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Borgo Vodice

Luciano Colantone

Storia, personaggi ed epoche

Artegraf Edizioni, Priverno (LT) amministrazione@artegraf.org www.artegrafedizioni.it Prima edizione: Gennaio 2011 ISBN 978-88-902261-9-9 Propriet letteraria riservata
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Dedicato a mia moglie Carmen per la pazienza e la compresione. Preziosa e instancabile collaboratrice

Comitato Borgo Vodice 75

In copertina: Borgo Vodice, veduta dinsieme del 23 ottobre 1938

INDICE
Cronaca di una prefazione Nota dellautore CAPITOLO 1 La Bonifica e la battaglia del grano CAPITOLO 2 Appoderamenti CAPITOLO 3 La nascita CAPITOLO 4 La Chiesa e i parroci CAPITOLO 5 La scuola CAPITOLO 6 Lo sviluppo economico e la societ civile pag. 7 9

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Cronaca di una Prefazione


Era il 24 dicembre e mentre ero tutta presa dalle ultime spese per lorganizzazione della cena per la vigilia di Natale, squilla il cellulare:<ciao Daniela, auguri , come stai? Dovresti passare in ufficio,abbiamo delle comunicazioni urgenti da darti..> , era Luciano Colantone, Lucianino per gli amici,<ok, cerco di liberarmi e passo>. Trafelata, come una delle casalinghe disperate della nota serie televisiva, piena di buste e pacchetti di ogni tipo, parcheggio ed entro in ufficio, saluti , convenevoli di rito, mentre aspetto le note comunicazioni . niente, un po perplessa saluto e mi avvio verso luscita,non comprendendo il motivo di quella telefonata, varcata la soglia arriva Luciano correndo : <aspetta Daniela devo darti una cosa>, si avvia verso la sua macchina e ritorna con un sorriso smagliante, gli occhi brillanti, orgogliosi ,ma timidi, <ecco il mio lavoro>, non c bisogno di dire altro, so gi a cosa si riferisce, ne abbiamo parlato tante volte <vorrei che fossi tu a farmi la prefazione>,con lo stesso sorriso e con gli stessi occhi luminosi lo guardo : <grazie, ne sono felice e onorata>, poi stringendo limportante pacco di fogli torno a casa. Lo appoggio in camera con lidea di trovare un attimo tranquillo per dedicarmi alla lettura, ma la vigilia prima ed il Natale poi ,mi rendono impossibile tutti i pi buoni propositi, finalmente ieri, il 27 riesco a fermarmi e comincio pagina dopo pagina a gustare il lavoro di Luciano, la lettu-

ra, le immagini, lattenta ricerca storica delle fonti, i racconti dei protagonisti, le parole delle persone pi note e meno conosciute, mi emozionanano a tal punto, che non riesco a smettere e cos tutto di un fiato arrivo fino allultima pagina. Non c argomento che non sia trattato con dovizia, ma soprattutto con amore ed interesse da parte di Luciano Colantone, il suo libro prima di tutto un atto di amore nei confronti del suo paese, Borgo Vodice e dei suoi abitanti che sono gli amici, i compagni, i maestri, i sacerdoti ,i medici che lo hanno accompagnato per una vita, da quando piccolo, paffutello e con i riccioli biondi correva nel piazzale della chiesa. Cos ,chiuso il plico, ancora fresco delle ultime correzioni mi venuto spontaneo dire,<bravo Luciano, grazie>, con questo libro ci hai regalato non solo le notizie storiche che sono sempre utili, ma il ricordo vivo e imperituro di tanti amici, che diversamente sarebbero stati dimenticati ed invece ora sono qui attraverso gesti e racconti a imperitura memoria. Come non citare il caro amico Vittorino Fortini, Saverio Mantova, i maestri Iannella e De Ruosi,il dottor Mariorenzi, le famiglie Dapit, Francescato, Miatello, Francesconi, Zanardi con le loro immagini, il parroco, Don Gilberto, i racconti del cav. Casalvieri, tante storie, tanti volti, ma soprattutto tanta amicizia, stima, affetto verso luoghi e persone. Non poteva essere fatto un regalo pi bello da Luciano alla sua gente ed al borgo nel 75 anniversario della sua nascita, e a me come madrina di questo libro che tanto impegno, ricerca amore ha ricevuto dal suo autore durante i lunghi mesi della sua gestazione. Credo che per Luciano questa storia di Borgo Vodice sia come un figlio, o meglio come una parte, la pi importante, forse, di se stesso, che con estrema generosit, in questi giorni di Natale sta donando a tutta quella comunit che lo ha visto nascere, crescere e diventare uomo e che lui ama pi di stesso.

Daniela Carfagna
Caposettore Cultura,Turismo e Spettacolo Comune di Sabaudia

Nota dellautore
Lidea di scrivere un libro sulla storia di Borgo Vodice nata per caso ed ha cominciato a concretizzarsi quando qualcuno mi disse: <<Ma tu lo sai che a scuola ci sono bambini e ragazzi che non sanno neanche che cos una lestra?>>. Quindi per lasciare una memoria storica sullepopea di quanti hanno sofferto e vissuto quei primi anni con grandi sacrifici per tirare su il borgo, ho pensato di raccogliere in questa pubblicazione, le testimonianze di quellepoca in modo che i posteri possano trovare delle fonti attendibili per conoscere le proprie radici. Mi sono sforzato per quanto possibile di arricchire il testo con immagini visive che accompagnassero gli eventi fondamentali di ogni epoca, privilegiando sempre le testimonianze e le memorie dirette rese dai protagonisti ancora viventi. La storia, spesso travisata o vista con occhi di parte, non pu riguardare solo i grandi avvenimenti, ma anche e soprattutto i personaggi e le famiglie che li hanno caratterizzati, con i propri valori e le fatiche di ogni giorno, caratteristiche che non dovrebbero mai essere dimenticate. Quello che scritto in queste pagine proviene da ricerche effettuate presso diversi archivi pubblici e privati, da testimonianze e memorie di alcuni pionieri e di persone che hanno vissuto e che vivono nel borgo, che, a volte, con notevole sforzo hanno rievocato alcune vicende proprie e dei loro predecessori.

I personaggi che si sono avvicendati, le famiglie appoderate e la storia complessiva del borgo si intersecano tra di loro in un modo che pu sembrare azzardato, ma sempre teso verso la conoscenza di situazioni e momenti di vita da tramandare. Il libro, da non valutare e catalogare come opera letteraria, ma semplicemente come documento storico fotografico, si propone di mettere in risalto tutti gli aspetti sopra descritti. un pensiero doveroso verso quanti hanno rappresentato le radici della nostra storia locale e dellintera comunit di Borgo Vodice. Vuole rappresentare anche un sussidio per i pi giovani che ignorano le loro lontane origini; un patrimonio modesto, che seppur nella sua semplicit, non cada nel dimenticatoio. Ringrazio tutte le famiglie che hanno raccolto linvito a voler consegnare il materiale da pubblicare e quanti hanno contribuito con le loro memorie e racconti a ravvivare periodi di vita consegnati alla storiaun pensiero particolare allamico Vittorino Fortini che mi ha sempre spronato ad andare avanti <<senn ti sfascio la testa...>>. Un doveroso grazie agli amici e sponsor che hanno sostenuto e creduto in questa iniziativa, in particolare Raffaele Manfredi, prezioso e, per alcuni versi, fondamentale compagno di viaggio di questa entusiasmante avventura. Un grato pensiero alla Dott.ssa Chiara Feudi per la disponibilit, i preziosi suggerimenti, la raccolta e scelta delle foto, ai componenti del Comitato Borgo Vodice 75 per la collaborazione e la comprensione e ad Antonio Marafini impagabile collega, per avermi messo sulla buonastrada con le sue conoscenze sopraffine.

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La Bonifica e la Battaglia del grano


I primi abitanti delle paludi pontine furono i Macchiaroli, allevatori di bestiame (ovini, bovini e suini) e boscaioli, sparsi in piccoli gruppi,. Non se ne contavano che poche migliaia e vivevano, primordialmente, nelle lestre, capanne edificate con materiali diversi: paglia, legname, canne impastate con creta e fango e vicino ad esse venivano costruiti i famosi stazzi per il ricovero del bestiame. Durante i periodi della calura gli abitanti della palude diminuivano drasticamente lasciando le loro abitazioni e ritornando ai paesi dorigine ciociari, abruzzesi ecc evitando cos la mortifera zanzara anofele. Con larrivo dellautunno rientravano nuovamente in palude. . Iniziava dopo il 29 settembre.. la Ricalata cio il ritorno dei macchiaroli che scendendo dai loro monti, dopo avervi trascorso l estate insieme al bestiame, venivano a svernare nelle selve. Risalivano per fuggire la malaria e gli insetti e tornavano per limpossibilit di trovare, sui monti, pascoli invernali sufficienti al numeroso bestiame. L uomo non pensava che a trovare il benessere degli animali, unica fonte di guadagno per lui, non preoccupandosi se egli stesso si esponeva ai pericoli.1 Molte capanne, per, venivano anche adibite a depositi vari per la paglia, il fieno, il grano, gli attrezzi ecc. I macchiaroli delle paludi cominciarono, dal 1923, a fare la conoscenza dei cursori. Essi, con la loro caratteristica divisa e borsa di cuoio a tracolla, con

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Figura 1

Figura 2 - Il chinino che veniva somministrato dai medici per debellare la malaria. Foto gentilmente concessa da A.Urbinati - Libri e collezionismo - Sabaudia.

turni conosciuti da tutti, visitavano le abitazioni di campagna con il compito di scovare i malarici, segnalando le persone colpite dalla malaria allautorit sanitaria, prelevando, inoltre, campioni di sangue e somministrando il chinino2. Tra i medici pionieri, un posto di primaria importanza merita Vincenzo Rossetti, coraggioso medico e direttore dellAmbulatorio del Quadrato (primo nucleo di fondazione della futura Littoria: lodierna Latina), che assisteva i guitti o gli operai impegnati nei lavori di bonifica. Le paludi pontine, per, non erano solo un territorio acquitrinoso, putrido,infestato da insetti, dalla malaria e da briganti, era anche economia e tentativi di sviluppo che molte volte andavano a beneficio di grandi

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Figura 3 - Parte di una capanna adibita a dispensa

Figura 4 - Un forno primordiale per la cottura di pane e cibi.

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Figura 5 - Il Dott. Vincenzo Rossetti, con il camice bianco a sinistra, ritratto con un collega ed alcuni cursori.

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societ come quelle del legname, del carbone, della pesca e addirittura del riso, coltivazione che venne abbandonata per leccessivo costo di vite umane. Verso la fine di Novembre dallAbruzzo, dal Frusinate, dallalto Lazio e dalla Toscana scendevano i carbonai e si trattenevano in palude fino a met marzo. I carbonai erano delle persone molto povere che per poche monete lasciavano i loro luoghi di origine per lavorare in palude . Vivevano in povere capanne costruite da loro stessi con rami e paglia; si cibavano quasi esclusivamente di polenta condita con pecorino. Questi svolgevano una delle attivit umane pi antiche cio quella di trasformare la legna in carbone. Larte del carbonaio si apprendeva con lesperienza, fin da bambini3. In quegli anni si contavano circa cinquecento persone in un territorio compreso tra San Felice Circeo, Sabaudia e Borgo Vodice ed a queste, naturalmente si aggiungeva quella periodica dei Guitti che altri non erano che braccianti agricoli giornalieri che erano utilizzati nelle aziende agricole o societ in tutti i lavori pi ingrati e faticosi. I Guitti venivano ingaggiati dai Caporali, i quali concedevano loro un anticipo che spesso consisteva in beni in natura come: pasta, pane, olio, vino, petrolio ecc.. Ma quando alla fine si tiravano le somme risultava che lanticipo era sempre superiore alle ore lavorative e la differenza venisse riportata come anticipo sulla prossima stagione, questo sistema risultava davvero difficile da chiudere e quindi il guitto si vedeva costretto a fare sacrifici abnormi pur di lavorare e mantenere se stesso e la propria famiglia. In pratica la catena era sempre pi pesante e difficilmente la si poteva spezzare4.

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Figura 10 - Un abitante delle paludi che posiziona trappole per uccelli

Figura 11 - Carbonai intenti a preparare una carbonaia.

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Figura 14 - Sandalari in azione durante il trasporto del legname5

Figura 15 - Cacciatore della palude pontina in appostamento

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Nel 1925 dopo che il Governo, guidato da Benito Mussolini, si rese conto che il crescente disavanzo della bilancia commerciale era dovuto in gran parte alle importazioni di grano (15%), venne intrapresa, energicamente, la battaglia del grano, la pi grande impresa propagandistica del regime fascista.Tra gli obiettivi, che lo stesso Mussolini si era prefissato di raggiungere, vi era quello di ridurre il deficit dovuto alla importazione di tale prodotto, raggiungendo il completo fabbisogno della pi fondamentale fonte alimentare per lItalia, nellambito della politica autarchica inaugurata dal regime e rivalutando la lira. Perseguire queste condizioni significava permettere una vera e propria propulsione economica, e nello stesso tempo costituire il preludio dellintervento governativo pi impegnativo sul sistema agricolo: la bonifica integrale. La situazione, prima dellintroduzione delle varie leggi, vedeva lItalia importare, allanno, 25 milioni di quintali di frumento su un fabbisogno totale di 75 milioni. Grazie a questa politica, o se vogliamo battaglia, lItalia dal 1925 al 1931 riusc ad eliminare limportazione di tutto il frumento necessario, consolidandola fino al 1940 con la bonifica e il susseguente sfruttamento di ulteriori terre incolte tra le quali le Paludi Pontine. Il deficit eliminato fu di 4 miliardi di lire annue raggiungendo una produzione massima di 81 milioni di quintali di grano; questultimo risultato deriva da due fattori: laumento delle superfici da coltivare e quello della produttivit per ettaro. Da sottolineare il ruolo fondamentale che assunsero i Consorzi Agrari6 nella distribuzione dei mezzi per lagricoltura e per il ricovero dei prodotti. Ma il crollo mondiale dei prezzi (1927) costrinse il Governo, per poter continuare con la propria linea economico autarchica, a difendere il reddito degli agricoltori approvando dazi protettivi allimportazione di grano7. Laumento della produzione di frumento per ettaro, dovuta alla nuova politica del regime, colloca lItalia, nel 1931, ad un posto distinto in considerazione del fatto che la produzione statunitense, allepoca considerata la migliore con i suoi 8,9 quintali di frumento per ettaro, mentre quella italiana era pari a 16,1. Questa scriteriata scelta, per, anche se fruttuosa per alcuni versi, tolse terreni vocati ad altre colture rallentando la specializzazione agricola italiana e le esportazioni, forse, pi prestigiose. Infatti lindiscriminata espansione cerealicola colp quelle produzioni in cui fino a poco tempo prima lItalia primeggiava (foraggere e ortofrutticole) facendo registrare anche un sensibile calo del patrimonio zootecnico8. Mussolini assunse direttamente le operazioni della battaglia9 a tal punto che la Sua presenza nei luoghi della mietitura e trebbiatura erano diventati giornalieri cos come testimonia la cronaca del primo grano trebbiato il giorno 19 del mese di agosto dellanno 1936 a Borgo Pasubio nel podere di Olindo Bondi: Alle otto del mattino Mussolini arriva a Borgo Pasubio, nel cuore dellAgro Pontino, appena bonificato, trebbia il grano nel podere che riporta il numero 1.316. Il tempo trascorre veloce, impegnato nel lavoro. Alle nove, la sirena avverte che lora della colazione per i trebbiatori. Il Duce, sorridente e

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Figura 16 - ITALIA 1926 Leonetto Cappiello, cartellone sulla battaglia del grano (foto) Fonte UNACOMA (Unione Nazionale Costruttori Macchine Agricole),Macchine per la terra, pag.106, Roma 2009.

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Figura 17 - Il Diploma del premio per la Vittoria del Grano 10 di Avellino

Figura 18 - Il Diploma del premio per la Vittoria del Grano di Littoria

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visibilmente soddisfatto, viene fotografato sulla cima di una trebbiatrice. Lentusiasmo della gente lo convince sempre di pi che ora potr dedicarsi allimpresa etiopica con la certezza di essere seguito dal popolo. Il braccio scatta continuamente nel saluto romano in risposta alle grida e agli applausi delle persone che lo circondano. La richiesta di un discorso viene seccamente interrotta dalla risposta del Duce: Si lavora oggi, non si parla!. Sono le nove e dieci e Mussolini si avvia verso il tavolo disposto, secondo lusanza emiliana, sotto il porticato per la colazione dei trebbiatori e dei macchinisti. Poco pi in l occhieggia il classico forno dei trebbiatori sullaia. Ma prima della colazione, il Duce vuole rendersi conto del lavoro compiuto. Si fa la conta dei sacchi: ci sono gi sette quintali di ottimo grano11. Per i lavori di mietitura, sarchiatura e trebbiatura, specie nellagro pontino, venivano occupati anche lavoratori, operai, donne e uomini tutti giovani, provenienti dalle zone dei monti, soprattutto dalle zone di Sezze Romano, divisi dai Fattori in squadre di 20 o pi operai e tutti si adopravano affinch il buon lavoro desse i suoi migliori frutti, anche i ragazzi avevano le loro piccole occupazioni venivano mandati a prendere lacqua che il pi delle volte dovevano tirare su dal pozzo, abbeverare uno o pi cavalli e stare attenti che nessuno rubasse i viveri o gli attrezzi che si trovavano in una grande capanna costruita appositamente per dare riparo a persone e/o a cose in caso di pioggia o per dormire12.

Figura 19 - Mussolini miete il grano

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Figura 20 - Mussolini trebbia il grano nel podere Dapit a Sabaudia

Figura 21 - Mussolini dopo aver trebbiato pranza sotto il porticato del podere n. 1316 di Bottoni Giovanni a Sezze in via Tavolato (ora Pontinia).

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Quindi per poter meglio affrontare il deficit commerciale e dare un maggior respiro alla bilancia dellimportazioni e delle esportazioni, nellautunno del millenovecentoventotto venne approvata dal Governo la legge n. 3134, pubblicata con Regio Decreto il 24.12.1928, sulla Bonifica Integrale e conosciuta ancora oggi come Legge Mussolini. Fu predisposta dallallora sottosegretario Arrigo Serpieri13, gi autore dellomonima legge14, che prevedeva, oltre al risanamento dei terreni palustri, anche la trasformazione fondiaria dei terreni incolti ed estensivamente coltivati,qualora i risultati economici e sociali conseguibili, fossero di pubblica utilit.

Figura 22 - Benito Mussolini

Figura 23 - Arrigo Serpieri

La Legge Mussolini la prima, dopo varie, in cui viene prevista la bonifica integrale e riunisce con criterio sistematico le disposizioni relative alle opere di irrigazione, a quelle di bonifica idraulica, di sistemazione montana, di trasformazione fondiaria di pubblico interesse ed altre relative agli acquedotti rurali, alle costruzioni di borgate rurali, alla provvista di acqua potabile, alla costruzione e la riparazione, volta a restituire efficienza, di strade rurali. Levoluzione del concetto di bonifica, riscontrabile attraverso le disposizioni legislative delle varie epoche, si conclude con nuove norme15. In pratica doveva realizzarsi lincremento delleconomia delle campagne, che come affermava lo stesso Serpieri si sarebbe dovuta realizzare <<non solo come fattore essenziale dello sviluppo nazionale, ma anche come modello di vita e riserva di energie morali>>, in previsione della modernizzazione sociale ed economica del paese.

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Tale legge prevedeva la realizzazione di unopera ciclopica risanando i comprensori di Cremona, Parmigiana-Moglia, Burana, Bassano, Ravenna, Caltano, Siguri, Stornara Jonica, Lentini, Torralba in Sardegna, Campidano (Cagliari), Metaponto (Matera) e dellAgro Pontino (questultima ancora oggi considerata quella pi grande e difficile) per un totale di cinquemilioni e ottocentonovanta ettari di terreno paludoso e malsano sparso in tutta Italia16. La realizzazione e colonizzazione dellAgro Pontino venne affidata allOpera Nazionale Combattenti (O.N.C.)17, diretta dallallora Commissario del Governo, Valentino Or solini Cencelli, in omaggio al principio romano in base al quale i legionari, deposte le armi, acquisivano il diritto di coltivare la terra.

Figura 24 - ITALIA 1932 Attilio Calzavara, grafico sulla bonifica integrale (foto) Fonte UNACOMA (Unione Nazionale Costruttori Macchine Agricole), Macchine per la terra, pag.98, Roma 2009.

Figura 25 e 26 - Valentino Orsolini Cencelli

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I lavori da compiere erano enormi, si trattava di prosciugare e di regolarizzare le acque su unestensione di circa 134 mila ettari dei quali circa 77 mila appartenenti allAgro Pontino vero e proprio18.

Figura 27 - Serpieri e Cencelli a Villa Fogliano

Figura 28 - Bonificatori con candelotti di dinamite che collocheranno all'interno delle ciocche degli alberi appena abbattuti.

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Figura 29 - Posizionamento della dinamite allinterno dei ciocchi

Figura 30 - Fungo causato dallesplosione della dinamite

Figura 31 - Ceppatori al lavoro19

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Inoltre vi era da tagliare e disboscare piante e sottoboschi secolari e per togliere le gigantesche ciocche che rimanevano in superficie, si usava la dinamite, in quanto per la loro profondit era molto difficile toglierle, portale in superficie e smaltirle. Lopera di deforestazione, eseguita di fretta perch non cera tempo da aspettare (imposizione venuta dallalto), fu irrazionale, in quanto si dovette, poi, provvedere alla piantumazione degli alberi frangivento lungo tutte le Migliare e le pi importanti vie di comunicazione. Tra laltro vennero costruite, per il trasporto di materiali vari argilla e sabbia, ma soprattutto dei grandi sassi che venivano portati alla luce durante gli scavi, le famose Decauville, ferrovie leggere il cui esercizio era cadenzato dal tipico rumore metallico dello scorrimento dei vagoncini robusti ma strutturalmente molto semplici, sui numerosissimi giunti dei binari. Il pi delle volte i singoli vagonetti, anche carichi, venivano spostati soltanto con la forza muscolare.

Figura 32 - Bonificatori allopera nelle paludi pontine.

Anche sul territorio dove sarebbe sorto Borgo Vodice passava una decauville che, attraversando il fiume Sisto, trasportava i sassi e altro materiale fino al Fiume Linea e sulla direttrice Appia, per essere caricati e portati alle cave.

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Figura 33 - Una decauville in azione

Figura 34 - Il vecchio ponte Sisto alla Migliara 54 - 26/3/1931, a lato si nota la decauville installata per il trasporto dei materiali.

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Figura 35 - Il vecchio ponte sul Sisto alla Migliara 54 - 26/3/1931, ponte originario

Figura 36 - Demolizione del ponte sul Sisto alla Migliara 54 per il passaggio della draga 20/5/1931, operazione effettuata durante la bonifica

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Figura 37 - Il nuovo ponte sul Sisto alla Migliara 54 - giugno 1932, ricostruito dopo il passaggio della draga, abbattutto in seguito dai tedeschi durante la II Guerra Mondiale, nel dopo guerra verr nuovamente ricostruito e cos rimarr fino ai giorni nostri.

Figura 38 - Il Duce in uno dei molteplici sopralluoghi dei lavori

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Vennero cos edificati: 5 citt (Latina,Aprilia, Pontinia, Pomezia e Sabaudia), 13 Borghi pi i 6 dei Consorzi di Bonifica di Piscinara e Agro Pontino; costruiti 3.040 poderi a cui vanno aggiunti i 573 privati; dissodati 41.600 ha di terreno; realizzati 800 Km.di strade di grande comunicazione,500 km.di strade poderali e Comunali, 2.400 ponti, 15.000 Km. di scoline, 500 km. di canali di scolo, 250 km. di canali irrigui; venne effettuata la perforazione di 4.500 pozzi freatici o artesiani e la costruzione di 18 impianti idrovori,fra i quali quello di Mazzocchio20, in grado,con le sue sette pompe, di raggiungere una portata di 5.000 litri/secondo.

Figura 39 - Stabilimento idrovoro di Mazzocchio, vasca di arrivo - 26/12/1934

Con lemanazione del bando di concorso per la redazione del piano per la costruzione della citt di Sabaudia, nellAprile del 1933, viene di fatto consolidato tutto il progetto per ledificazione di citt,borghi e poderi rurali che sarebbero serviti a popolare il dopo bonifica, gi iniziata, anni addietro, con i lavori di prosciugamento delle acque malariche, che vennero convogliate, attraverso grandi opere di canalizzazione, presso le idrovore con numerosi disboscamenti al fine di rendere la terra fertile e redenta dopo molti secoli di sterilit. I tentativi intrapresi fino ad allora dai Volsci, Appio Claudio, Cesare, i Romani, Teodorico,Pio VI,Napoleone,ecc...21 ,si sono rivelati ben poca cosa rispetto alla grandiosit delle opere compiute in questa circostanza.Oggi una realt grande ed incontestabile. emblematica, a tale proposito, la testimonianza del Dr.Vincenzo Rossetti, medico della palude, citata da Giuseppe Fichera nel suo scritto: Questa nostra terra sorta dalla palude, distrutta dalla guerra e nuovamente risorta a nuova vita; questa nostra terra, bella, dovunque dai monti al mare semplicemente il frutto del genio italiano, del denaro italiano, del lavoro italiano e del sacrificio di tanti italiani che ha reso possibile questa profonda trasformazione22.

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