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Giorgio Massignan

La politica urbanistica dell'assessore Vito Giacino

Giorgio Massignan

La politica urbanistica dell'assessore Vito Giacino

Smart Edizioni Collana: Pamphlet Prima edizione e-book: novembre 2013 Impaginazione: Studio Editoriale Giorgio Montolli Verona

INTRODUZIONE

Il tipo di pianicazione del territorio attuato dallamministrazione di Flavio Tosi, con assessore Vito Giacino, urbanisticamente incomprensibile. La concessione di un numero eccessivo di centri commerciali, di poli direzionali, terziari e alberghieri, in un periodo di grave crisi economica, con la conseguente riduzione della domanda di nuovi volumi per le attivit produttive, totalmente estranea ai reali bisogni della citt. Lo stesso per i 10.900 nuovi alloggi previsti in un periodo di stallo demograco e con oltre 10.000 abitazioni vuote nel solo ambito comunale. Vorremmo conoscere quali sono stati e quali sono i veri motivi che hanno spinto i nostri amministratori a pianicare milioni di mc di cemento che porteranno un dannoso squilibrio al territoriale e un grave aumento dellinquinamento.

I MECCANISMI DI GESTIONE DEL TERRITORIO A VERONA

Dal 1975, anno della Variante Generale al PRG (Piano Regolatore Generale), che prevedeva un grosso aumento della popolazione veronese, sono state urbanizzate aree verdi e costruiti edici residenziali per una popolazione prevista di oltre 400.000 abitanti. Le proiezioni demograche sono risultate clamorosamente errate, provocando cos lo spreco di migliaia di mq di territorio agricolo e laccumulo di migliaia di abitazioni stte. Secondo lIstat, circa il 20% del nostro patrimonio edilizio abitativo non occupato. Una quota quattro volte maggiore di quella tedesca. Nel nostro Comune, secondo i dati censuari, nel 2000 cerano circa 7.500 ettari di supercie agricola totale. Nel 2011 dovrebbe essersi ridotta a circa 6.000 ettari. La stessa teoria che ledilizia favorisca leconomia forviante, infatti, nel quinquennio 1998/2003, lattivit
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edilizia cresciuta del +17,6%, mentre il PIL nazionale, nello stesso periodo, cresciuto solo del +7,2%. La creazione dei posti di lavori e gli investimenti economici, dovrebbero essere fatti nel recupero del patrimonio edilizio non o sotto utilizzato, nella riqualicazione del patrimonio culturale e monumentale, nella messa in sicurezza degli edici pubblici, scuole in primis, e nel ripristinare un assetto del territorio che garantisca lequilibrio idrogeologico. La pianicazione territoriale avrebbe lesigenza di essere preservata sia dagli eccessivi appetiti economici che da quelli politico-elettorali. Ma non mai stato cos e gli interessi economici, assieme a quelli politici, hanno inuenzato le scelte duso del territorio. In questi anni di amministrazione Tosi-Giacino, le scelte duso del territorio sono state caratterizzate dalla carenza di pianicazione a favore della discrezionalit degli amministratori. Lutilizzo dello strumento del piano regolatore ora suddiviso in PAT (Piano di Assetto del Territorio) e PI, (Piano degli Interventi) per onorare le promesse fatte in periodo di consultazioni elettorali e/o consolidare i disegni
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della speculazione, si rivelato estremamente dannoso per lequilibrio territoriale della citt e non ha considerato le condizioni di un territorio sovra-urbanizzato e i conseguenti danni. Il PAT prevede la VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Lapplicazione della VAS alla pianicazione contribuisce alla denizione di piani che concorrono al perseguimento degli obiettivi di sostenibilit e che sono attenti agli effetti sullambiente, sulluomo, sul patrimonio culturale e paesaggistico. Il Comune di Verona non ha mai provveduto a dotarsi di una VAS. Si ha limpressione che le regole, le norme e i piani oggettivi, rappresentino un ostacolo alle trattative tra i pubblici amministratori e gli operatori privati. Nessuna seria e corretta programmazione territoriale avrebbe pianicato la realizzazione di ben cinque centri commerciali nella sola Verona Sud. Inoltre, ci si chiede quale sia la provenienza dei capitali investiti per la loro realizzazione: il periodo di crisi economica che stiamo vivendo non favorisce certamente gli investimenti dei privati in simili operazioni e la capacit di spesa di una citt come Verona non garantisce la
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sopravvivenza di tanti centri, in un ambito territoriale cos limitato. Gli strumenti urbanistici si sono trasformati nelle piattaforme tecniche che giusticano e noticano la speculazione edilizia. I nostri attuali amministratori hanno delegato la pianicazione sulluso del territorio agli operatori economici che, attraverso varie forme, non ultima la cosiddetta manifestazione dinteresse, scelgono e pilotano lo sviluppo della citt sulla base dei propri specici interessi.

LA NON PIANIFICAZIONE DI VERONA SUD

La conferma la non pianicazione di Verona Sud. Una zona industriale, a pochi chilometri dal centro storico, con parecchie grandi aree dismesse da riqualicare quali, le ex Ofcine Adige, il Foro Boario, gli ex Mercati Ortofrutticoli, gli ex Magazzini Generali e lex Manifatture Tabacchi. Gli amministratori pubblici, anzich analizzarne il potenziale esistente e coniugarlo con la vocazione e le necessit di Verona, allinterno di un piano territoriale unitario e organico, hanno preferito ricucire le differenti proposte dei vari gruppi di imprenditori privati, realizzando cos una sorta di abito di Arlecchino. Solo nelle prime quattro aree, saranno realizzati circa quattro milioni di mc di costruito, di cui un milione di edici residenziali e tre milioni tra direzionale, commerciale e alberghiero. Da nessuna analisi si evince che Verona ha bisogno di centri direzionali e commerciali e neppure di nuove abitazioni.
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Di fatto, il suolo viene concesso alle trasformazioni immobiliari per nanziare servizi, stipendi ed eventi locali. La zona sar rivoltata come un calzino. Gi i primi progetti approvati sono allinsegna del gigantismo. Ex Ofcine Adige. Sullarea di 100.500 mq delle ex Ofcine Adige (si chiamer Adige City) verranno costruiti appartamenti, ufci, spazi commerciali e un albergo. Ex Manifattura Tabacchi. Ufci, negozi e un albergo per un totale di 79.500 mq. Ex Autogerma. 79.500 mq, principalmente residenziali. Lo Scalo merci della ferrovia. Nella stessa area del deposito merci delle Ferrovie, dove si potrebbe realizzare un grande parco urbano, con beneci ambientali e climatici e servire come elemento di ricucitura tra le zone Sud e Ovest della citt, sono invece ipotizzate nuove strade, nuovi parcheggi e nuove costruzioni. Lex Biasi ora Ikea. Lintervento accolto dalla Giunta
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sullarea Biasi prevede 241.000 mq, a cui vanno aggiunti 90.000 mq tra ricettivo, direzionale, ludico ricreativo e altri 75.000 mq di nuove residenze per 1.700 nuovi abitanti. Accanto sorger un Parco commerciale altrettanto grande: 267 mila mq, con capacit edicatoria di 190 mila mq, 50 mila pi dellIkea. Lex Cartiere Verona. Sar realizzata, a poco meno di 500 metri di distanza da Porta Nuova, in unarea di circa 150.000 mq, una city con 300.000 mc di nuova cementicazione che ospiter circa 70 negozi, bar, ristoranti, palestre, centri per il tness e ufci. Signica stravolgere i gi precari equilibri urbanistici di quella zona. Nella nuova area andranno giornalmente a lavorare circa 1500 persone e molte altre migliaia vi arriveranno con le loro automobili per usufruire dei servizi commerciali e direzionali. Non saranno certamente le progettate sette nuove rotonde spartitrafco che potranno risolvere lenorme aumento dei ussi di trafco che una tale struttura causer. Verona non ha necessit di un tale attrattore di trafco tra le due arterie, Viale Piave e Via Basso Acquar, sempre intasate di automobili. Non si capisce il motivo per cui la sentenza del Consi12

glio di Stato 5054/2007, favorevole al Comune di Verona, che confermava la regolarit del percorso seguito dallamministrazione Zanotto e rigettava il ricorso presentato dalla societ Verona Porta Sud sulla legittimit dellinserimento delle ex Cartiere nella Variante di Verona Sud, sia stata inspiegabilmente disattesa dallattuale amministrazione Tosi, che ha stralciato (delibera del Consiglio comunale 22/2008) lambito dal Piano di Verona Sud, scegliendo senza motivazioni convincenti la strada del Piano attuativo. Per liberare larea stato tagliato un bosco di pioppi vecchio di oltre trentanni, rinaturalizzato e quindi posto sotto vincolo. Il progetto Palazzina. Lennesimo e inutile consumo di suolo agricolo a favore della speculazione edilizia sta permettendo la realizzazione del Progetto Palazzina, che prevede la costruzione di 53.000 mq di edici adibiti a commercio, (a 300 metri dal Famila di Borgo Roma e a 2 chilometri dal Galassia) e a residenza, in una zona agricola compresa tra via del Pestrino e via San Giovanni Lupatoto.
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Anzich rappresentare il biglietto da visita del Parco dellAdige Sud, questo progetto penalizzer ulteriormente unarea gi duramente provata da trafco e inquinamento, circondata da una strada di portata intercomunale (via San Giovanni Lupatoto), e una (via del Pestrino) usata come alternativa per raggiungere Borgo Venezia e un ponte sul canale Giuliari. Tutto questo in cambio di una rotonda. La scelta di barattare concessioni edilizie con la costruzione di infrastrutture viabilistiche, per regolarizzare laumento del trafco che i nuovi insediamento causeranno, fallimentare. Il centro commerciale di fronte alla Fiera. La politica urbanistica del duo Tosi-Giacino, intende permettere la realizzazione di un nuovo polo commerciale di 8.500 mq di fronte alla Fiera. La zona della Fiera avrebbe bisogno di essere decongestionata e non aggravata di altro trafco. Ancora una volta si voluto accogliere la richiesta di un gruppo privato, senza considerare la complessit dellintero territorio comunale con le relative esigenze e necessit. Nel momento in cui si deciso di lasciare la Fiera nella
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sede attuale, sarebbe stato necessario dotarla di spazi e di servizi adeguati per permetterle di essere competitiva con le altre sedi nazionali ed europee. Il rischio di perdere manifestazioni importanti come il Vinitaly. Queste scelte non sono giusticate neppure dallesigenza di fare cassa. Gli errori e gli eccessi saranno pagati in futuro dalla collettivit in modo pi gravoso e pesante di quanto il Comune abbia incassato. Lassessore sostiene che solo un terzo dellarea, 8.500 mq, sar ceduto, ma non considera tutto il usso di trafco che un altro polo commerciale attirer di fronte alla Fiera. Il consigliere Michele Bertucco ha fatto notare che in tutta la provincia di Verona, attualmente, le aree commerciali occupano 144.000 mq e che nella sola Quinta Circoscrizione, quella di Verona Sud, il Piano degli Interventi ne prevede adesso altri 432.233. La mobilit. La questione pi importante, quella della mobilit, stata trascurata. Il piano di riqualicazione dellintera area meridionale presuppone un notevole afusso di trafco, ma anzich intervenire nella zona Sud, si stanno investendo enormi somme di denaro
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(quasi 500 milioni di euro), per la tangenziale Nord. I nostri amministratori invece di programmare un sistema della mobilit basato sul trasporto pubblico, hanno preferito la grande opera infrastrutturale, la complanare Nord con il traforo della collina e la strada di gronda, funzionale solamente alla viabilit extra urbana e autostradale. Intervento questo che piloter il cambio di destinazione duso, da agricola a edicabile, delle aree settentrionali e occidentali di grande pregio ambientale cedute come aree di compensazione ai privati che, con la formula del project nancing, realizzeranno linfrastruttura.

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LE RISPOSTE DELLASSESSORE GIACINO

Le risposte date dallassessore alla Pianicazione alle nostre obiezioni sulla sorte di Verona Sud non ci hanno tranquillizzato, ma ulteriormente preoccupato. Il suo tentativo di sdrammatizzare le nostre inquietudini per il futuro assetto della zona, affermando che sono stati rmati accordi solo per 89.000 mq di aree commerciali e che i rimanenti 346.000 sono solo stati inseriti negli strumenti urbanistici, risultato contraddittorio. Dalle sue risposte si evince che lesecutivit di tutte le migliaia di mq pianicati sar denita da come si concluderanno le trattative tra lassessore e i vari operatori privati sui progetti ancora da discutere. Ancora una volta lassessore Giacino non affronta il vero e drammatico problema che, per causa sua, sta afiggendo il nostro territorio: la totale mancanza di pianicazione. Dalle sue dichiarazioni appare chiaro come le diverse
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scelte siano state dettate non da motivi di equilibrio territoriale, ma dalla controparte che i vari operatori privati hanno offerto e offrono al Comune per ottenere il permesso di costruire nuovi centri commerciali o altro. Quale qualit potr mai godere una citt sottoposta a tali metodi di scelte urbanistiche? Non si mai chiesto lassessore se tutte le infrastrutture, che i privati regalano alla pubblica amministrazione in cambio di nuove concessioni, non servano altro che a contenere, solo parzialmente, il disagio e il caos che questi insediamenti produrranno? Verona Sud, invasa da cinque centri commerciali nel raggio di qualche chilometro, unoffesa a qualsiasi metodo di corretta e oggettiva pianicazione territoriale. Inoltre, ci chiediamo chi siano coloro che, in questo periodo di grossa crisi economica, decidano di investire denari nella costruzione di questi impianti, gli di altri momenti storici. Inne, pensare di ridurre larea dello scalo merci della ferrovia a parcheggi, privando la citt di Verona, una delle pi inquinate dEuropa, di un parco piantumato con funzioni di riqualicazione ambientale e di ricucitura urbanistica tra due quartieri, un scelta miope e sbagliata.
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GLI STRUMENTI URBANISTICI PAT e PI

Gli estensori dei recenti PAT e PI non hanno considerato le condizioni di un territorio sovra-urbanizzato e i conseguenti danni che una nuova espansione avrebbe causato. Nel PAT sono pianicati: 10.900 nuovi alloggi, 750.000 mq di edici a uso commerciale, terziario e produttivo. Il PAT e il PI non evitano il consumo eccessivo di suolo e non favoriscono il recupero del patrimonio edilizio esistente. Secondo le previsioni del PAT, confermate dal PI, nel 2011 la popolazione di Verona avrebbe dovuto raggiungere le 278.000 unit, per toccare le 287.000 nel 2016. In realt nel 2011 si fermata a 264.000. Dato che avrebbe dovuto, come prescritto dalla legge urbanistica regionale allart. 17, rivedere lintero Quadro Conoscitivo di supporto al PAT e riconsiderare le previsioni insediative. Il PAT prevede, nel decennio, una capacit insediativa residenziale di 5.000.000 mc; il PI quinquennale ne ha
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potenzialmente consumati 4.293.000. Ai 2.843.900 mc a destinazione residenziale pianicati nel PI, vanno aggiunti i 700.000 mc delle aree non edicate del vecchio PRG, oltre a 700.000 mc di riserva. Inoltre, non sono state tolte dal dimensionamento del PAT le previsioni urbanistiche dei PIRU (Piano Integrato di Riqualicazione Urbana) e dei PUA (Piano Urbanistico Attuativo). Il PI, potenzialmente consuma, in cinque anni, quasi lintera volumetria prevista dal programma decennale del PAT (oltre 3.000.000 mq) per il settore produttivo (2.460.615 mq), e il 95% del commerciale (237.937 mq), a fronte della previsione decennali del PAT di 249.072 mq. Inoltre, per rispettare le norme della Legge Regionale n. 11 sullERP (Edilizia Residenziale Pubblica), che obbliga i Comuni sopra i 25.000 abitanti a destinare tra il 20% e il 40% della capacit insediativa del PI alledilizia residenziale pubblica, sono state inserite le aree PEEP (Piano per lEdilizia Economica Popolare) approvate prima del PAT. Senza questultime la percentuale non avrebbero superato il 15%. Lo stesso standard sulla quantit di aree a servizi per abitante (30 mq) non stato osservato. Infatti, malgrado
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le raccomandazioni della Regione, nel PI non sono state distinte le aree a servizi comunale da quelle a servizi sovracomunale. Nonostante la legge approvata dal Consiglio dei ministri che blocca ledicazione nelle aree agricole, nel PAT decennale previsto il cambio duso di ben 167 ettari agricoli e di questi il 67%, circa 113 ettari, lo sar nei primi cinque anni del PI Nel PI l80% degli interventi presentati dai privati (300 su 418 proposte accolte dalla Giunta), prevedono il recupero e la riqualicazione delle aree esistenti e il 20% riguarda le aree di espansione. Ma com stato considerato il recupero? La trasformazione delle aree dismesse stata, di fatto, suggerita dalla partecipazione degli operatori immobiliari privati nei processi decisionali e strategici pubblici locali. Non un piano che programma il territorio, come richiesto dalla nuova legge regionale, ma un piano che si adegua alle diverse spinte dei vari gruppi di interesse privati. Il PI permette che siano occupate le poche aree ancora libere allinterno del tessuto urbano e si sfrangi ulteriormente con una edicazione disordinata e diffusa. In tal
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modo non si interpretato coerentemente il signicato dellart. 6, al ne di accettare quelle manifestazioni di interesse che proponevano progetti di trasformazione programmati dal PI e di eliminazione degli elementi di degrado, valutando la localizzazione del credito edilizio non necessariamente in loco, soprattutto se in zone fragili (versanti collinari, zone a ridosso dellAdige, contesti caratterizzati dalla presenza di elementi storico-architettonici importanti). Non stato assolutamente considerato il ruolo e il valore dei vuoti urbani, di quelle zone libere che dovrebbero rimanere tali per delimitare la citt consolidata rispetto ai borghi periferici. Anzich utilizzarle per servizi vari che sono urbanizzazioni vere e proprie, andrebbero considerate fondamentali per migliorare la qualit dellambiente, per alleggerire linquinamento acustico e dellaria e per aumentare la supercie drenante del territorio. Il PI ha inoltre mancato uno dei principali obiettivi indicati dalla legge regionale: quello di mantenere e/o recuperare le funzioni agricole del territorio comunale e di valorizzare le trasformazioni, se compatibili con lassetto ambientale e paesaggistico a favore della collettivit.
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In questo caso laffermazione contenuta nel PI la corretta gestione del territorio non deve svilupparsi attraverso limitazioni assolute e vincoli alla possibilit di edicare, senza una chiara valutazione e conseguente denizione di quali siano le condizioni oggettive per gli interventi di nuova edicazione, di miglioramento e/o ampliamento delle strutture esistenti, nonch di nuove destinazioni degli edici agricoli non pi funzionali, potrebbe causare unulteriore edicazione nel territorio rurale.

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ALTRI ESEMPI DEL RAPPORTO TRA IL PUBBLICO E IL PRIVATO

La pubblica amministrazione di Verona ha sciupato irrimediabilmente le opportunit offerte dalla dismissione di importanti strutture militari come lArsenale, Castel San Pietro, la Passalaqua e le future caserme che il demanio militare probabilmente metter in vendita. I nostri amministratori, come risposta alle critiche per le loro scelte dissennate, replicano che senza lintervento della speculazione privata il Comune non avrebbe i denari sufcienti per intervenire e quelle preziose aree rimarrebbero degradate diventando il covo degli sbandati. certamente vero che il nostro Comune non ha le risorse nanziare sufcienti per intervenire adeguatamente in tutte quelle zone, ma ritengo che piuttosto di rovinarle irreversibilmente con operazioni pi legate alla speculazione edilizia che al servizio della citt, sia meno grave lasciarle come sono in attesa di tempi e amministratori migliori.
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La pi grande fortuna di Verona stata quella di essere una citt militare, la pi grande iattura che i militari se ne siano andati lasciando o vendendo al Comune di Verona i loro beni architettonici. Le varie amministrazioni hanno dimostrato di non aver capito lenorme valore di questo patrimonio di edilizia storica. Infatti si sono limitate a intervenire analizzando area per area, contenitore per contenitore, come se fossero tante isole, senza tenere presente che appartengono al tessuto urbanistico della citt, che come tale andrebbe pianicato. Passalacqua. Purtroppo la Giunta Tosi-Giacino ha preferito regalare alla speculazione edilizia privata la possibilit di costruire 140 appartamenti, oltre ai 103 di edilizia convenzionata e sovvenzionata e vari negozi, sul luogo dove sorgevano circa 200 alberi dalto fusto. Al posto degli alberi sorta una barriera di edici che, di fatto, isoler larea dellex caserma dal resto del quartiere. Non si capisce perch gli amministratori pubblici non abbiano voluto che le residenze fossero recuperate ristrutturando una parte delle migliaia di appartamenti
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stti che presenti anche nel quartiere Veronetta. Ancora una volta, anzich riqualicare il patrimonio edilizio esistente e non utilizzato, si preferito costruirne di nuovo. Con questo assurdo intervento si perduta lopportunit di realizzare un vero e proprio campus universitario nel centro storico. Arsenale. Lex deposito austriaco cade a pezzi e lamministrazione prevede la cessione per concessione per novantanove anni dei due terzi delle superci coperte a privati che ne ricaverebbero bar, ristoranti, negozi e ufci. In pratica una vendita: il concessionario acquisisce, sulla sua parte di Arsenale, il diritto di costruire sia in supercie che nel sottosuolo (ad esempio parcheggi). Gli viene inoltre riconosciuta la possibilit di rivendere a terzi i diritti reali cos acquisiti. Gli unici vincoli, che verranno meglio specicati nella convenzione tra lamministrazione comunale e i promotori del progetto, riguardano lobbligo di eseguire un restauro conservativo della struttura originaria e di rispettare le destinazioni duso assegnate che prevedono, per lappunto, una quota maggioritaria di commerciale (negozi, bar ristoranti)
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e una quota di direzionale (ufci). In cambio il Comune di Verona otterr la ristrutturazione del terzo residuo, lunico a rimanere a destinazione pubblica. La proposta, che assume la forma del project nancing, stata presentata al Comune di Verona tra la ne del 2011 e linizio del 2012 da Contec Ingegneria, la stessa che ditta di progettazione veronese che troviamo alleata ai potenti costruttori friulani della Rizzardi-De Eccher, che a Verona avevano gi partecipato alla gara per laggiudicazione del lobus, perdendola. Il cuore di ogni progetto di nanza il PEF (Piano Economico Finanziario), che ne dovrebbe assicurare la sostenibilit. Loperazione in s molto semplice: il concessionario (ovvero la cordata di imprese che si aggiudicher lappalto) si impegna a investire nellArsenale 48 milioni di euro, 23 dei quali verranno impiegati per ristrutturare gli edici dellala Est che rester in gestione al Comune e il resto per valorizzare economicamente le aree che ricever in concessione. La parte pubblica consta di circa 8 mila mq con le seguenti destinazioni: 1) spazi museali nella Palazzina di comando (che probabilmente manterranno la medesima
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funzione di deposito museale che gi oggi ospita le famigerate selci blu della collezione di storia naturale); 2) spazi per una scuola materna, nei quali verr trasferito lasilo oggi ubicato nei locali della San Vincenzo di via Prato Santo che la Curia, proprietaria, intende vendere; 3) spazi per la Seconda Circoscrizione e per le attivit sociali. Nei 23 milioni compresa anche la sistemazione delle aree verdi che ammontano a 37 mila mq. Oltre alla cessione per 99 anni dei due terzi delle aree coperte, per un totale di 15 mila mq, il Comune si impegna a conferire al concessionario anche 12 milioni di euro a titolo di contributo a fondo perduto. Il Piano Economico Finanziario prevede che il concessionario rientri dellinvestimento alienando le sue aree (quelle ricevute in concessione) una volta ristrutturate, cosa che potr fare gi a partire dal quinto anno. Tenuto conto che la durata dei lavori prevista in quattro anni (due per la progettazione e due per la realizzazione) questo signica che il concessionario potrebbe uscire di scena molto presto. Al sesto anno infatti previsto che esso realizzi per intero la vendita degli spazi dati in concessione incassando 50 milioni di euro.
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Il bilancio al sesto anno, infatti, vede il Comune beneciare di lavori di ristrutturazione per un valore di 23 milioni, ma nel frattempo avr sborsato i 12 milioni di contributo e avr ceduto per 99 anni i due terzi del compendio. Il concessionario avr invece sborsato in totale 48 milioni, ma avr incassato i 12 milioni del contributo comunale e i 50 dei proventi della vendita delle aree privatizzate. Inoltre, il contratto prevede che il concessionario resti gestore dei servizi dellArsenale no al 15 anno, attivit che, secondo le analisi disponibili, frutter altri 10 milioni di euro. Totale dei ricavi: 72 milioni. Il ricavo del concessionario a investimento concluso sar pari a 3 volte la spesa sostenuta per la ristrutturazione delle superci comunali.

Giorgio Massignan Presidente provinciale Italia Nostra Verona, 30 ottobre 2013

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INDICE

I MECCANISMI DI GESTIONE DEL TERRITORIO A VERONA LA NON PIANIFICAZIONE DI VERONA SUD LE RISPOSTE DELLASSESSORE GIACINO GLI STRUMENTI URBANISTICI PAT e PI ALTRI ESEMPI DEL RAPPORTO TRA IL PUBBLICO E IL PRIVATO

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