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Luca Beltrami Gadola PD AMICO MALATO Enrico Borg PD. A PROPOSITO DI VISTO DA NORD Valentino Ballabio PROVINCE: BASTA (SOPPRIMERE) LA PAROLA? Fabrizio Bottini e Serena Righini CITT METROPOLITANA, DEMOCRAZIA E TERRITORIO Anna Gerometta
PIANO URBANO DELLA MOBILIT SOSTENIBILE. AL DI L DEL NASO
Michele Monte PICCOLE POLITICHE PER GRANDI NUMERI: GLI SPAZI PUBBLICI PER FAR CRESCERE IL PRIVATO Francesco Vescovi PARCO AGRICOLO SUD: N PAROLE N IDEE, CHE PECCATO! Carneade REGOLAMENTO EDILIZIO: C IL SERPENTE DI MARE? Massimo Cingolani UNIONI GAY E POLIZZE ASSICURATIVE Giovanni Cominelli LINVERNO DEL NOSTRO SCONTENTO Paolo Mottana LUNIVERSIT PI BRUTTA DEL MONDO Rita Bramante MANDELA DAY, 18 LUGLIO VIDEO LUIGI CORBANI: LESTATE DELLA VERDI, UN ANTICIPO DI EXPO SUGGERIMENTO MUSICALE NEIL YOUNG canta Out on the weekend
rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani
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PD AMICO MALATO
Luca Beltrami Gadola La crisi del Pd, ancora una volta drammaticamente emersa nelle ultime vicende parlamentari, lascia sgomenti: molti guardano a questo Partito come a un amico malato, come a un amico in preda a disordine mentale (Eugenio Scalfari La Repubblica di domenica 14) e caduto in depressione, ora preda del pi cupo sconforto, ora preda di momenti di esaltazione. Nel mondo della sinistra, in particolare quella arancione milanese, da sempre nei confronti del Pd - lindispensabile compagno di strada per una sinistra di governo - c un modo di guardare a questo Partito al massimo con una sorta di curiosit antropologica: lo testimonia lultima intervista rilasciata da Franco DAlfonso ad Affari Italiani le scorse settimane. Noto di passaggio che questo atteggiamento tipico degli ultraquarantenni, di tutti quelli che hanno vissuto la fase pi acuta della crisi dei partiti dopo Tangentopoli, difficile trovarlo tra pi giovani. Le ragioni sono ovvie, un passato PCI - PDS DS di rivendicazioni di diversit spesso smentite dalla storia. Se vogliamo che qualcosa cambi e che ci sia un futuro per una sinistra riformista non c nulla di pi sbagliato di tutto questo. Nei confronti di un Partito amico ma malato bisogna assumere un atteggiamento che, se fossimo in periodo elettorale, chiameremmo di panachage o di voto disgiunto: lo scegliere di sostenere con una preferenza un candidato per la cui lista non si vota. Vecchio strumento quello del panachage, che non tutte le leggi elettorali ancora prevedono (in Svizzera e in Francia se ben ricordo e solo per consultazioni comunali e da noi anche per le regionali) con qualche difetto ma anche un grande pregio: in caso di coalizione puoi promuovere tra i candidati di un Partito alleato chi ti congeniale, in caso di opposizione puoi in qualche modo promuovere nella compagine avversaria un candidato verso il quale nutri stima. Il panachage la vittoria dei cittadini sulle burocrazie di Partito. Il panachage verso il Pd pu, anzi deve in questo momento, divenire un atteggiamento psicologico. Le ragioni sono molte: ne elenco solo alcune; il Pd, piaccia o non piaccia, sia si preferisca un Partito leggero sia un Partito molto strutturato (anche su questa questione vale la pena di esprimersi), lunico vero grande Partito della sinistra; interessarsi dei fatti interni al Pd non ingerenza ma attenzione a un processo di trasformazione che ci si augura conduca questo Partito fuori dalla crisi che lo attanaglia, attenzione che porta anche a manifestare preferenze tra le sue diverse opzioni organizzative e programmatiche: lobbiettivo facilitare o quantomeno porre su basi chiare i successivi accordi di coalizione; indurre la componente pi conservatrice della dirigenza del Pd ad aprirsi il pi possibile alla societ civile: le primarie aperte ai soli iscritti non vanno in quella direzione. Per parte sua il Pd non avrebbe alcuna ragione di risentirsi per questo interesse nei confronti della sua vita interna: vuole o non vuole ricoprire il ruolo di pi importante Partito della sinistra? Pensa ancora di cullare leffimero e inattuale sogno di dive ntare un Partito maggioritario? Di diventare la balena rossa? Ecco fo rse questo il primo nodo da sciogliere, forse anche prima di adottare un atteggiamento del tipo panachage e dunque di scegliere quali donne e uomini e del Pd vadano sostenuti da parte del popolo della sinistra. Per concludere, o a sinistra si apre un confronto pi attento agli obbiettivi comuni e meno alle rivendicazioni di storie personali o lunica speranza di vittoria resta solo lattesa dello spappolamento finale della destra berlusconiana, se mai ci sar. Pessima vittoria quella per abbandono dellavversario, soprattutto quando un terzo degli italiani non va al voto. Ma per quanto ancora non voter? Aspettando chi?
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che li sgancino dalla discussione a livello nazionale. Come se la pretesa autonomia dei territori, la loro capacit di coinvolgimento in esperienze peculiari per dare risposte positive ai bisogni locali debba prescindere dalle dinamiche nazionali. La capacit di coinvolgere le esp erienze del civismo cos come le
buone pratiche e la cultura di governo di tanti amministratori locali passa invece attraverso un confronto aperto e bidirezionale, dal locale al nazionale, che sia in grado di recepire e innescare in tutti i livelli le idee e le proposte allaltezza del profondo rinnovamento di cui necessita il campo democratico e in
Italia e in Lombardia. Lo sganciamento proposto dai bersaniani doc invece produce lillusione ottica che esista una ricetta lombarda (che) possa contribuire di pi alla proposta del centrosinistra per il Paese. E che la recente tornata amministrativa abbia fatto dimenticare chi oggi governa la regione.
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Anna Gerometta
Il Comune di Milano ha dato il via alla pianificazione sulla mobilit sostenibile a Milano, vera e propria base fondante dello sviluppo della mobilit a Milano. Il PUMS (Piano Urbano della Mobilit Sostenibile) uno strumento che ha valenza giuridica. Quanto in esso approvato (misure, indicazioni, direttrici e regole) sosterr la azione comunale in materia di limiti e restrizioni alla circolazione e sar punto di forza del Comune per difendere la propria opera davanti agli organi giurisdizionali. Si pensi alliter generatore di contenzioso di Area C, da poco conclusosi felicemente con il respingimento dei ricorsi presentati contro Area C, che ha avuto a oggetto anche una lamentata carenza di pianificazione. O di debolezza: la mancanza di indicazioni di azione in una certa direzione esporr il Comune a difendersi per intraprendere vie oggi non correttamente pianificate. E il TAR nelle sentenze su Area C (1) fornisce utili riferimenti di pianificazione della mobilit laddove, innanzitutto, ricorda un principio gi affermato dalla Corte Costituzionale secondo cui la libera circolazione non si identifica con la libert assoluta di circolare su tutte le strade con il mezzo privato, bens va regolata al fine di raggiungere la migliore utilizzazione dei beni pubblici. E, attenzione, in questo caso, il bene pubblico da utilizzare bene non solo la strada, ma anche laria, bene primario per la nostra stessa vita, che viene indubbiamente degradato dal traffico. Secondo il Tar poi la tariffa si configura piuttosto come corrispettivo ... di una utilizzazione particolare della strada, rimessa a una scelta dell'utente non priva di alternative. Laddove il cittadino pu muoversi altrimenti, perch il servizio pubblico gli consente di raggiungere larea alla quale diretto, la scelta sua. La suddivisione in zone, dice poi il TAR, introduce pi razionali modalit di disciplina, allinterno di una finalit di tutela ambientale e delle condizioni di salubrit, che rappresenta il proprium dellesercizio del potere limitativo della circolazione. Come dire che la mancata disciplina e limitazione della circolazione comporta labdicazione a un potere conferito alle amministrazioni dalla legge per difendere ambiente e salute. E ha richiamato, infine, il carattere sperimentale della misura stessa, che non esclude ma anzi persegue, fra gli altri, il dichiarato obiettivo di pervenire a misure strutturali di pi ampia estensione, cos come indicato nel cit. quesito referendario del 2011. Area C , dunque, misura sperimentale per sua natura destinata a essere estesa. Gi il Tar, dunque, indica chiaramente quattro cardini di programmazione della mobilit derivanti dalla legge: a) migliore uso dei beni pubblici (spazio e aria), b) legittimit della restrizione alla circolazione mediante tariffazione ove sia data una alternativa di mobilit, c) necessit della disciplina della mobilit in funzione della tutela di ambiente e salute, d) legittimit di Area C in quanto volta a una propria estensione strutturale. Questi elementi sono solo in parte contenuti nelle linee di indirizzo del PUMS presentate dal Comune e visionabili sul sito insieme allottimo documento di scoping. Mancano oggi, per esempio, nelle linee di indirizzo sia lallargamento di Area C, sia altri elementi importanti di programmazione, le misure temporanee per le situazioni di emergenza per gli accumuli di inquinanti e la tutela della salute. Tutela che anche in via strutturale - non pu attendere un decennio di programmazione di aree 30 e di riorganizzazione della sosta, ma deve necessariamente passare per una ulteriore restrizione della circolazione che estenda al pi presto gli effetti di Area C. Le modalit sono da definirsi ma il concetto chiaro. Occorre ridurre la circolazione del traffico privato e commerciale in un area sempre pi vasta. Chi ci amministra non pu pi fare finta di non sapere. Ci che, ovviamente, ha risvolti in relazione alla responsabilit della inazione. I cittadini lo hanno chiesto e lo chiedono ancora. Non si illuda il Comune che la bandierina di Area C possa passare per un punto darrivo in tema di limitazione del traffico a Milano. Larea a traffico limitato troppo ridotta e va estesa per far respirare chi ne vive fuori e sgravare le aree limitrofe di un ulteriore carico di inquinanti. Gli ultimi dati scientifici indicano ormai in modo chiaro che ridurre lesposizione di prossimit al traffico (entro i 100/150 mt) rappresenta gi unimportante forma di protezione degli esseri umani dagli inquinanti ai quali oggi si riconducono molte patologie: asma, tumore al polmone, infarti, ischemie, ictus, edemi polmonari, sviluppo ridotto della funzione polmonare nei bambini, danni alla funzione cognitiva e nascite pretermine, aterosclerosi. Come non agire? Come non guardare al di l del proprio naso e preoccuparsi invece di non perdere voti? Laria cambia nello spazio di decine di metri o poco pi, e i monitoraggi sui livelli di black carbon contenuti nellaria condotti da AMAT su questo, danno conto del fatto che i livelli di black carbon dentro e fuori Area C, non cambiano solo a livello di strada, ma anche ai piani (cfr. si veda il monitoraggio fatto al terzo piano dentro e fuori Area C). Uguali risultati sono emersi dal monitoraggio fatto da Genitori Antismog a giugno. E ancora, uno studio dellUniversit di Milano condotto tempo addietro individuava, considerati i capoluoghi di provincia lombardi e a parit di livelli di inquinamento per PM10, un indice di mortalit da malaria a Milano, pi che doppio rispetto a quello degli altri capoluoghi. Laria di Milano ha dunque qualcosa in pi. Questo qualcosa il traffico. Smettiamo di nasconderci dietro a un dito. Occorre al pi presto ridurre lesposizione di una fetta sempre pi ampia della popolazione. Occorre che il PUMS fissi tappe di marce serrate e che tutti i soggetti coinvolti partano dalla conoscenza precisa dellimpatto dellaria inquinata sulla sal ute. E del costo sociale che rappresenta che - considerate le morti, le malattie, i giorni di lavoro perso, il carico assistenziale - non di poco conto. Ha poi ragione Carlo Monguzzi nellindicare che la chiave di qu este politiche consiste nellimpegno del Comune di comunicare ai comuni limitrofi quanto qui si sta facendo. Senza un impegno serio in questo senso le dichiarazioni di intenti dellassessorato competente sono parole al vento. Le politiche sullaria, oggi e in futuro, vivranno e funzioneranno grazie alla comunicazione e alla condivisione. Chi gestisce la comunicazione del Comune? Un ultimo monito. La partecipazione una bella cosa, ma non si
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scarichi sulla partecipazione la necessit di acquisire dati o idee per agire. I dati e le idee ci sono gi e le conclusioni, e le vie, sono gi segnate. Un ultimo dato: un rapporto presentato meno di un mese fa dallAgenzia Europea per lAmbiente evidenzia come Milano, paragonata ad altre dodici citt Europee, abbia una vergognosa
quota di aree verdi (11%) nel proprio territorio contro una media di ben oltre il 40% delle altre capitali, che solo nel caso di Parigi scende al di sotto (e comunque del 28,6%). Se la mobilit anche una questione di gestione dello spazio, questo dato indica una delle priorit assolute di Milano. La mobilit e la pianificazione ter-
(1) Per tutte Tar. Lombardia sent. 802/2013, si vendano anche Tar Lombardia 803/2013 e 804/2013
PICCOLE POLITICHE PER GRANDI NUMERI: GLI SPAZI PUBBLICI PER FAR CRESCERE IL PRIVATO
Michele M. Monte
Le politiche urbane non rappresentano una sfera molto frequentata dalle nostre amministrazioni locali; spesso nelle giunte comunali ci si adagia su schemi e suddivisioni delle competenze che danno riscontro a logiche politico-partitiche ma che generalmente non attivano percorsi e visioni che integrano la necessit di gestione dei fenomeni urbani e i bisogni delle comunit nelle diverse espressioni e articolazioni socioeconomiche. Ci troviamo quindi di fronte ad assessorati allurbanistica, alla casa, edilizia privata, lavori pubblici, sviluppo economico e via discorrendo, in un moltiplicarsi di strutture la cui parcellizzazione delle competenze funzione del relativo grado di stabilit o meno delle maggioranze politiche di governo. Lunico vero elemento unificante il solito mantra che si esprime attraverso il lamento: vorremmo incidere di pi ma ci mancano le risorse economiche per operare. In realt una delle pi importanti risorse di unamministrazione locale, anche se non lunica, risiede proprio nella c apacit di porsi autorevolmente al centro delle problematiche che attraversano il corpaccione urbano, intercettarne lintelligenza sociale e supportarla verso percorsi in grado di coniugare coesione sociale e obiettivi comuni. Di seguito sono delineate alcune considerazioni e una proposta di percorso, per evidenziare come una inversione di tendenza rispetto allapproccio tradizionale, potrebbe portare a dei risultati efficaci in grado di contrastare alcuni fenomeni di depauperizzazione che stanno investendo settori importanti della cittadinanza e della sua base economica. Come noto, nelle principali realt urbane del paese si concentra una quota rilevante del tessuto economico costituito da settori legati alla produzione di servizi e al lavoro intellettuale. Milano da questo punto n.27 V 17 luglio 2013 di vista un caso esemplare, avendo storicamente costruito su questa base sociale molte delle sue fortune anche nel contesto internazionale. Questo tipo di realt che comprendono i settori dellingegneria, della progettazione e del design, editoria, comunicazione e pubblicit, servizi legali e amministrativi, risentono oggi in maniera radicale degli effetti della crisi e di conseguenza sono investite da un processo di progressivo ridimensionamento degli organici e degli addetti in ragione del contenimento dei costi e del mantenimento di livelli minimi di competitivit rispetto ai relativi mercati di riferimento, peraltro sempre pi mordaci e incattiviti. La riduzione degli occupati costituisce il meccanismo di pi immediata applicazione per il raggiungimento degli obiettivi di spending review e le fasce pi esposte a questo tipo di iniziative risultano essere quelle dei giovani e delle donne. I numeri sono significativi e importanti, nellordine delle migliaia, anche se non immediatamente intercettabili dalle tradizionali fonti e modalit di monitoraggio statistico poich riguardano i cosiddetti lavoratori atipici (per lo pi collaboratori a progetto, dipendenti a tempo determinato, consulenti a partita IVA). Il progressivo evolversi di questo processo tende non solo allimpoverimento della base sociale nel suo complesso ma anche allinterruzione dei percorsi di apprendimento e formazione di coloro che, nellarco di qualche decennio, dovrebbero auspicabilmente costituire la massa critica della classe di tecnici e professionisti del nostro Paese, considerando che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di personale laureato e che opera in ambiti che implicano elevati livelli di formazione e specializzazione. Ovvero, una delle principali componenti della ricchezza e della dinamicit di una comunit urbana. Nella fase attuale e date le criticit del contesto economico generale, lespulsione da questi settori del mercato del lavoro si profila con caratteristiche di difficile reversibilit nel breve-medio periodo elevando i rischi di un processo di definitivo allontanamento e una complessiva depauperizzazione di fasce di popolazione su cui sono state investite ingenti risorse (pubbliche) dal punto di vista della educazione e formazione. Come accennato in precedenza quella dei tagli delle risorse umane costituisce la via pi breve e immediata mentre scelte alternative, quali il ridimensionamento ad esempio dei costi di spazi e uffici non trova altrettanti vantaggi date le condizioni di mercato. Contemporaneamente nelle medesime aree urbane si riscontra la presenza di milioni di metri quadri di superfici terziarie-direzionali inutilizzate o sottoutilizzate e che risultano sfitte o invendute in ragione di un generale e complessivo sovradimensionamento di queste tipologie di insediamento, operato nel corso degli ultimi decenni dalla pianificazione urbanistica. Questo tipo di offerta che non trova riscontro in modalit di utilizzo razionali, si localizza nelle forme pi diverse, in localit centrali e semi-centrali, in ambiti specializzati di grandi dimensioni oppure in forme pi o meno parcellizzate e diffuse rispetto al tessuto edificato. Essa costituisce la rappresentazione plastica del contributo alla rendita offerto dallintero s istema urbano. Ragionare sulla possibilit di trasformare due enormi problemi, da una parte lo stock edilizio inutilizzato dallaltra la necessit di dare respiro a settori messi in ginocchio dalla crisi economica, potrebbe rappresentare lopportunit di generare delle leve in grado di fermare 6
www.arcipelagomilano.org lemorragia di posti di lavoro e ridare ossigeno a settori strategici per leconomia. Una opportunit potrebbe essere fornita dalla individuazione di uno strumento normativo e un soggetto attuatore che, operando attraverso meccanismi di premialit e sanzioni fiscali, consenta di aumentare le percentuali di occupancy delle aree e degli edifici vuoti destinati a uffici mediante la ri-localizzazione a costi calmierati di strutture, societ, associazioni professionali appartenenti ai settori sopracitati, garantendo a queste ultime una serie di economie e di riduzione dei costi da reinvestire nel mantenimento o addirittura nellincremento dei livelli occ upazionali attuali. Ladesione volontaria a questo tipo di iniziativa dovrebbe quindi trovare un equilibrio in grado di garantire: 1) alla propriet immobiliare condizioni di alleggerimento del peso fiscale in funzione della immissione nel mercato a prezzi calmierati degli immobili attualmente sfitti e non utilizzati; viceversa la mancata partecipazione al programma dovr trovare lapplicazione di un corrispettivo a ppesantimento del regime fiscale; 2) alle imprese, studi e societ che operano nei settori tecnici e professionali una significativa riduzione dei costi di gestione mediante il significativo abbattimento dei canoni di locazione di uffici e sedi operative; 3) il condizionamento allaccesso a canoni calmierati per societ, studi, imprese attraverso la dimostrazione di obiettivi di mantenimento degli organici al momento dellingresso nel programma e la contestuale documentazione dei progetti di sviluppo e della formazione delle risorse umane. Il soggetto attuatore del programma potrebbe / dovrebbe essere individuato nellambito della pubblica amministrazione, o pi precisamente nellambito dellente locale (Comune) che oltre a caratteristiche di autorevolezza e di garanzia, dovr essere operativamente in grado di: a) raccogliere e organizzare il confronto e il lavoro dei diversi rappresentanti del mondo degli operatori coinvolti (propriet, associazioni professionali e di impresa) nella elaborazione e attuazione degli accordi; b) svolgere la funzione di garanzia rispetto alle corrette modalit esecutive del programma e dei contratti di locazione stipulati nel relativo regime; c) intervenire utilizzando la leva fiscale, nellapplicazione del sistema delle premialit e delle sanzioni previsto dallo strumento legislativo di riferimento; d) monitorare lattuazione degli accordi e programmi con la facolt di intervenire mediante revoca degli stessi e dei relativi benefici economici o fiscali da essi derivanti, nel caso le parti coinvolte non ottemperino gli obblighi previsti. In anni recenti iniziative similari sono state promosse in altri contesti europei con finalit diverse e legate al contenimento dellemergenza abitativa con risultati molto positivi. Un programma del genere, applicato aduna realt economica come per esempio quella della citt di Milano, per i numeri coinvolti potrebbe rivelarsi particolarmente efficace e con un impatto non trascurabile sullintero sistema. Non sarebbe eccessivamente ottimistico stimare in una decina di migliaia i posti di lavoro in gioco. Si tratterebbe per di pi di una politica a costo zero e che consentirebbe di aprire nuovi orizzonti rispetto alle tradizionali modalit con le quali lamministrazione pubblica si confronta con il proprio tessuto sociale. Perch non provarci?
www.arcipelagomilano.org ciprocamente o talora addirittura diffidando luno dellaltro: le organi zzazioni spontanee diffidano di quelle istituzionalizzate; quelle che difendono il biologico diffidano di quelle che operano nellortodossia industriale; e viceversa. Eppure, se propriamente ricomposti, questi singoli frammenti potrebbero essere probabilmente in grado, una volta amplificati e posti a sistema, di dare vita a un quadro unitario e abbastanza coerente di azioni e politiche integrate o complementari. Certe apparenti incompatibilit e alcune conflittualit latenti potrebbero essere superate concependo il Parco come una confederazione di distretti (territori relativamente autonomi e omogenei per profilo aziendale, vocazione produttiva o identit paesaggistica) gestiti da consorzi locali, estendendo allintero territorio amministrato dallente un processo gi avviato recentemente in diverse zone su impulso di associazioni locali o del governo regionale. Assumendo la metropoli milanese come mercato e bacino di riferimento, il rinnovando ente Parco che troverebbe collaudati modelli di riferimento nei Gruppi di Azioni Locale (GAL) comunitari e nei loro strumenti di programmazione potrebbe trasformarsi da (debole) ente passivo di tutela ad Agenzia per la promozione, il tutoraggio e il coordinamento dei diversi progetti strategici locali integrati (produzione agricola e fruizione paesaggistica) e per la razionalizzazione e lequilibrata distribuzione di costi, opportunit e risorse. La sostenibilit economica e ambientale della logistica, soprattutto, assume sotto questo aspetto un ruolo decisivo (la creazione di una infrastruttura a zero emissioni per il trasporto e la consegna delle derrate potrebbe costituire unottima alternativa per i 160 milioni di finanziamenti ministeriali destinati al nuovo canale navigabile tra Villoresi e Naviglio Grande). Allinterno di questo mosaico di progetti unattenzione particolare dovrebbe essere rivolta prioritariamente a rafforzare e a rendere economicamente competitive quelle aree pi a rischio dove la pressione immobiliare o insediativa maggiore; magari anche impegnandosi a dare effettiva visibilit, e dunque una vera valenza commerciale, alla intelligente ma ignoto (per lo meno ai cittadini compratori) marchio di qualit aziendale istituito dal Parco. Lappuntamento dellExpo potrebbe costituire unottima cornice e scadenza per attuare questa sperimentazione, che vedrebbe il Parco milanese allavanguardia in Europa. Vi sono per, in questa prospettiva, due grossi ostacoli: uno che proviene dallalto il suddetto immobilismo politico e burocratico dellente provinciale e uno che fermenta dal basso le gelosie dei diversi gruppi che probabilmente mal sopporterebbero di ridimensionare la loro autonomia e riconoscibilit faticosamente conquistate nel vuoto amministrativo di questi anni. Varrebbe per comunque la pena di tentare, anche perch sarebbe parimenti paradossale che, proprio in occasione dellevento che intende mostrare al mondo come nutrire il pianeta, venisse dimenticato e lasciato appassire il fiore allocchiello della metropoli che lo ospita.
www.arcipelagomilano.org comprensione di leggi e norme e circolari per gli addetti ai lavori. Raccomandazioni formulate da Presidenti della Repubblica, Presidenti delle Camere, commissioni parlamentari e da ultimo anche lAccademia della Crusca nel 2011. Parole al vento in un Paese dove burocrati e avvocati (troppi in Parlamento e nei Governi locali) hanno stretto una santa alleanza tesa sopratutto a garantire la reciproca sopravvivenza. Beato il Paese che ne ha meno di qualunque altro. Si salver.
www.arcipelagomilano.org con lo Stato politico quale libero accordo federale di piccole comunit micro-statali come proponevano Gioberti, Rosmini e Cattaneo ma con lo Stato amministrativo. Questo riusc a fare lItalia, non gli Italiani. Questo Stato cresciuto in modo tumorale nel corso di 150 anni, si formata al suo interno una classe dirigente amministrativa, con una amplissima base di massa, che riuscita a piegare la politica, leconomia, la societ ai propri interessi di classe. Essa la vera struttura di governo del Paese. Costosa, inefficiente, corrotta, riprodottasi attraverso pi di 700.000 leggi, decreti, regolamenti, circolari, essa vigila e rapina come Ghino di Tacco sui confini tra economia, societ e politica. Dietro queste sbarre la societ e gli individui vivono reazioni di claustrofobia aggressiva come animali in cattivit. Paesaggi umani da socialismo reale. Molti opinionisti politically ipercorrect rimandano al basso tasso di sviluppo e alla disoccupazione quali cause dellinfelicit diffusa. Ma questi dati sono comuni a quasi tutti i Paesi sviluppati. La specificit italiana che lo Stato e la politica sono concause della crisi. Tuttavia quella dello scontento italiano non una cattiva notizia. Perch falsifica un pregiudizio largamente diffuso in Italia e allestero, secondo il quale gli italiani sono cinici, menefreghisti, familisti amorali. In realt, la gran parte di loro fa fatica a rassegnarsi a questa Italia, che pure il frutto della loro storia e delle loro vite. Di qui parte il bivio: tra chi si rinchiude nella dimensione rancorosa privata, localistica, da piccola patria e chi riprende ad amare il prossimo. Come scrisse Papa Montini: la politica la pi alta forma di carit. E chiss che uno Shakespeare redivivo non possa annunciarci: "Ormai linverno del nostro scontento/s fatto estate sfolgorante ai raggi di questo sole di York".
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www.arcipelagomilano.org che, essendo quello un quartiere pensato per il proletariato, egli non vi abiterebbe-, che non meriterebbe neppure di essere annoverato nelle liste dei peggior geometri del pianeta. Vorrei replicargli che anchio, in un campus pensato per mettervi a dimora i condannati dellultimo girone infernale, neppure in figura vorrei essere chiamato a incarnare il mio compito dinsegnante. E invece. E invece ogni giorno debbo approdarvi. Debbo sopportarne linsolenza e linedia, lassoluta mancanza di amore, di cura e di anima che sempre pi pero lo stemma di questo nostro tempo furioso e del tutto manco di ogni consapevolezza del senso e dello stile. Debbo quindi infine immaginare che siamo ben noi i colpevoli di tutto questo, noi che lo accettiamo, noi che non siamo pi sensibili al suo crimine, alla sua tossicit, noi che chiniamo la testa e pensiamo solo a un successo che tuttavia non ha pi neppure un degno teatro dove andare in scena. La casa del sapere poteva essere un giardino, un tempio, un colonnato, un fabbricato gotico in un reticolo di alberi centenari, a ricordare limpegno a fare del nostro sguardo uno sguardo secondo natura. Pi nulla di tutto questo, neppure la fantasia di qualche invenzione futuribile, di qualche universo plurale e multiplo, colorato e vivo, come certe preziose architetture mai adottate qui in Italia ma in luoghi lontani e esotici talora sembrano adombrare. Solo il deserto che ci meritiamo, evidentemente, deserto di cemento, degna e definitiva sepoltura della universit contemporanea, sempre pi irriconoscibile, votata a farsi complice dellassassinio della cultura, della riflessione, del silenzio, della creazione, in cambio del mestissimo onore di essere accolta nella casta dannata dei soci in azioni del prossimo disastro. Perch di questo che infine che si tratta. di questo che una tale universit incarnazione: nei suoi muri, nelle sue materie, nelle sue forme, nella sua localizzazione urbanistica che vede gli spazi del sapere sempre pi isolati e confinati dalla vita delle citt. nei suoi rigidi corridoi, nelle sue rigide separazioni, nei suoi rigidi e infernali cortili, nel reticolo ortogonale delle sue strutture, nellodio evidente per ogni forma di vita e per la natura, nel respingimento assoluto di qualsiasi cosa possa evocare il codice femminile o quello notturno della vita e delle cose. in tutto questo che luniversit pi brutta del mondo riassume in maniera compiuta, tragicamente emblematica, lo stato delle cose. E lo stato delle cose fonte di unangoscia insostenibile.
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dere dei passi concreti in questa direzione, prima di tutto facendo linventario delle attivit musicali municipali e provinciali, pubbliche e
private. Liniziativa, per quanto ne so, caduta nel nulla. Chi sa se ArcipelagoMilano potrebbe essere interessato a rilanciarla? (Vice Diret-
tore del Dpt dei Sistemi giuridici dellUniversit di Milano-Bicocca e violoncellista dilettante)
MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Alla Societ del Giardino
Gi difficile commentare negativamente un concerto stando attenti a non ferire pi del necessario e a non mortificare la dignit degli interpreti; se poi questi sono delle signore giovani e belle (in unepoca in cui tutti sanno quanto sia politicamente corretto stare sempre dalla parte delle signore); se poi viene eseguita musica di Haydn e di Schubert (in un ambiente elegante come quello della Societ del Giardino di Milano); se poi la serata a inviti e si viene accolti da due gentili signori come i Presidenti del Giardino e delle Serate Musicali (e alla fine gli viene anche offerto con un raffinato rinfresco); come si fa in queste condizioni a dire che il concerto non ha funzionato? Nonostante le premesse, dobbiamo provarci; vediamo come. Suonava il Jubilee String Quartet, nato a Londra presso la Royal Academy of Music nel 2006 e composto dalle violiniste Tereza Privratska e Alanna Tonetti-Tieppo, dalla violista Stephanie Edmundson e dalla violoncellista Lauren Steel alle quali si aggiunto, nella seconda parte del concerto, il violoncellista Frieder Berthold. Tutti e cinque conoscono bene lItalia perch vi hanno gi t enuto diversi concerti e il Quartetto vi ha anche vinto dei premi, come il Concorso Internazionale della Val Tidone di due anni fa; tuttavia ci parso di capire che laltra sera fo ssero tutti al loro debutto milanese, n.27 V 17 luglio 2013 felici della cornice da sogno che li accoglieva. Hanno eseguito il poco noto Quartetto opera 54 numero 2 di Haydn e il ben pi famoso Quintetto con due violoncelli opera 163 (D 956) di Schubert, entrambi nella solare tonalit del do maggiore. Il primo, appartenente alla produzione della maturit di Haydn, fu pubblicato nel 1787 insieme a un gruppo di dodici Quartetti di cui sei, opera 50, dedicati a Federico Guglielmo II di Prussia, e gli altri sei, con i numeri dopera 54 e 55, dedicati al diletta nte violinista viennese Tost da cui presero il nome; il Quintetto stato scritto da Schubert quarantanni dopo, nel settembre 1828, poche settimane prima della morte che, ricordiamo, sopravvenuta quando aveva solo trentuno anni ma eseguito per la prima volta ben trentanni dopo. Il Quartetto - che non dimentichiamo essere stato praticamente inventato da Haydn che ne ha scritto addirittura unottantina! - riflette lo stile concertante e il carattere brillante e virtuosistico dellepoca, ma non fa mancare quella sorta di conversazione a pi voci che il carattere fondante di questo genere musicale. A noi sembrato che il Jubilee String Quartet abbia invece privilegiato - anche in modo plateale - il carattere rococ che allora dominava la corte degli Esterhzy ed al quale il loro gi celebre Maestro di Cappella cercava disperatamente di sottrarsi (era gi un maturo cinquantenne, amico e compagno di loggia massonica del pi giovane Mozart con cui si confrontava). Ne derivata una lettura scolastica e leziosa, dovremmo dire stucchevole, che non scavava minimamente in quella straordinaria ricerca della innovazione che non mai mancata alle opere del grande Maestro austriaco. Venendo a Schubert, del quintetto con due violoncelli in do maggiore scrive Carlo Marinelli (su LOrchestra virtuale del Flaminio) che universalmente considerato il capolavoro strumentale di Schubert. Tutti ne hanno sottolineato la concezione orchestrale pi che cameristica: l'ampiezza delle sue dimensioni e l'arditezza di certe modulazioni spiega il lungo oblo e il misconoscimento dei contemporanei. Einstein si soffermato sul trattamento particolare riservato al secondo violoncello che, a differenza del primo, ha una funzione di sostegno, quasi fosse un contrabbasso. Ebbene, con grande sconforto dobbiamo confessare di non esserci accorti - pur avendo a memoria i magnifici temi e quelle particolari, dolcissime prolissit - di ascoltare il famoso capolavoro schubertiano; la mancanza di grazia, di leggerezza, di poesia, in una parola lassenza di ispirazione e di idee, ne ha appiattito lesecuzione e lha resa sostanzialmente noiosa. 13
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E rendere noioso Schubert non proprio semplice; bisogna non lasciarsi trascinare dallonda delle sue melodie, non provare quelle emozioni adolescenziali che straripano
da ogni sua nota, non capire cosa accaduto nel mondo della musica in quel breve periodo che seguito alla morte di Beethoven e preceduto
la comparsa sulla scena di Schumann e di Mendelssohn. Un vero peccato perch loccasione era ghiotta, lambiente perfetto, le intenzioni le migliori possibili.
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Il signore del giallo a Palazzo Reale
E Palazzo Reale si tinse di giallo. No, non per una stramba scelta di chiss quale architetto creativo, ma perch a Milano arrivato niente meno che il maestro del giallo Alfred Hitchcock. La mostra, aperta da poco, presenta al pubblico una serie di testimonianze sulla vita e soprattutto sul lavoro del grande regista inglese. Settanta fotografie e contenuti speciali provenienti dagli archivi della Universal Picture raccontano la figura di Alfred Hitchcock attraverso i suoi principali capolavori firmati dalla major americana: 'Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures', il titolo della rassegna, in programma fino a settembre, che mette in mostra scene dei backstage dei principali film di Hitchcock, rivelando particolari curiosi sulla realizzazione delle scene pi celebri, sull'impiego dei primi effetti speciali, sugli attori e sulla vita privata del grande regista. La Universal Pictures dal 1940 al 1976 ha prodotto i capolavori del grande regista, e le immagini in mostra danno suggestioni di quellepoca doro ormai passata, ricordando sia luomo che lartista. Suggestioni thriller accompagnano il visitatore nelle sale: complice anche la colonna sonora che mixa i temi musicali pi famosi dei film di Hitchcock, e che tanto hanno giocato nel creare quel clima di suspense e angoscia che regnava nei suoi film. Dai violini stridenti di Psyco, ai gabbiani de Gli Uccelli. Ma al centro c sempre lui, figura e regista ingombrante, sempre accanto ai suoi attori per suggerire e dare indicazioni. Eccolo accanto alla bellissima Grace Kelly e a Janet Leigh, oppure con Kim Novak e Paul Newman, o pi semplicemente accanto alla fondamentale moglie e compagna Alma Reville. Una interessante parentesi dedicata anche ai cammei di Hitchcock, in cui il regista si fa attore che appare per fugaci momenti, attesi e osannati dal pubblico. Oltre alla mostra, i fan del regista potranno gustare i suoi capolavori grazie a una rassegna dei suoi film cult proposta dalla Fondazione Cineteca Italiana allo Spazio Oberdan fino al 17 luglio: in cartellone non soltanto otto capolavori di Hitchcock in lingua originale con sottotitoli in italiano (La donna che visse due volte, Nodo alla gola, Notorius L'amante perduta, Psyco, Sabotaggio, L'ombra del dubbio, Gli uccelli, La finestra sul cortile), ma anche il recentissimo Hitchcock interpretato da Anthony Hopkins, e che verr proiettato sempre in lingua originale. C' qualcosa di pi importante della logica: l'immaginazione, disse una volta il regista, scomparso nel 1980. Questo sicuramente un consiglio da tener presente anche oggi visitando la mostra, attendendosi quasi che un pericolo mortale sbuchi dalle sale immacolate di Palazzo Reale.
Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures Palazzo Reale, fino al 22 settembre 2013 Orari luned 14.30 - 19.30 marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30 gioved e sabato 9.30 - 22.30 Ingresso Intero 8,00 Ridotto 6,50
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conoscenza, con profonda concentrazione e forza di volont. Al grande pubblico era per gi possibile vedere altri Savi di Melotti in un paio di versioni: quella in gesso, esposta al MART di Rovereto, eseguita nel 1960, e quella in marmo di Carrara creata nel 1981 ed esposta nel giardino del PAC di Milano, visibile anche dalla vetrata interna. Ma questi giganti di pietra, dove erano finiti per quasi cinquanta anni?
I Sette Savi in questione vennero commissionati dal Comune di Milano allo scultore trentino per adornare, nel 1961, il giardino del Liceo Classico Giosu Carducci di via Beroldo, e lopera fu selezionata da una commissione composta dagli architetti Piero Portaluppi, Franco Albini e Renzo Gerla, allora consulenti del Comune. Fu pagata 5.805.000 lire, una cifra considerevole per i tempi anche se, visto il
valore odierno, fu anche un lungimirante investimento economico. Nel 1964, due statue vennero danneggiate dagli studenti; e da allora, lopera giaceva in un deposito del Liceo, in attesa del suo recupero, dimenticata e acciaccata. Dopo un restauro costato 18.000 euro ecco che ora i Savi accoglieranno viaggiatori e passeggeri in transito per Milano, presentandosi come un interessante biglietto da visite della citt in vista dellExpo 2015.
www.arcipelagomilano.org sui sogni in chiave psicanalitica, cancellando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider - dice ancora Gioni l'esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandoci in particolare sulle funzioni dell'immaginazione e sul dominio dell'immaginario". La Mostra sar affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, allArsenale e nel centro storico di Venezia, con ben dieci Paesi new entry: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa dAvorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede. E la partecipazione di questultima forse la novit pi forte, con una mostra allestita nelle Sale dArmi, fortemente voluta dal cardinal Bagnasco. E il sempre chiacchieratissimo Padiglione Italia? Questanno il compito curatoriale toccato a Bartolomeo Pietromarchi, che ha deciso di lavorare sugli opposti, con Vice versa, titolo scelto riprendendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume Categorie italiane. Studi di Poetica (1996), in cui il filosofo sosteneva che per interpretare la cultura italiana fosse necessario individuare una "serie di concetti polarmente coniugati" capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi quali tragedia /commedia o velocit/leggerezza divengono cos originali chiavi di lettura di opere e autori fondanti della nostra storia culturale. Una attitudine al doppio e alla dialettica che particolarmente cara alle dinamiche dellarte contemporanea italiana. Quattordici gli artisti invitati e ospitati in sette stanze: Francesco Arena, Massimo Bartolini Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gli artisti, in un dialogo di coppia, compongono un viaggio nellarte italiana di ieri e di oggi, letto per non come una contrapposizione di stili, forme o correnti, ma piuttosto come un atlante del tempo recente che racconta una storia tutta nazionale. Insieme ai tantissimi eventi collaterali sparsi per la citt, non resta che scoprire, vivendola dal vivo, questa promettente, e ricca di citazioni, Biennale. Per scoprire i vincitori, clicca qui.
Il Napoleone restaurato
Dal 1859 sorveglia lAccademia e la Pinacoteca di Brera. In un secolo e mezzo di vita ha visto passare artisti, personalit illustri, studenti e appassionati darte. Ora, finalmente, si concede un meritato restauro. Protagonista di un intervento che durer 12 mesi proprio il Napoleone come Marte Pacificatore di Antonio Canova, statua bronzea che troneggia al centro del grande cortile donore in omaggio a colui che, nel 1809, fond la Real Galleria di Brera. Dal prossimo giugno limponente scultura sar circondata da una teca di vetro, attraverso la quale si potranno seguire, passo dopo passo, i progressi compiuti sul grande bronzo, proprio come consuetudine per i restauri sui dipinti della Pinacoteca, esposti al centro del percorso museale in un laboratorio di vetro. Sistemati, ripuliti e messi a nuovo da abili restauratori che lavorano sotto gli occhi (curiosi) di tutti. Pannelli illustrativi e attivit didattiche per scuole e appassionati accompagneranno i restauri, sponsorizzati da Bank of America Merrill Lynch, dallAssociazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi e dalla Soprintendenza per i beni storici artistici e etnoantropologici di Milano. Che fosse necessario un restauro era evidente da tempo: la superficie ha subito alterazioni causate da fattori metereologici e dall'inquinamento atmosferico, cos come sono visibili distacchi e cadute di frammenti e crepe nel marmo posizionato sotto il piedistallo della statua. Un Napoleone che ha avuto vita non facile, fin dallinizio. Lopera fu commissionata nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicer del Regno dItalia, allo scultore Antonio Canova, ma non essendo ancora pronta, per problemi con la fusione, nel 1809, per linaugurazione della Pinacoteca di Brera, Beauharnais acquis a Padova il calco in gesso, da esporre in quella occasione. Il gesso, depositato in unaula dellAccademia, stato riesposto in uno dei saloni della stessa Pinacoteca, in concomitanza con le celebrazioni dei duecento anni dellistituzione museale, avvenuti nel 2009. Dopo il declino della fortuna e del comando di Napoleone, la statua in bronzo, che a Milano non aveva mai trovato collocazione in luogo pubblico, fu abbandonata nei depositi del palazzo di Brera. Riemerse alla luce allepoca dellarrivo in Lombardia di Napoleone III, a conclusione della seconda guerra di indipendenza italiana. Nel 1859 la statua fu eretta su un basamento temporaneo nel cortile principale di Brera. Solo nel 1864 fu inaugurato lattuale basamento in granito e in marmo di Carrara progettato da Luigi Bisi, docente di prospettiva allAccademia di Brera, ornato con aquile e fregi di bronzo. La statua in bronzo fu ottenuta con un'unica fusione (ad eccezione dell'asta e della vittoria alata) tenendo conto delle prescrizioni dettate dallo stesso Canova: l'asta tenuta nella mano sinistra composta da due elementi avvitati; la vittoria alata, che per fu rubata, stata allinizio degli anni 80 ricostruita basandosi su documentazione fotografica. Una curiosit: il bronzo utilizzato per la fusione proviene da cannoni in disuso di Castel Sant'Angelo a Roma. Un restauro iniziato in un momento non causale: il progetto parte del lavoro di valorizzazione che la Pinacoteca di Brera ha avviato in preparazione dellEXPO 2015, in cui giocher un ruolo fondamentale sulla scena culturale non solo milanese ma anche internazionale.
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www.arcipelagomilano.org molto simile a quello dellartista co ntemporaneo Damien Hirst. Entrambi hanno affidato, e affidano, la produzione dei loro lavori ad assistenti specializzati, nel caso di Warhol cera addirittura la famosa Factory a servirlo, e solo alla fine i due maestri ritoccano e aggiustano dei dettagli con il loro tocco personale. Tocco che fa lievitare le loro opere a diversi milioni di dollari. Ma daltra parte quelle di Warhol erano opere Pop, nate e pensate per essere vendute e riprodotte in gran quantit, in linea con la produzione di massa, anche artistica. Oltre ai fiori e ai frutti, da ammirare anche i celebri volti ritratti da Warhol: Mohammed Al, Marylin, e le copertine di Interview create appositamente dallartista, che sponsorizza, tra laltro, i suoi Velvet Underground e la loro famosa banana-simbolo. Personaggi reali ma non solo. Nella serie dei Myths Warhol rappresenta Topolino e gli eroi dei fumetti, dando loro la stessa effimera concretezza dei personaggi di Hollywood e dello spettacolo, mettendo insieme la collezionista Gertrude Stein, Babbo Natale, Einstein, Superman e i fratelli Marx. Nuove nel taglio anche le didascalie, non pi banali cartellini descrittivi ma etichette a muro in colori fluo, con interessanti citazioni dellartista e dei suoi contemporanei che ne spiegano e approfondiscono il lavoro, dando anche un quadro generale su quegli anni e sulle difficolt economiche, razziali o semplicemente raccontando aneddoti legati alle opere. Lallestimento intero, a cura di Fabio Fornasari, ricorda la corsia di un supermercato, in cui le opere darte sono esposte con la stessa freddezza e precisione dei prodotti di consumo quotidiani, in cui possibile, virtualmente, comprare le lattine Campbell e i frutti di stagione, insieme alle riviste di musica rock, con una spolverata di polvere di diamanti. Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, Museo del 900, Fino all8 settembre Orari luned 14.30 19.30 marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30 gioved e sabato 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro ridotto 3 euro
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www.arcipelagomilano.org sta incompreso, come molti altri allinizio della carriera, e che pot sopravvivere soprattutto grazie allaiuto di generosi e lungimiranti mecenati. Dopo Paul Alexandre e Paul Guillaume, entra in gioco un collezionista atipico, schivo e riservato, che aiuter Mod nei suoi anni pi cruciali: Jonas Netter. Industriale ebreo emigrato a Parigi, Netter negli anni riuscir a mettere insieme una straordinaria collezione di opere darte, pi di duemila, sc egliendo gli artisti pi promettenti e interessanti, affidandosi al suo gusto personale ma anche a quello di un uomo completamente diverso da lui per stile di vita e carattere, Leopold Zborowski. Polacco, arriva a Parigi nel 1914 insieme alla moglie, per tentare la carriera artistica. La ville lumire lo trasformer invece, a suo dire, in poeta. E in un mercante. Grazie alle conoscenze e alle frequentazioni dei caff e dei locali di Montparnasse, Zborowski conosce e frequenta gli studi degli artisti pi talentuosi, e poveri, che stipendia e compra per Netter, con il quale aveva precisi rapporti commerciali. Un sodalizio lungo pi di un decennio, interrotto in brusco modo nel 1929, e che condurr Netter ad avere 50 dipinti di Modigliani, 86 Soutine e 100 Utrillo. Ed proprio Maurice Utrillo, figlio della ex modella e pittrice Suzanne Valadon, a essere stato il grande amore di Netter. In mostra molti paesaggi, declinati nei diversi periodi e momenti della sua vita. La precoce dipendenza di Utrillo dallalcol non gli ha impedito di lavorare tantissimo, a scopo terapeutico, e di ispirarsi alla pittura impressionista, soprattutto di Pissarro. Netter amava i suoi artisti come dei figli, sostenendoli in ogni modo: pagava stipendi, studi e materiali, pagava anche alcol e cliniche di disintossicazione. Ma in realt la collezione molto variegata. Oltre agli artisti maledetti per eccellenza, Mod e Soutine -con i suoi paesaggi espressionisti e i materici quarti di bue- presenta anche fauve come Derain con le fondamentali Grandi bagnanti del 1908, e de Vlaminck; molte opere di Suzanne Valadon, il neoplasticista Helion, Kisling, Kikoine, Kremegne e altri artisti dellEst- e non soloscappati da una vita di miseria per approdare a Parigi, citt ricca di promesse, di collezionisti e simbolo, con Montmartre, Montparnasse e i loro caff, di una vita bohemien e ribelle. Certo non tutto al livello delle opere di Modigliani, sono presenti anche pittori minori e nomi forse poco conosciuti. Ma daltra parte la collezione il frutto del gusto e dellestetica personale di Netter, che ha saputo riunire tutti quegli artisti, diversi per storia, cultura e Paese, e che hanno segnato la storia dellarte europea. Dice il curatore, Marc Restellini: Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualit e i sogni propri a ciascuno di loro. Quegli anni corrispondono a un periodo demancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dellarte. Di Jonas Netter, uomo nellombra, oggi non rimane quasi niente, solo un suo ritratto fatto da Moise Kisling e qualche lettera. La sua eredit pi grande sono senza dubbio le opere darte che oggi, dopo pi di settanta anni, tornano a essere esposte insieme per ricreare una delle epoche doro della pittura europea. Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti - Palazzo Reale, fino all8 settembre 2013 - Orari: Luned: 1430 - 19.30. Dal marted alla domenica: 9.30-19.30. Gioved e sabato: 9.30-22.30 - Costo: Intero 9 euro, ridotto 7,50 euro.
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Marco Aime Le radici nella sabbia. Viaggio in Mali e Burkina Faso
EDT, 2013, pp. 192, 12,00
Nello scorso gennaio lintervento francese restituiva al governo del Mali il controllo delle regioni settentrionali, da nove mesi in mano ai fondamentalisti islamici di Ansar-edDine. Purtroppo, come quasi sempre accade nel nostro Paese di fronte alle vicende dellAfrica, questi fatti hanno offerto un pretesto ai soliti riflessi condizionati e alle solite dichiarazioni di schieramento (tipo difesa della libert da una parte, intervento neocolonialistico dallal tra) che servono soltanto a confermarci in antiche, ideologiche certezze, mentre non sono di alcun aiuto per capire cosa stia succedendo in unarea del mondo fondamentale anche per la nostra vecchia Europa. Come al solito noi, quando non dedichiamo allAfrica scarsa attenzione, ne leggiamo le vicende in chiave strumentale alle nostre dialettiche eurocentriche. Invece, per capire lAfrica dobbiamo metterci in viaggio, accantonando i vecchi pregiudizi e disponendoci a coglierne la ricchezza delle tradizioni, e anche le contraddizioni che scaturiscono dallincontro di queste con la modernit. Un viaggio costituisce, appunto, la trama attraverso cui Marco Aime, antropologo e profondo conoscitore dellAfrica, ci accompagna allincontro con due tra i paesi pi poveri ed emblematici del Sahel: Mali e Burkina Faso. Sahel: in arabo sponda. Una sponda mobile, un limite che arretra di fronte al gran mare di sabbia, a quelle distese aride del Sahara che continuano ad avanzare sospinte dal cambiamento climatico. Una terra ancora oggi teatro del millenario incontro-scontro tra nomadi e sedentari, tra pastori e agricoltori. Una terra di genti in cammino, anche se legate a profonde tradizioni. Le radici nella sabbia il titolo, evocativo di questa realt, di un testo agile e allo stesso tempo denso, che in questi giorni EDT ripropone scelta quanto mai opportuna in una nuova edizione. La prima era del lontano 1999, quando a uno sguardo superficiale lAfrica poteva ancora apparire ai margini della globalizzazione, quando solo gli occhi di un osservatore attento potevano cogliere i primi sintomi della invasione cinese, quando il land grabbing, laccaparramento delle terre, non si era ancora dispiegato
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nella sua pervasivit predatoria. Quando nella vasta fascia tra Sahel e Sahara non si era ancora saldata la galassia di movimenti e conflitti locali che ha reso ormai esplosiva linstabilit di questarea, ben al di l dei confini del Mali. Per questo il libro si presenta arricchito di una corposa postfazione che, senza aver la pretesa di costituire un organico aggiornamento, vuole piuttosto proporre momenti di rivisitazione che diano il senso dei mutamenti da allora avvenuti mutamenti che non sempre significano miglioramenti, premette lautore. Ma anche le pagine scritte allora sono quanto mai attuali. Perch, lungi dallimbastire un resoconto di taglio tradizionalmente antropologico, lattenzione di Aime rivolta soprattutto a cogliere un mondo in trasformazione che si trova a fronteggiare unardua scommessa: come entrare nella modernit senza rinunciare allessenza delle antiche tradizioni, dellantico universo simbolico e valoriale che della cultura africana fondamento e originalit. Al di fuori degli stereotipi del viaggio esotico, Aime ci porta a constatare come la realt cambi anche in qu esto che consideriamo un dettaglio di un mondo e che ci piace pensare legato a tradizioni eterne. Un pensiero sottilmente razzista che, immaginandoli ingessati e succubi di regole ancestrali, nega agli altri la capacit di fare storia. Mentre, con le parole del grande intellettuale maliano Amadou Hampt B la tradizione come un albero, c il tronco e ci sono anche i rami. I rami devono essere sfrondati. Cos la discesa in pinassa dellalto corso del Niger verso la mitica Timbuct, interrotta da approdi che sono occasione di incontro con esperienze significative di cooperazione dal basso, auto-organizzata. In unAfrica che un cimitero di progetti la via da seguire forse quella di uno sviluppo durevole in cui la comunit stessa che deve farsi carico del progetto. Come pure il cammino ai piedi della falesia di Bandiagara fa emergere una realt il cui il popolo Dogon non appare solo portatore di antiche cosmogonie che ne impregnerebbero tutte le manifestazioni di vita. Anche qui una realt in movimento, molto pi dinamica e complessa: a pi di cin-
quantanni dal Dio dacqua di Griaule, linaridirsi dei suoli porta a nuove forme di coltivazione, che restringono gli spazi della secolare agricoltura comunitaria e mettono in crisi le gerarchie sociali, mentre migliaia di giovani emigrano e si convertono allIslam. La tradizione torna a farsi sentire nella sua grandezza e fragilit a Timbuct, testimonianza di unantica storia, fatta di imperi civilissimi dal Ghana al Mali al Sonrha e di raffinati centri culturali. La mitica citt, dopo avere attirato per secoli avventurieri col miraggio delloro, si oggi ridotta a una sorta di porto ai margini del mare di sabbia, tanto da far dire a Chatwin: Esistono due Timbuct: una mentale e una reale. Tutte e due da salvare, aggiunge Aime, perch questo scrigno di sabbia conserva una storia che non solo della citt, ma di tutti noi. Leggendo le pagine dedicate a Timbuct il pensiero corre alle moschee, ai santuari e alle biblioteche su cui si era scatenata pochi mesi fa la furia iconoclasta degli jihadisti, con una radicale rottura nei confronti della secolare contaminazione con le religioni tradizionali che aveva caratterizzato la penetrazione islamica in Africa, attraverso processi continui di mediazione e negoziazione e logiche meticce, tanto da far parlare di un Islam nero. In realt dice Amadou Hampt B in Africa lIslam non ha pi colore di quanto ne abbia lacqua e questo spiega il suo successo: si colora delle tinte del territorio e delle pietre. Ma allora, perch il fondamentalismo islamico ha avuto buon gioco a dilagare nel nord del Mali? La ricostruzione che Aime ci propone e completa nella postfazione della questione tuareg ci aiuta a capire come problemi presenti da decenni e per decenni lasciati irrisolti abbiano portato alla situazione attuale. Da una parte i tuareg in lotta per lindipendenza e/o una pari opportunit di tipo economico, in una sequela interminabile di conflitti, tregue, paci effimere, promesse mancate che ha punteggiato la storia degli stati saheliani dalla indipendenza ai nostri giorni. Dallaltra lavanzata dellIslam wahabita a scapito di un Islam tollerante attraverso scuole coraniche e mo-
schee finanziate dai sauditi. Infine lultima guerra, col saldarsi momentaneo di unalleanza precaria e s egnata da profonde contraddizioni, tra jihadisti e indipendentisti tuareg. La riflessione conclusiva trae spunto da Thomas Sankara giovane capitano salito al potere in Burkina Faso con un colpo di stato incruento, figura che ancora per milioni di africani un simbolo di riscatto da una condizione di inferiorit, di miseria, di umiliazione. Un modello di dignit, integrit e rettitudine contro la subordinazione corrotta di troppe lite politiche del continente. Una strada che, pur con tutte le ingenuit di un fresco idealismo, poteva forse essere decisiva per lAfrica, non fu capita, fu anzi ritenuta una minaccia. E cos il 15 ottobre 1987 una raffica di mitra mise fine allavventura di Thomas Sankara. La ricchezza, lo sviluppo si misurano altrove in forma di percentuali, di quintali dacciaio per abitante, di tonnellate di cemento, di linee telefoniche. Noi abbiamo altri valori. Noi non abbiamo nessun complesso a dire che siamo un paese povero. Le parole di Sankara contrappongono alla nostra religione dello sviluppo lesperienza delle popolazioni del Sahel che per millenni, grazie a strategie leggere, hanno saputo sopravvivere sfuggendo alle persecuzioni del clima. Queste popolazioni sono un modello di leggerezza e le loro societ sono fondate su di un investimento minimo [] che ha permesso loro di sopravvivere. Un circolo virtuoso che si interrotto a partire dallepoca coloniale, quando le economie saheliane sono divenute dipendenti dalla economia metropolitana. [] Appesantito da questo fardello e da una pressione demografica in continuo aumento, il Sahel crollato, spezzandosi in mille frantumi. Una vicenda in cui ritroviamo molto della crisi profonda in cui si dibatte il nostro mondo sviluppato. Sar possibile ricomporre il mosaico? si chiede Aime alla fine del suo viaggio. Forse il mosaico molto pi esteso e complicato delle piane semiaride del Sahel, e per ricomporlo dovremo umilmente andare a scuola di leggerezza dagli ultimi della Terra. (Marco Di Marco)
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LUIGI CORBANI: LESTATE DELLA VERDI, UN ANTICIPO DI EXPO
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