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BASILEA 2 E LE SUE IMPLICAZIONI

SETTEMBRE 2006

Laccordo di Basilea 2
Di cosa si tratta
L accordo di Basilea 2 stato ratificato nel 2004 ed entrer in vigore a partire dal gennaio 2007. Si tratta di un sistema di regole che hanno lo scopo di assicurare la stabilit patrimoniale delle banche principalmente a garanzia dei depositi ma anche a garanzia della sicurezza ed efficienza del sistema bancario. L accordo stato studiato, redatto e sottoscritto dal Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria, istituito nella citt svizzera nel 1974 dai governatori delle banche centrali dei Paesi del Gruppo dei Dieci (Belgio, Canada, Francia, Giappone, Germania, Italia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia pi la nazione ospitante, la Svizzera) per formulare le linee guida sulla regolamentazione dellattivit bancaria internazionale e promuovere la cooperazione nel campo della vigilanza. Le proposte del Comitato, pur non avendo potere legislativo, sono accettate come normativa vincolante da oltre 100 Paesi. L evoluzione della gestione bancaria e dei rischi che le banche devono fronteggiare ha indotto il Comitato a rivedere laccordo in vigore dal 1988 (Basilea 1). per il rischio di credito e lintroduzione del concetto di rischio operativo. Per la valutazione del rischio di credito si rimanda ai capitoli successivi. Per quanto riguarda invece il rischio operativo, laccordo di Basilea 2 lo definisce come il rischio di perdite conseguenti a inadeguati processi interni, errori umani, carenze nei sistemi operativi o a causa di eventi esterni. In sostanza si tratta dunque di rischi diversi dal rischio di credito o insolvenza della controparte (il cliente che non paga) e dal tipico rischio di mercato (per esempio perdite su cambi, tassi, materie prime, derivati). Comprende tutti i rischi interni alla banca (dal cassiere che scappa con i depositi allerrore umano nellinserimento manuale di dati nei sistemi informativi), i rischi dovuti a sistemi di controllo interno inadeguati o insufficienti (per esempio le perdite dovute ad attacchi di hacker o a virus informatici e ai conseguenti danni al sistema informativo e alloperativit dellistituto) ma anche alcuni rischi dovuti allazione di persone o a eventi esterni alla banca (dal caso tipico di truffe o rapine, che comunque coinvolgono anche i sistemi interni di sicurezza e copertura del danno, a rischi impersonali come attentati terroristici, guerre, terremoti, inondazioni e cataclismi). Pi in dettaglio Basilea 2 si fonda su tre pilastri:

I tre pilastri
Con il nuovo accordo le banche, per essere considerate solide sotto il profilo patrimoniale, dovranno tenere in considerazione diversi elementi: cambia il criterio di calcolo del capitale di vigilanza (cio quanto esse devono accantonare per far fronte ai rischi di credito, di mercato e operativo); cambia il metodo di calcolo del rischio, con valutazioni specifiche sui singoli prestiti; cambiano le basi di calcolo del rischio, perch viene introdotta la categoria del rischio operativo (il rischio di credito e di mercato erano gi presi in considerazione da Basilea 1). Le maggiori novit rispetto a Basilea 1 sono la valutazione della qualit di ciascun debitore

1 pilastro: requisiti minimi di capitale. Vengono introdotte nuove regole per la


quantificazione dei rischi (valutazione del rischio operativo e nuove regole per il calcolo del rischio di credito) con relativo impatto sui requisiti patrimoniali della banca. In sostanza ogni banca viene chiamata a ricalcolare la somma che deve mantenere a disposizione (il capitale di vigilanza, appunto) per poter operare alla luce non solo della quantit ma della qualit dei crediti che ha concesso. In generale il

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fine di questo cambiamento normativo non un inasprimento dei requisiti di capitale, ma una loro razionalizzazione (v. tavola 1.1). Quello che ci si aspetta dalla normativa dunque che il capitale immobilizzato dalle banche per ottemperare ai requisiti minimi non debba aumentare drenando liquidit dal sistema, ma al contrario che possa diminuire, dando al sistema pi liquidit e dunque alle singole banche pi capitale da poter impiegare (per esempio concedendo crediti e/o fidi alla clientela). Tuttavia questo effetto sar diverso per ogni banca in ragione delleffettiva qualit (rischiosit) dei crediti in essere. Al limite le banche che hanno i clienti peggiori (che hanno concesso crediti pi rischiosi) potrebbero essere chiamate ad aumentare il loro capitale di vigilanza o a ridurre i loro crediti. Si tratta per di casi limite che non dovrebbero avere un impatto significativo sul sistema, che, al contrario, dovrebbe invece beneficiare di effetti opposti.

2 pilastro: il ruolo degli organi di vigilanza. Entrano in vigore nuovi principi guida per la supervisione da parte degli organi di controllo nazionali, volti ad assicurare che le

banche si dotino di adeguate politiche, procedure e sistemi di misurazione e controllo per la valutazione dei rischi e quindi delladeguatezza patrimoniale. In sostanza cambia loggetto della vigilanza, perch lorgano di controllo non viene pi chiamato a esprimere un giudizio sulla solidit della banca in base allottemperanza di requisiti formali e al risultato del suo operato, ma sulladeguatezza, efficacia ed effettivo funzionamento dei sistemi di valutazione dei crediti. Pu sembrare un cambiamento soltanto formale o di poco conto, ma ai fini pratici potr avere effetti piuttosto dirompenti. Se infatti fino a oggi gli organi di vigilanza avevano sostanzialmente solo il potere di censurare o sanzionare una banca per la cattiva qualit delle sue politiche operative soltanto ex post (hai concesso credito a soggetti che si sono rivelati insolventi, dunque hai agito male) con le nuove norme lorgano di vigilanza pu intervenire preventivamente (guarda che stai concedendo credito su basi di valutazione della controparte che non sono adeguate) entrando nel merito delle politiche operative messe in atto dalla banca anche prima che si verifichino effetti negativi (insol-

Tavola 1.1 Il Total Capital Ratio


Il primo pilastro (requisiti minimi di capitale) prevede di valutare ladeguatezza patrimoniale della banca per mezzo di un indice denominato Total Capital Ratio (TCR) che si basa sulla valutazione oggettiva delleffettiva consistenza patrimoniale della banca confrontata con una valutazione della qualit dei crediti concessi (impieghi). Il TCR si calcola sommando la riga uno del capitale (il capitale versato dai soci della banca per acquistarne le azioni o nocciolo che non il valore attuale delle azioni eventualmente quotate in Borsa pi i profitti trattenuti dividendi non distribuiti e aumenti di capitale meno le eventuali perdite accumulate) con la riga due (o capitale supplementare, definito secondo laccordo di Basilea 1 come somma delle riserve indisponibili, delle riserve di rivalutazione, della provvista generale, degli strumenti ibridi e del debito a termine subordinato) moltiplicata per un indice sintetico che rappresenta il complesso della qualit di tutti i crediti concessi. Attraverso lindice TCR si ottiene il rischio di credito in forma di percentuale dividendo il patrimonio di vigilanza (ovvero la somma che la banca deve mantenere a garanzia del credito) per la somma dellattivo ponderato per il rischio di mercato pi lattivo ponderato per il rischio di credito e lattivo ponderato per il rischio operativo. Perch i requisiti minimi di capitale siano soddisfatti il risultato delloperazione deve essere uguale o inferiore all8%. Patrimonio di vigilanza = 8% Attivo ponderato per il rischio di mercato + Attivo ponderato per il rischio di credito + Attivo ponderato per il rischio operativo

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venze). Rimane sostanzialmente inalterato il potere degli organi di vigilanza di controllare i requisiti formali a cui la banca deve attenersi per poter operare.

fabbisogno di capitale, siano trasparenti verso gli operatori di mercato fornendo loro le informazioni necessarie a valutare il profilo di rischio della banca e ladeguatezza del suo livello di capitalizzazione.

3 pilastro: trasparenza. Entrano in vigore linee guida in tema di trasparenza delle informazioni sulle condizioni di rischio della banca al fine di sviluppare il ricorso alla disciplina di mercato come integrazione del lavoro delle autorit di vigilanza. In sostanza Basilea 2 si preoccupa non solo che le banche si dotino di adeguati sistemi per la valutazione del rischio di credito ma anche che, alla luce della loro maggiore discrezionalit nel determinare il

Effetti pratici di Basilea 2


Anche se ormai da tempo si parla insistentemente dellaccordo di Basilea 2, in realt non sempre quello che si legge o si sente dire conforme a quello che effettivamente comporta lintroduzione delle nuove norme. Per questo abbiamo tentato di sintetizzare nella tavola 1.2 il confronto tra alcuni pregiudizi diffusi e la realt, nella speranza di poter contribuire a fare chiarezza.

Tavola 1.2 Cos Basilea 2


Basilea 2 non : Basilea 2 : Un criterio uniforme per tut- La standardizzazione del modo in cui espresso il giudizio di rischio di sinte le banche per valutare la tesi attraverso la probabilit di default (PD). rischiosit dellimpresa. Lobbligo di valutare il meri- Il rating basato su diverse tipologie di dati che derivano dalle seguenti fonti: to di credito dellimpresa so- dati di bilancio; lo con metodi quantitativi informazione andamentale, ovvero andamento dei rapporti dellimpresa basati sui dati di bilancio. con la banca: per esempio frequenza ed entit degli sconfinamenti, movimentazione dei conti, regolarit del portafoglio effetti, percentuale di fido utilizzato rispetto allaccordato; analisi settoriale; informazione qualitativa: per esempio governance e struttura organizzativa, tipo di prodotti, mercati, canali di vendita, quote di mercato e variabilit, tecnologia, capacit produttiva installata e grado di utilizzo, disponibilit di informazioni infra-periodali, qualit e frequenza, disponibilit di piani economico-finanziari e budget. Limposizione da parte della Lautonomia delle banche nel definire le modalit di determinazione dei raBanca dItalia di un unico mo- ting interni, scegliendo liberamente le fonti informative da utilizzare, sintetizzandole con pesi che potranno differire in modo significativo da quelli do di determinare il rating. di altre banche. Una restrizione generalizza- Un probabile aumento della disponibilit di credito, a seguito della liberazione di capitale da parte delle banche maggiori. ta del credito allimpresa. Un aumento del costo del Maggiore selettivit nei prezzi praticati, in coerenza con i livelli di rischio dellimpresa. credito.

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Cosa si chiede alle imprese


Se Basilea 2, come abbiamo detto, rappresenta un enorme sforzo operativo per le banche, non va assolutamente sottovalutato limpatto che avr sui clienti, e in particolare sulle imprese. Infatti la normativa introduce alcune novit fondamentali che impattano il processo del credito delle banche e che a cascata coinvolgono quindi pienamente la clientela, con leffetto di una sensibile trasformazione non solo delle modalit di accesso al credito, ma anche di valutazione sullopportunit, la convenienza e la tipologia di credito da richiedere. La prima conseguenza che lazienda deve essere in grado di giocare un ruolo attivo nel processo di valutazione. In sostanza non pu aspettare passivamente di vedersi assegnare un rating pensando che nulla cambi rispetto al passato: le condizioni a cui pu accedere al credito possono migliorare o peggiorare, difficilmente rimarranno le stesse. Ovviamente lazienda ha tutto linteresse sia a conoscere anticipatamente come cambiano le sue condizioni di accesso al credito, sia se possibile migliorarle. Per farlo necessario prima di tutto aumentare la trasparenza verso le controparti finanziarie (non basta pi chiedere del denaro, necessario poter chiarire perch lo si chiede, come si intende impiegarlo, con quali ritorni previsti, come si inserisce la richiesta nellambito delle strategie aziendali). La maggiore comunicazione richiesta potr essere pi o meno formalizzata e standardizzata da parte della banca (questionari e moduli da riempire, dati da trasferire, documentazione da produrre, procedure da seguire) ma certamente non sar frutto di un semplice processo informale che si possa risolvere in una conversazione. In altre parole il cliente impresa, abituato a rapporti anche consolidati con la banca e con il personale, deve prima di tutto prepararsi a rinnovare completamente le relazioni con listituto: non si tratta di una semplice tornata di adempimenti burocratici ma di un cambiamento radicale a cui conviene prepararsi. Come? Intanto effettuando alcune considerazioni relativamente semplici che in passato non era neces-

sario esprimere in maniera diretta. Perch ho bisogno di questa cifra? Come intendo utilizzarla? In che arco temporale intendo utilizzarla? Si tratta di denaro che mi serve per compensare semplici flussi di cassa negativi o per finanziare investimenti di medio o lungo termine? Che impatto avr lindebitamento sui flussi finanziari della mia azienda? Perch la chiedo alla banca e non tento di finanziarla direttamente attraverso il patrimonio o i flussi di cassa aziendali? Come va lazienda, come si sta sviluppando il mercato in cui opero? A fronte dellinvestimento che intendo compiere ho ordini attivi sufficienti a sostenere la sua copertura? E quali garanzie? Ecc. Questo esercizio di introspezione finanziaria o pi semplicemente di pianificazione va, per quanto possibile, sostenuto da una formalizzazione di tutti questi elementi. Pu non essere necessario, ma meglio che tutti gli elementi del ragionamento siano sostenuti da unadeguata documentazione facilmente reperibile, perch arrivare gi pronti non solo un risparmio di tempo ma offre la possibilit di avere una posizione negoziale migliore rispetto alla banca. Per migliorare questo processo di preparazione al nuovo scenario di mercato possibile applicare direttamente alla propria azienda metodologie di rating, purch metodologicamente solide e supportate da best practice, che possono essere sottoposte alla banca in sede di negoziazione del credito: per farlo necessario investire in sistemi informatici (software dedicati) in grado di fare proprio questo. Cos come fondamentali diventano un maggior rigore e solidit nei processi di pianificazione e monitoraggio delle performance aziendali.

Lo stato di preparazione delle imprese


Ma in pratica quanto hanno gi capito e realizzato le imprese del processo che dovrebbe portarle a interloquire meglio con le banche secondo i principi di Basilea 2? La Banca dItalia, nellIndagine sulle imprese industriali e dei servizi 2005 diffusa lo scorso luglio, ha re-

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so noti i risultati di un sondaggio effettuato su un campione significativo di imprese con pi di 20 addetti (sono escluse le microimprese al disotto dei 10 addetti e le piccole imprese dai 10 ai 19 addetti). Il primo risultato che la conoscenza della normativa e delle sue ricadute sui rapporti creditizi limitato: solo il 38,6% delle imprese dichiara di aver gi affrontato il tema dellimpatto di Basilea 2 sulloperativit aziendale. La percentuale tende a crescere con la dimensione dimpresa e risulta maggiore, anche se sempre limitata, per le imprese industriali (43,4%) rispetto a quelle dei servizi (31,6%). L informazione ancor meno diffusa tra le imprese del terziario nel Meridione: soltanto il 28 % dichiara di aver esaminato il problema. Per valutare limpatto di questi adeguamenti sulle imprese, sono state sottoposte specifiche domande a quelle che hanno dichiarato di aver acquisito informazioni approfondite su Basilea 2. Il 28,8% delle imprese ha indicato che gi nel corso del 2005 aumentata, per effetto dei nuovi accordi, la disponibilit di credito bancario, il 9,4% sostiene che diminuita. Al decrescere del numero di addetti aumenta la quota di imprese che dichiarano di aver percepito variazioni negative. I nuovi accordi hanno indotto variazioni nelle condizioni contrattuali e nella richiesta di garanzie da parte del sistema bancario nel 27% dei casi (rispettivamente il 15,7% segnala un trattamento meno favorevole e l11,6% percepisce un allentamento dei vincoli). Unanaloga quota dimprese (27%) segnala un aumento della richiesta di informazioni qualitative. Dato che gli accordi causeranno a tendere un considerevole aumento dello scambio di dati tra banche e imprese finanziate, comportando notevoli investimenti informativi anche per le imprese, la Banca dItalia ha poi chiesto se questo onere abbia indotto le imprese a selezionare maggiormente le banche finanziatrici: un quarto dei soggetti informati su Basilea 2 vuole

diminuire il numero di banche utilizzate, con unincidenza leggermente inferiore tra le grandi imprese, mentre poco diffusa lintenzione di cambiare la banca principale (4,9%). La notevole diversificazione tra imprese che percepiscono un miglioramento o un peggioramento suggerisce come la capacit del sistema bancario di valutare il merito di credito abbia gi subito un miglioramento prima ancora dellentrata in vigore delle regole semplicemente nel percorso di attuazione delle nuove metodologie di valutazione richieste dallaccordo. Insomma, sembra che le banche stiano gi scontando alcuni effetti di Basilea 2 mentre le piccole imprese (soprattutto dei servizi e soprattutto nel Sud) ancora non sanno, o sanno poco dei nuovi criteri relativi al mercato del credito. Ma quelle che si sono informate cosa stanno facendo? L indagine rivela che circa la met delle imprese informate su Basilea 2 ha introdotto modifiche organizzative in ambito finanziario; la quota leggermente superiore nel settore dei servizi. Sono pi attive le imprese del Centro e del Mezzogiorno e quelle di pi ridotte dimensioni. Dunque sembra che ci sia uninversione di tendenza rispetto ai criteri di informazione (le imprese pi informate sono le grandi industriali del Nord, ma fra quelle informate le pi attive sono le piccole dei servizi al Centro Sud). La strategia pi diffusa consiste nellarricchire le informazioni societarie fornite agli intermediari; questa evidenza indica un rafforzamento dellaspetto informativo nel rapporto banca-impresa. Segue laumento del rapporto tra patrimonio totale e debiti finanziari, presumibilmente finalizzato allottenimento di un rating pi favorevole da parte delle banche. Meno frequenti, secondo la Banca dItalia, sono le ristrutturazioni organizzative nellarea aziendale dedicata alla finanza e il ricorso a figure esterne; questultimo fenomeno intenso solo per le imprese piccole, che tradizionalmente si rivolgono a specialisti per lalta consulenza finanziaria.

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