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Universit degli studi di Torino Facolt di Agraria Corso di Laurea in Scienze Forestali e Ambientali

Relazione finale

Influenza dellabete rosso sulle caratteristiche del suolo: relazioni con clima, roccia madre, fattori antropici

Relatore: Prof. Eleonora Bonifacio

Candidato: Francesco Albano

Anno Accademico 2005-2006

1. Introduzione 2. Labete rosso


2.1 2.2 Areale di distribuzione di Picea abies (L.) Karsten. Autoecologia

3. Caratteristiche generali dei suoli sotto abete rosso


3.1 3.2 3.3 3.4 I suoli delle peccete Caratteristiche generali della lettiera Tipo di humus sotto Picea Processi pedogenetici a carico degli orizzonti minerali

4. Materiali e metodi
4.1 4.2 Reperimento dei dati Analisi e trattamento dati

5. Risultati ottenuti e discussioni


5.1 5.2 5.3 5.4 Il set dei dati Sostanza organica e indici di mineralizzazione pH Capacit di scambio cationico e cationi scambiabili

6. Conclusioni 7. Origine dei dati 8. Bibliografia


2

Introduzione

Il suolo viene prodotto per interazione fra litosfera, atmosfera, idrosfera, biosfera, attraverso numerosi processi chimici, fisici e biologici che, agendo simultaneamente o avvicendandosi, operano sinergicamente o in opposizione. Esso costituisce l'ambiente fondamentale in cui vive e si sviluppa lapparato radicale della totalit delle specie arboree d'interesse forestale. Il suolo si sviluppa in un sistema a diverso grado di complessit grazie ai processi pedogenetici, e l'ampia variet di materiale litologico da pedogenizzare, il clima, la forma del rilievo, il fattore tempo e quello biologico, convergono portando allevoluzione dei profili e alla presenza di tipi di suoli differenti distribuiti in tutto il mondo. E noto quanto i suoli che abbiano mantenuto a lungo la copertura forestale rechino traccia di una pedogenesi ampiamente influenzata dalla presenza stessa del soprassuolo boschivo. Questo lavoro concerne l'influenza dell'abete rosso, la conifera di maggiore importanza forestale in Italia e in Europa, sulle caratteristiche dei suoli in cui vegeta, al fine di identificare quali siano i casi pi tipici e quali i fattori che, congiuntamente al peccio, influenzano le propriet pedologiche.

2.

Labete rosso

2.1

Areale di distribuzione di Picea abies (L.) Karsten.

Il genere Picea rappresentato da un elevato numero di specie (quasi 40), a loro volta divise in sezioni, che differiscono fra loro a seconda dei criteri adottati dagli autori. Tutte le specie che lo compongono si collocano in zone temperate e temperato-fredde, soprattutto nel Nord America e in Asia; gi solo in Cina presente un terzo di tutte le specie del genere, che in taluni casi arrivano a costituire dei rari endemismi. Sul territorio eurasiatico vegeta abbondantemente labete rosso (Picea abies) suddiviso, secondo la Flora Europea (Tutin et al. 1964), in due sottospecie: P. abies subsp. abies, e P. abies subsp. obovata. Esso ascrivibile alla sezione Eupicea, la pi importante per quanto riguarda lEuropa. Nel nostro continente le specie spontanee sono solo due: Picea abies e Picea omorika. P. abies nativo dellEuropa ed ha una estesa area di distribuzione naturale, spontanea, che pu essere divisa in diversi settori. Il pi rilevante il settore baltico-siberiano, incredibilmente ampio, particolarmente omogeneo e ben conformato, perch comprende quasi tutta la Scandinavia, i Paesi Baltici, la Russia centro-settentrionale fino agli Urali, dove raggiunge lareale di Picea abies subsp. obovata. Esiste una sottile linea di separazione che divide il settore appena menzionato da quelli centroeuropei, e consta di un corridoio nella Polonia settentrionale, la cosiddetta "disgiunzione polacca", che distingue popolazioni derivanti da rifugi glaciali russi ed asiatici da altre provenienti dai rifugi glaciali sud-est europei. Segue poi il settore carpatico-danubiano, che comprende le Alpi Transilvane, i Carpazi, i Sudeti, lErs-Gebirge e la Selva Boema espandendosi a

Nord nella Polonia meridionale, nella Slesia e nella Sassonia; giunge fino allAustria superiore. Un terzo settore quello alpino-balcanico che, dalle Alpi attraverso i Velebiti e le Alpi Dinariche, si estende fino alla Macedonia. Sono inoltre presenti aree frammentate nella Francia orientale (Giura) e nella Germania sud-occidentale (Selva Nera), sicuramente frammentazioni legate ai fenomeni glaciali e alla ricolonizzazione. In Italia lareale comprende le Alpi, anche se il peccio scarso nelle Alpi occidentali, soprattutto nelle Alpi Cozie e Marittime, pi i popolamenti spontanei relitti. L'I.F.N.(1985) ha individuato 262.800 ha di boschi a dominanza di abete rosso abete rosso. Nelle regioni alpine, la massima concentrazione si ha in Trentino Alto Adige, con 144.000 ha. SullAppennino i popolamenti relitti sono due: alla Foce di Capolino nella foresta dellAbetone (Chiangi, 1936; Giannini e Screm, 1977) e uno, pi piccolo, nellAppennino reggiano al Passo del Cerreto (Chiangi, 1958). La sua diffusione sul nostro territorio deriverebbe dalla ricolonizzazione, avvenuta dopo lultima glaciazione, a partire appunto da stazioni-rifugio appenniniche. Luomo ha favorito Picea rispetto alle altre specie arboree, durante gli ultimi secoli, perch questa ha una maggiore produzione; di conseguenza lareale di questa specie si notevolmente allargato rispetto a quello spontaneo.

2.2

Autoecologia

Sandro Pignatti (1998) ha tracciato quelle che sono le condizioni per la formazione di foreste naturali di Picea abies, evidenziando che larea naturale appartenente allabete rosso una fascia a spiccata continentalit, in cui la temperatura media annua si aggira intorno ai 4-7C. Nel nostro paese queste condizioni si hanno ad una quota di circa 1500-1700 m (peccete subalpine). Solitamente lo si trova ad altitudini di circa 1200-1500 m (peccete montane), pu scendere sotto gli 800, ma solo in condizioni particolarissime. Larea di vegetazione corrisponde alla zona fitoclimatica del Picetum (Pavari), ma sono frequenti, come appena indicato, le discese di peccio a quote inferiori (Fagetum, Castanetum) e anche pi in basso, se il clima sufficientemente piovoso. Naturalmente, con laumentare della latitudine il clima cambia, vi sono situazioni molto diverse, fino ad arrivare alla fascia boreale

delle foreste di conifere di Russia e Scandinavia (dove Picea abies assai diffusa). Sempre Pignatti descrive le caratteristiche di questi climi, dove la temperatura media annua oscilla fra i 2-4C, con precipitazioni medie annue comprese fra i 500-600 mm. La temperatura in inverno molto bassa (fino a 30C). Come si visto, il peccio caratteristico di climi ad impronta continentale, le cui escursioni termiche sono molto elevate, ma soprattutto una specie microterma, vale a dire che tollera senza particolari problemi temperature che scendono fino a 35C/-40C. Se il limite di sopportazione si aggira attorno temperature medie annue di 1-1,5C, l'optimum invece di 3, 6-7C medi annui, a differenza di abete bianco e faggio. Gli inverni miti oceanici, le estati calde dei climi montani meridionali risultano deleteri. In questi climi il peccio presenta un legno tenero, con anelli pi larghi, soggetto a marciume e stroncamento. Questi sono i principali fattori limitanti la sua diffusione. Nei riguardi dellilluminazione, la Picea una specie di mezzombra, comunque meno sciafila di Abies alba. Sopporta allo stato giovanile un ombreggiamento prolungato, naturalmente in presenza di altri fattori favorevoli, come una adeguata disponibilit di acqua. E in fatto di necessit idriche questa essenza arborea molto esigente e sensibile ai danni derivati da annate siccitose. Richiede piogge frequenti durante il periodo estivo, comprese tra 350 e 500 mm. Le caratteristiche fisiche delle radici associate al rifornimento di acqua a volte possono rappresentare un problema; infatti, suoli che favoriscono una eccessiva percolazione delle acque meteoriche e superficiali ostacolano lapprovvigionamento idrico delle radici e mettono a dura prova la sopravvivenza del peccio, a meno che lumidit atmosferica della stazione non sia tanto favorevole da compensare tale situazione. Questo dovuto allapparato radicale poco approfondito, che non possiede un grosso fittone principale, bens accresce le radici laterali di secondo e terzo ordine che si approfondiscono debolmente, e a maturit si mantengono pi in superficie, mentre le radici di ordine inferiore scendono pi in basso. Perci la potenza dellapparato, intesa anche come capacit di trattenimento del suolo, e nella fattispecie come capacit di ottimizzare lutilizzo dellacqua presente nellimmediato, non rilevante. Si dimostra in tale maniera come labete rosso sia una specie poco elastica in fatto di economia di acqua, soprattutto se confrontato con pino silvestre e larice. Ad

esempio, Bernetti (1995) evidenzia quanto i boschi di abete rosso dimostrino una traspirazione annua superiore a quelli di pino silvestre, in ragione di circa 390-450 mm, rispetto ai 240-300 mm delle pinete. Dal punto di vista edafico invece una specie plastica e pu crescere bene su suoli a reazione acida e su suoli carbonatici. Non tollera per i terreni troppo degradati, paludosi (idromorfi), i substrati minerali non evoluti. Come mostrato da Giordano (1999) Picea abies in sintesi abbastanza indifferente ai diversi suoli (peccete acidofile, basifile, mesotrofiche, ecc..), ci nondimeno predilige i versanti esposti a nord, proprio a causa del suo elevato fabbisogno idrico, e preferisce i suoli tendenzialmente acidi, dove vi minor concorrenza tra i vegetali. Le tipologie forestali di abete rosso riscontrabili, almeno per quanto concerne il territorio italiano, sono essenzialmente due: peccete montane e peccete subalpine. Le prime sono particolarmente diffuse (tipicamente fra i 1300-1500 m), ma la loro distribuzione dovuta soprattutto all'uomo, che ha favorito la formazione di questa associazione a scopo produttivo, a scapito di abete bianco e faggio. Le peccete montane infatti generalmente occupano la fascia ecologica del faggio e quella dove invece dovrebbero esserci boschi misti di abete bianco e faggio. Un altro motivo che indirettamente ha favorito la diffusione di abete rosso a queste quote, dovuto ad attivit forestali come la raccolta della lettiera, che ha causato un certo impoverimento e acidificazione del suolo.

Caratteristiche generali dei suoli sotto abete rosso

noto

che

la

copertura

forestale

esercita

una

notevole

influenza

sulle

caratteristiche del suolo. Radici e lettiera determinano un aumento della porosit del suolo, con una maggiore capacit di ritenzione idrica, propria degli orizzonti pi superficiali dei suoli forestali. Lapporto di sostanza organica abbondante fa s che il peso specifico apparente tenda a diminuire mentre si ha un aumento del grado di struttura degli orizzonti superficiali, anche grazie allattivit della pedofauna. Importantissima soprattutto la formazione di determinati tipi di humus, poich ne deriva un diverso ruolo della sostanza organica nei vari processi pedogenetici. 3.1 I suoli delle peccete

Volendo tratteggiare a grandi linee le caratteristiche pi frequenti del suolo di una pecceta, in prima battuta va detto che, sotto peccio, lo sviluppo della lettiera e dellhumus elevato, la rinnovazione lenta. Questa essenza, unitamente ad un regime di umidit di tipo udico e ad un regime termico cryico e talvolta frigidocryico, favorisce una pedogenesi che tende alla podzolizzazione. Affinch il processo sia pienamente espresso, occorre per considerare il tipo di substrato su cui evolve il suolo e la conseguente tipologia di formazione vegetale. Giordano (2002) elenca una ripartizione delle tipologie di peccete, individuando fra esse le pi importanti: peccete acidofile su substrati cristallini, e peccete basifile su matrice carbonatica. Per quello che riguarda le peccete acidofile, i suoli che si possono formare su rocce silicatiche appartengono allordine degli Spodosuoli. Il profilo di uno Spodosuolo tipico di un ambiente rappresentato da una vegetazione formata da peccio, o pi

generalmente da conifere con sottobosco di ericacee, e con precipitazioni medie annue elevate, per lo pi costituito da un orizzonte O, da un orizzonte minerale A, caratterizzato da bassi valori di pH e da un elevato rapporto C/N; segue un orizzonte E di colore grigio cenere, e un Bs di colore rosso-giallastro dovuto allaccumulo di ferro e alluminio complessati da sostanza organica. In condizioni poco favorevoli alla podzolizzazione invece si trovano suoli bruni poco evoluti, Ranker o suoli bruni colluviali, tutti riconducibili allordine degli Entisuoli. Quando le condizioni stazionali permettono una maggiore evoluzione, ma non portano alla podzolizzazione, i suoli presentano caratteristiche tipiche degli Inceptisuoli con orizzonte A di tipo umbrico o ochrico. Le peccete basifile presentano un profilo molto influenzato da un orizzonte umifero visivamente molto scuro, acido, che conferisce al suolo secondo una vecchissima classificazione la denominazione di Tangel-rendzina. La podzolizzazione nella fattispecie contrastata dalla presenza del calcio, in quanto i meccanismi che presiedono al processo di formazione di un Podzol sono scatenati da una serie di condizioni favorevoli, fra le quali primeggia la roccia madre acida. Invero anche possibile la formazione di uno Spodosuolo a partire da una roccia madre non acida, ma solamente in seguito a lisciviazione di cationi basici, processo generalmente favorito da un clima freddo e fortemente piovoso. Se dunque linfluenza che labete rosso esercita sulle caratteristiche del suolo rappresenta loggetto di studio del presente lavoro, sar opportuno inquadrare in primo luogo le caratteristiche di ci che al suolo perviene direttamente e che, nellambito della trasformazione della sostanza organica, rappresenta la prima tappa: la lettiera, e successivamente i processi che, anche grazie a tale lettiera, avvengono negli orizzonti minerali. 3.2 Caratteristiche generali della lettiera

Ci che partecipa alla costituzione della frazione organica del suolo si pu grossolanamente dividere in sostanza organica viva e morta (biomassa e necromassa). Dal punto di vista pedogenetico la sostanza organica morta la pi rilevante perch subisce delle importanti trasformazioni chimico-fisiche, mediate da organismi, che permettono la riutilizzazione degli elementi nutritivi presenti

nelle strutture organiche, e quindi il riciclaggio dei nutrienti organicati. La sostanza organica morta si distingue a sua volta in: particolato (POM), sostanza organica solubile in acqua (SOM), humus, frazione inerte (Baldock e Skjenstad, 1999) Sotto il termine di sostanza organica particolata sintendono i frammenti organici con una struttura cellulare ancora riconoscibile. Le interazioni con la frazione minerale sono praticamente assenti e, conseguentemente, la densit di questa frazione bassa e tale da permettere la sua separazione per flottazione in acqua. La lettiera rappresenta il primo stadio di trasformazione della sostanza organica dei vegetali. Consiste nello strato di materiali vegetali morti sopra la superficie del suolo, vale a dire foglie, semi, ramoscelli. A grandi linee possibile affermare che il costituente pi presente nella lettiera la cellulosa, un polisaccaride organizzato in microfibre e costituito da lunghe catene di polimeri di glucosio. Seguono le emicellulose e le lignine. Labete rosso produce una lettiera che determina cambiamenti nellacidit del suolo, nella struttura, nelle forme di humus: tutti effetti comunemente attribuibili alla lenta deteriorabilit degli aghi restituiti al suolo. Messo a confronto con una lamina erbacea, il microfillo sostanzialmente pi ricco di lignina, di composti polifenolici, di cere, di costituenti vegetali generalmente di difficile degradazione e poco appetiti alla popolazione batterica, che privilegia materiali ricchi in cellulosa e viene esaltata dalla disponibilit di azoto. Pertanto ne ricaveranno nutrimento i funghi saprotrofi che meglio si adattano ad utilizzare un substrato povero di cellulosa e che necessita di maggior consumo energetico per la demolizione. Quello che resiste allossidazione costituisce fondamentalmente una frazione ligninica, ed a partire dalla lignina che si possono avere processi di polimerizzazione o neosintesi. La sostanza organica morta che non viene mineralizzata in tempi brevi fino a composti molecolari e ionici, passa attraverso tappe intermedie, caratterizzate da processi di risintesi e policondensazione, e viene trasformata in macromolecole di neogenesi di natura chimica assai complessa comunemente indicate come sostanze umiche. La velocit di mineralizzazione dipende dalle condizioni ambientali e dalla stabilit strutturale dei costituenti i substrati organici: una lettiera scarsamente decomponibile come quella del peccio, la cui restituzione al suolo eccede la mineralizzazione, si altera lentamente e libera poco azoto dando

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origine ad un humus fortemente acido. Un parametro utile a valutare il grado di alterabilit della sostanza organica il rapporto C/N che, da un lato, fornisce informazioni circa la percentuale di azoto nei materiali organici, dallaltro tramite la valutazione del suo andamento, stima lanidride carbonica prodotta durante la mineralizzazione. Il rapporto C/N rappresenta il grado di decomposizione della sostanza organica nel suolo e di conseguenza la disponibilit di azoto fruibile per la pedofauna. Questo indica che, ad esempio, materiali organici con un valore di C/N maggiore di 30, paragonati con altro materiale con rapporto C/N pari a 20, sono caratterizzati da maggiore quantit di azoto immobilizzato e non ancora fruibile per gli organismi fintanto che il carbonio non viene ossidato. Per una prateria o un incolto i valori di C/N si aggirano attorno a 15, rapporto che si stabilizza quando mineralizzazione e umificazione si eguagliano. In questo frangente rispetto ad un suolo forestale aumentano linsolazione e laerazione degli strati pi superficiali; viene favorita quindi lossidazione. Sotto copertura di latifoglie il rapporto sale a valori compresi tra 15 e 20 e nel caso dellabete rosso il valore di C/N pu oltrepassare largamente 20, dipendendo fortemente dallapporto iniziale di sostanza organica e dallalterabilit dei microfilli. 3.3 Tipo di humus sotto Picea

Lhumus alla superficie del suolo presta il suo contributo alla creazione di microhabitat collegati alla vita della pedofauna e a quella della vegetazione. E strettamente legato al suolo sottostante la lettiera e rappresenta, ecologicamente parlando, un continuum tra orizzonti organici e minerali. Importante soprattutto il ruolo che lhumus svolge nella dinamica degli orizzonti organo-minerali: la formazione dellhumus garantisce infatti un pi graduale rilascio delle sostanze nutritive nel suolo, evitandone perdite significative Varie specie di funghi e di procarioti degradano i diversi componenti organici scindendoli in sostanze pi semplici: le proteine in aminoacidi, i polisaccaridi in monosaccaridi, la lignina in chinoni. Lhumus una ricombinazione di polisaccaridi con chinoni, aminoacidi, aldeidi, composti complessi di nuova sintesi operata da microrganismi del suolo. I siti reattivi sono quelli che contengono i gruppi COOH,

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--NH2, --OH e, grazie alla presenza di metalli polivalenti, sono possibili interazioni con i colloidi argillosi. Fanno parte della sostanza organica umificata gli acidi crenici e gli acidi imatomelanici, che sono i precursori delle sostanze umiche (Duchaufour, 1983), gli acidi fulvici, gli acidi umici, lumina di insolubilizzazione e microbica, i complessi umo-argillosi. In ordine decrescente di polarit, e in ordine crescente in dimensioni, le sostanze umiche pi rappresentate si distinguono in: acidi fulvici, acidi umici, umina. Secondo una delle teorie accreditate, gli acidi fulvici si ottengono per degradazione chimica degli acidi umici, sono pi ricchi in ossigeno e quindi pi reattivi grazie alla maggiore presenza di gruppi carbossilici rispetto alle altre sostanze umiche. Essi inducono una elevata mobilit dei cationi, inoltre si dissociano facilmente e possono liberare quantit importanti di protoni. Gli acidi umici hanno un peso molecolare pi elevato, pi nuclei aromatici rispetto agli acidi fulvici, sono ottimi agenti aggreganti poich interagiscono pi facilmente con le sostanze minerali. Il loro contributo allacidificazione del suolo modesto. Le umine sono invece composti insolubili, strettamente associati alla frazione minerale, con bassa acidit totale, dovuta prevalentemente a gruppi fenolici e costanti di dissociazione acida molto basse. Un altro importante parametro di caratterizzazione delle sostanze umiche, riguarda il rapporto acidi fulvici/acidi umici. Gli acidi umici si formano soprattutto in suoli ricchi di basi con pH da subacido ad alcalino. Gli acidi fulvici si formano ove la decomposizione della materia organica operata da funghi. Poich si tratta di acidi deboli, la loro dissociazione controllata dal pH della soluzione. Lhumus che si sviluppa sotto peccio tipicamente un Moder oppure un Mor, pi ricchi in acidi fulvici rispetto ad humus propri delle praterie, o dei boschi di latifoglie, in cui prevalgono gli acidi umici. Va comunque detto che la stessa specie pu determinare effetti pedogenetici diversi a seconda di tutto linsieme di caratteristiche della stazione. Una ricerca condotta nella foresta di abete rosso di Panaveggio, al fine di delineare levoluzione dei suoli e degli humus nei diversi piani altimetrici e sulle differenti litologie (Mancini, 1959), fornisce alcuni dati inerenti i tipi di humus che si possono rinvenire sotto peccio. In una pecceta su porfidi quarziferi si hanno principalmente humus Moder con rapporto C/N > 20, e pH mediamente intorno a 4,5-5,0, oppure humus di tipo Mor con rapporto C/N >

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30 e pH di 4,0-4,5 a formare una coltre nettamente separata dal suolo minerale, fisiologicamente arido durante lestate. Quando il substrato meno acido, si ha un humus di tipo Moder o un Mull forestale caratterizzato da un rapporto C/N <20 e da un pH 5. In questi suoli vi inoltre un intimo mescolamento di parte organica e minerale, e la lettiera presenta minori segni di accumulo. Giordano (2002) afferma che con humus di tipo Mor, in cui la mineralizzazione dellhumus molto lenta e libera poche basi e poco azoto, viene favorita la podzolizzazione. A causa della mineralizzazione lenta, gli orizzonti minerali si impoveriscono gradualmente mentre il ciclo biologico si localizza sempre pi nei soli orizzonti umiferi superficiali. 3.4 Processi pedogenetici a carico degli orizzonti minerali

Generalmente sotto peccio si accerta la presenza di suoli acidi con orizzonte spodico caratterizzato da accumulo illuviale di materiale amorfo ad elevata carica pH-dipendente, costituito da complessi organo-minerali (Violante, 1996) . Numerose sono le teorie che spiegano il fenomeno di eluviazione-illuviazione dei complessi organo-minerali, ma certamente le variazioni di pH giocano un ruolo fondamentale. I colloidi organici sono infatti maggiormente mobili alle condizioni di maggiore acidit dellorizzonte E, e possono venire immobilizzati a seguito di leggeri innalzamenti di pH che si verificano pi in profondit nel profilo. Una ulteriore causa di immobilizzazione dovuta alla saturazione del complesso organo-minerale. Durante il processo di podzolizzazione ferro e alluminio si legano con la sostanza organica, ma da principio in misura insufficiente a neutralizzare tutte le cariche disponibili sulle molecole organiche, per cui i complessi organici rimangono in soluzione. Man mano che i chelati sono traslocati in profondit complessano altri cationi di ferro e alluminio, finch non raggiungono un rapporto massa/carica tale per cui precipitano in un orizzonte Bs, nel quale si accumulano. Gli Spodosuoli sono legati alla piovosit, al clima e possono localizzarsi alle latitudini pi disparate. Il primo carattere diagnostico che permette di riconoscere tali suoli consta nella morfologia. Lorizzonte albico, o di eluviazione, ha un aspetto che ricorda la cenere, pi chiaro, mentre lorizzonte spodico pi scuro,

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rossastro. Nella maggior parte dei sistemi di tassonomia del suolo, il Bs pi diagnostico rispetto allorizzonte E, dato che questultimo sovente pu subire linfluenza degli interventi in bosco, e pu venire anche completamente asportato in caso di schianti (Ugolini, 1982). Sovente il processo di podzolizzazione si manifesta dopo fasi evolutive pi generiche, quali quelle visibili negli Entisuoli o negli Inceptisuoli. Quando, grazie alla combinazione di vegetazione, roccia madre e clima, si verifica sia la diminuzione di pH, sia la complessazione di ferro e alluminio rilasciati dalla frazione minerale del suolo ad opera dei composti umici dissociati rilasciati dagli orizzonti organici, lorizzonte A incomincer a subire un processo di eluviazione di chelati, comparir un orizzonte eluviale, e la tappa pedogenetica conseguente porterebbe lInceptisuolo ad essere un Podzol. Poi, a seconda delle peculiarit della stazione, le ulteriori evoluzioni che un Podzol potr intraprendere sono innumerevoli. Se il processo continua per tempi sufficientemente lunghi, lorizzonte A pu scomparire e trasformarsi completamente in E (Bonifacio et al, 2006) e lorizzonte Bs pu ulteriormente differenziarsi in zone pi o meno ricche di materiale organico illuviale (e.g. Bhs). In Italia i casi simili sono abbastanza rari (Previtali, 2002).

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4.

Materiali e metodi

4.1 Reperimento dei dati

Il reperimento di dati si concretizzato principalmente tramite consultazione di pubblicazioni relative a diverse riviste scientifiche, accessibili in internet solo mediante i terminali della Facolt. Per quanto riguarda le pubblicazioni antecedenti la met degli anni Novanta, non essendo possibile accedervi mediante internet, si dovuto ricorrere alla consultazione di raccolte di pubblicazioni inerenti le medesime testate scientifiche, presenti nelle biblioteche dei dipartimenti di Facolt. Il criterio generale con cui stata condotta la ricerca ha comportato, in primo luogo, lesame sommario dellintroduzione degli articoli, questo per accertare che essi costituissero effettivamente lavori inerente stazioni di Picea abies per lo pi in purezza. Secondariamente si passato alla ricerca dei dati analitici connessi rigorosamente alle propriet del suolo, questo perch nella maggior parte dei casi essi si riferivano allanalisi della soluzione del suolo, parametro di difficile comparazione tra stazioni diverse e metodologie di estrazione diverse, oppure della necromassa. Successivamente si creato un data base di partenza convertendo le unit di misura, fortemente disomogenee nei lavori, in quelle peso/peso normalmente in uso in ambito pedologico. Nel data base sono state inserite inoltre le variabili stazionali pi indicative del tipo di pedogenesi, come roccia madre e parametri climatici. Qualora il lavoro scientifico non riportasse i dati climatici, essi sono stati valutati tramite lAgro-climatic Atlas of Europe, (Thran e Broekhuizen, 1965) e il sito della FAO, che per ha fornito solo dati di massima.

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4.2

Analisi e trattamento dati

I dati inseriti nel foglio di calcolo sono stati sottoposti ad analisi statistica uni e multivariata utilizzando le procedure previste dal package SPSS. Le analisi hanno previsto sia valutazioni descrittive, inerenti quindi la valutazione di medie e dispersione delle variabili, sia procedure pi complesse che miravano, tramite regressioni, ad individuare e a confermare relazioni di dipendenza o associazioni tra variabili. Ulteriori valutazioni sono poi state effettuate tramite analisi della varianza in modo da individuare diversit tra gruppi di casi in funzione di caratteristiche podologiche, quali ad esempio la tipologia di orizzonte, o stazionali, come il substrato litologico o la piovosit. In tutti i casi stata valutata la significativit statistica delle analisi effettuate, tramite i test normalmente usati.

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5.

Risultati e discussione

5.1

Il set dei dati

Il data set si presenta costituito da 33 siti distribuiti fra la Russia e tutta lEuropa de Nord, oltre a due siti negli stati nordamericani dellIllinois e del Connecticut. Gran parte di essi situata in Repubblica Ceca, Svezia, Germania, Danimarca, Russia, Alpi Orientali, Austria (figura 1).

Figura 1: dislocazione dei siti

Per ognuno di essi si hanno informazioni riguardo parametri climatici: regime idrico, regime termico, piovosit, temperatura; litologia, et media del popolamento arboreo di peccio, descrizione del profilo pedologico: profondit, spessore dellorizzonte, tipo di orizzonte. La tabella 1 mostra il numero e i tipi di orizzonte riscontrati.

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Tipo di orizzonte O A E B C Totale

casi 79 67 21 92 18 277
8% 23% 33% 7% 29% O A E B C

Tabella 1: Numero e tipi di orizzonte

Figura 2: Percentuale e tipi di orizzonte

Considerando che ad ogni sito possono corrispondere pi profili di suolo, la valutazione ha compreso un totale di 52 pedon. I dati disponibili sono relativi a pH, carbonio e azoto, rapporto C/N, calcio e alluminio solubile, densit, calcio e alluminio scambiabili, rapporto Ca/Al, calcio e alluminio totali, capacit di scambio cationico (Tabella 2). Negli articoli utilizzati tali caratteristiche chimiche erano espresse, nella maggior parte dei casi in concentrazioni (p/p), solo in pochi casi venivano utilizzati i valori espressi in massa/unit di superficie (kg/ha); in tal caso stata operata una conversione, utilizzando il dato di densit riportato nellarticolo, mentre non stata possibile la conversione inversa, anche se di notevole interesse da un punto di vista ambientale, in quanto i dati di densit erano comunque poco frequenti (Tabella 2).

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Parametri Temperatura C Piovosit mm Et popolamento anni pH C% N% C/N CSC meq/100 g Calcio scambiabile meq/100g Alluminio scambiabile meq/100g Ca/Al Alluminio totale Calcio solubile ppm Alluminio solubile ppm Densit

Totale casi 260 274 249 244 206 183 197 152 164 75 65 12 6 6 18

Media 5,3 965,1 92,7 4,6 13,5 0,5 21,1 16,2 3,0 4,0 0,4 0,3 44,5 127,3 0,9

Range 0-11,6 500-1600 1,0-200 2,7-8,0 0,03-58,2 0,01-2,3 3,6-51,0 1,7-69,3 0-17,5 0,04-10,1 0-7,05 0-0,9 8,2-76,0 10,9-264 0,20-1,59

Dev.std 2,7 314,4 57,5 0,9 17,4 0,6 10,5 14,7 4,1 2,4 0,9 0,3 29,7 119,5 0,4

Tabella 2: Parametri statistico descrittivi delle variabili disponibili

Per quanto riguarda il fattore litologico, nel data set erano originariamente presenti molteplici tipologie di roccia madre; al fine di permetterne lanalisi, si provveduto alla classificazione del substrato in roccia madre acida, basica e a litologia mista, raggruppando, sotto la categoria delle rocce acide, gli gneiss e i graniti; sotto la categoria roccia basica sono state raggruppate le rocce carbonatiche e le serpentinitiche, mentre sotto il raggruppamento delle rocce a litologia mista sono stati inseriti, ad esempio, i substrati di origine morenica, fluvioglaciale, i Loess, le formazioni a molassa (tabella 3).

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Substrato litologico Casi Litotipo acido Granito Gneiss Litotipo basico Carbonati Serpentino Litotipo misto Arenarie Morene Fluvioglaciale Molassa Glaciale Flysch Loess Scisti 8 6 4 1 3 12 10 1 2 2 1 2

Tabella 3: Raggruppamento del substrato

5.2

Sostanza organica e indici di mineralizzazione

Landamento del carbonio organico in funzione della tipologia di orizzonte evidenzia un netto accumulo nellorizzonte O (37,7%), che risulta significativamente diverso (p<0,001) dagli orizzonti minerali sottostanti, i quali non mostrano differenze tra loro (figura 3): il carbonio decresce con la profondit, passando da valori medi di poco superiori al 5% in A, a valori inferiori a 1% negli orizzonti C.

20

60 50 40

C%

30 20 10

b
0 O A

b
E

b
B

b
C

Figura 3: Valori di C% negli orizzonti. Lettere differenti corrispondono a gruppi significativamente diversi con p<0,05.

Per evidenziare se laccumulo di sostanza organica nellorizzonte O fosse legato a parametri climatici, si provveduto a cercare eventuali correlazioni tra la piovosit media annua e il contenuto in carbonio organico. Come visibile dalla figura 4, nellorizzonte O non presente alcuna correlazione, e alla stessa piovosit media possono corrispondere orizzonti con contenuto di carbonio variabile da 20 a 50%. La medesima situazione si verifica negli orizzonti A, E, e C, mentre una debole, ma altamente significativa correlazione stata evidenziata per lorizzonte B (r=0,376, p<0,001).
70,00 60,00 50,00 C% 40,00 30,00 20,00 10,00 0,00 0 500 1000 Piovosit
Figura 4: Valori medi di C% negli orizzonti O in relazione alla piovosit media annua

1500

2000

21

Ci potrebbe essere legato a fenomeni di eluviazione-illuviazione nellorizzonte spodico, dove vi accumulo illuviale di complessi metallo-organici. La presenza di Spodosuoli nel database utilizzato infatti notevole, con il 22,8% degli orizzonti B rappresentati da B spodici (figura 5), e il fenomeno di accumulo di complessi organo minerali nellorizzonte Bs, fino a trasformarlo in Bhs, avviene dove la quantit di acqua disponibile per la traslocazione dei complessi abbondante. E ovvio che precipitazioni abbondanti non sono di per s sufficienti, ed fondamentale che ad esse sia abbinato un drenaggio non impedito, ma non stato possibile con i dati a disposizione evidenziare anche questo parametro.

6,50% 16,30%
Bsh Bs Bw, Bt, BC

77,20%

Figura 5: orizzonti Bs e Bhs sulla totalit degli orizzonti B

Successivamente stato preso in considerazione leffetto della roccia madre sulla concentrazione di carbonio organico, al fine di comprenderne linfluenza nellambito dei vari orizzonti. Leffetto statisticamente significativo (p<0,01) negli orizzonti O e B, evidente dai dati riportati in tabella 4 che: maggiori contenuti di sostanza organica sono presenti in suoli che si sviluppano su roccia madre acida, a conferma di quanto riportato in letteratura circa la minore attivit degradativa in ambiente fortemente acido.

22

Orizzonte O Roccia madre acida

media minimo massimo dev.std 12,0 32,3 17,8 58,2 45,8 44,7 10,7 5,8 8,1

44 40,0 39,7

Roccia madre basica 5 Litologia mista Orizzonte A Roccia madre acida

15 30,3 N

media minimo massimo dev.std 1,4 1,8 0,7 18,7 3,24 14,6 4,9 0,7 3,7

15 6,8 2,5

Roccia madre basica 3 Litologia mista Orizzonte E Roccia madre acida

29 4,7 N 7

media minimo massimo dev.std 2,0 1,0 0,3 4,9 6,6 1,4 2,5

Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte B Roccia madre acida

10 2,3 N

media minimo massimo dev.std 0,60 0,04 0,03 11,6 2,5 4,2 2,6 0,9 1,0

20 2,8 0,6

Roccia madre basica 6 Litologia mista Orizzonte C Roccia madre acida

13 0,8 N 6

media minimo massimo dev.std 1,0 0,1 0,6 0,1 2,3 0,2 0,7 0,05

Roccia madre basica 0 Litologia mista 3

Tabella 4: Carbonio organico in relazione alla litologia e al tipo di orizzonte

Il rapporto C/N un buon indice di mineralizzazione-umificazione della sostanza organica, in quanto si abbassa con lossidazione del carbonio e la conseguente emissione di CO2. Come evidente dalla figura 6, il rapporto C/N ha un andamento molto meno regolare di quello del contenuto in C: valori elevati sono presenti, come atteso, negli orizzonti O, ma anche nellorizzonte E, e queste due tipologie di orizzonte sono significativamente diverse dalle altre (p<0,001). I dati ottenuti suggeriscono che nel data set sono presenti podzol ad elevato grado evolutivo, quindi in base al processo descritto nel paragrafo 3.4 di pagina 12, lorizzonte E costituisce il primo orizzonte minerale. In Italia Nord Occidentale tale situazione non presente, ma piuttosto comune in molte zone dellEuropa centrale.

23

50 40 30 C/N 20 10 0 O A E B C

a ab

a b b

Figura 6: Valori medi di C/N negli orizzonti Lettere differenti corrispondono a gruppi significativamente diversi con p<0,05.

Successivamente stato preso in esame landamento del rapporto C/N in funzione della piovosit media annua. Se si considerano gli orizzonti O, presente una correlazione negativa, altamente significativa; se per dallanalisi vengono esclusi i siti russi e siberiani, caratterizzati da livelli di piovosit estremamente bassi di un clima continentale freddo, la significativit della correlazione scompare (p=0,494, figura 5). I valori elevati di C/N nei siti russi e siberiani sono presumibilmente causati dalle basse temperature, che limitano lalterazione della sostanza organica, e forse anche dal fatto che buona parte delle precipitazioni potrebbe essere di tipo nevoso.
60,00 50,00 40,00 C/N 30,00 20,00 10,00 0,00 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 Piovosit

Figura 7: Valori medi di C/N negli orizzonti O in funzione della piovosit media annua

24

La tabella 5 mostra il rapporto C/N in relazione alla litologia, che evidenzia differenze significative negli orizzonti A e B. E per da notare come un valore particolarmente elevato nel caso di litologia mista possa alterare la bont dellanalisi.
Orizzonte O Roccia madre acida N media minimo massimo dev.std 16,3 29,0 16,3 44,0 30,0 46,2 5,2 0,6 4,6

39 24,9 29,3

Roccia madre basica 3 Litologia mista Orizzonte A Roccia madre acida

24 26,9 N

media minimo massimo dev.std 7,1 9,9 7,0 21,0 13,4 41,0 3,7 2,4 8,8

15 15,0 11,7

Roccia madre basica 2 Litologia mista Orizzonte E Roccia madre acida Litologia mista Orizzonte B Roccia madre acida

32 21,2 N 5

media minimo massimo dev.std 18,0 11,2 3,6 24,7 51,0 6,3 10,7

14 26,9 N

media minimo massimo dev.std 7,6 4 9,4 26,3 8,2 38,0 4,3 1,7 6,6

18 15,4 6,5

Roccia madre basica 5 Litologia mista Orizzonte C Roccia madre acida

33 17,4 n 5

media minimo massimo Dev.std 12,8 16,7 8,4 16,7 16,0 16,7 3,7 -

Roccia madre basica 0 Litologia mista 1

Tabella 5: Rapporto C/N in relazione alla litologia e al tipo di orizzonte

5.3

pH

Landamento del pH in funzione degli orizzonti (figura 8) mostra una forte acidificazione della sommit del profilo: per gli orizzonti organico ed eluviale il valore medio del pH praticamente identico, e corrisponde a 4,2, mentre il valore relativo allorizzonte C quello che si discosta da tutti gli altri, salendo a 5,5. Questo da imputarsi principalmente alleffetto della roccia madre e alleffetto

25

della lisciviazione che, in ambiente ben drenato, determina un tipico andamento di pH crescente con la profondit (Chersworth, 1992).

8 7 6 5 pH 4 3 2 1 0 O A E B C

b b

Figura 8: Valori medi di pH negli orizzonti Lettere differenti corrispondono a gruppi significativamente diversi con p<0,05.

In secondo luogo stato esaminata la tendenza del pH in funzione della piovosit media annua. Dai risultati emersa una significativa correlazione (p<0,001), che indica come ad un aumento della piovosit media annua corrispondano valori di pH tendenzialmente pi bassi. In generale ci dovuto indirettamente al fenomeno di lisciviazione dei cationi basici, lungo il profilo di suoli situati in climi a piovosit elevata, che porta ad un certo abbassamento del pH. La tabella 6 riporta il pH in relazione alla litologia. Globalmente possibile osservare un certo effetto della roccia madre sui valori dellattivit idrogenionica. Infatti, nellorizzonte O non si notano differenze fra valori medi in relazione alla roccia. In A vi un effetto della roccia (p<0,001) sul pH, con valori pi alti su roccia madre basica, mentre gli altri due tipi litologici mostrano pH molto simili. Per quanto riguarda lorizzonte di eluviazione, ovviamente non vi sono Podzol su roccia basica, e perci vi sono unicamente dati riguardanti roccia acida e mista, senza che vi sia differenza alcuna. Nel caso dellorizzonte B, vi sono differenze di pH con valori maggiori su roccia madre basica (p<0,001). In ultimo vi lorizzonte C, con valori rispettivamente pari a 7,6 su roccia madre basica, 5,1 su suoli a litologia mista e 4,5 su roccia acida, che mostrano differenze molto marcate.

26

In sintesi, leffetto della lettiera acidificante di abete rosso si manifesta negli orizzonti organici in modo tale da superare leffetto della roccia madre, mentre in quelli minerali linfluenza del substrato litologico sempre chiaramente evidente.
Orizzonte O Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte A Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte E Roccia madre acida Litologia mista Orizzonte B Roccia acida Roccia basica Litologia mista Orizzonte C Roccia acida Roccia basica Litologia mista n 29 7 24 n 16 6 39 n 6 16 n 22 7 57 n 6 4 5 media minimo massimo 4,1 4,6 4,2 3,5 3,8 3,0 5,3 6,4 4,8 dev.st 0,5 0,8 0,4

media minimo massimo dev.std 4,2 6,2 4,1 3,5 4,3 2,7 5,2 7,7 6,3 0,6 1,4 0,7

media minimo massimo dev.std 4,0 4,3 4,0 3,2 4,17 5,0 0,1 0,4

media minimo massimo dev.std 4,6 6,6 4,7 3,8 5,6 3,4 5,7 8,0 7,5 0,5 0,8 0,7

media minimo massimo dev.std 4,5 7,6 5,1 4,1 7,5 4,3 4,6 7,7 7,7 0,2 0,1 1,4

Tabella 6: Valori di pH in relazione alla litologia e al tipo di orizzonte

5.4

Capacit di scambio cationico e cationi scambiabili

Prendendo in esame landamento della capacit di scambio cationico in funzione degli orizzonti (figura 9), si notano differenze altamente significative con un andamento analogo a quello ottenuto per il carbonio. Il dato ottenuto per lorizzonte organico, intorno a 42,7meq/100g, diverso da tutti gli altri orizzonti, suggerendo che la capacit di scambio sia principalmente imputabile alla frazione organica. La correlazione tra CSC e carbonio organico infatti altamente

27

significativa con r=0,41. Anche negli orizzonti minerali si osservano per valori piuttosto elevati, con medie superiori a 10 negli orizzonti del solum, e inferiori a 10 solamente nellorizzonte C. Se nel caso dellorizzonte B valori elevati di CSC erano attesi, sempre in relazione alla traslocazione di complessi organo-minerali e quindi alla sostanza organica presente, sono per inattesi i valori elevati riscontrati in E, probabilmente sempre imputabili alla presenza di Podzol a stadio evolutivo avanzato, e quindi ad E superficiali.

70 60 CSC (meq/100 g) 50 40 30 20 10 0 O A E B C

b b

Figura 9: Valori medi di CSC negli orizzonti Lettere differenti corrispondono a gruppi significativamente diversi con p<0,05.

Landamento per orizzonti degli elementi scambiabili, non ha mostrato differenze sostanziali lungo il profilo per quanto concerne lalluminio e il rapporto Ca/Al mentre, come si pu vedere dalla figura 10, vi un contenuto di calcio scambiabile molto pi elevato nellorizzonte O (5 meq/100 g) e diverso rispetto a quanto presente in E (0,46 meq/100 g). I vegetali possono limitare fortemente la lisciviazione del calcio, mediante il cosiddetto fenomeno di biocycling, come nel caso di suoli su rocce serpentinitiche, eccedenti in magnesio e povere di calcio (Bonifacio, 2005), del quale le piante hanno un fabbisogno sicuramente pi elevato rispetto al magnesio, e che tendono a recuperare mettendo in atto differenti strategie biologiche. Lo stesso fenomeno si pu verificare in situazioni di carenza in fatto di calcio legate allacidit.

28

6 5 Ca (meq/100 g) 4 3 2 1 0 O A E

a ab

ab b
B C

ab

Figura 10: Valori medi di calcio scambiabile negli orizzonti Lettere differenti corrispondono a gruppi significativamente diversi con p<0,05.

Lanalisi relative alla capacit di scambio cationico e allalluminio scambiabile, in funzione della piovosit, non hanno fornito relazioni significative, mentre per quanto riguarda il calcio scambiabile in relazione alla piovosit, si evidenziata una correlazione negativa (r= -0,40, p<0,01)da imputare al fenomeno di lisciviazione dei cationi basici lungo il profilo. In ultimo va aggiunto che il rapporto Ca/Al non risulta correlato con la piovosit. La tabella 7 mostra il calcio scambiabile in relazione alla litologia, lunico parametro per il quale vi sono differenze significative. Se nellorizzonte O, inspiegabilmente risulta elevato il calcio scambiabile su litotipo misto, nellorizzonte A si vede come i suoli sviluppatisi su roccia madre basica siano pi ricchi di questo elemento (p<0,001). Non vi suono invece differenze significative nellorizzonte E e nellorizzonte C, mentre gli orizzonti B dei suoli su roccia madre acida sono pi poveri in calcio scambiabile.

29

Orizzonte O Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte A Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte E Roccia madre acida Litologia mista Orizzonte B Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte C Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista

N 14 2 14

media minimo massimo dev.std 2,5 4,4 7,6 0,2 3,8 1,5 7,7 5,0 14,0 2,1 1,0 4,0

N media minimo massimo dev.std 10 3 29 n 7 15 1,0 4,8 2,0 0,1 0,4 0,02 4,7 10,3 17,5 1,4 5,0 3,5

Media minimo massimo dev.std 0,2 0,5 0,1 0,1 0,5 1,9 0,1 0,5

N media minimo massimo dev.std 20 6 36 n 7 0 1 1,0 9,0 4,6 0,1 0,4 0 6,7 14,4 15,4 1,8 4,8 5,1

media minimo massimo dev.std 1,3 1,1 0,1 1,1 8,0 1,1 3,0 -

Tabella 7: Valori di calcio scambiabile in relazione alla litologia e al tipo di orizzonte

Le tabelle 8 e 9 mostrano i valori medi di alluminio e del rapporto Ca/Al nei vari orizzonti in funzione della litologia, ma non sono state evidenziate differenze significative. Purtroppo per queste variabili i casi presenti erano piuttosto limitati, con un massimo di 20 casi per Ca/Al negli orizzonti B. E per da notare come, soprattutto nellorizzonte eluviale, il rapporto sia molto pi alto nei suoli che si sviluppano su litologia mista

30

Orizzonte O Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte A Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte E Roccia madre acida Litologia mista Orizzonte B Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte C Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista

N 10 2 2

media minimo massimo dev.std 3,7 4,6 5,1 1,1 4,5 0,04 9,6 4,7 10,1 2,6 0,1 7,1

N media minimo massimo dev.std 11 1 10 n 6 1 4,1 2,2 4,3 1,5 2,2 0,3 9,4 2,2 10,0 2,6 3,4

Media minimo massimo dev.std 2,2 0,3 0,8 0,3 3,0 0,3 0,9 -

N media minimo massimo dev.std 19 1 7 n 3,9 1,5 5,0 0,5 1,5 2,8 8,2 1,5 7,7 2,0 2,0

media minimo massimo dev.std -

Tabella 8: Valori di alluminio scambiabile in relazione alla litologia e al tipo di orizzonte

31

Orizzonte O Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte A Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte E Roccia madre acida Litologia mista Orizzonte B Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista Orizzonte C Roccia madre acida Roccia madre basica Litologia mista

N 10 2 1

media minimo Massimo dev.std 1,3 1,0 0,3 0,2 1,0 0,3 7,0 1,1 0,3 2,1 0,1 7,1

N media minimo Massimo dev.std 9 1 10 n 6 1 0,1 0,2 0,2 0,03 0,2 0,0 0,5 0,2 1,4 0,1 0,5

Media minimo Massimo dev.std 0,2 1,4 0,04 1,4 0,4 1,4 0,2 -

N media minimo Massimo dev.std 16 1 3 n 0,1 0,3 0,1 0,02 0,3 0,0 0,2 0,3 0,5 0,07 0,2

media minimo Massimo dev.std -

Tabella 9: Rapporto Ca/Al in relazione alla litologia e al tipo di orizzonte

32

6. Conclusioni

Con questo lavoro sono state evidenziate le caratteristiche chimiche tipiche dei suoli che evolvono sotto abete rosso. La presenza di podzols certamente la caratteristica pi attesa, ma la notevole acidificazione indotta da questa essenza si manifesta negli orizzonti pi superficiali anche su litotipi basici dove il pH pi elevato, legato alla roccia madre, si mantiene solo negli orizzonti minerali. Il forte apporto di sostanza organica difficilmente degradabile ha permesso di evidenziare una notevole discontinuit tra lelevato contenuto in carbonio nellorizzonte O e i valori molto pi modesti, e omogenei lungo il profilo, degli orizzonti minerali. Poich dalla sostanza organica dipende, almeno parzialmente, la CSC, un andamento analogo stato riscontrato anche per questa caratteristica di primaria importanza edifica: valori molto alti in superficie e nettamente pi bassi in profondit. Landamento per parzialmente mitigato dalla minore umificazione della sostanza organica degli orizzonti O, evidenziata dal rapporto C/N pi elevato. Linterazione con gli altri fattori di formazione del suolo manifesta, oltre che nel gi citato effetto della roccia madre sul pH, tramite una notevole influenza climatica sul ciclo degli elementi. Il calcio ben esemplifica questa tendenza, poich lelevata piovosit ne favorisce la lisciviazione e la copertura arborea si contrappone a questo processo determinando un certo accumulo negli orizzonti maggiormente interessati dagli apparati radicali. Purtroppo nel data set utilizzato erano pochi i casi in cui ad una completa caratterizzazione del suolo si erano abbinate informazioni rilevanti circa i disturbi antropici; pertanto lazione di tale fattore non stata indagata, ne stato possibile evidenziare quanto luomo interagisca con i fattori classici della pedogenesi.

33

7. Origine dei dati

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