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Teoria e Storia Del Documentario Turistico - Tecnica Del Documentario
Teoria e Storia Del Documentario Turistico - Tecnica Del Documentario
Documentario cortometraggio che illustra particolari aspetti della realtà a scopo divulgativo,
informatico, didattico.
La comunicazione sia scritta che orale è un ponte tra le epoche future e passate.
Il documento è la testimonianza scritta o visiva che ci consente di parlare di ingresso nella
dimensione storica da parte dell’uomo.
Fin dalle origini l’uomo è stato ossessionato dall’esigenza di riproduzione della realtà intesa come
memoria assoluta dei fatti e degli avvenimenti del genere umano.
La scrittura è stato il primo elemento di fissità, nell’arco della storia della documentazione.
Il testo scritto si presta per sua stessa natura al dibattito, al confronto, allo sforzo interpretativo
rispetto alla narrazione orale che invece è anedottica, rapsodica, basata su un concetto di vero
narrativo, per cui la verità risiede nella capacità interpretativa dell’attore e non è una questione di
contenuto.
Attraverso la scrittura, il primo grande medium documentario della storia dell’uomo, è l’Iliade e
l’Odissea.
Nella storia, a un certo punto, l’esigenza di sistemizzazione scientifica, prevale sull’aspetto estetico,
dove poesia e prosa, (verso e parola) si separano.
Il documentario, infatti, abbraccia la verità, concetto confermato anche dalle parole di Vertov:” il
documentarismo non deve avere pretese artistiche.
La scrittura è stato il primo medium, tuttavia non possiamo trascurare la scelta iconologia,
trampolino di lancio per lo sviluppo storico, della fotografia prima e del cinema poi.
Merito della visione a maglie larghe della religione cristiana che ha permesso di approdare ad un
interesse per il corpo e per la rappresentazione visiva, che non è stato proprio di altre culture, con
referenti religiosi diversi.
L’evoluzione dei linguaggi e dei supporti mediatici: dai manoscritti ai libri stampati con caratteri
mobili, dagli affreschi ai quadri; tutti necessari per la realizzazione di strumenti come la macchina
fotografica e in seguito quella da presa.
Cap 21 Il cinema al servizio degli urbanisti: il caso di The City di Pare Lorentz
Negli anni trenta c’era un genere documentario, era lo specchio di una realtà urbana che stava
sfuggendo di mano, tipologia documentaria definibile col nome di sinfonia metropolitana.
Le città viste come mostri sovrumani, formicai di umanità erano i soggetti principali.
Le sinfonie urbane erano figlie della pittura impressionista
Oltretutto in soli 50 anni si è passati dalle botteghe e case alle metropoli.
Da una parte il fascino della megalopoli, la sua carica iconografica e l’intreccio di culture e vite,
dall’altra il dramma del proletariato suburbano e le prime situazioni di alienazione sociale.
Ma anche fascinazione per le trasformazioni della tecnologia al servizio dei cittadini e momenti
d’angoscia per un mondo che aveva ormai perso la prospettiva misura d’uomo.
The city capolavoro di Lorentz, diretto da William Van Dyke, da una parte vede un futuro
ottimistico e dall’altra una città segnata dall’inquinamento e dalla negatività suburbana.
Lorentz (americano appartenente agli anni del New Deal rooseveltiano) si fa interprete di un sentire
comune, costituito da una straordinaria sofferenza per quanto accaduto ma anche di grandi speranze
di ricostruzione per giungere nuovamente al benessere.
FASE 1: LA PREPRODUZIONE
-l’autore: a lui si attribuiscono le responsabilità di contenuto editoriale del prodotto audiovisivo,
come direbbe Grieson è colui che dovrebbe offrire una visione di insieme seguendo un tema
specifico e particolare.
Può affidarsi per il lavoro tecnico ad un regista con il quale dovrà essere molto in sintonia.
Why should i care? Perchè me ne dovrebbe importare? Saper rispondere è una buona motivazione
non solo per l’autore ma anche per l’intero gruppo di lavoro che deve avere piena coscienza della
missione documentaristica che è chiamato a svolgere.
E’ anche il coordinatore di tutto il lavoro redazionale.
Al termine del lavoro di preparazione e ideazione esiste una bozza scritta progettuale, completa di
un piano di fattibilità, di quelle che possono essere le esigenze di carattere tecnico alla base del
prodotto stesso.
- il produttore: spesso coincide con la figura dell’autore e del regista, analizza il piano di fattibilità
dell’opera e stabilisce quali siano le opportune sinergie aziendali necessarie per portare a termine il
lavoro nella sua forma originale, da un lato cercherà di assecondare le richieste aurorali mentre
dall’altro verificherà che il budget messo a disposizione venga utilizzato nell’ottica di
ottimizzazione dei costi.
FASE 2: LA PRODUZIONE
-reparto regia: il regista nel documentario è indispensabile e deve essere un fine e sensibile
interprete delle esigenze editoriali.
Sua la responsabilità della bellezza visiva del documentario, attraverso il suo lavoro si devono
rendere le immagini emozionanti e coinvolgenti per gli spettatori.
Nelle produzioni più ricche è spesso affiancato dal produttore o dall’assistente di produzione.
Lui che decide ciò che deve avvenire di fronte alle telecamere ed è la persona che deve avere ben
chiaro il prodotto da realizzare.
Ha il compito di istruire la troupe, comunicare con essa e mantenere un buon equilibrio e
affiatamento tra le professioni coinvolte.
Deve avere anche coscienza delle tecniche di fotografia e montaggio per dialogare con chi
effettivamente realizza l’audiovisivo.
-Assistente di produzione: il persona che sta a cavallo tra la filiera amministrativa e quella creativa e
realizzativi.
-direttore della fotografia: è il responsabile dell’illuminazione, colui che deve essere capace di
tradurre con le opportune correzioni di luce, le necessità visive poste dal regista.
Solitamente è assistito da un capo elettricista o da un aiutante che predispongono le luci e eventuali
filtri alle telecamere.
Raramente la ripresa è un evento crudo, l’immagine cruda è spesso sbiadita e non è un immagine
realistica.
-l’operatore di ripresa: spesso è anche il direttore della fotografia, è il primo a vedere su monitor o
nella telecamera il risultato dell’inquadratura.
Lavorare in esterni senza luci artificiali generalmente è difficilissimo, inoltre è necessaria una buona
intesa con il regista e sapere che tipo di inquadrature predilige e quale sensibilità visiva ottenere.
-reparto audio: il tecnico audio è una figura fondamentale per la lavorazione documentaristica.
Sceglie i microfoni più adatti a seconda della situazione climatica, predispone le soluzioni più
adatte per evitare che il suono venga sporcato dai rumori di fondo e si assicura che venga rispettato
il sincrono perfetto tra audio e video.
FASE 3: LA POSTPRODUZIONE
-Alla fine della filiera produttiva deve essere assemblato il prodotto finito.
Questa fase ha anche il compito di ottimizzare il materiale a disposizione.
I nastri arrivano così in sala di montaggio dove il montatore ha il compito di rendere coerenti le
indicazioni registiche con il materiale girato.
Dispone di una grande autonomia decisionale visto che non sempre il regista presenzia a questa
fase.
Se il percorso mantenuto nello storyboard è stato eseguito diligentemente e se il montaggio dei ciak
corretti è affidabile, seguendo le indicazioni registiche il lavoro è semplice, quindi può cercare di
renderlo più raffinato e visivamente più efficace.
Questa fase è la chiave di riuscita di un prodotto audiovisivo.
Oltre all’inserzione video verranno inseriti anche i titoli di coda e di testa, dissolvenze ed effetti
grafici, la messa in sincrono dell’audio, l’inserzione di musiche e commenti audio (verrà affiancato
da grafici mixeristi audio e/o tecnici del suono.
Può essere utile far visionare il prodotto premontato (cioè provvisorio) alla produzione o alla
distribuzione.
-La distribuzione: il produttore deve essere affiancato da una figura esperta nel settore della
commercializzazione, il distributore.
E’ esperto in marketing, un esperto del sentire comune e delle comuni esigenze colui che si occupa
di vendere materialmente il prodotto finito, al commission editor che è colui che si occupa
dell’acquisto di una quota di documentari, che deve cercare di mantenere gli ascolti alti della sua
rete grazie appunto all’acquisto di documentari.
-Strumenti e supporti
Per la registrazione video esiste una differenziazione causata da tecnologie e strumenti:
1) Broadcast: sistema dedicato ai network televisivi dove la qualità audio e video è assoluta.
2) Professionale: la categoria inferiore, con resa inferiore con qualità inferiore dei macchinari
3) Consumer: categoria di prodotti a costo accessibile (VHS e Hi-8).
Con il digitale queste differenze come il dv sono diminuite (prezzo e qualità)
La tecnica consumer oggi è usata sia nelle real tv che in documentaristica per eseguire quello che in
gergo viene chiamato “footage file” ovvero l’uso di filmati amatoriali all’interno di più opere
complesse, quale testimonianza visiva dell’evento narrato.
I campi e i piano a loro volta hanno diverse distinzioni in base al tipo di composizione
dell’inquadratura:
-campo lunghissimo (CCL) è un’inquadratura aperta, lo zoom è al minimo della sua lunghezza
focale, la telecamera riprende la scena o il panorama da una distanza considerevole.
-campo lungo (CL) detto anche totale, più stretta rispetto al CCL ma mantiene ancora l’aspetto
generale della scena in maniera indistinta, generica.
-Campo medio (CM) rispetto al CL affiorano maggiori dettagli, in gergo viene chiamato
totalino.
-figura intera (FI) è l’inquadratura di raccordo tra i campi e i piani; in questa il soggetto è
ripreso nella sua interezza, dalla testa ai piedi.
-piano americano: l’inquadratura riprende il soggetto dalla testa alle ginocchia; è il tipo di
inquadratura utilizzata nei film western.
-piano medio: inquadratura del soggetto dalla testa al busto, chiamata anche mezzo busto.
-primo piano (PP): ripresa del soggetto dalla testa alle spalle; evidenzia l’espressione del viso e
lo sfondo diventa indistinguibile.
Serve a sottolineare gli aspetti psicologici del soggetto.
-primissimo piano (PPP): riprende il soggetto dagli occhi alla bocca ed esprime un senso di alta
drammaticità.
-dettaglio o stretto: è un’inquadratura di un particolare o di un dettaglio che occupa tutto le
schermo.
Il montaggio, se la narrazione è piana, lineare e non problematica, dovrà seguire questa strada;
tuttavia può anche servire a raggiungere il risultato opposto, enfatizzando gli elementi di
difficoltà e disturbo della storia contribuendo in maniera decisiva a forzare l’emotività dello
spettatore stesso.
Salto di montaggio: se nella maggior parte dei casi i registi e montatori cercano di nascondere le
fasi di montaggio, alcuni decidono di utilizzare la tecnica del jump cut (salto di montaggio) per
enfatizzare alcune situazioni drammatiche.
E’ una scelta in cui il soggetto ripreso compie veri e propri salti all’interno dello schermo,
accostando singole scene riprese da punti di vista differenti.
Montaggio alternato: montaggio che alterna due situazioni creando di fatto l’idea che avvengano
nella contemporaneità.
Inserto: si spezza la scena aggiungendo un’altra scena che funge da raccordo e da spiegazione;
spesso usato per correggere un errore.
Stacco sul passaggio: quando un oggetto passa davanti all’obiettivo; serve per mutare
inquadratura in maniera improvvisa senza creare difficoltà allo spettatore.