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L'Agnello Vegetale della Tartaria (Latino: Agnus scythicus o Planta Tartarica Barom etz [1]) una creatura leggendaria

a originaria dell Asia Centrale che combina caratter istiche animali e vegetali. Questa pianta mitologica si riteneva fosse in grado di produrre come frutti delle pecore.[2] Tali prodigiosi frutti ovini erano, sec ondo la leggenda, collegati alla pianta tramite un cordone ombelicale che permet teva alla pecora di brucare l erba intorno entro un certo raggio dalle proprie rad ici: quando tutto il nutrimento della pecora si esauriva, sia la pianta che la p ecora si seccavano, morendo. Nonostante il mito sia nato come modo per spiegare l esistenza del cotone secondo il pensiero medioevale, la leggenda si basa su un p ianta realmente esistente, la Cibotium barometz, o Polypodium borametz una felce del genere Cibotium, lanuginosa e con radici a fittone, solitamente in numero d i quattro o cinque.[2] L agnello vegetale della Tartaria noto con molti altri nomi , fra i quali Agnello della Scizia, Barometz, Borometz o Borametz, quest ultimi es sendo diverse traslitterazioni della parola tartara che indica l agnello.[3] Nell an tichit era d uso produrre delle prove dell esistenza della miracolosa pianta, rimuovend o le foglie dalla parte terminale del rizoma dall'apparenza lanuginosa della fel ce: capovolgendo il tutto, il rizoma filamentoso poteva facilmente rassomigliare ad un agnello con tanto di lana, con le gambe formate dalle basi recise dei pic cioli.[2] Il Tradescant Museum of Garden History conserva un esemplare di "Barom etz" sotto vetro. Nel suo libro, The Vegetable Lamb of Tartary (1887), il naturalista Henry Lee de scrive il leggendario agnello come ritenuto essere dai cronisti medievali contem poraneamente un animale vero e proprio ed una pianta; tuttavia asserisce che alc uni scrittori crederono che il Barometz fosse in tutto e per tutto il frutto di una pianta, nato da semi simili a quelli del melone, e che qualora l agnello si fo sse separato dallo stelo che lo ancorava al suolo, sarebbe morto. Si credeva che l agnello vegetale possedesse sangue, ossa e carne simili a quelle di un normale ovino, ma che fosse connesso alla terra da un fusto simile ad un cordone ombelic ale che sorreggeva l agnello in alto. Con il tempo poi il gambo si sarebbe flesso in avanti sotto il peso del suo stesso frutto, permettendo all agnello di consumar e l erba intorno. Una volta che tutta l erba disponibile nel raggio d azione dell agnell o fosse finita, l agnello moriva e poteva quindi essere consumato. Secondo la legg enda il suo sangue era dolce come miele e la sua lana era usata dai nativi della Tartaria per fabbricare copricapo ed altri generi di abbigliamento. Gli unici a ltri animali carnivori che attaccavano l agnello vegetale (oltre naturalmente agli umani) erano ritenuti essere i lupi.[4] Una creatura sostanzialmente identica, combinante caratteristiche sia animali ch e vegetali, menzionata nella tradizione popolare ebraica non prima del 436 a.C. Questa creatura, chiamata Yeduah, era del tutto simile ad un agnello nella forma e spuntava dalla terra connessa ad uno stelo. Coloro che andavano a caccia dell o Yeduah potevano effettuare il raccolto dell animale solamente recidendo lo stelo c on frecce o dardi. Una volta che l animale era stato disgiunto dal suolo, moriva r apidamente e le sue ossa potevano essere usate nella divinazione e in alcune cer imonie profetiche.[5] Una versione alternativa narra del Faduah, una pianta di f orma umana connessa alla terra da uno stelo attaccato al suo ombelico. A differe nza del Barometz, il Faduah era ritenuta una pianta aggressiva, che aveva l abitud ine di afferrare e uccidere ogni creatura a portata di mano che lo scambiava per un comune vegetale. Come l agnello vegetale per, anche il Faduah moriva se il suo stelo era reciso.[6] Odorico da Pordenone, francescano italiano nato nel 1265, r iporta di come, sentendo della prima volta parlare del Barometz, gli fosse venut o in mente di un altro genere di simili piante prodigiose che vivevano sulle cos te del Mare di Irlanda. Questi alberi producevano frutti simili a Cucurbitacee, che cadendo in acqua germogliavano in uccelli chiamati Barnacle.[7] Odorico si r iferiva ad un altra leggendaria pianta zoofita (che, insieme all agnello vegetale o alla mandragora, condivideva una doppia natura animale-vegetale), cio l Albero dell e Barnacle, che era ritenuto crescere affacciato sulla costa e lasciar cadere i propri frutti nel mare vicino alle isole Orcadi. Il frutto aderiva quindi ad una

variet di sostrati, come scogli o altre sporgenze, lasciando intravedere un ciuf fo di piume bagnate al proprio interno ed infine, a piena maturazione, rilasciav a un oca adulta perfettamente formata. La leggenda di una simile pianta-animale er a generalmente accettata per spiegare la presenza di sole oche facciabianca adul te nel Nord Europa.[8], assenza dovuta alle curiose abitudini riproduttive di qu esta specie e spiegata solo nel XX secolo. Nel suo lavoro intitolato The Shui-yang or Watersheep and The Agnus Scythicus or Vegetable Lamb (1892), il naturalista e sinologo Gustav Schlegel indica la legg enda cinese della pecora d acqua come ispirazione originale della leggenda dell Agne llo Vegetale della Tartaria. In maniera molto simile all agnello, la pecora d acqua era ritenuta essere sia una pianta che un animale, e le leggende che la riguarda vano ponevano la sua terra d origine in Persia. Era connessa alla terra da uno ste lo e, se lo stemma era reciso, si seccava e moriva. L animale era protetto dai suo i predatori da una recinzione artificiale e da uomini armati che gridavano e bat tevano su tamburi. Si diceva che la sua lana fosse usata per vestiti pregiati e copricapo.[9] Allo stesso modo in cui l Agnello Vegetale della Tartaria era una sp iegazione per il cotone, la pecora d acqua era probabilmente una spiegazione al bi sso. Le versioni pi antiche della leggenda descrivono l agnello come un frutto che sorge va da un seme simile ad un melone o una cucurbitacea, perfettamente formato, com e se fosse nato in maniera naturale. Con il passare del tempo, questo concetto f u rimpiazzato dall idea che l agnello fosse sia un frutto che un animale. Gustav Sch legel, nel suo libro sulle varie leggende che riguardano l agnello vegetale, ripor ta che l agnello nasceva senza corna, ma con due ciuffi di bianchi, ricci capelli al posto di esse.[9] La diffusione della leggenda presso il popolo inglese nel XIV secolo attribuita Sir John Mandeville, che la raccont nelle sue opere durante il regno di Edoardo I II. Mandeville ritorn dalla Tartaria descrivendo un bizzarro frutto simile ad una strana zucca originario di quelle terre. Una volta maturo, il frutto si apriva, rivelando al suo interno quello che sembrava in tutto e per tutto un agnello, m a senza ancora lana; a quel punto il frutto e l agnello venivano mangiati.[5] Anch e Odorico di Pordenone, avendo viaggiato a lungo conferm di aver sentito di zucch e in Persia che quando mature si aprivano per rivelare al proprio interno creatu re simili agli agnelli.[7] Nella met del XVI secolo, Sigismund von Herberstein, che nel 1517 e nel 1526 fu A mbasciatore presso l Imperatore Massimiliano I e Carlo V, present un resoconto molt o pi dettagliato sul Barometz nel suo Rerum Moscoviticarum commentarii, uno fra i pi antichi trattati sulla Russia. Asser di aver appreso la storia da molte fonti, tutte troppo affidabili per dubitare dell esistenza dell agnello vegetale, e diede una collocazione esatta della creatura, vicino il Mar Caspio, fra il fiume Jaick e il Volga. La creatura, che nasceva da semi somiglianti a meloni, poteva raggi ungere un altezza pari a 80 cm, ed era simile ad un agnello per molti aspetti, ecc etto alcuni: nelle sue vene scorreva una linfa simile al sangue, ma la sua carne era dissimile da quella di un agnello, essendo invece pi simile a quella di un c rostaceo. Diversamente da un regolare agnello, i suoi zoccoli erano fatti di spe ssa peluria; era un cibo prediletto dai lupi e da molti altri animali.[10] Il medico e studioso tedesco Engelbert Kaempfer, accompagn una delegazione in Per sia nel 1683 con l intenzione di trovare l agnello. Dopo aver parlato con degli indi geni e non aver trovato nessuna prova fisica dell esistenza dell agnello vegetale, c oncluse che si trattava di una leggenda.[11] Tuttavia, osserv l usanza dei locali d i rimuovere un agnello ancora non nato dall utero della madre, per raccoglierne la sofficissima lana e ritenne si potesse trattare di una possibile origine della leggenda.[12] Kaempfer ipotizz ulteriormente che i campioni di lana fetale conser vati nei musei potessero essere erroneamente attribuiti ad una sostanza vegetale

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