso ma anche allinterruzione dei percorsi di apprendimento e formazione di coloro che, nellarco di qualche decennio, dovrebbero auspicabilmente costituire la massa critica della classe di tecnici e professionisti del nostro Paese, considerando che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di personale laureato e che opera in ambiti che implicano elevati livelli di formazione e specializzazione. Ovvero, una delle principali componenti della ricchezza e della dinamicit di una comunit urbana. Nella fase attuale e date le criticit del contesto economico generale, lespulsione da questi settori del mercato del lavoro si profila con caratteristiche di difficile reversibilit nel breve-medio periodo elevando i rischi di un processo di definitivo allontanamento e una complessiva depauperizzazione di fasce di popolazione su cui sono state investite ingenti risorse (pubbliche) dal punto di vista della educazione e formazione. Come accennato in precedenza quella dei tagli delle risorse umane costituisce la via pi breve e immediata mentre scelte alternative, quali il ridimensionamento ad esempio dei costi di spazi e uffici non trova altrettanti vantaggi date le condizioni di mercato. Contemporaneamente nelle medesime aree urbane si riscontra la presenza di milioni di metri quadri di superfici terziarie-direzionali inutilizzate o sottoutilizzate e che risultano sfitte o invendute in ragione di un generale e complessivo sovradimensionamento di queste tipologie di insediamento, operato nel corso degli ultimi decenni dalla pianificazione urbanistica. Questo tipo di offerta che non trova riscontro in modalit di utilizzo razionali, si localizza nelle forme pi diverse, in localit centrali e semi-centrali, in ambiti specializzati di grandi dimensioni oppure in forme pi o meno parcellizzate e diffuse rispetto al tessuto edificato. Essa costituisce la rappresentazione plastica del contributo alla rendita offerto dallintero s istema urbano. Ragionare sulla possibilit di trasformare due enormi problemi, da una parte lo stock edilizio inutilizzato dallaltra la necessit di dare respiro a settori messi in ginocchio dalla crisi economica, potrebbe rappresentare lopportunit di generare delle leve in grado di fermare 6

www.arcipelagomilano.org lemorragia di posti di lavoro e ridare ossigeno a settori strategici per leconomia. Una opportunit potrebbe essere fornita dalla individuazione di uno strumento normativo e un soggetto attuatore che, operando attraverso meccanismi di premialit e sanzioni fiscali, consenta di aumentare le percentuali di occupancy delle aree e degli edifici vuoti destinati a uffici mediante la ri-localizzazione a costi calmierati di strutture, societ, associazioni professionali appartenenti ai settori sopracitati, garantendo a queste ultime una serie di economie e di riduzione dei costi da reinvestire nel mantenimento o addirittura nellincremento dei livelli occ upazionali attuali. Ladesione volontaria a questo tipo di iniziativa dovrebbe quindi trovare un equilibrio in grado di garantire: 1) alla propriet immobiliare condizioni di alleggerimento del peso fiscale in funzione della immissione nel mercato a prezzi calmierati degli immobili attualmente sfitti e non utilizzati; viceversa la mancata partecipazione al programma dovr trovare lapplicazione di un corrispettivo a ppesantimento del regime fiscale; 2) alle imprese, studi e societ che operano nei settori tecnici e professionali una significativa riduzione dei costi di gestione mediante il significativo abbattimento dei canoni di locazione di uffici e sedi operative; 3) il condizionamento allaccesso a canoni calmierati per societ, studi, imprese attraverso la dimostrazione di obiettivi di mantenimento degli organici al momento dellingresso nel programma e la contestuale documentazione dei progetti di sviluppo e della formazione delle risorse umane. Il soggetto attuatore del programma potrebbe / dovrebbe essere individuato nellambito della pubblica amministrazione, o pi precisamente nellambito dellente locale (Comune) che oltre a caratteristiche di autorevolezza e di garanzia, dovr essere operativamente in grado di: a) raccogliere e organizzare il confronto e il lavoro dei diversi rappresentanti del mondo degli operatori coinvolti (propriet, associazioni professionali e di impresa) nella elaborazione e attuazione degli accordi; b) svolgere la funzione di garanzia rispetto alle corrette modalit esecutive del programma e dei contratti di locazione stipulati nel relativo regime; c) intervenire utilizzando la leva fiscale, nellapplicazione del sistema delle premialit e delle sanzioni previsto dallo strumento legislativo di riferimento; d) monitorare lattuazione degli accordi e programmi con la facolt di intervenire mediante revoca degli stessi e dei relativi benefici economici o fiscali da essi derivanti, nel caso le parti coinvolte non ottemperino gli obblighi previsti. In anni recenti iniziative similari sono state promosse in altri contesti europei con finalit diverse e legate al contenimento dellemergenza abitativa con risultati molto positivi. Un programma del genere, applicato aduna realt economica come per esempio quella della citt di Milano, per i numeri coinvolti potrebbe rivelarsi particolarmente efficace e con un impatto non trascurabile sullintero sistema. Non sarebbe eccessivamente ottimistico stimare in una decina di migliaia i posti di lavoro in gioco. Si tratterebbe per di pi di una politica a costo zero e che consentirebbe di aprire nuovi orizzonti rispetto alle tradizionali modalit con le quali lamministrazione pubblica si confronta con il proprio tessuto sociale. Perch non provarci?

PARCO AGRICOLO SUD: N PAROLE N IDEE, CHE PECCATO! Francesco Vescovi


Il grande assente del convegno milanese dello scorso marzo di Fondazione Cariplo sulle Metropoli agricole organizzato per pubblicizzare i progetti per il Parco Agricolo Sud finanziati negli ultimi anni dalla Fondazione e per confrontare la situazione milanese con altri contesti nazionali ed europei stato, paradossalmente, proprio lo stesso Parco Agricolo Sud Milano. Non perch un suo rappresentate non figurasse tra i relatori, bens proprio perch il trascurabilissimo intervento del suo direttore dello stesso tenore e spessore di una breve brochure divulgativa ha reso palmare, nel confronto con le altre esperienze illustrate nel convegno, la totale mancanza di un vero progetto per questo prezioso territorio proprio da parte dellente specificamente preposto alla sua difesa e al suo governo. Del resto la laconica e quasi reticente presentazione sulloperato e i programmi del Parco non poteva che essere tale, considerando che non mai stato adottato nessuno dei piani attuativi richiesti dal PTC per la valorizzazione dellagricoltura e del paesaggio, ossia i Piani di Cintura Urbana e il Piano di Fruizione, mentre i Piani di Gestione triennali sono fermi al 2003 e il fondamentale Piano di Settore Agricolo del 2007, partorito obsoleto (fa riferimento al Piano di Sviluppo Rurale regionale 2000-2006) e malamente attuato, non mai stato oggetto dei dovuti aggiornamenti biennali. Nel frattempo, nel decennio tra il 1999 e il 2009, i comuni del Parco Sud, in sintonia con il resto della provincia, hanno espanso complessivamente del 4% le aree urbanizzate, giungendo in alcuni casi a incrementi del 30 - 40% e superiori anche al 50%. Diversi comuni inoltre, come Trezzano sul Naviglio e Bubbiano, hanno ormai quasi completamente saturato gli ambiti esterni al Parco a disposizione dei PGT. Inevitabilmente, e per fortuna, di fronte alla disfatta delle aziende e dei paesaggi agricoli e in reazione allinconsistenza dellente provinciale, strategicamente privo di alcuna strategia (i conflitti e gli interessi presenti in questarea sconsigliano di assumersi chiare e precise responsabilit politiche), negli ultimi anni ha incominciato a organizzarsi in modo spontaneo una complessa serie di soggetti che con modalit, princpi e strumenti diversi perseguono generalmente i medesimi obiettivi di difesa ambientale, di freno alla cementificazione, di valorizzazione dellagricoltura e del paesaggio rurale. In particolare chiaro a tutti questi che la salvezza del Parco in ogni sua forma di espressione e godimento non pu che affidarsi al rafforzamento strutturale del potere e ruolo economico delle aziende agricole quale principale argine di difesa contro la rendita urbana, motore primo del degrado ambientale e del consumo di suolo connessi allo sprawl. Il panorama che emerge, ricco di attori e progetti, alquanto variegato: comprende reti di coltivatori e produttori agricoli (consorziati sulla base di affinit imprenditoriali, di categoria e identit territoriali), reti di comuni, reti di associazioni, di cittadini (organizzati in Gruppi di Acquisto Solidale pi o meno folti) e cooperazioni tra vari di questi soggetti. Si tratta tuttavia in molti casi di esperienze che, pur condividendo un orizzonte dazione comune, procedono isolatamente, ignorandosi re-

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www.arcipelagomilano.org ciprocamente o talora addirittura diffidando luno dellaltro: le organi zzazioni spontanee diffidano di quelle istituzionalizzate; quelle che difendono il biologico diffidano di quelle che operano nellortodossia industriale; e viceversa. Eppure, se propriamente ricomposti, questi singoli frammenti potrebbero essere probabilmente in grado, una volta amplificati e posti a sistema, di dare vita a un quadro unitario e abbastanza coerente di azioni e politiche integrate o complementari. Certe apparenti incompatibilit e alcune conflittualit latenti potrebbero essere superate concependo il Parco come una confederazione di distretti (territori relativamente autonomi e omogenei per profilo aziendale, vocazione produttiva o identit paesaggistica) gestiti da consorzi locali, estendendo allintero territorio amministrato dallente un processo gi avviato recentemente in diverse zone su impulso di associazioni locali o del governo regionale. Assumendo la metropoli milanese come mercato e bacino di riferimento, il rinnovando ente Parco che troverebbe collaudati modelli di riferimento nei Gruppi di Azioni Locale (GAL) comunitari e nei loro strumenti di programmazione potrebbe trasformarsi da (debole) ente passivo di tutela ad Agenzia per la promozione, il tutoraggio e il coordinamento dei diversi progetti strategici locali integrati (produzione agricola e fruizione paesaggistica) e per la razionalizzazione e lequilibrata distribuzione di costi, opportunit e risorse. La sostenibilit economica e ambientale della logistica, soprattutto, assume sotto questo aspetto un ruolo decisivo (la creazione di una infrastruttura a zero emissioni per il trasporto e la consegna delle derrate potrebbe costituire unottima alternativa per i 160 milioni di finanziamenti ministeriali destinati al nuovo canale navigabile tra Villoresi e Naviglio Grande). Allinterno di questo mosaico di progetti unattenzione particolare dovrebbe essere rivolta prioritariamente a rafforzare e a rendere economicamente competitive quelle aree pi a rischio dove la pressione immobiliare o insediativa maggiore; magari anche impegnandosi a dare effettiva visibilit, e dunque una vera valenza commerciale, alla intelligente ma ignoto (per lo meno ai cittadini compratori) marchio di qualit aziendale istituito dal Parco. Lappuntamento dellExpo potrebbe costituire unottima cornice e scadenza per attuare questa sperimentazione, che vedrebbe il Parco milanese allavanguardia in Europa. Vi sono per, in questa prospettiva, due grossi ostacoli: uno che proviene dallalto il suddetto immobilismo politico e burocratico dellente provinciale e uno che fermenta dal basso le gelosie dei diversi gruppi che probabilmente mal sopporterebbero di ridimensionare la loro autonomia e riconoscibilit faticosamente conquistate nel vuoto amministrativo di questi anni. Varrebbe per comunque la pena di tentare, anche perch sarebbe parimenti paradossale che, proprio in occasione dellevento che intende mostrare al mondo come nutrire il pianeta, venisse dimenticato e lasciato appassire il fiore allocchiello della metropoli che lo ospita.

REGOLAMENTO EDILIZIO: C IL SERPENTE DI MARE? Carneade


Se fossimo a gennaio diremmo che la sorpresa nella calza della Befana, a Pasqua quella nelluovo, destate non ci resta che il serpente di mare: una notizia clamorosa probabilmente (sperabilmente) falsa. Eccolo qui in unanticipazione sul nuovo testo di Regolamento Edilizio elargita dal Comune: Tutti i fabbricati, entro 30 anni dalla data di collaudo delle strutture e successivamente ogni 15 anni, dovranno essere sottoposti a una verifica di idoneit statica di ogni loro parte secondo la normativa vigente alla data del collaudo, da allegare al fascicolo del fabbricato. Entro 5 anni, tutti i fabbricati con data di collaudo delle strutture superiore a 30 anni dovranno essere sottoposti a tale verifica e certificazione. Nel caso del mancato rilascio di detta certificazione, viene meno lagibilit delledificio o delle parti di questo non certificate. In caso di compravendita, i notai dovranno allegare tali certificazioni allatto di vendita. In parole povere entro cinque anni tutti gli edifici costruiti prima di 30 anni fa dovranno essere sottoposti a collaudo statico. Per i profani: bisogna controllare che i solai, le altre superfici utili e ledificio intero sopportino i carichi persone, cose, macchinari, ma anche neve e vento ai quali sono sottoposte nelluso quotidiano, anche se sino a ora non hanno dato palesi segni di vizi o quantomeno sospetti. Si tratta del 90% degli edifici milanesi. Come si fa questa verifica statica? Si pu partire dai progetti, se ci sono ancora, conservati in Comune e fare un controllo ex post sul progetto. Per carit di patria lasciamo perdere le ricerche documentali in Comune di Milano. Si pu sperare che limpresa costruttrice, se esiste ancora, li abbia in archivio ma siccome dopo 10 anni, trascorsa la cosiddetta garanzia decennale, in linea di principio limpresa non pi responsabile, probabilmente se ne liberata. Non resta che guardare a quel che c. Ma come? Fare carotaggi nelle murature e nei pilastri per vederne la consistenza? Cercare i ferri nel calcestruzzo con analisi non distruttive? Tempi e costi inavvicinabili. Per altro negli anni del boom edilizio pi di unimpresa rubava sul ferro e sui calcestruzzi fidando sul calcestruzzo buon padre di famiglia. Solo le cosiddette prove di carico darebbero una certezza, caricando i solai con i sacchetti di sabbia o con i contenitori ad acqua, dopo aver tolto parquet, moquettes e tutti i mobili, scaffali e librerie comprese? Mi viene da ridere. Chi sposta gli inquilini, dove li alloggiamo durante le prove di carico? Ammettiamo che tutti i solai dei vani abitabili risultino a posto ma qualche dubbio rimane sulle scale. Che si fa? Scale esterne come le scale antincendio dei film americani? Veniamo alle dolenti note dei costi: comunque si faccia o una buffonata allitaliana del genere pararsi il di dietro con le carte o le cifre in ballo sono da vertigine. Altro che IMU! Il legislatore comunale ha fatto i conti in casa sua? Quanto gli costerebbe questa norma? Riguarda tutta ledilizia residenziale pubblica, che gi gode di pessima salute economica, tutte le scuole, tutti gli edifici pubblici a cominciare da Palazzo Marino e, perch no, chiese e ospedali e forse persino il Duomo. Amici, non dimentichiamoci che si ricomincia daccapo dopo quindici anni. Siamo di fronte a una norma tipicamente italiana: perfetta nella sua architettura ma inapplicabile o meglio applicabile a discrezione. Una delle tante, molte, quasi tutte con gli stessi difetti. Ma non solo, cos come per il PGT, si sono elaborati documenti che non tengono in nessun conto le tante raccomandazioni sulla semplicit e possibilit di

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www.arcipelagomilano.org comprensione di leggi e norme e circolari per gli addetti ai lavori. Raccomandazioni formulate da Presidenti della Repubblica, Presidenti delle Camere, commissioni parlamentari e da ultimo anche lAccademia della Crusca nel 2011. Parole al vento in un Paese dove burocrati e avvocati (troppi in Parlamento e nei Governi locali) hanno stretto una santa alleanza tesa sopratutto a garantire la reciproca sopravvivenza. Beato il Paese che ne ha meno di qualunque altro. Si salver.

UNIONI GAY E POLIZZE ASSICURATIVE Massimo Cingolani


Qualche mese fa avevo scritto riguardo alla prima polizza ispirata ai principi della finanza islamica. Sottolineavo che spesso anche da un piccolo tassello, come un contratto assicurativo, si potesse favorire lintegrazione. Ora in Italia una compagnia di assicurazione sta proponendo una polizza per le coppie formate dallo stesso sesso che non sono ancora riconosciute e non godono degli stessi diritti delle altre, per sopperire con contratti specifici ad aspetti importanti della vita familiare come il diritto di successione e la reversibilit pensionistica. Senza una legislazione sulle unioni di fatto non ci sono tutele, come spiega una dirigente dellImpresa assicurativa: "In Italia non esiste n un vincolo matrimoniale n i Pacs, dunque in una coppia gay quando uno dei due partner muore all'altro non resta materialmente nulla: non eredita, n ha diritto ad alcuna pensione di reversibilit. Certo, ci si pu tutelare facendo testamento, cointestando i beni, ma tutto pu essere impugnato o reso nullo dai parenti di uno o dell'altro, che vantano la consanguineit. Ecco dunque la nostra idea: le polizze assicurative, a differenza di altre soluzioni di diritto privato, sono slegate da tutto ci che riguarda la materia successoria. Ovvero: si pu scegliere qualsiasi beneficiario, non necessariamente un parente o un coniuge". Le due polizze proposte sono una Temporanea Caso Morte allinterno della quale si pu indicare come beneficiario il proprio o la propria compagna e un Fondo Pensione con la reversibilit della propria rendita a chi si vuole. Stavolta le reazioni dei moralisti, invece di colpire le unioni gay, hanno insistito sul fatto che questa non sia altro che unoperazione di marketing, spiegando che dal punto di vista assicurativo non c niente di nuovo e che questo solo una scusa per vendere pi polizze vita. Premesso che, viste la difficolt del nostro sistema di welfare, sviluppare la previdenza assicurativa complementare non pu che essere positivo per il paese, credo che pubblicizzare in unagenzia di assicurazione, non solo famiglie felici in bicicletta, ma anche famiglie composte da due persone dello stesso sesso che si baciano con riportato lo slogan "una tutela dove lo stato non arriva", come quella delle polizze oggetto di questo articolo, sul piano del costume e della crescita culturale, sia pi utile di tanti dibattiti. In un paese come il nostro, sempre scarso nel campo delleducazione civica, spesso il marketing di prodotti ha favorito la crescita culturale. Pensiamo solo alla cura dei denti, senza la pubblicit del dentifricio non avremmo imparato a lavarli. lo stesso motivo che spinge molti a non mettere le cinture di sicurezza in auto, perch vedono, unico paese civile al mondo, vigili, poliziotti, taxisti e politici che non le usano. Il mercato, tanto demonizzato, spesso pi avanti della politica, basti pensare alla campagna pubblicitaria di Ikea, sempre sulle coppie gay, o allattenzione dei consumi, in particolare alimentari, dei single e degli anziani nella grande distribuzione. Dopotutto lumanit si muove e produce cultura partendo da motivazioni economiche, se il giusto profitto invece della rivendicazione, che differenza c? Per cui, ben vengano le polizze a garantire le unioni gay. Per finire, perch il Comune di Milano, invece di fare, con i soliti broker, polizze che nessuno conosce e poco utili per i settantenni scippati e infortunati, non le estende alle aggressioni omofobe? Dopotutto questo contratto, chiamato AssicuraMi, stato ideato dalla precedente giunta per dare una risposta emozionale al problema della sicurezza, pertanto ragionevole richiedere tale inclusione.

L'INVERNO DEL NOSTRO SCONTENTO Giovanni Cominelli


Better Life, il Rapporto dellOCSE lOrganizzazione mondiale che a ssocia i 36 Paesi pi sviluppati al mondo che monitora periodicamente la F.I.L (Felicit Interna Lorda) dei Paesi, conferma che gli italiani sono al di sotto della media OCSE per soddisfazione della vita. S, siamo scontenti, fino a reazioni estreme di fronte a un sorpasso, a uno sgarbo, a un conflitto sentimentale, a un contenzioso di condominio. Sotto lapparente normalit, scorrono il rancore, la rabbia, la frustrazione. Nervosi, schizzati, intolleranti: cos percepiamo il prossimo e viceversa. Qual loggetto di questo lungo inverno del nostro scontento, espressione che lo scrittore statunitense John Steinbeck prese a prestito dal Riccardo III di Shakespeare per dare un titolo al suo famoso romanzo del 1961 sulle dinamiche sociali della provincia americana degli anni 50? Siamo scontenti di essere italiani. Il fatto che siamo stati messi insieme male. Vengono ora al pettine, negli sconvolgimenti culturali ed economici della globalizzazione, i nodi di ununit statalenazionale mal costruita. Altri Paesi europei stanno reggendo molto meglio il passaggio dagli Stati nazionali alle entit sovranazionali. Noi no. La crisi dello Stato nazionale sta producendo unimplosione civile e etica. la storia dItalia che presenta ora il conto. Su unItalia spezzata nel 568 d. C. dallinvasione longobarda e poi da quelle successive, divisa per milletrecento anni in piccole comunit politiche statali, le ristrettissime lites liberali dellOttocento hanno battuto il maglio del modello centralistico napoleonico, che in Italia era quello piemontese e borbonico. E poich legemonia liberale era tro ppo fragile per la moral suasion di un popolo contadino e analfabeta, decisero di sottometterlo, usando lesercito e lamministrazione. Non

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www.arcipelagomilano.org con lo Stato politico quale libero accordo federale di piccole comunit micro-statali come proponevano Gioberti, Rosmini e Cattaneo ma con lo Stato amministrativo. Questo riusc a fare lItalia, non gli Italiani. Questo Stato cresciuto in modo tumorale nel corso di 150 anni, si formata al suo interno una classe dirigente amministrativa, con una amplissima base di massa, che riuscita a piegare la politica, leconomia, la societ ai propri interessi di classe. Essa la vera struttura di governo del Paese. Costosa, inefficiente, corrotta, riprodottasi attraverso pi di 700.000 leggi, decreti, regolamenti, circolari, essa vigila e rapina come Ghino di Tacco sui confini tra economia, societ e politica. Dietro queste sbarre la societ e gli individui vivono reazioni di claustrofobia aggressiva come animali in cattivit. Paesaggi umani da socialismo reale. Molti opinionisti politically ipercorrect rimandano al basso tasso di sviluppo e alla disoccupazione quali cause dellinfelicit diffusa. Ma questi dati sono comuni a quasi tutti i Paesi sviluppati. La specificit italiana che lo Stato e la politica sono concause della crisi. Tuttavia quella dello scontento italiano non una cattiva notizia. Perch falsifica un pregiudizio largamente diffuso in Italia e allestero, secondo il quale gli italiani sono cinici, menefreghisti, familisti amorali. In realt, la gran parte di loro fa fatica a rassegnarsi a questa Italia, che pure il frutto della loro storia e delle loro vite. Di qui parte il bivio: tra chi si rinchiude nella dimensione rancorosa privata, localistica, da piccola patria e chi riprende ad amare il prossimo. Come scrisse Papa Montini: la politica la pi alta forma di carit. E chiss che uno Shakespeare redivivo non possa annunciarci: "Ormai linverno del nostro scontento/s fatto estate sfolgorante ai raggi di questo sole di York".

LUNIVERSIT PI BRUTTA DEL MONDO Paolo Mottana


Nessuno pi si stupisce che le universit contemporanee non abbiano alcuna pretesa estetica n che tentino anche soltanto lontanamente di evocare lo stile medievale o gotico dei grandi college inglesi o delle nostri atenei bolognesi o padovani. Non sia mai. Dopo lesperimento urbinate, che ha ricavato le aule universitarie rispettando i contenitori medievali in unopera dellarchitetto Giancarlo De Carlo che merita tutto il rispetto possibile, lentamente larchitettura industriale (cubi e cubi di cemento con poche fenditure per il respiro) ha preso il sopravvento ma, indubbiamente, negli ultimi anni ha raggiunto limiti di orrore non pi sopportabili. vero che siamo nellepoca del mostruoso, come da molto tempo si osserva e come ha incisivamente affermato Peter Sloterdijk, e tuttavia per uno che, come me, insegna in un luogo come luniversit di Milano Bicocca, ogni giorno amarissimo nel dover constatare che davvero non c limite alla bruttezza. Le enormi scatole coloro amaranto che troneggiano nel deserto di cemento e pochi alberi strangolati nella periferia nord di Milano, uno de paesaggi che meno faccia pensare allidea di campus anglosassone ma anche di ateneo come luogo della bellezza e della conoscenza dalle remote origini classiche che ununiversit forse dovrebbe ancora essere. Uno spazio del tutto anonimo, squadrato, radicalmente sensuo e sessuofobico (non esistono praticamente linee curve!), deterso accuratamente da ogni traccia di natura che non sia altrettanto devotamente martirizzata e incarcerata, ribadito negli interni da spazi schiacciati e ortogonali, file di celle e di camere sterili che evocano tanto il carcere quanto il peggior ospedale, le finestre che si aprono sui cubi sono inferriate con griglie a croce che simboleggiano atrocemente la vocazione di colombaio funesto; tutto questo delinea bene lepifania del mostruoso nella architettura universitaria. Nellanestesia generale tutto ci non suscita pi alcuno scandalo e davvero ci appare incredibile (taluni arrivano pure a elogiare questo aborto della ubris contemporanea). A me pare doveroso denunciare questa ingiuria al possibile, dal momento che il possibile avrebbe consentito (anche solo ad accogliere qualcuno dei numerosi altri progetti presentati a suo tempo per il bando Bicocca ben pi soddisfacenti sotto ogni profilo) di realizzare lidea di campus secondo ispirazioni benedette e ispirate da divinit meno belluine di quelle titanesche e accecate che invece purtroppo hanno congiurato ai nostri danni. Il patimento che ne deriva indubitabile bench talora subliminale dacch molti, e troppo spesso gli studenti stessi, siano ormai adusi a essere violentati da forme di sevizie estetiche e esperienziali, specie negli spazi metropolitani, tali da emergerne alla fine beotamente insensibili. Ma il malessere patente, non fossaltro negli smarrimenti continui nei corridoi nei quali nessuno segno di ornamento o di stile distoglie dalla ipnosi progressiva e ben pi drammaticamente allesterno, nel cemento integrale, spesso fatto bianco affinch destate accechi e ulceri il passante, o nelle panchine esse stesse di cemento e senzombra affinch le natiche ne possano essere cotte e abrase. Lo sguardo non conosce riposo e il passo mai un nascondimento perch la consegna del gigantesco non prevede restringimenti, porticati, anse o curve. Le ridicole fontane che troneggiano al centro dellenorme vergogna, dopo pochi giorni trasudano un liquido indefinibile che si raccoglie in piscine dalla putrescente striatura marrone. Nella piazza (sic) sprofondata, ch vi si dovrebbe accedere e recedere mediante delle enormi scale mobili peraltro perennemente guaste (cosicch occorre poi scendere e salire goffamente su scalini giganti e metallici), agonizzanti erbe che hanno della zizzania crescono in riquadri simmetrici (come tutto!) ma sagomate in maniera che nessuno possa approfittare anche di quei ritagli miseri di verzura. Le greggi di giovani studenti, uniche creature viventi che si vedano in tal luogo peraltro per molti anni privo di qualsiasi servizio essenziale (per passare sotto silenzio linfinita inclemenza dei raccordi con il resto della citt e dei sobborghi, cio a dire laccesso, solo dopo quindici anni giunta a una qualche compatibilit con il minimo necessario), sciamano esauste in questo paesaggio inospitale e infido. Come accaduto tutto questo? Chi il responsabile di questo orrore? Forse lamministrazione, gli attori adunati di questo progetto criminoso, lindustria, lateneo, il comune. Forse il perfido architetto che ebbe anche lardire delirante di evocare presunte ascendenze rinascimentali e ancora velleit improvvide di imitare, secondo ben incerte ascendenze estetiche, le antiche officine. Un personaggio cotale, colui che ha costruito il quartiere Zen di Palermo -e che non si perita di affermare

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www.arcipelagomilano.org che, essendo quello un quartiere pensato per il proletariato, egli non vi abiterebbe-, che non meriterebbe neppure di essere annoverato nelle liste dei peggior geometri del pianeta. Vorrei replicargli che anchio, in un campus pensato per mettervi a dimora i condannati dellultimo girone infernale, neppure in figura vorrei essere chiamato a incarnare il mio compito dinsegnante. E invece. E invece ogni giorno debbo approdarvi. Debbo sopportarne linsolenza e linedia, lassoluta mancanza di amore, di cura e di anima che sempre pi pero lo stemma di questo nostro tempo furioso e del tutto manco di ogni consapevolezza del senso e dello stile. Debbo quindi infine immaginare che siamo ben noi i colpevoli di tutto questo, noi che lo accettiamo, noi che non siamo pi sensibili al suo crimine, alla sua tossicit, noi che chiniamo la testa e pensiamo solo a un successo che tuttavia non ha pi neppure un degno teatro dove andare in scena. La casa del sapere poteva essere un giardino, un tempio, un colonnato, un fabbricato gotico in un reticolo di alberi centenari, a ricordare limpegno a fare del nostro sguardo uno sguardo secondo natura. Pi nulla di tutto questo, neppure la fantasia di qualche invenzione futuribile, di qualche universo plurale e multiplo, colorato e vivo, come certe preziose architetture mai adottate qui in Italia ma in luoghi lontani e esotici talora sembrano adombrare. Solo il deserto che ci meritiamo, evidentemente, deserto di cemento, degna e definitiva sepoltura della universit contemporanea, sempre pi irriconoscibile, votata a farsi complice dellassassinio della cultura, della riflessione, del silenzio, della creazione, in cambio del mestissimo onore di essere accolta nella casta dannata dei soci in azioni del prossimo disastro. Perch di questo che infine che si tratta. di questo che una tale universit incarnazione: nei suoi muri, nelle sue materie, nelle sue forme, nella sua localizzazione urbanistica che vede gli spazi del sapere sempre pi isolati e confinati dalla vita delle citt. nei suoi rigidi corridoi, nelle sue rigide separazioni, nei suoi rigidi e infernali cortili, nel reticolo ortogonale delle sue strutture, nellodio evidente per ogni forma di vita e per la natura, nel respingimento assoluto di qualsiasi cosa possa evocare il codice femminile o quello notturno della vita e delle cose. in tutto questo che luniversit pi brutta del mondo riassume in maniera compiuta, tragicamente emblematica, lo stato delle cose. E lo stato delle cose fonte di unangoscia insostenibile.

MANDELA DAY, 18 LUGLIO Rita Bramante


Ogni 18 luglio il Sudafrica si prepara a festeggiare il compleanno di Nelson Mandela, simbolo della lotta contro l'apartheid. Pi di un compleanno una giornata di festa internazionale, voluta dalle Nazioni Unite nel novembre del 2009, in onore di un eroe del nostro tempo. Una persona normale che ha raggiunto risultati straordinari, che ha cambiato un continente e stato fonte di ispirazione per l'umanit tutta. La sua voce si alzata ferma e determinata, per reclamare i diritti e il rispetto della dignit umana, al di l di ogni barriera di classe e per scardinare l'oppressione della schiavit, per smantellare un regime odioso e inumano. Quest'anno il compleanno atteso con ansia e trepidazione a livello planetario, perch Mandela lotta in ospedale tra la vita e la morte per uninfezione polmonare. Le sue condizioni di salute appaiono critiche, ma stabili e il presidente sudafricano Zuma raccomanda ai suoi connazionali di cominciare a pensare qualcosa di buono da fare per il prossimo in occasione del compleanno di Madiba, nel giorno in cui compir 95 anni. Anche il nipote afferma, uscendo dall'ospedale, che manca ormai poco al suo compleanno e che il momento di festeggiare la sua vita. La vita straordinaria di un leader, passata in carcere per gran parte degli anni dell'attivismo antisegregazionista per i diritti umani, fino all'abolizione dell'apartheid all'inizio degli anni Novanta e alle prime elezioni multirazziali nel 1994, che lo proclamarono primo presidente nero del Sudafrica. Un lungo cammino verso la libert: Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero. | Ho coltivato l'ideale di una societ libera e democratica nella quale tutti possano vivere uniti in armonia, con uguali possibilit. | Questo un ideale per il quale spera di vivere... , e per questo ideale ha realmente vissuto (1). Noi dedichiamo ci che resta delle nostre vite per usare lesperienza unica e dolorosa del nostro paese come prova che la normale condizione per un uomo la democrazia, la giustizia, la pace, lassenza di razzismo, lassenza di sessismo, la prosperit per tutti, un ambiente salutare e luguaglianza e la solidari et tra le persone: cos Mandela ha sintetizzato il proprio pensiero nel discorso del 1993 per il conferimento del Nobel per la Pace (2). Barack Obama, che da studente partecip attivamente a campagne contro lapartheid, premio Nobel per la pace come Mandela e come lui primo presidente nero nel proprio Paese, nel suo recente viaggio in Sudafrica ha espresso profonda gratitudine per la sua leadership in tutti questi anni e ammirazione per il coraggio morale di Mandela, per non aver mai perso la speranza in 27 anni di reclusione nella prigione di Robben Island e per essere diventato fonte di ispirazione per il mondo. In molte regioni si assiste ancora a conflitti, a dispute di carattere settario, guerre religiose o etniche e vedere quanto accaduto in Sudafrica, il potere del principio della democrazia e della lotta per i diritti, davvero un faro che illumina tutto il mondo. Mandela il cognome assunto dal nonno. Il nome "Rolihlahla", che gli fu attribuito alla nascita, letteralmente significa 'colui che provoca guai': un buon auspicio per chi era destinato a diventare un eroe per il mondo, aiutandolo a voltare le spalle al pesante insulto alla dignit umana che d a qualcuno il ruolo di padrone e ad altri di servo.

(1) N. MANDELA, Lungo cammino verso la libert. Autobiografia, Feltrinelli, 1998

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Scrive Lorenzo Zacchetti ad ArcipelagoMilano


In merito al dibattito in corso sulle regole per il verde a Milano, con particolare riferimento agli interventi di Elena Grandi e Francesco Borella, credo che vadano accolte con interesse tutte le sollecitazioni di pensiero sull'argomento. Tuttavia, visto che la citt necessita di numerosi interventi e quindi serve ottimizzare le energie, andrebbe tenuto in considerazione che l'assessora al verde Chiara Bisconti (che ha ricevuto tale delega solo pochi mesi fa) sta gi lavorando a un regolamento che, nelle previsioni, andr a sanare l'evidente carenza ereditata dalle precedenti amministrazioni. Una maggiore circolazione e conoscenza delle informazioni, soprattutto da parte delle forze politiche che hanno sostenuto l'elezione del nostro sindaco Giuliano Pisapia, eviterebbe perdite di tempo e comportamenti poco spiegabili come la presentazione in tutti i consigli di zona di mozioni relativi a processi gi cominciati. (Presidente Commissione Sport, Benessere e Verde Consiglio di Zona 7)

Replica Sergio Brenna a Fabrizio Bottini


Leggo sempre con grande interesse i tuoi scritti su Eddyburg e Mall, che trovo densi, complessi, ma di grande interesse. Mi stupisco, quindi, che tu trovi oscuro ed esoterico il mio povero intervento su CityLife. Se vuoi te lo dico in modo ancora pi semplice: la Variante urbanistica da cui nata CityLife era gravemente sbagliata negli indici urbanistici perch finalizzata da Fondazione Fiera solo a raggiungere la rendita di 250 milioni di euro; le Amministrazioni comunali Albertini / Lupi Verga prima e Moratti - Masseroli sono state succubi dei voleri di Fondazione Fiera anche quando essa ha ottenuto una rendita doppia di quella attesa e si sarebbe potuto, quindi, chiedere indici urbanistici pi ragionevoli. Altrettanto sta facendo ora la Giunta Pisapia - De Cesaris nonostante la richiesta di proroga della convenzione le avrebbe consentito di ottenere qualche miglioramento. Credo che i cittadini che affollano numerosi le iniziative di Vivi e progetta un'altra Milano tutto ci lo capiscano benissimo, cos come i disagi di chi vive a fianco delle mega torri alte il doppio di Pirellone e Palazzo Formigoni e di chi ha acquistato gli edifici in costruzione e vivr in un perenne cantiere per oltre un decennio. Se non lo capiscono gli addetti ai lavori me ne far una ragione.

Scrive Robert Slitrenny a ArcipelagoMilano


Anche non essendo sistematicamente d'accordo su tutto col vostro collaboratore Paolo Viola vorrei esprimere qui il mio grande rispetto per il suo coraggio giornalistico che non bada alla moda d'un momento, pi o meno breve (confronta Schiller / Beethoven 9a Sinfonia: " was die Mode streng geteilt =che la moda separ"). (direttore d'orchestra Svizzera)

Scrive Alberto Maffi a Paolo Viola


Premesso che mi trovo spesso a condividere le sue recensioni musicali, trovo questultimo intervento di un ottimismo quasi sfrenato. 1) Sullofferta musicale della nostra citt. Lasciando da parte lopera, fatalmente monopolio della Scala, per quanto riguarda la musica strumentale vorrei distinguere la musica da camera dalla sinfonica. Per quanto riguarda la prima la mia impressione (correggetemi se sbaglio) che la musica da camera sia quasi totalmente sotto il ferreo controllo delle agenzie, per cui da decenni le nostre societ ci propongono sempre gli stessi nomi: in prevalenza pianisti, qualche violinista o violoncellista, qualche quartetto, praticamente niente strumenti a fiato o concerti di canto solistico o corale. Io ho sempre pensato (sono un inguaribile utopista?) che la direzione artistica di una societ di concerti dovrebbe sentire il dovere, che poi soprattutto un piacere, di andare a scoprirsi gli esecutori in giro per lEuropa (perch lEuropa non fa niente per favorire la circolazione dei propri musicisti?), se non per il mondo. Chi ha mai visto a Milano da decenni un esecutore francese, inglese o tedesco o ungherese (che non siano i due o tre soliti)? Per quanto riguarda la sinfonica, certo c la crisi, ma io sono molto pe rplesso sul vantaggio di ascoltare dal vivo un concerto di media qualit. Se non ci fosse il MITO, chi mai vedrebbe e ascolterebbe a Milano una delle grandi o anche solo medie orchestre europee? 2) Quanto al fatto che le sale da concerto siano ora piene anche di giovani mi induce a pensare che il Viola inforchi ai concerti degli occhiali cos neri da impedirgli di constatare il reale colore delle capigliature (maschili perch quelle femminili sono spesso menzognere) che riempiono (si fa per dire) la sala. A questo proposito introduco per brevit il mio ultimo argomento. Io cerco da anni di sollecitare gli studenti dellUniversit dove insegno (Milano - Bicocca, dove sono iscritti pi di 30.000 studenti) a partecipare alle attivit musicali che, grazie al sostegno del Rettore Fontanesi, siamo riusciti a mettere in piedi: coro, orchestra classica, orchestra jazz e da ultimo ensemble di chitarre (attivit tutte da cui, essendo la partecipazione non retribuita, sono rigorosamente esclusi i professionisti). Ebbene, gli studenti che rispondono a queste sollecitazioni si contano annualmente sulle dita di una o al massimo di due mani. Stessi numeri (pi o meno) per quanto riguarda gli studenti interessati ad ascoltare i nostri concerti. Questo lo specchio della cultura musicale nel nostro beneamato Paese e non certo un quadro che induce allottimismo ( difficile che possa svilupparsi e trasmettersi il mestiere dellascolto se la musica non la si pratica, suonando uno strumento o cantando in un coro). Per concludere (provvisoriamente): vero che molti enti musicali (in assenza di un insegnamento scolastico obbligatorio) cercano di organizzare iniziative di promozione delle conoscenze musicali, ma secondo me manca un coordinamento efficace. Anni fa lAssociazione Meglio Milano (di cui fra laltro fanno parte le Universit milanesi) aveva organizzato un incontro fra enti musicali e non, per promuovere la creazione di un Osservatorio musicale milanese, che potesse intrapren-

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dere dei passi concreti in questa direzione, prima di tutto facendo linventario delle attivit musicali municipali e provinciali, pubbliche e

private. Liniziativa, per quanto ne so, caduta nel nulla. Chi sa se ArcipelagoMilano potrebbe essere interessato a rilanciarla? (Vice Diret-

tore del Dpt dei Sistemi giuridici dellUniversit di Milano-Bicocca e violoncellista dilettante)

Replica Paolo Viola


Innanzitutto grazie per lattenzione che dedica a queste mie modestissime note e per le belle osservazioni che - a parte il suo sfrenato pessimismo - mi vedono concorde su molti aspetti, come lo strapotere delle agenzie, lassenza delle grandi orchestre straniere, la scarsa cultura musicale (soprattutto nei giovani) e infine lopportunit di coordin amento fra le istituzioni musicali della citt (ne ho scritto pi volte e forse se potrebbe riparlarne, anche qui ad ArcipelagoMilano). Credo per che alla base di tutto vi sia la generale e atavica mancanza di quattrini e una classe dirigente (politica e istituzionale) di non elevata cultura. Vorrei per ribadire che a mio avviso, nonostante tutto, le sale sono parecchio pi piene di una volta e che, a differenza di quanto lei osserva, di giovani interessati alla musica ne conosciamo e ne vediamo molti ai concerti, anche se non tanti quanti se ne vedono a Berlino o a Parigi; ma sono anche convinto che la colpa non sia solo loro, sia anche di chi fa assai poco per catturarli allimmenso piacere della vera musica.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Alla Societ del Giardino
Gi difficile commentare negativamente un concerto stando attenti a non ferire pi del necessario e a non mortificare la dignit degli interpreti; se poi questi sono delle signore giovani e belle (in unepoca in cui tutti sanno quanto sia politicamente corretto stare sempre dalla parte delle signore); se poi viene eseguita musica di Haydn e di Schubert (in un ambiente elegante come quello della Societ del Giardino di Milano); se poi la serata a inviti e si viene accolti da due gentili signori come i Presidenti del Giardino e delle Serate Musicali (e alla fine gli viene anche offerto con un raffinato rinfresco); come si fa in queste condizioni a dire che il concerto non ha funzionato? Nonostante le premesse, dobbiamo provarci; vediamo come. Suonava il Jubilee String Quartet, nato a Londra presso la Royal Academy of Music nel 2006 e composto dalle violiniste Tereza Privratska e Alanna Tonetti-Tieppo, dalla violista Stephanie Edmundson e dalla violoncellista Lauren Steel alle quali si aggiunto, nella seconda parte del concerto, il violoncellista Frieder Berthold. Tutti e cinque conoscono bene lItalia perch vi hanno gi t enuto diversi concerti e il Quartetto vi ha anche vinto dei premi, come il Concorso Internazionale della Val Tidone di due anni fa; tuttavia ci parso di capire che laltra sera fo ssero tutti al loro debutto milanese, n.27 V 17 luglio 2013 felici della cornice da sogno che li accoglieva. Hanno eseguito il poco noto Quartetto opera 54 numero 2 di Haydn e il ben pi famoso Quintetto con due violoncelli opera 163 (D 956) di Schubert, entrambi nella solare tonalit del do maggiore. Il primo, appartenente alla produzione della maturit di Haydn, fu pubblicato nel 1787 insieme a un gruppo di dodici Quartetti di cui sei, opera 50, dedicati a Federico Guglielmo II di Prussia, e gli altri sei, con i numeri dopera 54 e 55, dedicati al diletta nte violinista viennese Tost da cui presero il nome; il Quintetto stato scritto da Schubert quarantanni dopo, nel settembre 1828, poche settimane prima della morte che, ricordiamo, sopravvenuta quando aveva solo trentuno anni ma eseguito per la prima volta ben trentanni dopo. Il Quartetto - che non dimentichiamo essere stato praticamente inventato da Haydn che ne ha scritto addirittura unottantina! - riflette lo stile concertante e il carattere brillante e virtuosistico dellepoca, ma non fa mancare quella sorta di conversazione a pi voci che il carattere fondante di questo genere musicale. A noi sembrato che il Jubilee String Quartet abbia invece privilegiato - anche in modo plateale - il carattere rococ che allora dominava la corte degli Esterhzy ed al quale il loro gi celebre Maestro di Cappella cercava disperatamente di sottrarsi (era gi un maturo cinquantenne, amico e compagno di loggia massonica del pi giovane Mozart con cui si confrontava). Ne derivata una lettura scolastica e leziosa, dovremmo dire stucchevole, che non scavava minimamente in quella straordinaria ricerca della innovazione che non mai mancata alle opere del grande Maestro austriaco. Venendo a Schubert, del quintetto con due violoncelli in do maggiore scrive Carlo Marinelli (su LOrchestra virtuale del Flaminio) che universalmente considerato il capolavoro strumentale di Schubert. Tutti ne hanno sottolineato la concezione orchestrale pi che cameristica: l'ampiezza delle sue dimensioni e l'arditezza di certe modulazioni spiega il lungo oblo e il misconoscimento dei contemporanei. Einstein si soffermato sul trattamento particolare riservato al secondo violoncello che, a differenza del primo, ha una funzione di sostegno, quasi fosse un contrabbasso. Ebbene, con grande sconforto dobbiamo confessare di non esserci accorti - pur avendo a memoria i magnifici temi e quelle particolari, dolcissime prolissit - di ascoltare il famoso capolavoro schubertiano; la mancanza di grazia, di leggerezza, di poesia, in una parola lassenza di ispirazione e di idee, ne ha appiattito lesecuzione e lha resa sostanzialmente noiosa. 13

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E rendere noioso Schubert non proprio semplice; bisogna non lasciarsi trascinare dallonda delle sue melodie, non provare quelle emozioni adolescenziali che straripano

da ogni sua nota, non capire cosa accaduto nel mondo della musica in quel breve periodo che seguito alla morte di Beethoven e preceduto

la comparsa sulla scena di Schumann e di Mendelssohn. Un vero peccato perch loccasione era ghiotta, lambiente perfetto, le intenzioni le migliori possibili.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Il signore del giallo a Palazzo Reale
E Palazzo Reale si tinse di giallo. No, non per una stramba scelta di chiss quale architetto creativo, ma perch a Milano arrivato niente meno che il maestro del giallo Alfred Hitchcock. La mostra, aperta da poco, presenta al pubblico una serie di testimonianze sulla vita e soprattutto sul lavoro del grande regista inglese. Settanta fotografie e contenuti speciali provenienti dagli archivi della Universal Picture raccontano la figura di Alfred Hitchcock attraverso i suoi principali capolavori firmati dalla major americana: 'Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures', il titolo della rassegna, in programma fino a settembre, che mette in mostra scene dei backstage dei principali film di Hitchcock, rivelando particolari curiosi sulla realizzazione delle scene pi celebri, sull'impiego dei primi effetti speciali, sugli attori e sulla vita privata del grande regista. La Universal Pictures dal 1940 al 1976 ha prodotto i capolavori del grande regista, e le immagini in mostra danno suggestioni di quellepoca doro ormai passata, ricordando sia luomo che lartista. Suggestioni thriller accompagnano il visitatore nelle sale: complice anche la colonna sonora che mixa i temi musicali pi famosi dei film di Hitchcock, e che tanto hanno giocato nel creare quel clima di suspense e angoscia che regnava nei suoi film. Dai violini stridenti di Psyco, ai gabbiani de Gli Uccelli. Ma al centro c sempre lui, figura e regista ingombrante, sempre accanto ai suoi attori per suggerire e dare indicazioni. Eccolo accanto alla bellissima Grace Kelly e a Janet Leigh, oppure con Kim Novak e Paul Newman, o pi semplicemente accanto alla fondamentale moglie e compagna Alma Reville. Una interessante parentesi dedicata anche ai cammei di Hitchcock, in cui il regista si fa attore che appare per fugaci momenti, attesi e osannati dal pubblico. Oltre alla mostra, i fan del regista potranno gustare i suoi capolavori grazie a una rassegna dei suoi film cult proposta dalla Fondazione Cineteca Italiana allo Spazio Oberdan fino al 17 luglio: in cartellone non soltanto otto capolavori di Hitchcock in lingua originale con sottotitoli in italiano (La donna che visse due volte, Nodo alla gola, Notorius L'amante perduta, Psyco, Sabotaggio, L'ombra del dubbio, Gli uccelli, La finestra sul cortile), ma anche il recentissimo Hitchcock interpretato da Anthony Hopkins, e che verr proiettato sempre in lingua originale. C' qualcosa di pi importante della logica: l'immaginazione, disse una volta il regista, scomparso nel 1980. Questo sicuramente un consiglio da tener presente anche oggi visitando la mostra, attendendosi quasi che un pericolo mortale sbuchi dalle sale immacolate di Palazzo Reale.

Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures Palazzo Reale, fino al 22 settembre 2013 Orari luned 14.30 - 19.30 marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30 gioved e sabato 9.30 - 22.30 Ingresso Intero 8,00 Ridotto 6,50

I Sette Savi di Melotti


Dopo quasi cinquanta anni di assenza tornano a far bella mostra di s i Sette Savi dello scultore Fausto Melotti. Le sculture, restaurate con il contributo di SEA- Aeroporti di Milano, attenderanno da qui al 10 novembre i viaggiatori e i frequentatori dellaeroporto di Malpensa presso la Porta di Milano, tra lingresso del Terminal principale e la stazione ferroviaria che conduce in citt. La Porta, progettata dagli architetti Pierluigi Nicolin, Sonia Calzoni (che hanno curato lallestimento della mostra), Giuseppe Marinoni e Giuliana De Gregorio, con i suoi effetti datmosfera, esalta e valorizza i giganti di pietra di Viggi scolpiti da Melotti con un forte richiamo alla metafisica dechirichiani. n.27 V 17 luglio 2013 I Sette Savi hanno una lunga e travagliata storia alle spalle. Lopera fu concepita infatti come un insieme di 12 gessi per la sala disegnata dagli architetti B.B.P.R. (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) e intitolata Coerenza delluomo della VI Triennale di Milano. Di queste sculture ne sopravvissero intatte solo sette e questo stesso numero port Melotti a non volere reintegrare le cinque perdute. Lopera infatti acquis un nuovo senso, facendo riferimento alla magia del sette che da sempre compare nella storia delluomo con significati filosofici e religiosi: nel Buddismo il numero della completezza, nel Cristianesimo sette sono i sacramenti e i doni dello Spirito Santo, nella religione islamica il sette identifica gli attributi fondamentali di Allah. Questo numero ha non solo nella religione, ma anche nella cultura astronomica, storica, mitologica un forte significato simbolico. Sette sono le arti liberali, le virt teologali, i peccati capitali, le meraviglie del mondo e i metalli della trasmutazione alchemica. Dovendone produrre altre versioni, lautore decise quindi di creare sempre e solo sette elementi. Ogni scultura simile ma differente dalle altre, creando un ritmo quasi musicale come era tipico della cultura astratta di Melotti. Lo scopo dei Savi sembra quello di far riflettere sulla compostezza e laspetto sacrale di coloro che dedicano la loro vita alla

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conoscenza, con profonda concentrazione e forza di volont. Al grande pubblico era per gi possibile vedere altri Savi di Melotti in un paio di versioni: quella in gesso, esposta al MART di Rovereto, eseguita nel 1960, e quella in marmo di Carrara creata nel 1981 ed esposta nel giardino del PAC di Milano, visibile anche dalla vetrata interna. Ma questi giganti di pietra, dove erano finiti per quasi cinquanta anni?

I Sette Savi in questione vennero commissionati dal Comune di Milano allo scultore trentino per adornare, nel 1961, il giardino del Liceo Classico Giosu Carducci di via Beroldo, e lopera fu selezionata da una commissione composta dagli architetti Piero Portaluppi, Franco Albini e Renzo Gerla, allora consulenti del Comune. Fu pagata 5.805.000 lire, una cifra considerevole per i tempi anche se, visto il

valore odierno, fu anche un lungimirante investimento economico. Nel 1964, due statue vennero danneggiate dagli studenti; e da allora, lopera giaceva in un deposito del Liceo, in attesa del suo recupero, dimenticata e acciaccata. Dopo un restauro costato 18.000 euro ecco che ora i Savi accoglieranno viaggiatori e passeggeri in transito per Milano, presentandosi come un interessante biglietto da visite della citt in vista dellExpo 2015.

Milano Archeologica 2015


In vista dellExpo 2015 tante sono le attivit culturali in programma. Oltre allideazione di nuovi progetti, Milano si prender (finalmente) cura anche del patrimonio gi esistente, restaurando e valorizzando alcuni siti importantissimi per la storia della citt e quindi significativi anche a livello turistico. da poco stata presentata infatti la prima tappa del programma Milano Archeologia per Expo 2015, un percorso che restituir alla citt una fetta importante del suo patrimonio storico, quello riguardante let romana e imperi ale. Nonostante gli evidenti sviluppi urbanistici e architettonici, Milano conserva ancora tracce importanti di un passato glorioso che va dal I sec. a.c. allet tardoantica, in cui la citt divenne centro e poi una delle capitali pi siginificative dellImpero romano. Resti di questo passato si possono vedere ancora oggi al Museo Archeologico di corso Magenta, con i resti delle mura di Massimiano e la torre di avvistamento, cos come, inglobata nel campanile di San Maurizio al Monastero Maggiore sopravvive lantica torre del circo romano. L accanto invece sono conservati, in via Brisa, a cielo aperto, i resti del monumentale palazzo imperiale, in cui Costantino e Licinio nel 313 emanarono il famoso Editto di tolleranza. I resti pi emozionanti forse per si trovano sotto piazza Duomo, con il battistero di San. Giovanni e lantica basilica di Santa Tecla. Solo per citare le testimonianze pi note. Il progetto Milano Archeologia si propone quindi di favorire la conoscenza e la conservazione delle realt archeologiche presenti nel centro storico di Milano mediante azioni di manutenzione, promozione e comunicazione attraverso un sistema di reti di conoscenze e diffusione delle informazioni. Un progetto voluto e sostenuto dallArcidiocesi, dalla Regione Lombardia, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici e dal Comune di Milano. Insieme collaboreranno le parrocchie di San Eustorgio, San Simpliciano, San Lorenzo Maggiore e San Nazaro in Brolo, interessate poich depositarie di importanti resti paleocristiani sui loro territori. Infatti verranno restaurate e riqualificate le aree delle sepolture e dei manufatti paleocristiani della necropoli di Sant'Eustorgio; verranno valorizzati i resti di et romana imperiale presso San Nazaro, cos come larea del Foro romano in piazza s. Sepolcro e nei sotterranei della Biblioteca Ambrosiana, per concludere con la torre romana e la torre del circo in via Luini. A partire dalla celebrazione dei 1700 anni dellEditto di Costantino e in vista dellExpo, questo progetto non solo punta a riqualificare e promuovere resti, aree e monumenti, ma anche a elaborare una metodologia che potr essere replicata per altre realt non solo milanesi ma anche lombarde.

La Biennale enciclopedica di Gioni


Il 1 giugno ha aperto la 55 Esposizione internazionale d'arte di Venezia, firmata dal pi giovane curatore nella storia della Biennale, Massimiliano Gioni, superstar nostrana dal curriculum importante, ad appena 39 anni. Il titolo dellevento imp onente: "Il Palazzo Enciclopedico", ripresa dichiarata del progetto pensato dall'artista-architetto italoamericano Marino Auriti, che nel 1955 aveva depositato il brevetto per realizzare un edificio di 136 piani destinato a contenere 'tutto il sapere dell'umanit, collezionando le pi grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite". Unimpresa chiaramente impossibile, rimasta utopica, ma che ha dato spunto a Gioni per creare una Biennale che si preannuncia essere ricca di sorprese e meraviglie. Conn.27 V 17 luglio 2013 centrare in un luogo solo tutto il sapere (artistico) del panorama contemporaneo, con i grandi di ieri e di oggi: una sfida per Gioni, accettata per dai 150 artisti provenienti da 38 Paesi diversi. Sviluppata come sempre tra il Padiglione Centrale, i Giardini e l'Arsenale, la Biennale concepita come un museo contemporaneo, e, spiega Gioni l'esposizione sviluppa un'indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo". Insomma quel sogno che da sempre rincorre luomo di poter arrivare al sapere sommo e totale, viene abbozzato da Gioni nella sua Biennale, chiamando gli artisti a contribuire con un pezzetto di arte, a questa utopia. Un percorso e un allestimento che si preannunciano in stile Wunderkammer, le celebri camere delle meraviglie in voga tra 1500 e 1600, destinato a suscitare stupore e sorpresa, ma anche a far riflettere sul senso dellarte oggi, secondo una progressione di forme naturali e artificiali, messe insieme per strabiliare lo spettatore. Il Palazzo Enciclopedico una mostra sulle ossessioni e sul potere trasformativo dellimmaginazione e si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung dice Gioni, riferendosi al manoscritto illustrato al quale lo psicologo lavor per sedici anni, posto in apertura del Padiglione Centrale. Un lavoro che stimola la riflessione sulle immagini, soprattutto interiori e 15

www.arcipelagomilano.org sui sogni in chiave psicanalitica, cancellando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider - dice ancora Gioni l'esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandoci in particolare sulle funzioni dell'immaginazione e sul dominio dell'immaginario". La Mostra sar affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, allArsenale e nel centro storico di Venezia, con ben dieci Paesi new entry: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa dAvorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede. E la partecipazione di questultima forse la novit pi forte, con una mostra allestita nelle Sale dArmi, fortemente voluta dal cardinal Bagnasco. E il sempre chiacchieratissimo Padiglione Italia? Questanno il compito curatoriale toccato a Bartolomeo Pietromarchi, che ha deciso di lavorare sugli opposti, con Vice versa, titolo scelto riprendendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume Categorie italiane. Studi di Poetica (1996), in cui il filosofo sosteneva che per interpretare la cultura italiana fosse necessario individuare una "serie di concetti polarmente coniugati" capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi quali tragedia /commedia o velocit/leggerezza divengono cos originali chiavi di lettura di opere e autori fondanti della nostra storia culturale. Una attitudine al doppio e alla dialettica che particolarmente cara alle dinamiche dellarte contemporanea italiana. Quattordici gli artisti invitati e ospitati in sette stanze: Francesco Arena, Massimo Bartolini Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gli artisti, in un dialogo di coppia, compongono un viaggio nellarte italiana di ieri e di oggi, letto per non come una contrapposizione di stili, forme o correnti, ma piuttosto come un atlante del tempo recente che racconta una storia tutta nazionale. Insieme ai tantissimi eventi collaterali sparsi per la citt, non resta che scoprire, vivendola dal vivo, questa promettente, e ricca di citazioni, Biennale. Per scoprire i vincitori, clicca qui.

Il Napoleone restaurato
Dal 1859 sorveglia lAccademia e la Pinacoteca di Brera. In un secolo e mezzo di vita ha visto passare artisti, personalit illustri, studenti e appassionati darte. Ora, finalmente, si concede un meritato restauro. Protagonista di un intervento che durer 12 mesi proprio il Napoleone come Marte Pacificatore di Antonio Canova, statua bronzea che troneggia al centro del grande cortile donore in omaggio a colui che, nel 1809, fond la Real Galleria di Brera. Dal prossimo giugno limponente scultura sar circondata da una teca di vetro, attraverso la quale si potranno seguire, passo dopo passo, i progressi compiuti sul grande bronzo, proprio come consuetudine per i restauri sui dipinti della Pinacoteca, esposti al centro del percorso museale in un laboratorio di vetro. Sistemati, ripuliti e messi a nuovo da abili restauratori che lavorano sotto gli occhi (curiosi) di tutti. Pannelli illustrativi e attivit didattiche per scuole e appassionati accompagneranno i restauri, sponsorizzati da Bank of America Merrill Lynch, dallAssociazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi e dalla Soprintendenza per i beni storici artistici e etnoantropologici di Milano. Che fosse necessario un restauro era evidente da tempo: la superficie ha subito alterazioni causate da fattori metereologici e dall'inquinamento atmosferico, cos come sono visibili distacchi e cadute di frammenti e crepe nel marmo posizionato sotto il piedistallo della statua. Un Napoleone che ha avuto vita non facile, fin dallinizio. Lopera fu commissionata nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicer del Regno dItalia, allo scultore Antonio Canova, ma non essendo ancora pronta, per problemi con la fusione, nel 1809, per linaugurazione della Pinacoteca di Brera, Beauharnais acquis a Padova il calco in gesso, da esporre in quella occasione. Il gesso, depositato in unaula dellAccademia, stato riesposto in uno dei saloni della stessa Pinacoteca, in concomitanza con le celebrazioni dei duecento anni dellistituzione museale, avvenuti nel 2009. Dopo il declino della fortuna e del comando di Napoleone, la statua in bronzo, che a Milano non aveva mai trovato collocazione in luogo pubblico, fu abbandonata nei depositi del palazzo di Brera. Riemerse alla luce allepoca dellarrivo in Lombardia di Napoleone III, a conclusione della seconda guerra di indipendenza italiana. Nel 1859 la statua fu eretta su un basamento temporaneo nel cortile principale di Brera. Solo nel 1864 fu inaugurato lattuale basamento in granito e in marmo di Carrara progettato da Luigi Bisi, docente di prospettiva allAccademia di Brera, ornato con aquile e fregi di bronzo. La statua in bronzo fu ottenuta con un'unica fusione (ad eccezione dell'asta e della vittoria alata) tenendo conto delle prescrizioni dettate dallo stesso Canova: l'asta tenuta nella mano sinistra composta da due elementi avvitati; la vittoria alata, che per fu rubata, stata allinizio degli anni 80 ricostruita basandosi su documentazione fotografica. Una curiosit: il bronzo utilizzato per la fusione proviene da cannoni in disuso di Castel Sant'Angelo a Roma. Un restauro iniziato in un momento non causale: il progetto parte del lavoro di valorizzazione che la Pinacoteca di Brera ha avviato in preparazione dellEXPO 2015, in cui giocher un ruolo fondamentale sulla scena culturale non solo milanese ma anche internazionale.

La pop art di Warhol e le stampe a diamanti


Settimana scorsa, come gi anticipato, al Museo del 900 c stata lapertura a ingresso gratuito della mostra Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, a cura di Laura Calvi. Protagoniste le brillanti, e preziosissime, stampe di Andy Warhol, artista sopra le righe e padre della Pop Art americana. Lo stardust indicato nel titolo richiama davvero la polvere di diamante usata per rendere brillanti e uniche queste stampe, ma anche tutta quellallure che da sempre circonda il nome e il lavoro di Warhol stesso. Dagli anni 60 agli anni 80, la m ostra ripropone i soggetti pi noti creati dallartista di Pittsburgh. Imperdibili i Flowers in tonalit fluo, le indimenticabili Campbells Soup, i divertenti Fruits e i meno noti, ma altrettanto vivaci, Sunset. Un procedimento di lavoro, quello di Warhol,

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www.arcipelagomilano.org molto simile a quello dellartista co ntemporaneo Damien Hirst. Entrambi hanno affidato, e affidano, la produzione dei loro lavori ad assistenti specializzati, nel caso di Warhol cera addirittura la famosa Factory a servirlo, e solo alla fine i due maestri ritoccano e aggiustano dei dettagli con il loro tocco personale. Tocco che fa lievitare le loro opere a diversi milioni di dollari. Ma daltra parte quelle di Warhol erano opere Pop, nate e pensate per essere vendute e riprodotte in gran quantit, in linea con la produzione di massa, anche artistica. Oltre ai fiori e ai frutti, da ammirare anche i celebri volti ritratti da Warhol: Mohammed Al, Marylin, e le copertine di Interview create appositamente dallartista, che sponsorizza, tra laltro, i suoi Velvet Underground e la loro famosa banana-simbolo. Personaggi reali ma non solo. Nella serie dei Myths Warhol rappresenta Topolino e gli eroi dei fumetti, dando loro la stessa effimera concretezza dei personaggi di Hollywood e dello spettacolo, mettendo insieme la collezionista Gertrude Stein, Babbo Natale, Einstein, Superman e i fratelli Marx. Nuove nel taglio anche le didascalie, non pi banali cartellini descrittivi ma etichette a muro in colori fluo, con interessanti citazioni dellartista e dei suoi contemporanei che ne spiegano e approfondiscono il lavoro, dando anche un quadro generale su quegli anni e sulle difficolt economiche, razziali o semplicemente raccontando aneddoti legati alle opere. Lallestimento intero, a cura di Fabio Fornasari, ricorda la corsia di un supermercato, in cui le opere darte sono esposte con la stessa freddezza e precisione dei prodotti di consumo quotidiani, in cui possibile, virtualmente, comprare le lattine Campbell e i frutti di stagione, insieme alle riviste di musica rock, con una spolverata di polvere di diamanti. Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, Museo del 900, Fino all8 settembre Orari luned 14.30 19.30 marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30 gioved e sabato 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro ridotto 3 euro

Leonardo e le macchine ricostruite


Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cosera il famoso Leone Meccanico? Perch non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie allinnovativa - e unica nel suo genere - mostra che si appena aperta in una location deccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele. Tutto nasce dallidea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri, supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 31 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.

Modigliani, Soutine e la Collezione Netter


Di Modigliani si detto e scritto di tutto. A iniziare dal suo soprannome, Mod, gioco di parole tra il suo cognome e lespressione peintre maudit, il pittore folle. Si sa della sua dipendenza cronica da alcol e droghe, si sa del suo grande amore, leterea Jeanne, si sa della loro tragica fine. Esponente di rilievo della cosiddetta Scuola di Parigi, Modigliani ha davvero segnato unepoca, pur nella sua breve esistenza, influenzando artisti e generazioni future. Un arti-

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www.arcipelagomilano.org sta incompreso, come molti altri allinizio della carriera, e che pot sopravvivere soprattutto grazie allaiuto di generosi e lungimiranti mecenati. Dopo Paul Alexandre e Paul Guillaume, entra in gioco un collezionista atipico, schivo e riservato, che aiuter Mod nei suoi anni pi cruciali: Jonas Netter. Industriale ebreo emigrato a Parigi, Netter negli anni riuscir a mettere insieme una straordinaria collezione di opere darte, pi di duemila, sc egliendo gli artisti pi promettenti e interessanti, affidandosi al suo gusto personale ma anche a quello di un uomo completamente diverso da lui per stile di vita e carattere, Leopold Zborowski. Polacco, arriva a Parigi nel 1914 insieme alla moglie, per tentare la carriera artistica. La ville lumire lo trasformer invece, a suo dire, in poeta. E in un mercante. Grazie alle conoscenze e alle frequentazioni dei caff e dei locali di Montparnasse, Zborowski conosce e frequenta gli studi degli artisti pi talentuosi, e poveri, che stipendia e compra per Netter, con il quale aveva precisi rapporti commerciali. Un sodalizio lungo pi di un decennio, interrotto in brusco modo nel 1929, e che condurr Netter ad avere 50 dipinti di Modigliani, 86 Soutine e 100 Utrillo. Ed proprio Maurice Utrillo, figlio della ex modella e pittrice Suzanne Valadon, a essere stato il grande amore di Netter. In mostra molti paesaggi, declinati nei diversi periodi e momenti della sua vita. La precoce dipendenza di Utrillo dallalcol non gli ha impedito di lavorare tantissimo, a scopo terapeutico, e di ispirarsi alla pittura impressionista, soprattutto di Pissarro. Netter amava i suoi artisti come dei figli, sostenendoli in ogni modo: pagava stipendi, studi e materiali, pagava anche alcol e cliniche di disintossicazione. Ma in realt la collezione molto variegata. Oltre agli artisti maledetti per eccellenza, Mod e Soutine -con i suoi paesaggi espressionisti e i materici quarti di bue- presenta anche fauve come Derain con le fondamentali Grandi bagnanti del 1908, e de Vlaminck; molte opere di Suzanne Valadon, il neoplasticista Helion, Kisling, Kikoine, Kremegne e altri artisti dellEst- e non soloscappati da una vita di miseria per approdare a Parigi, citt ricca di promesse, di collezionisti e simbolo, con Montmartre, Montparnasse e i loro caff, di una vita bohemien e ribelle. Certo non tutto al livello delle opere di Modigliani, sono presenti anche pittori minori e nomi forse poco conosciuti. Ma daltra parte la collezione il frutto del gusto e dellestetica personale di Netter, che ha saputo riunire tutti quegli artisti, diversi per storia, cultura e Paese, e che hanno segnato la storia dellarte europea. Dice il curatore, Marc Restellini: Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualit e i sogni propri a ciascuno di loro. Quegli anni corrispondono a un periodo demancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dellarte. Di Jonas Netter, uomo nellombra, oggi non rimane quasi niente, solo un suo ritratto fatto da Moise Kisling e qualche lettera. La sua eredit pi grande sono senza dubbio le opere darte che oggi, dopo pi di settanta anni, tornano a essere esposte insieme per ricreare una delle epoche doro della pittura europea. Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti - Palazzo Reale, fino all8 settembre 2013 - Orari: Luned: 1430 - 19.30. Dal marted alla domenica: 9.30-19.30. Gioved e sabato: 9.30-22.30 - Costo: Intero 9 euro, ridotto 7,50 euro.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Marco Aime Le radici nella sabbia. Viaggio in Mali e Burkina Faso
EDT, 2013, pp. 192, 12,00
Nello scorso gennaio lintervento francese restituiva al governo del Mali il controllo delle regioni settentrionali, da nove mesi in mano ai fondamentalisti islamici di Ansar-edDine. Purtroppo, come quasi sempre accade nel nostro Paese di fronte alle vicende dellAfrica, questi fatti hanno offerto un pretesto ai soliti riflessi condizionati e alle solite dichiarazioni di schieramento (tipo difesa della libert da una parte, intervento neocolonialistico dallal tra) che servono soltanto a confermarci in antiche, ideologiche certezze, mentre non sono di alcun aiuto per capire cosa stia succedendo in unarea del mondo fondamentale anche per la nostra vecchia Europa. Come al solito noi, quando non dedichiamo allAfrica scarsa attenzione, ne leggiamo le vicende in chiave strumentale alle nostre dialettiche eurocentriche. Invece, per capire lAfrica dobbiamo metterci in viaggio, accantonando i vecchi pregiudizi e disponendoci a coglierne la ricchezza delle tradizioni, e anche le contraddizioni che scaturiscono dallincontro di queste con la modernit. Un viaggio costituisce, appunto, la trama attraverso cui Marco Aime, antropologo e profondo conoscitore dellAfrica, ci accompagna allincontro con due tra i paesi pi poveri ed emblematici del Sahel: Mali e Burkina Faso. Sahel: in arabo sponda. Una sponda mobile, un limite che arretra di fronte al gran mare di sabbia, a quelle distese aride del Sahara che continuano ad avanzare sospinte dal cambiamento climatico. Una terra ancora oggi teatro del millenario incontro-scontro tra nomadi e sedentari, tra pastori e agricoltori. Una terra di genti in cammino, anche se legate a profonde tradizioni. Le radici nella sabbia il titolo, evocativo di questa realt, di un testo agile e allo stesso tempo denso, che in questi giorni EDT ripropone scelta quanto mai opportuna in una nuova edizione. La prima era del lontano 1999, quando a uno sguardo superficiale lAfrica poteva ancora apparire ai margini della globalizzazione, quando solo gli occhi di un osservatore attento potevano cogliere i primi sintomi della invasione cinese, quando il land grabbing, laccaparramento delle terre, non si era ancora dispiegato

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nella sua pervasivit predatoria. Quando nella vasta fascia tra Sahel e Sahara non si era ancora saldata la galassia di movimenti e conflitti locali che ha reso ormai esplosiva linstabilit di questarea, ben al di l dei confini del Mali. Per questo il libro si presenta arricchito di una corposa postfazione che, senza aver la pretesa di costituire un organico aggiornamento, vuole piuttosto proporre momenti di rivisitazione che diano il senso dei mutamenti da allora avvenuti mutamenti che non sempre significano miglioramenti, premette lautore. Ma anche le pagine scritte allora sono quanto mai attuali. Perch, lungi dallimbastire un resoconto di taglio tradizionalmente antropologico, lattenzione di Aime rivolta soprattutto a cogliere un mondo in trasformazione che si trova a fronteggiare unardua scommessa: come entrare nella modernit senza rinunciare allessenza delle antiche tradizioni, dellantico universo simbolico e valoriale che della cultura africana fondamento e originalit. Al di fuori degli stereotipi del viaggio esotico, Aime ci porta a constatare come la realt cambi anche in qu esto che consideriamo un dettaglio di un mondo e che ci piace pensare legato a tradizioni eterne. Un pensiero sottilmente razzista che, immaginandoli ingessati e succubi di regole ancestrali, nega agli altri la capacit di fare storia. Mentre, con le parole del grande intellettuale maliano Amadou Hampt B la tradizione come un albero, c il tronco e ci sono anche i rami. I rami devono essere sfrondati. Cos la discesa in pinassa dellalto corso del Niger verso la mitica Timbuct, interrotta da approdi che sono occasione di incontro con esperienze significative di cooperazione dal basso, auto-organizzata. In unAfrica che un cimitero di progetti la via da seguire forse quella di uno sviluppo durevole in cui la comunit stessa che deve farsi carico del progetto. Come pure il cammino ai piedi della falesia di Bandiagara fa emergere una realt il cui il popolo Dogon non appare solo portatore di antiche cosmogonie che ne impregnerebbero tutte le manifestazioni di vita. Anche qui una realt in movimento, molto pi dinamica e complessa: a pi di cin-

quantanni dal Dio dacqua di Griaule, linaridirsi dei suoli porta a nuove forme di coltivazione, che restringono gli spazi della secolare agricoltura comunitaria e mettono in crisi le gerarchie sociali, mentre migliaia di giovani emigrano e si convertono allIslam. La tradizione torna a farsi sentire nella sua grandezza e fragilit a Timbuct, testimonianza di unantica storia, fatta di imperi civilissimi dal Ghana al Mali al Sonrha e di raffinati centri culturali. La mitica citt, dopo avere attirato per secoli avventurieri col miraggio delloro, si oggi ridotta a una sorta di porto ai margini del mare di sabbia, tanto da far dire a Chatwin: Esistono due Timbuct: una mentale e una reale. Tutte e due da salvare, aggiunge Aime, perch questo scrigno di sabbia conserva una storia che non solo della citt, ma di tutti noi. Leggendo le pagine dedicate a Timbuct il pensiero corre alle moschee, ai santuari e alle biblioteche su cui si era scatenata pochi mesi fa la furia iconoclasta degli jihadisti, con una radicale rottura nei confronti della secolare contaminazione con le religioni tradizionali che aveva caratterizzato la penetrazione islamica in Africa, attraverso processi continui di mediazione e negoziazione e logiche meticce, tanto da far parlare di un Islam nero. In realt dice Amadou Hampt B in Africa lIslam non ha pi colore di quanto ne abbia lacqua e questo spiega il suo successo: si colora delle tinte del territorio e delle pietre. Ma allora, perch il fondamentalismo islamico ha avuto buon gioco a dilagare nel nord del Mali? La ricostruzione che Aime ci propone e completa nella postfazione della questione tuareg ci aiuta a capire come problemi presenti da decenni e per decenni lasciati irrisolti abbiano portato alla situazione attuale. Da una parte i tuareg in lotta per lindipendenza e/o una pari opportunit di tipo economico, in una sequela interminabile di conflitti, tregue, paci effimere, promesse mancate che ha punteggiato la storia degli stati saheliani dalla indipendenza ai nostri giorni. Dallaltra lavanzata dellIslam wahabita a scapito di un Islam tollerante attraverso scuole coraniche e mo-

schee finanziate dai sauditi. Infine lultima guerra, col saldarsi momentaneo di unalleanza precaria e s egnata da profonde contraddizioni, tra jihadisti e indipendentisti tuareg. La riflessione conclusiva trae spunto da Thomas Sankara giovane capitano salito al potere in Burkina Faso con un colpo di stato incruento, figura che ancora per milioni di africani un simbolo di riscatto da una condizione di inferiorit, di miseria, di umiliazione. Un modello di dignit, integrit e rettitudine contro la subordinazione corrotta di troppe lite politiche del continente. Una strada che, pur con tutte le ingenuit di un fresco idealismo, poteva forse essere decisiva per lAfrica, non fu capita, fu anzi ritenuta una minaccia. E cos il 15 ottobre 1987 una raffica di mitra mise fine allavventura di Thomas Sankara. La ricchezza, lo sviluppo si misurano altrove in forma di percentuali, di quintali dacciaio per abitante, di tonnellate di cemento, di linee telefoniche. Noi abbiamo altri valori. Noi non abbiamo nessun complesso a dire che siamo un paese povero. Le parole di Sankara contrappongono alla nostra religione dello sviluppo lesperienza delle popolazioni del Sahel che per millenni, grazie a strategie leggere, hanno saputo sopravvivere sfuggendo alle persecuzioni del clima. Queste popolazioni sono un modello di leggerezza e le loro societ sono fondate su di un investimento minimo [] che ha permesso loro di sopravvivere. Un circolo virtuoso che si interrotto a partire dallepoca coloniale, quando le economie saheliane sono divenute dipendenti dalla economia metropolitana. [] Appesantito da questo fardello e da una pressione demografica in continuo aumento, il Sahel crollato, spezzandosi in mille frantumi. Una vicenda in cui ritroviamo molto della crisi profonda in cui si dibatte il nostro mondo sviluppato. Sar possibile ricomporre il mosaico? si chiede Aime alla fine del suo viaggio. Forse il mosaico molto pi esteso e complicato delle piane semiaride del Sahel, e per ricomporlo dovremo umilmente andare a scuola di leggerezza dagli ultimi della Terra. (Marco Di Marco)

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org

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Sdrive-in: torna il cinema allaperto al Bloom


Dall11 giugno al 3 settembre, ogni marted, al Bloom di Mezzago (via Curiel, 39) il cinema sale in terra zza: verranno proiettati film allaperto, da godere comodamente seduti su una sdraio. In collaborazione con la Proloco Mezzago, e con il patrocinio del Comune levento offrir i migliori film della stagione. La programmazione completa? Eccola qui: Marted 23 luglio ore 21,30 IL MINISTRO LESERCIZIO DELLO STATO di Pierre Schller, Francia Belgio 2011, Drammatico, 112 Marted 30 luglio ore 21,30 THE SESSIONS di Ben Lewin, USA 2012, Drammatico, 98 Marted 6 agosto ore 21,00 MIELE di Valeria Golino, Italia 2013, Drammatico, 96 Marted 13 agosto ore 21,00 VIAGGIO SOLA di Maria Sole Tognazzi, Italia 2012, Commedia sentimentale, durata 85 Marted 20 agosto ore 21,00 LUOMO CON I PUGNI DI FERRO di RZA, USA, Hong Kong , Azione, 95 Marted 27 agosto ore 21,00 TRENO DI NOTTE PER LISBONA di Bille August, Svizzera, Portogallo, Germania 2013, Drammatico, 111 Marted 3 settembre ore 21,00 COME UN TUONO di Derek Cianfrance, USA 2012, Drammatico, 140 Paolo Schipani

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LUIGI CORBANI: LESTATE DELLA VERDI, UN ANTICIPO DI EXPO

http://youtu.be/kg_l0xrcDt8

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