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S T U DI P LUTA RCH E I
P ARTE 1-' R I MA
Mi propongo di stu dia re alcune dell e opere mor ali di
Pluterco, non solo per correggerne la lezione del testo ancora
cos incert a. ma per raccogliere nuove ricerche atte a det er-
minarne le fonti , e ad ill ustrare le teorie ivi esposte. Comin-
cer da ll' operetta Non posse suai iter sl'cu'lldum Epicw' utn,
una dell e pi ri cche di noti zie sulla fi losofia ant ica, ed uno
dei pi impor t ant i fra gli scritti di Plu tarco,
*
* *
Thid., p. I OSi D (cfr . Ilsen .. Epicur. [Spie. fr.] , p. , [,i;. 12 ;
Kor te, Metr , fr. 7) : oiov7.w (cio gli epicurei) di 1Ue; ya-
t1T:ea r.dya:il ' d 'Val y. a 1.0b llov nciQovr; T"S aaex
anavT:as, <h' wv 1'joovry " ai dlY'Tjowv fnEtO(r1.Er;al xai
nav-r;a 'l xal xai aorp i ; roqijp.ala 1.ij 1u ei yaal ea 1160-
l v cxa YEY01Jvat )Cai im!! 'tatJl 7j t .ni6o dyatHj .
w 6 aotp IQ1jXl M 1]'l(Jo6wQo ' ail'r:o{tl1J p,v oi' rv, wl'fa;QE.
rpai llov'fat y).i0'1.Qov n xa i oan rcos i codd. ; oat1'(Jov il
Doehner, senza ragione, bench il Bernard. lo approvi} " ai ov
{Ji {JaLOJJ al n o'J} 'fdya.:tov ).aj.4-{Javo'Vu, dJ.. t oi; nopoL; 'lOU -
'fOL; , 6,' wv t1tl.aciyoJJ'f a" xa i n (J dJ.YI]ova; 6JLoi w;
xa'ta't E'tQ'1/L'Vo'V, j,Ll ).ov o' 1jov]'V /Lv 6'<iyoL;, d..?Y1]oov a dE
ltaL 'foi; /Lopi ol.; EXOjLVOV. ltaa yp ijov] n ei lip.:tea
"ai vea "ai n6a; "ai Xiea; l ol ; iVOL" l'E'taL 'l uv
n d {t1] xai a%TlLa, ltooa )' pL" "ai xai q'laYEdawtx
xai ta{Jewat ; xai dJtoofl'pn; .
Rivi4ta d i fUologUl , tee., XLIV.
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Ho t rascritto tutto il passo perch pi cose sono da not are.
Anzitutto El da considerare l' inciso xai d.Y1Jowv. Epi cur o
non dice mai, e non pot eva dire, che le vie .del piacere sono
precluse al dolor e, dice anzi il cont rario; v. Us. , p. 288, 28 :
wab iisque [vol uptat ibue] absti nere minime esse diffi cil e, si
valet udo ... postuJet ,. cfr . fr. 62* ( 1). Del resto chiaro che
i! ventre e gli altri noqol del piacer e possono anzi debbono
essere alt rettante vie del dolore. Parimenti impossibil e che
Plutarco abbia fatto di suo quest a aggiunta; sarebbe un modo
inge nuo di confutare IIn fi losofo attr ibuirgli propoaiei oni non
sue ed evidente mente ass urde (2). E Pl ut arco. lo sanno bene
tutti coloro che l'hanno st udiat o. e sot t ile e accorto nel con-
futare Epicuro, come erano gli autori di cui si ser viva come
fonte, cio gl i accademici. La s ua tesi questa, le vie del
piacer e sono poche, perch il piacere catastemat ico deve in-
volver e UII O st at o profondo e generale di benessere del corpo,
mentre le vie del dolore sono infi nit e - non gi per che
vi siano alcune vie precluse al dolore. Infatti egli dice in
questo medesi mo passo 2Y1)o6va n tJt T: oS I to (J l ol OEX6-
ftEV OV : del resto gli odori (:: i sa pori. di cui poi si t occa,
possono dare tanto sensazioni dolorose che piacevoli.
Deve dunque leggersi col Reiske (non seguito del resto
dagli altr i editori): xa n ci2w 2y. b U t tJ(Jx, .:-' L' aggiunt a
( l) Una prova. pi evidente I'abbiauio iu Plutarcu ste sso. ibid.. lOYl A :
. :ro fvylJ l ;(a(Jlov l OH )l;ai l ra,c}ov , d ..U o d' ot'61v dw -
vodotrai tpaul v , oiJ o' rn'V Il'vaw 'xuv 8 1ro l u ,c}'jaual I ra8>v
cl fAti "' 01'01'. 6 ,c} E'V I se.l av1'Era l l )l;ox v a"-r1}5 ' tp"l0l M "l-
I v e e r ne S' i o Zorpl a rd S" ' wau l'oill"atlr
r r a8-&v i UH l pvrei'V r JC" )I0,, 'V () a r li' l t: ,c) " a El' a I l
ti 'Y a () ov , o V JC l a l' l v , r u v lA 'l 6 l 'V l r l Un t: St 7l "'''1'' d).
yu"v Wl/u ). vn"lpov. Cfr. Ep., fr. 423. Del resto se il piacere sommo
per Ep icuro la. un/ Sa.l e'lOI) del doler e ()I. O. III , ecc.I, 1'l pi acer I! dtl
veKtr e non pu essere che la lib erazione dal dolort del tJe1t tre. cio dall a.
fame, ecc., e appunto cos dice Epic uro, fr . 200 ; cfr. Ep. Sprnc he. 3;s.
ci che di most ra subito eeeurda l' aggiunta xal fA' T; d.l r "l ow1-' .
(2) Del rest o Plutarco di ce chiara mente in ci che precede di atte-
nersi ad un tes to epicur eo : VVl' o ;((70o,- t:,c}a l oi:; 6UJOIAWOl:; un' Qlhwv,
e questo testo , come l i vede, di Metrodoro.
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sarebbe inutile e nociva, perch. sminuendo il valore dell'ar-
gomentazione, Plutarco avrebbe preannunaiato il suo argo-
ment o. Che invece le pa role xai dly_ dovessero man-
care nel testo di Plntnrcc, prova il fat to che alt ra vnla.
qua ndo r ipete lo stesso argomento, noi f l 0 11 le t roviamo pi :
v. AdI". Col .. p. I l :?5 A : 1r. E('. yaa-ri f!H rya&l ' ''' -r0V/ i ElIOI
xa. -,; ov; ..(ov :ro(>ov 6,' WV :r aqayiy vE1 U1 . Cosi
credo uou vi possa ess ere dubbio che esse debb ano essere
espunte , come aggiunta di un let.t.u-e il qua le volle fare stol-
tamente appari re nella enunaiazione quellol ement o che risul -
ta va so lo dall a dimostrazione. o che non affat t o epicureo.
Una br eve not a meri t a Xara7E'rQ''7f.LtvO J' : la parola non
usata. se nza ma lizia . nli epicurei. toglie ndo for se l' imma-
gine dai poet i comici (I), paragonavano l ' unimu del non saggio
ad nn vaso che o lascia le gioie, o le cor rompe,
e a questo punt o dell a dottrina di Epicuro allude a nche
Pluter co. '!lini possr v. 1088 E : ;ca{Jc:int(J 0 ["01' ix no-
v1j(!OV Yoa ,Il ij uTirov r o di'rE/Ol ' Tit " OlaXFOI'US, e
1089 D : J.dl ati)'Elv La precisa parola tro-
vasi in un epigramma dell' Anthol . Polot ino, III ;'l :l (= l.uc..
ep. 8) : rpa fl).o dV1;(! n / &o; bni 'rH(J1JJ.livoS, Eis 01' na(J"as
"A IJTw v r. l.a(1t1:a El; ;cEVV f ; f XEaS (2) .
Resta ora da esaminare il peri odo, :toa )' (! 1H Qi
(JfJQa xa VE"(!a xai nooa x , 1 . . Qua le il t esto poco
intelligibile, perch ri sponde mal e all'argomentazione (,ul.ov
o' J.lv 6lirols, dlY1Joova M n O'J. 1:0;; 1l0(Jiol S dEXO-
fl EVOV) l' il cii) che segue : <J1twv 6i: xai XVJ,l wv t" ij oun: a
3T(!Oaayaywv TcjJ aw1tau p,ut. ev EVeTjUEt XC(?iov ... r y.1110V-
,uE'JJO'P lriw iCa i n(!oo1]vw, 1" 6' l Aa 1loAldxtS d-vuXEQai11El
",ai ya'vaxu i . Qui infatti si r ibadisce il concet to che i l pia-
cere a ccessi bile a poche parti del corpo. mentre t utte sono
(1) Questo argomento dal t eovare l' immagine in Pleuto. Peew .. 101.
357, e i n Orazio, Ep., l , 2. 54: anche altrove Epi curo imi t a i poeti
dell a commedi a nuova ; v. Fr. 497, e Usener, p. 4-00 b.
(2) cfr. Lucr. , VI 20 : M qnod fhn:um pertusumque elise videb at Vt nulla.
poseet retione explerier umquam . ; cfr. III 1008 936 egR' .
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accessibili al dolore, e sarebbe stra no cbe per provare ci
si dicesse che il piacere 1u ('i dQ:ea "ai veca, dal mo-
mento che i ner-vi sono diffusi in t utto il cor po. per di pi
il piacere dei piedi sarebbe al quant o ri dicolo. Per ci il Madvig,
citato dal Bernardaki s, propose di int egrar e cos il luogo
naoa yQ fJoovl IIEPI (yau' Qa (>. a a idoa) , " ua o' l -
Y'l0 wv IIEPI ) dQItQa >.ai. vevQa >. a " Oda, >.a zeQa" e il
Bernard aki s accettando la integrazione pone segno di lacuna.
Al che hisogna notare : t ) che disdice alla coneinnitas dello
stile di Plutarco il pr oporsi due sole vie del piacere e quattro
del dolor e ; 2) che poi proprio negli esempi di piacer e che
si riferi scono (G/lwv d ;ca xv.uwv) si cit ano due diverse vie
che non siano il ventre e gli aMala. Per ci, se si deve in-
t egrare il passo. occorre pr endere le mosse da Quaest . eonv..
705D: Boa o u iw i; OOVWl1 .. . 1u Q yaut:Qa 'Ka aiOola xa;
YEtiu tv x a o UqJ Q'Yj Utl1, e aggiungere questi due ult imi ("ai
'rEVUtV xa;. urpQf]uw) termini agli altri due introdotti dal
Madvig. N si deve osservar e che minori devono essere le
vie di accesso del piacere; perch, pur restando quat t ro le
altre, due di esse (gli dQItQa e i vevQa) si es tendono per tut to
il cor po, f" risulta provato che le vie del dolor e sono molt o
pi estese ; vedi infatti che del piacere s i dice /1ty. Qv XWQi01' .
Senonch l' integr azione pu par ere incerta, ma a render la
assai pi pr obabil e credo ser va il confronto con un passo
di un'epist ola di Seneca, epistola che cont iene, come giR
not lUsener (l), molti elementi epicure i :
Ep: mor ., 78, B: " Maximi dolores consscwu in ma cerrimis
cor por is partibus : nervi art culique (cfr. aQ-tiQa r.a vEVQa) et
qui cquid aliud ex e est , acer rime sae vit , cum in arto vitin
(I) P. 291 eat r. L'Uaene r non ne toglie per che le par ole del 7 :
ma.quos cl'Uciatus habet morbus ... aHt tolerabilnH aut breeem to ceret , Ul a
agg iunge in nota : OIlI1l I,lQ boec ep istula tllultum habet ingenii Epi cur ei
inde a verbis 6 .. tria hoeo i n omni mor bo gra ma s unt : metlts morus,
dolor corpor is, nter missio voluptatum lo ' Di pi pot r togli erne un nuovo
edito re di Epicuro, e certamente i l passo che cite re mo, che il confronto
con Plutarco e, come vedremo, anche con Lucresio. dimost ra di certa
fonte epicurea.
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concepito Sed cito hae partes obstupescunt et ipso dolore
senaum dolori s amittunt, sive quia spirit us naturali prohi-
bit us cursu et mut atus in peius vim euam, qua viget admo-
netque nos, perdit , sive quia corrupt us umor. cum desiit
habere qua confuat , ipse se elidit et iis. qune nimis implevit ,
excutit sens um. Sic podagra et chera.' ,,a et cert ebraruwc
doler nervorumque interq uiescit., cum illa quae torquebat
hebetavit : omnium ist oru m prima rermi natio vexat, impetus
mora extingnitur et tnis dolendi t':,:t optorpuisse ".
Ora chi confront i questo pHSSO con Lucr. . 11 n04
. . . .. sensus iun gi tur omnis
iscerlbus, nerv e, vf.nis, quaecumque vidrmus
mollia mort ali consistere cor pore creta;
facilmente si persuader cbe nella fil osofia epicurea I nrroi
e le art icolaz ioni erano date come sede parti colare ciel dolore
e che si insisteva [Lucrezio veramente si serve di questo
argoment o ad alt ro scopa i sulla loro esilit e corrut tibilit,
per provare l'assunto: dolo)" brevis. di cui avremo occasione
di occuparci. La crit ica degli accademici, da cui toglie Plu-
taroo, colse questo argomento, per provare che quest e vie
del dolore sono pi diffuse che quelle del piacere. Nat ura l-
mente una prova assoluta che l'integrazione del Madvig, da
noi complet ata, ristabilisca la. vera lezione del tes to. non si
pu dare, ma mi pare tut ta via che i raffronti recati le diano
una suffi cente certezza, tanto pi che per mezzo di essa il
t esto acquista quel vigore polemico che ha LULta la confut a-
zione di Plutarco. Nello stesso tempo addi tato, con il passo
di Seneca, ad un nuovo editore di Epicuro o allo storico
dell a fil osofi a, il modo di completare quella parte, per noi ap-
pena adombrata. della fi losofi a epicurea che cost it uiva uno
dei quatt ro punt i della tetrapharmacos (vedi Ue., Epir., p. 69),
cio la contemptibilit del dolore.
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Ibid.. 1087 F.: al o' 'ljoovai xal1dnEe avea, " e. hea,.
E'EEqat 'CDV UWiM'l:O d x e a t ~ b t l'rEl,Waat (I ) dtazov'lat, "ai
/) I(lOVO /) tdv t OV7:W1
1
DV nolJS, dII' CJ(Jl'l.E(J 01 Otinovu
l ;atptv lp.a "ai afJi ut1J l v t:, aa(}x ,all-fJdJJovGw.
To aWjroT:o dXQatS st rano e certa mente corrot to, tanto
pi che poco prima si detto che il piacere nt (J1 yaG1ea
che non punto una par te superfi ciale del cor po (2). Due
correzioni ricor da il Bernardaki s : ~ ne. hiqat S fueat 'loi;
t:O uwp.a-r: o aX(Jot Doehnerws, 'UVES h (JOt lU(Jm 'tDV GW-
/tal a; 'x(lOt RasHtu s ". Ma ll(J hpaI,; f U flat va conser-
vato : esse parole indicano la successione rapida dei piaceri ,
come la carezza del vent o sullo onde, ed confer mato da
DV n o:v; XQ0'V0S x. t. l . : eli pi d X(JOtf non gran che meno
str ano di dX('aL. anzi 1) la eetio [ucilior che non dovre bbe
sost it. uirsi alla ectio difficilior. 2) non giust ifi cato dall a
t eori a di Epicuro che Plutarco combatte, Infat ti Pluter co deve
parl ar e di momenti culminant i e momentanei (cfr. anche Ota-
XOV<fat) di benessere e non di superfi cie o est remit del corpo.
Per vedere in che modo si debba corr eggere il passo osser-
viamo alcuni luoghi paralleli , in CII i appa riscano le stesse
espressioni , o si sviluppi un' argomenta zione affi ne. In questa
stess a opera, p. 1096 D, si parl a dell' anima 10it; t o GWf.w,ot;
n ci.&rGtv l.nl lJ-Eldl waa v 'l ai GVV110olJ-l v1]v xai uvYXaiQovuav_
Dunque qui l.7tlp,ElOlciw ri ferito ad una condizione sensitiva
come ci as petteremmo nel nostro passo. Di pi il confront o
di due alt ri luoghi ci pu attestare qual e fosse la lezione
primitiva: v. Non posse sua':, e., 1094 E : on Toi vvv al 'toiJ
aWlJ-af:0S -'70ovai xa.&cin EQ 01 hljUlal !U1ealvov'ra l 1.tET, T-TJ 1
1
(1) La metafora. doveva. gi essere epicurea, cfr. Cic., de tifi., II 3, 8.
M i ucuodum mot um quo seosull hila" dur ... 1Idov7)... h' vocaut .
(2) Ert"tlllit ates corporis, t raduce la versi one latina.
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xa dno.<'iYovu.. ov '<':'<'7 &< t r 'E" ... (1), Anche
qui 1'immagine dei " ent i posta in rappor to con i l piacere
considerato come uno stato momentaneo e intenso (x,ut))
che prest o si dissolve ; cfr . Q/Ule$l. conoir.. 682 E : Grpa.f!otJ
yq h r' dX(' OI
J
cVE;ia, xaui TV ' b m oxQdu J1' , xai. r (JW-
uata n eoe).&opr;a p,i'1.('1 a;cea; d;c,u"' f ovx { mTj xEv, dll
"ai t:al a1JrEv Et a t lI() H>Vva v'r.i ov (2). No n mi pare
r esti pi dubbio quale debba essere la lezione corretta : occorre
dunque o correggere dxeat ; in dx,uai. o. cio che i-; prefe-
ribil e, leggere x ('at (dxlla;s: ) come ci suggeri to dal p a 8 80
ult i mo citato. La caduta di X/-Uli era facifi asiura pel' la
somiglia nza delle due parole. che pr odusse la sol it a aplografi a.
"'Axeal.s: poi come aggettivo assai convenient e al passo,
perch precede nel paragone il te rmino sotti nteso dell 'onda
mossa dal ven to. ed e ri nforzato da ciX/Hl che, oltre al
va lore psi chico che qui ha. cont iene in or igine il significat o
di culmine. c quasi il fi or dell'onda che il vento accarexea.
Al passo esaminato segue i mmediat amen te questo che me-
r ita pur esso consider azione:
1087 F: l x. oi: 'f: o! n: 6 VOtl ,uaQw , b A axuJ. o,.' tTJ, . oXTijHl;
]xa1
1
oq. ' OV yQ 6 oQaxwl.'. fflfJuiv. dl' /}XE1'
. . ... . . dl"- l V"'X/(l( (lv6xr,a< i codd. del Bernard.)
OEI.1" J' moud-uov lxcp1JGlV (i',uqmut'J! Pal . V!l. n:oo, . a{JE1
1
( COS i codd. " anche la{Jiv [ Y. Nauck[ l.
'Ex (eli 1:0V novov ) pu parere st rano, e f il difat ti corret to
(l) Che !'l i t rat t i di un paragone con J el corpo si deduce da
quel che seg ue i mmedi atementa : El ')'1f!wI' li u orp s
CJ v xo i fA'r, OVJlci"uvoS nA.'1l1la'&V 1Jt foiS "oWJI ..
(2) Vedi per ultimo un altro passo (non posee s. v. s. E. p. 1098 E)
che esami nere mo in segui to: rali o]v p f' ( r,aev dl vfafo) dI'IO
xdnut 1I 0()O) dll aq; ,UOetOV e p. 1090 C, dove appa-
r iscono insieme associati di DUOVO l'afor isma di Jppocrate. le meteore
(v, sopra e qui dOTtle) c l' d''1ft} : "e al
tI x e o v e il Si a t ' 9''1al v - o' tIen 6tiA.A.vw
uOE'Mi 8nws li dur /q dn iuP'1 _ . ..... d'u ratt ura r d K'" ti, o JI
fOio d, ' du{)iJJuav.
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-2lW-
in vario modo, Reiske fxuvit o flttltoviJ correzione arbi-
traria, Witt. f an, Bernardaki s cIS, migli ore: si pub tuttavi a
ritener e, a par er mio, come uno dei tanti cost rut t i di color it o
poeti co proprii di Plutarco : cfr . infra 1093D il verso di So-
focle; Nau cks, p. 183 : E1JX0!, al o' i x ee i x .. vo!,wv.
II dolore e il piacer e SODO considerat i come parti avverse in
giudizio, e dall a par te dell 'uno si riferisce la test imonianza
di Eschi lo.
Vediamo ora il frammento del Filottete di Eschilo : oedxwv
mi pare certo migliore e pi poeti co della correzione oaxwv
del Musgrave (1) che molti editori seguono; invece di Q''fO-
consigliabile, per ragione metri ca. tJlOf.tW-r. OV dello
Hermann. Quanto alla duplice lezione lxqJVO'tv (che il Ber-
nardaki s accetta) ed l lU:pvO'tv, l' ultima mi pare preferibile,
come quella che d meglio l' idea della penetrazione del mal e,
come una prova il fatto che Plutarco, il qual e ha scelto questo
framm ento per ch rendeva bene il suo pensiero, nelle linee
di prosa che citere mo ora ha Otafl-'VEt nOA:iJ'V XQovov che
rende VcjJ>'. U1E'V di Eschil o e i fl-cpveT, at che riproduce l ll cpvalv,
llods J. a{JE.v, che fu variament e corret t o (l afJwv Walken.
/Ud{l'lv Scheidewin), pu essere mant enuto ; al pi mi arrischio
di proporre l a{Jf]'V che nel significat o medi co vuoi dire assa lt o
del mal e. La correzione palecgrafca sarebbe facilissima, e si
spi egherebbe meglio la dupl ice lezione J. afJE l' (per iota -
cismo (2)) e dei manoscrit ti .
*
* *
Al frammento or st udiato di Eschilo segue immediata-
men te nel te sto di Plutarco :
dl ta.{}elfj dl y'0wv otM' {u'Ia -r. otaiJt: a xwoca xai ya(1ya-
(1) E una pr ova di ci cre do che ai possa. avere dal Fuouae di Accio,
che per qu esta parte doveva. seguire qu ell o di Eschi lo, vedi fr . Rbb . XXII ,
Obar. p. 101. P . : dracontem Acci148 i n Philoctd a, quod fdiqut ve"it a 1$0
m'natil'O hic dr acon.
(2) Vedi ad esempio p. 1106 E ,..er:apa.ei" inv ece di e
sopra j ...dX?JOE.
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.u;OVGa ' ov GOl!'a,", ' dU' WGnEQ , ' 'is wlhx'is GnlQ/'O
no.vx attn xa axa).1]v1J 'r ti -r ii x a i otal'i-
v EL noliJv X()o'vov vn ollrw n 6vo yxunQu
;;c ai QlaS Otaa7tEiQ(J)v xa a vl-t n ). rx 6j.t Evo S aUQxi xai
n UQu jtv wv OVX oo vvx'l:as It OVOV A xai
wf?aS t uiJJl iviol'; "ai JtEQtOOOV ovJL1ttaxs, ILOA''; V/l ' )'-
lwv 7l<hlwv wanEQ f,l(!,} " mpooQoTQW11 bCj(f!OVOj.tE1JO 11'al -
Adunat .
Le prime pa role di questo passo furono variamente tentate,
e un indizio di corruzione vi - anche nei codici, poicb il
Pal. met te (a testi monianza dci Beru erd.) una lacuna di
let tere.
Il Reisk e propone .ta{fE " dlY1]o()ll l;; olJo lUf?u, 'l
n av -r. a xiv ooa .. . correzione che non fa neppur bisogno di
discut ere : il \Vyt t. : t(J-U] Qv yQ "dOVll, ovo ratna ovai
( I). Ma lasciando stare che questo ri fare i testi e
non emenda rli, certo che n la8'dvw ne cO.y,,/owv vanno
t occati. Chi legge i periodi che seguono vede chiaro che qui
Pl utarco, di fronte all' Ipotesi che il dolore possa essere di
natura COS'l labile e fuggevole come il piacere. e che invece
di produrre gli eff et ti indi cat i dal fra mment o di Eschilo (l'uQa
-unaina SOIl O gli assa lt i del dolore) si accontenti di t it illament i
simili a quelli dell ' 1jdov1j (2), ci fa riconoscer e che ess o ha
radici profonde che si abbracciano a t ut t a la car ne. 'OuJi)dvw
(1 ) Il Dbner d la lezione manoscri t ta e con cur iosa negt igenea COD'
serva la tradu zione lat ina del Wit t.. : Lubricum est et cito praeterlabemr
1'oheptas, nequi' has nec si mil es corport partes 1HOt' en ,'l ac t1' till ans.
(2) KwoiJaa xai yaeraJ.i&ov aa SODO le es preaeioni cl ueeicbe per
epicurea, cfr. Plut., adv. Coi., 27, p. 1122 E, An seni sit 9l'J'lnda resp' J
S, 786 C (fr. 411 Us.' ; vedi anche fr. 412, 440 {p. 288, 31' , 413; co-
sicch evidente che non si deve toccare lreea ne avieame il
concetto con nessuna aggiu nte, come fa.nno il R. e il \Vitt. L'eepreeeione
di Pl ut arco i ronica ; il dolore '" egli dice, da questi alt ri ben di-
versi titill ament i che non siano quelli vOllt r del piacere . lupa l'Ota v ta
(x w oO"a ... ro'V O"w,.arosJ r iferi sce ad un xlVJi,uata sott inteeo. cfr. p. e.
Pl at. , Leges, II 6S6A : aluxvlIovrat xWEa'7a, rriJ awp.au r r Ot aiJr a
(ec.
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-l!Illl-
il giusto cont rapposto di {JtafJ,VE<, di OVfJ1llEX6fJ-EVO<; e delle
al tr e es pressioni che seguono (1).
Per la stessa r agione sono da escludersi la correzione del
Madvig : fJ-6l. <; d' <171 dv ... 06Z {"/!Cl , e quella del Bernar-
dak is : YEl aoSEl1J yQ (o d') llv ... 06Z,
In 'f.EQa -cosana " lp. x. )laey. ab bia mo un indizio cer to che
l'accent o di questo periodo ironico, e lo vedremo pi evi-
dentemente quan do esaminere mo il punto dell a filosofi a epi-
curea cbe qui si riferi sce. e la fonte polemica a cui attinge
Plutarco. Cosicch ta8-ci ....w, se anche non nella forma. senza
ese mpio. o. tu.:tEi1'/ . mi pare debba essere conservato.
Chi poi osserva il testo manoscri tto vede che invece della
correzione del Medwig oV.t fu'la vi ovoh ., onde si pu
pensare cbe sia ca duto. nella t radizione manoscritta, un altro
membro negati vo precedent e, ci che an che pi natura le
essendo questo un luogo corrot to e lacunoso. come indicato
(secondo l'at testozione M I Bernardoki s) dali.. lacuna del co-
dice Polati no.
E qual e sia l' espressione' caduta non cre do sia difficile r -i -
t rovare st udiando il punto di dottrina, epicurea che qui si
combatte e il font e polemi co che Plutarco seguiva. Per hucna
sorte , possiamo rintracciarli ambedue.
Il pr imo certamente la teoria dolor breois. che forma va
il quarto enunciato della teiropbarmooos, che nell a forma
classica espresso dalla x. 6. l V :
Ov Xpo l! iC l -r. dJ.yovv b '''' fj aaexi. dLt r.
Pl1 dxoov "' " lJ.dl.tG'tov lPOI'01' n cipEO'fl , T di- p.6vov unEp-
(l ) Che 6,0'00avw. nel senso di essere sf l4ggr.l!olt, si ad atti perfetta-
mente a questo passo e non debba essere corr etto, si pub vedere da
questo confront o di Luc.. Tim., 29 : ws d Ad os et xai d , ab 1'J ()l; s,
li x(l .Jvt1Xdroxos x(ll d , a tp, v x r, 'X 6 s, o6ef4lav d..fla,8'*lt'
p.,saLatl, tUA' WO' lf 8@ al i rx i A,tS l) 01 6"1' ) ,.. Owla
6' 1""o'" 'U .al ,aftl;) .ai fl li @la r 4 r x , u r a i".
nef'lI d ra ... Q S' l'l"..l'ju, dua.. ra s e(,/)J) l xet/{)a, xal l Xe, .. tino-
.lV11-;p.a, . dove, ol tre all e altre eepreeeioui simil i, sono anche, come in
Plutarco. gli 4 )'11Hnee.
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..ivov . 1]OOI'-EVOV xa. udqxa ( I ) O Il n o,il > 1J l'- i qa >
(I V Il {J a i v Et. al on olv'X,Qov&Ot 'l:WV d(J(Jwo,r:tfJ'J' rr l Eo 'Il a-
, o11 lxavat 't ""ti IL E ')1 o V l " T.fl aaexi. il]l ((J T. d 1-
yovv.
Ora le parole DV no.ll, fJ1tQa, (Jup{Jai ,JEI , ti cui ri spon-
dono in Plutarco n upup,ivlJJv avX '/-tiea, OVOE vvxea, p, opov
dl l xa w(>uS: htin' X. '1:. i . (2), sono un chiaro indizio che
questo i l t esto che Plutarco t iene pr esent e nell a confuta -
zione. E del resto era nat urale. Quest o luogo era class ico
nella polemica e nella fil osofi a epicurea. e vi si riferi sce Plu-
tar oo spesso rv. ad es. p. 1092 B: Wlo' Beo"
t xovaw;, passo in cui sono riassunti i quattro principi della
teirapharmacos. e in de Alld. poetis, I L p. ari\' (,;:;.: fr. Ue..
447)\ (3).
Ora tutti gli ant ichi che si ri anno a crit ica re questa sen-
tenza, su due pun ti fermano la loro cr itica: l) come mai
si dica che il dolor e. quando gl'ave, OV XQolJlEI ; come
(1) Queste parole- eone Lenf' f1 pieglltf' dal ",/ Cir. ,/(' {i II " l
12. 40 : dal/w h ' fJ1d non 8lttll ff iUS et ' fln t llm t l l mnl t lft, Hl volu pt ate ur i II
cal'pnrt vtncat er obs curet.
(2) Cos pu re Cic., Dr fili. Il 21:1 . 93 : Summus 41010r plures die s mu-
ner e non Vitl/;' ne dia n. menscs .
fil ) Olt re qu esti luoghi cfr. es, f'r. 466 ; Cic.. / 11' /in.. l 4 fU".
p. 266) : i bi d.. /Us., 269, 15 sg,l ; Epi c.. Epij;f" 111 133 \(;11 .. l' . 6.'), ;} sg.i.
e frll. i luoghi che mancano all'Esea er. Diog. Den. " VIn . \Vili . : fWV
&y 'i'0ovwv al Keat Xf!Ov iCEtv alJ ouvuuu 'l . r. I ., C lliu t il:olarment e
Ep. Sp' .. 4, Wi en. St ud.. 1880 : nuu &..ly'i'o/l,... .;( rae
ov ... ro....ov l xov oa d yoiiv ovvr of'ov l '[Et r v xeov ov . ;, ai r. e o vl ;ov o a
nE'p;' udeKa d{J ),a(JTJeV lXEt nh n&vol' : ibi.l . Ep . Spr., :{7;
'.fJ iud nl?S &" .lCaKOV, o lI' (l5 u &;-> a801" ,... y(l 01(. _
&rt'lOOO'l <l i Ota..ltinat . Sen t en za qu esta assai importante perch
offre un altro punto non oaeer ... ate della polemi ca di Plu ta rco : infa.tti
a. questa sentenza evidente mente (.gl i si riferisce qu ando scri ve pi sotto
in qu esta stessa pagina, 1088 B : xal ye ci/s coii tpa/) -
ontr as 'lai dlll v t aS n:pd, &" IjOtw;; '''v lunv, 6ft l'O V;; nOllollS bn 0f' i 1!u
lj ca) .fJoova;; l KeltlOVS 'XE' xal Iv
dt &"uv uu li E Il i 5 iOH Ka lit/'lxoeov. Come ai vede, ci che di ce
Plutarco h pr ecisa confutazione e il rovesciamento dell a sente nza
vaticena .
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mai il dolore possa , perdurando, av ere pi di piacevole che
di doloroso.
v. ad es. Cic., Tusc. Disp., Il 19, 44: si summus dolor
est ... brevem necesse est esse ... dolor diuturnus babet 18e-
t itiae plus quam molestiee , (1) ; cfr. Zenone, ibid., III 17, 38 :
o; si summu s foret, fuburum brevem, sive producti or pJus ha-
bitu rum iucundi quam mali .. .
Cosicch anche in Plutarco dovremmo attenderci ambedue
le censure e che fossero due ce ne avvertirebbe oo. La
seconda certamente ri volt a ir onicament e cont ro all e pretese
dolcezze che pu contenere il dolore (l 'C('a 'COta J'la '<iv.
x. yaQyaUovoa ), la prima sarebbe rivolta alla pretesa bre-
vit che poi si confuta. Credo perci si possa integrare
sull a scort a della x. d. IV citat a sopra: (ov yQ) h.l,o!t(av)Et
(ov XQoviovoa) " oorl f<EQa rouxno x. 'r. .l. Op-
pur e, pi se mplice mente (come penso ora cor reggendo le
bozze) si pu considerare aiJoi trasferito per errore dal prin-
cipio del periodo al posto che ha Il ei mss. dopo dly'low'V,
trasposizione dovuta ad un'aggiunta marginale nell'archeti po
lacunoso (donde il segno di lacuna nel codice Palati no) inse-
ri ta fuori posto, e leggere : oV' hi,o&(av )tI " fUQa
cocaina xwci oa ... l< n sfugge via il dolore suscit ando siffatt i
altri mot i e t itillament i del corpo, ma ... . La correzione
sarebbe ancor pi facile leggendo fJ invece di 61t-
o&ti,/, e per veri t il presente hli o!t'" (cfr. fut.
ecr. wl io:N]aa e oLOdvw, oldt w) si trova nei lessici anti chi,
come p. e. nell'Etymologicum magnlOu , ma nono ch" io sappia,
negli scrittori che abbiamo.
CoSI ad . ta:fdvw corrisponde /-HfJvetat e p.6lt
vos dnalldnnar (ed a OV corrisponderebbe Ota-
/lvet n olvv XQ6vov e naeal, t vWv). E sarebbe stra nissimo che
proprio t ut ta la di mostrazione che segue si fondasse sulla
tenacit e durata del dolore, ment re, secondo le correzioni
del Wi tt., del Madwig e del Bernard.. nell'enuuziato quest i
dati mancassero affatto. Del resto i confronti con i tes t i
(1) Ommet.to le confutazioni, in cui rit orna. anche l'e, empi o {Ii Fllotttl,.
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epicurei e con quelli degli avversari che abbi amo cit at i, sono
tali da indi care chiaramente che questa doveva essere la
confutazione di Plutarco. ' Ol LG8'avw era sugge ri to assai pro-
babilment e da un testo epicureo, che presso a poco nel con-
fronto fra. il dolore e il piacere r iproduceva il senso del testo
di Lucia no sulla ricchezza e la povert [v. s.. p. 266 n. 1) ;
frequent i infatti sono queste compara zioni nei fi losofi post er-i-
stolelici e nella predi cazione delle dottrine morali .
E che cos debba esse re. si pu r iprovar e col confronto del
font e di Plutarco. che credo si possa indaga re per mezzo di
Cicerone,
De Fi n., II 29. 9 ~ . Buie (se. Philoctet ne) Epicuru s prac-
cent.et , si pot est, cui
E vi peri no mors u venae viscerum
Veneno i mbut ae t netros cruciat us cieut ~
Sic Epicurus o: Philocteta. st ' l breois dolor', At iam deci-
mum annum in spelunea iacet ! Si longus, levis : dat emm
intervalla et relaxat'. Primum non sae pe, deinde quae est
ista relaxat io, cum et praet eriti dolcris memoria recens est
et futuri atque impendent is torquet t imer ~ l Moriatur ' 10-
quit. Portasse id opt imurn, sed ubi illud 'plus Item]Jer 1'0-
l uptalis ' ? Si eni m ita est, vide ne facinus facias, cum mor i
suadeas .
Come si vedel Plut ar co c Cicerone attingono all o. st essa
fonte ; in ambedue abb iamo il ri feriment o a Filot tete. e pre-
cisamente Cicerone t oglie da Accia due versi che, se non sono
la libera traduzione di quelli di Eschil o, certo furono da Ci-
cerone scel ti per ch la sost it uivano perfetta mente ; per di
pi Cicerone svolge in forma oratoria, secondo il suo gusto.
e parti tamente. le crit iche che Plutarco e la fonte comune
davano in for ma indir et ta . Ma comuni sono i due punti fon-
damentali : l) la brevit del dolore : ~ ) la possibilit di
un dolore che abbia in se maggior i moment i piacevoli che
dolorosi .
Ma una parti colare impor tanza ha questo luogo per la
questione delle fonti di Cicerone e di Plutarco. Quale fonte
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abbi a avuto Cicerone nel secondo li bro cosa discussa (1).
Alcuni credono (Madvig, Lor cber) che Cicerone in massima
parte sia in questo libro or iginale. altri, come lo Hirzel e
l' Uri , credono che egli per lo pi segua Antioco di Ascalona.
Che vi siano t racce dell'uso che Cicerone fece di Ant ioco
in questo libro indubit ato. ma precisamente il passo da
noi st udiato pareva sinora una di quelle parti in cui Cicerone
era originale (2) . Per, come risulta dal confront o con Plu-
t areo, esso pare desunto da font e greca ; e poicb questa
pare debba essere Antioco, assai pr obabil e che anche
Anti oco sia. a lmeno in parte, la font e di Pl utarco, Ed no-
te vole che elementi comuni che possono at t estare comuna nza
di fonte s t rovano fra quest 'opera di Pl uta rco ed il secoli do
libro del De fuibu s ; confronta infatti con la lettera di Epi curo
cit ata da Cicerone, Il , 96. Plut arc o. p. 1099 [) [cfr . 1089 E).
Sunili sono gli esempi citat i: Epaminonda. Leonida, Temi-
stocle, Arisu de, Pindaro, Umero (Oic., 115 ; 116, 9i ;
Plut. , 1098. 1099 C, 1097\':. I I 03A . 109:JA). Affatto affi ni
sono pure i \' . di Ennio cit at i. 106 ; .. Desino. Roma. t uos
hostes ... Nam tihi moenimenta mei peperere labores ed il
v. citato da Plutareo. p. 1098 A : !Jovai ,
/Lv xelaro e COS'I pur e lepitato recato a 116:
.. Hunc unum plun mae consentiunt gentes populi pr jmarium
fuisse virum ed il verso in Plutarco, bd. : olnos 'f;Ot ' PW/L1jt;
b /Liyas, ; il!E, donde probabile che Cice-
rane, qui come nel passo di Filottate. abbia sostit uit i versi
latini a quelli gr eci che t rov nell a sua fonte.
Ma an che pi convi ncente il confronto che segue, fr a
Cicerone e un passo di Pluta rco serbatoci da Gellio:
Cic., Il, (i 1l., Il 31, 100 : Scri psit enim et multis saepe
(1) Vedi le diverse opinioni in H. Uri, Oicero und
Pltilosophie, eine qutlltnkritt8che St,iie, 1914, p. 32 sgg.
(2) Ved Uri , L C. , p, 64 : Aucb im folgenden eeigen sich uat urlich
im einseln en Spuren der Uberarbe itung Ciceros, so aind di e endloeen
Fragen und Ausrofe in 93 eicber Formgebung Oceroe, kei ne wcrtl cbe
Ubersetzung ; aucb sind nat6rl ich Bei spel e und Zitate (Phtlokt et, 94)
eingefugt .
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verhis et breviter apteque in eo libro, quem modo nomi-
navi (cio x. 06; .), mortem niJtil ad nos pertiwre : 9"od
enim di 880lutum sit, id esse eine sensu j quod autem sine sensu
sit, id nihil ad nos pertinere Ql1m i ,IQ (== x. d6;. H). Hoc i psum
elegaut ius poni meliusque potuit . Nam quod ita positnm est ,
quod dissolutum sito id esse sine set/su, id ei usmodi est. ufo
non satis plane dicat, quid sit dissolutum
Plut, ap. Gcll .. li 8 : " Plutarchus secundo librorum, quos
de Homero composuit , inperfect e atque praepoat ere atqn e
inscite syllogismo esse usum Epicurum dicit , verbaque ipsa
Epi curi ponit (= x. 06s. Il) : 6 IfdpQTOS ovoh "QS
'l: yp otalv.:n v vata&r]'U ' t: o' dvaul8' 1}'l: OVV ofJOv 1te
Na m praetermi sit. inquit, quod in prima parte sumere
debui t : 't"v t'dvat:01' Elval 't/JVxiJs "ai awp.at:o; OLCi2VOt1'.
tun c deinde eodem ipso, quod omiserat, quasi posito con-
cesscque ad confi r mandum aliud ut itu r ...
L'obi ezione di Plu ta rco e di Cicerone la medesima : PIIl -
t ar co r improvera ad Epicuro di avere ommesso il t er mine:
la morte la separazione dfU'anima (' del corpo, Cicerone dice
che non det ermina quid .nt di esoleawn, Se si pensa che qui
s i ca villa sulla compiutezza del sillogism. e si rifletta che
appunto questa precisione formal e del ragionamento era una
delle cure speciali degli Accademici e degl i Stoici, si vede che
probabilissimo che la font e comune sia. stato Anti oco. Su
Anti oco come fonte di Cicerone nel 11 li bro de finiblM vedi
ora anche . Br hier , in Re. des t . cac., 1915, 3, p. 171 sgg. :
L f S Cyr na'lques confre Epicure, re marq ues eur- le I. Il du
de fnibus bonorum , de Cicrcn ".
Simile pure l'argomento desun to dagli animali :
Cic., 109: " Qua re al iud aliquod. Torqnat e, homini s sum-
muro bonum rsperiendum est ; volupt atem bestii s concedamus,
quibus vas de summo bono testibus uti solet is. Quid, si et iam
beatiae multa faciunt, duce sua quaeque natura, parti m in-
dulgenter vel cum labore, ut in gigne ndo, in educando per-
facile appareat, al iud quiddam iis propoeitum, non voluptatem ?
partim cursu et peragrati one Iaetantur j congregat icne aliae
coetum quodam modo civitati s imitantur ; videmus in quodam
voJucrium genere nonnulla indi cia pietati e, cognit ionem, me-
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moriam ; in multi a etiam desideri a videmus. Ergo in bestiis
erunt secreta a. voluptate humanarum quaedam simulacra
virtntum, in ipsi s bominibus virtus nisi voluptatis causa null a
erit ? et homini, qui ceter is animantibus plurimum praestat,
praecipui a natura nihil datum esse dicemus ? (cfr . Plu t ..
1096 Dj.
Plut., p. 1091 C: o., CJan. JJ. Tju. aVW1J dn oc;ll EUSat J'TJn
1tQo{Jeit:w'V Evoat jJ.ov i'il l 'l -r.n oa(1xi. xai 'lil t/JVln nE" ;'
aClpxs Ixa11l.i'i S I Xltv jtaxaQtov ntTEft&ov . b u i 'loS )'E
XOIt t!JOT: QOtS "ai ylacpvQw1: QOf. S 'lW 1/ t 4JWV OVI( fo'U q;vYfJ
icaJCmj Tl oS . dll xa 1t()S ep6S vn xo"ov T;Q1u 'ral x a
XaiQEL xai Tnr;OE(J/ xa d noj.LtlUat1w tpwvar;
1E n av'lo6ans xa;. 1/.'dtpov S vq>' 1}6ov's xai yav(' c)-f,'lT.0S i nl-
XEt llE ' xa. n(>s 1lt,la Ul.
oeow, o'lav t xrplry!l l xaxov, l d"l a.&" 1r.ErpVi<Ol a 'f1uv '
1l).).,O'l1 d' ow n 'l1 l dlYEt1IOO' xai 7d1), 0'f("oll w tl-' n o-
c;'", dV'ta l n To'ii OI XE;OV xai
'fij rpVOEtrJ .
L'argoment azione di P lutarco pi sot t ile e pi serra ta.
Anzit utt o egli assale Epi curo sul terreno medesimo della sua
t eor ia, poich obietta che gli animali non si accontentano
del puro piacere cat ast emat ico, cio della privazione del do-
lore, o P lutarco ha certamente r agi one, qui e altrove, quando
sost iene che gli epi curei si precludono o restrin gono molt e
sorgent i di piacere (vedi il mio studio in "Atene e Roma lo '
a. Xl , p. 305). Cicerone invece, che vuoi pr ovare che gli
animali non cercano sempre il piacere, sot tost all 'obbiezione
che quei medesimi atti ed altri maggiori il filosofo epicureo
compie appunto per una saggia ri cerca del piacere.
Tut ta via le affinit sono notevoli, se anche Plutarco pi
si accosta nell'argomentazione ai peripateti ci e agl i accade-
miei, ammettendo il piacere come uno dei fi ni dell 'uomo, ma
trascegli endo fra questi i pi intellet t ivi ed elevat i; Cicerone
invece risente di piu dello stoicismo (v. 'tel cum la,bore i -
aliud quiddatn iis proposuvm noti- voluplate i - secreta a va
lupt ate n.umanaruPJ1 quaedam simulaera t;riulum i - homini,
qui celeris atltmalibus pluri111um praestat, praecipui a natura
nihil datum esse du-emus), ci che pu ri nforzare l'opinione
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che Cicerone veramente in questo passo si serva di Antioco
il quale si accostava assai ag li stoici (1), e appunto in con-
seguenza affermava (Cie., Acad., J 6. 22) : 1/ in una virtute
esse positam beatam vitarn, Dee tamen beatissimam. niai
adiungerent ur et cor porie et. cetara, quae supra dieta sunt ,
ad virtuti s usum idonea ".
Quan t o a Plutarco, o si serv pi liberamente di Anti oco
o desunse da una fonte comune ad Antioco st esso . Certo sia
in Cicerone come in Plutarco sono t racce della polemica dei
cinici ser ior i cont ro gli epicure i. Amhedu e i nfatt i oppongono
ad Epi cur o ehe, se il supremo bene il piacere (Plutarco pih
esat tamente dice l' aponia). gli animali si trovano per quest a
parte in condizione migli ore dei saggi epicurei : cfr. Cic. ,
111 : Plut .. p. l 092 A, I 092BC. Resid ui di quest a polemi ca
infatti ci sono conserv a ti da Poli strato nell ' operetta ; 1lEq
d..i6yov xaw <pQov1)ot w (ed . C. Wilke, 1905) , che fu dilige n-
temente st udiata da l Phil ippson ( Polystl'at os' Sch,"if t ueber dit'
gru ndlose T'eracht1Ul g der Volk smeinung. N. J nhrb... . 1909.
p. 488 sgg.); ed il Ph ilippson ha di mostrato che l'oper a di
Poiistrato ri volta cont ro i cont inuato-i della scuola cinica
(v. p. 505). Finora per non fu osservata la somiglianza cii
Polistrato con i luogh i di Plutarco che citere mo : Polistrato
infatti all ude ad un' obiezione r ivolta contro gli epicure i. in
cui le 101' 0 dottrine si combat t evano affermand o che, ri spet to
al non a vere timore degli dei , si t rovano in condiz ione non
migliore degl i a nimali. Polystr.. fr . 5
b
: l l' J'7-1fv xt[i]Qo"
d1la..(Z1: [ -r; JEt'" -r; . ol1l r]cj)a JtiJu limov 1) dvoc7tov v out-
[d va] . 1''7l1h 1''7[<]' t [,, ]v[nv. ]a xa <tQaw xa [rl
. [ovJ. o< 61'0yt vfJ l'1)u n [" ]QWl't va ii ov[(lj 6Qwl0<] ' ''
..i0ywl''' (ci che segue r estituito dal Philippson, p. 491 )
d.' [ofoJv di] 066' i]/U [dEi .] /l..idn.[ov<a.l [ovvo]Qwvu
[tpvYEi v lxoJtEvl . Il medesimo argomento polemico in Plut .,
(1) Cic., A.cad., Il 43, 132 : Antiochum. qui appe llabatur Acedemcue,
erat qui dem, si perpauca mut aviseet, germanieeimus StoiClIB,: cfr. Plut.,
Cic., " ; Sext. Emp., I 235 : 6 'AvrtoxoS' rijv Irov et)
:Axa d1'J1'lav . w; xai el peIa{)at In' a ilrfi/, 8n i v 'Axad'71'lp 1u,oaorpd
r IrCi"xd.
Ri ci ,/a tii fUnlof/w , ecc. , XI. I V.
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- 274-
p. I092A sgg.: xai oO.w tpavovv.a, . wv nUov
olldv lxov", (cfr . Polystr. l' 1JMv anaUan ttv .
.lom cjja) lO' . cjj . oi, l O' :4...l ov [cfr. l vv-
1l:Vta xai 'lilata "ai 'l tOV'tOl 61-L0YEVij e Lucr ., I 132 sg. :
et quae rea ... ment es ter rificet ... somnoque aepult is. Cernere
uti videamur eos audi requ e cora ni . Mor t e abita quor um te llus
amplect it ur ossa) "ai 7t E(' , tEwv l EY0j.l ivOlf, (cfr . &Jtov
' dv6o'tOv) _, "Ei; dYEt v oinat tV 26)'ov. v cP 't
-&1Jeia tpoe) xa .ftbn 1]xElI oVu yq v1to1jJl a, l Xl ' q:r ava,
1tEQ {fewv oiJu 66;at, xEva; ivoxlE'lat 't wv f.tEr: -&dva'lov
0 116' ow i1u voF t:t d EW V iv "auToI.; ovd' OME (cfr. Polystr.,
fr . j a : DV avvOfltw. 'Jn' ixeivwv ft wv C;.HiW] ch e 1<01-
'vWVEv .oytU/LOV) n . i ne d to MV 7r.EQl t1EW'V 16yov
'l. /-ti; rpo{Jr a:Jal. {fev n . {JE{JatOUQOl' olJta t T.ov&-' v :miQXEtv
'tois: lilwS ,.d7 1'OOV(1/ ftEOV 'toi"s: vOf'v f.L] M-
f.lu:'1JXO(1tV.
Interessante pure st udiare quello che segue in Plutarco
ed in Cicero ne, perch ci offre modo di scoprire un pr obabil e
i ndizio di originalit di quest' ulti mo. Plutarcc cont rappone
al r- istret to edonismo epicureo (cbe anche la scienza pregiava
50 10 per il suo valore utili tario, v. x. O. XI ; fr. 219) il valore
dell a r icerca come pura conoscenza e contemplaz ione, 1094 A :
<S' tVXU O Jf.aQuo'l: s: T.CJ f;l iep xai f
'tOV aCHQov xai T, J.' YEft OS xai ." EMoS @S 0al &wv
xaT,afP1Eyfj v at n . Cicerone svolge un argomento simile, ma
v'i ntroduce un'allusi one ad un passo lucreai ano. eincra, il
quan to sa ppia, non scor t a, donde pare che egli ri el abori la
propria fonte ,
Cic., 112 : /I Ut, si Xerses, cum tant is clas si bus tautisque
equest r ihus et pedestri bus copiis, Hell esponto iun cto, At hone
perfosso, mari a ambulaviseet, te r ram navigasset, si, cum tanto
i mpet o in Graeciam venisset, causam qui s ex eo quaereret
tantarum copiar um tanti que belli , mel se aufer re ex Hymett o
voluisse di ceret , certe sine causa videretu r tant a conat us, sic
nos sapientem plurimis et grav issi mis arti bus atque vi rtutibus
instructum et or nat um non, ut ilIum, mana pedibus per a-
grantem, claasi bua montem, sed omne caelum totamque cum
universo mari terrem mente compleaum, fJoluptatem peiere si
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dicemas, melli s causa dicem us tanta mol itum . Qualche si mi-
litudine si pu gi vedere con il passo lucreziano (I 72 sg.}:
" et ext r a Process it longe Bamma nt ia moenia mundi Aque
amni' immensum puagrat'it mente fw i molj uf ft ( 1), ma nuche
pi singo la r e il confronto con Lucr.. III 16 sgg.: nioenia
mundi Discedunt. tot um " ideo per inane ser i r es ... His ib i
me re bus quaedam di vina 1:0lflpta s Perc ipit ... . . E se !-ii l' t'lisa
che il DI' finibus di Cicerone fu scr itto ci n-a dieci anni dopo
la morte di Lucr ezio. e che Cice rone fu probabilmente l 'edi -
t ore del poema luore zia no, probabil e che Cicerone avesse
1Il mente Lucrezio nello scr iver e quesf.i per iodi.


l bid.. luS8i! (= V s.. t'I'. tiOO, p. 3J7. I J j : cb d'
v (i1UWVTCU n .eiova llt (' t 'lOthov .yetl' OV)( icjJ(Jl-1J
a'Droi ItUl f! V Elval r (Jaqx Jl.),ov
6
J
F ;JE 01) xEv o2oyoV(J1 Jl1}O' J.aovEVOVTal , hf f}-
IA- f1J l "J'w'J.I 0 1:1 n o.. l axll; 7T(JooE7HVaaJlEV i at T- ol
uWltar OI; En ixot'f?o, Of. i!a. YEl '" lfl'l(J1 'l a , l ' ;".f f!-
{JO. ai S TOV ;u q T- (JwJla l' oo"l,ia'lO, xriPVOJ'tu r. v
aO(JJriv ' .
Le pr-ime parole non danno senso, e certamente la lezione
dei codici monca o errata, e che sia monca ne prova, 11\
lacuna che sare bbe segnata dal codice Harl eianus, secondo
la testi monianza del Wytt enbacl.. Dove pero sia da porsi la
lacuna e come sia da colmarsi e incerto. 11 Bernard. la pone
dopo ma per pura congett ura, perch se vero che :
lacunam ez hibet Harleianus, teste W" pur ver o che il Wit t.
non dice dove il suo codice ponga la lacuna, anzi a consi-
derare la sua correzione uni /jo. ' ijv alnoi nciyovul;, n t l ova
n . e., si dovrebbe pensare il s uo codice segnasse lacuna dopo
' ijv , e cos vedremo deve essere . Del resto la correz . del W,
(1) Cfr, anche la medesima espreseioue in 102 : Haec non erant
eius [Epi curi ], qui innumerabilis mundoe infinitaeque regionee, quaru m
nulla. eaeet or a, nulla ext re mtae, ment e pungraviss('f .
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cert amente, olt re che violenta, falsa, ne migliori sono le
antiche d'V dn 'l:co}tE'V, e quell a del Madvig dvan'l:ov'Us 'fOV
"w!U'w" cosicche l' Usener giustamente annota (a p. 337, 13) :
fr ustra in vocibus dv d'n1"UI'V7:a t desudar1mt. Pur tuttavia mi
par e che l' emendamento di questo passo sia possibile con
una correzione di spiegazione paleografica facili ssima. Non
v' infatti che a leggere 7: O 1}ows (wv) dvan-rw'Jl'mt .
n l eiova 1u (? i 'l:othov x. 7:. t . Non ci deve st upire in Plut ar co,
che imit a il libero per iodare platonico, l' anacoluto che in
questa frase. anacoluto che pu conservars i anche in it aliano:
" Su che cosa poi fondino la felicit, dir di pi su questo
argomento non ci concedono essi stessi ... " {l}.
"An u a-8-ai n'Vas nel senso di fondarsi SII qualcosa anche
eRSO dello st ile di Plut arco e del linguaggio fi losofi co di Epi -
CUI"O: vedi adv. Col., 1I 09D : nll"a, yQ (al n -
coviot uvo" e ibid., E : 6J.ov di' p'TJ xa'r.fJ,,/ oQE v d n'top,vov,
p,EQiiw. L'aplografi a iiv invece di (0 v) dv , come ognun vede.
agevolissima.
A chi fosse tentato di corregge re .avo' ,;Otw, Ilv an .,
va notat o che con t ale correzione si dir ebbe che di quest o
soggett o, cio t:OV 1)diw, non vi pi bisogno di t rat-
tare ormai (nlEiova 1tEQ 'r. OV'tov .. .) ; ci che sarebbe ass urdo,
percbe siamo all e prime pagine del libro, e tutto il rest o
appunto la confutazione deU' 1)dw, silv, post o come fonda-
ment o da Epicuro. Ci che si esa urito (eccetto la ripresa
di Zeusippo ne) cap. seguente) che i piaceri del cor po pos-
sano cost it uire iliv) Ilv amwvm'j .
*
* *
Ibid., I 088D (= Us. , fr . 417, p. 281, 28): -rno.a{Jwv ovv
{) . Eh ' ov xa.w, lqJfJ oxoioi ooi noteiv al dv-
oe-" aezl"vo, /tv an $OV "w/ta$o" iv <jJ n QCHov i 'l)(i vfJ
viveoc t n i 't'lv 1}JVxiJv w, (JefJalO'tQav "ai r; nv tv 'tav'tTl
(1) Per simili anacoluti in Pl atone v. l'edie. della Repubbli ca del J owett
e del Campbelt . vol. 111. p. 238 9gg.
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U l Et.OVVU; ', Innanz i a il Reiske supplisce 1;60-
,' ij ; ), mentre il Bernard. preferirebbe '1)6ovfl; ma io credo
che non si debba null a aggiungere per non guastare la si-
gnifi ceaione fi losofica del passo. Zeusippo infatti, nel provarsi
il di fendere Epicuro, si pone dal punto di vist a dei platonici
e degli accademici ( 1). Ora per Platone per Speueippo (2)
J' era una yvEGt ; e non un ovaia, v. p. e. Ari st.. Eth.
Nie., VII 12, 1152 b. 12 sg., che par la come r -
"fa" f l , rpvatv cfr. P!Ql.. Phil.. C (3). e t an t o
pi lontana dall' ovaia in quanto congiunt n al corpo e al
suo cont inuo divenire. Vi sono per delle condizioni di pia-
cere che eo meno lontane dall a natu ra dell' ovaia , e sono
i piaceri dell'anima. Perci yt 'PEGt da solo, come t er mi ne t ec-
nico, deve essere conser vato e inteso in posizione predicati va
di bpd'II 'l'}, appa'rve essere una y VEOt S, un divenire. e i n op
posizione di {JEfJaL01: l pav e di U ).ELO'Wr:ES (cfr . sotto nel
passo cit ato in nota y. QEin ov y.a, nEtOU pOV e Ari st, l. c. X
1173 a 29).
Alquanto st rana la costr uzione dQZ0J.tEVOt dn 'lOV OW-
/l-a l OS .. , n 1:]v beneh non sia impossibile (poee-
dendo dal corpo verso l' anima). Il W)'ttenbach ha l' ,,apal-
" O"" S, l'Usener, (p. 281, 30) W,
1)oov'l" supplement o troppo ardito. Cert o meglio
il Ber nardakis Eh' lOvuS, bencb non so se la sua correzione
sia stret tamen te necessaria.
*
* *
I bi d.. 1089 A (= Us.. fr. 579) : 01 bE ,"V<lI' /t.d,l,a", ."
ootp Ota qJpEw , HJ J.tv'YJItOVf:VEtV )(ai
(I l Ved i infat t i subi to dopo ' xa.lw) v ;1 Lil " l ljJ7JV i r tI.. ' lII a1 lII (l:
9'VO!V, Ei u xeElrrov i v: a iJ{J(l ,.u u6vu) xa1 u u 6u {lov d "twt; dVEV
e/OXOVOlll & 0 1rE e ol x a i n o I Jl x o l :W lI d v
dl!( ll '.
(2) v. Grant, Ethics orAn'st ., Il 320.
(a) Su quest o argomento vedi la. t rattazione del Lafont an e. Le plaiair
sdon Pla to" et Artnoe, Paria, 1902' ; cp. Il , p. 42 ; cfr. Zelle r, Il 1\
p. 3.'>2 n. ; Arch. fur Gr sen. d, P1I i l ofl.. J 172 sgf{.
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aVPXEW -v tav'UJ -r: 1tE(' -r:S 1)6oJ' ",ai nd/J1']
",ai XWizUEtS, El /.t.v ov6v dsl.oV aorpia n a(' E)' )'VOOtv, Wa1tEQ
UWlld7:wV 'fil tpvxii -r:o'li aorpov 'l tije; i;6o'JJij e; i xx).:vop,ar;a
f.tVEW bi)'J}'f:ES, /l i] lyWjLEV 01:1 6' ov", [ a'H'V dn -r; OVT:WV
IjMW5 ",v,6/t,v l<Q60"llov.
L' Usener invece di t i 1v ov6v corregge Dn ILE", OV6ElI.
ma non cor rezione necessaria j El nell'interrogazione indi-
retta affat to Il suo posto e l'espressione una bra chilogia
per ei n 1} ovav che si r isoluta nella seconda part e perch
corris pondente al l'es pressione negativa ov6v naetyyvwot'V
dswv oorplac; . Il passo poi si r iferi sce alla. Ilot a t eoria di
Epicuro, secondo la quale la memoria dei beni passati una
delle massime font i di piacere e pu rend er ei feli ci anche
fra i maggiori mali pres ent i (l ). Ed un punto che ha
esposto maggi orment e Epicuro all' ironia dei critici.
Certamente corrot t a la lezione dci codd. lJonEQ awjUillJW
ohclr. Var ie sono le correzioni: {lJa1tEQ actQwf.w-r:a i v olxi.
O WS 1tEfl to(]wjlar;a xot.ir Doehner; wunEQ mJQJlaTa iv oi xi.
Rasmus ; dawjteiup o/xi" Reiske, oijjwr- a il' olxi t , le due
ultime di nessun valore , migliori le al tre. Ma. evidente che
DOli l'aggiungono lo scopo, se si osserva che distruggono il
chiasmo, certo volut e dall'autore, owp,a:r; wv olxit 'fii tjJvxi7
-rov ooep ov: un altro genitivo in luogo di awJUi1:wv e evidente-
mente necessario. Non credo che vi sia dubbi o che la parola
corrotta in oWJ-lchw'v sia daw1:wv ; l'a ccusa di asotia era quella
che pi frequente si ri volgeva ag li epicurei e traeva origine
particolarmente dall a Y.. d. X: E 'l 1tot1]u x T,WV 1tl QI 'lOVS
duw'lovS /joovwv l lvE 'lOVS qJo{JovS -rilS dwvoia .... . oi)' x v
n on E1'lOp,EV IJ u aV'lo ... ; e un'eco di queste
censure abbiamo parti colarment e (oltre che in questo passo
di Plutarco e nelle pagine seguent i) in Cic., De fin., II 7,
20 sgg. Anzi in Cicerone un passo che per l' opposizione
fra asotus e ph.ilosophus, presta la miglior confer ma alla nostra
cor rezione : De {in :, II lO: 30: Il Hoc loeo discipulos quaerere
(1) Vedi Ep., ep., III 122, fr. 397, p. 272, 6 sg. ; 439, 4.36, 437, ecc.;
Pp. Hp ,' . 17.
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videtur [Epic.], ut qui ,..oli esse velint, philosophi ante fiant .
Cfr. anche con la deri sione di Carneade (nei peri odi seguent i
di Plutareo), il qual e fingeva che Epicuro aegnasse nel eUO
ta ccuino di not e quante volte s'era giaciuto con Edia e con
Leonzio, o quante volte aveva bevuto del buon vino di Taso.


l bid., D (= Ils., fr. 68, p. 121 sg.}: 6{TEV allToi .U O> .0-
xoVo", 'tolhwv ala:M,avo( 'twv d'toa le;;v, d S 'ti)v dnoviall
xa 't'Jv Nxr-ui 8"u u'JJ iJnorproynv T15 ua ()x6, w f , '((' 1u{n; qv
b u vor i1' ne ! u va l ao/t lll1J1' xai "IEYE'V"lf.t 'V'Y}1' rof'
;'v ov<o,.
La lezione dei codici ltEQ/. 'Uva s non d. senso soddisfa-
cente (l ), il Rasmus cor regge 'Uva IJ il Bernanlakis
propone 7t EQi n'Vas (J;oova> : ma l' aponia non r isulta da
alcuni piaceri, invece i l piacere stesso nella sua integrit i, e
nella sua forma pi pura, e 11 00 sarebbe nemmeno esatto il
concetto di certe circilsta-tl ze, percha dipende, come
si dice subito dopo, citando le parole stesse di Epicuro ilei
n . dal l UUCV di t utto i l benesser e presento o
f uturo ; cfr. Plut., ihid. , 1090 0 : n iuu ,v d l a{JEi v 'l.oii
d,aJLEvEi v aJ.tTJxavov ( l' obiezione che egli rivolge a Epi-
curo). Deve leggerai invece I}/U, (2) .


Ibid ., p. l 090A (= Ue., fr . 600. p. 337. 19) : ,il,'
El t;oi S lavu iw /}JLoloyt v xa
p.iJ xEva i s rpwvaiS' tt'qCU1VVOJUVOL xai d''1JLaywyo1JJ7:ES da-
(l) Con essa il passo vorrebbe dire che r .. consiste nel COD-
siderare la felicit futura. e passata di (l lCII" i . Ma chiaro che
considerazione non cost itui sce la. felicit, se Don vi identi t. fra il
soggetto a cui si rife risce la fel icit . e quell o che la coneidera, ci che
non impli cato da n vas.
(2) Cfr. Ep ., ep ., ili 128 (U8., p. l i ) : 6uu' dt d1t (Js roiiro
yiv'7f G& (se. r d-ty.flv).
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'""Elav npooorp"XaVEW, /) 1"'1 lal"pa"Ew za(>, dpZ'l"
dndu'1, (";'v) "apx, EC1ui&etav /) 1"'1 'l'ava. zaipE'" xc
vppi' ew <ov, '" novo., vneppaU ovo. xa "000', y' y" o-
1'." ov, .
Invece di il Madwi g, approvato dall' Usener, cor-
regge fJ pva' ew , cfr. fr . 181, 605. Ma gi il Bernardaki s gin-
et amente osser v che vfJ p. pu stare col cfr. di 1098B i ZaP'1v
xa f&pauv"al"'1" (quod idem fere est atqne iJfJp,,,a).
Quanto a me credo si debba osservare che Plutarco qui
rnalignamente sostituisce a rendendo con
la mutazione dell a parola la censura che fa innanzi in questo
stesso passo (l ) xai p/i; xE1Ia rpwvaiS tTeaav'",5"'t1Jot x. 1; . t..
cfr. anche la r isposta di Epaminonda, che riferisce a p. 109g e :
fyw cl' <P1"'1v :lvew ovz vfJpi'etv.
Cosi pure dopo 1I000L lUsener inserisce (dEwas> e cfr.
p. 1103D ; ma vedi invece 1099D : .ai, l''eri,,.a. , tilY'1oM.
xa; voO'OtS.
*
* *
/b id., p. 1090E (= Ueen.. fr. 189, p. 158, 16 sgg.) : oZlwv
d':;v/tovs )Cai nalW1J xai xl'leovojtwv dducias,
f u oL 1011'0V, dtpw" xai &ala""a" tVp(>yx'1" (cosi i codd.
o anche EVX(!dyXfJ'V come testimonia il \Yyt .t.], vq/ al; . Ex -
"ovllo; 61l yov 16lrjoE xa'tanot -ij'Vat ':tJ.wv Eh; AUj.L1/Ja1.0t',
yparp.., . 1 d" liyo. n, ;
L'Usener ponendo questo fr. fra le lettere. riferisce solo
le parole 'la; 8'dl . ... w yqdrpE' . Ma anzitutto credo che sia
certo che i riferimenti dalle epis tole cii Epi curo comincino
dalle prime parole che ho trascritte, tanto pi che p. e.
x).fJeo'J1 6J1.wv dOtx{a evidentemente un fat to specifi co e
non una allusione generica ai mali comuni della vita.
11 1 Vedi le mie Note PlNtarcnu in Atbeneum. , a . 1915. p. !'7 sgg.. cve
ho recato altri esempi 8U questo uso di Plutarco di espri mere la riprova-
zione morale che sente ver so gl i Epicurei nello et eeec colorito dello etile.
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Di pIU, siccome abb ia mo qui evident ement e un argo mento
ad hominem, con cui Pl utarco vuole provare esser e impossi-
bile quell a tranquilli t assoluta per chi ponga come sommo
bene il piacere, togliendone gli esempi cont rari dell a vita di
Epi curo, cert o che tutto il contes to composto di ,'ealia.
epicurei. Con dXwv :iv,uoiJ cfr. le condizioni di guerra e di
sedizione fra cui visse nei primi te mpi Epicuro, v. Diog. L..
X, io (Us., p. 364. 1[)) : xa zae1lwf,(i'l:wv d xml! wv xaTa-
axov'twv f.1jVI, XaOE t:nv ' EJ..c:ida alh 6.&t xaf,a{Juiw al , o 1'; 't"
'l: OV Jtt (J 'tnv.I wviav 70 710V 1r:Q 'f.ou; rpiJ.ov (Stadqa,uov't a.
Su questi viaggi vedi anche fr. 176, e ad essi s i ri fer isce
).l1uuiw wJLo1:fJ'ta, n meno probabile accenno a condizioni
reali dell a vita di Epicuro l' dehxla xJ..f(Qo'V6Itw'V che deve
r igua rdare qual che difficolt avuta per entrare in possesso
dell'eredit patern a. Quanto a 10tl'OV, ( l) credo che ab-
biamo qui un tratto dell o st ile un po' grossolana rneuto gonfio
di Epicuro, come in tanti fr. dell e lettere, ed indichino me-
taforicamente, anzi ch vere pestil enze, i tu rba ment i del cielo.
t empeste e burrasche dura nt e la na vigazione ; cfr. Scpb.
A tltig., 418 : 'fv q.uJ dEipaS aX1]7l'fo'J', oQu'JJw 'V xo. Hesteno
ora le parole .[}uauuav EiJfJQayx1]v (o ffl x pdyx1jv ) certa mente
corrotte. Correggendo con .[}alaa(J'fl S a1jQayya con l' Ll sener ci
all ontani amo troppo dai codici e estendiamo la corruzione a
8"dl.auaa'P che ha t ut ta l' apparenza di essere genui no. Meglio
{Tal aaaiav vrp' li, del Bernardakis, ma anch'esso
lontano dal testo ms,
Agevole correzione mi pare invece si abbia leggendo "a.
{Tdlaaaav av vrp' li. : anche questa sarebbe una
espressione tolta dalle let tere di Epicuro, di cui serba il co-
lor it o retori co. Pl ut arco trascriv e delle fr asi dalle lettere di
Epicuro, ed av, come 1-" di , indica la successione dei passi
di lettere che egli compila e dei di ver si av venimenti t occati
ad Epicuro nel suo viaggio.
(l ) Cfr. l rov trab7J Diels Fr. d. Vors., Pytb. B 22 ; Rippias,
AlI : Plat., Phaed., 936 C, e spesse d/(lO' ndb '1j i n Aristot., Mrl eleol.
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*
* *
Ibid., 1091 A (= Us., p. 283, 13 sgg.}: xaxwv d"orpvyil
Xa()'tov l an xa 'f;dy a,9-6v, dJ.lo d' ovov otavoeia9'ai qaow,
oM' olwS <ilv rp1xJW i X"v "" 01 <Elhjat<al <dyaIt6v, El !'iI
J.tovov, 8{}EV t ; E),.avvEt at 'l xaxv ain ij.
L' Usener invece di aut ije; corregge av'tos: i ma a torto.
(= rpVoEWS) appropr iatissimo, vedi p. 1091 D:
" v <b dly..vbv xa .. . f; wltovv<a (se. <
rpvaEws , 1088 C: WS rpVoEW, <ov lvaa. < dl-
YEWV < " ov, 6 !'iI .. .
dU " o...l!'oJ , ... OEZ0,.iV'1S.
Il passaggio dall a natura universale (uatuTa llatll1'ans) alla
natura individual e (natura naturata.) dell 'uomo e degli ani-
mali . considerati come of gani ,Mio, consueto nell o stile di
Epi cur o e dei flosof dopo Aristotel e.
*
* *
Ibid. , 11. (= Us.. fr. 423, 283, 13 sgg.): "I. o.a o xa <
lirov<os, . <il" iralt ov rpvuw i ;
pvyije; TOJ xaxo' xa 'tije; It 'JJi]J.tt}S xa buloylaEw "ai xdet-
-r:os. lJn -coino avj.t{Jt{J'1XEV a(n cj) , yevva{1at . 7 yQ1l 0 t OVV "
q;r;ai'l-', dvvn q{j),f}T:OV yij8-o c nati avr (cos i codd. o
anche al''Htw) JUrrvYIJ-'Vov jtya xaxov ' :;ca aih 1j rpvat aya-
:ov, dv n df?:w,; bufJdl;'lJb u na O1;a&fi xa IJ-i} xevw ne-
"'(> draltov
AI Bernardaki s sfuggita l'ingegnosa correzione dell ' Usener
-r nd(Javt"u nErrvy,dvov, che certamente migli ore che quella
del Reische, che il Bern . introduce nel testo, -r 1m Q' all'rovo
Ma neppure la correzione dell'Usener soddisfacente. 't"o ...
1t"Erptryp,'VO'V p,ya xaxop l'aponia, la semplice aponia che
il slImmum bonum per Epicuro, v . x. 6., III : 8Qo 't"OV ,uy.-
Itovs <wv 1Ioovwv " "av<bs <DV dlyDVV<OS Non
si tratta dunque dell'immediata cessazione del male (-r na-
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ma della semplice cessazione del male ; vedi poco sopra
nelle parole citate di Plutarco iya!}o,; 'l'Vaw f
t:ij 'tOV xaxov. Ci as pet teremmo per ci av'C t: n . /L. X. ,
invece di cui pu st are assai bene 'C xa7:' av'to, cio la
pura aponia considerata in s stessa.
Una not a speciale merita 1tEQtn a'ffi , col quale vocabolo
Epi curo deride giocando sulle par ole (u<a!}ii ... "'QL7la<iil le
discussioni analit iche 6 sot t ili dei peripatetici sulla natura
del piacer e e del sommo bene.
ETTORE BWNON"E.
Cumiana (Tor ino}, agosto 1915.
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