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PISCINAS
il nostro Sahara
VITTORIO GIANNELLA
PISCINAS
il nostro Sahara
DI METELLO VENÈ
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ca. E lo trova: fuggito da tutto e da tutti, indovinate un po’ dove? “In
NELLA PAGINA A FRONTE: LO
SPARTO (AMMOPHILA LITTORALIS), verità, pensavo di farlo finire in Maremma. Ma un paio di giorni a Pi-
PIANTA TIPICA DI QUESTI AMBIENTI, scinas sono bastati a farmi cambiare idea: il luogo ideale per esiliarsi
CONSOLIDA LE DUNE. PAGINE
dalla realtà non poteva essere che qui”.
PRECEDENTI: LA MOLE DELLE DUNE,
ALTE FINO A 60 METRI, SI STAGLIA E già lo immagini, mentre pensa, e scrive, e arranca sugli immensi Angela era tesa a un solo obiettivo: scorgere la striscia azzurra del mare, sotto il globo ros-
SUL VERDE DELL’ENTROTERRA. pendii sabbiosi, ed entra in un mondo “che ti accoglie e ti parla”. Il so del sole che si avviava al tramonto. E di lì a poco, finalmente, si rese conto di essere al
fustigatore dei piani alti del Pa- primo traguardo del suo viaggio: una calma distesa d’acqua, di un bel grigio lucente, e at-
lazzo che cede ai piani alti della torno la perfezione delle dune, macchiate di arbusti verde scuro, mentre la sabbia le sembrò
Costa Verde, “le dune come regine una crema spalmata dovunque, di colore identico a quello del cappuccino con la panna.
COME ÈPROTETTA che mostrano al mare le loro corone Ma qualche istante dopo, Angela fece la prima delle tante scoperte che il mondo di Pisci-
L’area delle dune fa parte della Riserva naturale del Monte Arcuentu di ginepro”. Il cronista di razza nas teneva in serbo per lei: le dune possedevano mille facce, e le esibivano una dopo l’altra
e Rio Piscinas, che si estende per 10.972 ettari; che si appassiona, e, pur riba- in un batter d’occhio, per ordine del sole e del cielo. Difatti, nell’avvicinarsi all’albergo, la
a sud confina con la Riserva naturale di Capo Pecora, promontorio
tufaceo (con imponenti cordoni di dune) di 1.659 ettari. dendo “non sono un ecologo”, sabbia le parve già più scura, quasi marrone, la pelle liscia di un enorme e pacifico anima-
Nel cuore del piccolo Sahara sardo, l’antico deposito minerario trascorre le serate a documentar- le, sdraiato ventre a terra per scrutare il mare. (Giampaolo Pansa, 1998)
collegato alla miniera di Ingurtosu, oggi trasformato si nella piccola biblioteca del-
in un alberghetto, è stato dichiarato monumento nazionale l’Hotel Le Dune, l’alberghetto ex
(1985) dal ministero dei Beni Culturali
per il suo particolare interesse storico e artistico. deposito che da queste parti è
un esempio di come archeologia
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DANIELE PELLEGRINI
APPUNTI DI NATURA
Lo scenario fatato di Piscinas si spalanca
all’improvviso davanti agli occhi del visitatore che
percorre la strada. Questa scende in strette
curve, fra ruderi spettrali e bosco magnificamente
invadente, da Montevecchio, paese-mausoleo
dell’epopea mineraria. Le dune si ergono alte e si
allontanano per più di 3 chilometri dal mare,
insinuandosi nel bosco e nella rigogliosa macchia.
La sabbia, sottilissima e ambrata, copre
tutto, assecondando gli umori dei venti, così che
il paesaggio è perennemente mutevole. A dare
fissità ci provano tenaci lentischi, cespugliosi ginepri
coccoloni, filliree, corbezzoli e rudi olivastri,
resi striscianti dalla violenza dei venti. Cannucce
selvatiche, sparse tamerici e giunchi indicano
che in passato c’era l’acqua. E poi euforbie e cisti, e
soprattutto una diffusa presenza floreale che,
all’approssimarsi della precoce primavera, spruzza
di colori la sinuosa coltre dorata. Caute pernici
frequentano il limitare delle dune, mentre le lepri vi
si addentrano costantemente. Come le volpi,
che scavano la tana sotto le radici dei ginepri. In
primavera arrivano i gruccioni, che nidificano
a frotte nei pressi del vicino rigagnolo. Topi selvatici,
scarabei, piccoli passeriformi tessono trame di segni
sulla sabbia, per testimoniare la vita sulla duna.
MA LA SCARICA PESANTE di adrenalina al naturalista
curioso l’assicura la visione delle evidenti tracce
del cervo sardo (Cervus elaphus
SOPRA: UN RAMO SECCO CREA DELICATI GIOCHI D’OMBRA SULLA SABBIA DELLE DUNE. A FRONTE: CERVI (UNA FEMMINA
DOMENICO RUIU
corsicanus). Orme inconfondibili
CON IL CERBIATTO E UN MASCHIO) NELLA MACCHIA CHE SI ESTENDE ALLE SPALLE DELLE DUNE DI PISCINAS.
svelano lunghe traversate
QUASI STERMINATA, LA SOTTOSPECIE PROPRIA DELL’ISOLA (CERVUS ELAPHUS CORSICANUS) È OGGI IN NETTA RIPRESA.
allo scoperto, raccontando una
frequentazione che parrebbe
industriale e turismo possano andare d’amore e d’accordo. fuori luogo soltanto immaginare.
Perché nasce la duna? In che modo il vento costruisce castelli di Scampato a uno stermino
sabbia che cambiano forma ma non cascano mai? Fa un certo effetto che sembrava incombente, il cervo
sentirselo spiegare da uno che non s’è mai occupato di ecosistemi, sardo sta conoscendo qui nuova
ma la competenza acquisita scarpinando tra mare e montagna è in-
discussa: “Volevo impadronirmi del segreto di un piccolo universo,
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abbondanza. Diversi esemplari
vivono ai confini delle dune, che
FRANCO TESTA/COLL. NATTA
dove tutto sembra finito e, invece, tutto è rimasto vivo”. Finito come attraversano regolarmente,
il mondo minerario, di cui pure Piscinas fa parte (vedere il servizio a offrendo all’osservatore paziente
pagina 56); vivo come le dune, le sue piante e i suoi animali. E allora e fortunato un’emozione
ecco la storia del vento, che per millenni soffia da nord-ovest e rin- indescrivibile. (Domenico Ruiu)
tuzza la sabbia verso l’entroterra; ecco i cumuli color crema coloniz-
zati da vegetali psammofili (letteralmente,
amici della sabbia): la gramigna delle spiag-
GRUCCIONE ge, lo sparto pungente, i ginepri che si prostrano Angela comprese di essere soltanto una formicuzza al cospetto della Grande Duna: un’entità che ti catturava,
(MEROPS APIASTER)
assecondando le raffiche. Piante che chiedono ti rimpiccioliva e ti annullava. Si fermò a osservare Viotti che marciava più spedito ed era già abbastanza lon-
poco, sopportando alti tassi di salinità e fa- tano, dentro la vallata di sabbia costeggiante il bastione rivolto all’hotel. Gli sembrò un microscopico bambino
cendo quasi a meno dell’acqua, e danno mol- che procedeva lasciandosi alle spalle orme come capocchie di spillo. E destinato, di lì a poco, a diventare invi-
to: è il fitto reticolo delle loro radici, infatti, sibile sullo sfondo della piana di Piscinas. (Giampaolo Pansa, 1998)
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DOMENICO RUIU
SOTTO:
IL TRACCIATO DEL BREVE che consolida e stabilizza la duna, un po’ come succede con l’inte-
ITINERARIO CHE PROPONIAMO. laiatura metallica nel cemento armato.
PAGINA A FRONTE: GLI UNICI MODI
PER ESPLORARE LE DUNE SONO
“Con la storia di documentarmi per ambientare il libro, in quel pe-
A CAVALLO O, COME QUI, A PIEDI; riodo a Piscinas ci sono tornato spesso, in ogni stagione”, rivela Pan-
NON SONO ASSOLUTAMENTE sa. E dall’album dei ricordi saltano fuori, nell’ordine: i bagni in piena
AMMESSI I MEZZI MOTORIZZATI.
estate nell’acqua “di un turchese perfetto, ma calda no”; l’escursione
in una notte d’inverno per scovare i cervi sardi (vedere anche il riqua-
dro a pagina 85), con “i loro occhi brillanti nel buio, piccoli faretti fissi,
o gemme fosforescenti”. E un paesaggio che contrappone la mobi-
lità nervosa della duna, mai uguale a se stessa, pronta a cambiar for-
ma e colore a seconda di come la accarezzi il sole, all’immutabilità
assoluta del mare. “Ho letto da qualche parte che piace a chi invec-
chia proprio perché è sempre lo
stesso e non ti fa pensare al tempo
che scorre. Il tempo qui è fermo”, di-
ce Pansa. E l’ha fatto dire pure a
Bruno Viotti, quello del libro, quel
giornalista Stregato dalla Duna che
gli assomiglia fin troppo e, guar-
dacaso, è protagonista “del roman-
zo che mi è più caro”.
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