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Johann Jakob Bachofen [1815-1887]

[ A cura di Cristoforo Ascosi ]


Nato a Basilea nel 1815, ivi muore nel 1887. Nel tenace attaccamento alla terra natale, che pure si
rivel per lui matrigna, racchiusa, e rivelata, lanima di Johann Jakob Bachofen. Dal 1835
frequent la Facolt di Giurisprudenza allUniversit di Berlino, dove ebbe modo di conoscere dal
vivo la teoria del diritto di Savigny, del cui metodo storico divenne fervente ammiratore.
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Alle antichit giuridiche volse i suoi primi interessi intellettuali: nel 1843 pubblic uno studio sulla
Lex Voconia, in cui Theodor Mommsen riconobbe una prova del reale senso storico di Bachofen.
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Ma proprio per il metodo storiografico del Mommsen egli nutr una viva insofferenza che sfoci
dapprima in una Geshichte der Rmer, scritta a quattro mani con Gerlach
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e uscita incompleta a
Basilea nel 1851. Bachofen ravviv la brace di questa polemica in numerose altre occasioni, in
forma pubblica e privata; con particolare acredine si scagli contro Mommsen e altri esponenti della
corrente storiografica da lui detta critica nella celebre introduzione alla Leggenda di Tanaquilla
(1870)
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. Le critiche mosse dal basilese riguardano principalmente il metodo di questi storici che
sottende a suo giudizio una mentalit meschina e materialista. Come noto il Mommsen, al pari di
molti altri suoi e nostri contemporanei, sottoponeva a radicale svalutazione le fonti annalistiche
romane e la tradizione liviana, che viceversa avevano per Bachofen, di suo un grande ammiratore di
Tito Livio, un ruolo fondamentale, dal momento che per fissare quel che fugace bisogna piuttosto
portarsi nel mezzo della tradizione. Senonch la stessa tradizione partecipa della natura degli eventi
che ne costituiscono la base
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ed quindi pienamente storica.
Unanalisi penetrante della metodologia bachofeniana stata approntata dal filosofo tedesco Alfred
Bumler che in un saggio del 1929
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pose a confronto le figure intellettuali di Bachofen e Nietzsche;
a fronte di un Nietzsche eroicamente impegnato nella distruzione dellordine borghese, Bachofen si
defila, contemplatore e sapiente. Mentre lanticristiano Nietzsche vuole rivivere lantichit e perci
divellere tutto ci che lha oscurata: la filologia, il classicismo, in una parola il cristianesimo,
Bachofen la considera; ci che per il primo vita vissuta, il secondo lo relega allo studio passivo.
Acutamente Bumler nota che il giurista svizzero pur nel quadro di una agiata e comoda vita
borghese, in quanto contemplatore di simboli, ha superato lo spirito del XIX secolo, del medesimo
secolo cui egli ha continuato ad appartenere in qualit di osservatore empirico.
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In virt di questa
sua attitudine contemplativa Bachofen pu restare pienamente cristiano, senza annacquare la sua
visione dellAntichit; tale conciliazione degli opposti vale per chi medita e non per chi agisce;
Bachofen per lappunto borghese fintantoch appiana nella sua persona e nella sua opera la
contraddizione.
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In questa considerazione racchiuso il senso del metodo storico bachofeniano.
Pi recentemente Giuseppe Raciti ha notato con altrettanta finezza il collimare perfetto del
Bachofen storiografo e del Bachofen cristiano, in quanto il cristianesimo non ha altra realt fuorch
quella di una sublime metodologia. Esso il metodo storiografico per eccellenza, giacch ripristina
lAntike purgandola del sensualismo pagano: liberandola senza residui dalla corruzione della vita
activa. Il cristianesimo il metodo dello spirito.
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Parimenti cogliamo il significato del famoso
monito che Bachofen rivolse per tramite di un amico al conterraneo Nietzsche, di tenersi, cio,
lontano da tutto ci che inattuale, i.e. anticristiano. Il ripiegamento dalla vita attiva alla
contemplazione si rivela, singolarmente, in un cruciale trapasso geografico e razziale: LItalia, il
paese della storia pi seria, che ha prodotto ogni tipo lasciando al nostro Nord solo limitazione e lo
studio [].
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Bachofen riconosce in s un doppio patriottismo: lItalia la patria spirituale, la
sostanza diletta dei suoi studi; il Nord, la Svizzera la patria naturale, lo spazio concreto e il
contesto reale del suo operare.
Lo Stato romano e la confederazione elvetica sono anche due modelli istituzionali antitetici;
Bachofen, che non mai troppo esplicito al riguardo, sembra difenderli entrambi, in contesti
diversi. Lelogio del sistema di governo romano contenuto a sprazzi nella sua opera pi nota, Das
Mutterrecht (1861) e in forma sistematica nel successivo Die Sage von Tanaquil. Al diritto naturale
demetrico dellantico Oriente subentra con limperium romano la piena affermazione del diritto
positivo paterno, e del principio spirituale apollineo ad esso relativo. Tale principio apollineo si
impone su quello demetrico come il Sole domina la Luna; il trionfo dello spirito sulla materia. Nel
cielo lunare il massimo approdo della religiosit femminile che da una radice afroditica,
simbolicamente espressa dallambiente palustre, si eleva ad una esistenza regolata, che si manifesta
nella natura cereale di Demetra, nella misurazione dellager e nei cicli scanditi dalle lunazioni. In
quella fase il diritto sgorga, per cos dire, dalla regola stessa della natura, la Terra Madre, di cui la
Luna larchetipo celeste; ma come la Luna deriva la sua luminosit dalla pura luce del Sole, cos il
diritto paterno, solare, in grado di affermarsi, emancipandosi da ogni vincolo naturalistico, nel
quadro di un superiore ideale di Stato, lo Stato romano. Si ha cos un progresso nel cammino della
storia, che tuttavia, afferma Bachofen in un passaggio che suona sibillino
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, la restaurazione di uno
stadio primordiale. In effetti sono latenti nellopera di Bachofen importanti contraddizioni, n i suoi
percorsi sono lineari; la storia intesa dallo studioso svizzero in chiave evolutiva, ma al contempo
unevoluzione che si svolge nel segno della degenerazione, essa manifesta separatamente possibilit
che sono compresenti in principio
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. Storia e spirito non sono separate, ma anzi luna soggiace
allaltro nel proprio sviluppo; ci che per la storia evoluzione per lo spirito ritorno e
riappropriazione. Il trionfo storico del principio apollineo sembra doversi interpretare come il
contraltare macrocosmico di ci che i Misteri orfico-pitagorici operano per il singolo uomo.
Troviamo questa teoria limpidamente esposta in un saggio che Bachofen ha consacrato alla dottrina
dellimmortalit nella teologia orfica
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. Ma mentre nei Misteri le due realt, quelle sub-lunare e
quella uranica, coesistono, poich per i soli iniziati la seconda pienamente operante, per tutti gli
altri restando vera la prima, a Roma si ha unaffermazione totale e unilaterale (almeno nel piano
politico) dellidea apollinea.
Il principio solare e quello demetrico-materno coesistono invece in una costituzione politica unitaria
nel popolo licio
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. Secondo Bachofen, i Lici sono un popolo essenzialmente matriarcale; il diritto
delle successioni e le norme sullacquisto del nome, che privilegiano rispettivamente le figlie ed il
nome materno, lo confermano. La grande importanza che in Licia rivestono i culti funerari come
un riflesso della costante presenza degli antenati. Un atteggiamento di questo genere,
consuetudinario e tradizionalista, non meno del buon governo ("-") e della fervente
religiosit che i Greci riconobbero in Licia, espressione di un ordinamento ginecocratico. Consono
del resto il senso ultimo del principio maggioritario; assumere le decisioni con la maggioranza,
secondo la retta interpretazione delloracolo, significa mantenersi saldi nella tradizione dei padri,
siccome i defunti sono i plures. Lamore per lindipendenza e la libert, la struttura federativa della
nazione, la conservazione della lingua patria, limpermeabilit alle influenza straniere fanno della
Licia il corrispettivo asiatico della federazione elvetica. La Licia una regione dellAsia Minore
che una catena di montagne ed il mare separano dalle comunit politiche contigue, dallEllade in
particolare; cos la Alpi sono diaframma tra lElvezia e lItalia. La geografia non per Bachofen un
elemento secondario, e ci si capisce bene, giacch la conformazione del suolo quasi il carattere
della Terra materna: proprio le somiglianze geologiche tra la Licia e la Svizzera giustificano le
analogie politiche e costituzionali tra quelle contrade lontane. Lelogio delleunomia licia dunque
allo stesso tempo unapologia della propria patria.
Le valutazioni suddette di Bachofen sottendono una speciale considerazione delle razze nordiche,
cui peraltro la Licia singolarmente connessa nelle peregrinazioni di Apollo. Diverse versioni del
mito collocano infatti la dimora invernale del dio alternativamente sulle rive dello Xanto, in Licia
Apollo anche detto Licio (da -, lupo)- o nella regione iperborea, che la tradizione
situava a Nord. I nordici sono s, al pari dei Lici, genti guerriere, ma il loro carattere bellicoso
espressione del primato del diritto materno; essi lottano con valore per la difesa del suolo patrio, la
loro una salvaguardia dellautoctonia, giammai si volgono alloffesa e alla conquista, come
facevano i patriarcali milites romani. cara a Bachofen la descrizione della Germania di Tacito.
Con profonda intuizione lAutore svizzero colleg dunque lideale guerriero al principio femminile
e materno, non diversamente da quello che, pi recentemente, not Guenon, rilevando che nella
tradizione ind la devozione (bhakti), virt materna, diretta ad alterum, pertiene alla casta guerriera
piuttosto che ai brahmana.
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Di conseguenza nella dignit sacerdotale che si esprime il puro
dominio dellidea paterna come, con perfetta simmetria, Bachofen rileva a proposito del sacerdozio
egizio.
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Fin qui si analizzata lopera dello studioso basilese soprattutto nel campo della storiografia; a
quella materia Bachofen si volse, lo si detto, a partire dai suoi interessi storico-giuridici. Ma dove
egli dimostr forse meglio finezza dintuizione e spirito sintetico, il terreno delle idee religiose e
dei Misteri; a tali lidi fu condotto principalmente dellosservazione dei monumenti sepolcrali.
Anche come archeologo Bachofen assunse posizioni polemiche verso le prospettive accademiche
che allora (e forse oggi non pi) dominavano la materia. Poco utile gli appariva labitudine
inveterata degli archeologi ufficiali di descrivere e catalogare i temi dei monumenti funerari, pi
che di spiegarli e di estrapolarne le idee religiose fondamentali. Due opere basilari dellAutore - la
gi citata Unsterblichkeitslehre e la Grbersymbolik der Alten
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- prendono le mosse da alcune
osservazioni archeologiche. Una pittura vascolare, un rilievo tombale semidistrutto dal tempo,
celano profondi significati simbolici e allusioni metafisiche. Lintento non meramente descrittivo, la
disposizione religiosa e il carattere filosofico dellanalisi, espandono la materia di questi studi ben
al di l degli spazi canonici dellarcheologia; daltro canto ci stupisce meno, se si pensa che non di
rado anche oggi si ha notizia di archeologi che, come folgorati dalle loro stesse osservazioni, si
dedicano ad interpretazioni pi aperte e interdisciplinari.
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Di fatto i reperti archeologici, muti
finch restano confinati alle teche dei musei, diventano fondamentali se utilizzati per interpretare le
idee del passato altrimenti conosciute; da tali idee sono a loro volta illuminati. In modo del tutto
analogo le opere archeologiche di Bachofen gettano nuova luce sui suoi lavori storiografici: nella
storia forze imponenti si fronteggiano, volta a volta si elidono o si impongono luna sullaltra;
quelle forze trovano nel monumento perfetta composizione e si mostrano, oltre lopposizione, quali
complementari. precisamente per questa ragione che nella Grbersymbolik e nella
Unsterblichkeitslehre il conflitto tra principio paterno e principio materno assente o
quantomeno grandemente stemperato. Quei valori che le vicende storiche non contemplano se non
in negativo, come zone dombra: la morte, la catastrofe, il passaggio, nellarte sepolcrale divengono
oggetto di conoscenza. Nei sepolcri racchiusa una saggezza che la vita ignora.
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Linteresse di
Bachofen per le tombe e per la morte ha suscitato le reazioni diffidenti di alcuni studiosi della sua
opera, reazioni talvolta mediate da una malcelata ironia: il caso di Furio Jesi, che volle dipingere
Bachofen quale sacerdote di una nuova religione della morte, nichilista passivo che brama
annullarsi nel grembo della madre (evidentemente amata da bambino).
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In realt queste critiche
appaiono gratuite alla luce di una pi attenta valutazione: non la morte come annullamento e
definitivo ritorno nel grembo materno, ma la morte come transito, si direbbe, iniziatico, ha catturato
lattenzione di Bachofen. La Unsterblichkeitslehre in effetto una profonda disamina, del tutto
obiettiva, della dottrina pitagorica, non un inno ala morte, ma alla palingenesi, alla rinascita
spirituale. Di pi, il sepolcro anzich lagone della storia il luogo del fecondo e definitivo incontro
tra Apollo e Dioniso. Demetra dismette il suo carattere agricolo e cereale e si rinnova quale grembo
di una superiore nascita spirituale. I simboli che nel Mutterrecht Bachofen interpretava in senso
naturalistico e sensualistico, luovo, la palla, labbondanza dei frutti e del vino, tutti questi simboli
si rigenerano in divinis ; la dimensione cosmologica e soteriologica pitagorea a costituire il nuovo
asse del discorso bachofeniano, che dimostra una sensibilit tardo-antica, neoplatonica; i capitoli
dedicati a Plutarco, Porfirio, Cicerone e Macrobio ne testimoniano largamente. Giustamente Del
Ponte, in una introduzione recentemente ripubblicata, notava la speciale sensibilit che port
questo studioso di diritto romano ad aperture del tutto spontanee (dal momento che egli non
appartenne ad alcuna scuola iniziatica o tradizionale o ne frequent, a quanto ci risulta, esponenti)
verso il mondo della trascendenza. Quel mondo, cio, in cui il mito, il rito, il simbolo sono le vie
privilegiate di lettura e comprensione delle civilt arcaiche.
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Il rapido giro dorizzonte che questo
scritto ha permesso solo di avvicinare per cenni il lettore alla complessit delle concezioni
bachofeniane, con tutte le difficolt che esse sollevano. Se molteplici sono i contenuti, gli spunti
raccolti e suscitati, unitari sono lanimo e la metodologia che sorreggono lintera opera.
Sotto questo riguardo emerge principalmente la centralit che Bachofen ha riconosciuta alla nozione
di simbolo. Il simbolismo, oltre a costituire ex professo il tema di vari seggi in qualche modo il
filo conduttore di tutta la sua speculazione intorno alle antiche forme spirituali. Gi nelle pagine che
scrisse come prefazione allantologia Le madri e la virilit olimpica Evola aveva fatto presente
che la premessa fondamentale di tutta lopera di Bachofen che simbolo e mito sono testimonianze
di cui ogni scienza storica completa deve tenere serio conto.
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Mentre il mito scandisce e
predetermina i ritmi del divenire storico, il simbolo ne sintetizza lessenza statica, mirata sub specie
aeternitatis; n le due nozioni si contraddicono, siccome la seconda premessa alla prima, che a sua
volta la necessaria manifestazione dinamica di quella. Cosicch realt storica e realt mitico-
simbolica, non sono che due facce della stessa medaglia, momenti distinti ma coerenti nello
sviluppo di un unico principio spirituale23 In questa direzione si coglie la coerenza di fondo
dellopus bachofeniano.
1 - Non cess nel seguito della sua vita di considerare la propria la Scuola Storica del diritto fondata
da Savigny. Allo stesso, che reputava alla stregua di un maestro spirituale, invi nel 1854 in forma
di lettera una autobiografia, ora tradotta in J.J.BACHOFEN, Diritto e storia, Marsilio 1990.
2 - Notizia citata in E.CANTARELLA, a cura di, Il potere femminile, Milano 1977, p.7.
3 - Bachofen ne cur le sezioni giuridiche, ora in J.J.BACHOFEN, Gesammelte Werke, vol.1,Basel
1943.
4 - Una prima traduzione italiana di questa introduzione in J.EVOLA, a cura di, Le madri e la
virilit olimpica, Milano 1949, pp 93 sgg. Citer da questa.
5 - Cfr J.EVOLA, le madri, cit., p.138.
6 - Trad.it. in A.BUMLER, Linnocenza del divenire, Padova 2003,Bachofen e Nietzsche pp.170
sgg.
7 - Ibidem p.190.
8 - Ibid. p 189. Cfr. a tale riguardo questa importante affermazione di Bachofen. Poich a nessuno
dato risvegliare in s, neppure con lausilio della forza pi potente, il principio vitale del mondo
antico, ecco allora che il distacco dal nuovo principio ci porta a perdere entrambi. J.J.BACHOFEN,
Le leggi della storiografia, Napoli 1999, p.145.
9 - G.RACITI, postfazione a J.J.BACHOFEN, Le leggi, cit. p. 77.
10 - J.J.BACHOFEN, La lupa romana su monumenti sepolcrali dellImpero, Scandiano 1991, p.71.
11 - J.J.BACHOFEN, Il Matriarcato, I, Torino 1988, p.346.
12 - G.RACITI, cit., parla di una prospettiva emanantistica in Bachofen, cfr. pp 57 e sgg.
13 - J.J.BACHOFEN, La dottrina dellimmortalit della teologia orfica, Milano 2003.
14 - Leroe culturale dei lici, Bellerofonte, espressione del principio equoreo poseidonico,
soggiace alla morte. In questo dato, e nel discorso di Glauco a Diomede, Bachofen scorge il
carattere definitivamente tellurico della stirpe licia.
15 - Cfr. R.GUENON, Autorit spirituale e potere temporale, Milano 1995, p.47. Appare diverso il
caso dei Romani, i quali avevano una concezione eminentemente giuridica della guerra. Nel rito dei
fetiales che precedeva la dichiarazione di guerra non era menzionato Marte, ma Giove; la guerra
stessa nel suo sorgere e nella sua giustificazione era sottratta al dio che presiedeva al combattere.
Cos nota Dumezil. Osserviamo che qustultimo principio, che si potrebbe chiamare della justa
causa belli, apre la strada allarbitrio e allabuso, e comunque ad una concezione distorta della
guerra. Proprio perch pi vicina alla vera natura, tellurica, dellattivit bellica, lantica idea
germanica al riguardo pi pura.
16 - J.J.BACHOFEN, Il Matr., cit, pp. 335 sgg.
17 - Trad.it. J.J.BACHOFEN, Il simbolismo funerario degli antichi, Napoli 1988.
18 - Un caso illustre quello di Andrea Carandini, che dalla scoperta a Roma delle cosiddette mura
romulee, fu portato per sua stessa ammissione- a una profonda revisione scientifica e ideologica.
19 - Nellottica tradizionale questi pensieri, che a noi suonano strani, assumono linee precise. Si
consideri questa frase di Ren Gunon: il passaggio da un ciclo ad un altro, come ogni
cambiamento di stato, non pu compiersi che nelloscurit. chiaro a tutti come gli esempi di
questa concezione si potrebbero con facilit moltiplicare.
20 - Cfr. F.JESI, I recessi infiniti del Mutterrecht, introd. a Il Matr., cit, pp.XXX sgg. (dove
lAutore concede di non psicanalizzare il dotto basilese, ma nel contempo accenna alla possibilit di
individuare una dominane figura materna) Vedi anche, dello stesso Autore, Il mito, Milano 1980.
21 - Questo passo tratto dallintrod. di R.DEL PONTE a J.J.BACHOFEN, La lupa, cit. p.15.
22 - J.EVOLA, introd. a Le Madri, cit p.6.
23 - Cfr A.BUMLER, cit, p.181: Bachofen non accetta la distinzione tra tempo storico e tempo
mitico, tra indagine storica e indagine mitologica. Con cautela e profonda riflessione, egli revoca il
confine tra tempo della storia e tempo del mito. Importanti sviluppi di questa concezione sono
svolti da G.Moretti in una ricca introduzione ai due volumi antologici Dal Simbolo al Mito, Milano
1983, che raccolgono testi di BUMLER, CREUZER e BACHOFEN. Moretti dimostra che in
effetti Bumler non seguiva una tale distinzione nonostante che, come ho mostrato, lavesse
precisamente colta in Bachofen. Veda in part. le pp. 32 sgg.

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