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DOCUMENTO DI INTRODUZIONE ALLA DISCUSSIONE SUI MASS MEDIA PREVISTA

IN SUBURBANA '09.

Il sistema dei mass-media italiani e più in particolare quello informativo rappresentano


certamente un errore d'interpretazione della funzione di ciò che doveva essere
originariamente il 4° potere; "se altrove il giornalismo è il cane da guardia del potere in
Italia è il cane da compagnia". Tratterebbesi di considerazione scialba se non fosse che la
situazione odierna è frutto di un disegno ben preciso che viene da molto lontano. Correva
l'anno 1976 quando Licio Gelli, venerabile maestro della loggia coperta P2, ultimava la
stesura del suo piano di rinascita democratico. Alcune parti di quel documento, maldestro
nella forma ma significativo nei contenuti, indicavano quali fossero i passi necessari da
seguire per l'acquisizione totale del sistema informativo. In un intervista del 2003 a
Repubblica, Gelli si dice - sereno al risveglio mattutino vedendo che il suo piano va
realizzandosi - ; trova anche il tempo di essere ironico il “venerabile” aggiungendo che
forse gli andrebbe riconosciuto il copyright. 40 anni circa per vedersi compiere il piano ma
forse neanche il suo ideatore aveva sperato che potesse essere così risoluta la sua
riuscita. Focalizzando maggiormente l'attenzione, vorremmo porre l'accento su quello che
è stato il fenomeno più rilevante della programmazione di Gelli. Il sistema televisivo
italiano è sicuramente stato l'habitat naturale per la realizzazione del piano di rinascita.
Non a caso è stato proprio un alfiere della P2 a mettere le mani sulle TV prima e sulla
politica successivamente. Silvio Berlusconi, tessera P2 1816, colluso a vario titolo con
aree ambigue di cosa nostra, non che' attuale e tre volte presidente del consiglio, è la
prova vivente del verificarsi delle teorizzazioni Gelliane. Il cavaliere di Arcore fu il primo ad
assecondare le esigenze d'infiltrazione mediatica della loggia. La scalata alla RCS di fine
anni 70, la rottura del monopolio televisivo RAI, la vicenda rete4-europa7, il conflitto
d'interessi, le leggi ad personam in materia televisiva, la nuova scalata alla RCS del 2005
sono solo tappe storiche di quell'ascesa inarrestabile. Uno scenario che solo a descriverlo
delinea i tratti del colpo di stato ma che negli effetti culturali supera fors' anche quegli
politici.
Dire che la tv è un laboratorio di manipolazione del pensiero è un affermazione parziale in quanto 
molti indicatori ci lasciano presupporre che la mira si sia spostata più in alto trasformando la TV in 
un vero e proprio sistema di sostituzione del pensiero. il sistema televisivo è diventato con il 
trascorrere degli anni uno strumento di controllo della coscienza di massa. L'intensificarsi 
dell'utilizzo, con sempre meno senso critico d'approccio sono le cause che determinano questa 
situazione ma sono anche gli spunti della programmazione di Gelli.
La città di Taranto ha avuto anche da questo punto di vista un ruolo di laboratorio di 
sperimentazione politica di ciò che sarebbe stato il berlusconismo. Il primo telepredicatore a 
scendere in politica è infatti Giancarlo Cito: tarantino purosangue, picchiatore fascista, ex sindaco di 
Taranto, ex parlamentare italiano ed europeo, non che' ex detenuto per concorso esterno in 
associazione mafiosa. Sebbene Cito non figurasse nelle liste segrete della P2, molteplici sono i 
legami di conoscenze e di affinità politica che lo legano al sodalizio gelliano. Da metà degli anni 
Ottanta, Cito con le sue televisioni selvagge ha promosso un attività incessante di bombardamento 
mediatico, ripetendo all'infinito le sue invettive, svuotandole da ogni contenuto,divenendo di fatto 
un leader populista acclamato in città. La creazione del consenso politico attraverso lo strumento 
televisivo è dunque un fenomeno che la nostra collettività conosce per averlo vissuto in prima 
persona ed in anteprima nazionale.  Il fenomeno Cito si spense solo grazie alla sua spregiudicatezza 
che lo condusse prima in tribunale poi in carcere salvo tornare attualmente prepotentemente in voga 
ed alle origini.  
Negli anni Ottanta numerosi furono gli sforzi dei compagni tarantini per denunciare una situazione 
oltre i limiti della decenza democratica, ma questo non bastò a mettere la parola fine sull'epopea del 
telepredicatore Giancarlo Cito, oggi nuovamente in auge. Dinnanzi a questa situazione viene 
spontaneo interrogarsi su quali possano essere i passi da compiere verso una possibile inversione di 
tendenza. Le sinistre parlamentari si sono opposte solo blandamente e con molto ritardo accumulato 
sull'evolversi dei fatti e quasi sempre solo in funzione elettoralistica ed antiberlusconiana, 
determinando quel sistema di connivenza chiamato inciucio. Le sinistre extraparlamentari hanno 
abbandonato anche la sola denuncia, ritenendosi estranee a queste vicende. Le uniche vere voci 
discordanti finiscono, purtroppo, con l'essere quelle dei dipietristi e di qualche altro uomo “libero” 
che seppur di destra non riesce a concepire questo sistema di nuova dittatura. Ampliando il discorso, 
la mancanza di una vera opposizione si verifica e si ripercuote su ogni aspetto all'attenzione 
dell'agenda politica. Il precipitare dei diritti democratici ottenuti con anni di lotte è una tendenza che 
mira a stravolgere i minimi criteri per cui si possa definire democratico il nostro paese. In questo 
modo i mass­media divengono prima megafono e poi banco di prova per ogni genere di esperimento 
antidemocratico, innescando un circolo vizioso in cui è difficile individuare e distinguere cause ed 
effetti.
 Da questi infelici presupposti vorremmo partisse una riflessione comune su quali siano stati gli 
errori commessi dalle aree sinistre che non hanno promosso un opposizione efficace allo strapotere 
del controllo televisivo. Gli esperimenti nati sul modello delle tv di quartiere sono state una risposta 
marginale se non propriamente di nicchia. L'avanzare incessante delle innovazioni tecnologiche non 
attenua una situazione che ci vede sempre più attardati e che avvantaggia inevitabilmente chi il 
sistema dei mass­media già controlla. I nuovi scenari che si apriranno con l'innovazione tecnologica 
del digitale terrestre potrebbero essere un primo banco di prova analitica al quale non sottrarsi. Se 
da un lato si libereranno nella rete via cavo centinaia di frequenze su cui poter trasmettere sul 
modello delle tv di quartiere, d'altra parte è di difficile interpretazione quale possa essere il ruolo 
del cavo nella nuova era digitale della comunicazione; tanto che al riguardo sarebbe opportuno uno 
studio approfondito da organizzare e dibattere collegialmente. 
 Riunirsi per affrontare una discussione totale riguardo questi aspetti, potrebbe essere il primo passo 
verso la restituzione al popolo di uno strumento così tanto coinvolgente nell'aspetto ludico quanto 
devastante dal punto di vista sociale. Se è vero che il divario appare oramai incolmabile è pur vero 
che per presupporre una possibile riappropriazione, occorre adesso occuparsene per vederne i 
risultati tra qualche decennio. I nostri nemici hanno avuto la pazienza opportuna per praticare 
metodologie e per raccoglierne i frutti politici. Intraprendere una discussione serrata è il primo 
passo anche per non trovarci nuovamente impreparati nei confronti dei nuovi sistemi che si 
affacciano alla finestra dell'informazione che più sempre si appiattisce sulla conservazione del 
controllo delle masse. Internet, seppur già si espleta come un sistema controllato, offre ancora ampi 
margini d'inserimento a chi vuol far si che la conoscenza sia una questione collettiva e non uno 
strumento dei padroni per continuare a perpetrare la disintegrazione del pensiero individuale 
sostituendolo con un precario intendere di massa. Stringerci attorno a questa discussione, mettere in 
circuito le conoscenze di ognuno per migliorare le condizioni di tutti è lo stimolo che ci deve 
spingere per uscire dalla messa in onda delle prove tecniche di dittatura.  L'incontro si terrà 
mercoledì 22 luglio 2009 alle ore 18.00 all'interno degli spazi del festival dell'autorganizzazione 
sociale SUBURBANA, in località San Michele in triglie, strada provinciale 48 Statte­Crispiano 
km1.
Siete invitati a partecipare e a divulgare il documento ai vostri contatti.

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