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Maroni-Pisapia, intesa non solo obbligata

Lontani da Roma. Forse sta solo in questa constatazione la reciproca disponibilit al confronto che, sempre pi spesso, dimostrano il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il presidente della Lombardia Roberto Maroni. Conta, naturalmente, il galateo istituzionale che il sindaco aveva cercato di mantenere anche con Roberto Formigoni. Ma conta anche la constatazione che condividere, almeno in parte, le proprie agende istituzionali divenuto essenziale per ottenere qualche successo nel rapporto con un governo centrale sempre pi sordo se non apertamente ostile a quando gli chiedono le autonomie locali. Il caso Expo il pi evidente. Nulla ha fatto Maroni appena insediato al Pirellone per mantenere Formigoni lincarico di rappresentare allestero Expo ed anzi ha lavorato per dimissionarlo: Non sono certo Pisapia e Maroni che mi possono dire di andarmene, dichiar, piccato, lex governatore nellaprile scorso. Fu infatti Enrico Letta, un mese dopo, a farlo decadere e nominare Giuseppe Sala commissario unico complici in Consiglio dei ministri gli azzurri Maurizio Lupi e Nunzia Di Girolamo, mentre Maurizio Martina (Pd) diventava sottosegretario con delega proprio ad Expo. Segno che la stella del Celeste si andava offuscando ma anche che laccordo contro di lui di Maroni e Pisapia aveva funzionato. Da allora Formigoni nei cantieri di Expo non si pi fatto vedere. In compenso, Roberto Maroni non ha mancato un appuntamento schierandosi al fianco di Enrico Letta e Giorgio Napolitano in ogni occasione nella quale si voleva promuovere Expo come evento nazionale. Per Pisapia adesso c' l'unione di tutte le istituzioni che dimostra la volont di andare avanti insieme per vincere la sfida, un assist per Maroni per il quale si deve considerare la Lombardia, Milano e i Comuni interessati come una zona franca da molti vincoli di bilancio che ci sono, altrimenti il percorso in salita. Eccolo il riferimento a quel patto di stabilit interno contro il quale Pisapia si batte ma che un vincolo troppo stretto anche per il collega Maroni che si dice pronto a violarlo. Il sindaco su questo lo contesta, ma la battaglia per uscire dalla spirale che assegna sempre meno risorse agli enti locali costringendole a tagliare servizi o aumentare tasse e tariffe, li vede schierati dalla stessa parte della barricata. Entrambi devono fare di necessit virt, ma alcuni punti dintesa non sembrano solo il frutto di un obbligo dettato dalle circostanze. Maroni stato abilissimo a cogliere al balzo la disponibilit dichiarata dal Governo a ospitare nel 2024 le Olimpiadi candidando Milano per dare un futuro certo al destino delle aree Expo, ma anche per esportare a livello nazionale un modello di gestione delle grandi opere a tutela da inefficienze, speculazioni, sprechi, inchieste e tangenti. Cos che scontando il fin troppo facile dividendo che Maroni pu ottenere da una competizione olimpica con Roma sar il sindaco di Milano ad accompagnare il

presidente della Regione dal presidente del Coni Giovanni Malag per decidere se e a quali condizioni formalizzare la candidatura. Anche se non se ne facesse nulla, restano aperti altri tavoli di confronto: il crac annunciato dellAler, la fusione Atm-Trenord, i trasferimenti regionali per il trasporto pubblico, temi affrontati nel corso dellultimo incontro tra Maroni e Pisapia. E, sullo sfondo, il lavoro. Certo non si pu parlare di accordo, piuttosto di leale competizione: qualcosa di molto diverso dal bipolarismo feroce cui ci ha abituato la politica nazionale. Forse solo perch lontani da Roma, Maroni e Pisapia qualcosa di utile possono fare. Persino insieme. (la Repubblica Milano, 16 settembre 2013)

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