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NIETZSCHE E LA GRECIT * [] Per Nietzsche, la critica della modernit 1 che vede nascere intorno a s circa dal 1880 2 , fa parte

di una critica pi ampia: della storia che ebbe inizio in Grecia e a Roma e termina con la barbarie europea del XIX secolo. Se non parla granch del capitalismo, Nietzsche non stima che questo restringa la sua polemica e riduca il suo pensiero, al contrario 3 . E il suo interesse e la sua prospettiva primari stanno nel vivere in modo altro il (quel suo) presente, in organica connessione alla ricerca di andare oltre: come aprire il presente e, nello stesso tempo, lavvenire. [] Grecit e tragedia la filologia che d a Nietzsche gli strumenti diretti per investigare sul passato, e soprattutto sulla grecit la civilt dellantica Grecia, cos essenziale, a partire dallo studio della lingua, nella formazione culturale del tempo di Nietzsche e che veniva riscoperta come Grecia arcaica e classica 4 nel periodo, in parte rilevante per opera di archeologi e filologi tedeschi. E Nietzsche mette a confronto la grecit con la modernit a lui contemporanea, e inserisce questo filo nella sua ricerca. Ma, mentre insegna filologia e se ne serve, Nietzsche gi profondamente critico della filologia stessa 5 : la filologia non restituisce la significativa e propositiva alterit del Mondo antico in generale e specificamente della grecit, anzi la riduce, locculta, lannulla, perch impregnata dei criteri, giudizi e attitudini del presente, venendo cos meno alla missione che avrebbe dovuto avere e smarrendo il proprio senso. Nietzsche procede alla sua ricostruzione dellantica civilt greca e al suo confronto fra essa e la modernit. Confronto del tutto sfavorevole a questultima, n su ci cambier mai idea: la grecit che ricostruisce gli appare troppo elevata come senso della vita, valori dellesistenza, capacit di creativit artistica, grandezza umana in rapporto alla bassezza, volgarit e meschinit del mondo moderno e, in particolare, della Germania, che gli si evidenziano come chiaramente in decadenza rispetto alla civilt greca 6 . questo il primo periodo del pensiero nietzschiano, i cui studi e la cui elaborazione si esprimono nelle sue due conferenze universitarie del 1870, Il dramma musicale greco e Socrate e la tragedia, e nel testo La visione dionisiaca del mondo (dellestate di quellanno) 7 , per culminare nellopera principale di questa fase, La nascita della tragedia dallo spirito della musica scritta nel 1871 e pubblicata nel 1872, ripubblicata pi tardi con il titolo di La nascita della tragedia e il sottotitolo Ovvero grecit e pessimismo 8 , seguita nel 1872, sulle stesse tematiche, da Cinque prefazioni per cinque libri non scritti e dal testo incompiuto La filosofia nellepoca tragica dei greci 9 .
Da M. Monforte, Friedrich Nietzsche, Turms -Universit degli studi della Tuscia-Viterbo, 2001. Con il termine modernit sintende il mondo che nasce con la rivoluzione industriale inglese e con la rivoluzione francese, eventi economici, sociali e politici che costituiscono lo sbocco conclusivo della transizione dal Medioevo al modo di produzione capitalistico e al mondo moderno; con il termine contemporaneit, che equivale alla denominazione di modernit contemporanea, sintende la fase della modernit che inizia con la fine del secondo conflitto mondiale cfr. M. Monforte, Il modo di produzione. Lineamenti generali, Milano, Jaca Book, 1997, pp. 19-70; pp. 195-226. 2 Nietzsche vede la formazione del Reich germanico e la crescita in esso del capitalismo, nel contesto specifico della situazione tedesca e complessivo della situazione europea; e Nietzsche identifica ci con la modernit, donde per lui la nascita della modernit stessa intorno al 1880. 3 H. Lefebvre, Hegel - Marx - Nietzsche ou le royame des ombres [o il regno delle ombre], Tournai, Casterman, 1975, p. 150. 4 Cio, rispettivamente, la Grecia del VII-VI sec. a. C. e del V sec. a. C. 5 H. Lefebvre, H. Lefebvre, Nietzsche, Paris, ditions sociales internationales, 1939, pp. 29-32. 6 H. Lefebvre, Nietzsche cit., pp. 32-38. 7 G. Colli e M. Montinari (a cura di), Opere di Friedrich Nietzsche, Milano, Adelphi, vol. III, tomo II, Il dramma musicale greco, Socrate e la tragedia, La visione dionisiaca del mondo, rispettivamente pp. 3-24, pp. 25-45, pp. 47-77. 8 G. Colli e M. Montinari (a cura di), Opere di Friedrich Nietzsche, Milano, Adelphi, vol. III, tomo I, 1972, La nascita della tragedia, pp. 1-163. 9 G. Colli e M. Montinari (a cura di), Opere di Friedrich Nietzsche, Milano, Adelphi, vol. III, tomo II, 1973, Cinque prefazioni per cinque libri non scritti, La filosofia nellepoca tragica dei greci, rispettivamente pp. 207-255, pp. 263351. Sono del 1872 anche le cinque conferenze intitolate Sullavvenire delle nostre scuole loc. cit., pp. 79-206 , tenu1 *

Nietzsche si chiede: come poter resuscitare la grandezza, passata e perduta? La sua risposta, in questa fase, che bisogna saper ritrovare sul piano poetico-psicologico la civilt, attuando una vera e propria resurrezione, cio realizzando un ritorno: dal e del passato al presente. Com possibile? Tramite quella grande creazione che larte: non una qualsiasi arte, magari dintrattenimento o dornamentazione, ma larte somma, quella che costituisce lilluminazione delluomo, restituito alla sua natura profonda. questa larte della tragedia, larte tragica, che pacifica nella tragedia stessa il dolore eterno degli uomini, facendo loro (ri)trovare in modo sublime la gioia 10 . gi avvenuto. gi stato fatto: con la tragedia dellantica Grecia 11 , opera darte totale, in cui si uniscono parola poetica e canto, musica e danza, in quella parte di spazio urbano strutturato dalla splendida architettura del teatro (il riferimento alla tragedia attica 12 e soprattutto ai tragediografi Eschilo 13 e Sofocle 14 ). La tragedia nata Nietzsche usa il termine nascita per la tragedia, perch gli antecedenti e le condizioni non bastano a spiegare il salto qualitativo, la creazione di quel quid artistico di elevatezza eccezionale 15 in quel paese e in quel popolo grazie alla straordinaria sensibilit artistica dei greci:
il Greco profondo, dotato in modo unico per la sofferenza pi delicata e pi aspra, [...] ha contemplato con sguardo tagliente il terribile processo di distruzione della cosiddetta storia universale, come pure la crudelt della natura, e corre il pericolo di anelare a una buddhistica negazione della volont. Lo salva larte, e mediante larte lo salva a s la vita 16 .

Lantico greco conosce bene, e apprezza, lindividualit razionale lintelligenza, la lucidit, lio , ma sa anche bene che la natura la spezza: nel delirio, nellebrezza, e infine nella morte. Tali due inscindibili momenti si raccolgono e si esprimono nelle immagini di due di: il senso chiaro e netto del principium individuationis, lindividualit 17 lucida e intelligente, rappresentata da Apllon, Apollo, il dio delle forme serene, della calma contemplazione, del sogno misterioso,

te a Basilea il 16 gennaio, il 6 febbraio, il 27 febbraio, il 5 e il 23 marzo, in cui Nietzsche pone gli studi classici come centrali per la formazione e leducazione, ma non nel senso in cui lintende lerudizione tedesca volta allutile, alla specializzazione scientifica, e subordinata allo Stato , bens nel senso della comprensione del grande passato per la sua rinascita nel mondo moderno. Perci leducatore deve essere un vero filosofo e il modello nietzschiano del filosofo sempre, in questa fase, Schopenhauer (cio quello che Nietzsche sta credendo che Schopenhauer sia, o meglio, quello che sente in s e che attribuisce a Schopenhauer). 10 H. Lefebvre, Nietzsche cit., pp. 32-38. 11 Tragedia viene dal termine greco tragoda, che significa canto del capro ma tale etimologia non assolutamente certa , e indica una poesia grave e solenne, legata a un evento luttuoso. 12 LAttica la regione greca che costituisce il territorio di Atene; con tragedia attica sintende la tragediografia ateniese. 13 Eschilo (circa 524-456 a. C.), nato a Eleusi e combattente nelle guerre persiane (i due successivi tentativi di invasione della Grecia da parte dellImpero persiano, nel 490 e 480 a. C.), il pi antico dei tragici greci della cui produzione si abbia una consistente conoscenza: le sue opere sono permeate da un senso profondo dellincombenza del destino e, nel contempo, del valore dello spirito eroico, anche nella sconfitta e nella rovina; delle sue tragedie, circa 90, ce ne sono pervenute 7. 14 Lateniese Sofocle (497-406 a. C.), partecipe anche in posizioni di comando alle guerre condotte da Atene, il secondo dei grandi tragici greci di cui abbiamo una rilevante conoscenza: i suoi protagonisti si levano contro il destino e, nella loro grandiosa ma vana lotta, assumono piena ed eroica dimensione umana; della sua ampia produzione di tragedie, ci sono pervenute 7 opere. 15 Nietzsche non usa nemmeno il termine origine, e con ottime ragioni: infatti, per quanto concerne lorigine, questa si perde sempre nella notte dei tempi; ogni ricerca, ogni percorso storicistico la sposta allindietro, sia che si tratti di un essere vivente particolare, di una specie, delluomo, della vita, della terra, della religione o di una religione, etc. H. Lefebvre, Hegel - Marx Nietzsche ... cit., p. 165. 16 F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 54-55. 17 Il principio di individualit, cio la coscienza netta e chiara della propria, pur transeunte, esistenza in quanto individuo e cos dellesistenza degli altri individui e forme individue: Apollo ci viene incontro [...] come la divinizzazione del principium individuationis F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 36. Si user qui il termine individualit, in relazione a quanto viene dicendo Nietzsche e nel complesso di questo lavoro, non nellaccezione filosofica, per cui si tratta di unastrazione rispetto allinsieme degli individui specifici e concreti, mettendo in secondo pieno questi ultimi nei confronti dellastrazione stessa; al contrario, si vuole intendere con individualit nietzschiamente il riferimento agli individui viventi, specifici e concreti (v. anche p. 91, n. 3, sul termine corporeit, usato qui in senso simile).

II

dellillusione vera 18 ; il delirio e lebrezza, la crudelt e la volutt, la morte come dissoluzione delle forme individuali e loro metamorfosi nel tutto, sono rappresentati da Dinysos, Dioniso, il dio dellinfinita creativit, che include la rottura di tutte le determinazioni. La famosa serenit ellenica, la decantata serenit olimpica greca, non altro che uninvenzione (proiezione di aspirazioni) moderna. Secondo Nietzsche, lantico greco perfettamente cosciente della dualit del mondo vita e morte, verit e illusione, essere e nulla e ha il coraggio di guardarla in faccia, ha il coraggio di guardare linforme e lorribile, di accettare la crudelt e la volutt, di provare il sogno e lebrezza, il parossismo: perch ha il pessimismo della forza 19 . Infatti, alla radice dellesistenza c il carattere terribile, c tutto il dolore, c linevitabile sofferenza dello stesso esistere, di cui resta, comunque, una sotterranea e permanente consapevolezza nelluomo. Questa terribilit e questa consapevolezza i greci hanno proiettato e detto nel mito:
il re Mida 20 insegu a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso [...]. Quando quello gli cadde infine fra le mani, il re domand quale fosse la cosa migliore e pi desiderabile per luomo. Rigido e immobile il demone 21 tace; finch, costretto dal re, esce [...] fra stridule risa in queste parole: Stirpe miserabile ed effimera, figlia del caso e della pena, perch mi costringi a dirti ci che per te vantaggioso non sentire? Il meglio per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te morire presto 22 .

Di fronte alla tremenda e annichilente verit di Sileno, a nome ed emblema di tutta lumanit, il
Greco [, che] conobbe e sent i terrori e le atrocit dellesistenza [, per] poter comunque vivere, [...] dov porre davanti a tutto ci la nascita sognata degli di olimpici. [...] Fu per poter vivere che i Greci dovettero, per profonda necessit, creare questi di [...]. Questa la sfera della bellezza, dove essi videro le loro immagini in uno specchio 23 .

I greci hanno divinizzato, come risposta alla verit di Sileno, lindividuatio, lindividuazione, lesistenza individuale; i greci hanno esaltato lindividuo, con la conseguente osservanza dei limiti dellindividualit, la misura e tutto questo, come si detto, rappresentato da Apollo 24 , il quale
esige la misura e, per poterla osservare, la conoscenza di s. E cos, accanto alla necessit estetica della bellezza, si fa valere lesigenza del conosci te stesso 25 e del non troppo 26 .

Tuttavia, se lesaltazione di s e leccesso furono considerati i veri demoni ostili, se quando vi corrispondeva, il titanico e barbarico, fu considerato effetto dionisiaco 27 , il greco non poteva
comunque [...] negare di essere egli stesso intimamente affine [...agli] eroi e Titani precipitati. Qualcosa di pi anzi [...]: tutta la sua esistenza, e cos ogni bellezza e moderazione, poggiava su un fondamento mascherato di sofferenza e conoscenza, [...] svelato da quel dionisiaco. Ed ecco che Apollo non poteva vivere senza Dioniso! [... Quindi] leccesso della natura [... doveva infine palesarsi] in gioia, dolore e conoscenza, fino al grido lacerante; [...] la saggezza di Sileno

Come pu esser vera unillusione? Eppure proprio cos: larte unillusione, che per vera in quanto serve alla vita, anzi a potenziare lintensit del vivere. E ci vale anche per le prospettive, per lo pi illusorie, che gli uomini si danno nel e per il loro agire: queste sono illusioni vere nella misura in cui potenziano la vita e il gusto di viverla. Come dice Nietzsche, ogni vita riposa sullillusione, sullarte, sullinganno, sulla prospettiva, sulla necessit della prospettiva e dellerrore F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 10. 19 C un pessimismo della forza? S: linclinazione intellettuale per ci che nellesistenza duro, raccapricciante, malvagio e problematico, in conseguenza di un benessere, di una salute straripante, di una pienezza dellesistenza [...]. C un soffrire della stessa sovrabbondanza [..., una] sperimentante prodezza dello sguardo pi acuto, che anela al terribile, come al [...] degno nemico su cui pu provare la sua forza [...,] da cui vuole apprendere che cosa sia la paura F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 4. 20 Mitico re della Lidia, paese dellAnatolia o Asia minore (odierna Turchia). 21 Nel senso greco di dimon, entit superiore, potenza divina, forza sovrumana. 22 F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 31-32. 23 F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 32-34. 24 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 37. 25 Il detto gnqi sautn (gnthi sautn) ammonimento e quasi parola dordine , inciso su tutti i massi delle mura del santuario dApollo a Delfi, che corrisponde al nosce te ipsum dei latini: conosci te stesso. 26 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 37. 27 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 37.

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III

[... doveva gridare] il suo dolore contro i sereni di olimpici [...; l] eccesso si svel come verit; la contraddizione, la gioia nata dal dolore parlarono di s sgorgando dal cuore della natura 28 .

Tale profondo nodo, terrificante e altrimenti insolubile, ha trovato la sua soluzione in quellequilibrio instabile, sempre rimesso in discussione e sempre ricomposto e ritrovato finch lo stato... , rappresentato dalla massima affermazione della vita espressa e realizzata nella grande arte tragica, nella tragedia che unisce Apollo e Dioniso, e che adempie, quindi, al compito primario e fondamentale di manifestare, ribadire ed esaltare la giustificazione della vita. E il greco antico accoglie in s i due di, Apollo e Dioniso, attraverso la tragedia 29 . La tragedia non una semplice opera artistica, n un mero spettacolo. un atto: lo spettatore anche attore, in quanto sidentifica con il destino e la morte delleroe rappresentati nella tragedia destino e morte che, poich rappresentati, vengono ripresentati, e cos sottratti alla polvere del tempo, alloblio, allannullamento, con vittoria simbolica ( lillusione vera) sul destino e sulla morte. E lo spettatore-attore sidentifica in tale rappresentazione che ri-presenta e vince illusoriamente ma effettivamente per la vita degli uomini concreti il fato inesorabile e lannientamento inevitabile: sidentifica nella tragedia stessa. Anzich inghiottire leroe nella pace della terra o distruggerlo con il fuoco sacro, [... i greci] hanno ripetuto la sua morte [...,] hanno ri-prodotto la fine delleroe, nemico (Serse 30 ) o amico, dio (Prometeo 31 ) o uomo, o donna (Medea 32 ). Non soltanto per rivivere il momento mortale, per approvare o rifiutare di nuovo lo scomparso. Niente in comune tra il racconto epico o storico, e la tragedia. La tragedia resuscita. Il personaggio tragico, la sua volont e il suo destino, ridiventano attuali. La morte abolita. Un atto nega la negazione. In che cosa consiste questo atto? In un gioco, il pi grave dei giochi; in una mimica (maschera e gesti rituali) che non ha niente a che vedere con unimitazione, in quanto essa non ha modello. [...] Il rituale, anzich sacrificare, fa rivivere. Latto tragico comincia e termina. Lo spettatore, attivo, [...] sidentifica [...] in questatto che trionfa sulla morte 33 . La vita e la morte, cio il destino le forze primordiali, le forze cosmiche sono Dioniso, espresso dal coro (in origine, coro di Satiri 34 , seguaci di Dioniso e membri del corteo dionisiaco) e dallo stesso impianto della tragedia (evocazione di un momento delle forme del divenire e della dissoluzione di queste forme, in onore del dio della metamorfosi delle forme, Dioniso, a cui dedicato lo stesso teatro). Ed tramite lidentificazione nella tragedia che lantico greco si identifica in Dioniso.

F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 37-38. H. Lefebvre, Nietzsche cit., pp. 32-38. 30 Serse il sovrano dellImpero persiano, che tenta linvasione della Grecia (seconda guerra persiana) e vede la sua flotta distrutta a Salamina nel 480 a. C. (lesercito di terra viene sgominato lanno dopo a Platea). 31 Nel mito greco, Prometeo Promethus, colui che prevede, e provvede il pi giovane dei Titani, potenze divine del caos della natura, anteriori allavvento degli di dellordine, il ksmos, che hanno come padre e capo Zeus; i Titani lottano contro i nuovi di (detti olimpici, perch pensati avere la loro dimora terrena sul monte Olimpo) e sono distrutti da Zeus, ma Prometeo si salva e si riconcilia con le nuove divinit, per pur prevedendo la propria sorte ruba il fuoco, che Zeus tiene gelosamente riservato a s, per donarlo agli uomini (che, in alcune varianti del mito, Prometeo stesso ha creato, impastandoli con largilla e animandoli), ai quali insegna le arti e fa, inoltre, un grande dono: la ricordanza della morte, unita a una serie di illusioni nella conduzione della loro vita. Cos gli esseri umani possono sostenere la vita e trovare momenti di gioia. Zeus punisce il Titano, facendolo incatenare a una rupe nel Caucaso e inviando ogni giorno la sua aquila a divorargli il fegato, che poi si rigenera; ma Prometeo conserva un segreto (e il mito ancora pi denso di significati): prevede la fine dello stesso Zeus e degli di olimpici, e solo lui ne conosce le possibili vie di salvezza ... 32 Sempre nel mito greco, Medea la figlia del re della Colchide, dove giunge leroe Giasone, a capo della spedizione degli Argonauti (gli eroi imbarcati sulla nave Argo), per prendere il vello doro (la pelle di un capro dorigine divina); Medea sinnamora di Giasone, laiuta a rapire il vello, fugge con lui e ne ha due figli, ma, abbandonata in seguito dalleroe per unaltra donna, Glauce, si vendica terribilmente, facendo morire costei e trucidando i due figli e morendo anchella, o (secondo varianti del mito) fuggendo su un carro di fuoco. 33 H. Lefebvre, Il manifesto differenzialista, Bari, Dedalo, 1980, pp. 47-48. 34 Persone invasate da Dioniso, che si sentivano tratte fuori, nellebbrezza dionisiaca, dalla condizione umana e trasformate nella condizione del satiro (essere mitico, di forma umana, ma con corna, coda, zampe e potenza sessuale caprine e il capro animale sacro a Dioniso), pi prossimo allenergia ferina dellanimalit, da un lato, e dallaltro, pi vicino alla sovrumanit di un dio.
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IV

Leroe e il suo mito, e la struttura della tragedia (i personaggi, la concatenazione degli eventi, il procedere dellazione) sono Apollo, che esprime la condizione la posizione del poeta, il creatore di miti 35 ed tramite lidentificazione nella tragedia che lantico greco si identifica in Apollo. Nella rappresentazione tragica,
Dioniso [...] appare in una molteplicit di figure, nella maschera di un eroe in lotta [...], egli assomiglia a un individuo che sbaglia, che lotta e che soffre; e che egli appaia [...] con questa epica determinatezza e chiarezza, effetto dellinterprete di sogni Apollo, che con quella simbolica apparenza chiarisce al coro il suo stato dionisiaco. Ma in verit quelleroe il Dioniso sofferente dei misteri 36 , quel dio che sperimenta in s i dolori dellindividuazione [...]. Dal sorriso di questo Dioniso sono nati gli di olimpici, dalle sue lacrime gli uomini 37 .

Apollo parla e si dice, e cos dice Dioniso, e Dioniso parla e si dice, e cos dice Apollo.
Dioniso parla la lingua di Apollo, ma alla fine Apollo parla la lingua di Dioniso. Con questo raggiunto il fine supremo della tragedia e dellarte in genere 38 .

Lantico greco, spettatore e attore della tragedia, Apollo e Dioniso: perch noi noi uomini siamo questi di, poich queste forze divine cio cosmiche sono in noi 39 . Ma in questa espansione dellantico greco al tutto non c alcuna beatitudine tranquilla e statica. La condizione dionisiaca dellebrezza in senso lato unit compenetrata con la natura, percorsa da energie passionali, in cui crudelt e volutt, piacere e dolore si commistono e confondono; larte dionisiaca per eccellenza la musica come melodia e canto, che si dispiegano dalle profondit dellessere, e penetrano e muovono il corpo , non affatto una fusione pacifica con il tutto; , invece, la rottura dellio, cio lanticipazione del divenire, del divenire umano, che sar il ritorno al tutto tramite la morte, dellindividuo e degli altri individui 40 . La condizione apollinea del sogno in senso lato, e in primo luogo poetico la coscienza della propria specifica esistenza in quanto specifico individuo, che vive e contempla la realt, ma sa anche che vi agisce, come individuo, e contempla lo stesso proprio agire; le arti apollinee per eccellenza sono la pittura, la scultura, larchitettura, la musica appena accennata con i tocchi della lira , non affatto olimpico distacco, ma misteriosa fantasticheria, calma nel tumulto, illusione vera e benefica nella consapevolezza, sogno e risveglio, ordine fragile imposto sul caos 41 .
I miti, di cui lantica Grecia ricchissima c un mito per ogni cosa, per ogni evento, per ogni luogo, per ogni situazione umana , non sono opera di autorit costituite, n di una casta sacerdotale preposta, n di elaborazioni teologiche, bens frutto dei poeti: il poeta visionario, che, nella condizione apollinea di contemplazione, guarda e sente lessere e il divenire, e gli eventi umani in essi, e li canta. 36 Erano denominati mistria, cerimonie, pratiche e dottrine segrete dal verbo mo, mi chiudo, sto nascosto , donde misteri, riservati ai misti, gli iniziati. Misteri sono i culti (tenuti a Eleusi, vicino ad Atene) della dea della fecondit Demetra e di sua figlia Persefone, rapita da Ades, dio degli Inferi, e cercata dovunque dalla madre, che rende arida tutta la terra, finch non ottiene il ritorno alla luce della figlia, intanto diventata sposa di Ades, ma Persefone dopo sei mesi deve tornare dallo sposo agli Inferi (simbologia del succedersi delle stagioni, della vita e della morte, della nascita, della scomparsa e della rinascita). Misteri sono i culti del mitico cantore Orfeo, capace di commuovere tutti gli esseri con il suo canto, che scende negli Inferi per riprendere la moglie morta, Euridice, e grazie al suo canto Ades e Persefone gliela restituiscono, purch non si volti a guardarla nel ritorno, ma Orfeo si volta, poco prima delluscita dagli Inferi (simbologia della purificazione, che si consegue, o si perde, attraverso il controllo, o meno, delle passioni). E sono misteri i culti di Dioniso. I culti dei misteri erano spesso notturni e sempre riservati agli iniziati. Nei misteri dionisiaci venivano sentite e rivissute per immedesimazione le vicende terrene del dio in quanto entit individua; veniva rivissuto come (cos narra il mito) da fanciullo venisse fatto a pezzi dai Titani e come poi in questo stato venisse venerato come Zagreus. Con ci significa che questo sbranamento, la vera e propria sofferenza dionisiaca, come una trasformazione in aria, acqua, terra e fuoco [..., che] lo stato dindividuazione [] la fonte e causa prima di ogni sofferenza. Ma la speranza [...] si appuntava sulla rinascita di Dioniso F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 72. E gli iniziati ai misteri dionisiaci passavano dallimmedesimazione in queste vicende individue di Dioniso al senso dellintima, organica, personale partecipazione allinfinita e sempre rinnovata creazione cosmica, espressa da Dioniso. 37 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 72. 38 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 145. 39 F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 56-63; cfr. H. Lefebvre, Nietzsche cit., pp. 32-38. 40 F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 25-30; cfr. H. Lefebvre, Nietzsche cit., pp. 32-38. 41 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 34-39; cfr. H. Lefebvre, Nietzsche cit., pp. 32-38.
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La tragedia presenta e rappresenta lunit del cosmo, nella sua intima molteplicit e nella sua creativit infinita attraverso la fine e il superamento delle forme individue (Dioniso), sentita, cantata e riconosciuta attraverso le forme individue e le loro vicende (Apollo). La tragedia, arte somma, trasforma cos il destino e la morte in gioia
Come possono il brutto e il disarmonico, il contenuto del mito tragico, suscitare un piacere estetico? [... Perch la tragedia ci convince] che perfino il brutto e il disarmonico sono un gioco artistico 42

, e rende accettabile lo stesso inevitabile dolore:


solo come fenomeni estetici lesistenza e il mondo sono eternamente giustificati 43 .

Nietzsche si serve ancora di termini schopenhaueriani, pur gi trasformati: se per Schopenhauer larte somma (arte oggettiva) permette una pausa nel fiume di dolore perenne della volont di vita, tramite la contemplazione distaccata del fluire di questa stessa volont, ed quindi consolazione dalla vita, per Nietzsche larte massima, larte tragica giustificazione, quindi affermazione della vita. Tuttavia, la formulazione pu sempre indurre a fraintendimenti: non lestetica, lartisticit, n tantomeno lestetismo 44 , che rendono accettabile e/o esaltano lesistenza come lo sviluppo del pensiero nietzschiano, muovendo da questi suoi primi esiti, verr chiarendo , ma la forte affermazione della vita che giustifica la vita stessa attraverso quella straordinaria capacit di creazione artistica, attraverso lo strumento di quellarte somma (la tragedia), la quale diventa, a sua volta, creazione di un potente e affermativo senso dellesistenza. E questa creazione-giustificazione necessaria per gli esseri umani che vogliono affermare la loro vita, e la vita nel suo complesso: non tramite la religione, o la morale, o la ragione, ma tramite larte, per cui
tutto ci che esiste giusto e ingiusto, e in entrambi i casi ugualmente giustificato 45 .

Questo culmine di civilt risorger, ponendo fine alla decadenza. Anzi afferma in questo momento Nietzsche sta risorgendo. Come la tragedia, culmine e fattore primario della civilt greca, nacque dallunione del mito tragico e della musica 46 , del poeta epico con il poeta lirico, questultimo identificato con il musicista e questa disposizione musicale port ad attingere alle profondit dionisiache 47 , dando vita allopera darte totale , cos lo spirito della tragedia rinasce ora, si ripropone adesso e si rende di nuovo presente, nel suo tempo, in Germania: risorge dallo spirito della musica (come recitava liniziale titolo completo del lavoro nietzschiano) che fonda, sostanzia e permea larte wagneriana, arte che non solo musica, e che non nemmeno soltanto canto e rappresentazione teatrale, ma anchessa e mira a essere, vuole essere Gesamtkunstwerk, rinnovata e riaffermata opera darte totale 48 . Infatti Nietzsche in questo suo periodo schopenhaueriano-wagneriano impianta lattualit di La nascita della tragedia sullinterpretazione in chiave schopenhaueriana dellarte wagneriana e sulla definizione del ruolo dellarte di Wagner nel suo presente storico, tant vero che il libro si aF. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 159. F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 45. 44 Il termine estetica viene dal latino medievale sthetica, modellato sullaggettivo greco sostantivato aisthetich, derivante dal sostantivo isthesis, che significa percezione con i sensi e con lintelligenza, osservazione, comprensione; il termine venuto assumendo il significato di percezione e comprensione artistica, per passare poi a indicare percezione e ricerca del bello. Da estetica deriva estetismo, che connota la ricerca esasperata della bellezza e della sensualit della bellezza nelle attitudini che si adottano, nelle cose che ci circondano, negli ambienti in cui si vive, nella realt in cui si inseriti, quale unica possibilit di rendere sopportabile lesistenza il che, in effetti, costituisce una fuga dal brutto e tremendo che fa parte dellesistenza, unincapacit dellaccettazione anche di ci, quindi un versante della debolezza psicofisica, dellaffievolirsi della vitalit, della decadenza. 45 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 71. 46 Musica e mito tragico sono in uguale maniera espressione dellattitudine dionisiaca di un popolo e inseparabili luna dallaltro F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 161. 47 F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 39-45. 48 F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 131-133, p. 153.
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VI

pre con la dedica della Prefazione a Richard Wagner 49 . Proprio ci, peraltro e come si gi accennato, rende pi difficili la comprensione e recezione di questo testo nietzschiano va comunque ricordato che, bench non sia questo il suo fine principale 50 , lopera nietzschiana ha gettato una luce nuova sul complesso degli studi sullantica Grecia, pur fra le polemiche sorte gi alla pubblicazione del lavoro e mai spentesi in seguito, e pur fra i successivi silenzi, specialmente in ambiente accademico 51 , prevalenti e ostinati (una sorta di procedura dostracismo 52 ). Leffettiva comprensione di La nascita della tragedia richiede, senza dubbio, unaccorta attenzione (conseguente alla conoscenza delle opere nietzschiane successive) per discernere quanto intende dire Nietzsche (per capirsi, il contenuto) dalla sua adozione di formulazioni schopenhaueriane e riferimenti wagneriani (sempre per capirsi, la forma). Lo stesso Nietzsche intitoler emblematicamente la sua presentazione della ripubblicazione di questo lavoro, sedici anni dopo, Tentativo di autocritica 53 , prendendo le distanze

F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 19-20. Il fine primario di La nascita della tragedia di ricostruire un mondo di civilt vista come somma, che esistito, avvenuto, in un lontano passato che il nostro passato, quello della civilt europea , e metterlo a confronto con lo squallido presente (del tempo di Nietzsche), onde porre sotto critica a tutto campo il presente stesso ed evocare la rinascita della grande civilt. 51 I circoli accademici del tempo si sdegnano per le ardite congetture filologiche di Nietzsche e per le sue argomentazioni, e perfino il suo maestro, Ritschl, non offre favorevole accoglienza; il giovane filologo Ulrich von Wilamowitz Mllendorf (1848-1931) nel 1872 apre la polemica aperta, contestando la fondatezza delle interpretazioni filologiche e la ricostruzione della civilt storica greca dellopera di Nietzsche Wilamowitz Mllendorf sar noto come conoscitore della civilt greca, stender saggi e commenti su quasi tutti gli autori greci e lascer molte opere, fra cui Ricerche omeriche, Storia della letteratura greca, Introduzione alla tragedia attica, Platone, lavori sulla storia della filologia, metrica e lingua greche, fino a La fede degli elleni. Erwin Rohde (1845-1898), amico di Nietzsche e anchegli allievo di Ritschl, controbatte le posizioni di Wilamowitz Mllendorf, riaffermando la validit della ricostruzione nietzschiana Rohde, autore di opere importanti sulla grecit, fra cui Il romanzo greco e Psyche, culto dellanima e credenza nellimmortalit presso i greci (dove argomenta sulla credenza radicata nel mondo greco, al di l della visione epicoapollinea dei poemi omerici, nella potenza dei morti e nellimmortalit dellanima, che si esprimerebbe nei culti dionisiaci e misterici), si verr staccando dal percorso dellamico, per arrivare a una sostanziale estraneit negli anni ottanta (dellOttocento). E Wagner in persona sostiene Nietzsche, con una lettera aperta pubblicata il 23 giugno 1872 sulla Norddeutsche Allgemeine Zeitung. 52 I termini delle polemiche sulla correttezza o meno dellopera nietzschiana non sono in seguito fondamentalmente cambiati, e le cose sono andate avanti cos, fino al silenzio in merito, senza giungere a soluzione certa. Peraltro, senza potervi giungere, nei termini posti dalle polemiche filologiche e dalle posizioni accademiche. Sono oltremodo significative, a oltre cento anni dalla pubblicazione di La nascita della tragedia, le seguenti notazioni di Colli: Gli studiosi della Grecia arcaica hanno passato sotto silenzio, come non scientifica, la concezione di Nietzsche; ma che cosa hanno fatto di pi [...] per stabilire una verit storica? I dati della tradizione sono sempre quelli, scarsi e ambigui. Anzitutto le notizie della Poetica aristotelica sulla derivazione della tragedia dai corifei del ditirambo e dallelemento satiresco. Certa soltanto la connessione sia dellorigine del ditirambo sia della figura del satiro con il culto di Dioniso. Il resto controverso o non illuminante, a cominciare dalla significazione di tragedia in quanto canto dei capri, sino alle notizie sullintroduzione del ditirambo a Corinto per opera di Arione, sotto il tiranno Periandro, sul trasferimento al culto di Dioniso dei cori tragici che commemoravano le sofferenze delleroe Adrasto, per opera del tiranno Clistene allinizio del sesto secolo [a. C.]. Ma lelemento di massima incertezza riguardo allorigine della tragedia consiste nel contrasto fra lindiscutibile connessione con il culto di Dioniso e il contenuto delle tragedie a noi pervenute, che solo occasionalmente ha un riferimento con Dioniso e il suo culto, e che nella sostanza tratto dai miti sugli eroi e gli di greci, cio dalla stessa sfera dellepica. Su questo punto gi gli antichi erano perplessi. A spiegare tale polarit Nietzsche suggerisce di considerare il mito come un sogno apollineo del coro [...;] in questo modo i dati della tradizione vengono integrati attraverso unintuizione esteticopsicologica, ma si pu dire che le altre interpretazioni di questultimo secolo si siano comportate pi scientificamente? O si sono accentuati certi elementi della tradizione, lasciandone cadere altri, oppure si sono interpolate ulteriori prospettive, soprattutto quelle etnologiche, nella ricerca di una spiegazione unitaria. Cos si posto in evidenza laspetto rituale, e si stabilito un parallelo con i dromena [i riti] dei misteri eleusini, magari in una direzione giusta, ma con il torto di voler spiegare qualcosa di ignoto mediante qualcosa che ancora pi ignoto. O pi superficialmente si parlato di riti celebrati sulle tombe degli eroi, di rituali drammatici intesi magicamente ad assicurare il rigenerarsi primaverile della vegetazione e la fecondit animale, o ancora di uno stretto rapporto fra il culto di Dioniso e quello di Osiride [il dio egizio della rinascita a nuova vita nellaldil], insistendo sulla presenza nella tragedia di una morte rituale. Ma La nascita della tragedia non uninterpretazione storica. Proprio mentre sembra svilupparsi come tale, si trasforma in uninterpretazione di tutta la grecit, e [...] addirittura in una visione filosofica totale G. Colli, Notizie e note, in Opere di Friedrich Nietzsche, Milano, Adelphi, vol. III, tomo I, 1972, pp. 461-462. 53 F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 3-15.
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VII

e mettendo in luce i propri fuorviamenti e illusioni del periodo, ma evidenziando anche come il contenuto di fondo sia gi suo, e come egli non rinneghi affatto questo libro, che
tenuto conto del successo che ebbe [..., ] un libro provato, [...] che in ogni caso ha soddisfatto i migliori del suo tempo [...]; tuttavia non voglio [...] nascondere quanto esso mi appaia oggi spiacevole, quanto estraneo mi si presenti oggi [...], ai miei occhi divenuti pi vecchi, cento volte pi viziati, ma nientaffatto pi freddi; i miei occhi del resto non sono divenuti pi estranei a quello stesso compito cui os accostarsi per la prima volta quel libro temerario cio a vedere la scienza con lottica dellartista e larte invece con quella della vita... 54

In effetti, se sono illusioni ed errori le convinzioni sulla rinascita della coscienza e conoscenza tragica tramite la musica e lopera wagneriane Nietzsche verr rendendosi conto come quella di Wagner non sia affatto unarte antidecadente, bens rappresenti precisamente larte della decadenza, anzi della degenerazione del sentire, come sia subordinata al moralismo borghese e cristiano, e come si tratti di unarte funzionale, e aderente, al nazionalismo tedesco e alla potenza del Reich , non lo sono, per, le sue interpretazioni del senso profondo della tragedia 55 . E, se sono schopenhaueriane le formulazioni sulla musica e sullarte, e sul pessimismo quale unica vera attitudine esistenziale, quindi non nietzschiane e non condivise dal pensiero nietzschiano pi dispiegato Nietzsche viene superando Schopenhauer, che indicher come pensatore della decadenza tedesca ed europea, anzi del nihilismo 56 moderno, e di cui attaccher il concetto centrale di volont di vita 57 , al di sotto e attraverso di esse affiora una concezione ben diversa dalla schopenhaueriana ascesi (rinuncia) alla vita e alla gioia della vita stessa (nel perseguimento della meta di una specie nulla assoluto e totale, di tipo di buddhistico 58 ), perch tramite la tragedia, la coscienza e conoscenza traF. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 5-6. Che proprio in quanto sintesi ed espressione culminante di una civilt, una volta che la civilt della Grecia antica entrata nella sua decadenza e ha avuto termine, si ripresentata poche volte e in condizioni e con individui eccezionali in parte i tragici francesi, Shakespeare senzaltro, in parte i tragici tedeschi , ma senza permeare le civilt successive, n pu essere creata e imposta con un mero atto di volont artistica. Infatti, quanto pi ci si rende conto che non c coscienza e conoscenza tragica, e si guarda alla tragedia antica e/o di altre epoche precedenti al presente per ispirarvisi, tanto pi ci significa che si al di fuori della tragedia stessa e irrimediabilmente lontani da essa o, almeno, va aggiunto, da quelle forme storiche del tragico. William Shakespeare (1564-1616), di Stratford-on-Avon, Inghilterra, attore e impresario teatrale, e massimo tragediografo, commediografo e drammaturgo; gi la prima raccolta delle sue opere (37, fra tragedie e commedie, di sicura attribuzione) esce postuma, nel 1623. 56 Da latino nihil, che significa niente, nulla, per cui nihilismo si potrebbe anche esprimere con il termine (per inesistente in italiano) di nullismo; la denominazione vuole indicare quella condizione culturale ed esistenziale in cui viene sentito e/o ritenuto che niente vale niente, nulla vale la pena. 57 Della schopenhueriana cieca e oscura volont unica di vita sostanza ed essenza di tutto lessere, che fa esistere e spinge a esistere tutte le forme individue e che si traduce nelluniversale fiume di dolore dir Nietzsche pi tardi, parlando come Zarathustra con la vita: Certo non ha clto nella verit, colui che per raggiungerla lanci la parola della volont di esistere: questa volont non esiste! / Infatti: ci che non , non pu volere; ma ci che nellesistenza, come potrebbe ancora volere lesistenza! / Solo dove vita, anche volont: ma non volont di vita, bens cos ti insegno io volont di potenza! [...] / Questo mi ha insegnato una volta la vita F. Nietzsche, Cos parl Zarathustra cit., Della vittoria su se stessi, pp. 139-140. Tratteremo in seguito della volont di potenza; v. soprattutto p. 167 ss. 58 Il buddhismo la dottrina-religione creata in India dal Buddha (lilluminato, perch arrivato al bodhi, lilluminazione) il principe Gautama Sakyamuni (il saggio dei Sakya), nato verso la met del VI sec. a. C., figlio del re dei Sakya, che si ritira a parlare con i maggiori saggi e sta in solitudine nella foresta, di fronte allinsolubile presenza del dolore nel mondo. Il Buddha vede il dolore organico allesistenza, causata dalle passioni e desideri, ed eterna nella ruota delle morti e rinascite: bisogna rompere il ciclo, raggiungendo per gradi, dallastensione da ogni brama e ostilit, alluniversale compassione, al superamento della compassione stessa lannullamento di ogni passione e desiderio; allora si entra nel nirvana, la quiete assoluta del non essere, dove perviene il Buddha allet di ottantun anni (intorno al 480 a. C.). Nel buddhismo dice Nietzsche il concetto di Dio [...] gi quasi liquidato, e, bench muova, come il cristianesimo, dalla stanchezza per la vita e, quindi, siano ambedue religioni nihilistiche , vi si differenzia profondamente (vedremo pi avanti lesame nietzschiano del cristianesimo): non si fonda su concetti morali, i due dati di fatto psicologici, su cui [... il buddhismo] si basa [...] sono: in primo luogo unenorme eccitabilit che si esprime come raffinata capacit di soffrire; in secondo luogo, un iperintellettualismo, un vivere troppo a lungo nei concetti e nei procedimenti logici, mentre listinto personale stato danneggiato a vantaggio dellimpersonale [...]. Sulla base di queste condizioni fisiologiche si prodotta una depressione: contro di essa Buddha procede in termini igienici. [ Egli] mette in pratica la vita allaperto, la vita errante; la moderazione e la scelta nei cibi; la cautela verso tutti gli alcolici; e similmente la cautela verso tutti gli affetti che [] infiammano il sangue; nessuna preoccupazione n per s, n per gli altri. Egli esige rappresentazioni che diano quiete oppure rasserenino escogita mezzi per disabituarsi dalle altre. Concepisce la bont, lessere buoni, come un incremento positivo per la salute. La preghiera esclusa []; nessun
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VIII

gica, Nietzsche vede sprigionarsi lesaltazione della gioia e della vita nonostante linevitabile dolore e proprio ci nonostante. Nello stesso tempo, un altro filo di fondamentale importanza emerge in La nascita della tragedia e viene componendosi nello sviluppo del pensiero di Nietzsche: il tema maturava da tempo, ma viene alla luce affrontando la figura di Socrate 59 e, quindi, il nodo che vi connesso e ne consegue, cio la questione del socratismo. Socrate, o luomo teoretico Il nodo posto da Nietzsche tramite la domanda: perch la decadenza? Com che si avuta la decadenza, dal culmine di civilt raggiunto con la Grecia antica, la Grecia della tragedia? La risposta che d Nietzsche : il responsabile Socrate! O meglio, il responsabile il dimon, cio la forza superiore, incontrastabile e sovrumana, vale dire la potenza divina, ovvero, in altri termini, la spinta di fondo della sua esistenza, la pulsione fondamentale del suo carattere, listinto irrefrenabile del suo essere , che, come diceva spesso lo stesso Socrate, lo pervadeva. Socrate, ossia il dimon della conoscenza razionale ... di tutto, quale primario scopo e senso.
Mentre in tutti gli uomini produttivi listinto proprio la forza creativa e affermativa 60 , e la coscienza si comporta in maniera critica e dissuadente, in Socrate listinto si trasforma in un critico, la coscienza in una creatrice una vera mostruosit per defectum 61 ! [...] sicch Socrate sarebbe da definire come lindividuo [...] in cui la natura logica, per una superfetazione 62 , sviluppata in modo tanto eccessivo [...]. Ma [...] a quellistinto logico che si manifestava in Socrate era totalmente negato il volgersi contro se stesso; in quello sfrenato sgorgare esso mostra una naturale veemenza, quale incontriamo [...] solo nelle pi grandi forze istintive 63 .

Socrate ha ucciso la tragedia tramite Euripide 64 , influenzato dal suo stesso dimon:

imperativo categorico, nessuna costrizione in genere [...;] egli non richiede alcuna lotta contro coloro che pensano diversamente; ci da cui maggiormente difende la sua dottrina, il sentimento della vendetta, dellavversione [...] ( linimicizia non ha termine con linimicizia: questo il toccante ritornello dellintero buddhismo...) [... Il] principio una sola cosa necessaria e come tu puoi liberarti dal dolore regola e delimita lintera dieta spirituale [...]. Un clima molto mite, una grande pacatezza e liberalit di costumi, nessun militarismo sono i presupposti del buddhismo; [... e] che le classi superiori e persino dotte sono quelle in cui il movimento ha il suo focolare. Si vuole come meta suprema [...] la quiete, [...e la ]si raggiunge G. Colli e M. Montinari (a cura di), Opere di Friedrich Nietzsche, Milano, Adelphi, vol. VI, tomo III, 1986, Lanticristo, pp. 187-188. Nietzsche si riferisce al buddhismo originario, e non a quello successivo e fuori dellIndia, n a quello che oggi conosciamo, sostanzialmente nipponico-statunitense, regredito a religione (adattata alla modernit contemporanea), con culti obbligati (la pratica) e forte spinta al proselitismo. 59 Il filosofo ateniese Socrate (469-399 a. C.) esercita uninfluenza decisiva su tutto il corso successivo della filosofia greca, e della filosofia in generale, pur senza lasciare scritti, ma fondandosi solo sullinsegnamento orale conversazione e dialogo e riuscendo a trascinare linterlocutore sul proprio terreno (metodo della maieutica, cio dellostetricia). Socrate sinteressa fondamentalmente di questioni morali e individua lidentit di bene e conoscenza (e, di converso, lidentit di male e ignoranza), e di virt e scienza, concependo il bene-virt quale oggetto di una costante ricerca razionale, che razionalmente (e dunque scientificamente) valuta i giudizi, i comportamenti, le attivit e le attitudini esistenti, e mira, se sono irrazionali (dunque sbagliati, perch basati sullignoranza), a modificarli. Le maggiori notizie su Socrate e sulle sue concezioni ci vengono dal suo discepolo, il filosofo ateniese Platone (427-347 a. C.), che scriver lApologia di Socrate e porr spesso il maestro come protagonista nei suoi Dialoghi (questi sono 34 e, insieme alle 13 Lettere, costituiscono le sue opere), e che gi si muove nella filosofia postsocratica, anzi le d inizio. Altre conoscenze su Socrate ci vengono da un altro suo discepolo, lo storico ateniese Senofonte (430-circa 355 a. C.), anchegli autore di unApologia di Socrate, oltre che di opere storiografiche. Infine, sappiamo di Socrate dal filosofo Aristotele (384-322 a. C.), nativo di Stagira (penisola calcidica), allievo di Platone e autore di unimponente quantit di opere (146), nella sua ricostruzione dei lineamenti della filosofia greca a lui precedente. 60 Sia in senso specificamente artistico, sia in senso generale, delle capacit creative nellesistenza e per lesistenza. 61 Per difetto, per mancanza. 62 Eccesso di crescita. 63 F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 91-92. 64 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 75 ss., pp. 89 ss. Lateniese Euripide (480-406 a. C.), nato a Salamina, noto nella stessa antichit come il massimo poeta tragico e precisamente su questo Nietzsche dissente profondamente... Euripide frequenta e conosce i massimi pensatori del suo tempo, fra cui Socrate, e trasforma la tragedia in rappresentazione realistica delle passioni e dei sentimenti umani, reinterpretando e modificando i miti in senso razionale e morale, esercitando uninfluenza che dal suo tempo arriva fino al nostro presente. Ci sono pervenute 17 delle sue tragedie.

IX

Euripide si sentiva come poeta [...] molto al di sopra della massa, ma non al di sopra di due dei suoi spettatori: la massa la port sulla scena 65 , e quei due spettatori li rispett come i soli giudici competenti e maestri di tutta la sua arte [...]. Di questi due spettatori uno Euripide stesso, [...] come pensatore, non come poeta 66 . [...] Socrate era quel secondo spettatore 67 .

Euripide, al pari di Socrate,


che non capiva la tragedia antica e perci non lapprezzava [..., vi] scorse in ogni tratto e in ogni linea qualcosa dincommensurabile, una certa ingannevole determinatezza e insieme unenigmatica profondit, anzi uninfinit dello sfondo. La figura pi chiara aveva ancor sempre [...] qualcosa dincerto e non rischiarabile. La stessa luce crepuscolare avvolgeva la struttura del dramma, specialmente il significato del coro. E quanto incerta rimase per lui la soluzione dei problemi etici! Quanto problematica la trattazione dei miti! Quanto sproporzionata la ripartizione della felicit e dellinfelicit! [...] Cos [...] da spettatore confess a se stesso di non capire i suoi grandi predecessori 68 .

Ed Euripide, in lega con Socrate, os essere laraldo di una nuova creazione artistica 69 , intraprendendo limmane lotta contro le opere darte di Eschilo e Sofocle, e contrapponendovi la propria concezione 70 :
Eliminare dalla tragedia [... l] elemento dionisiaco originario e onnipotente, ed edificarlo in modo puro e a nuovo su unarte, un costume e una concezione del mondo non dionisiaci questa la tendenza di Euripide 71 .

Cos, egli ha razionalizzato e moralizzato la tragedia, riformato e reinventato i miti, inserendo nella tragedia stessa lelemento razional-moralistico socratico, che ha sostituito il principium individuationis apollineo e lo ha escluso.
Anche Euripide era in certo senso solo maschera: la divinit che parlava per bocca sua non era Dioniso e neanche Apollo, bens un demone di recentissima nascita, chiamato Socrate 72 .

Euripide, in tal modo, ha posto in urto lelemento socratico con lelemento dionisiaco:
questo il nuovo contrasto: il dionisiaco e il socratico, e lopera darte della tragedia greca per a causa di esso 73 .

Infatti, se lelemento socratico estraneo a quello apollineo, ancor meno pu riuscire a combinarsi perfino come suo opposto, perfino come suo elemento contrario in una contraddizione con lelemento dionisiaco: estraneo al dionisiaco e pu solo procedere a respingerlo, a ridurlo ai margini, per infine eliminarlo. E cos si mette fine alla tragedia 74 , che viene sostituita da qualcosaltro, che pu avere anche lo stesso nome, ma unaltra cosa: la rappresentazione drammati-

Vale a dire che rappresent il modo di sentire e di agire della massa, del popolo, della gente comune. F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 80. 67 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 88. Nietzsche continua: Che Socrate avesse uno stretto legame di tendenza con Euripide, non sfugg allantichit in quel tempo; e lespressione pi eloquente di questo fiuto [...] la leggenda circolante ad Atene, secondo cui Socrate aiutava Euripide a poetare loc. cit., p. 89. 68 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 81. 69 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 88. 70 Ibidem. 71 Ibidem. 72 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 83. 73 Ibidem. 74 Nella sera della sua vita Euripide stesso present ai suoi contemporanei [...] la questione del valore e del significato [... della sua] tendenza. Deve [...] sussistere il dionisiaco? Non da estirpare [...]? Certo, [...] purch fosse possibile; ma il dio Dioniso troppo potente: lavversario pi avveduto come Penteo nelle Baccanti viene [...] incantato da lui e [...] corre poi incontro al suo destino. Il giudizio dei due vecchi Cadmo e Tiresia [altri due personaggi delle Baccanti] sembra anche il giudizio del vecchio poeta: la riflessione degli individui pi accorti non riesce a rovesciare quelle antiche tradizioni popolari, quella venerazione di Dioniso [...], anzi [...] conviene mostrare almeno una partecipazione diplomaticamente prudente [...]. Quella tragedia [le Baccanti] una sconfessione della possibilit di realizzare la sua tendenza, ma ahim! essa era gi stata realizzata! Il miracolo era accaduto: quando il poeta ritratt, la sua tendenza aveva gi vinto. Dioniso era gi stato cacciato dalla scena tragica F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 82-83.
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ca, in cui leffetto tragico irraggiungibile 75 . Nel contempo, con Socrate ha inizio un nuovo tipo umano:
[ ] il tipo di una forma di esistenza prima di lui mai esistita, il tipo delluomo teoretico, [... interessato] pi [alla] ricerca della verit che [alla] verit stessa: con ci [...] svelato [...] il segreto fondamentale della scienza. Accanto [...,] una profonda idea illusoria, che venne al mondo la prima volta nella persona di Socrate, ossia quellincrollabile fede che il pensiero giunga, seguendo il filo conduttore della causalit, fin nei pi profondi abissi dellessere, e che il pensiero sia non solo in grado di conoscere, ma addirittura di correggere lessere 76 .

Per luomo teoretico, la vita non degna di essere vissuta, ma di essere conosciuta. Luomo teoretico in primo luogo non vive, ma conosce: guarda la vita attraverso il pensiero, la vede con lottimismo del razionalismo, e solo cos giustifica la vita stessa. A partire da Socrate si dispiegata la cultura alessandrina 77 , che porta in s i germi sempre incombenti della dissoluzione:
la cultura alessandrina ha bisogno, per poter esistere durevolmente, di una classe di schiavi 78 ; ma essa, nella sua concezione ottimistica dellesistenza, nega la necessit di una tale classe 79 e va perci gradualmente incontro, quando si sia esaurito leffetto delle sue belle parole di seduzione e di rassicurazione della dignit delluomo e della dignit del lavoro, a unorrenda distruzione 80 .

E a partire da Socrate si sono dipanati venti secoli di decadenza 81 , fino al mondo moderno, in cui luomo teoretico ha trionfato:
limmane ruota che muove il socratismo logico in azione [...] al di l di Socrate, e [... deve] essere contemplata attraverso Socrate come attraverso unombra 82 [...:] dopo Socrate [...] le scuole filosofiche si [staccano] luna dietro laltra come onda dietro onda; [...] unimpreveduta universalit della brama di sapere [ha] condotto la scienza, nei pi lontani uomini del mondo della cultura [...], sul mare aperto [..., avvolgendo l] intero globo terrestre, con prospettive, perfino, di sussumere sotto le sue leggi tutto il sistema solare 83 .

F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 84. Qui non notiamo pi nulla di quellepico perdersi nellillusione, della freddezza priva di passione del vero attore [tragico], che, proprio nella sua massima attivit, tutto illusione e piacere per lillusione. Ed lirruzione del realismo razionalistico e/o del razionalismo realistico: Euripide lattore col cuore che martella, coi capelli ritti; abbozza il piano come pensatore socratico, lo attua come attore appassionato. Puro artista non lo n nellabbozzare n nel realizzare. Cos il dramma euripideo una cosa insieme triste e focosa, ugualmente capace di agghiacciare e dinfiammare; per esso impossibile raggiungere leffetto apollineo dellepos, mentre daltra parte si liberato il pi possibile degli effetti dionisiaci e ora ha bisogno, per esercitare comunque un effetto, di nuovi mezzi di eccitamento, che per non possono trovarsi pi nella sfera dei due soli impulsi artistici, lapollineo e il dionisiaco. Questi mezzi di eccitamento sono pensieri freddi in luogo delle intuizioni apollinee e passioni roventi in luogo delle estasi dionisiache e, pi precisamente, pensieri e passioni imitati in modo estremamente realistico, nientaffatto immersi nelletere dellarte F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 85. Qualunque giudizio, anche diverso, si possa dare in merito, occorrer convenire che leuripidismo teatrale (e di pi: euripidismo nella rappresentazione in genere) ha poi compiuto una lunga strada, fino al pieno dei nostri giorni... 76 F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 99-101. 77 Con cultura alessandrina sintende il periodo denominato ellenismo, apertosi verso la fine del IV sec. a. C., che aveva in Alessandria, capitale del Regno ellenistico dEgitto, il suo maggior centro delaborazione culturale (non lunico). Tale cultura si , in seguito, sostanzialmente trasfusa nellImpero romano. 78 Per la conduzione del lavoro materiale e per assicurare non solo gli agi delle classi superiori, ma anche il tempo libero, da dedicare alla cultura e allelaborazione culturale, degli addetti ai lavori e degli utenti di tale cultura. 79 Cadendo cos nellipocrisia pi profonda, in una cattiva coscienza occultata. 80 Nietzsche afferma: non c niente di pi orribile di una classe barbarica di schiavi che abbia imparato a considerare la sua esistenza come uningiustizia e che si accinga a far vendetta non solo per s, ma per tutte le generazioni F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 120-121. 81 Dopo il dissolvimento dellImpero romano, la cultura alessandrina si ripresentata e secondo Nietzsche riaffermata: Sin dallepoca del risveglio dellantichit alessandrino-romana nel quindicesimo secolo, e dopo un intervallo lungo e difficile a descriversi, ci siamo avvicinati a questo stato nella maniera pi vistosa: Al vertice la stessa eccessiva brama di sapere, la stessa insaziata felicit di scoprire, la stessa mostruosa mondanizzazione, e accanto a ci un vagare senza patria, un avido accalcarsi a tavole straniere, una frivola divinizzazione del presente oppure un ottuso e intontito distacco [...]: sintomi uguali che lasciano indovinare unuguale deficienza nel cuore di questa cultura F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 155. 82 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 92. 83 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 101.

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XI

Ha trionfato il dimon della conoscenza, un unico grande occhio di Ciclope, occhio totale, mostruoso, e mortale, che guarda freddamente il mondo e uccide la vita 84 . Ma liniziatore lui, Socrate, si domanda Nietzsche nel pi tardo Tentativo di autocritica non si rendeva in qualche misura conto di tutto ci, pur lasciandolo nel non pensato o, comunque, nellinespresso, nel taciuto, nel non detto? Ovvero si chiede Nietzsche , Socrate non era superiore ai suoi successori? Forse, avvertiva in s e intorno una decadenza che ormai si diffondeva e permeava al di l delle apparenze la realt in cui viveva, aveva ben sentito il pessimismo non pi della forza, bens del declino, della stanchezza, della malattia. E aveva trovato questa scappatoia: lottimismo razional-moralistico, che avr tanto lunga durata, ma che organico a tale pessimismo e a tale decadenza, e che sempre li pone e ripropone 85 . E Nietzsche dice:
Che cosa significa, proprio presso i Greci dellepoca migliore, [...] il mito tragico? [...] E daltra parte, ci per cui la tragedia mor, il socratismo della morale, [...] la moderazione e la serenit delluomo teoretico ebbene non potrebbe essere proprio questo socratismo un segno di declino, di stanchezza, di malattia [...]? E la serenit greca della grecit posteriore non potrebbe essere solo un tramonto? [...] solo la cautela di un sofferente? E la scienza stessa, la nostra scienza gi, che cosa significa mai, considerata come sintomo di vita, ogni scienza? A che scopo la scienza? peggio ancora, da che deriva ogni scienza? Come? Forse la scientificit solo una paura e una scappatoia di fronte al pessimismo? Una sottile legittima difesa contro la verit? E, per parlare in termini morali, qualcosa come vilt e falsit? O per parlare in termini immorali, unastuzia? O Socrate, Socrate, fu forse questo il tuo segreto? O misterioso ironico, fu forse questa la tua ironia? 86

Critica delluomo teoretico e del lgos e rottura con Wagner Con luomo teoretico e il suo sapere, non si ha pi la conoscenza sussunta alla vita, per farla ancora pi potentemente scorrere, ma la vita sussunta alla conoscenza, al conoscere per distinguere, valutare, sapere ci che razionale e ci che non lo , giudicando come bene ci che razionale e come male ci che non razionale, e ricercando il bene e istruendo alla razionalit per evitare il male: male che , in sostanza, la non-conoscenza; e bene che , in sostanza, lulteriore crescita della conoscenza e lapplicazione di questa. Il fine della conoscenza non la vita, bens... la conoscenza stessa, tesa alla razionalit, quale mezzo e scopo. Ma la vita in quanto tale in s razionale, o razionalizzabile riducibile alla razionalit? La ragione, e quindi la razionalit, sono certamente qualcosa, sicuramente un fattore importante nella realt, per non sono, n possono essere tutta la realt, n la possono dominare, pena catastrofiche riduzioni e ci vale ancor pi il derivato razionalismo, che unapplicazione dilatata a dismisura della ragione e della razionalit, ed volto a sussumere il mondo allordinamento razionale-razionalizzante che nel contempo buono, giusto, valido, quindi ordinamento etico , e questo, a sua volta, rimanda alla potenza organizzata, che di tale razionalismo si ammanta e si serve, e mira a imporlo. Come dir pi tardi Zarathustra:
Al posto di quella volont, io misi questa tracotanza e questa follia, quando insegnai: in ogni cosa soltanto questo impossibile: razionalit! Un poco di ragione, certo, un germe di saggezza, sparso tra stella e stella, questo fermento si trova mescolato a tutte le cose: ma proprio per amor di follia la saggezza si trova mescolata a tutte le cose!

F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 93 ss. F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 4. 86 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 4. Ironia da eironia, che significa finzione, dissimulazione, dire il contrario di ci che si vuole affermare. Nelle tragedie c lironia tragica: parole o frasi di un personaggio, che senza intenzione sono il presagio della catastrofe. E c lironia socratica Socrate tramandato come grande ironico , componente organica del suo metodo dinsegnare dialogando, con il suo modo dinterrogare linterlocutore, fingendo dassumerne come veritiere le risposte e dichiarando la propria ignoranza. Ma Nietzsche, qui, d per scontate tali tecniche socratiche e il loro obiettivo, pensando ben pi in profondit lironia di Socrate: potrebbe riguardare le sue ottimistiche ricerca della verit e visione dellesistenza, che egli invece saprebbe (o intuirebbe) essere falsit e astuzia per vivere, di fronte al pessimismo della stanchezza della vita e del senso della vita.
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XII

Un po di saggezza possibile, certo; ma in tutte le cose io ho trovato questa certezza beata: che esse, sui piedi del caso, preferiscono danzare 87 .

Qui si situa il nodo della rottura che viene maturando da adesso per i due-tre anni successivi di Nietzsche con il wagnerismo e i wagneriani, e con lo stesso Wagner: anche Wagner non altro che un uomo teoretico, anzi il tipo peggiore di uomo teoretico, che non si limita a studiare freddamente il mondo per conoscerlo, ma finge il sentimento, la passione, la grandezza, lispirazione tragica. Wagner un attore e non da tragedia, bens da dramma e commedia , un simulatore, che simula la civilt, la ripresa e la riproposizione della grande civilt, come coloritura occultante la sostanziale adesione alla decadenza presente 88 e alla potenza del Reich, nonch alle tendenze negative, aggressive e distruttive, che precipiteranno verso il disastro quel presente europeo. una rottura che incide profondamente sugli affetti di Nietzsche Wagner, Cosima, il loro entourage 89 , sono ampia parte delle sue amicizie e, nello stesso tempo, mette in luce la sua struttura psichica: da un lato, egli si colloca vicino, anzi dentro, alle questioni e ai centri di persone che le gestiscono; dallaltro lato, si colloca nello stesso tempo lontanissimo, capace di prendere distanze abissali, per esaminare lucidamente e criticamente le cose e la gente 90 . , a ogni modo, una rottura che costa a Nietzsche, anche perch, in particolare, porta con s quella con Cosima, per la quale nutre una sincera ammirazione anche se Cosima gli concede solo una cordialit condiscendente, e piuttosto sufficiente , ed nel corso di questa rottura che egli crea unaltra immagine, che va a comporsi con le sue altre, quella di Arianna: Arianna la donna che guida leroe nel labirinto 91 e che diventa la compagna di Dioniso; la donna eterna, la femmina metafisica, il segreto delleterna nascita e rinascita, della transizione delle forme individue a nuove forme individue... E lo stesso Nietzsche, nascostamente e segretamente forse anche rispetto a se stesso , andr alla ricerca di Arianna: la cercher per tutta la vita e non la trover mai 92 . Al momento di La nascita della tragedia, per, tutto ci ancora da venire. Nietzsche ancora pieno di speranze, come lo rispetto allarte wagneriana, e, riguardo al dominio delluomo teoretico, crede di scorgerne gi i segni della fine: non tutto perduto, il mondo delluomo teoretico va crollando, la nuova (e antica) arte totale si va affermando... E Nietzsche crea altre immagini: Dioniso filosofo la visione dionisiaca della vita e dellessere che integra a s la conoscenza razionale e Socrate musicista 93 la conoscenza razionale che si allarga alla visione dionisiaca e sintegra in es-

G. Colli e M. Montinari (a cura di), Opere di Friedrich Nietzsche, Milano, Adelphi, vol. VI, tomo I, 1968, Cos parl Zarathustra, Prima che il sole ascenda, p. 201. 88 Wagner era costituzionalmente teatrante e commediante, il pi esaltato mitomane che sia mai esistito, anche come musicista!... E sia detto per inciso: se questa fu la teoria wagneriana: il dramma lo scopo, la musica sempre soltanto il suo strumento la sua prassi, al contrario, fu dal principio alla fine: latteggiarsi lo scopo, il dramma e anche la musica sempre nullaltro che il suo strumento. La musica come mezzo per sottolineare, irrobustire, interiorizzare la mimica drammatica e levidenza sensibile del commediante: e il dramma wagneriano costituisce soltanto unoccasione per molti atteggiamenti drammatici G. Colli e M. Montinari (a cura di), Opere di Friedrich Nietzsche, Milano, Adelphi, vol. V, tomo II, 1991, La gaia scienza, Aforisma 368, Parla il cinico, pp. 287-288. E pi tardi, quasi al termine della sua vita cosciente, Nietzsche definir Wagner il genio della menzogna (lettera del 18 ottobre 1888 allanziana signorina Malwida von Meysenbug, sua amica, ma anche wagneriana convinta). 89 Contorno, persone frequentate, ambiente. 90 Cfr. H. Lefebvre, Nietzsche cit., pp. 39-40. 91 Nel mito greco, leroe Teseo va a Creta per liberare Atene dal tributo annuale, imposto dal re dellisola, Minosse, di sei ragazze e sei ragazzi, dati in pasto al mostro con la testa di toro e il corpo duomo, il Minotauro, tenuto rinchiuso nel labirinto, opera di Dedalo, in cui si pu entrare, ma non si trova luscita. Arianna, figlia di Minosse, d a Teseo il rotolo di filo (il filo dArianna) perch possa srotolarlo a segnare la strada per uscire dal labirinto, una volta ucciso il Minotauro; poi, parte da Creta con Teseo, che per labbandona sul lido dellisola di Nasso, dove la trova Dioniso ... 92 H. Lefebvre, Nietzsche cit., pp. 39-40. Nella cerchia di amici intimi di Wagner, Cosima viene chiamata Arianna, e nel passaggio finale della sua vita cosciente, quando Nietzsche (come vedremo, p. 340), fra gli ultimi giorni del 1888 e i primi del 1889, invier biglietti strani a potenti sconosciuti e a vecchi amici e conoscenti, scriver anche a Cosima: Ich liebe dich, Ariadne. Dionysos (Ti amo, Arianna. Dioniso). 93 F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 103-104.

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XIII

sa 94 . Invece delluomo teoretico si affermer luomo della coscienza e conoscenza tragica si illude Nietzsche: ritroveremo la civilt, diventeremo noi stessi ... Illusioni, che non durano. Resta il tema del sapere dorigine socratica, del sapere razionalistico delluomo teoretico, il lgos, con la critica dalle radici delle pretese assolute del lgos stesso e degli uomini teoretici che ne sono i portatori, coloro in cui il lgos fattosi ipertrofico e disincarnato si incarna e che si possono a pieno titolo chiamare i logfori. Dal mostruoso occhio socratico che si installa sul mondo, sottopone tutto al suo freddo sguardo, giudica in base allastratta ragione, tutto spenge sotto la rigida luce del concetto, pone lequivalenza di vero, scientifico e morale 95 alla svalutazione del mondo unico reale, ridotto ad apparenza, operata da Platone in nome dellaltro mondo, quello delle idee assolute di vero, bello, giusto, quindi di bene 96 , il passo stato breve. Da allora, [...] questo rovesciamento dei presupposti fondamentali 97 dilagato, come una grande ondata, sul mondo, preparando, prima, il pre- e procristianesimo nel Mondo antico 98 , e poi fondendosi con il cristianesimo stesso 99 . Razionalismo socratico, morale assoluta (del bene e male posti come assoluti) e cristianesimo vanno insieme, sorgono sullo stesso terreno, sono rami dello stesso albero come ha compreso Nietzsche , bench a volte possano divergere o anche criticarsi a vicenda. Sul cristianesimo e sulla connessa morale Nietzsche mantiene un silenzio cauto e ostile in La nascita della tragedia, come dice egli stesso nel Tentativo di autocritica 100 , dove chiarisce come, gi allora, si fosse posto il problema della relazione del socratismo con questi, mettendo in evidenza come fosse pervenuto alla loro piena e dissolutiva critica:
rispetto allinterpretazione [...] e [...] giustificazione del mondo puramente estetiche [...], non c contrasto pi grande della dottrina cristiana, che e vuol essere solo morale, e con le sue misure assolute, per esempio gi con la veridicit di Dio, respinge larte, ogni arte, nel regno della menzogna ossia la nega, la danna, la condanna. Dietro a una siffatta maniera di pensare e di valutare, [...] io sentii sempre anche lostilit alla vita, la rabbiosa vendicativa avversione alla vita stessa [...]. Il cristianesimo fu fin dallinizio [...] nausea e saziet che la vita ha della vita [...], mascherata con la feSecondo lApologia di Platone, Socrate prende a interessarsi della musica, di cui in precedenza non si mai curato, nei suoi ultimi giorni nel carcere di Atene dove Socrate va serenamente incontro alla morte che, in effetti, ha scelto, sia perch, in sostanza, ha egli stesso provocato lidiozia della propria condanna a morte tramite veleno (una tazza dinfuso di cicuta) da parte dello stolido tribunale ateniese (ricostituito dallallora da poco restaurata democrazia) con il suo atteggiamento dironia arrogante di fronte ai giudici (proponendo come propria condanna, invece della consueta multa, il suo mantenimento a vita da parte della citt), sia perch, comunque, era piuttosto facile andarsene dalle carceri dAtene (con pochi soldi dati ai carcerieri) e prendere la via dellesilio, n gli sarebbe, in ogni caso, mancato laiuto di diversi amici fidati, fra cui Platone. 95 M. Monforte, Nietzsche: il lgos e la volont di potenza, in Aa.Vv., Nietzsche. La stella danzante, Firenze, Shakespeare and Company ed., 1996, p. 153. 96 E tuttavia, in realt, il vero e primario interesse di Platone era sempre precisamente volto a questo mondo, pur posto nellapparenza (nel non essere del continuo divenire), vale a dire a come realizzare la plis stabile, duratura e felice, a come stabilire la citt-Stato (nel suo tempo in manifesta crisi) eterna, la Callpoli (la bella e buona citt); e questo loggetto, in particolare, di opere platoniche come La repubblica e Le leggi, ma , in generale, preoccupazione costante, che traspare in tutte le altre sue opere: la citt-Stato perfetta quale espressione terrena dellordine metafisico delle cose. Tuttavia, al di l del sotteso, ma spesso anche esplicito, interesse terreno di Platone, resta il fatto che egli lo subordina al mondo vero, situato oltre questo mondo, ossia che ha collocato al posto di comando la metafisica, permeata di razionalit. 97 Che consistono, semplicemente, nellassunzione netta di questo nostro mondo, con il suo divenire costante e il suo altrettanto costante compenetrarsi e scambiarsi di posto di bene e male relativi, come il solo reale il che non significa ridotto, limitato, monodimensionale, ma, al contrario, aperto su una vastissima gamma di possibilit. 98 Nel periodo dellellenismo (dalla fine del IV-III sec. a. C.) e poi sotto lImpero romano si ha una larga e profonda diffusione, a partire dalla parte orientale dellimpero (ex ellenistica), di culti misterici, spesso segreti o comunque riservati agli iniziati, di salvezza (di salvezza individuale su questa terra e di promessa di rinascita), in cui confluiscono e si uniscono culti dionisiaci, eleusini, orfici ormai trasformati, perch Dioniso scisso da Apollo, e perch la cultura dominante viene assumendo caratteri di sempre maggiore razionalismo (in senso socratico) , e affini culti anatolici, siriaci, persiani, egizi, trovando fertile terreno nelle masse di oppressi e schiavi, di diseredati e poveri, che si formano nel Mondo antico, ma anche in strati medi e ambienti pi agiati, in cui si veniva sperdendo il senso dellesistenza e cadevano gli antichi valori. questa la pi ampia e profonda pur inconsapevole e non certo gi determinata in tal senso in partenza preparazione di massa di quello che sar lavvento del cristianesimo. 99 M. Monforte, Nietzsche: il lgos e la volont di potenza cit., p. 153. 100 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 10.
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XIV

de in unaltra o migliore vita. Lodio contro il mondo, la maledizione delle passioni, la paura della bellezza e della sensualit, un al di l inventato per meglio calunniare lal di qua, in fondo unaspirazione al nulla [...] tutto ci, come pure lassoluta volont del cristianesimo di far valere soltanto valori morali, mi parve sempre la forma pi pericolosa e sinistra di [...] una volont di morte, o almeno segno di una profondissima malattia [...]; giacch di fronte alla morale (soprattutto cristiana, cio alla morale assoluta) la vita deve avere costantemente e inevitabilmente torto, dato che la vita qualcosa di essenzialmente immorale [...]. La morale stessa [...] non sarebbe una volont di negazione della vita, un segreto istinto di distruzione, un principio di decadenza, di discredito, di calunnia, un inizio della fine? E, conseguentemente, il pericolo dei pericoli? ... 101

E, infatti, la critica del cristianesimo e la critica della morale sono altri due fili ancora, intrecciati, che vanno a comporre il pensiero nietzschiano. Nel processo storico che si dispiega da Socrate in poi, il sapere razionalistico-scientifico, diorigine socratica, si sviluppa e si dilata a... tutto, si struttura e si consolida: diventa, appunto, il lgos. Il termine greco significa originariamente parola-pensiero, linguaggio chiaro, fondato sul ragionamento e sua espressione. Questo termine passa, attraverso il processo storico indicato combinandosi con il cristianesimo, ma soprattutto con la connessa morale (che persiste pur senza adesione alla fede cristiana) , a indicare il sapere elaborato razionalisticamente e scientificamente (sperimentalit, serialit statistiche, matematizzazione), perci organizzato logicamente (princpio didentit e di non contraddizione, coerenza e conseguenza), ma, pi tardi, anche dialetticamente (la dialettica processuale e logicizzata, di impronta hegeliana), nonch, inoltre, scientisticamente (in maniera simile ai metodi delle scienze naturali, per per tutti altri temi e problemi); sapere che si estende progressivamente a tutti i campi e settori, a loro volta organizzandoli e strutturandoli, e assimilandoli a s. Non questione, per Nietzsche, di criticare leccesso in s di questo sapere al contrario, c in esso una tale tracotanza di sfida il mondo, in cui si potrebbe riscontrare una fattiva forza vitale e un forte carattere tragico , n, quindi, la sua mancanza di limiti esterni, ma la mancanza di consapevolezza o piuttosto la misconoscenza da parte di questo sapere, e dei suoi portatori, dei propri limiti interni, dovuti al fatto che non esso muove affatto dalla verit (come pretende e asserisce), bens, a sua volta, da unillusione, pur sublime: quella di correggere lessere come Nietzsche ha detto riguardo a Socrate 102 . Altrimenti, si renderebbe palese che
[ questa] sublime illusione metafisica data la scienza come istinto e la conduce sempre di nuovo ai suoi limiti, dove deve convertirsi in arte: a essa in realt si mira con questo meccanismo 103 .

E, allora, questo sapere svolgerebbe solo la propria parte, contribuendo a giustificare, dispiegare ed esaltare la vita, insieme allarte, al sapere artistico vale a dire che la conoscenza scientifica coopererebbe e si combinerebbe con la conoscenza artistica nella creazione di civilt. Cos per non , perch il sapere razionalistico-scientifico non stato contrastato da una superiore saggezza in quella totalizzante volont di assolutezza, da cui animato volont totalizzante generata dalla fede incrollabile sorta sulla sua illusione di fondo, sorretta dalla morale, e che venuta trovando possenti appoggi nelle potenze costituite , perci ha permeato e modellato il lgos, e si voluto e si vuole unico e assoluto, invece che relativo, e perci strabordato e straborda e sottomette la conoscenza e impera su di essa. questo il lgos, che ha il suo sacrario nel sapere ufficiale e istituzionale, quel sapere che ufficializza e istituzionalizza, il sapere accademico, delluniversit e dintorni, con il suo ambiente, le sue forme, strutture e funzioni, e con i suoi riti (che Nietzsche ha ben conosciuto [...], come studente, e poi come docente allUniversit di Basilea) 104 . Questo il lgos che Nietzsche attacca, il lgos [ quale] corpus 105 strutturato il sistema dei saperi , che si amplia, perpetua e trasmette tramite i suoi portatori, i logfori []. Proclamer Zarathustra, contro i dotti e gli adepti:
Noi siamo estranei a vicenda, e le loro virt mi vanno a genio ancora meno delle loro falsit e dei loro dadi truccati.
101 102

F. Nietzsche, La nascita ... cit., pp. 10-11. F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 101. 103 F. Nietzsche, La nascita ... cit., p. 101. 104 M. Monforte, Nietzsche: il lgos e la volont di potenza cit., p. 150. 105 Corpo, massa, donde insieme, complesso.

XV

E quando abitavo da loro, stavo sopra di loro. Perci me ne vollero. Che uno cammini sulle loro teste non vogliono neppure sentirlo dire; e cos posero, tra me e le loro teste, legno e terra e immondizie. Cos attutirono il rumore dei miei passi: e finora peggio di tutti sono stato udito dai dotti. Tra se stessi e me posero le falle e le debolezze di tutti gli uomini soffitto falso lo chiamano nelle loro case. Ciononostante io cammino coi miei pensieri al di sopra delle loro teste, e perfino volendo camminare sui miei errori, mi troverei pur sempre al di sopra di loro e delle loro teste 106 .

Questo sapere che si pone e impone come il sapere [;] che trova il suo culmine nella logica espressione privilegiata del lgos occidentale [... la quale,] divenuta pratica socio-politica, mira in quanto attivit alla coesione sociale nel quadro economico e politico dato: il modo di produzione, lo Stato 107 ; che si lega al potere politico, tramite la mediazione della tecnocrazia 108 , specializzata nello studio delle strutture dequilibrio, nelle strategie [ 109 ] 110 ; che viene sboccando in quella che verr chiamata razionalit strumentale 111 , la quale culmina nella scienza fusa con la tecnica applicata, cio nella tecnologia 112 questo sapere ha un ben preciso referente, a cui crede di poter comandare, o che pensa di permeare, o che comunque ritiene di condizionare, mentre ne comandato, permeato, condizionato: lo Stato 113 . Il che accentua errori e fuorviamenti, omissioni e zone cieche, distorsioni e occultamenti del lgos, che pur asserisce di volere soltanto la verit... []

[E qui si continua ]

F. Nietzsche, Cos parl Zarathustra cit., Dei dotti, pp. 152-153. H. Lefebvre, Hegel - Marx Nietzsche ... cit., p. 37. 108 Il termine tecnocrazia dal greco tchne, arte, tecnica, e krtos, forza, potere indica il dominio organizzato e gestito tramite il controllo e luso della tecnica, e fondato sullo studio scientifico delle situazioni da dominare. 109 Il termine strategia dal greco strategha, carica del comandante dellesercito, gestione militare, quindi strategia si riferisce generalmente alla conduzione di una campagna militare, della quale fissa gli obiettivi fondamentali, per realizzare i quali viene articolata la tattica dal greco txis, ordinamento in schiere dei soldati , che va dallentit delle forze impiegate, alla loro organizzazione, alle specifiche operazioni, etc. Il termine ha assunto un significato pi ampio, riferendosi anche alle operazioni politiche (strategie di singoli partiti, di coalizioni partitiche, etc.), fino a designare il complesso articolato di operazioni relative sia alla gestione dello Stato, sia al rapporto fra un singolo Stato e gli altri, sia allazione statuale rispetto alleconomia, alla societ, alla cultura, insomma, alle operazioni da parte del livello politicostatuale sugli altri livelli di realt. E lelaborazione della strategia politico-statuale un processo complesso, in cui le diverse spinte, tendenze, linee proposte dai diversi soggetti (politici, economici, sociali) si vengono oggettivamente componendo sul piano statuale (e la composizione comporta la trasformazione e/o lesclusione di una loro parte), il che implica differenziate iniziative tattiche e anche lutilizzo del sapere relativo alle condizioni dequilibrio dellassetto del potere, a come conservarlo, a come mutarlo senza dissesti, etc. bench tale sapere non basti a definire una strategia. 110 H. Lefebvre, Hegel - Marx Nietzsche ... cit., p. 137. 111 La ragione utilizzata come scienza per la fabbricazione di mezzi di produzione e/o di distruzione, e, pi in generale, per definire e attuare le modalit per realizzare dei fini, senza entrare in merito n ai fini stessi, n alle implicazioni e ricadute delle modalit adottate: lefficacia operativa a diventare lunico criterio di giudizio. La definizione proviene dalla cosiddetta scuola di Francoforte, il gruppo di pensatori tedeschi operanti in Germania prima che lavvento del nazismo li costringa a emigrare allestero (per approdare negli Stati Uniti, dove continuano la loro attivit che va dalla critica del nazismo, esaminandone modalit e motivi dellaffermazione, e lontane radici, allesame critico dellesperienza storica dellUnione Sovietica, fino alle analisi critiche del capitalismo contemporaneo , giungendo al pieno degli anni sessanta del Novecento), i cui maggiori esponenti sono Theodor Wiesengrund Adorno (1903-1969), Max Horkheimer (1895-1973), Herbert Marcuse (1898-1979). 112 Tecnologia che, organicizzata al modo di produzione, si dispiegher sul mondo, sussumendole cos come il modo di produzione nel suo complesso sussume il mondo a partire dallOttocento e nel corso del Novecento (e, in particolare, nella parte finale di questultimo secolo) v. M. Monforte, Il modo di produzione ... cit., pp. 131-150, pp. 163-172, pp. 196-226. 113 Si situa qui lillusione hegeliana (nonch filosofica, in genere) per cui, se il Sapere assoluto (il lgos compiuto, compiutamente organizzato e strutturato), compimento del divenire dello Spirito o Idea, permea il corrispondente compimento del divenire storico che lo Stato, il sapere che comanda al potere mentre accade precisamente lopposto.
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