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De Malo QUESTIONE 6 LA SCELTA UMANA

Art. unico. L'uomo ha la libera scelta dei suoi atti. In ogni cosa c' un principio attivo. Nell'uomo la volont e l'intelletto; sotto certi aspetti s'accorda col principio attivo delle cose naturali, sotto altri no. S'accorda, perch, come nelle cose naturali c' una forma e un'inclinazione conseguente (l'appetito naturale), cos nell'uomo c' la forma (intelletto) e l'inclinazione conseguente (la volont). Non s'accorda, perch nella cosa naturale la forma individualizzata dalla materia e l'inclinazione determinata ad un unico oggetto, mentre la forma conosciuta dall'intelletto universale e l'inclinazione si rapporta a molti oggetti. Negli animali il principio attivo intermedio: la forma che l'animale conosce col senso individuale e l'inclinazione determinata ad un unico oggetto; ma l'animale conosce ora un oggetto ora un altro; quindi, ora fugge ora insegue. Il movimento d'una potenza va considerato dal punto di vista del soggetto e dell'oggetto. Il primo caso riguarda l'esercizio dell'atto, il secondo la sua specificazione. Nelle realt fisiche la specificazione deriva dalla forma, l'esercizio dal principio agente. Nell'uomo oggetto dell'intelletto l'ente e il vero, che primo nel genere delle cause formali; oggetto della volont il bene, che primo nel genere delle cause finali. Ogni bene, in quanto conosciuto, compreso sotto il vero; ogni vero, in quanto fine, compreso sotto il bene. In rapporto all'oggetto, il principio del movimento procede dall'intelletto (il bene conosciuto muove la volont); in rapporto al soggetto, il principio risiede nella volont, che muove s e le altre potenze. In rapporto all'esercizio dell'atto, la volont mossa da s. E non contraddittorio: la volont in potenza e in atto sotto rapporti diversi. Chi vuole guarire, vuole consigliarsi sulla medicine, poi vuole prenderle. La volont di prendere la medicina preceduta dal consiglio, questo dalla volont di guarire. Anche il consigliarsi preceduto da un atto della volont e quest'atto da un consiglio. Non potendo andare all'infinito, bisogna ammettere che la volont d'un uomo, che non vuole sempre in atto, sia mossa da un agente esterno. Questo agente non pu essere il corpo celeste, perch intelletto e volont sono potenze incorporee. Dio muove la volont secondo la sua natura, cio come una potenza che si rapporta indifferentemente a molte cose. Dunque, quanto all'esercizio dell'atto, la volont non mossa necessariamente. Dalla parte dell'oggetto, il bene conveniente muove la volont. Se si conoscesse un bene, conveniente secondo tutti gli aspetti (la beatitudine), esso la muoverebbe necessariamente. Un bene particolare non muove necessariamente la volont, perch pu essere preferito ad un altro pi conveniente. Un bene pi conveniente o perch lo si ritiene pi importante o perch si pi disposti verso di esso. Se tale disposizione naturale, il bene non soggiace alla volont, che lo sceglie necessariamente: per es. esistere. Se un abito o una passione, la volont non si muove per necessit. Uno pu calmare la propria ira. Dunque, quanto all'oggetto, la volont mossa necessariamente solo relativamente ad alcune cose.

DCD
La pace con se stessi e con gli altri.

14. Quindi per s luso dei beni temporali in relazione al godimento della pace terrena nella citt terrena, nella citt celeste in relazione al godimento della pace eterna. Se fossimo animali irragionevoli, non tenderemmo ad altro che allordinata conformazione delle parti del corpo e alla placazione degli impulsi, a niente dunque fuorch allappagamento della sensibilit e allabbondanza delle soddisfazioni affinch la pace del corpo giovi alla pace dellanima. Se manca la pace del corpo ostacolata la pace dellanima irragionevole perch non pu raggiungere la placazione degli impulsi. Luna e laltra insieme favoriscono quella pace che hanno lanima e il corpo nel loro rapportarsi, cio la pace di una vita ordinata in buona salute. Come infatti gli esseri viventi mostrano di amare la pace del corpo quando sfuggono al dolore e la pace dellanima quando, per placare linsorgere degli impulsi, cercano il piacere, cos sottraendosi alla morte indicano chiaramente quanto amino la pace con cui si rapportano lanima e il corpo. Ma poich nelluomo operante lanima ragionevole, egli sottopone alla pace dellanima ragionevole tutto ci che ha in comune con le bestie, per rappresentarsi un oggetto col pensiero e agire in conformit a tale oggetto, in modo che in lui vi sia unordinata armonia del conoscere e dellagire, che avevo considerato come pace dellanima ragionevole. Allo scopo necessariamente vuole non essere afflitto dal dolore, non turbato dallo stimolo, non distrutto dalla morte per conoscere il da farsi e in base a tale conoscenza organizzare vita e comportamento. Ma affinch nellindagine sulla conoscenza, a motivo del potere ridotto delluman pensiero, non incorra nella falsit di qualche errore, ha bisogno del magistero divino al quale

sottomettersi con certezza e dellaiuto al quale sottomettersi con libert. Ma finch in questo corpo soggetto al divenire, in viaggio lontano dal Signore, cammina nella fede e non nella visione 30. Perci riferisce ogni pace tanto del corpo come dellanima e insieme dellanima e del corpo a quella pace che luomo, posto nel divenire, ha con Dio che fuori del divenire, in modo che gli sia ordinata dalla fede con lobbedienza sotto la legge eterna. Ora Dio maestro insegna due comandamenti principali, cio lamore di Dio e lamore del prossimo 31, nei quali luomo ravvisa tre oggetti che deve amare: Dio, se stesso, il prossimo, e che nellamarsi non erra chi ama Dio. Ne consegue che provvede anche al prossimo affinch ami Dio perch gli ordinato di amarlo come se stesso, cos alla moglie, ai figli, ai familiari e alle altre persone che potr e vuole che in tal modo dal prossimo si provveda a lui, se ne ha bisogno. Perci sar in pace con ogni uomo, per quanto dipende da lui, mediante la pace degli uomini, cio con unordinata concordia nella quale v questordine, prima di tutto che non faccia del male a nessuno, poi che faccia del bene a chi pu. Dapprima dunque v in lui lattenzione ai suoi cari, perch ha loccasione pi favorevole e facile di provvedere loro tanto nellordinamento della natura come della stessa convivenza umana. Dice lApostolo: Chi non provvede ai suoi cari e soprattutto ai familiari ha abiurato la fede ed peggiore di un infedele 32. Da tali condizioni sorge appunto la pace della casa, cio lordinata concordia del comandare e obbedire dei familiari. Comandano infatti quelli che provvedono, come luomo alla moglie, i genitori ai figli, i padroni ai servi. Obbediscono coloro ai quali si provvede, come le donne ai mariti, i figli ai genitori, i servi ai padroni. Ma nella casa del giusto, che vive di fede 33 ed ancora esule dalla sublime citt del cielo, anche 361 coloro che comandano sono a servizio di coloro ai quali apparentemente comandano 34. Non comandano infatti nella brama del signoreggiare ma nel dovere di provvedere, non nellorgoglio dellimporsi, ma nella compassione del premunire.
Pace e ordine anche nella schiavit.

15. Lo prescrive lordine naturale perch in questa forma Dio ha creato luomo. Infatti egli disse: Sia il padrone dei pesci del mare e degli uccelli del cielo e di tutti i rettili che strisciano sulla terra 35. Volle che lessere ragionevole, creato a sua immagine, fosse il padrone soltanto degli esseri irragionevoli, non luomo delluomo, ma luomo del bestiame. Per questo i giusti dellantichit furono stabiliti come pastori degli armenti e non come re degli uomini 36, ed anche in questo modo Dio suggeriva che cosa richiede lordine delle creature, che cosa esige la penalit del peccato. Si deve capire che a buon diritto la condizione servile stata imposta alluomo peccatore. Perci in nessun testo della Bibbia leggiamo il termine schiavo prima che il giusto No tacciasse con questo titolo il peccato del figlio 37. Quindi la colpa e non la natura ha meritato simile appellativo. Si avanza lipotesi che letimologia degli addetti alla servit sia derivata nella lingua latina dal fatto che coloro i quali per legge di guerra potevano essere ammazzati, se conservati dai vincitori, venivano asserviti ed erano denominati appunto dal conservare 38. Ed anche questo non avviene senza la sanzione del peccato. Infatti, anche quando si conduce una guerra giusta, dalla parte avversa si combatte per il peccato ed ogni vittoria, anche se favorisce i malvagi, umilia i vinti per giudizio divino tanto se corregge le colpe, come se le punisce. Ne testimone il profeta Daniele quando, essendo in prigionia, confessa a Dio i propri peccati e i peccati del suo popolo e con devoto dolore confessa che questa la causa della prigionia stessa 39. Dunque prima causa della schiavit il peccato per cui luomo viene sottomesso alluomo con un legame di soggezione, ma questo non avviene senza il giudizio di Dio, nel quale non v ingiustizia ed egli sa distribuire pene diverse alle colpe di coloro che le commettono. Il Padrone di tutti dice: Chiunque commette peccato schiavo del peccato 40; e per questo molti fedeli sono schiavi di padroni ingiusti ma non liberi perch: Ciascuno aggiudicato come schiavo a colui dal quale stato vinto 41. E certamente con maggior disimpegno si schiavi di un uomo che della passione poich la passione del dominio, per non parlare delle altre, sconvolge con un dominio molto crudele il cuore dei mortali. In quellordine di pace col quale alcuni uomini sono soggetti ad altri, come giova lumilt a quelli che sono schiavi, cos nuoce la superbia a coloro che sono padroni. Per natura, secondo la quale allinizio Dio form luomo, non v schiavo delluomo o del peccato. Per la schiavit come pena ordinata secondo quella legge che comanda di mantenere lordine naturale e proibisce di violarlo perch, se il peccato non fosse avvenuto contro quella legge, non vi sarebbe nulla da reprimere dalla schiavit come pena. Perci lApostolo consiglia anche che gli schiavi siano sottomessi ai loro padroni e che prestino loro servizio in coscienza con buona volont 42. Cos, se non possono essere lasciati in libert, essi stessi rendano libera la propria schiavit, non prestando servizio con perfida paura ma con un affetto leale perch abbia fine lingiustizia e siano privati di significato la supremazia e il potere umano 43, e Dio sia tutto in tutti 44

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