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SALESI ANA
ANNO ACCADEMICO 2009-2010
Prof. Maurizio MARIN
Introduzione metodologica
Anno Accademico 2009-2010 FA0710. Storia della filosofia antica I
(8 ECTS 5 crediti nel I semestre): Prof. MAURIZIO MARIN
FA0711. Modulo di base: attivit formativa di base (5 ECTS)
Argomenti:
1. La duplice paideia filosofica nellAtene del IV sec. a.C. 2. La concezione aristotelica della filosofia e le intuizioni
contenute nella triplice sapienza mitologica. 3. I Presocratici in generale e Parmenide in particolare. 4. La svolta
antropologica dei Sofisti e la scoperta di Socrate. 5. Platone e la filosofia del bene. 6. Aristotele e la filosofia dellessere.
7. Le scuole ellenistiche alla ricerca della serenit: Epicuro e il piacere, Zenone e la virt, Pirrone e il silenzio. 8. La
riscoperta della seconda navigazione in Filone dAlessandria e nei Medioplatonici. 9. Dalla ragione allintelletto e
allestasi nellUno di Plotino. 10. I Neoplatonici e la filosofia dellUno come ascesa al divino.
Testi:
REALE G. ANTISERI D., Il pensiero occidentale dalle origini a oggi, vol. 1 (Brescia, La Scuola Editrice); REALE G., La storia
della filosofia greca e romana, 10 volumi, specialmente il vol. 1 sui Presocratici, il 3 su Platone e il 4 su Aristotele (Milano,
Bompiani 2004); MARIN M., Lestasi di Plotino. La filosofia dellIndicibile eppure Esprimibile (Roma, LAS 2007).
FA0712. Modulo avanzato: attivit formativa caratterizzante (3 ECTS)
Argomenti:
Introduzione e guida alla lettura della Urmetaphysik di Aristotele, confronto con alcune interpretazioni e avvio al
commento testuale.
Ricerca seminariale: Breve analisi di un dialogo platonico secondo il tema e le indicazioni metodologiche fornite dal
docente.
Testi:
ARISTOTELE, Metafisica, a cura di Giovanni REALE (Milano, Bompiani 2000); MARIN M., Il fascino del divino. Dal Motore
Immobile di Aristotele e dintorni (Roma, LAS 2000); DONINI P.L:, La Metafisica di Aristotele. Introduzione alla lettura
(Roma, Carocci 2007); BERTI E., Struttura e significato della Metafisica di Aristotele (Roma, EDUSC 2006); ALESSANDRO DI
AFRODISIA, Commentario alla Metafisica di Aristotele, a cura di Giancarlo MOVIA (Milano, Bompiani 2007); MAZZOTTA G.,
Teologia aristotelica e metafisica dellessere. Ermeneutica tomistica di Metafisica Lambda (Roma, Urbaniana University
Press 2000).
I. Prospettiva di analisi: Si parte dal giovane Aristotele allAccademia di Platone per rivedere lintera
filosofia greca dalla sua prospettiva. Il partire da Aristotele affina le categorie ed eleva le
interpretazioni. Si privilegia non lordine cronologico (anche se viene ricuperato), non la scelta
tematica (anche se vengono accentuati alcuni argomenti), ma linculturazione, limmersione diretta nel
mondo greco, ossia la lettura degli Antichi nel loro contesto e con le loro categorie.
II. Suggerimenti per lo studio:
a) prima della Lezione: sfogliare un buon manuale sullargomento indicato dalle Tracce (in modo
da avere gi unidea generale e alcuni punti da chiarire per un ascolto motivato)
b) durante: tenere davanti la Minisintesi e la Traccia, prendere appunti per approfondire (con la
Minisintesi si assimila un quadro generale, con la Traccia gli argomenti in modo schematico per
cui gli appunti saranno pi efficaci per la comprensione)
c) dopo: fare uno schema personale, individuare la definizione di un concetto (la
personalizzazione favorisce il confronto e lesercitarsi a definire rafforza il rigore logico)
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Rappresentazione simbolica della SFA
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Cella della divinit
MITI = Via alla Filosofia
PRESOCRATICI = Area/Principi
CLASSICI = Edificio/Sistema
ELLENISTI = Condotta/Etica
NEOPLATONICI = Visione divina
Storia della filosofia antica [mini-sintesi a cerchi concentrici]
( = La presentazione delle fonti antiche nelle quali emerge lelaborazione di concetti che abbracciano tutta la realt dal
punto di vista razionale relativo al contesto sociale)
La filosofia greca si distingue da altri tipi di conoscenza per tre caratteristiche: 1) loggetto, che la
totalit 2) il metodo, che la razionalit 3) lo scopo, che la verit in se stessa.
La storia della filosofia antica, che dura dal settimo secolo avanti Cristo al settimo secolo dopo
Cristo, suddivisa in quattro grandi periodi: I) fisico o naturalistico (dal sesto al quinto secolo a.C.), in
cui prevale linteresse per il cosmo II) classico o umanistico (dal quinto al quarto sec. a.C.), in cui
prevale linteresse per luomo III) ellenistico/delle Scuole ellenistiche o etico (dal terzo al primo sec.
a.C.), in cui prevale linteresse per letica IV) romano/delle Scuole imperiali o mistico (dal primo sec.
avanti C. al sesto sec. dopo Cristo), in cui prevale linteresse religioso.
Nel primo periodo o naturalistico si hanno 4 gruppi di filosofi: I) i filosofi ionici (che individuano in
un principio lorigine di tutta la realt) II) i filosofi pitagorici (che individuano nei numeri lordine di
tutta la realt) III) i filosofi eleatici o Eleati (che individuano nellessere la comprensione di tutta la
realt) IV) i fisici pluralisti (che individuano nei rapporti fra pi principi lorigine, lordine e la
comprensione di tutta la realt).
Nel secondo periodo o classico si hanno 4 pensatori eminenti: I) Protagora con i sofisti (luomo
misura di tutte le cose) II) Socrate con vari discepoli/socratici (conosci te stesso cio la tua anima per
diventare virtuoso) III) Platone con lAccademia e la scoperta delle realt intelligibili/spirituali o
seconda navigazione (lidea del Bene il fondamento della conoscenza nelluomo, della giustizia
nella polis, dellamore nella virt, della bellezza nel cosmo) IV) Aristotele con il Liceo (la sostanza il
vertice dellessere, come Dio per il cosmo, intelletto per luomo, bene per letica, giustizia per la
politica, verit per la conoscenza, fine per il divenire, essenza per gli accidenti).
Nel terzo periodo o etico si hanno tre grandi Scuole e la ricaduta nel materialismo o perdita della
seconda navigazione: I) gli Epicurei (il bene sta nel piacere) II) gli Stoici (il bene sta nella virt che
realizza il logos quale ragione nelluomo e provvidenza nel cosmo) III) gli Scettici (il bene sta
nellepoch, ossia nella sospensione del giudizio perch non possibile la scienza ma solo opinioni).
Nel quarto periodo o romano si hanno altre grandi Scuole: I) i Neostoici (la virt si realizza nella
coscienza dei propri doveri sociali) II) i Medioplatonici (ricupero dellintelligibile/spirituale o
seconda navigazione e accordo fra Platone e Aristotele: le idee platoniche sono i pensieri del dio
aristotelico) III) i Neoplatonici (lUno la prima ipostasi e al vertice di tutta la realt, la seconda
ipostasi lIntelletto/Nous, la terza ipostasi lAnima/Psich, al di sotto sta il mondo sensibile che
deriva dal mondo intelligibile e si protende ad esso) --- Neoplatonici cristiani: Gregorio di Nissa
(quarto secolo dopo Cristo) realizza la terza navigazione, ossia alla distinzione platonica fra realt
sensibile e realt intelligibile aggiunge nella realt intelligibile la distinzione fra Creatore e creature.
I.I. TALETE, ANASSIMANDRO, ANASSIMENE di Mileto, ERACLITO di Efeso.
I.II. PITAGORA di Samo, ALCMEONE di Crotone, FILOLAO di Crotone.
I.III. SENOFANE di Colofone, PARMENIDE di Elea, ZENONE di Elea, MELISSO di Samo.
I.IV. EMPEDOCLE di Agrigento, ANASSAGORA di Clazomene, ATOMISTI (Leucippo di Mileto e Democrito di Abdera).
II.I. PROTAGORA di Abdera, GORGIA di Leontini, PRODICO di Ceo, IPPIA di Elide, ANTIFONTE di Atene.
II.II. SOCRATE di Atene, ANTISTENE di Atene, ARISTIPPO di Cirene, EUCLIDE di Megara, FEDONE di Elide.
II.III. PLATONE di Atene, SPEUSIPPO di Atene, SENOCRATE di Calcedonia, POLEMONE di Atene.
II.IV. ARISTOTELE di Stagira, TEOFRASTO di Ereso, STRATONE di LampsacoANDRONICO di Rodi (I sec. a.C.)...ALESSANDRO di Afrodisia (II d.C.).
III.I. EPICURO di Samo (IV-III sec. a.C.), FILODEMO di Gadara e LUCREZIO (I sec. a.C.) DIOGENE di Enoanda (II sec. d.C.).
III.II. ZENONE di Cizio, CLEANTE di Asso, CRISIPPO di Soli Mediostoici: PANEZIO di Rodi (II sec. a.C.), POSIDONIO di Apamea (II-I sec. a.C.).
III.III. PIRRONE di Elide ARCESILAO di Pitane ENESIDEMO di Cnosso (I sec. a.C.) AGRIPPA (I sec. d.C.) SESTO EMPIRICO (II sec. d.C.).
IV.I. SENECA Lucio Anneo di Cordova, MUSONIO Rufo di Volsinii, EPITTETO di Ierapoli, MARCO AURELIO imperatore.
IV.II. EUDORO di Alessandria (I sec. a.C.), FILONE di Alessandria (I sec. d.C.), ALCINOO, PLUTARCO di Cheronea (I-II sec. d.C.), APULEIO (II sec.).
IV.III. AMMONIO SACCA di Alessandria (III sec. d.C.), PLOTINO di Licopoli, PORFIRIO di Tiro, GIAMBLICO di Calcide (IV sec.), PROCLO di Costantinopoli (V sec.
d.C.), SIMPLICIO di Cilicia (VI sec. d.C.), FILOPONO Giovanni di Alessandria, STEFANO di Alessandria(VI-VII sec.).
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Traccia 1 La paideia dIsocrate
Aristotele: vita - A. nacque nel 384 a Stagira, nella penisola Calcidica, da Nicomaco, medico di Aminta III re di
Macedonia. Fu allevato da Prosseno di Atarneo, citt greca sulla costa egea sotto il dominio persiano. Nel 367 si
rec ad Atene ed entr nell'Accademia di Platone e vi rimase per vent'anni. Dal 367 al 365 Platone si trovava a
Siracusa e l'Accademia era diretta da Eudosso di Cnido, famoso come matematico e astronomo
Progetto educativo d'Isocrate: Quando A. si reca ad Atene sono in piena attivit due grandi scuole, quella
d'Isocrate al Pompeion e quella di Platone all'Accademia. Dalla scuola d'Isocrate derivato l'umanesimo retorico
(poi tanto caro alla cultura romana e di indubbio valore nello sviluppo degli argomenti "persuasivi" al bene) e dalla
scuola di Platone l'umanesimo scientifico che caratterizzer la maggior parte della filosofia greca (stimolato dal
buon livello delle conoscenze tecniche, in particolare dai procedimenti rigorosi della matematica e della medicina).
- scuola di retorica: Isocrate era stato allievo di Protagora, Gorgia e Socrate, nel 392 aveva aperto una scuola di
retorica che diresse fino alla morte nel 338. Furono suoi allievi molti uomini illustri del IV sec., oratori, storici,
tragediografi e politici, tra i quali Nicocle re di Salamina nell'isola di Cipro. L'insegnamento durava tre o quattro
anni e consisteva in una cultura generale e nello studio della retorica basata sui discorsi scritti da Isocrate stesso,
quali modelli. Era una preparazione insieme retorica e politica. Per "filosofia" Isocrate intendeva la cultura
generale per realizzare l'ideale dell'uomo "ben educato"
I) ambito pedagogico: Nel Panatenaico (348-37) Isocrate precisa le caratteristiche del suo ideale educativo
luomo ben educato sa affrontare i problemi quotidiani, amabile in compagnia, ha autodominio sulle passioni,
saggio Tale ideale sostenuto da una cultura generale (ginnastica, musica, grammatica, studio dei poeti e dei
filosofi, matematiche) che ha un proprio criterio pratico, precisato nel discorso A Nicocle(370): "Bisogna, lasciando
da parte i punti controversi, mettere gli uomini alla prova su ci che generalmente ammesso".
II) ambito politico: Nel Panegirico(380) esorta tutti i Greci a fare proprio lo scopo pi elevato della politica
greca:"la guerra contro i barbari e la concordia fra di noi"; e precisa il merito indiscutibile di Atene: "La nostra
citt ha lasciato cos indietro gli altri uomini nelle opere del pensiero e della parola, che i nostri discepoli sono
diventati maestri degli altri. Essa ha fatto s che il nome di Elleni non sembra essere nome della stirpe, ma della
cultura, e son chiamati Elleni pi coloro che partecipano alla nostra formazione culturale, che non quelli che hanno
le nostre stesse origini". Nell'orazione A Filippo(346) lo ripropone al forte re macedone perch "sia il benefattore
dei greci, regni sui Macedoni e domini sul maggior numero possibile di barbari".
III) opinioni filosofiche: Nel discorso Contro i Sofisti(385) Isocrate precisa la sua tesi sul rapporto fra
educazione e virt: "Nessuno creda che io dica che la rettitudine possa essere insegnata; in generale infatti,
penso che non vi sia alcun'arte tale, che possa suscitare saggezza e rettitudine in chi non abbia sortito una natura
proclive alla virt; ma penso che lo studio dell'eloquenza pubblica possa essere soprattutto un incoraggiamento
alla virt". Nello Scambio degli averi(353) Isocrate precisa la "sua" filosofia: l'arte del paidotriba per il corpo e la
filosofia per l'anima "rendono le anime pi sagge e i corpi pi validi []. Quelli che si occupano di filosofia
espongono minutamente ai loro discepoli tutte le forme del dire che il discorso utilizza"; invece le opinioni di
Empedocle, Parmenide, Melisso e Gorgia sugli elementi della natura sono fantasticherie perch "non in potere
della mente umana acquisire la scienza, possedendo la quale potremo conoscere ci che si deve fare o
dire". A oltre 90 anni, nel Panatenaico ricorda i propri meriti: per molti anni dare "consigli su ci che pu giovare
alla citt e agli altri Greci", l'esortazione alla concordia fra loro e alla guerra contro i barbari, nonostante le
presuntuose calunnie di quattro vili sofisti seduti nel Liceo che recitano loro poemi e sconvolgono ogni sistema di
educazione.
Isocrate stato lodato da Cicerone come il padre dellumanesimo perch dalla sua scuola, come dallepico cavallo
di Troia, uscita una folta schiera di pedagoghi, retori, storici e politici. Anche se non condivide tale entusiasmo, lo
storico moderno Marrou considera Isocrate, pi che Platone, leducatore principale della Grecia nel quarto secolo
avanti Cristo.
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Traccia 2 La paideia di Platone
L'Accademia era originalmente un giardino pubblico nei sobborghi di Atene, approssimativamente a sei stadi
dalla citt. Il nome le deriva dall'eroe Academos. Il luogo fu occupato continuamente dal periodo preistorico fino al
VI sec. d.C. Durante il VI secolo a.C., una delle tre Palestre famose di Atene (Accademia, Liceo, Cinosarge) fu
fondata qui. Inoltre, si registra che Ippia, il figlio del tiranno Pisistrato, costru un muro di cinta, e Cimone lo
adorn con statue, templi, e sepolcri di uomini illustri; piant olivi e platani, che innaffi con lacqua del Cefiso. Gli
olivi, secondo antichi miti ateniesi, erano derivati dall'olivo sacro piantato dalla dea Atena sullacropoli, dove poi fu
costruito lEretteo. Da quellolivo si ricava lolio dato come un premio ai vincitori alla festa delle Panatenee.
L'Accademia soffr molto durante l'assedio di Atene da Silla nell86 a.C. All'interno di questo luogo recintato da
Ippia e abbellito da Cimone, Platone possedette, come parte del suo patrimonio, un piccolo giardino dove nel 387
a.C. apr una scuola per il ricevimento di quelli che desideravano frequentare le sue conversazioni. Da l deriv la
scuola Accademica, e da l il termine Accademia arrivato fino a noi (PAUSANIA).
Il progetto educativo di Platone: Il giovane Aristotele non sceglie la prestigiosa scuola di Isocrate ma quella di
Platone, probabilmente perch all'Accademia si d maggior valore alle scienze. Quando Ar. entra allAccademia
(367 a.C.), Pl. aveva gi pubblicato numerosi dialoghi, in cui emerge un vasto programma educativo. Nei dialoghi
giovanili (composti tra il 399 e il 390, ossia dai 28 ai 37 anni), Platone esalta il valore di Socrate come il Maestro
che insegna dialogando con tutti. Nelleducazione tradizionale simpara a leggere, scrivere, suonare la cetra e il
flauto, lottare, in quella socratica saggiunge attraverso il metodo dialogico la ricerca sul che cos la giustizia,
qual lutile per la polis. Socrate distingue tra il credere di sapere (che porta alla presunzione causa di molti mali)
e il sapere di non sapere, per cui occorre prendersi cura di s per realizzare il conosci te stesso di Delfi, chi
conosce se stesso diventa giusto e temperante, in tal modo anche capace di governare la polis(Alcibiade M). Il
progetto educativo di P. ampiamente descritto e motivato in Repubblica VII. L'esigenza di accentuare la
rigorosit invece della cultura generale come Isocrate, ben manifestata nel Menone (che pu essere letto come
manifesto programmatico nell'apertura della scuola platonica)
- il fondamento della conoscenza: Nella seconda parte del dialogo (Menone 80d-86c) Socrate, dopo aver
confutato le tre definizioni di virt tentate da Menone secondo le opinioni correnti tra i Sofisti, cio i sapienti del
proprio tempo, indica il fondamento della conoscenza nella anamnesi (ricordo/riscoperta di quanto gi presente
nellanima) utilizzando due procedimenti: 1) l'appello ad autorevoli fonti religiose e letterarie radicate in credenze
orfiche nella metempsicosi 2) la dimostrazione attraverso l'esperimento maieutico applicato a un problema di
geometria, ossia la "riscoperta" del teorema di Pitagora per raddoppiare larea di un quadrato. L'esperimento
maieutico si articola in tre momenti: I) Socrate presenta allo schiavo di Menone i termini del problema e lo
incoraggia a tentarne una soluzione II) aiuta lo schiavo a prendere coscienza del proprio errore III) poich lo
schiavo dimostra disponibilit al vero sapere, sposta la sua attenzione sugli elementi che gli permettono di trovare
la soluzione corretta; quindi chi sa (il maestro) sostiene chi non sa (l'allievo) ma la conoscenza non si travasa,
deve scaturire in chi non sa.
- educazione e polis: Senso di ogni educazione lo stabilire un rapporto tra leffettiva disuguaglianza degli
uomini come individui, e la necessaria disuguaglianza dei compiti che con lo Stato si pongono, s da poter
raggiungere in tal modo la vera uguaglianza(p.69). Lunit dello stato platonico fondata su Dio e sullidea del
Bene(p.74). Nelleducazione al sapere lidea del Bene deve diventare nellindividuo somma mathema, fonte e
causa prima della sua libera autodeterminazione(p.86, STENZEL, Platone educatore)
- "filosofia": Dal confronto tra Isocrate e Platone ricaviamo due concezioni profondamente diverse della filosofia
nel IV sec. a.C. ad Atene: A) (Isocrate) la filosofia come "cultura generale" che ammira i poeti e adotta i
procedimenti della retorica B) (Platone) la filosofia come "scienza suprema" dell'uomo che ammira i risultati
raggiunti dalle varie arti/tecniche, ad es. la matematica e la medicina, e ne adotta i procedimenti pi rigorosi. Lo
scopo ultimo di entrambe le concezioni la virt, ossia una condotta e un'esistenza degna della nobilt
dell'intelligenza umana; per i procedimenti sono radicalmente diversi: uno sceglie come mezzo principale l'arte
della persuasione propria della retorica, l'altro la meticolosit del ragionamento rigoroso proprio della dialettica.
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Traccia 3 Aristotele - Lo sviluppo dellanalitica
Vita/Scritti - la vita di A. comprende tre grandi periodi: I) il ventennio trascorso all'Accademia di Platone, dal 367
al 347 ossia fino alla morte del maestro II) il decennio dei viaggi dal 346 al 366, che include le attivit svolte ad
Asso poi nell'isola di Lesbo e infine in Macedonia come educatore di Alessandro III) gli anni intensi della propria
scuola ad Atene ossia del Liceo o Peripato dal 335 al 323, prima di recarsi in esilio a Calcide e morirvi nel 322.
- periodo accademico: A. pubblica vari scritti (detti dialoghi giovanili) come il Grillo dove critica la retorica
sofistica, l'Eudemo sull'anima distinta dal corpo, il Protreptico ossia un'esortazione alla filosofia. Dopo questi scritti
con spunti critici verso la scuola d'Isocrate, ne pubblica altri, come Sulle idee, Sul bene, Sulla filosofia, critici verso
le stesse teorie platoniche in base alla rigorosit favorita dall'ambiente accademico. Dagli scritti di questo periodo
emergono i nuclei dei futuri trattati di retorica, dialettica e analitica (logica).
- periodo dei viaggi: prima ad Atarneo dove anche si sposa, poi a Mitilene nell'isola di Lesbo con l'amico
Teofrasto, infine in Macedonia come precettore di Alessandro, A. compie e promuove ricerche sugli animali, sui
vincitori dei giochi pitici, sulle costituzioni delle poleis, sui poeti. Si colloca in questo periodo lo scritto Trattato sul
cosmo per Alessandro che costituisce la migliore sintesi a livello divulgativo del pensiero aristotelico (ad es. Nel
cap. 1 del Protreptico, nel cap. 2 del Cielo, nel cap. 3 dei Meteorologici, nel cap. 4 di Sulla generazione e
corruzione, nel cap. 5 della Fisica, nel cap. 6 della Metafisica, nel cap. 7 di Sulla filosofia).
- periodo del Liceo: Ritornato ad Atene sui cinquant'anni, A. apre una scuola nel giardino di Apollo Licio, detta
perci Liceo o anche Peripatetica per il "peripato", luogo per passeggiare. Come nell'Accademia, anche nel Liceo
si tengono diversi corsi, probabilmente i principali svolti da A. e i secondari da suoi collaboratori, corsi distinti in
conferenze ristrette a specialisti e conferenze aperte a tutti. I risultati sono i trattati di logica, fisica, filosofia prima,
etica, politica, retorica e poetica, poi definitivamente sistemati e ordinati da Andronico di Rodi nel I sec. a.C.
* Scritti di logica o Organon: Categorie, Sullinterpretazione, Analitici Primi, Analitici Secondi, Topici, Confutazioni
sofistiche
* Scritti di fisica o sulla natura: Fisica, Sul cielo, Sulla generazione e corruzione, Meteorologici, Sullanima, Parva
naturalia (Sul senso e sui sensibili, Sulla memoria e sulla reminiscenza, Sul sonno e sulla veglia, Sui sogni, sulla
divinazione nel sonno, Sulla longevit e brevit della vita, Sulla giovinezza e sulla vecchiaia,..), Ricerche sugli
animali, Parti degli animali, Riproduzione degli animali
* Scritti di filosofia prima: Metafisica (14 libri)
* Scritti di etica: Etica a Nicomaco, Grande etica, Etica Eudemia; altri scritti di filosofia pratica: Politica, Trattato di
economia
* Scritti di filosofia poietica, ossia tecniche: Retorica, Poetica
La dottrina delle 4 Cause: (da Fisica II,3 e II,7; applicata ai filosofi precedenti in Metafisica A)
La scienza conoscenza delle cause o perch, la sapienza conoscenza delle cause prime o principi: la
materia, la forma, il motore e il fine.
1) La materia o causa materiale esprime il ci di cui tutti gli esseri o sostanze sensibili sono composti, il sostrato
indeterminato, come ad es. il bronzo per la statua.
2) La forma o causa formale esprime il che cos, lessenza nella definizione di un ente, ad es. animale
razionale per luomo.
3) Il motore o causa efficiente o agente esprime il principio del cambiamento, ci che muove, ad es. il padre
causa del figlio.
4) Il fine o causa finale o scopo o bene esprime ci in vista di cui si agisce, ad es. lo scopo del passeggiare la
salute.
Rilettura di Metafisica I,3-5: I filosofi ionici (Talete, Anassimandro e Anassimene di Mileto, Eraclito di Efeso) si
erano occupati essenzialmente della causa materiale. La causa formale, che determina il sostrato, stata
individuata da Platone con la teoria delle Idee. La causa efficiente, il significato comune di causa oggi, stata
individuata da Empedocle nelle forze di Amore e Odio. La causa finale stata individuata da Anassagora con la
teoria del Nous che ordina il mondo.
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Traccia 4 Distinzione tra Filosofia e Sapienza Mitologica
Caratteristiche della filosofia greca: "Per primo Pitagora us il termine filosofia e per primo si chiam
filosofo: nessuno infatti saggio, eccetto la divinit"(DIOGENE LAERZIO, Vite dei filosofi, I,12; VIII,8; CICERONE, Tusc.
Disp.V,3). Da ARISTOTELE, Metafisica A 2-3, ricaviamo 3 caratteristiche che distinguono la filosofia da altri tipi di
conoscenze come le scienze particolari, l'arte e la religione.
1) totalit: l'oggetto o contenuto della filosofia l'intero, il tutto, la totalit delle cose, tutta quanta la realt, l'intero
della realt e dell'essere - per cui si ha la ricerca del primo principio o primo perch delle cose, di tutte le cose;
l'oggetto distingue la filosofia dalle scienze particolari.
2) razionalit: il metodo di ricerca il logos, la spiegazione puramente razionale, la scientificit, la motivazione
logica - per cui si ha la ricerca delle cause; il metodo distingue la filosofia dall'arte (fantasia) e dalla religione (fede)
nascita delle scienze: medicina, matematica, astronomia (Talete, Anassimandro, Eraclito, Parmenide,
Empedocle, Anassagora, Atomisti, Filolao, Platone, Eudosso, Aristotele, Aristarco di Samo, Ipparco, Tolomeo)
3) verit/felicit: lo scopo della ricerca filosofica la verit, conoscere e contemplare la verit. Questo scopo
muta la visione della vita e conduce alla felicit (AR., Etica Nicomachea X,7), inoltre conferisce alla ricerca un
carattere puramente teoretico, ossia mira a conoscere la verit per se stessa, prescindendo dalle sue utilizzazioni
pratiche; "disinteressato amore del vero".
SAPIENZA MITOLOGICA
La cultura greca generale ricca di poesia intessuta di miti suggestivi e nellepica eccelle Omero, tanto che gli
eroi dei canti omerici diventano tipi esemplari di condotta, ad es. il coraggio e il desiderio di gloria di Achille.
- uomini e di in Omero: per gli eroi omerici la fonte prima del loro dinamismo superiore a tutti gli altri mortali
consiste nella parentela "carnale" con qualche divinit. Oltre al fattore "ereditario", nel dinamismo degli eroi
l'elemento divino presente in forma diretta anche nelle singole azioni. Gli di non si accontentano di suscitare
negli uomini i sentimenti che li spingono a realizzare i loro voleri, ma diverse volte intervengono direttamente,
talvolta per salvare e talvolta per distruggere. Il dio supremo, Zeus, stimola e frena, a seconda dei casi, le attivit
degli altri di, ma a sua volta si regola sull'assolutezza del Fato espresso, come in Egitto, dal peso della bilancia.
Non sembra che sia costretto da qualche forza impersonale ad obbedire a quanto indicato dal destino, ma quando
Zeus si commuove per Ettore o per i troppi morti nella lunga guerra di Troia, gli altri di non negano che potrebbe
cambiare lo stesso destino, ma solo che verrebbe meno la loro lode, il che lascia sottintendere la disobbedienza
sistematica con tutte le conseguenze che essa comporta.
- Achille e la gloria, Odisseo e la rinuncia all'immortalit: Achille figlio del mortale Peleo, sebbene sua madre
sia una dea immortale, non dimostra alcun desiderio d'immortalit, ma di gloria. Achille sa che morir sotto le
mura di Troia ed Ettore sa che molto probabilmente verr ucciso dai nemici, e perci entrambi cercano di non
perdere la gloria del loro eroismo mentre si rassegnano al destino. Odisseo persino rifiuta limmortalit anche se
gli viene offerta gratuitamente dalla divina Calipso perch la sua isola un mondo incantato senza gloria e senza
storia.
- il volere di Zeus e l'attivismo di Efesto: La forza di Zeus superiore a qualunque altro essere, di compresi;
basta un cenno del suo capo perch si realizzi il suo volere. All'opposto della tranquilla superiorit di Zeus, pure
nell'ambito divino, troviamo il continuo affaticarsi di Efesto, sempre in movimento. Sulla terra predomina
l'inquietudine, ma si trovano anche eccezioni di quiete come l'isola di Eolo, la reggia di Circe o l'isola di Calipso,
ma si rischia di perdere il legame con la patria ed estraniarsi da tutto come i mangiatori di loto.
- lo scudo di Achille e la danza della vita: La descrizione pi bella di una visione globale della realt secondo
Omero, sta probabilmente sullo scudo di Achille. Il poeta lo descrive costituito di 5 zone in cui traspare, ad una
lettura filosofica, l'insieme di unit e pluralit, dinamismo e immobilit, intelligenza e conciliazione degli opposti.
L'ultima zona presenta l'Oceano che fa il giro completo dello scudo come quello reale della terra, la cui
espressione pi bella la danza della quarta zona, ossia di ragazzi e ragazze che ballano tenendosi per mano
nello splendore dello loro giovinezza e bellezza, mentre al centro di quella danza roteano due acrobati per iniziare
la festa della vita, quasi un simbolo plastico delle acrobazie di di ed eroi intorno al mondo.
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Culture prefilosofiche: La filosofia greca preceduta da due millenni di civilt e testi scritti in Mesopotamia ed in
Egitto. Sono nate molte scienze particolari e profonde riflessioni su tutti gli aspetti della realt. Si tratta di intuizioni
della totalit espresse nel linguaggio simbolico dei miti. Non si tratta di "filosofia", ma di "sapienza", ossia visione
universale che la precede e stimola alla ricerca; si tratta di intuizioni globalizzanti che possono essere tradotte in
concetti filosofici solo come "consapevoli riduzioni" a categorie elaborate successivamente.
Gilgamesh: L'eroe sumerico, re di Uruk, protagonista in miti elaborati dal IV al I millennio a.C. tra popoli diversi
(Sumeri, Babilonesi, Assiri, Elamiti, Ittiti, Cananei). un eroe civilizzatore che poi diventa giudice dei morti
nell'aldil. I diversi miti, collegati in un'epopea da Babilonesi e dagli Assiri in 12 tavolette (l'elaborazione migliore
deriva dalla biblioteca di Assurbanipal nel VII sec. a.C.), esaltano l'eroismo e manifestano l'amarezza per
l'incapacit umana di accedere all'immortalit. I miti intorno all'eroe G. sono nati dal contrasto fra la tendenza alla
rassegnazione di non poter sfuggire alla morte e la tendenza a proclamare il desiderio irrinunciabile a una vita
eterna.
Nellanalisi del poema di G, che anticipa nellinsieme le tematiche delliliade e dellOdissea, sono state ricostruite
4 redazioni:
1) Canti epici sumerici (2500-2000 a.C.) raccolti sotto la III dinastia di Ur (2100-2000 a.C);
2) la loro rielaborazione in saghe paleo-babilonesi ai tempi del re Hammurabi (1800-1600 a.C.) che ha originato
lEpopea paleo-babilonese;
3) le saghe medio-babilonesi (XIV-XII sec. A.C.) e la loro rielaborazione unitaria in 11 Canti da SINLEQIUNNINI,
sacerdote-esorcista babilonese alla corte del re assiro Tukultininurta (1243-1207 a.C.), detta Epopea Classica;
4) la redazione neoassira in Accadico (Biblioteca di Assurbanipal) ad opera di NABUZUQUPKENA, il quale aggiunge il
Canto XII sugli Inferi (tradotto dal sumerico).
Ricostruzione di SANDARS 1972: Prologo su G. re di Uruk (tav. I), 1) la venuta di Enkidu (tav. II), 2) il viaggio
nella foresta e lotta contro Khubaba (tav. III-V), 3) Ishtar, G. e la morte di Enkidu (Tav. VI-VIII), 4) alla ricerca
dellimmortalit (tav. IX-X), 5) il racconto del diluvio, 6) il ritorno (tav. XI), 7) la morte di G. (solo in sumerico)
- uomini e di: La capacit di regnare, la regalit, il dono degli di che fonda la civilt umana ed eleva un
aggregato umano alla realt superiore della citt. L'uomo, che sia stato creato direttamente dalla terra per opera
del dio Enlil come diceva la teologia di Nippur o d'argilla impastata dal dio Enki per quella di Eridu oppure dal
sangue degli di uccisi come sostenevano gli Accadi, ha lo scopo di subentrare agli di nel lavoro della terra.
L'uomo al servizio degli di; questo compito pu essere inteso in tanti modi. Il re assiro l'alto sacerdote del dio
Assur con potere assoluto, il re babilonese, invece, l'umile servo del dio Marduk. Quando entra nella cella del
suo tempio a Babilonia, all'inizio dell'anno, deve deporre le insegne regali e umiliarsi di fronte al suo sacerdote.
- ricerca dell'immortalit: Tra i miti di G. uno riguarda la ricerca tenace dell'immortalit e il misero fallimento di
tale impresa. Per un eroe come G. non un'impresa assolutamente impossibile, ma comunque cos difficile che
anche lui fallisce e proprio quando credeva d'averla ottenuta. Per non lasciarsi cadere nella disperazione l'antico
eroe mesopotamico s'accontenta di un palliativo utilizzato fino ad oggi, con altri mezzi, da tanti intellettuali:
"Quando ritorn, su una pietra l'intera storia incise".
- l'ostilit di Inanna e la tristezza degli Inferi: Il rapporto con gli di non sempre di collaborazione e di
benevolenza, in particolare quello dell'eroe G. con la potente e molto onorata dea dell'amore e della guerra, la
bellissima e terribile Inanna dei Sumeri o Ishtar dei Babilonesi o Astarte dei Cananei. La dea si vendica
dell'arroganza di G. con la morte dell'amico Enkidu, il quale prossimo alla morte racconta come in sogno ha visto
l'orrore della "casa della polvere", piena di tenebre e squallore. A che serve la gloria, la potenza, la ricchezza e lo
stesso sapere se tutto destinato a finire nella polvere, ad essere annientato dalla morte? In preda all'amarezza
Enkidu maledice tutti coloro che l'hanno tratto fuori dalla sua vita selvaggia, gli hanno fatto conoscere la bellezza
della vita civile, ma anche lo hanno reso consapevole di essere destinato a morire. Shamash, il dio del sole che
vede tutta l'umanit, gli ricorda il valore impagabile dell'amicizia con G.. E., allora,, ritira tutte le maledizioni e le
muta in benedizioni nonostante l'amarezza del momento.
Confronto con Achille: Nell'eroe di Omero non si ha la ricerca dell'immortalit ma la rinuncia consapevole ad
essa in cambio della gloria, della fama imperitura fra gli uomini (A. inizia dalla conclusione di G)
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Osiride: un eroe civilizzatore, re d'Egitto nel periodo predinastico, poi diventato giudice dei morti e dio salvatore
che consente l'accesso all'immortalit fra gli altri di (invocato dal popolo nel III millennio, anche dai faraoni in
quelli successivi: le invocazioni sono diventate formule pi o meno lunghe sorte nel corso di tre millenni e che
costituiscono il Libro dei Morti).
- la giustificazione: In ogni formula l'anima del defunto si trova di fronte al dio Osiride per essere giudicata,
ammessa alla vita divina oppure esclusa con terribili conseguenze. Il criterio generale di giustificazione consiste
nell'affidare la propria anima al dio Osiride in modo cos completo da potersi identificare con lui, soprattutto con la
sua volont di bene e di salvezza.
- l'anima: Come il Nilo scorre verso il mare, cos l'anima di ogni uomo in viaggio verso il cielo. Rivolto a Ra, il
divino barcaiolo del cielo o sole splendente sopra il corso del tempo, l'Egizio riscopre in s l'aspetto pi luminoso
della propria anima, l'Akh o principio divino presente in ogni uomo.
- l'Uno: Nella formula 7, se facciamo astrazione dalla banale pratica superstiziosa di esorcizzare il male
bruciandone un'immagine di cera, si ha un'intuizione molto suggestiva del vero essere al di sopra di tutta la realt
esistente: "Io sono l'Uno che presiede l'Abisso primordiale e i miei poteri sono i poteri di tutti gli di. Io sono
l'Essere dai nomi misteriosi che prepara le sedi per milioni di anni". Ancora pi al limite della concettualizzazione
la formula 43: "Egli l'Uno che procede dall'Uno. Egli il Fanciullo che passa sulla strada di Ieri. Egli l'Oggi per
generazioni e generazioni. Egli colui che d stabilit per milioni di anni. Egli vi ha modellato con le su mani ed
egli non muore una seconda volta. Un istante di lui in voi, ma le sue forze sono esclusivamente in lui e non si
pu conoscere". Il vertice di queste riflessioni si ha nell'inno di Akhenaton al sole: "Tu dio unico, al di fuori del
quale nessuno esiste. Tu hai creato la terra a tuo desiderio. Tu hai collocato ogni uomo al suo posto. Tu fai milioni
di forme da te. La terra nella tua mano. Tu sei la durata stessa della vita".
- l'immortalit: Rispetto alla Mesopotamia, nel pi stabile Egitto si conservata meglio la credenza neolitica
nell'immortalit con qualche speranza di risurrezione. Non si tratta dell'immortalit platonica e nemmeno della
risurrezione ebraica, ma di forti intuizioni mistiche che hanno accresciuto la sensibilit morale e la fiducia nella
benevolenza divina. Nel corso della storia egizia si hanno le seguenti accentuazioni religiose: nel Regno Antico si
sottolinea che gli di presiedono alla vita e all'ordine del cosmo, nel Medio che da essi dipende ed garantito
l'ordine morale, nel Nuovo si ricerca una realt unitaria che li colleghi tutti come i vari nomoi o province al faraone,
nella Tarda Antichit tale funzione unificatrice in versione salvifica per ogni uomo svolta da Osiride. Negli scritti
pi antichi, detti Testi delle Piramidi, limmortalit era riservata al faraone, negli scritti del Medio Regno, detti Testi
dei Sarcofagi, viene estesa gradualmente ai nobili, nel Nuovo Regno, tramite lelaborazione del Libro dei Morti o
meglio nel titolo originale Libro per uscire al giorno, a tutti gi Egizi.
- il ruolo della conoscenza: Ogni grande cultura sostenuta e alimentata dal desiderio di conoscere, di fare
esperienza e di regolare la propria vita sulla base dell'intelligenza della realt. Nelle formule raccolte nel Libro dei
Morti la conoscenza svolge persino un ruolo salvifico. Nei limiti di una conoscenza che lascia prevalere, talvolta, il
suono delle parole e i segni grafici sul loro significato, la giustificazione del defunto da parte degli di alla presenza
di Osiride richiede la collaborazione umana:
1)per alcune formule basta la conoscenza in generale come identificazione con alcune forme divine (ad es. nelle
formula 64 risalente alla I Dinastia: Io sono lo Ieri e conosco il Domani, io sono lAnima occulta che crea gli di,
nella formula 79 con Atum, nella 145 con un lungo elenco che diventa quasi descrizione geografica dellaldil
2)per altre non basta la conoscenza delle divinit presenti al giudizio dellanima, ma occorre anche essersi
astenuti dal male e aver compiuto le opere buone espresse in un lungo esame di coscienza, ad es. nella
suggestiva e lunga 125: Omaggio a voi, Signori della Verit e della Giustizia, omaggio a te, dio grande, Signore di
Verit e di Giustizia. Io ti conosco, conosco il tuo nome e conosco il nome di questi Quarantadue di che sono con
te nella Sala della Verit e della Giustizia, vivendo di coloro che albergano il male e abbeverandosi del loro
sangue cui segue un meticoloso esame di coscienza per proclamarsi senza colpe
3)la formula 126 riconosce che l'elemento fondamentale consiste nella misericordia divina, nella purificazione da
essa donata pi che nella propria conoscenza o in una condotta che pretenda di essere irreprensibile
4)la formula 104, all'opposto, ritiene fondamentale l'opera dell'imbalsamazione
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Traccia 5 Lessico dei Presocratici:
1. Principio/Arch: ci di cui tutti gli esseri sono costituiti, ci da cui derivano originariamente e ci in cui si
risolvono da ultimo (AR.,Metafisica I,3.983b). Laffermazione di Talete che lacqua lorigine da cui derivano tutte
le cose la prima proposizione filosofica perch con essa il pensiero umano passa dal mito al logos, dalle
raffigurazioni fantastiche alle motivazioni di pura ragione, dal racconto suggestivo allargomentazione criticabile
senza perdere di vista lorizzonte della totalit, es. TALETE.
2. Logos:da leghein (mettere insieme) ed esprime loperazione che il pensiero compie nellaffrontare le cose, ossia
collega sulla base di un ordine oggettivo che sussiste nelle cose stesse. In Eraclito la regola seconda cui si
realizzano tutte le cose, la legge che comune a tutte e le governa. Il collegamento tra le osservazioni empiriche
e lordine mentale in base ad una regola razionale trasforma il logos in principio della scienza, es. ERACLITO.
3. Kosmos: significa ordine ed il termine usato dai Pitagorici per indicare luniverso che cessa di essere
dominato da forze oscure e diventa trasparente allintelligenza in base alla loro concezione del numero come
principio armonizzatore di tutti gli elementi. Con la filosofia pitagorica luomo greco passa dal caos di Esiodo al
kosmos di Pitagora, perch il numero garanzia di ordine, razionalit, conoscibilit, permeabilit al pensiero. Per
Filolao garanzia di verit e giustizia, es. PITAGORA e FILOLAO.
4. Physis: da crescita delle piante e regola di vita degli animali passato a indicare la natura, il divenire nel mondo
con il suo ordine e le sue leggi, il principio dellessere e della vita di tutte le cose, che fonda sia la specificit di
ciascuno sia lunit dellinsieme. Il concetto di physis si imposto come fondamentale tra i Presocratici tanto che
la maggior parte dei loro scritti sono stati intitolati Sulla natura. Aristotele afferma (Met. V, 4) che tale concetto fu
creato proprio da loro per cui vennero chiamati Fisici, ritenendolo il principio dellessere e della vita di tutte le cose
es. ANASSIMENE.
5. Psych: da soffio vitale e fantasma in Omero a demone/essere divino negli Orfici, nei Presocratici, a cominciare
da Talete, collegata al principio primo della physis e ne assume alcune caratteristiche, tra le quali, nei Pitagorici,
limmortalit e il ritorno al divino da cui ha avuto origine. Eraclito e Anassagora la collegano allintelligenza.
Diogene di Apollonia, per collegare lanima con lintelligenza e la natura, la identifica con laria come realt
intelligente o sua emanazione materiale, es. EMPEDOCLE.
6. Essere: negli Eleati lassoluto positivo libero da qualsiasi negativit, considerato ingenerato, incorruttibile,
immutabile, immobile, uguale, indivisibile, uno. identico al pensabile ed ha significato univoco, per cui devono
essere negati divenire e molteplicit nelle formulazioni polemiche di Zenone e Melisso. I Fisici pluralisti cercano
di conservare la forza dei ragionamenti degli Eleati sullessere, ma anche di argomentare razionalmente
sullevidenza dellesperienza, es. PARMENIDE.
7. Uno: esprime il vertice dellintelligibilit e della realt, si impone al logos per Eraclito, identico a Dio per
Senofane e allessere per Melisso. Nella filosofia greca la maggior attenzione non dedicata allontologia o
metafisica dellessere (Parmenide, Aristotele), ma allhenologia o metafisica delluno (Melisso, Platone,
Neopitagorici e Neoplatonici), es. SENOFANE.
8. Nous: Il termine ha una vasta gamma di significati oltre a quelli attuali in ambito gnoseologico e psicologico,
anzi a loro fondamento sta il significato metafisico a volte identico a quello cosmologico con forti implicanze etiche
e religiose. In alcuni presocratici indica sia lintelletto delluomo sia lintelletto ordinatore del cosmo, per Senofane
corrisponde al Dio unico, per Anassagora alla causa del cosmo, realt fisica, ma infinita, indipendente e non
mescolata alle altre, es. ANASSAGORA.
9. Incorporeo: il termine asmatos usato da Anassimene per esprimere la superiorit dellaria infinita rispetto a
tutto il resto, ossia un infinito in senso fisico. In ambito mitologico si attribuisce ad Orfeo la concezione di un dio
incorporeo che va inteso come indefinibile perch pu assumere innumerevoli forme fisiche; secondo Melisso
una caratteristica dellessere in quanto unico per escludere divisioni al suo interno, es. MELISSO.
10. Infinito: il termine peiron ha un ruolo positivo nei presocratici orientali e negativo in quelli occidentali: per
Anassimandro il principio primo, per i Pitagorici lindeterminato e svolge un ruolo negativo, per Anassimene,
Anassagora e gli Atomisti linesauribile e svolge un ruolo positivo, es. ANASSIMANDRO.
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Traccia 6 I) periodo naturalistico a Mileto (VI sec. a.C.)
- i Milesi: La nascita della filosofia presocratica e della sua visione di un kosmos ordinato coincide con l'emergere
della polis greca e del sistema di poleis che avrebbero dominato gran parte del V e IV sec. della storia greca.
Infatti il sistema della polis funzionava sia come un'effettiva rete di comunicazione sia come scambio culturale ed
anche come fonte di modelli riflessivi e sistemi d'interpretazione durante il VI e il V sec. a.C. Nel 600 a.C. Mileto
era la punta meridionale del "triangolo dorato" di potenti citt-stato dedite al commercio, ciascuna di esse al centro
di una complessa rete d'interessi materiali e culturali. L'apice di questo triangolo era formato dalle citt di
Colofone, Efeso e Clazomene, l'altro angolo dall'isola di Samo. Nel raggio di 80 km possibile localizzare i
maggiori innovatori della prima filosofia e scienza greca: a Mileto TALETE - ANASSIMANDRO - ANASSIMENE, a Efeso
ERACLITO, a Colofone SENOFANE, pi tardi a Clazomene ANASSAGORA, nell'isola di Samo PITAGORA.
- kosmos: Nel periodo che va dal 550 al 400 il termine kosmos passa da parola quotidiana per la condotta morale
e il bell'ornamento a concetto tecnico per l'universo come intero ben ordinato. Attraverso le comunit pitagoriche,
la teoria cosmica di Eraclito, il grande poema di Parmenide, la ricerca della vita virtuosa di Socrate, l'ontologia di
Platone e la metafisica di Aristotele, kosmos diventa una concreta materializzazione del logos in ogni sfera
dell'esperienza. Le figure della pura intelligibilit (logos), della natura (physis) e dell'ordine (kosmos) esprimono il
grande progetto sull'Intero dei Milesi.
- Talete e il principio: La criticit e la libert nei discorsi favor l'esame del miscuglio di culture confluite nella citt
di Mileto (da Egitto, Mesopotamia, Scizia, Fenicia, Creta, Lidia, Caria, ecc.) e incoraggi le arti della comparazione
sistematica, dell'astrazione e del criticismo. ARISTOTELE individua in T il pensatore che per primo ha localizzato un
principio assoluto per la totalit delle cose. La risposta di T (l'acqua il principio di tutto) pone un'unit significativa
nel cuore di tutte le cose, un ordine semplice dietro la loro molteplicit. La fonte del kosmos individuata in un
elemento della realt appartenente all'esperienza, non come l'umido del mitico Oceano di Omero o l'acqua
cosmogonica da cui procede la creazione egizia. E' quell'elemento/principio la chiave dell'intelligibilit della realt
che rende la filosofia capace di fornire una descrizione unificata dell'Intero. Tale principio collegato alla realt
divina (Tutte le cose sono piene di di) e alla vita (Tutto animato), ossia alla forza viva che pervade tutto.
- Anassimandro e l'apeiron: Per includere tutta la realt e non solo gli esseri viventi in quanto connessi all'acqua,
A. pone come principio l'apeiron, ossia una realt infinita nella quantit in quanto priva di limiti esterni e indefinita
nella qualit in quanto priva di limiti interni(Principio degli esseri linfinito/ da dove gli esseri hanno origine/ l
hanno la distruzione secondo necessit: pagano infatti lun laltro la pena e il riscatto dellingiustizia/ secondo
lordine del tempo). Da esso hanno origine i contrari (caldo e freddo, secco e umido) che, in perenne lotta di
sopraffazione reciproca, originano gli elementi, le cose e i mondi che corrispondo agli di della mitologia, i quali
hanno lunghissima vita ma non sono eterni come lapeiron, che, invece, il vero divino immortale e incorruttibile.
La terra al centro del cosmo, cilindrica e si regge per lequilibrio delle forze. Dallacqua del mare hanno avuto
origine gli esseri viventi, che si sono evoluti da semplici a complessi, ad es. gli uomini dai pesci. Esistono infiniti
mondi e forme di vita in essi. Si ha il primo tentativo, in termini ancora mitologici forse desunti dagli Orfici, di
spiegare come e perch dal principio primo derivino tutte le cose.
- Anassimene e il procedimento: il principio primo l'aria perch infinita come l'apeiron di Anassimandro
(quindi inesauribile) ed capace di diventare tutte le cose come l'acqua di Talete (invisibile quando uniforme,
resa visibile dal movimento che eterno, in se stessa vicina allincorporeo = vicina al non visibile, al non
percettibile, al non essere chiuso in confini). Laria divina e da essa hanno origine tutte le cose attraverso il
procedimento meccanico di rarefazione (si forma il fuoco) e condensazione (si forma il vento, la nuvola, e al
crescere della condensazione l'acqua, poi la terra, poi le pietre e tutte le altre cose). La differenza qualitativa dei
fenomeni ha origine da quella quantitativa del principio originario. Dalla terra hanno origine tutti gli astri che
emettono calore per la rapidit del movimento. E un tentativo di pervenire a una rappresentazione pi precisa del
processo attraverso spiegazioni pi semplici e pi in accordo con le condizioni apparenti. Con il principio di
rarefazione e condensazione A. fornisce la causa dinamica che fa derivare dal principio tutte le cose. Per gli
antichi dossografi fornisce lesposizione pi compiuta della scuola ionica.
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Traccia 7 a Efeso (VI V sec. a.C.)
Eraclito di Efeso: Cittadino aristocratico della ricca citt ionica di Efeso, E. contribu alla sua riforma etica e
politica attaccando duramente la cultura dominante (lusso e lassismo). Nella critica fu probabilmente influenzato
da Senofane, estendendo come lui lo spirito competitivo alla sfera della ricerca filosofica. - fragilit umana e
indicazione divina: Il pensiero umano al confronto con quello degli di debole come un bambino di fronte ad un
adulto (es. la scimmia e la dea). Per non vivere come bambini sciocchi, dobbiamo avere il coraggio di staccarci
dalle opinioni comuni. Eraclito ha avuto questo coraggio e ha trovato la fonte della divina saggezza indagando in
se stesso. Tutti possono indagare se stessi e cos diventare saggi. - piaceri e opinioni: Indagando in se
stesso, E. si scoperto capace di riflettere sull'esperienza ed ha notato varie "stranezze" (es. l'asino e l'oro). La
giustizia del tempo manifester quanto siano sciocche tante opinioni. Gli uomini hanno occhi per vedere e orecchi
per ascoltare, ma le loro anime sono barbare. Danno retta ai canti degli aedi come fossero veri maestri e non solo
degli intrattenitori. Di fronte alla stoltezza di quei sapienti il tempo un fanciullo che gioca a dadi, il mondo il
regno del caso finch non escono dalla loro ingenuit. - lo scorrere delle cose e la stabilit del Logos: i
sapienti non sono in grado di stabilire che cosa renda un fiume insieme identico e diverso (es. il fiume), per cui
possiamo dire che scendiamo e insieme non scendiamo nello stesso fiume o che nello stesso fiume non possiamo
scendere due volte.. Eppure il logos, la legge perenne di tutta la realt, davanti agli occhi intelligenti di tutti gli
uomini perch governa tutte le cose, ma la maggior parte degli uomini agisce in contrasto con lui e perci anche
tra di loro per cui si trovano ad essere estranei persino alle cose quotidiane, perch anche quelle sono regolate
dal logos - l'armonia degli opposti: L'uno deriva da tutte le cose e tutte le cose derivano dall'uno, ossia vi
continua circolarit fra il tutto e le parti, per cui vanno riconosciuti i legami fra gli opposti come intero e non intero.
Comprendiamo il non intero in rapporto all'intero e viceversa. In base a questi legami si riconosce che gli opposti
sono fra loro concordi e quanto, considerato staccato risulta discorde, unito costituisce l'armonia pi bella (es. la
lira e l'arco). Nell'equilibrio della tensione degli opposti c' vita, nel cedimento di uno dei due si ha la morte. La
tensione fa soffrire, ma come il tagliare del chirurgo per liberare dalle malattie. Per comprendere il logos bisogna
elevarsi fino al cielo e scendere fin dentro le realt quotidiane e in se stessi. - l'armonia del cosmo: Nel cosmo
traspare all'intelligenza un ordine che comprende sia gli di sia gli uomini, gli astri e le cose della terra: un fuoco
vivo che varia continuamente secondo una regola che assicura l'armonia nel cambio delle parti e nella tensione
dell'insieme. Il mondo ha origine come fuoco che diventa in parte aria calda in parte terra, poi una parte della terra
si liquefa e diventa mare. Gli opposti si trovano allinterno di ogni cosa. La presenza degli opposti determina
continua novit. Vita e morte sono connessi in ogni realt. Il divenire cosmico rivela che gli astri creduti immortali
sono anche loro mortali, che gli uomini mortali hanno accesso all'immortalit. (es. il fuoco). - l'emergere del
divino: L'aspetto pi difficile da riconoscere la necessit della guerra, della tensione continua che logora e
assicura la vita dell'insieme nell'alternanza delle parti. Zeus in se stesso perfetta armonia, ossia il dio giorno
per chi cerca la verit e notte per il presuntuoso (es. Zeus giorno e notte). Per la sapienza bisogna scavare molta
terra per trovare un po' di oro, diventare esperti di molte cose per cogliere i loro legami all'universale. Senza
fiducia nelle proprie capacit, non si coglie alcun aspetto divino. Luomo, se non supera le opinioni comuni, non
riscoprir in s, fragile essere mortale, la presenza del divino.
- l'anima e la citt: Il logos che governa l'universo, per gli animali privi di ragione ha la forza coercitiva di una
frusta; talvolta anche per gli uomini quando si oppongono di frequente alla Giustizia. L'essenza divina dell'anima
sta in un logos che accresce se stesso, ossia la ragione individuale si accresce sempre pi nella ragione
universale. L'anima libera da ogni mollezza ("secca") splende nella saggezza, gode dei profumi delle virt divine,
plasma come un essere divino il proprio carattere. La saggezza o conoscenza del logos indispensabile anche
alla polis. La citt si basa sulla legge, per tutte le leggi umane traggono alimento dall'unica legge divina che
consiste nell'armonia dei contrari. Gli stolti Efesini non capiscono che il loro lusso una disgrazia, che li porter
alla rovina. La legge non questione di maggioranza perch pu essere espressa anche da uno solo, purch
saggio. Per la salvezza della polis necessario che il popolo combatta in difesa della legge come in difesa delle
mura (contro i Persiani), perch queste difendono le case ma quelle le anime.
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Traccia 8 in Magna Grecia (VI V sec. a.C.)
Pitagorici: La matematica, ampiamente utilizzata dai Milesi nell'ambito tecnico, fu portata al centro del discorso
filosofico da Pitagora. Probabilmente fu prima applicata con successo alla musica, poi la musica matematizzata
all'astronomia che gi era stata riletta alla luce dell'arch dai Milesi. Cos il numero, da mezzo tecnico, divenne
arch, o meglio, divennero principi gli elementi del numero, perch il numero una proporzione fra elementi.
- da Zoroastro e Anassimandro: Dalla contrapposizione di Zoroastro fra luce e tenebre, fra bene e male, inoltre
dalla separazione di coppie di contrari di caldo e freddo, secco e umido dall'apeiron primordiale di Anassimandro,
Pitagora avvia la formulazione di una tavola di opposti alla base della realt, a cominciare da pari e dispari quali
elementi costitutivi dei numeri, per cui il misurato perfetto ( peras, invece l'apeiron l'instabile da delimitare).
- scuola: Il gruppo dei Pitagorici era suddiviso in due livelli: 1) acumismatici o uditori ossia coloro che erano
ammessi ad ascoltare le dottrine del maestro e che mettevano in pratica gli acumi, i precetti morali 2)
matematici o scienziati, coloro che si esercitavano nelle scienze matematiche e fisiche. Gli acumi sono precetti
pratici, regole di vita, intuizioni morali, non fondate in modo argomentativo. I mathemata costituiscono il corpus
della dottrina scientifica.
- aritmologia: I Pitagorici videro la natura come un tipo di linguaggio, il linguaggio dei numeri, e con questa
intuizione diedero al termine philosophia il senso di un modo di vivere speso alla ricerca del linguaggio
matematico nascosto nella realt. Il numero fu visto come il linguaggio del cosmo. Lordine armonico eterno
esemplificato dalle leggi armoniche e dalle proporzioni delle scale musicali. Tutte le cose sono generate dai
numeri: 1) il numero principio cosmogonico = le armonie matematiche sono la matrice creativa del cosmo 2) il
numero principio epistemologico = soltanto ci che ha proporzione matematica, ci che ha numero conoscibile
3) verit ontologica = la vera realt, sotto il mondo dei fenomeni, il mondo di relazioni matematiche 4) intuizione
religiosa dentro la natura delle cose.
- vita pratica: Il principio della vita pratica la virt quale giusta misura tra gli opposti, principio da cui derivano
vari precetti: 1)elimina la malattia dal corpo 2)elimina l'ignoranza dall'anima 3)elimina l'intemperanza dal ventre
4)elimina la discordia dalla citt 5)elimina il dissenso dalla casa 6)elimina la mancanza di misura da tutte le cose.
- religiosit: Sono attribuite a Pitagora dal contemporaneo Senofane le seguenti credenze: 1) l'immortalit delle
anime 2) la metempsicosi 3) la parentela universale dei viventi 4) il ciclo cosmico universale.
Senofane: S. formula una notevole concezione dell'unit di Dio una generazione prima di Parmenide; tale
concezione il ponte tra la prima concezione cosmologica dei Milesi, la matematica di Pitagora e il Poema di
Parmenide. S. ironizza sull'ossessione dell'eccellenza fisica e dei giochi atletici, i quali, insieme alla teologia
omerica, avevano un ruolo egemone nella societ culturale greca, strettamente unita alla vita politica. Giochi e
politica erano il fulcro del prestigio dei nuovi oligarchi. S., invece, rivendica il valore della sapienza per i cittadini,
per la loro formazione umana. La virt principale del cittadino non la prestanza fisica, ma la sapienza,
conseguita attraverso la conoscenza rigorosa pi che nella poesia omerica.
- critica all'antropomorfismo: Omero ed Esiodo hanno attributo agli di tutto quanto presso gli uomini oggetto
di biasimo. Gli inganni fra gli di non hanno senso etico ma sono tracce delle metamorfosi della religione
preellenica alle quali stata applicata l'etica dell'aristocrazia ionica. Omero ed Esiodo rappresentano il trapasso
fra la religiosit arcaica e quella classica. S., legato alla polis, invece guarda agli di come esseri "politici" che
devono rispettare la legge ossia agire in modo conforme ad essa che esprime anche ci che conviene
razionalmente al divino. Nelle critiche di S. la ragione umana diventa criterio di giudizio della tradizione religiosa
costituitasi con Omero ed Esiodo.
- nuova riflessione teologica: In continuit con le riflessioni sul principio primo avviate dagli ionici, S. individua
nella realt divina 4 caratteristiche fondamentali - 1) unicit 2) intelligenza 3) onnipotenza 4) immobilit. La prima e
la quarta caratteristica sono ricavate dall'identit del principio divino con l'intero universo, la seconda e la terza
dalla concezione tradizionale di Zeus per liberata dagli aspetti fisici e dai limiti morali che si trovano negli uomini.
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Traccia 9 Eleati
Parmenide: Con il filosofo di Elea inizia la riflessione sull'essere, la cosmologia viene superata dall'ontologia,
l'evidenza dell'esperienza dalla rigorosit della ragione. - le 3 letture del Proemio: 1) topografica - sembra un
viaggio reale dal quartiere settentrionale a quello meridionale, passando vicino al colle dell'Acropoli per la Porta
Antica della polis di Elea 2) gnoseologica - il ragionamento, guidato dalle sensazioni, arriva alla comprensione
delle cose e a distinguere fra la stabilit della scienza e l'instabilit delle opinioni 3) metafisica - il Proemio
raffigura l'intero Poema = il carro simbolo del cosmo e dell'opera di P., le cavalle le forze istintive, le Eliadi le
forze conoscitive, il viaggio il cammino verso la Verit, la Dea la Verit che si manifesta con una pluralit di nomi,
le parole delle Eliadi sono le qualit di P. che lo rendono degno di entrare, la Porta sta per la conoscenza, la
Verit ben rotonda ci che d senso al Tutto, il cuore sta per centro pi significativo, ben rotonda per verit
compiuta e perfetta. Il Viaggio verso l'essere che il cuore della verit mentre l'apparire sua manifestazione
nelle cose. - fr.2, la via dell'essere: La via dell'essere manifesta la verit, quella del non-essere rende
impossibile la conoscenza. Del termine "essere" il significato predicativo (dire di) e il significato veridico
(corrisponde a ) sono inclusi in quello esistenziale (esiste). La natura delle cose e le determinazioni o attribuzioni
dell'essere sono solo segni indicatori dell'essere, ma non sono l'essere anche se appartengono all'essere. Il senso
esistenziale dell'essere non uno fra gli altri, ma costituisce ci che d senso a tutti gli altri significati. Qui il non-
essere non la negazione di un aspetto dell'essere ma assenza assoluta di esistenza, negativit assoluta tale da
render impossibile sia il pensare che il dire. Pensare e pensare lessere la stessa cosa, perch se il pensiero
non pensa lessere, esso neppure si istituisce come pensiero. E necessario pensare lessere ed impossibile
pensare il non-essere. - fr.3-5, essere e pensare: Essere e pensare sono identici perch senza l'essere non si
d neppure il pensiero, il pensare manifestazione dell'essere; ma senza il pensare l'essere diventa indicibile
come il non-essere. Il nous un aspetto dell'essere, la facolt che radica l'uomo nell'essere oltre il molteplice
dell'apparire. Il procedimento circolare perch l'essere costituisce l'evidenza prima e ultima di ogni discorso. -
fr.6-7, critica ai mortali: I sapienti ionici sono confusi sull'esperienza, per non l'esperienza in s contraddittoria
ma l'uomo che attribuendo realt al non-essere la rende tale e quindi se stesso incapace di conoscere la realt. I
sensi non possono essere separati dalla ragione, altrimenti si resta nell'apparire che presenta solo contenuti
parziali e instabili. - fr.8,1-49 - i segni indicatori dell'essere: l'essere ingenerato perch non pu derivare dal
non-essere in quanto non esiste e neppure dall'essere perch esiste gi, l'essere intero perch in tutte le sue
possibili parti tutto quanto solo essere, quieto perch non gli manca nulla e nulla lo minaccia, senza fine
perch indistruttibile, uno perch non si tratta di una cosa particolare ma dell'essere nella sua assolutezza cio
totalit compiuta, continuo perch in esso non c' alcuna frattura dovuta al non-essere o a forme di essere che
non si attengano alla sua salda assolutezza, immobile perch non gli manca nulla ed saldissimo nei legami
dell'esigenza rigorosa della ragione quale espressione diretta dell'essere, senza principio perch non mai nato
ma esiste da sempre, incessante perch la certezza della verit ha riconosciuto che non c' alcun istante senza
la sua presenza, identico sia con se stesso perch non ha parti diverse sia con il pensiero perch sua causa e
suo contenuto, compiuto perch ha un limite esterno che racchiude la totalit ed esclude sia dall'esistenza sia
dal pensiero qualunque cosa che non si riconosca in esso, simile a una sfera perfetta per l'uguaglianza di ogni
parte e la totalit inviolabile che rinsalda la mente nella verit. - fr.8,50-fr.19: la doxa - la doxa/opinione
ha per oggetto l'apparire che deve rinviare ad altro per acquisire il proprio fondamento. I saggi, ionici e pitagorici,
pongono due principi contrari alla base del molteplice, ma non ritengono necessaria la loro unit nell'essere ossia
non li ritengono due forme dello stesso essere. I principi del mondo fisico per P. sono Luce e Notte, due forme che
manifestano l'essere nell'apparire. Scopo della fisica parmenidea spiegare i fenomeni dell'apparire in modo che
non venga mai introdotto come principio di spiegazione il nulla. Luce e Notte sono il fondamento della
determinazione di ciascuna cosa. Il cosmo costituito di corone alternate di fuoco e Notte con al centro la Daimon
che genera per primo Eros, quale principio cosmico di ogni altra realt nell'apparire. Il molteplice e il divenire sono
spiegati sullo sfondo unitario dell'essere e sull'alternanza nell'apparire dei due principi contrari di Luce e Notte,
espressi dall'esperienza nell'unit dialettica di apparire - scomparire, presenza - assenza, vita - morte.
15
LESSERE E NON PU NON ESSERE: SEGNI INDICATORI
28 B 8, 3-6:
1) INGENERATO (oevqtov)
2) INDISTRUTTIBILE (ovLepov)
3) INTERO (ouLoeLeg)
4) QUIETO (otpeeg)
5) SENZA FINE (oteLeotov)
6) UNO (ev)
7) CONTINUO (ouveeg)
28 B 8, 26-27:
8) IMMOBILE (oxtvqtov)
9) SENZA PRINCIPIO (ovopov)
10) INCESSANTE (oxouotov)
28 B 8, 29:
11) IDENTICO (toutov)
28 B 8, 42-43:
12) COMPIUTO (teteLeoevov)
13) COME UNA SFERA PERFETTA
16
PARMENIDE, Poema Sulla Natura (Hermann DIELS Walther KRANZ = DK 28 B,
frammenti 1-19)
B1. Proemio (da SESTO EMPIRICO, Contro i matematici, VII, 111ss) [tr. it. MARIN]
Le cavalle che mi trascinano fin dove arriva il desiderio
mi conducevano, dopo che erano venute le dee per guidarmi
alla via famosa che reca a tutte le citt la luce del sapere.
Per quella ero portato, per quella infatti mi conducevano le abili cavalle
tirando il cocchio, mentre le giovani precedevano sulla via. (v. 5)
Lasse nei mozzi emetteva uno stridio
infiammandosi (da due cerchi rotanti infatti era premuto
dambo i lati), quando saffrettavano nel guidarmi
le giovani Eliadi, lasciate le dimore della Notte,
verso la luce, togliendosi dai capi con le mani i veli. (v. 10)
L la Porta del cammino di Notte e Giorno,
con intorno un architrave e una soglia di pietra,
e chiusa nelletere da grandi battenti.
Di essi la Giustizia, che molto punisce, ha le chiavi.
Le scaltre giovani con tenere parole la persuasero (v. 15)
astutamente a togliere senza indugio per loro
la sbarra del chiavistello; e quelle al volo
spalancarono la porta facendo girare con stridii
alternamente i bronzei battenti irrobustiti
da chiodi e grappe; per di l facilmente le giovani (v. 20)
trassero dritto per la via maestra cocchio e cavalle.
E la Dea mi accolse benevola, mi prese per la mano
destra, mi rivolse la parola e cos mi disse:
O giovane, compagno di immortali aurighi,
che giungi, con le cavalle che ti portano, a casa nostra, (v. 25)
benvenuto, perch non ti ha condotto una cattiva sorte a percorrere
questa via (infatti essa fuori dal passaggio degli uomini),
ma decreto divino e giustizia. Bisogna che tu apprenda ogni cosa:
e della Verit ben rotonda il cuore intatto
e dei mortali le opinioni, in cui non c prova veritiera. (v. 30)
Ma pure questo imparerai, come le apparenze
bisognava davvero che ci fossero, essendo sempre tutte transitorie.

17
Zenone di Elea: Z difende l'assolutezza dell'essere di Parmenide riducendo all'assurdo le tesi su cui si fondavano
le critiche ossia l'assolutizzazione del movimento e del molteplice.
- i 4 argomenti contro il movimento: 1) dicotomia - se esiste il movimento necessario che un oggetto mobile
percorra infinti tratti in un tempo finito; infatti essendo ogni distanza divisibile all'infinito, ci che si muove deve
prima attraversare la met della distanza e poi il tutto, ma prima di attraversare tutta la met deve attraversare la
met della met, e di nuovo la met della met,ecc.; ma se le met sono infinite, dato che ogni grandezza ha
divisioni infinite, impossibile percorrere una qualche grandezza in un tempo finito 2) Achille e la tartaruga - il
movimento talmente assurdo che nemmeno il pi lento sar mai raggiunto dal pi veloce perch chi segue deve
prima raggiungere il punto da cui l'altro partito, intanto l'altro gi un po' pi avanti, poi il pi veloce deve
raggiungere il secondo posto cio il punto in cui era gi arrivato il pi lento, mentre il pi lento ne raggiunge un
terzo, poi un quarto, ecc. Nella dicotomia si ha la suddivisone all'infinito verso l'inizio e qui verso la fine 3) la
freccia - la freccia che l'opinione crede in moto in realt ferma, infatti il tempo composto di istanti e la freccia in
ogni istante occupa uno spazio uguale a se stessa perci in ogni istante ferma quindi sempre ferma 4) stadio
- se disponiamo 3 gruppi di 4 elementi su 3 linee parallele A/B/C poi facciamo muovere alla stessa velocit il
gruppo sulla linea B verso destra e il gruppo sulla linea C verso sinistra, abbiamo che nello stesso tempo gli
elementi di C superano tutti gli elementi di B mentre superano solo 2 elementi di A.
- i 4 argomenti contro la molteplicit: 1) grandezza - gli esseri molteplici dovrebbero essere infinitamente piccoli
per non essere divisi in parti, ma per quanto piccola una grandezza divisibile in infinite parti, per cui dovrebbero
essere anche infinitamente grandi per contenerle tutte 2) numero - dovrebbero essere di numero finito per essere
tanti quanti sono e di numero infinito perch fra l'uno e l'altro di questi esseri ci saranno sempre altri esseri 3)
spazio - se esiste lo spazio, dovr essere in qualcosa, ma ci che in qualcosa in uno spazio, per cui lo spazio
dovr trovarsi in uno spazio e cos all'infinito 4) rumore - se fa rumore un medimno di grano deve far rumore
anche un chicco, se fa rumore un chicco deve farlo la sua decimillesima parte. La doxa risulta sempre fallace.
Melisso di Samo: Fu stratega dei Sami e nel 442 sconfisse la flotta ateniese inviata da Pericle; fu ad Elea,
ascolt Zenone ed ebbe come discepolo Leucippo. E il sistematore del pensiero eleatico, cercando di dedurre
con rigore tutte le caratteristiche dellessere
- l'eternit dell'essere: M. dilata l'istante di Parmenide all'infinito, per cui l'essere in quanto ingenerato era sempre
e in quanto incorruttibile sar sempre ossia eterno in quanto copre la totale estensione del tempo ed esclude
ogni credibilit al divenire: Se nulla fosse, non si potrebbe parlare di nulla; se daltra parte parliamo, ci implica
che qualcosa . Se c qualcosa, questo qualcosa essere, e lessere deve essere ingenerato ed eterno. Infatti,
se si fosse generato, si sarebbe dovuto generare dal nulla: ma dal nulla deriva nulla. Esso non pu neppure
essere generato dallessere, perch in tal caso sarebbe gi, e non si genererebbe (Su Melisso..)
- infinito, uno e immobile: poich non ha nulla al di fuori di s che lo limiti l'essere infinito (M. non richiama la
perfezione pitagorica nella misura esatta ma quella ionica nella inesauribilit), inoltre uno perch se fossero due
uno avrebbe limite nell'altro, ed immobile e incorporeo ossia privo di qualsiasi figura o qualit sensibile che lo
limiti sia esternamente sia internamente. Lessere immobile perch non esiste il vuoto (fr.7): Il vuoto nulla, e
ci che nulla non pu essere. Allora lessere neppure si muove, infatti non pu spostarsi in alcun luogo, ma
pieno. Lincorporeit nasce e si afferma parallelamente allinfinitudine, esclude ogni grossolana materialit, ogni
differenziazione di enti e di propriet. fr. 7: Se in diecimila anni dovesse mutare di un solo capello, in tutta la
durata dei tempi deve andare distrutto totalmente. Di conseguenza Melisso elimina radicalmente il valore
dellesperienza e della doxa fr. 8: Solo luno esiste. Se infatti esistessero i molti, questi dovrebbero essere tali e
quali l'uno. Se infatti esistessero la terra e lacqua e laria e il fuoco e il ferro e loro e tutte le altre cose che gli
uomini dicono essere vere: se, dunque, tutte queste cose esistono, e noi vediamo e udiamo in modo retto,
bisogna che ciascuna di queste cose sia tale quale la prima volta a noi parve e che non si trasformi e non diventi
diversa, ma che ciascuna sia sempre qual . Luno da attributo diventa sostantivo, convertibile con lessere:
luno identico allessere perch lesser infinito e linfinito uno.
18
Traccia 10 Fisici pluralisti (V sec. a.C.)
Empedocle: Nella doxa di Parmenide il principio delle cose che appartengono al mondo dell'apparire l'Amore;
ma dato che nella natura non vi sono solo cose belle, E. introduce un altro principio ossia, oltre all'Amore, la
Discordia quale causa del male. - le due letture: Aristotele legge E. nella prospettiva della propria ricerca delle 4
cause e dalla sua interpretazione nata la "lettura fisicista" ancor oggi prevalente, invece dalla prospettiva del V
sec. a.C. sorta la mia "lettura pitagorica" di E. come "filosofo di Afrodite". - I) piano cosmogonico, il
dinamismo dell'universo: Per comprendere i fenomeni naturali e i loro principi supremi di Amore e Odio quale
tensione necessaria al dinamismo universale occorre un metodo corretto per la giusta conoscenza: accogliere
tutte le sensazioni, senza privilegiarne nessuna, e armonizzarle nel pensiero tramite laborioso ragionamento.
Tutte le cose hanno origine dalla combinazione delle 4 radici (terra, acqua, aria, fuoco) ad opera di due forze
(l'Amore che unisce e la Contesa che divide). L'uno nasce dalla combinazione del molteplice e il molteplice dalla
disgregazione dell'uno, per cui si ha un ciclo nel cosmo cio un giro incessante che va dall'aggregazione alla
disgregazione e viceversa, con i loro culmini nel turbine degli elementi separati e nella Sfera di un solo cosmo. Il
cosmo unito dallArmonia perfettamente rotondo e uniforme come lEssere di Parmenide, infinito ossia davvero
tutto e inesauribile come lapeiron/infinito di Anassimandro. Dentro questa Sfera perfetta, per , cresce la Contesa
e fa vibrare tutte le parti del cosmo divino, finch cominciano a staccarsi e a costituire la terra, il mare e il cielo
- II) piano ontologico, il capolavoro degli esseri viventi: Come i pittori con i colori cos Afrodite con gli elementi
compone tutti gli esseri viventi. Gli elementi, congiunti in modo adeguato, determinano la nascita di uomini, bestie
e arbusti, invece disgiunti ne determinano la morte. Allorigine dellattrazione fra simili e della repulsione fra diversi
stanno le due forze basilari di tutto il dinamismo: Afrodite e Contesa. Nellorigine degli esseri viventi si ha allinizio
unattivit spontanea della terra con risultati disastrosi. Un altro tentativo, ad opera del fuoco ancora peggiore.
Finalmente si pone allopera Afrodite ed abbiamo il capolavoro degli esseri viventi attuali. Le membra che
costituiscono un corpo, quando sono collegate dall'Amicizia ne garantiscono una vita fiorente, quando vengono
separate da nefaste contese ne causano la morte. Il segreto di Afrodite per realizzare esseri viventi armoniosi e
duraturi sta nell'uso di proporzioni esatte tra gli elementi utilizzati. Nell'uomo si hanno tre tipi di conoscenza: 1) la
conoscenza umana retta che si basa sull'osservazione degli elementi 2) la conoscenza umana sbagliata che
dimentica la realt degli elementi 3) la conoscenza naturale spontanea (favorita dalla purezza del sangue) che
deriva dall'armonia con il cosmo, specialmente con il principio del bene o Amicizia/Amore. - III) piano
religioso, il lungo cammino delle purificazioni: Il mondo sempre conteso tra amore e odio, amicizia e
discordia, ma chi segue l'odio ne paga le conseguenze ossia viene soggetto alla dispersione tramite un lungo e
incessante errare tra gli elementi e le diverse forme di vita. La situazione dell'umanit non era sempre infelice
come oggi, nel passato regnava Afrodite per cui c'era piena armonia tra gli uomini e gli animali. Ritorna in questa
parte del poema la concezione rigorosa del divino gi individuata da Senofane, ossia il distacco dalle forme
materiali e lidentificazione con la mente e il pensiero. Grazie a Pitagora, di recente si riaperta la via al divino: la
condizione prima la vita onesta astenendosi dal sacrificio degli animali, inoltre dal delitto e dai giuramenti falsi,
cos l'onest e la santit fanno rinascere nella capacit di acquisire la sapienza e con essa di accedere finalmente
al divino. La meta finale non sembra per niente un indistinto annullarsi o confondersi nel tutto, almeno stando al fr.
147: Tra gli altri immortali abitando e mangiando/ delle angosce umane non pi partecipi, indistruttibili. I
principi supremi sul piano cosmogonico sono Amore e Odio quale tensione necessaria al dinamismo, sul piano
ontologico sono Armonia e Discordia con i 4 elementi da armonizzare, sul piano religioso sono Afrodite e
Prepotenza quale negazione della gioia semplice donata dalla dea, tracotanza e violenza per cui si esigono le
purificazioni per tornare al divino da cui abbiamo origine. Nellunit dei tre piani di lettura, abbiamo Amore =
Armonia = Afrodite. Il principio del bene Amore sul piano cosmogonico, Armonia sul piano ontologico, Afrodite
sul piano religioso; lOdio la contrapposizione dialettica, la tensione necessaria al dinamismo sul piano
cosmogonico, le 4 radici (terra, acqua, aria, fuoco) ossia gli elementi da armonizzare sul piano ontologico, la
colpa/peccato ossia la negazione della gioia naturale donata da Afrodite sul piano religioso, negazione che porta
19
alla schiavit della violenza dalla quale dobbiamo purificarci/espiare per tornare al divino.
Traccia 11
Anassagora: Per i trent'anni trascorsi nella futura "capitale della filosofia" e per i legami con Pericle, possiamo
definire A. "il primo grande filosofo di Atene". - filosofo ionico: A. continuatore di Anassimene nella fisica e di
Anassimandro nella riflessione sul principio cosmogonico. Il principio come apeiron era gi stato approfondito da
Anassimene e applicato alla spiegazione dei singoli fenomeni. L'aria, per, in quanto coinvolta nei processi di
formazione delle cose non garantisce la permanenza nell'essere, l'immutabilit richiesta dalla logica eleatica. Tale
immutabilit garantita, per A., dagli infiniti semi di tutte le cose, che nella fase iniziale del cosmo hanno la
caratteristica dell'indistinto di Anassimandro. - cosmologia: All'inizio ogni cosa era mescolata con tutte le altre e
niente era distinguibile. Senofane aveva gi notato la trasformazione di animali e piante in pietre/fossili, della
roccia in terra e della terra in acqua per l'erosione, dell'acqua in vino e del vino in tessuto organico. Per giustificare
questi passaggi, A. elabora il principio che un qualsiasi materiale, per quanto piccolo, contiene quantit materiali di
qualsiasi altro materiale. Da questa premessa ricava il principio che ogni cosa in ogni cosa e deriva da ogni
cosa. Le propriet che caratterizzano il mondo nei fenomeni osservabili ce lo fanno conoscere davvero. Non ci
sono elementi o propriet elementari cui ridurre tutte le cose, ma i fenomeni vanno spiegati in quanto tali. - il
Nous: L'intelletto posto come premessa all'inizio della cosmogonia, per formulato in modo tale da non lasciarsi
ridurre all'acqua di Talete, all'apeiron di Anassimandro o al fuoco di Eraclito. E' utilizzato allo stesso modo di ogni
principio fisico, ma possiede caratteristiche simili al divino di Senofane e apre una nuova via alla riflessione
filosofica. La natura del Nous 1) illimitata 2) autodirettiva 3) separata da ogni altra cosa 4) la pi fine di tutte le
cose 5) tutta uguale; nella sua attivit il Nous 6) si prende cura di ogni cosa ed ha il pi grande potere 7)
controlla ogni cosa che ha un'anima 8) dirige l'intera rotazione cosmica iniziandola e continuandola 9) conosce
tutte le mescolanze e la separazione di ogni cosa 10) organizza qualsiasi cosa che era, e sar. Le prime 5
caratteristiche sono di tutti gli intelletti, sia di quello cosmico sia di quelli subordinati; le altre 5 sono specifiche
dell'intelletto cosmico, anche se la 7 pu essere riferita ad ogni intelletto in un corpo animato.
Atomisti: L'atomismo di Leucippo e di Democrito figlio della matematica greca del V sec. a.C. in quanto nasce
nel contesto delle critiche di Zenone ai Pitagorici, ai loro concetti di numero e molteplicit in aritmetica, di spazio e
grandezza in geometria; scaturisce dal rovesciamento dell'ipotesi per assurdo di Melisso nel frammento 8.
I) Atomi come Pieno e Vuoto: Il Tutto infinito, costituito da infinito vuoto e dal pieno con infiniti corpi. Ogni
cosa costituita di atomi, ogni atomo immutabile ed eterno come l'uno di Melisso, inoltre sempre in
movimento. Il vuoto esiste per consentire il movimento degli atomi, sia il niente che si frappone fra gli atomi sia
lo spazio entro cui si realizza il movimento connaturato agli stessi atomi. Dunque l'essere originariamente Molti e
questi molti sono ciascuno Uno. II) Cosmo come poema di Ananke: I caratteri costitutivi degli atomi sono
traiettoria, modalit di contatto e modalit di rivolgimento o direzione. L'atomo assomiglia al tracciato
indefinitamente ripetuto di una medesima lettera, che si propaga attraverso il vuoto. Gli atomi sono tracciati
dinamici che determinano una continua riscrittura della realt. Il fenomeno la sintesi del suo modo di costituirsi
(atomi con proprie figure, traiettorie e volgimenti) e del suo modo di venire percepito (qualit che sono frutto
dell'interazione fra senziente e sentito). Nel poema cosmico le lettere sono gli atomi, le parole sono le qualit, le
righe di testo e i periodi sono gli aggregati, i rotoli o le tavolette di senso compiuto sono i mondi, il componimento
globale il Tutto. III) gnoseologia e psicologia: Le sensazioni sono spiegate in base alle diverse
caratteristiche degli atomi, inoltre dalle diverse configurazioni che risultano per i tipi diversi di effluvi dai corpi,
infine dalle modificazioni provocate nei soggetti senzienti. L'anima, realt corporea costituita di piccoli atomi
sferici, alla base delle condizioni del senziente. I pensieri sono un tipo di sensazioni, alterazioni dell'organo
centrale originato dalla concentrazione di atomi. IV) etica e politica: Scopo dell'educazione coltivare una
buona disposizione d'animo per cui si compiono opere giuste e si consegue la felicit. Il piacere opinabile, il
bene invece il lato etico del vero (atomi e vuoto). La ragione che disciplina i piaceri assicura uno stato oggettivo
di bene e di felicit. La politica l'arte superiore a tutte perch regola la vita delle poleis conformemente alla
20
ragione e cos realizza la giustizia. Per Democrito la giustizia un valore assoluto e si attua nella democrazia.
Traccia 12 II) periodo classico Sofisti
I Sofisti erano dei "sapienti" che nella seconda met del V sec. a.C, percorrevano le citt greche per diffondere la
cultura (come maestri di virt = retorica per la capacit di convincere nelle assemblee e tutte le conoscenze utili
ad essa); ottennero grande fama, poi furono sostituiti da istituzioni culturali pi stabili come le scuole filosofiche.
- la svolta umanistica: A scapito dei risultati contradditori delle ricerche naturalistiche prevale l'interesse per
l'uomo a motivo dei fermenti sociali, economici e culturali che pongono in crisi l'aristocrazia suscitando la critica
dell'antica aret dei valori tradizionali. Cresce, specialmente ad Atene e nell'area sempre pi vasta della sua
influenza politica, la democrazia, per cui sorge il bisogno di preparazione speciale per le assemblee e i tribunali.
Ad Atene i sapienti erano stati attirati con numerosi compensi prima dal tiranno Pisistrato, poi dall'aristocratico
Cimone infine, con ancor maggior generosit data la creazione di un impero economico sulla base politica della
Lega Delio-Attica, dal democratico Pericle.
- Protagora e l'uomo misura: P., originario di Abdera e allievo di Democrito, era il pi famoso dei Sofisti, amico di
Pericle e da lui incaricato di redigere la costituzione per la colonia panellenica di Turi nel 444 a.C.. La sua tesi pi
famosa l'affermazione iniziale del suo scritto Sulla verit: L'uomo misura di tutte le cose. La misura delle
esperienze l'opinione di ogni individuo; anche se le opinioni sono diverse, esse sono tutte ugualmente vere, tutti
sono nel vero, nel loro vero: La scelta tra opinioni e argomenti diversi dipende da ci che si desidera; la retorica
insegna a rafforzare i propri argomenti davanti a un'assemblea o a un tribunale. A questo scopo P. ha sviluppato
l'analisi del linguaggio. E' un relativismo gnoseologico che si apre al relativismo etico. Nello scritto Sugli di
afferma: Riguardo agli di, non ho alcuna possibilit di accertare n che sono, n che non sono, opponendosi a
ci molte cose: loscurit dellargomento e la brevit della vita umana. Il relativismo applicato alla religione diventa
agnosticismo che cede poi allateismo. Di Pr. rimane nel tempo lo stretto legame tra uomo e parola (nella pratica il
legame tra retorica e politica), legame ripreso e assolutizzato da Gorgia.
- Gorgia e l'onnipotenza della parola: G. di Leontini in Sicilia fu allievo di Empedocle e maestro di Isocrate.
Diede alla retorica forza espressiva e un fondamento teoretico. Sostenne contro gli Eleati l'inconoscibilit e
l'indicibilit dell'essere. Negata la pretesa di verit degli Eleati e rifiutata l'assolutizzazione delle opinioni di
Protagora, G. teorizz il valore della retorica quale arte della parola nella vita pratica. La retorica l'arte della
persuasione basata non sulla conoscenza ma sulla suggestione, sulla mozione dei sentimenti. G. ebbe un vasto
influsso sia per le sue abilit personali sia perch esaltava la poesia tradizionale e giustificava la passione dei suoi
contemporanei per il teatro; fu di stimolo allo studio della letteratura e all'analisi delle tragedie per le loro profonde
suggestioni. - Prodico e la sinonimica: Originario dell'isola di Ceo, fu pi volte ambasciatore ad Atene e
tenne conferenze sia ad Atene sia in altre citt greche. Divenne famoso per il suo apologo su "Eracle al bivio"
ossia sulla necessit di scegliere all'inizio dell'adolescenza tra virt e vizi (per questo fu ammirato da Cinici e
Stoici). Fu apprezzato da Socrate per la sinonimica, cio la distinzione fra i sinonimi e la determinazione dei loro
significati per evitare le ambiguit e i giochi eristici. Invece nell'ambito teologico accentu l'indifferenza di
Protagora parlando di invenzione umana per molte divinit (B5): il sole e la luna i fiumi le fonti e in genere tutte le
cose che giovano alla nostra vita, gli antichi le ritennero divinit. - Ippia e la polimathia: Ippia di Elide, come gli
altri Sofisti, viaggi molto ed ebbe numerosi successi. Invece dell'antilogia di Protagora o della retorica di Gorgia,
sviluppa la "polimathia" ossia il sapere enciclopedico che richiede forte memoria per cui svilupp anche la
mnemotecnica. Il suo enciclopedismo vuole abbracciare tutta la natura(prediligendo le scienze naturali e le
matematiche). . A Ippia e Gorgia risalgono le prime raccolte di opinioni (di filosofi, poeti, medici, ecc.) come spunti
per la loro dialettica (Ippia per la concordanza, Gorgia per la contrapposizione - tali raccolte servirono come punto
di partenza per ulteriori rielaborazioni in Platone e Aristotele; l'interpretazione di Ar. in Metaf.A divenne canonica in
Teofrasto e fu la base per tutti i dossografi antichi). Ippia avvia la tematica su natura (che unisce) e legge (che
spesso divide) - Antifonte e la natura: A. radicalizza il contrasto fra natura e legge gi individuato da Ippia,
ritiene la natura equivalente alla verit e la legge all'opinione. Si devono osservare le leggi degli uomini solo
quando conviene, invece le leggi della natura sempre, perch quelle della natura sono necessarie mentre quelle
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degli uomini sono accordi convenzionali. Per natura li bene l'utile e il piacevole, il male il dannoso e il doloroso.
Traccia 13 Socrate
Socrate, diventato per opera di Platone il simbolo del filosofo greco, non si presentava come maestro ma come
compagno di ricerca che conduceva per mano a discorrere con lui fino a rendere conto di s e del proprio modo di
vivere, ossia a fare un esame delle propria condotta che purifica dalla disonest e porta ad acquisire il vero sapere
che sta nella capacit di fare il bene. Aveva una personalit originale e complessa al punto da suscitare reazioni
fortemente divergenti fra i suoi contemporanei e lungo i secoli.
- fonti e fasi della sua vita: le fonti principali della vita e del messaggio di S sono Platone, Senofonte, Aristotele e
Aristofane. 1) ARISTOFANE tratta di S. nella commedia Le nuvole del 423 a.C. (quando S aveva circa 40 anni) e
lo deride negli Uccelli del 414 a.C. e nelle Rane del 405 a.C., quindi sempre prima della morte di S (399). Ce lo
descrive come un sofista perditempo, in realt lo attacca perch lo ritiene un temibile avversario dell'educazione
tradizionale conservatrice. 2) SENOFONTE ascolt S da giovane e compose i suoi dialoghi da vecchio. Scrisse
l'Apologia contro le accuse calunniose rivolte a S dopo la morte, poi conosciute le accuse del sofista Policrate nel
383 messe in bocca ad Anito morto nel 386, Senofonte scrisse i Memorabili di Socrate in 4 libri. Riconoscente a S
per i fondamenti della propria intuizione della vita e del mondo, Senofonte tenta di ricostruire la "vera" personalit
di S attraverso inchieste, rassegna degli scritti di altri socratici e varie meditazioni personali. 3) PLATONE fa di S
un eroe morale nel Fedone e gli mette in bocca quasi tutta la sua dottrina. S diventa il maestro, l'incarnazione del
filosofo. Ironico come S. Platone nell'Ippia minore punzecchia il vanitoso sofista, nello Ione i rapsodi e i poeti, nel
Protagora contrappone la dialettica di S alla cerchia d'interessi dei Sofisti. Dopo l'attacco di Policrate, Platone nel
Gorgia nega ai Sofisti ogni stima azzerando la loro retorica quale causa della corruzione morale. Nella sua
Apologia di Socrate, Platone presenta il processo e la missione provvidenziale di S per la citt di Atene, nel
Critone i motivi per cui S si rifiut di fuggire dal carcere, nel Fedone l'ultimo giorno di vita di S, nel Simposio
risponde all'accusa di Policrate di incapacit educativa per un discepolo come Alcibiade. 4) ARISTOTELE fece sua
l'immagine platonica di S contro l'eristica di Cinici e Megarici, per se ne discosta attraverso Senofonte, e
attribuisce a S le scoperte del procedimento induttivo e del concetto.
La vita di S ha due fasi: - nella prima S frequenta i filosofi naturalisti/Fisici e fa propri gli interessi dei Sofisti.
A 30 anni era discepolo di Archelao di Atene, e Aristofane sui 40 lo testimonia ancora legato ai Fisici, per non ha
mai insegnato dottrine fisiche. Senofonte riporta le critiche di S ai Naturalisti e il suo interesse per i valori umani.
Era in buoni rapporti con molti sofisti, specialmente con Protagora e Prodico. Polemizza con loro su 3 punti: 1) la
retorica deve fondarsi sulla conoscenza delle cose, richiede competenza tecnica e non solo abilit linguistica 2) il
loro dilettantismo sulla virt perch mancano di comprensione dellessenza pi profonda della vita morale pur
avendo Protagora nobili intenti 3) stima molto pi di loro le leggi scritte. Nella prima fase della sua vita S era gi
stimato fuori di Atene per le sue doti intellettuali, specialmente dai pitagorici e da Aristippo di Cirene. - nella
seconda fase si ha un cambiamento radicale ossia da ascoltatore critico diventa ricercatore instancabile mediante
il dialogo con tutti i tipi di sapere, allo scopo di fondare la conoscenza della virt e realizzare la cura dell'anima,
necessaria all'intera polis. In vari dialoghi platonici S narra la propria delusione per la filosofia naturale,
nell'Apologia che dopo il responso di Apollo a Delfi (nessuno tra i Greci pi sapiente di S) inizia a cercare chi
possiede veramente la scienza: lo cerca tra i politici, poi tra i poeti, poi tra i commercianti, quindi tra gli artigiani.
Tutti la ignorano, soprattutto ignorano come coltivare la propria anima; almeno S, che "non sa niente", ne conosce
l'importanza.
- il processo: Per vari decenni S ha disturbato molti con il suo interrogare ma niente d appiglio giuridico per
incriminarlo in quanto sempre fedele osservante delle leggi della polis ed estraneo alle fazioni politiche. Nel 403
tornano al potere i democratici, uomini moderati, eppure dopo 4 anni condannano a morte S. Il principale
accusatore, Anito, aspira tornare allo spirito arcaico di Solone, ma capisce che S ne decisamente contrario; lo
accusa di empiet religiosa e di corrompere i giovani chiedendo la sua condanna a morte, ma spera che S eviti il
processo andandosene in esilio, invece S affronta il processo sicuro di vincere e diffondere per tutta la Grecia la
sua opera; S smonta facilmente le accuse mossegli ma usa l'ironia invece della remissivit che si aspettavano i
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giudici: S nella condanna diventa simbolo della libert e dignit della coscienza morale.
Traccia 14
Socrate
messaggio: - il metodo dialogico: Nel dialogare S. ha lo scopo di liberare l'anima dall'illusione del sapere in un
primo momento tramite la confutazione della tesi dell'interlocutore e nel secondo attraverso la maieutica ossia
aiuto a partorire la verit presente nell'anima. I mezzi di questi due momenti sono la maschera del non sapere
(per incoraggiare l'interlocutore) e l'arma dell'ironia (per aiutarlo a riconoscere i propri errori). lanima: La
scoperta principale di S il valore dell'anima: non solo principio vitale come in Omero e nei Presocratici ma
coscienza personale ed il nostro vero essere che intende e vuole; il compito etico dell'uomo "prendersi cura
dell'anima" perch diventi il pi possibile buona e virtuosa, perci deve coltivare il pensiero e la condotta
razionale. L'essenza dell'uomo la sua anima. la virt: La virt ci che fa s che lanima sia quale per
natura deve essere, ossia buona e perfetta. Coltivare laret vuol dire realizzare il proprio io spirituale. La virt
scienza ossia ci che attua pienamente la nostra anima che intelligente. I valori tradizionali (ricchezza,
potenza, fama, vita, forza, salute e bellezza) valgono solo in funzione dellanima. La loro validit dipende dal loro
buon uso, per il quale occorre la scienza/la conoscenza precisa. E virt non qualsiasi conoscenza, ma la scienza
di ci che bene per luomo. Socrate ha di fronte allanimo umano quella stessa visione unilaterale che ha
Parmenide di fronte allessere; entrambi formulano unasserzione semplice che fonda un orientamento
radicalmente nuovo. Spetta ai loro continuatori lesame analitico dei concetti implicati in modo univoco, come
riconosceva gi Aristotele. altri aspetti: Le diverse virt sono sottoposte alla ragione come aspetti diversi
della conoscenza del bene. La dimostrazione principale della ragione l'autocontrollo, il dominio della propria
razionalit sui propri istinti. S non nega il piacere ma lo subordina al bene dellanima; neppure nega la ricerca
dellutile, purch sia utile per lanima. Scopo della filosofia insegnare agli uomini ad essere felici. La felicit
dipende dal logos di ogni uomo, viene dall'anima quando virtuosa cio ordinata, in armonia. L' amicizia fondata
sulla virt nella dimensione dell'anima. Lamico vero luomo virtuoso, ossia chi capace di bastare a se stesso,
ha il dominio di s e possiede le qualit ad esso connesse. La politica fondata sulla moralit come ricerca del
bene della polis. L'anima affine alla divinit e chi guarda nell'anima conosce il divino; l'uomo l'opera pi bella
di Dio che sommamente buono e giusto.
Socratici: Molti discepoli di Socrate continuarono l'attivit del loro indimenticabile maestro creando nuovi circoli di
ricercatori e un nuovo genere letterario, i dialoghi socratici messi per iscritto (discussioni su vari temi con lo stile
dialogico di Socrate).
- Antistene e la Scuola Cinica: Antistene era discepolo di Gorgia, poi di Socrate, quindi maestro dei Cinici e
precursore degli Stoici. Ha per scopo le capacit morali pratiche individuate da Socrate. Accentua l' autocontrollo a
tal punto da collocare la felicit dell'uomo nel dominio della sua volont fino al rifiuto dello stesso piacere. Pone
alla base dell'attivit razionale l'analisi dei nomi, analisi che a livello etico fortifica l'anima e fonda i giudizi sulle
cose. Con il sapere morale si capaci di analisi della realt nel linguaggio e si conosce il bene. Per Diogene di
Sinope la virt l'unico bene, che si realizza nella piena autosufficienza imitando la natura che garantisce la
libert. - Aristippo e la Scuola Cirenaica: Ar. si rec da Cirene ad Atene per ascoltare Socrate, dopo a
Corinto e Siracusa, infine a Cirene dove ebbe intorno a s un circolo di discepoli che tramandarono i suoi
insegnamenti sulla libert socratica intesa come dosaggio degli appetiti, dei piaceri istintivi per garantirsi la
massima felicit nel loro godimento ed evitare le conseguenze negative delle loro esagerazioni.
- Euclide e la Scuola Megarica: Euclide svilupp gli aspetti teorici della filosofia socratica, della sua affermazione
dell'unit del bene e delle virt, anzi l'accentu a tal punto da identificare il Bene con l'Uno degli Eleati, per cui la
dialettica socratica divent critica alla molteplicit attestata dall'esperienza e all'analogia che cerca di fornirle un
fondamento razionale. - Fedone e la Scuola di Elide: Nello scontro fra il cinismo rigoristico di Antistene e
quello edonistico di Aristippo, si colloca il Simone di Fedone di Elide che pone al centro la temperanza quale
dominio di s e cura dell'anima. Lo scopo mostrare l'onnipotenza del logos. Il logos socratico capace guidare
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al bene anche i temperamenti pi passionali.
Traccia 15 Platone
Vita e Scritti: Aristocle uno dei pi grandi filosofi dell'antichit, noto con il nome di Platone.
- discepolo di Socrate: In quanto figlio di nobile famiglia agiata ebbe un'educazione accurata e deve aver sentito
parlare di Socrate fin da bambino, infatti i suoi parenti Crizia e Callicle erano suoi ascoltatori abituali. A vent'anni,
terminato il servizio militare, divenne ascoltatore entusiasta di Socrate, devotissimo al maestro al punto da farne il
modello e il protagonista principale di quasi tutti i suoi scritti.
I) dialoghi giovanili (399-90): Dopo che Socrate fu costretto a bere la cicuta nel maggio del 399, Platone si rec
con altri socratici a Megara da Euclide. Nel circolo megarico probabile la discussione sul rapporto fra unit e
bont inoltre sull'esistenza o meno dei loro opposti (una dialettica vivace in continuit con Zenone e Socrate; forse
risale a quel periodo l'Ippia minore). Gli scritti platonici sono distinti in 4 gruppi in base ai criteri combinati del
metodo stilometrico (costanti nella lingua), delle diversificazioni interne di alcuni concetti e sulla traccia di rimandi
interni e allusioni a fatti storici contemporanei: I) giovanili (399-90), es. Ippia minore e Lachete II) di passaggio
(390-88), es. Protagora e Gorgia III) della maturit, suddivisi in due tipi: A) dialettico-positivi (387-70), es. Fedone
e Repubblica B) eleatici (367-61), es. Parmenide e Sofista IV) della vecchiaia (360-47), es. Timeo e Leggi.
I dialoghi del primo gruppo sono detti "giovanili" per l'et di P. (fra i 28 e i 38 anni), sono detti "dialettico-negativi"
perch non si concludono con la definizione cercata ma si sospende il dialogo, sono detti "socratici" perch sono
quelli pi vicini al pensiero di Socrate, sono detti "etici" perch la problematica etica a prevalere in tali dialoghi.
II) dialoghi di passaggio: P., deluso della politica ateniese, sentiva il bisogno di una sua rifondazione su basi
filosofiche per garantire il primato della virt nella vita sociale. Perci a 40 anni (nel 387) si rec volentieri in
Magna Grecia per conoscere i Pitagorici, in particolare Archita che governava Taranto. A Siracusa incontr il
tiranno Dionisio I interessato alla filosofia e fece amicizia con Dione. I dialoghi composti fra il 390 e il 388 sono
detti di "passaggio" perch P. si rende sempre pi autonomo dal pensiero di Socrate, riassume la tematica etica
ed apre a quella politica. In tali dialoghi cominciano a comparire i miti, si tratta di racconti d'ispirazione religiosa
con i temi pi elevati delle riflessioni filosofiche (il mito di Prometeo messo in bocca a Protagora nel dialogo
Protagora e il mito di Minosse giudice nell'aldil narrato da Socrate nel Gorgia). Il primo viaggio a Siracusa nel 388
testimonia l'impegno politico diretto di P. nella forma di educatore e consigliere.
III) dialoghi della maturit: Dopo la conclusione amara dell'esperienza alla corte di Dionisio, P. si convinse che la
politica era irrecuperabile finch non fosse stata diretta dai filosofi. Per questo fond l'Accademia. P. vi insegn
per ben 40 anni (dal 387 al 347, anno della sua morte). Lo scopo primario era la formazione di filosofi capaci di
governare, col tempo per gli interessi si allargarono. Fra i molti insegnamenti e corsi tenuti in essa, costanti
sembrano essere stati matematica e teoria politica, perch le scienze esatte sono la premessa necessaria al
procedimento dialettico che guida alla visione finale del Bene. Dunque nel 387 P. ha circa 40 anni e fonda
l'Accademia. I dialoghi della "maturit" sono distinti in due sottogruppi per le diverse caratteristiche - A) dal 387,
apertura dell'Accademia, al 367, anno del secondo viaggio di P. a Siracusa, si hanno i dialoghi detti "dialettico-
positivi" perch sulle obiezioni, per mantenere il confronto dialogico, prevalgono le tesi positive; sono detti della
possibilit delle scienze perch ne esprimono le condizioni per una loro fondazione e articolazione, soprattutto in
rapporto alla dialettica. In essi prevale la problematica etico-politica, ossia l'interesse politico (che in P. e poi in
Aristotele si fonda sui valori dell'etica). - B) Dopo il fallimento del secondo viaggio a Siracusa per Dionisio II, P.
compone dialoghi detti "eleatici" per la nuova problematica in essi presente, mentre le conclusioni tornano ad
essere aporetiche. IV) dialoghi della vecchiaia: Nel 361 Dionisio II scrisse a P. per riaverlo a
Siracusa con la promessa di riconciliarsi con Dione e convinse anche Archita per sollecitarlo ad acconsentire,
inoltre Dione stesso insistette con questa speranza. Anche il terzo viaggio fu un insuccesso, e tornato ad Atene P.
si dedic interamente all'Accademia, con validi collaboratori come Eudosso, Teodoro, il nipote Speusippo,
Senocrate, Aristotele e molti altri. Dal 360 al 347 abbiamo i dialoghi detti della "vecchiaia" per l'et di
Platone (dai 63 agli 80 anni), detti anche "pitagorici" per le nuove problematiche che in essi emergono (il tema
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della misura accanto a quello del rapporto unit-molteplicit gi avviata nei dialoghi "eleatici" e a quello delle idee
e del bene dei dialoghi "dialettico-positivi, e a quello mai dimenticato dell'etica gi nei dialoghi "socratici").
Traccia 16
Etica: P. continua il dialogo avviato da Socrate nella ricerca della virt e nell'individuazione del suo legame con la
conoscenza all'interno dell'anima e della polis. Sulla forza e destrezza del guerriero omerico prevale lordine
intrinseco dellanima socratica intesa come vera essenza delluomo, insieme di intelligenza e valore eminente.
- cura dell'anima: Il principio della vita etica sta nel prendersi cura di s, nel curare la propria anima; per
conoscere se stessi, come esorta la massima di Delfi, occorre guardare alla parte dell'anima in cui sorge la virt
della sapienza. Si tratta della parte pi divina dell'anima, quella in cui ha sede il conoscere e il pensare. Il
conoscere se stessi necessario a tutti, specialmente ai politici. Lo scopo del loro potere consiste nel rendere i
cittadini partecipi della virt; perci devono acquisirla loro per primi, soprattutto la giustizia e la temperanza perch
in esse consiste la virt che fonda la libert e garantisce il bene. Il corpo per l'orfismo carcere dell'anima, per
Socrate ne il ricettacolo. La base dell'etica platonica non la contrapposizione misteriosofica (il dualismo anima
- corpo), ma la distinzione metafisica: il corpo appartiene al mondo visibile e mutevole, l'anima a quello invisibile e
immutabile; inoltre l'anima la padrona del corpo e il corpo suo strumento. Se l'anima fosse solo armonia del
corpo, non si spiegherebbe l'opposizione tra ideali e appetiti. "Fuga dal corpo" (Fedone 66) significa il ritrovamento
dello spirito, "fuga dal mondo"(Teeteto 176) significa diventare virtuosi e cercare di assimilarsi a Dio. La "cura
dell'anima" di Socrate la traduzione in un processo razionale, che insieme anche conversione morale, della
"purificazione" degli Orfici e dell'elevazione al divino dei Pitagorici.
- virt e sapere: Lessenza della virt sta nella conoscenza del Bene, conoscenza che nella sua attuazione si
diversifica in diverse forme di virt. La virt, in rapporto a tutte le facolt dellanima, lordine che rende buoni,
quindi temperanti verso noi stessi, giusti verso gli altri uomini, pii verso gli di; in rapporto alla facolt razionale la
conoscenza dei beni e dei mali. La virt esprime la salute dellanima, il vizio la sua malattia. Lanima umana
costituita da tre facolt (Rep. IV): virt propria della facolt razionale la sapienza, della facolt irascibile il
coraggio o fortezza, della facolt concupiscibile la temperanza, larmonia delle tre facolt espressa dalla virt
della giustizia. Ogni virt un aspetto teoretico pratico della conoscenza del Bene: il coraggio conoscenza
delle cose da temere e di quelle da osare, la temperanza consiste nellimporre ordine alle passioni in base alla
saggezza, lamicizia nellamore condiviso del bene conosciuto, la piet limitazione degli di riconosciuti come
sommo bene, la giustizia consiste nel disporre le facolt dellanima e le classi della polis nei rapporti di superiorit
e subordinazione secondo un ordine naturale (nella polis ideale il comando ai filosofi che conoscono il bene di
ogni classe e dellintero Stato, nellanima alla facolt razionale che conosce il bene di ogni facolt e dellintero
uomo). - giusta misura: Il fondamento ontologico dell'ordine naturale sta nella giusta misura, ossia nel
rapportare l'equilibrio tra piaceri e dolori ai principi che fondano l'agire assecondando il filo d'oro della ragione. Per
questo occorre un'educazione che crei buone abitudini le quali facilitino in seguito la conoscenza del bene.
Leducazione va iniziata nellinfanzia e proseguita per tutta la vita. al di sopra delle capacit umane una vita di
puro pensiero o perenne contemplazione della verit (propria degli di, perfetti ed eterni), indegna dell'uomo una
vita di solo piacere (propria degli animali, dominati dagli istinti); propria dell'uomo una vita mista di piacere e
pensiero, regolata dal primato della conoscenza del bene. La giusta misura esprime il rapporto sano tra corpo e
anima, invece quando il corpo troppo robusto ma lanima debole allora questa diventa ottusa e ignorante, o al
contrario quando lanima forte ma il corpo fiacco allora questi si riempie di malattie per le continue tensioni.
- la gerarchia dei valori: L'ordine o tavola dei valori molto semplice - al primo posto viene l'onore degli di, poi
quello dell'anima, infine i beni esterni. A fondamento della giustizia sta l'opera stessa di Dio, la legge divina che
punisce con il fuoco della superbia che porta alla perdita di ogni misura e infine nella totale confusione, ossia a
completa rovina se stesso, la propria famiglia e la polis. Al secondo posto, dopo la venerazione degli di, viene il
dovere di onorare l'anima evitando i vizi, i sofismi e i doni contrari alla giustizia, riconoscendo i propri errori,
affrontando gli affanni moralmente accettabili, stimando la virt pi della bellezza o della ricchezza. Al terzo posto
viene il corpo perch sia bello, vigoroso e sano in misura moderata per evitare gli estremi dell'orgoglio e
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dell'inettitudine. Bellezza, vigore e salute rendono le anime gonfie di orgoglio, i loro opposti come bruttezza,
fiacchezza e infermit le privano della libert.
Traccia 17
Gnoseologia: Che cosa fonda a livello ontologico la Verit? O tutto si muove e scorre sempre come in un vortice,
oppure sono qualcosa il Bello in S e il Bene in s (Cratilo 439c). Senza qualcosa che rimane stabile nel tempo, di
valido per sempre, non si pu avere conoscenza, ma solo opinioni transitorie, non possibile la scienza, ancor
meno la morale e con essa la vita civile fondata sulla giustizia e sulla conoscenza del bene.
- la ricerca dell'in s: Nell'Ippia maggiore si precisa che tutte le cose sono belle per la presenza del bello in s,
che qualcosa di reale (287c-d); l'in s non esiste solo in quanto appartiene ai singoli individui, perch due singoli
presi insieme sono pari eppure nessuno di loro due in se stesso pari, per cui o riconosciamo un valore al pari
indipendente dai singoli individui oppure dobbiamo cancellarlo dalla conoscenza. Come nel pari, anche nelle cose
belle si deve riconoscere un'essenza che fonda la loro conoscibilit(302c). Si tratta di una forma unica che sempre
(Simposio 211a).
La realt soprasensibile: Nello Ione P. riconosce la superiorit ma anche i limiti dell'ispirazione poetica, nel
Fedone riconosce la velocit di apprendimento dei sensi ma anche i limiti dell'osservazione empirica, la sua
incapacit di spingersi oltre l'orizzonte del sensibile, d'altra parte la lentezza ma anche il progresso della scienza.
- nuovo metodo = seconda navigazione: Anassagora ha colto come causa del tutto il Nous, ma non ha visto
la sua connessione con il Bene e cos ha confuso tra causa dell'essere e causa strumentale (tra causa e mezzo)
(Fedone 97-98). Occorre un nuovo metodo che non si basi sull'evidenza delle sensazioni ma sulla rigorosit dei
ragionamenti (99-100): Prendendo per base quella proposizione o postulato che mi sembri pi solido, giudico vero
ci che concorda con esso (100a). Posta un'ipotesi, prima di fondarla in un principio che abbracci un settore pi
ampio della realt, si controlli la sua validit considerando tutte le conseguenze che ne derivano per vedere se
almeno concordano tra loro. La possibilit di controllare la coerenza delle conseguenze, ne garantisce la rigorosit
e l'oggettivit. Se nasce l'esigenza di fondare tale ipotesi, si cerca un principio che la includa senza smentirne i
risultati; se anche di quel principio si chiede giustificazione, tenendo ferma la non contraddittoriet delle
conseguenze, si risale ad un altro pi elevato, e cos via fino ad arrivare ad un principio assolutamente evidente
(cf. 101d). - fondamento ontologico della reminescenza: Per riconoscere l'uguaglianza nelle cose
particolari si deve prima conoscere l'uguale in s. Dato che tale conoscenza non ricavabile dai sensi, essa
anteriore alla nascita (Fedone 75c). L'esperienza sensibile diventa conoscenza nella misura in cui presuppone la
conoscenza dell'in s. La scienza conoscenza del vero essere, che sempre , l'ignoranza propria del non-
essere, l'opinione della realt intermedia fra essere e non-essere(Repubblica V, 480a).
- tipi di conoscenza: La realt visibile in continuo divenire, instabile; la sua comprensione richiede d'individuare
qualcosa di stabile che perci non visibile ma solo intelligibile. Il visibile fonda l'opinione, l'intelligibile la
scienza. L'opinione sta alla scienza come l'immagine al modello. Il rapporto tra immagine e modello applicabile
innanzitutto al MONDO SENSIBILE: le immagini sensibili sono colte dall'immaginazione, gli oggetti sensibili dalla
credenza; l'analogia di immagine e modello applicabile anche al MONDO INTELLIGIBILE: gli oggetti matematici sono
colti dalla conoscenza deduttiva ipotetica, le Idee colte dalla conoscenza deduttiva dialettica partendo dal principio
supremo che il Bene in s.
- Teoria delle Idee: L'in s che rende possibile la conoscenza ha precise caratteristiche - 1)l'intelligibilit = una
realt coglibile solo con l'intelligenza, perch tutto quanto coglibile anche con i sensi mutevole e instabile;
2)l'incorporeit = l'intelligibile incorporeo per non soggiacere ai limiti spaziali del corporeo; 3)la perfezione = l'in
s, per spiegare veramente il divenire, non deve divenire esso stesso ossia deve avere la perfezione assoluta,
l'essere in senso pieno; 4)l'immutabilit = per evitare il flusso eracliteo delle cose e l'arbitrio protagoreo delle
opinioni, l'intelligibile dev'essere in se stesso sempre tale quale ; 5)la perseit = l'in s non fondato da altro,
ma autosufficiente, in s e per s, quindi assolutamente oggettivo ed evidente; 6)l'unit = l'in s spiega le cose
sensibili che di lui partecipano e le fonda come molteplicit unificata. Il legame tra sensibile e intelligibile
espresso da a)MIMESI = il sensibile imita l'intelligibile, b)METESSI = il sensibile, nella misura in cui realizza la propria
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essenza, partecipa dell'intelligibile c)KOINONIA = il sensibile ha comunanza con l'intelligibile per quanto ha di essere
e conoscibilit d)PARUSIA = l'intelligibile nel sensibile nella misura in cui la causa manifesta nel causato
Traccia 18 Scienza e dialettica
- la scienza: l'Idea del Bene la conoscenza suprema; partendo da tale Idea che le cose giuste diventano utili
(Rep. VI,505a). Come il sole necessario alla vista e alle cose visibili, cos il Bene lo all'intelletto e alle cose
intelligibili (508b-c). Gli occhi vedono in modo chiaro quando vedono i colori delle cose alla luce del sole, l'anima
conosce ed ha intelligenza quando considera gli esseri alla luce del Bene. l'Idea del Bene che fornisce alle cose
conosciute la verit e al conoscente la facolt di conoscerle (508e). La dialettica ha per scopo l'essenza del Bene
e nella sua luce cogliere l'essenza di ogni altra realt (VII, 532e-533b). Ogni conoscenza si eleva a scienza nella
misura in cui ha colto l'Idea che la fonda, verificata dalla capacit d'indicare la differenza specifica rispetto ad altre
Idee e ad altre conoscenze. - teoria dei Principi: Il molteplice sensibile si fonda sull'unit dell'intelligibile,
ma l'intelligibile si manifesta a sua volta molteplice perch ogni Idea fonda un aspetto conoscibile della realt e
dato che gli aspetti conoscibili sono molti, si hanno molte Idee. L'unit delle Idee fondata dall'Uno supremo quale
principio di determinazione formale, la molteplicit delle Idee fondata dalla Diade o Dualit indeterminata di
grande e piccolo quale principio di variabilit indefinita. Il Bene l'aspetto funzionale dell'Uno, la Diade il
principio inferiore che genera la totalit delle Idee. L'Uno il principio di essere, verit e bene, la Diade la radice
della molteplicit degli esseri, tendenza all'infinitamente grande e all'infinitamente piccolo; l'azione dell'Uno sulla
Diade genera la pluralit, la differenza e la gradazione degli enti. L'unit, il limite e l'ordine che l'Uno impone al
molteplice illimitato fondano la conoscibilit delle cose, il loro valore e la loro bont.
- dialettica: La dialettica iniziata da Zenone come arte della confutazione e applicata da Gorgia contro gli stessi
Eleati, da Protagora per dare ragione a tutti nel suo relativismo, perfezionata da Socrate come arte del dialogo, in
Platone diventa la scienza per eccellenza. Nel Fedone si ha il passaggio dellanalisi della realt tramite i sensi a
quella tramite i concetti. Il logos o universale accettato come ipotesi implica due operazioni: dedurre le
conseguenze dallipotesi accettata e ricondurla a una superiore per fondarla. Nella Repubblica le Idee sono
ricondotte al principio supremo del Bene e si precisano due tipi di conoscenza degli intelligibili: quello ipotetico-
deduttivo delle matematiche che esige solo la coerenza con le premesse e quello definito scienza dialettica che
consiste nella ricerca con le sole idee. Il passaggio dalle ipotesi al principio non-ipoteico stato interpretato in vari
modi: 1) come intuizione dei principi e deduzione delle conseguenze (es. Heidegger), 2) come momento
dellanalisi cui segue la sintesi (es. Cornford e Reale), 3) come eliminazione delle ipotesi per cui vera solo
quella che resiste alla confutazione di tutte le alternative (Berti 2007). Nel Parmenide si ha lapplicazione
sistematica di tale metodo confutativo proprio in rapporto alle Idee, ossia la tecnica confutativa di Zenone viene
applicata ad oggetti intelligibili e integrata nellintroduzione di una coppia di ipotesi fra loro contraddittorie. Tale
dialogo stato interpretato dai Neoplatonici come la prima formulazione di teologia negativa, da Hegel come
espressione dellincapacit dellintelletto di uscire dalla contraddizione, da Taylor come un semplice esercizio
logico, invece da Migliori come introduzione alla teoria dei Principi. Nel Fedro (265d-266b) si distinguono due modi
di procedere nella dialettica: la prima forma di procedimento consiste nel ricondurre a ununica Idea cogliendo con
uno sguardo dinsieme le cose disperse in molteplici modi, laltra forma di procedimento consiste, in senso
opposto, nel saper dividere secondo le Idee in base alle articolazioni che le cose hanno per natura
- ipotesi di passaggi nella costituzione dello schema metafisico di Platone: Platone nei riguardi del mondo
sensibile ha trovato i miti suggestivi ma insoddisfacenti, le spiegazioni dei Fisici rigorose ma contraddittorie,
rimasto affascinato della concezione dell'anima testimoniata da Socrate e sulla sua traccia ha scoperto la realt
del soprasensibile, anticipato dal nucleo dei miti in forma logica. Ha espresso il soprasensibile nella teoria delle
Idee, ma sorto il problema del rapporto tra Idee e mondo sensibile, inoltre il problema del rapporto delle Idee tra
loro. P. ha risposto rielaborando le riflessione dei pitagorici Archita sui numeri e Filolao sull'uno. Ne sorta la
teoria dei Principi, Uno e Diade, che fonda sia l'unit articolata delle Idee sia un piano intermedio tra Idee e cose
sensibili ossia il piano degli enti matematici e dell'anima. Articolata cos gerarchicamente la realt in 4 piani,
sorto il problema del passaggio dalla possibilit alla realt del mondo sensibile, per cui P. ha rielaborato la teoria
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del nous di Anassagora ed ha formulato la concezione del Demiurgo che contempla il mondo intelligibile e forma il
mondo sensibile.
Traccia 19
Platone
Anima: P. tratta esplicitamente dell'anima in ben 17 opere, tra le quali spiccano sull'argomento il Fedone
(l'immortalit), la Repubblica (le facolt), il Fedro (l'ascesa) e il Timeo (la cura del mondo). - nei miti: Nel Gorgia
P. elabora il mito di Minosse che giudica le anime dei morti, racconto che un sofista pu disprezzare come favola
da vecchiette, mentre il suo scopo non intrattenere o fantasticare ma esortare ad essere sempre giusti e non
solo sembrarlo. Nel Simposio si ha un intreccio continuo di miti per esaltare la bellezza e la forza dell'amore
nell'ascesa verso la sapienza. Nel Fedone due grandi miti esplicitano il legame tra anima e filosofia, anima e
cosmo alla luce della filosofia. Alla fine della Repubblica il mito di Er presenta, nella cornice della credenza della
metempsicosi, un grandioso affresco di tutte le dimensioni della realt. Nel Fedro il mito del carro alato descrive
l'essenza dell'anima e il suo ciclo cosmico. Nel Timeo l'intero cosmo diventa racconto mitologico dell'anima.
- affinit al divino: Il corpo simile al visibile, lanima allinvisibile. Quando lanima fa ricerca per mezzo dei
sensi, ossia del corpo, si confonde, ma quando lanima svolge la ricerca restando in s e per s sola, allora si
eleva a ci che puro, eterno, immortale, immutabile, perch ad esso congenere. Lanima assomiglia al divino,
in sommo grado simile a ci che divino, immortale, intelligibile, uniforme, indissolubile, sempre identico a se
medesimo (Fedone 79B-80B). - nel legame con l'Idea di Vita: l'immortalit - Nell'Apologia, dopo la condanna a
morte, Socrate manifesta la speranza nell'immortalit, nel Fedone, nella Repubblica e nel Fedro Platone propone
vari argomenti per dimostrarla. Nel Fedone presenta gli argomenti dei contrari e della reminescenza, dell'affinit al
divino e del legame con l'Idea di Vita; nella Repubblica il fatto di sopravvivere al suo male specifico e nella
vicinanza al divino; nel Fedro perch si muove sempre da s ed cos principio primo di ogni altro movimento, un
argomento ripreso e approfondito nelle Leggi. Il criterio attorno a cui ruotano i vari argomenti sono l'affinit
dell'anima con il divino, affinit ribadita dalla sua incorporeit; nel Gorgia si accentua il motivo etico, nel Menone
quello gnoseologico, nella Repubblica e nelle Leggi quello sociale e politico. Senza l'immortalit dell'anima viene
azzerata non solo la filosofia, ma anche il valore della ragione umana, il gusto dell'arte e dell'attrattiva erotica
come possiamo leggere nel Simposio, la bellezza dell'amore nel Fedro. - nel legame con il Bene: le facolt
dell'anima - Prima di indagare nel singolo uomo, cio nella sua anima. conviene indagare nella polis perch l le
capacit e le caratteristiche di ciascuno sono come scritte a caratteri grandi, ossia ci che cerchiamo di conoscere
nell'anima del singolo si ritrova grandemente amplificato nel dinamismo della citt. Come nella citt si trovano
molti bisogni e molte attivit. cos nell'anima dell'individuo. L'individuo, per, non determinato dai suoi bisogni
che diventano desideri, infatti ce ne sono moltissimi e non pochi tra loro opposti. Nell'anima c' un principio che
spinge alla soddisfazione immediata e uno che la rimanda in base a dei ragionamenti: il principio del
ragionamento la FACOLT RAZIONALE, quello delle passioni la FACOLT CONCUPISCIBILE. Quando la ragione cede ai
desideri non c' nessun contrasto interiore, ma quando li respinge si ha uno sconvolgimento nell'animo. L'istinto
aggressivo, col quale ci adiriamo, un terzo principio, il quale costituisce la FACOLT IRASCIBILE. Essa non identica
alla parte irrazionale perch listinto irascibile per natura portato ad aiutare la ragione se l'individuo ha ricevuto
nell'infanzia e nell'adolescenza una buona educazione; ma non neppure identico alla parte razionale, perch
presente anche nei bambini e nelle bestie. La parte concupiscibile avida di denaro, quella irascibile di gloria,
quella razionale di conoscenza. In rapporto al prevalere di una di tali facolt sulle altre si hanno tre tipi di uomo: il
filosofo che ama il sapere, il guerriero che ama la gloria, il mercante che ama il denaro. Se ogni facolt adempie al
suo ruolo e le due facolt inferiori sottostanno a quella razionale, l'anima ordinata e l'individuo felice. - nella
cura del cosmo: tipi di movimento - Tra le cose sensibili P. individua vari tipi di movimento: circolare, di
traslazione su un solo asse, di traslazione su pi assi, di composizione, di scomposizione, di dissolvimento, di
diminuzione, di distruzione, inoltre, ancora pi importanti, il moto prodotto dall'esterno e l'automovimento. Il
movimento che ha la capacit di muovere sia se stesso sia le altre cose di un tipo diverso e unico. tipico degli
esseri viventi, resi viventi dalla presenza dell'anima. Possiamo allora definire l'anima come il movimento capace di
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muovere se stesso e principio di tutti gli altri. I mov. primari sono quelli tipici dell'anima (volere, analizzare, prender
decisioni, ecc), mentre quelli dei corpi sono secondari (crescita, diminuzione, separazione, unione, ecc.).
Traccia 20
Platone
Politica: Riflessioni sulla politica si trovano in molti dialoghi, specialmente in Repubblica, Politico e Leggi.
- origine dello Stato: Gli uomini si riuniscono insieme e si organizzano perch nessuno autosufficiente a livello
materiale. A) I bisogni sono molti: procurarsi il cibo, costruire la casa, tessere i vestiti per coprirsi. Ogni uomo
potrebbe fare tutto da s come si vantava Ippia, ma pi efficiente se il lavoro di contadino, muratore, tessitore,
calzolaio, ecc. svolto da persone diverse, inoltre i mercanti che importano quanto non si produce nel paese. B)
Ad una polis frugale non serve il commercio e larte della guerra, ma dato che la maggior parte degli uomini, come
Glaucone fratello di Platone, amano il lusso, allora necessitano anche piazze per il mercato, monete per
certificare lo scambio, lesercito per la difesa da saccheggi o per la conquista di territori convenienti (Rep. II). Si
costituiscono cos 3 classi funzionali (non distinte per razza o famiglia di origine, ma per capacit) di cittadini: 1) la
gran parte della popolazione che produce e commercia (contadini, artigiani, mercanti) 2) i Custodi che difendono
la polis 3) nella polis ideale si ha una terza classe, distinta da quella dei guerrieri, gli Arconti o Reggitori.
- la polis ideale: Il ruolo fondamentale per realizzare una polis che viva pienamente nella giustizia svolto
dalleducazione che implica la riforma della poesia e del teatro: i miti narrati devono essere veritieri ossia
rigorosamente rispettosi del principio che gli di sono buoni e vogliono il bene degli uomini. La formazione della
polis ideale richiede 3 ondate di riforme: I) la parit assoluta nelleducazione tra maschi e femmine II) la
realizzazione di una grande famiglia per i Custodi mediante la piena comunanza dei beni, delle donne e dei figli,
educati tutti insieme III) il potere ai filosofi, sebbene gli Ateniesi li ritengano i meno adatti per la politica.
- il potere ai filosofi: per lo Stato migliore ci vogliono gli uomini migliori. Nella Repubblica ai libri II-IV i governanti
sono chiamati arconti e sono educati tramite il collegamento di ginnastica e musica ossia arte guerresca per il
corpo e cultura per lanima; nei libri V-VI sono chiamati filosofi-re che a differenza dei precedenti si trovano nella
citt attuale ma amano la filosofia ossia la Verit, conoscono lidea del Bene,e perci devono prendere il potere
per il bene di tutti; nel libro VII sono detti dialettici che hanno ricevuto una preparazione lunga e accurata
- leducazione dei filosofi: Dopo la ginnastica e la musica, il futuro filosofo deve esser avviato alla studio 1) della
matematica teorica per affinare la mente e indirizzarla alla riflessione sui principi, 2) della geometria teorica per
aiutarla a individuare ci che rimane stabile nel variare delle relazioni, 3) dellastronomia teorica e dellarmonia
musicale come sviluppata dai Pitagorici per cogliere larmonia universale; queste sono scienze propedeutiche,
preparatorie al vertice della conoscenza che la dialettica, perch solo la dialettica raggiunge la conoscenza del
vero essere, lidea del Bene. La dialettica, per non scadere nelleristica come avvenne per i Sofisti, esige una
solida base morale e intellettuale, quindi non da giovani, ma verso i 30 anni. Dopo 15 anni di pratica nelle attivit
statali, ossia verso i 50 anni i dialettici devono reggere il governo a turno.
- tipi storici di Stato: Nella realt storica si hanno 4 forme di governo: la timocrazia, loligarchia, la democrazia e
la tirannide. Laristocrazia degenera facilmente in timocrazia ossia divisi i beni comuni per porre fine agli
innumerevoli abusi, si conserver il rispetto per lautorit ma si escluderanno rigorosamente i sapienti dal potere,
prevarr laggressivit e lavidit di onori. La timocrazia degenera nella oligarchia ossia in un regime basato sul
censo per cui si avidi di denaro, di ricchezza. Loligarchia genera una massa di poveri a causa dellavidit
insaziabile; costoro si ribellano violentemente e instaurano la democrazia. La democrazia caratterizzata dalla
libert che diventa permissivit in nome di unapparente uguaglianza, ma scade nella spudoratezza e genera
lanarchia. Le vittime di abusi finiscono per desiderare loligarchia e convincono il popolo a sceglierla. Per uscire
dal disordine il popolo affida il potere a un solo uomo e cos dalleccesso di libert si genera la tirannide che
allinizio godr di vastissimo favore popolare, ma poi si regge su continue guerre interne ed esterne (Rep. VIII-IX).
- larte politica: Nel Politico abbiamo una visione dialettica della politica. Platone delinea il quadro di una
specifica scienza direttiva, la politica, che si prende cura degli esseri umani, senza cadere nelle forme arbitrarie e
violente proprie delle tirannidi. Questo modello totalmente determinato dalla scienza non praticabile sul piano
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umano in quanto richiede il potere che proprio di Dio; pertanto, la politica pu manifestarsi in concreto solo come
imitazione di quella ideale, allinterno di un sistema statuale dominato dalle leggi. (MIGLIORI, p.264).
Traccia 21
Platone
Mondo sensibile: In molti dialoghi platonici si trovano accenni alla realt del mondo sensibile. Solo nel Timeo se
ne ha una trattazione diretta e ampia; anche qui con qualche titubanza sotto il velo dell'ironia nel racconto solo
verisimile. Nel IV sec. a.C. c'erano molti specialisti (tra medici, astronomi, matematici, ecc.) non facilmente
conciliabili. Il Timeo realizza un'esigenza platonica manifestata gi nel Fedone (97c-98b) nei riguardi di
Anassagora: spiegare, in base all'Intelletto divino, non solo le cose come sono ma anche perch come sono il
meglio per loro e per l'universo intero.
- Demiurgo e formazione del mondo: Dio vuole che tutte le cose siano buone e perci le porta dal disordine
all'ordine mettendo l'intelletto nell'anima e l'anima nel corpo. Prima del corpo dell'universo ha creato l'anima del
mondo, sintesi della realt intelligibile e di quella sensibile tramite le forme di identico e diverso. Nell'anima
invisibile ha collocato il mondo visibile, regolato nel suo divenire dal tempo come immagine mobile dell'eternit
tramite i moti degli astri. Dal Vivente in s ha tratto i 4 tipi di esseri viventi: gli astri celesti, gli esseri alati, gli
acquatici e i terrestri. Dio ha fatto il mondo perch buono.
- il principio materiale: Il cosmo combinazione di intelletto e necessit. Il genere intelligibile eterno
l'esemplare, quello visibile generato il risultato dell'opera del Demiurgo nel ricettacolo capace di accogliere tutte
le forme come spazio inesauribile, matrice sempre fecondabile, necessit dell'indeterminato. Il principio materiale
viene modellato con forme e numeri a partire dal triangolo isoscele e dal triangolo rettangolo scaleno, poi i solidi
regolari, poi i quattro elementi, poi le loro numerose variazioni, infine i singoli corpi colti dai sensi.
- la natura dell'uomo: Gli di creati, ricevuto il principio immortale da Dio Artefice, formano intorno ad esso il
corpo mortale e danno al corpo un'altra specie di anima, quella mortale che prova piacere e dolore e molte
passioni. Nella testa. come Acropoli, sta la ragione, nel petto la parte migliore dell'anima mortale ossia quella
irascibile, invece quella peggiore in basso nel ventre, separata dal diaframma. Il cuore nella posizione di guardia
delle passioni, lo stomaco come mangiatoia, il fegato vicino allo stomaco come specchio dell'intelligenza per
intimorire la parte concupiscile con l'amarezza e blandirla con la mitezza.
Religione: Rendersi simili a Dio significa diventare giusti e santi, e insieme sapienti Ci sono due modelli di vita
nell'ambito dell'essere: uno divino, felicissimo, e uno senza Dio, infelicissimo (Teeteto 176a-e).
- esistenza degli di: Gli esseri viventi hanno come causa adeguata un intelletto divino (Sofista 265c). La
bellezza del mondo esige la migliore delle cause ossia l'Artefice divino (Timeo 29a-29a). Quelli che negano
l'esistenza degli di mettono il fuoco, l'acqua, la terra e l'aria come elementi primi del tutto; invece l'anima non
derivata da questi elementi e dirige ogni altra realt (Leggi 891c-892a). La fede negli di scaturisce dall'affinit che
abbiamo con loro(899d).
- la Provvidenza: Il materialismo radicale insostenibile perch, se si definisce essere solo ci che ha corpo
ritenendo anche l'anima corporea, si avrebbe che giustizia, saggezza ed ogni altra virt non esistono (Sofista
245b-247b). Gli di, in quanto sono buoni, hanno cura di ogni realt (Leggi 900d). In quanto perfetti essi si
occupano di tutto, anche dei particolari sempre in vista del bene del tutto (902e-903c).
- il Padre: Sopra tutti gli di sta l'unico, eterno, indivisibile Dio, il Padre di tutte le cose; la sua opera descritta in
modo suggestivo nel grande mito sulla storia del cosmo narrato nel Politico. Tale dio una sintesi di Crono e Zeus
che nella prima fase delle vicende cosmiche ha cura del mondo come Crono nella sua era, nella seconda fase il
mondo che si sforza di imitare Dio, come gli uomini verso Zeus garante della giustizia nellera attuale. Non facile
parlare di Dio, avverte Platone nel Timeo. Ha fatto il mondo per conferire a tutti la sua bont, qualit essenziale
gi individuata da Socrate come risulta da Apologia e Fedone; la bont il criterio guida della teologia, il principio
della sapienza e della virt.
- filosofia e culto: Allopposto di quanto diceva Protagora, non luomo ma Dio la misura di tutte le cose (Leggi
IV 716), perch Protagora lascia luomo in bala del proprio disordine interiore, invece in Dio si ha il perfetto
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dominio della temperanza che garantisce tutte le virt e con essa la vita felice, perci diventiamo amici di Dio,
rendiamoci simili a lui nelle virt, aiutati dalla filosofia e dalle pratiche cultuali sincere.
Traccia 22 Platone e lAccademia
Arte: Platone un grande artista ma anche un puntiglioso critico dell'arte gorgiana, ossia della suggestione come
emotivit contrapposta alla verit.
- ispirazione e interpretazione: Ci che muove il poeta un forza divina che opera come una calamita. I poeti
non fanno affermazioni infallibili anche se sono ispirati perch l'ispirazione riguarda il fascino, l'effetto artistico e
non i contenuti razionali. Il citare i poeti non serve a niente perch non si possono interrogare su ci che dicono e
spesso sono ambigui. La retorica che mira solo alla persuasione come la culinaria di fronte alla medicina,
lusinga ma non rende migliori. La poesia un mezzo indispensabile per l'educazione, ma va subordinata ai criteri
del bene e della virt.
- rifiuto dell'arte imitativa: Il falegname e il calzolaio sono pi vicini al vero del pittore perch il quadro del pittore
una copia della copia, in quanto l'immagine una copia dell'oggetto e l'oggetto una copia parziale dell'Idea. Dato
che pi facile imitare la parte intemperante e volubile, gli artisti finiscono per esaltare gli aspetti peggiori
dell'anima. Il nuovo modello di riferimento non pi Omero,ma i dialoghi socratici, vivaci e persuasivi, subordinati
alla verit e miranti al bene, ricchi di aspetti comici per le condizione in cui si pone chi ha la pretesa di sapere e di
risvolti tragici per le conseguenze negative nel rifiuto del giusto. Bellezza e bont, amore e virt, umano e divino
hanno la loro sede pi luminosa nella filosofia.
Accademia Antica: Dopo il primo viaggio a Siracusa (387), Platone imit le comunit pitagoriche per la
preparazione sistematica dei "veri" filosofi; per questo acquist un terreno e un edificio all'Accademia, da cui
deriva il nome della scuola platonica. L'Accademia era uno dei tre grandi ginnasi di Atene (Accademia, Liceo,
Cinosarge), sistemata come parco pubblico da Cimone. Platone probabilmente sia insegnava agli allievi nella sua
propriet, sia teneva conferenze nel ginnasio pubblico, sia praticava il culto religioso nel recinto delle Muse dove
poi fu sepolto. Lo scopo principale della scuola era etico, politico e didattico con la partecipazione di giovani e
adulti da vari luoghi.
- Speusippo e i numeri: il nipote di Platone (figlio di Potone sua sorella) resse l'Accademia come suo primo
successore dal 347 al 339. Nega l'esistenza delle Idee e pone al vertice gli enti matematici. A differenza dei
Pitagorici, gli enti matematici di Speusippo sono ingenerati, incorruttibili, immateriali, coglibili solo con il pensiero,
distinti e separati dalle cose. I principi supremi sono l'Uno e la Diade che Molteplicit al livello dei numeri,
Estensione a quello delle figure, Movimento a quello delle grandezze, Corporeit a quello delle anime, in
continuit con il Timeo di Platone, S. definisce la divinit come intelletto, il quale corrisponde allUno, ossi al
principio supremo. In questo vicino ad Aristotele, perch per entrambi la divinit intelletto e al vertice della
realt, per S. accentua il ruolo dellUno e subito dopo quello degli enti matematici, Aristotele quello dellEssere e
colloca i numeri al di sotto di tutti gli enti naturali come astrazioni mentali.
- Senocrate e le tre parti della filosofia: S. , diresse l'Accademia dal 339 al 314. Distingue la filosofia in 3 parti:
fisica, etica, logica, ossia la fisica dai naturalisti, l'etica da Socrate, la dialettica da Platone; schema poi adottato da
tutte le scuole ellenistiche ma che offusca la realt intelligibile, anche se c'era ancora posto per essa nel suo
ordinamento gerarchico del platonismo: lUno identico a Zeus padre degli di e la diade lanima del mondo
come loro madre. Sulle caratteristiche platoniche prevale linflusso pitagorico dellUno come monade e della diade
come natura, per cui le due divinit sarebbero due forze cosmiche attraverso le quali operano i principi del
divenire a due livelli diversi, cio quello degli astri costituiti di fuoco e quello dei demoni aerei attivi nellatmosfera
del mondo sublunare. S. trasforma i miti platonici in ordinamento cosmologico e allegoria dei principi filosofici. I
miti e i culti della religioni olimpica sono riletti in chiave filosofica attraverso lopera dei demoni che li conciliano
con il culto astrale. Aristotele critica la teoria delle idee ribadita da S. per ne condivide il primato dellintelletto su
tutta la realt e il ruolo della natura nellambito del cosmo. Nella conoscenza S. distingue tre livelli come nel
cosmo: la realt al di sopra del cielo intelligibile e di essa si ha conoscenza poetica, la realt del cielo mista di
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intelligibile e sensibile per cui si ha una conoscenza doxastica (opinione soggetta ad errori), la realt al di sotto del
cielo sensibile per cui si ha la percezione sensoriale.
Traccia 23 Aristotele
Dal Demiurgo al Nous: Aristotele ricupera tutte le caratteristiche che il Nous aveva in Anassagora, tra cui
l'onnipotenza e l'onniscienza. L'Essere viene elevato da Metaidea a Principio supremo che include tutta la realt
ed ha la sua massima perfezione nel Nous, il quale, a differenza del Demiurgo, non contempla al di sopra di s
ma in s il modello di ogni altra realt. In tal modo Ar. ricupera la pienezza della Verit in s e della Dike
nell'azione da Parmenide. L'Uno diventa sinonimo dell'Essere, con il vantaggio di evitare le difficolt tra principi e
astrazione matematica di Speusippo. Il principio supremo, in quanto essere presente in tutta la realt, in quanto
nous la fonda tutta; L'Essere e l'Uno non annullano il molteplice perch entrambi oltre ad essere sinonimi hanno
anche un significato polivoco.
Dalle Idee alle forme: Non esiste nulla al di fuori dell'essere, anzi l'essere ordinato, conoscibile e buono; le Idee
platoniche che fondano la conoscibilit sono diventate le forme aristoteliche che costituiscono le sostanze a vari
livelli. Ad ogni livello, al di sotto del Nous unico, in gradi diversi la forma fonda l'unit e la materia fonda la
molteplicit e la possibilit del divenire. Il divenire passa alla attualit attraverso la causa efficiente come perno
proveniente dai livelli superiori.
La dialettica aristotelica: Nei Topici I,2 Ar. afferma che necessario conoscere la dialettica per realizzare il
progresso delle scienze e ricercare i loro principi. La dialettica utile alle scienze sia perch, sviluppando le
aporie in entrambi i sensi, ci fa discernere pi facilmente il vero ed il falso, sia perch grazie alla sua vocazione
esaminatrice, essa ci apre laccesso ai principi di tutte le discipline. Anzi lesame delle diverse opinioni consiste
propriamente nel considerare ciascuna opinione e la sua negazione, in modo da formare unaporia, e nello
sviluppare questa aporia in entrambi i sensi, cio nel dedurre le conseguenze che derivano dalle due opposte
opinioni che la formano. Se le conseguenze di una di queste due opinioni sono confutate, cio se approdano a
una contraddizione, la loro confutazione equivale alla dimostrazione dellopinione opposta. In questo modo la
dialettica ci permette di discernere pi facilmente il vero e il falso, cio lopinione vera e quella falsa []. Questa
operazione la stessa che conduce alla scoperta dei principi di tutte le scienze (BERTI 1995).
Fisica: La fisica, poi detta filosofia seconda, si occupa della realt mobile e corporea. Ar. non ritorna alla fisica
presocratica perch ritiene il mondo materiale solo una parte della realt, non la sua totalit. La fisica scienza
della natura e consiste nella conoscenza dei suoi principi primi. In essa evidente (per induzione) la realt del
movimento. Se invece si concepisce lessere come uno e immobile, come fecero Parmenide e Melisso, allora non
c nemmeno scienza della natura o fisica. LEleatismo nega il divenire e riduce la realt allessere unico partendo
da premesse errate, ossia parlando dellessere in senso univoco e credendo che ci che non diviene non abbia
bisogno di un principio. I filosofi naturalisti o fisici hanno tentato di risolvere questo problema, alcuni ponendo un
sostrato corporeo comune, altri infiniti principi. Tutti riconoscono come principi i contrari. Ar. individua 3 principi del
divenire, di essi uno agisce e due patiscono, ossia per un solo genere di essere o sostanza vi una sola coppia di
contrari. Il terzo principio il sostrato, ci che permane nel divenire dei contrari. Applicando il concetto di divenire
alle varie categorie della realt si hanno 4 diversi modi del divenire o tipi di mutamento: 1) della sostanza o
generazione e corruzione (ad es. la statua dal bronzo nella generazione si ha un assumere la forma da parte
della materia) 2) della qualit o alterazione (ad es. da sano a malato di Socrate) 3) della quantit o aumento e
diminuzione (da piccolo a grande di Platone) 4) del luogo o traslazione (passaggio da un punto ad un altro, ad es.
dallAccademia al Liceo)(Fisica I, 1-4; V, 1-2). Il mondo, realt sferica con al centro la terra pure rotonda,
costituita da due zone radicalmente diverse: il cielo e la terra. La zona terrestre, o mondo sotto la luna, costituita
da 4 elementi (terra, acqua, aria, fuoco) espressi da duplice moto rettilineo (verso lalto e verso il basso) e dalla
generazione reciproca (in base alle combinazioni di caldo e freddo, secco e umido). La zona celeste fatta di
etere incorruttibile ed caratterizzata da moti circolari. Ma che cosa fonda leternit del moto nelluniverso? Tutto
ci che si muove mosso da qualcosa, secondo Aristotele. Ci devessere un primo motore dal quale dipendano
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tutti gli altri, motori e mossi. Per muovere per un tempo infinito deve avere una potenza infinita, quindi incorporeo
e immobile (Fisica VIII), ma questo esige unaltra scienza, la filosofia prima, la scienza dellente in quanto ente.
Traccia 24 Aristotele
Introduzione alla filosofia prima: Al centro della filosofia di Ar. sta la riflessione sull'essere. Il dato primo la
molteplicit dell'essere, l'essere ha molti significati perch esistono molti enti e molti tipi di essere. La molteplicit
immediata dell'essere contrasta con l'ontologia di Parmenide e con la metodologia di Platone. Una pluralit di enti
costituisce un'unit non per un altro ente ma per il discorso definitorio, ossia ente e definizione non sono sullo
stesso piano (gli enti su quello ontologico o dell'esistenza, la definizione su quello logico del linguaggio). L'ente
individuale espresso dalla sostanza che consiste in una concretizzazione di propriet (ci che non appartiene ad
altro, esiste in modo distinto dal resto, qualcosa di determinato, ha ununit intrinseca, esiste in atto) la
definizione esprime l'essenza nelle propriet o condizioni necessarie all'esistenza dell'ente individuale. Ar. fa
propria la distinzione platonica fra in s e per altro. Nel rapporto fra enti e predicazione si distingue fra
indipendenza esistenziale espressa a livello logico-predicativo come non essere predicato di altro o non inerire ad
altro e dipendenza esistenziale espressa dall'essere predicato di altro o inerire ad altro. L'ente capace di esistenza
indipendente il soggetto ontologico cui spetta il ruolo di soggetto logico nel discorso veritiero.
Metafisica IV: Il libro quarto definisce la filosofia prima come scienza dell'essere e, nello stretto legame fra
ontologia e logica, ne esplicita il principio primo, il principio di non contraddizione, quale principio innegabile sia a
livello ontologico sia a livello logico.
- definizione: La filosofia prima la scienza che considera l'essere in quanto essere e le propriet che gli
competono in quanto tale; l'essere si dice in molti sensi, ma tutti in riferimento ad un unico principio: la sostanza.
Allora il filosofo dovr conoscere le cause della sostanza.
- il principio primo: Ha come caratteristiche di essere il principio pi sicuro, pi noto e non ipotetico.
Formulazioni: a) impossibile che la stessa cosa, ad un tempo, appartenga e non appartenga alla medesima
cosa, secondo lo stesso punto di vista b) impossibile a chiunque credere che una stessa cosa sia e non sia c)
non possibile che i contrari sussistano insieme in un identico soggetto.
- dimostrazione elenctica: Il principio in quanto primo non dimostrabile ma possibile la confutazione della sua
negazione, a condizione che chi parla dica qualcosa di significativo.
Metafisica VI: Nel libro sesto si precisa la collocazione della filosofia prima tra le scienze teoretiche, s'individuano
i 4 significati principali dell'essere e se ne analizzano i primi due.
- divisione delle scienze: La scienza conoscenza delle cause; la filosofia scienza delle cause dell'essere.
Anche la fisica e la matematica riguardano l'essere, ma la fisica gli esseri separati e mobili, la matematica gli
esseri immobili e non separati, la filosofia prima tutto l'essere, ossia l'essere in quanto essere, inclusi gli esseri
separati e immobili per cui diventa teologia. La filosofia teoretica include, dunque, tre scienze: fisica, matematica e
teologia.
- i 4 significati dell'essere: Lessere ha 4 significati principali - 1) l'essere accidentale (ci che appartiene ad una
cosa ma non rientra nellessenza) 2) l'essere come vero (laffermazione di ci che realmente congiunto e la
negazione di ci che realmente diviso) 3) le figure delle categorie (sostanza + qualit, quantit, relazione, ecc.)
4) l'essere come potenza e atto (la potenza sinonimo di principio di mutamento e di materia, latto sinonimo di
forma e di essenza, espressa dalla definizione). Il primo significato, in senso forte, riguarda la realt del casuale, il
secondo la logica sia come correttezza dei sillogismi sia come corrispondenza delle affermazioni o negazioni della
realt, il terzo s'incentra sulla sostanza, il quarto sulla possibilit del divenire nelle sostanze sensibili.
- l'essere accidentale: Nella realt sono necessarie le cause accidentali altrimenti tutto esiterebbe in modo
deterministico, senza nessun spazio per la libert. "Fortuito" ci che non ha una precisa ragion d'essere, perci
fuori da necessit o regola assoluta (non di ogni regola in assoluto, ma da una necessit assoluta, cio nel
possibile). "Casuale" l'avvenimento il cui risultato esterno ai fattori che l'hanno determinato (frutto di scelta
arbitraria o pura coincidenza). Il principio di ci che avviene a caso qui non viene precisato (in Fisica II 6 si precisa
che la causa efficiente come mente o natura; la causa formale e la causa finale determinano necessariamente,
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la materia la condizione necessaria ma non sufficiente degli eventi accidentali perch costituisce la potenzialit
degli opposti, ma occorre un'altra causa per il passaggio all'attualit, ossia la causa efficiente).
Traccia 25 Aristotele
Psicologia: Il trattato Sull'anima in 3 libri fa parte della "fisica" perch riguarda l'anima nei rapporti con il corpo,
ma in stretta connessione con la Metafisica e l'Etica. - definizione dell'anima: Nel primo libro, dal confronto con
i predecessori Ar. ricava che l'anima principio del movimento ed ha tre caratteristiche (movimento, sensazione,
incorporeit o corpuscoli diversi da tutti gli altri), per contesta a Platone che l'anima si muova, a Empedocle che
sia armonia, a Democrito che sia materiale. Nel secondo libro definisce l'anima e analizza le sensazioni: L'anima
sostanza, in quanto forma del corpo naturale che ha la vita in potenza. L'anima non un elemento accanto agli
altri nel corpo vivente, ma il suo fondamento e la sua determinazione in atto nell'ambito ontologico e in quello
gnoseologico. Il corpo la materia adeguata alla forma dell'anima, il suo poter essere, ci che esige, per essere in
atto, il compimento sostanziale dell'anima. Il composto di corpo e anima non una mescolanza pi o meno
ordinata, ma il soggetto nel quale, con la sua capacit di accogliere le forme per la strutturazione adeguata della
sua materia, si ha la realizzazione delle facolt dell'anima. - facolt dell'anima: Il corpo e l'anima di un individuo
sono entrambi unici, ma anche hanno insieme facolt comuni a tutti gli altri essi viventi composti, ad es. come il
vivere manifestato dalla capacit nutritiva. L'individuo umano oltre al nutrirsi possiede anche la capacit di sentire,
appetire, muoversi localmente, ragionare: sono facolt dell'anima concretizzatesi nel corpo. La molteplicit delle
facolt non distrugge l'unit dell'anima perch la distinzione tra le varie facolt solo al livello logico, invece a
livello ontologico ogni facolt inferiore inclusa in potenza in quella superiore. La FACOLT NUTRITIVA si trova in tutti i
viventi mortali in quanto soggetti alla crescita e al deperimento. Sue operazioni sono il generare e usare del cibo. Il
generare il modo con cui il vivente partecipa dell'eterno e del divino, il nutrirsi la facolt dell'anima al livello pi
basso di conservare l'essere. La FACOLT SENSITIVA si trova solo negli animali e consiste nella capacit di sentire,
cio di subire un'alterazione dall'esistente. Dal punto di vista materiale la sensazione consiste nell'alterazione
della parte omogenea dell'organo di senso, da quello formale l'assimilazione del paziente all'agente, il passaggio
di una qualit dall'oggetto percepito al soggetto che percepisce. Ci sono tre specie di sensibili: a)il sensibile
proprio di ogni senso (colore, suono, sapore, ecc.), il sensibile comune a pi sensi (movimento, quiete, numero,
figura, grandezza) e il sensibile per accidente(es. vedere il bianco e riconoscere il figlio di Diare). Nel terzo libro si
analizzano la FACOLT NOETICA e quella appetitiva. Come la facolt sensitiva la capacit di accogliere i sensibili
senza la materia, cos la facolt noetica la capacit di accogliere gli intelligibili senza la materia [L'accogliere la
forma intelligibile il primo aspetto del pensare, il secondo consiste nella nuova consapevolezza della propria
capacit conoscitiva; nell'unione di questi due aspetti l'intelletto pienamente attuato e pu pensare. Il pensare va
distinto dal ragionare; il pensare un'affezione dell'intelletto, il ragionare un'affezione del soggetto umano dotato,
in quanto composto di anima e di corpo, dell'intelletto e di altre facolt. L'uomo, in quanto unit composta, ha
bisogno del supporto materiale costituito dalle immagini, cio da insiemi unitari di caratteristiche sensibili. Nel caso
di oggetti materiali, le immagini esprimono da una parte la loro pensabilit, dall'altra la loro irriducibilit al
pensiero, ossia che le forme intelligibili non esauriscono tutte le loro possibilit nell'essere; nel caso di oggetti privi
di materia c' identit fra pensante e pensato, ossia tra l'intelletto e la forma intelligibile dell'oggetto. L'essere
dell'oggetto senza materia in atto proprio nel pensiero, e non al di fuori del pensiero. L'uomo soprattutto
pensiero, o meglio, la sua parte intellettiva. La capacit di pensare lo distingue dagli altri animali e lo costituisce
come uomo. Ogni uomo diventa se stesso nella misura in cui pensa, esercita il pensiero. Attraverso il pensiero
l'uomo attualizza il proprio intelletto, ossia la parte pi elevata di s. L'intelletto passivo e quello attivo non sono
due facolt, ma due livelli di attualit ossia il passivo esprime la capacit di pensare e l'attivo l'esercizio del
pensare. L'intelletto passivo diviene, mentre quello attivo gi in atto, per cui la sua attivit consiste nel non
diventare niente, nel non assumere nessuna forma ma nel porle in atto tutte. E' la stessa forma al suo pi alto
livello di intelligibilit. L'attivit pi elevata, a cominciare dall'intelletto pi elevato, sta nella forza di attrazione; tale
forza tanto pi attiva quanto pi si se stessi, ossia quanto pi l'intelletto pienamente intelletto e l'uomo
pienamente uomo]. L'anima principio motore per il corpo, il movimento di crescita dipende dalla facolt
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nutritiva, il movimento nello spazio dalla FACOLT APPETITIVA, cio dall'attrazione di un bene - che il desiderio vuole
subito, invece la ragione talvolta vuole rimandare al futuro.
Traccia 26 Aristotele
Logica: I sei trattati di "scienza analitica" sono stati riuniti da ANDRONICO DI RODI sotto il titolo di Organon ossia
"strumento" per affrontare qualsiasi genere di indagine, chiamato da Cicerone "logica". L'Organon comprende le
Categorie (che presentano una logica dei termini), Sull'interpretazione (con la logica delle proposizioni), gli
Analitici primi e gli Analitici secondi (con la logica dei ragionamenti scientifici), i Topici (con la logica dei
ragionamenti dialettici), le Confutazioni dei sofisti (con la logica dei pseudoragionamenti sofistici). - logica dei
termini: le categorie esprimono, dal punto di vista metafisico, i significati fondamentali dell'essere, dal punto di
vista logico i supremi generi ai quali deve essere riportato qualsiasi termine della proposizione. - logica delle
proposizioni: il giudizio l'atto con cui affermiamo o neghiamo un concetto di un altro concetto in una
enunciazione o proposizione; l'affermazione o negazione ha tre modi: 1)affermazione o negazione dell'esistenza
2) della necessit 3)della possibilit. - logica dei ragionamenti scientifici: Il ragionare consiste nel passare
da giudizio a giudizio in base a dei nessi; il sillogismo quel ragionamento la cui conclusione scaturisce
necessariamente dalle premesse accettate. In base alle diverse posizioni che pu assumere il termine medio
nelle premesse, si hanno le quattro figure del sillogismo [ I)sub-prae, II)prae-prae, III)sub-sub, IV)aggiunta da
Teofrasto:prae-sub]; in base ai tre modi del giudizi si hanno le quattro forme del sillogismo [A= premesse
affermative universali, E= pr. negative universali, I= pr. affermative particolari, O= pr. negative particolari; che poi
nel "quadrato di Apuleio" permettono di distinguere tra proposizioni contrarie e proposizioni contraddittorie]. Il
sillogismo proprio della scienza non ha solo la correttezza formale, ma il contenuto delle sue premesse dev'essere
vero. La scienza conoscenza delle cause, un sapere che possiede la capacit di dimostrare quanto afferma e
include la precedente conoscenza delle cause ossia dei principi primi indimostrabili, colti intuitivamente ossia
risultati evidenti come necessari e universali. Ogni scienza ha i propri assiomi o principi di verit intuitiva, ma
alcuni sono comuni a tutte le scienze e sono il Principio di non contraddizione e il Principio del terzo escluso.
Poetica: Gli Alessandrini leggevano la Poetica in rapporto con la logica e la retorica, ossia possiamo leggere la
Poetica come "logica dell'arte" e la retorica come "arte del linguaggio". - l'arte: L'arte imitazione, per non del
fenomeno ma dell'essenza delle cose, non imita il mondo sensibile ma il mondo dello spirito umano. La mimesi
importante sia come istruzione dell'uomo (attivit teoretica che supera la realt) sia come diletto dell'animo (effetto
sulle disposizioni psichiche dell'uomo; ad es. la "compassione" e il "terrore" della tragedia agiscono sulla
passionalit latente in ciascuno come sollievo liberatore o katharsis)[Ar. dissente da Gorgia perch non esalta
l'abilit espressiva ma la capacit di esprimere un fatto, vero o verisimile, neppure un sapiente inganno in un
contesto di emozionanti miti ma la costruzione logica e motivata di un fatto passionale che contiene in s una
realt di valore universale] - poesia, storia, filosofia: La filosofia ha per oggetto l'universale e per scopo il vero,
la poesia per oggetto il generale e per scopo il verosimile o possibile, la storia per oggetto il particolare e per
scopo l'accaduto. La poesia pi vicina alla filosofia della storia perch oggetto della poesia non il particolare
ma l'universale, non l'universale logico ma l'universale possibile. Il valore della poesia non il vero logico della
filosofia, ma il vero fattuale dell'azione ossia il verosimile della vita. Lazione tragica non come lazione morale in
funzione di un carattere, ma tende a diventare fine a se stessa, autosufficiente. Supera gli stessi personaggi, anzi
essa stessa nel suo culmine a plasmarli.
Retorica: simile alla dialettica, la sua dimostrazione o sillogismo l'entimema, ossia un sillogismo con una sola
premessa esplicita cui segue subito la conclusione. La retorica la facolt di scoprire in ogni argomento ci che
in grado di persuadere. - condizioni: [come si diceva nel Fedro di Platone] 1)la retorica non dev'essere disgiunta
dal vero 2) il retore deve conoscere le cose che tratta 3) il retore deve conoscere anche l'anima degli ascoltatori .
- scopo: Lo scopo della retorica persuadere per cui deve scoprire i modi e i mezzi per persuadere in generale
su qualsiasi argomento traendo la forma (l'impianto teorico) dalla dialettica e il contenuto (la sfera d'applicazione)
dall'etica e dalla politica. - generi: La retorica distinta in tre generi: 1) retorica deliberativa che ha per scopo
l'utile, propria del consigliare o sconsigliare ed rivolta al futuro (in politica); 2) retorica giudiziaria che ha per
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scopo il giusto proprio del difendere o accusare ed rivolta al passato (nei tribunali); 3) retorica celebrativa che
ha per scopo il bello e il buono proprio dell'elogiare o biasimare ed rivolta al presente (nelle cerimonie).
Traccia 27 Aristotele - etica
Etica: L'etica scienza pratica perch ha come oggetto l'azione, i principi della condotta razionale. Fa parte della
politica perch il bene individuale si realizza pienamente solo nel bene comune.
- il bene: Ogni azione tende a un fine, al bene. Il fine ultimo della politica il bene della societ e del singolo. Il
bene ha significato polivoco perch ha le stesse categorie dell'essere. I beni sono distinti in esteriori, del corpo e
dell'anima. Il fine di ogni attivit umana la felicit, che per l'uomo sta nelle perfezione dell'attivit propriamente
umana che l'attivit razionale: questa la virt propria dell'uomo, della sua anima. Nell'anima la facolt
vegetativa e quella sensitiva sono regolate dalle virt etiche, la facolt intellettiva dalle virt dianoetiche.
- virt etiche: La virt etica una disposizione del proponimento, consistente nella medier rispetto a noi stessi,
definita dalla ragione e come l'uomo saggio la determinerebbe. Le virt etiche nascono dalle buone abitudini
sostenute dai tre fattori degli impulsi: l'onesto, l'utile e il dilettevole. Un'azione virtuosa l'atto di chi 1) conosce
quello che fa 2) sceglie e compie l'atto per amor suo 3) tale atto il risultato di una disposizione permanente.
- il giusto mezzo: Il giusto mezzo tra il poco e il troppo determinato dalla caratteristiche dell'agente. Sono pi
contrari al giusto mezzo quei vizi verso i quali v' maggiormente inclinazione in noi. Scopo di questo trattato non
saper che cos' la virt, ma diventare buoni. Siccome molto difficile il giusto mezzo, ci conviene forzare in
direzione un po' opposta a quella a cui siamo pi inclini. La medier il culmine rispetto agli estremi rovinosi dei
vizi, il punto pi elevato rispetto al valore espresso dalla virt; ad es. il coraggio la via di mezzo fra temerariet e
vilt, la temperanza la via di mezzo tra intemperanza e insensibilit, la liberalit la via di mezzo tra prodigalit
e avarizia, la magnificenza la via di mezzo tra volgarit e spilorceria, il rispetto per se stesso la via di mezzo tra
vanit e umilt, l'amabilit la via di mezzo tra ostilit e adulazione, la sincerit la via di mezzo tra millanteria e
ironia, la modestia la via di mezzo tra spudoratezza e timidezza.
- giustizia: Il ruolo centrale fra le virt etiche svolto dalla giustizia la quale regola, come in Platone, sia i rapporti
fra le passioni nel coronamento della ragione sia i rapporti fra gli individui nella realt pienamente umana della
polis. Ingiusto chi trasgredisce la legge, giusto chi l'osserva senza volere di pi degli altri nei beni e di meno nei
mali ossia persegue l'uguaglianza. La giustizia rispetto all'uguaglianza distinta in "giustizia distributiva" (sulla
distribuzione dei beni fra i cittadini) e "giustizia correttiva" (sulla correttezza nei rapporti privati). L'uguaglianza
dipende dal sistema politico. Mentre nella giustizia distributiva dei beni pubblici si ha una proporzione geometrica
fra dare e ricevere, nella giustizia correttiva dei beni privati si ha una proporzione aritmetica. Nella giustizia civile
(o giusto politico) si hanno due specie di diritto: il diritto naturale (valido per tutti i popoli, nonostante le critiche dei
Sofisti, per cui esiste il giusto naturale) e il diritto positivo (diverso per ogni popolo, il giusto legale). Nella
imputabilit di un'azione bisogna distinguere tra disgrazia, errore, atto ingiusto e ingiustizia.. un male peggiore il
fare ingiustizia che riceverla, perch il farla si accompagna al vizio.
- le virt dianoetiche: sono la perfezione della parte razionale dell'anima. Il pensiero va distinto in teoretico, che
mira al ragionamento, e in pratico, che ha per scopo l'accordo tra verit e desideri, ossia tra ragione e appetito. La
scelta il principio dell'azione morale, e principi della scelta sono il desiderio e il calcolo dei mezzi per raggiungere
il fine. Il vero ha 5 forme: scienza (stato abituale che produce dimostrazioni), arte (tecnica, stato abituale
accompagnato da ragione e volto alla produzione), saggezza (capacit di valutare ci che utile per la vita buona
in generale), intelletto (ci che ha per oggetto i principi della conoscenza scientifica) e sapienza (insieme di
scienza e intelletto). La sapienza la causa formale della felicit, la saggezza ne determina i mezzi per
raggiungerla e la virt ne determina lo scopo. Ar. distingue nettamente tra "piacere" e "bene": il piacere
generato dall'attivit di una disposizione conforme a natura, il bene un fine. - amicizia e felicit: Uno dei
piaceri pi ricercati quello dell'amicizia. L'amicizia nasce per tre motivi: 1)l'utile (l'utile di tutta la vita genera la
societ politica), 2) il piacevole (tipico della amicizie tra giovani), 3) il buono (l'amicizia stabile che si fonda sulla
virt e genera il vivere insieme dediti a ci che si ama di pi nella vita). La felicit consiste nell'attivit conforme a
virt. La felicit maggiore sta nella contemplazione, attivit propria dell'intelletto che facolt tipica dell'uomo, anzi
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qualcosa di divino rispetto alle altre facolt umane. Per educare alla virt i ragionamenti convincono molto poco
se non sono preparati da un'abitudine virtuosa in chi ascolta. L'abitudine toglie la spiacevolezza e viene sostenuta
dalle leggi.
Traccia 28 Aristotele politica
Il suo antico allievo Alessandro stava costruendo un impero universale, eppure Ar. continua a teorizzare sulla
polis; gli Stoici poi teorizzeranno il cosmo - politismo.
- precisazioni storiche: 1) la polis antica era la comunit politica costituita da famiglie, non c'era la
contrapposizione tra societ civile e Stato, non esisteva il concetto moderno di Stato 2) per Ar. l'uomo per natura
"animale politico", cio ha bisogno di vivere insieme per realizzare la sua umanit 3) Ar. il filosofo antico che
tratta pi ampiamente della schiavit perch ha elaborato una concezione della natura umana che in contrasto
con la schiavit; la sua giustificazione della schiavit un razionalizzazione di un fatto pacificamente accettato
per sostenere l'economia 4) Ar. il primo a trattare a fondo anche l'economia in senso moderno, sebbene la
condanni perch per lui dev'essere subordinata alla politica.
- la propriet: La comunit politica era stata idealizzata da Platone che per superare i gravi danni sociali causati
dallavidit per la ricchezza aveva sostenuta la necessit della comunanza di figli, donne e averi. Ma lunit
assoluta, obietta Ar (In Politica II, rifacendosi non direttamente alla Rep. ma al suo riassunto allinizio del Timeo),
distrugge lo Stato e lo riduce a famiglia e la famiglia a un solo uomo Invece nello Stato necessaria la pluralit
perch sono molti e diversi i bisogni di una comunit politica autosufficiente. Siccome inoltre lo Stato composto
di famiglie e le famiglie di individui, lo Stato il massimo bene se conserva le famiglie e non le nega, se conserva
gli individui e non li trasforma in massa I figli di tutti sono come i figli di nessuno. Esistono tre forme di
propriet: 1) La propriet privata della terra e luso comune del prodotto 2) la propriet comune e luso privato 3)
la propriet comune e luso comune. Ma gli uomini sono pi efficienti quando lavorano in proprio; il senso di
propriet una grande sorgente di piacere. La propriet, come la famiglia, una normale e naturale estensione
della personalit, una sorgente di piacere e unopportunit di buone azioni. Le sorgenti dellegoismo, che Platone
tentava di togliere mettendo in comune le ricchezze, non possono essere tolte da nessuna legislazione perch si
trovano nella cattiveria degli uomini. La loro cura migliore sta, come pensava anche Platone, nelleducazione
secondo lo spirito della Costituzione. - elementi della Polis: Ar. analizza la vita politica con un metodo induttivo
e stabilisce la priorit del tutto sulle parti, l'identit della natura di una cosa con il suo fine, la superiorit dell'anima
sul corpo e l'importanza del limite. Per l'istinto di riproduzione abbiamo la vita in comune, per quello di
conservazione i legami di comandante e comandato. Per soddisfare i bisogni della vita quotidiana sorta la
famiglia, per quelli non quotidiani il villaggio, per l'autosufficienza la polis. La polis composta di famiglie, elementi
della famiglia sono padrone e schiavo, marito e moglie, padre e figli. Nella polis necessaria la pluralit perch
sono molti e diversi i bisogni di una comunit politica autosufficiente. - tipi di Costituzioni: Il fine della polis il
benessere dei cittadini. La natura della Costituzione dipende dal punto in cui risiede l'autorit: l'oligarchia il
governo dei ricchi, la democrazia il governo dei poveri, la politeia il governo della classe media; la democrazia
basata sulla libert, l'oligarchia sulla ricchezza, la politeia sulla ricchezza e sul numero - molti, educati dalla
legge, giudicano meglio di uno solo perch la legge ragione senza passioni, imparziale.
- la Politeia e la classe media: La forma migliore di Costituzione la Politeia in cui si affida il potere alla classe
media. Infatti coloro che hanno troppo tendono alla violenza, coloro che hanno troppo poco alla meschina
bricconeria. Le condizioni della polis ideale non esulano solo dall'impero di Alessandro ma anche dallAtene di
quel tempo: 1) la popolazione abbia la possibilit di conoscersi personalmente 2) il territorio sia abbracciabile in
un solo sguardo 3) il carattere adatto dei cittadini solo quello della razza greca perch coraggiosa e intelligente
quindi capace di combinare la libert con il buon governo. - l'educazione: L'educazione dei giovani il primo
compito del legislatore e dev'essere conforme alla Costituzione. L'uomo un animale politico che pu realizzarsi
pienamente solo nella comunit civile perch da essa che riceve l'educazione (la parte razionale guida quella
irrazionale, le virt guidano le passioni, le ricchezze sufficienti permettono l'ozio), in essa esplica le sue doti
nell'alternanza al potere e nelle attivit, con essa ha la pace per la vita teoretica (ideale supremo). La polis
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migliore la Politeia perch garantisce a tutti i cittadini ricchezze sufficienti per i bisogni materiali, nell'alternanza
al potere evita i tiranni, nella distribuzione dei poteri alle tre et favorisce lo sviluppo delle doti di ogni stadio della
vita e infine garantisce ampi intervalli di tempo per la ricerca continua della verit.
Traccia 29 III) periodo ellenistico (III I sec. a.C.)
Il Peripato
Peripato: Aristotele aveva fondato la sua scuola nel 334 in un ginnasio pubblico, il Liceo, forse dotato di un
edificio e di un giardino. Labitudine di insegnare spesso passeggiando fece soprannominare la scuola Peritato
(passeggiata) e gli allievi Peripatetici. Il terreno fu poi acquistato da Teofrasto e dotato di una biblioteca, di un
museo di storia naturale e di un tempietto. Teofrasto continu bene l'interesse scientifico, per fu meno unitario
del suo maestro in quello filosofico speculativo e soprattutto, date le circostanze, poco in politica.
- Teofrasto e la crisi del finalismo: Resse la scuola dal 322 al 284 e scrisse numerose opere in tutti i campi della
filosofia. La sua opera maggiore, Opinioni dei Fisici in 16 o 18 libri, (ampi frammenti sono stati ricuperati dal lavoro
filologico di H. DIELS) che ricostruivano le dottrine filosofico-naturalistiche da Talete ad Aristotele, costitu la fonte
per tutti i dossografi posteriori. La novit principale di T. rispetto ad Aristotele, al di l delle divergenze su singoli
punti che possono sorgere dall'approfondimento delle ricerche senza compromettere l'insieme, sembra sia
sull'efficacia della spiegazione teleologica. Il filosofo di Stagira non pretendeva ridurre le quattro cause a quella
finale ed escludere ogni effetto del caso, ma vedeva nella causa finale il vertice dell'intelligibilit della realt. Il suo
amico di Ereso si dimostra spesso in difficolt nell'escogitare una spiegazione finalistica, tanto che ipotizza,
nell'ultimo libro della sua Metafisica, che la causa finale abbia un valore molto limitato nell'insieme dell'universo.
In fisica ritiene che il fuoco non sia un elemento ma solo effetto di ci che brucia e nelle spiegazioni dei fenomeni
propende ad accogliere molteplici spiegazioni senza determinare una scelta sulla pi rigorosa. In psicologa tende
a ridurre gli aspetti metafisici a quelli fisici. In logica invece apport notevoli miglioramenti a quella di Aristotele.
- Stratone di Lampsaco e la perdita della realt soprasensibile: Il secondo successore di Aristotele alla guida
del Peripato, dal 288 al 270, fu discepolo di Teofrasto e maestro di Tolomeo Filadelfo per cui divenne, con
Demetrio Falero, un buon tramite per la conoscenza dell'aristotelismo ad Alessandria d'Egitto. Appassionato di
ricerche naturalistiche, tanto da essere soprannominato "il Fisico", semplific drasticamente il cosmo: la natura
basta a se stessa, senza un Motore immobile come in Aristotele o un'Anima cosmica come in Teofrasto. Cause di
tutte le cose sono "pesi" e "movimenti" con le qualit di caldo e freddo. Stratone rifiuta sia il finalismo sia
l'indivisibilit degli atomi, quindi ritorna alla fisica presocratica. In psicologia ritiene il pensiero come movimento
psichico e l'anima come sostanza pneumatica diffusa per tutto il corpo. Fu suo allievo il matematico Aristarco di
Samo citato da Archimede di Siracusa perch aveva collocato il sole al centro del cosmo invece della terra, con il
motivo che il cerchio delle stelle fisse troppo grande per fare un giro intorno alla terra in 24 ore, ma
leliocentrismo non fu accolto dagli astronomi in base alla concezione dei moti naturali, allosservazione del
movimento di oggetti attraverso laria e allassenza di parallasse stellare (TAYLOR).

Caratteristiche dellEllenismo: Alessandro Magno, con le grandi conquiste realizzate fra il 334 e il 323 a.C.,
sognava una monarchia universale basata sulla fusione di Greci e Persiani. I regni di Egitto, Siria, Macedonia e
Pergamo, che subentrarono al crollo del suo impero ne continuarono l'ideale estendendo la cultura greca a tutto il
Medio Oriente. Le poleis persero di valore e i cittadini diventarono sudditi, le virt civiche furono sostituite dalle
abilit tecniche, i legami sociali dalle iniziative degli individui. Sorsero nuove grandi citt dotate di prestigiose
biblioteche. Il centro culturale principale divenne Alessandria, quindi Pergamo e Rodi.
Le antiche sedi della filosofia, emarginate dalla nuova realt politica, reagirono in vari modi. A livello della
riflessione politica sostituirono l'ideale delle poleis con il cosmopolitismo, ossia il mondo intero visto come una
citt. Si elaborarono nuovi modelli di vita: - a livello speculativo si ha il ritorno ad una visione materialistica della
realt e la centralizzazione sull'etica. Le etiche di Epicureismo, Stoicismo e Scetticismo, sono "fedi laiche" cio
intuizioni del senso della vita, prima colte emotivamente poi sviluppate razionalmente. Esprimono il giusto
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atteggiamento spirituale di fronte alle cose, agli uomini e agli di. Si ha la separazione tra etica e politica, la
vicinanza ai Socratici minori nel rifiuto della realt sovrasensibile di Platone e Aristotele, ma vicini a Platone e
Aristotele nella ricerca della sistematicit.
Traccia 30 Epicuro
Epicuro e il logos della serenit: Le numerose discipline e specializzazioni, rafforzate dai criteri metodologici
elaborati all'Accademia e al Liceo, rischiano di soffocare la ricerca socratica del bene. La centralit del rapporto fra
l'uomo e i principi primi riemerge in modo chiaro e vigoroso proprio in coloro che si oppongono ai numerosi saperi
di Accademici e Peripatetici. Il primo tra questi innovatori della ricerca socratica Epicuro.
- contesto: Nell'ambito politico si ha un susseguirsi di guerre tra i generali di Alessandro Magno e infine la
creazione di tre grandi regni indipendenti, nel frattempo Atene viene assediata ed espugnata per due volte.
Epicuro, nato a Samo da un colono ateniese, pare abbia ascoltato il platonico Panfilo, poi il democriteo Nausifane
e infine Senofane all'Accademia. Nel 306 si stabilisce ad Atene ed apre il Giardino, una scuola organizzata in
modo gerarchico e con gradi corrispondenti agli studi. La regge, in un clima di grande amicizia, fino al 270, anno
della sua morte. In questo periodo sono molto attive l'Accademia e il Liceo, ma sta avanzando lo scetticismo. La
grande erudizione del platonico Senocrate e dell'aristotelico Teofrasto non soddisfano la forte esigenza di serenit
interiore fra tanti sconvolgimenti sociali.
- Canonica: La logica propedeutica al sistema dottrinario e costituisce il contenuto di un'opera intitolata
Canonica, nel quale si definiscono i criteri di verit: le sensazioni, le anticipazioni, i sentimenti e le apprensioni
dirette della rappresentazione del pensiero. La verit delle sensazioni garantita dall'effettiva esistenza delle
percezioni immediate, quella delle anticipazioni dal ricordo delle esperienze gi compiute, quelle dei sentimenti
(piacere e dolore) l'una di essere conforme a natura e l'altra contraria. Le opinioni sono supposizioni che possono
essere vere o false, vere se confermate dai sensi, false se non confermate dai sensi.
- Fisica: La fisica sintetizzata nella Lettera a Erodoto; suo principio basilare che "nulla nasce dal nulla", perci
il tutto sempre com' ora ed ha due elementi costitutivi: i corpi (attestati dai sensi) e il vuoto (inferito dal
movimento). Gli atomi o corpi indivisibili sono necessari perch la divisibilit all'infinito annullerebbe l'essere. Gli
atomi di Democrito avevano forma dinamica, quelli di Ep. forma statica; gli atomi epicurei hanno grandezza e peso
invece di ordine e posizione. La realt dell'universo costituita da atomi che cadono verso il basso, e cadendo si
aggregano e originano i corpi visibili a causa della declinazione (clinamen) o deviazione [immotivata]. Nella caduta
degli atomi verso il basso Ep. resta legato al geocentrismo di Aristotele. Il clinamen fondamentale per la fisica
epicurea: sarebbe meglio (Lettera a Meneceo) credere ai miti che si raccontano sugli di piuttosto che al fato dei
Fisici (ossia degli Atomisti democritei) perch in esso non c nessun spazio per la libert umana e quindi per
letica. Luniverso costituito di infiniti mondi che nascono e periscono come diceva Democrito, per i singoli
fenomeni celesti sono possibili molteplici interpretazioni come aveva gi fatto Teofrasto. Lanima costituita di
atomi ed distinta in due parti: la parte irrazionale con atomi ventosi e ignei, la parte razionale con atomi non
definibili. Gli di sono corporei, per immortali e felici, indifferenti alla terra, non intervengono nelel vicende
umane, altrimenti non esisterebbe il male.
- Etica: Il cuore della filosofia epicurea l'etica della liberazione dal dolore. Il bene il piacere, il quale consiste
nell'assenza di dolore, specialmente nella liberazione dell'anima dai timori. Epicuro ritiene superiori i piaceri
dell'anima perch elevati dalla coscienza e dalla razionalit che li rende duraturi e non momentanei come quelli
fisici. Scopo della saggezza che si traduce in prudenza la salute del corpo e soprattutto la tranquillit dell'anima.
Il bene supremo assoluto in ogni istante. Il male dell'anima deriva da opinioni errate; ecco allora il
"quadrifarmaco" per correggerle: 1) non bisogna temere gli di - essi sono esenti da passioni e quindi da loro non
pu venire alcun male agli uomini (Lettera a Meneceo), esistono e sono felici in se stessi, non s'interessano degli
uomini ma sono modelli di serenit 2) non bisogna temere la morte - essa consiste nella dissoluzione dell'anima
perci la morte non niente perch non c' alcun aldil da temere 3) il bene facile da ottenersi - il culmine del
piacere consiste nella soppressione del dolore, e per questo basta soddisfare solo i piaceri naturali e necessari .
Che il piacere sia in se stesso il bene non ha bisogno di argomentazioni, perch evidente dal fatto che tutti lo
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scegliamo spontaneamente 4) i dolori sono sopportabili - se intensi sono rapidi, se lunghi sono tenui. Lo scopo
della filosofia non l'erudizione ma la felicit, accessibile a chiunque mediti i precetti che liberano dalla opinioni
errate.
Traccia 31 Stoici
Stoici Antichi: La filosofia rende vigorosi nel carattere e allontana dal piacere che corrompe i costumi. IL piacere
in se stesso, osserva Zenone di Cizio, un indifferente; diventa un male che rovina l'esistenza, spiega Cleante,
quando sottomette le virt come sue schiave. Se il primo obiettivo della nostra condotta il piacere, si rovinano
tutte le virt a cominciare dalla giustizia nei rapporti sociali.
- vicende: Zenone nacque a Cizio, porto orientale di Cipro di fronte a Tiro e Sidone. A 22 anni si rec ad Atene e
divenne seguace del cinico Cratete dal quale impar che la felicit dipende solo dall'intimo dell'uomo, poi impar
la dialettica dal megarico Diodoro, studi anche le teorie dei Peripatetici e le opere di Platone, ammir il logos di
Eraclito. In reazione alla scuola epicurea che esaltava il piacere, inizi a insegnare nella Stoa Poikile nel 300,
ammirato e ascoltato da molti per la sobriet e il continuo incoraggiamento alle virt. Molto sobrio, tutto dedito al
lavoro intellettuale, era riservato di carattere e frequentato da giovani di molti paesi e classi sociali. Antigono,
lerede al trono di Macedonia, lascoltava con entusiasmo e da re lavrebbe voluto alla sua corte. Il suo
successore, Cleante di Asso, entr nella scuola nel 280 e la diresse dal 262 al 232, stimato per la coerenza fra
dottrina e vita, ma debole nella dialettica. Siccome Zenone aveva favorito la libera ricerca, Cleante dovette
affrontare gravi divergenze e scissioni, specialmente sul concetto di bene. La Stoa fu salvata dal dissolvimento da
Crisippo di Soli, dopo che aveva frequentato l'Accademia retta dallo scettico Arcesilao; ebbe moltissimi allievi,
attirati dalla sua grande abilit dialettica e fecondit negli scritti. Come seguace di Arcesilao aveva scritto sei libri
contro la validit delle rappresentazioni sensibili, allora ne scrisse sette a difesa dei principi della Stoa. Si dedic
solo allo studio e compose oltre 700 libri, con la sua opera consolid definitivamente i principi dello stoicismo.
- Logica: Il fondamento della filosofia stoica il logos che principio di verit in logica, creatore del cosmo in
fisica, principio normativo in etica. La tripartizione della filosofia espressa dall'immagine del frutteto: il muro di
cinta la logica, gli alberi la fisica, i frutti l'etica.
La logica fornisce alla fisica gli strumenti per collocare l'etica. La logica si suddivide in dialettica (pugno chiuso) e
retorica (mano aperta). La priorit spetta alla dottrina del criterio di verit: la conoscenza inizia con la sensazione
che trasmette all'anima la rappresentazione cui diamo l'assenso; con l'assenso all'evidenza oggettiva si ha la
rappresentazione catalettica o apprensione quale criterio di verit. Levidenza giustificata come modificazione
dellanima da parte degli oggetti tramite i sensi. Si passa dalla rappresentazione sensibile a quella intellettiva
tramite il contatto (passaggio immediato dalla sensazione alla nozione), la similitudine, lanalogia, lo spostamento,
la composizione e il contrasto (passaggi mediati da associazioni, combinazioni, divisioni delle nozioni ottenute nel
contatto). Gli Stoici accolgono dagli Epicurei le prolessi, che vengono intese come nozioni universali insite nella
natura umana; sono intellezioni che hanno origini naturali e giungono a maturazioni sui sette anni di et, dopo la
quale inizia la capacit di ragionamento. Non sono nozioni innate, ma elaborate spontaneamente dallanima
umana in base alla nostra struttura corporea.
La dialettica ha due grandi sezioni: una riguarda la struttura del linguaggio, l'altra le forme del pensiero. Gli Stoici
spostano l'analisi dal soggetto al predicato in quanto s'incentrano sull'analisi dei legami che uniscono eventi
invece che soli concetti, distinguono tra significato, significante e ci che gli unisce, detto esprimibile. Le parole e i
predicati non sono aspetti della realt ma esprimibili, modi relativi al linguaggio. [logica proposizionale: I)
sillogismi ipotetici: 1) modus ponendo ponens (es. Se giorno c luce, ma giorno dunque c luce) 2) modus
tollendo tollens (es. Se giorno c luce, ma non c luce dunque non giorno) 3) modus ponendo tollens (es. Se
non giorno notte, ma giorno dunque non notte) II) sillogismi disgiuntivi: 4) modus ponendo tollens (Es. O
giorno o notte, ma giorno dunque non notte) 5) modus tollendo ponens (es. O giorno o notte, ma non
giorno dunque notte).
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La retorica era intesa come scienza dell'esporre bene e chiaramente (scaduta da strumento politico a mezzo
letterario), offrire le forme belle del vero: trovare gli argomenti, esprimerli con parole ornate, disporli in modo
convincente e rappresentarli con vivacit ed eleganza.
Traccia 32 Stoici antichi fisica
- Fisica: Come gli Epicurei, anche gli Stoici non ritengono reale ci che privo di qualche corporeit. Per gli Stoici
il mondo opera del Logos (principio attivo) che plasma la materia (principio passivo). Il divenire la
manifestazione della perenne tensione tra principio attivo e principio passivo, tra materia e Logos, tendenza
dinamica all'ordine e resistenza passiva nel proprio stato.
L'intero ordine cosmico in continua trasformazione. Il cosmo inizia dal fuoco e termina nel fuoco. La tensione tra
Logos e materia si accresce sempre pi fino a passare dall'estrema debolezza iniziale quasi caotica dell'acqua al
vigoroso dinamismo del fuoco all'altro estremo del processo, che consuma tutto e porta il mondo alla
conflagrazione per tornare al suo stato iniziale e avviare un nuovo cosmo.
La ragione diffusa per tutto il cosmo, ma appare maggiormente in alcune situazioni e in alcuni esseri viventi, in
particolare nell'uomo. Per lestensione della corporeit ad ogni aspetto della realt, anche lanima umana
corporea. Gli Epicurei la collegano agli atomi, gli Stoici al fuoco. Come il sole l'egemonico del cosmo, cos la
ragione lo del corpo umano. Il Logos in quanto ragione cosmica Dio, presente e operante nel mondo come
legge naturale, natura che si rivela provvidenza in quanto assicura condizioni stabili all'esistenza. Nessun essere
frutto del caso, ma tutti sono regolati da una legge interna che assicura il loro sviluppo e la loro sussistenza.
Tutto quanto avviene nel cosmo, leggiamo nell'Inno a Zeus di CLEANTE, opera di Dio, eccetto la malvagit.
A differenza del demiurgo platonico, lo Zeus di Cleante non ha difficolt a ricuperare tutto nel bene. Non ordina
quanto pu, ma quanto vuole. Sa riportare alla misura qualsiasi eccesso e riconciliare qualsiasi forza ostile. Chi lo
rifiuta smarrisce la conoscenza della legge universale che lo guida alla vera vita in piena armonia con la natura, ad
una vita saldamente radicata nella virt. CRISIPPO, invece di approfondire lindicazione fornita da Cleante fra la
superiorit di Zeus e le scelte sbagliate degli uomini, assolutezza a tal punto il volere divino da rischiare di
attribuirgli anche il male in quanto ogni pi piccolo evento non si discosta dalla sua ragione. Il fato assume il
significato pi pesante, tale da schiacciare ogni briciola di arbitrio.
Etica: Il criterio fondamentale della condotta umana la coerenza, la quale rende comprensibile alla ragione le
motivazioni e i principi del comportamento. Agire in modo coerente porta alla concordia con la natura, in
particolare alla nostra natura razionale, dalla quale scaturiscono tutte le virt che rendono buona e felice l'intera
esistenza.
La virt il bene dell'uomo perch la realt in atto della sua stessa ragione. Le diverse virt, quali ad es.
coraggio giustizia e temperanza, sono forme diverse dell'unica virt della saggezza in rapporto ai vari aspetti della
realt (ad es. la giustizia la virt verso gli altri che manifesta la saggezza nellassegnare i beni, il coraggio la
saggezza nel sopportare i disagi, la temperanza la virt in rapporto ad una pluralit di possibilit che manifesta
la saggezza nel discernere la migliore). La passione un impulso esagerato, basato su un giudizio erroneo.
Questo avviene quando nell'anima la ragione oscurata dalla forte reazione suscitata da situazioni nelle quali
proviamo dolore o paura o desiderio o piacere, che costituiscono i quattro generi sommi delle passioni.
La virt rende socievoli e buoni come gli di. La nostra ragione parte della ragione universale che guida tutta la
realt, dal sommo Zeus al pi piccolo essere, di conseguenza la felicit non esclusiva degli di e neppure degli
uomini saggi, ma accessibile a tutti. Il volersi bene tra saggi identico al volere la virt, volere il progresso nella
propria vita e l'armonia della propria vita con ragione retta in noi e nell'universo. Per natura siamo portati alla vita
comune, al bene reciproco, alla condivisione della conoscenza e della saggezza.
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La ragione rende unico il genere umano, manifesta ogni uomo simile al suo prossimo pi che a se stesso perch
essa si concretizza nella giustizia che fonda il diritto nel pi intimo di noi stessi, nella capacit di essere guidati
dalla natura alla virt. La radice della virt sta nella nostra natura che consolida il diritto e fa sbocciare ogni bene
presente nell'animo umano, riassumibile nell'amore per i suoi simili. Da questo scaturisce il rispetto per gli altri e il
culto per gli di, in forza del vincolo che ci lega non solo fra noi ma anche con loro.
Inno a Zeus di CLEANTE DI ASSO (264 232 a.C.)
da STOBEO GIOVANNI, V sec. d.C., Estratti fisici ed etici (Eclogae physicae et ethicae) I 1,12
in Stoici Antichi. Tutti i frammenti raccolti da HANS VON ARNIM, a cura di Roberto RADICE, ed. Rusconi
1998, CA 537, p. 237-241
O Zeus, il pi nobile degli immortali, dai molti nomi, sempre onnipotente,
signore della natura, che governi ogni essere secondo la legge,
salve! un diritto di tutti i mortali rivolgersi a te.
Noi veniamo da te e abbiamo in sorte unimmagine del suono,
noi soli fra tutti i viventi che si muovono sulla terra.
Ti dedico il mio canto e sempre innegger alla tua potenza.
A te obbedisce tutto il nostro cosmo che ruota intorno alla terra;
dovunque lo conduci, volentieri ti si sottomette,
perch tu hai nelle tue mani invincibili uno strumento:
la folgore forcuta, infuocata, sempre viva.
Sotto il suo colpo tutti gli eventi naturali si compiono.
Con esso tu regoli il Logos comune che dovunque
si aggira, mescolandosi si ai lumi grandi che ai piccoli;
grazie ad esso tu sei divenuto re supremo del tutto.
Senza di te, o dio, niente avviene sulla terra
N nelletereo cielo divino n nel mare,
tranne i disegni che i malvagi con le loro follie mettono in atto.
Ma tu gli eccessi sai ridurli a misura,
il disordine allorine e le cose ostili sai renderle amiche.
Cos, tutto hai reso in unit, il bene e il male,
affermando un unico Logos eterno per tutte le cose.
Per, alcuni mortali che sono malvagi lasciano fuggendo questo Logos
Miseri! Eppure non smettono di desiderare i beni,
ma intanto non guardano alla legge universale di dio, n danno ascolto
a chi renderebbe la loro vita serena secondo ragione, se solo gli dessero retta.
Eccoli allora stoltamente vagare di male in male
Gli uni guadagnandosi angosciosi contrasti per amore della fama; gli altri per il
guadagno, agitandosi fuor di misura,
altri ancora lasciandosi andare ai piaceri e alle piacevolezze del corpo.
Comunque, nei mali si imbattono, trascinandosi dalluno allaltro,
votandosi a cose che sono proprio lopposto di queste [che tu vuoi].
Ma tu o Zeus, dispensatore di tutti i doni, addensatore di nubi, dalla vivida folgore
Libera gli uomini dalla rovinosa ignoranza;
poi, o padre, scacciala dallanima e fa s che alfine si incontri
la sapienza a cui tu stesso ti affidi per governare il tutto secondo giustizia.
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In tal modo, fatti oggetti donore, con onore ti ricambiamo,
celebrando senza posa e tue opere, come giusto che faccia
chi soggetto a morte, dato che non v distinzione maggiore per gli uomini
e perfino per gli di, che levar inni nella giusta disposizione danimo alla legge universale.
Traccia 33 Mediostoicismo
La Scuola Stoica nei suoi 500 anni di vita suddivisa in tre periodi: I) Stoici Antichi (IV - II sec. a.C.) II)
Mediostoici (II - I sec. a.C.) IIII) Neostoici (I-II sec. d.C.)
- diffusione: a Zenone di Cizio, fondatore della Scuola, nel 263 a.C. successe Cleante di Asso per un trentennio e
poi per quasi un altro trentennio Crisippo di Soli (232-205 a.C.) considerato dagli antichi dossografi il secondo
fondatore dello Stoicismo per la vivacit dialettica e l'ampiezza degli scritti. Il quinto scolarca, DIOGENE DI BABILONIA,
che aveva ascoltato il vecchio Crisippo e di et molto avanzata, fu mandato a Roma per la celebre ambasciata del
156. Il successore Antipatro di Tarso, si segnal per la serrata polemica con il platonico scettico Carneade.
- Panezio Il settimo scolarca fu Panezio di Rodi, con il quale inizia il Mediostoicismo in stretto contatto con gli
ambienti romani: accolto nel circolo di Scipione Emiliano forse tramite lo storico Polibio, nel 140-139 Panezio
prese parte con Scipione ad un viaggio in Oriente. Nel 129 divent capo della Stoa. Delle sue opere sono rimasti
solo dei frammenti dai quali si ricava che mitig l'asprezza dell'etica stoica e ritocc alcuni punti della psicologia e
della fisica. Questi ritocchi furono dovuti alle forti critiche degli Scettici, inoltre al contatto con la mentalit romana
e all'attenta rilettura di Platone. In particolare in fisica pare abbia abbandonato il dogma della conflagrazione
universale per accostarsi all'idea aristotelica dell'eternit del mondo; in psicologia sente l'influsso di Platone, infatti
distingue nell'uomo tra physis (componente puramente fisica) e psych (anima). Riduce le componenti dell'anima
da 8 a 6, cio i 5 sensi e l'egemonico, il quale per costituito da due forze: una irrazionale e l'altra razionale
(suddivisione fatta per spiegare i conflitti morali cio tra ragione e appetito). Nello scritto Sul dovere morale,
probabilmente in 4 libri e alla base del De officiis di Cicerone, Panezio distingue tra giustizia e ingiustizia, utilit e
inutilit, ma non tratta, gli rimprovera Cicerone, di come risolvere leventuale conflitto tra utilit e giustizia. Il dovere
il principio di coerenza nella vita ossia la giustificazione razionale di un atto. Lo scopo delluomo vivere in
armonia con la natura; la natura umana ha due individualit: 1) quella comune, la ragione che comune a tutti e
rende luomo partecipe del logos cosmico 2) quella peculiare, la personalit ossia attitudini e propensioni proprie.
Nel singolo uomo non basta seguire la ragione comune, ma per realizzare pienamente in concreto larmonia con
la natura e la coerenza morale occorre seguire e realizzare le proprie attitudini.
- Posidonio e il ricupero della tripartizione platonica: Posidonio nacque nel 140 ad Apamea in Siria, comp i suoi
studi ad Atene dove divenne discepolo di Panezio, soggiorn a Roma nel 86 a.C.. come ambasciatore dei Rodesi
e attir i nobili romani alla sua scuola a Rodi; infatti Cicerone frequent le sue lezioni nel 78/77, e Pompeo vi fece
visita nel 67 e nel 62 a.C. Mor poco dopo il 51. Come il suo maestro Panezio, Posidonio accolse influssi
platonici e aristotelici, ma apr una propria scuola a Rodi invece di succedergli come scolarca ad Atene. Aveva
una cultura molto vasta e fu considerato il pi grande esploratore dell'antichit per i suoi numerosi viaggi in Asia
Minore, Palestina, Egitto, Italia, Gallia e Spagna. Dai frammenti pervenuti pare concordare con le tesi di fondo
dell'antica Stoa, ma se ne allontana, sull'es. di Panezio, in psicologia proponendo addirittura la tripartizione
platonica dell'anima (concupiscibile, irascibile, razionale), per senza uscire dal materialismo in quanto le riduce a
forze del cuore. Nelletica si allontana dal monismo razionale di Crisippo, infatti ritiene le passioni non dei giudizi
erronei, ma degli impulsi eccessivi determinati dalla facolt irascibile e da quella concupiscibile. Il modo per
correggerle leducazione fin dallinfanzia per rendere le altre facolt sempre docili alla ragione. La causa delle
passioni, e quindi dellincoerenza e della vita infelice, consiste nel non seguire completamente il divino che insito
e connaturato in noi, che possiede una natura analoga al principio divino che governa lintero universo, e nel farci
trascinare verso la parte pi vile e ferina. Zenone aveva detto che il fine delluomo vivere secondo virt
Cleante laveva precisato col vivere in accordo con la natura, Crisippo nel seguire la ragione, Panezio nel vivere
secondo le risorse donateci dalla natura, Posidonio nel vivere contemplando la verit e lordine del tutto senza
farsi dominare dalla componente irrazionale dellanima. A differenza di Zenone e Crisippo, Posidonio come
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Panezio ritiene che la virt non sufficiente per la felicit ma, come dicevano Platone e Aristotele, occorre anche
la salute e labbondanza dei mezzi di sopravvivenza, senza arrivare per alla ricchezza perch la ricchezza
causa dei mali in quanto inorgoglisce lanimo, suscita la superbia, d origine allinvidia e allavidit di denaro.. I
beni ci rendono magnanimi, la ricchezza arroganti.
Traccia 34
Scetticismo: I numerosi scritti e le lunghe ricerche di Stoici ed Epicurei in concorrenza con gli altrettanto prolifici
Accademici e Peripatetici, trovano la loro nemesi socratica nell'originale e suggestiva figura di Pirrone di Elide:
Pirrone e la vita serena: A differenza di Socrate, Pirrone si trova ad esser cittadino di vasti regni, fra mentalit e
culture diverse. Ha seguito Alessandro Magno e ha visto la smisurata fame di potere del re macedone umiliata
dall'impassibile indifferenza di un saggio indiano, dal suo gesto di sconvolgente e calmo coraggio. Non risulta che
Pirrone abbia fatto grandi discorsi. Il suo messaggio espresso dalla novit del suo comportamento: impassibile e
indifferente. L'indifferenza pirroniana non disprezzo che nega ogni valore e neppure insensibilit che non sa
distinguere fra bene e male. Si tratta piuttosto di una forma di distacco da quanto riconosciuto come dannoso,
ma dal quale di solito non riusciamo a liberarci o perch sconvolti dalla forza delle impressioni, specialmente nei
casi di timore, o perch sedotti da quanto lusinga il nostro orgoglio. L'obiettivo supremo della filosofia la serenit.
Pirrone la testimonia con la sua vita e cerca di spiegarla con l'aiuto dell'abilit dialettica acquisita prima di partire
per l'Oriente. Non pretende di esser esauriente, ma non rifiuta di essere ragionevole. Pirrone ricerca la serenit
attraverso l'affabilit della condotta che esprime una benevolenza universale, indifferente alle piccole molestie
quotidiane e libera da ogni presunzione di sapere. I mali sono aspetti transitori dei fenomeni, l'essere in s
invece dura sempre ed il bene. L'amabilit d'animo del saggio esprime la stabilit nel bene, la ferma fiducia di
vivere nel bene e di esser costituiti solo di bene e nel volere il bene. La ricerca non consiste nel fissare distinzioni
all'interno del bene, ma nel ricondurre ogni differenza all'unit del bene che fonda ogni aspetto della realt e ogni
atto della nostra esistenza. Il pensare umano tende sempre a distinguere e finisce per separare e contrapporre ci
che invece va continuamente ricollegato, riconosciuto stabile nel bene, perch ha consistenza solo nella misura in
cui si radica nella realt del bene. La serenit la manifestazione del nostro radicamento nel bene, ogni
turbamento il segno che ce ne stiamo allontanando.
- il silenzio: La parola non viene negata, ma purificata dall'azione e rinvigorita dalla libert interiore, nobilitata
dalla morale che mira alla coerenza e ringiovanita dal silenzio di chi si raccoglie a meditare in se stesso. Sia
Socrate sia Pirrone avevano capito che merita il nome di sapienza, osserva Ario Didimo, solo il bene che sta
presso gli di e per il quale vale la pena di trasformare l'intera esistenza in una ricerca continua. L'unica risposta a
chi pretende una definizione di quel bene, per poi farne deduzioni da trasformare in un sistema onnicomprensivo,
la risposta adeguata il silenzio dell'azione serena.
Tropi: A) i 10 "tropi di Pirrone" chiedono di sospendere il giudizio per l'erroneit dei sensi, ritenuti infallibili da
quasi tutte le scuole contemporanee, infatti 1)c' disaccordo fra i sensi degli uomini e quelli degli altri animali 2)
c' disaccordo anche fra i sensi di uomini diversi 3) c' disaccordo anche tra i sensi diversi di uno stesso uomo 4)
perfino nello stesso senso in condizioni di salute diverse 5) o per consuetudini diverse 6) o con il solo variare della
luce; 7) c' disaccordo anche nello stesso senso e nelle stesse condizioni interne ed esterne ma per il variare
della distanza 8) della velocit 9) per la rarit del fenomeno 10) per il variare dei rapporti fra le loro parti.
B) gli 8 "tropi di Enesidemo" chiedono la sospensione del giudizio per l'inconsistenza del concetto di causa: 1)
per la mancanza di legame fra essenza e sensi 2) per l'arbitrariet nel scegliere un modo di spiegazione 3) perch
si presume che derivi un ordine da cause senza ordine 4) perch si presume che l'invisibile assomigli al visibile
5) perch si cercano conferme invece di spiegazioni 6) si ignorano le cause che si oppongono alle proprie ipotesi
7) quelle scelte non si accordano pienamente neppure con le proprie ipotesi 8) da principi incerti e oscuri
derivano coerentemente solo teorie incerte e oscure. C) i 5 "tropi di Agrippa" contestano la possibilit di
qualsiasi scienza rigorosa perch 1) il sapere costituito da un groviglio inestricabile di opinioni spesso in
contrasto fra loro 2) senza un principio assoluto non si ha nessun vero principio, ma senza un principio ulteriore
per spiegarlo rimane oscuro e arbitrario, per cui invitabile il regresso all'infinito 3) ogni teoria relativa al modo
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in cui considera il suo oggetto, per cui si possono avere tante teorie diverse e inconciliabili sullo stesso oggetto,
ossia non si esce dal relativismo 4) per evitare il regresso all'infinito i principi fondanti si riducono a ipotesi per cui
tutto il sapere si riduce a opinioni 5) nel rapporto tra fenomeni e spiegazioni si cade nel circolo vizioso tra
intelligibili e sensibili: gli intelligibili sono spiegati tramite i sensibili e i sensibili sono spiegati tramite gli intelligibili.
Traccia 35 IV) periodo romano (I sec. a.C. VI sec. d.C.)
Neostoicismo: La Stoa fu la scuola filosofica che ebbe maggior vitalit nei primi due secoli dell'et imperiale ed
ebbe il maggior numero di seguaci e di ammiratori. Caratteristiche del Neostoicismo: 1) letica l'interesse quasi
esclusivo 2) la fisica e la logica sono molto ridotte 3) si accresce il senso del legame tra uomo e Dio.
- Seneca e la coscienza: Nativo di Cordova in Spagna e vissuto a Roma, educ Nerone ma fu da questi
condannato a morte. Seneca non fu uno stoico pedissequo della scuola, ma ammir Epicuro che ritenne molto
severo e molte concezioni diffuse dal Medioplatonismo. La filosofia intesa come terapia dei mali dellanima,
perch i grandi mali non stanno nelle cose ma nella valutazione sbagliata che noi ne diamo. IL bene delluomo
consiste in un animo irreprensibile e puro, emulo di Dio, capace di elevarsi al di sopra delle cose umane, e di
riporre ogni suo bene in se stesso. Sei un animale razionale. Qual , dunque, il bene in te? La ragione
perfetta (ep. 124). La ragione, quale parte dominante dellanima, una parte dellintelletto di Dio calato in un
corpo umano,per in Dio perfetto e negli uomini sempre perfettibile. Nell'antropologia Seneca accentua il
dualismo fra anima e corpo, inoltre, pur ribadendo la concezione stoica che l'anima corporea, nelle Lettere a
Lucilio (ep. 102) chiama l'ultimo giorno della vita terrena come "il giorno natalizio dell'immortalit". Per Seneca
limmortalit non una certezza come per Platone ma una speranza come per Socrate per pi vaga, come un
bel sogno sorretto dalla speranza contenuta nei miti (ep. 54, ep. 102). Il Fato stoico ha determinato le cose
necessarie al tutto, ma ha lasciato alliniziativa degli uomini la sorte di quelle intermedie per cui sono importanti il
loro lavoro e le loro preghiere. La forza fondamentale dell'uomo la coscienza; e richiamandosi all'es. di Sestio
che l'avrebbe tratto da Pitagora, nel De ira presenta il suo rigoroso esame di coscienza quotidiano, perch, dopo
Dio, la coscienza giudice inesorabile, consapevolezza originaria e ineliminabile del male. La ragione umana
parte della ragione cosmica per cui il senso del bene e del male proprio della coscienza un rispecchiamento del
logos divino nel logos umano. In Seneca la volont per la prima volta ritenuta facolt distinta dalla conoscenza,
facolt che esplica la sua forza soprattutto nell'educazione morale, per cui l'educazione morale diventa una
appello alla forza di volont. Nella Stoa Antica gli uomini erano distinti in saggi e stolti, invece da Seneca in uomini
dotati di buona volont e uomini di cattiva volont.
- Musonio e la pratica: Etrusco nativo di Bolsena e vissuto ai tempi di Nerone e Vespasiano, trov nello
Stoicismo un supporto per liberare la propria religione dalla superstizione. Per Musonio la filosofia scienza di
vita, la pratica pi importante della teoria. Come i cinici, Musonio insiste sull'esercizio della virt. L'uomo
composto di anima e di corpo, perci abituarsi alle scomodit, astenersi dai piaceri e sopportare le fatiche insieme
rende il corpo robusto e l'anima temperante. Tutti coloro che praticano la virt sono cittadini della citt di Giove, un
luogo spirituale e morale, non un'utopia sociale e politica come la "citt del Sole" di Aristonico. Musonio difende
l'importanza della pace e del perdono, ed esorta il filosofo a stimare degno di perdono chiunque abbia mancato
nei suoi confronti. Il fine dell'uomo per natura la virt, e ad essa sono chiamati tutti, uomini e donne. La filosofia
la ricerca della bont. Musonio ritiene giusti i rapporti sessuali solo fra coniugi e solo in vista della procreazione
dei figli. L'elemento fondamentale del matrimonio la concordia; il matrimonio il fondamento indispensabile della
societ umana, perch il fondamento della famiglia. riprovevole l'esposizione dei bambini, l'aborto e la
contraccezione (queste pratiche vanno contro la legge umana e contro la legge divina). Esser filosofi equivale ad
essere virtuosi ed obbedienti alla legge di Dio. Giove il sovrano del luogo ideale, il luogo di comunione e di
armonia di umano e divino; Giove protegge la famiglia, in particolare i suoi membri pi deboli, i bambini
- Epitteto e la libert: Nacque in Frigia e fu portato schiavo a Roma; frequent gi da schiavo le lezioni di
Musonio; liberato e poi esiliato da Domiziano, si ritir in Epiro a Nicopoli dove apr una scuola che attir uditori da
molti paesi. Nel suo pensiero si riallaccia a Crisippo per cui meno eclettico degli altri neostoici. Principio
dell'etica la distinzione tra "cose che sono in nostro potere" e "cose che non sono in nostro potere" (es. vita
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fisica, corpo e suoi piaceri, benessere materiale). Chi sceglie le cose che "non sono in nostro potere" perde la sua
libert; invece chi sceglie le cose che "sono in nostro potere" accresce la libert. Mezzi per l'acquisto della vera
virt o perfezionamento morale o libert interiore sono: 1) il dominio delle passioni 2) il dominio degli impulsi 3) il
dominio dei giudizi. Tutto dipende dalla proairesis/scelta morale delle cose che sono in nostro potere.
- Marco Aurelio: Nacque a Roma con il nome di Marco Annio Vero, figlio di ricchi possessori di fornaci.
Nell'infanzia fu protetto dall'imperatore Adriano e raccomandato al suo successore adottivo Antonino. Nel 161
divenne imperatore. Si era convertito alla filosofia fra il 144 e il 147 attraverso Giunio Rustico che gli aveva rivelato
il pensiero di Epitteto. Filosofare in questo periodo significa vivere una vita spirituale in maniera consistente e
coerente; molti aristocratici romani si professano filosofi, hanno ruoli amministrativi e sono competenti di filosofia
stoica oppure aristotelica. Per M:A: a filosofia larte del vivere nel modo pi autentico. Durante le dure campagne
militari per ricacciare i barbari, scrisse in greco una serie di massime, sentenze e riflessioni per sostenersi
interiormente con i principi della filosofia stoica. Il titolo greco ta ei\v e| auton (Ad se ispum) spesso tradotto
come Ricordi.
Con M.A. lo Stoicismo, dopo 500 anni, termina la sua parabola, al vertice del potere politico del pi grande impero
ma ristretto alla problematica morali con forti tinte religiose che le calamit degli eventi rimetteranno in discussione
a vantaggio del pi articolato platonismo. In M:A: affiora spesso il senso della caducit di tutte le cose, il turbinoso
divenire in cui si trova immerso, il flusso cosmico come in Eraclito, ma insieme anche un senso di vanit,
monotonia, insignificanza. La salvezza sta per M:A: nellantica concezione stoica del cosmo come uno-tutto che
conferisce valore alle singole esistenze nellunica materia che le costituisce, unica anima chele vivifica e unica
mente che le dirige. Luomo si distingue dagli altri animali perch oltre al corpo che carne e allanima che
pneuma/soffio vitale, ha lintelletto/nous che non come per gli antichi stoici la parte pi alta dellanima ma al di
sopra di essa. Corpo e anima sono affidati alluomo, invece lintelletto il vero uomo, fonte della serenit nella
giustizia e nella verit (XII, 3). Lintelletto proprio delluomo deriva da quello del cosmo che coincide con Dio. Il
senso della vita umana realizzare il proprio intelletto in due direzioni, nella dimensione sociale aiutando gli altri
uomini e nella dimensione religiosa vivendo con gli di.
La chiave dei Ricordi di M.A. sta in tre regole o discipline di vita: 1) il rapporto tra individuo e proprio pensiero
esige la disciplina interiore dell'assenso 2) il rapporto tra individuo e corso della natura esige la disciplina del
desiderio 3) il rapporto tra individuo e altri uomini esige la disciplina dell'azione e la dottrina dell'amore. LLe tre
regole di vita o discipline riguardano le seguenti attivit: pensiero, desiderio, impulso allazione; nei seguenti
campi: facolt del giudizio, natura universale, natura umana; per conseguire i seguenti atteggiamenti interiori:
obiettivit, consenso al Destino, giustizia e altruismo.
1) disciplina dell'assenso: Consiste nell'accettare solo rappresentazioni oggettive. La rappresentazione opera
dalla fantasia che all'esterno un'immagine dell'oggetto, all'interno una modificazione dell'anima. Il discorso
interiore che accompagna l'immagine esterna ha 4 tappe:
1) l'avvenimento esterno, es. il tale ha parlato male di te
2) la sua rappresentazione, ad es. stato detto questo di te
3) il discorso che ne enuncia il contenuto, ad es. un tale ha parlato male di te
4) l'enunciato che pronuncia un giudizio di valore, es. mi stato fatto un torto.
Se noi distinguiamo tra 2 e 4, possiamo raggiungere l'obiettivit nel giudizio soffermandoci solo sulla definizione
"fisica"
2) disciplina del desiderio: La distinzione tra desiderio e impulso attivo propria di Epitteto, il quale sdoppia la
nozione di volont in desiderio che si rapporta alla affettivit e in tensione alla motilit; M.A. individua e focalizza i
singoli istanti - la disciplina del desiderio consiste nel collocare ogni evento nella prospettiva del Tutto; in tale
prospettiva l'uomo ha tre livelli di esistenza morale: nei vincoli della necessit, nelle possibilit di bene della
libert, nella pienezza della moralit che consiste nell'armonizzarsi con il tutto.
3) disciplina dell'azione: L'uomo ha 4 facolt con le loro esigenze: facolt di crescita o vegetativa, di sensazione
o animale, razionale, di vita sociale. Le azioni appropriate o doveri sono azioni che dipendono da noi solo in parte
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ossia azioni moralmente intenzionate su una materia indifferente. Nelle azioni c' sempre l'incertezza e la
preoccupazione, in quanto l'iniziativa nelle azioni dipende da noi, ma non il risultato. E' l'intenzione che rende
perfetta l'azione. La libert interiore per le azioni consiste nella purezza e semplicit delle intenzioni, con i seguenti
criteri: ci che utile al tutto utile alla parte, fare del bene agli altri fare del bene a se stessi. Il motore profondo
della nostra attivit deve essere l'amore per gli altri uomini.
Traccia 36 Filone di Alessandria
Con Filone si ha il ricupero della "seconda navigazione", ossia della distinzione tra realt sensibile e realt
intelligibile quale suo fondamento. - contesto ebraico e greco: L'espansione di Roma e il progressivo
consolidamento delle sue leggi favoriscono il ricupero dello spirito delle poleis. Non un caso che il ricupero della
realt soprasensibile individuata da Platone e Aristotele, in modi diversi, inizi ad Alessandria d'Egitto. La
consistente colonia ebraica, stanziatasi gi da alcuni secoli, adorava un dio unico che non poteva essere
rappresentato da nessuna immagine, un dio provvidente come intendevano gli Stoici, attivo come il demiurgo
platonico e trascendente come il motore immobile aristotelico. Il principale interprete del fecondo incontro tra fede
ebraica e filosofia greca fu proprio Filone. - allegoria e Bibbia: Filone elabora l'allegoria come metodo
filosofico perch la verit, nella Bibbia, sta nascosta sotto i simboli. Il senso allegorico e il senso letterale sono
entrambi rivelazioni divine. Il senso allegorico (in base all'analogia di struttura fra il mondo materiale, il mondo
ideale e quello dell'uomo) ha vari livelli: 1) livello cosmologico = interpretazione del testo al livello del cosmo e
della sua struttura 2) livello antropologico = in rapporto all'uomo e alla sua struttura 3) livello metafisico = in
rapporto al mondo intelligibile, in particolare al Logos. 4) livello morale = in rapporto alla vita interiore. La finalit
principale dell'applicazione di tale metodo l'esegesi morale per il ritorno dell'anima a Dio attraverso il
rinnegamento di s. - l'essere e Dio: Il sensibile fondato sull'intelligibile. Filone afferma decisamente la
"incorporeit" di Dio in quanto natura assolutamente semplice, incorruttibile e trascendente. Le Idee sono Potenze
incorporee attraverso le quali Dio ha creato il mondo, sono suoi pensieri. Il modello assoluto Dio stesso. Il Logos
di Dio gi la prima copia o la prima immagine di Dio: immagine perfetta e quindi modello di tutte le cose. In Dio
Filone distingue tra esistenza (che comprensibile) e natura (non comprensibile in modo adeguato per l'uomo).
L'uomo pu cogliere alcune propriet di Dio, ma il nome privilegiato l'Essere, il pienamente essere che fonte di
ogni altro essere. - Logos e Idee: Il Logos la potenza di Dio che crea i paradigmi ideali del mondo visibile,
l'archetipo di tutta la realt, il pensiero che racchiude in s l'intero cosmo intelligibile. E' posto tra il creato e il
Creatore, intercede presso Dio a nome delle creature e reca ad esse i messaggi del Creatore. Non generato
come noi e nemmeno ingenerato come Dio, garantisce a Dio l'ordine del mondo e al mondo la provvidenza di Dio.
E' ampiamente dispiegato nella Parola di Dio, che Filone legge come la vera filosofia, la via regale all'unico Re
dell'universo, rivelata al popolo ebraico tramite Mos e i profeti. Le Idee o Potenze sono molteplici manifestazioni
dell'attivit di Dio; sono a tre livelli come il Logos: 1)in Dio sono propriet di Dio 2) in s sono enti incorporei tra
Dio e il mondo 3) nel mondo sono archetipi intelligibili del mondo sensibile. Le due principali Potenze sono la
Potenza Creatrice (Elohim/Theos) e la Potenza Regale (Jahveh/Kurios), espresse dall'immagine della Bont e
della Sovranit. Bont e Sovranit sono le due Potenze supreme di Dio, unite dal Logos, perch attraverso il
Logos Dio sovrano e buono.
- etica: L'immagine pi simile a Dio nel mondo sensibile l'uomo, pi precisamente la parte migliore dell'uomo
che il suo intelletto. L'intelletto umano sarebbe povera cosa se Dio non vi soffiasse il suo Spirito, perci la vita
umana ha tre dimensioni: 1) animale (corpo) 2) razionale (anima - intelletto) 3) divina (Spirito). In base alla
docilit a questo Spirito, l'uomo pu elevarsi fino alla visione di Dio. Le virt per Filone sono sia valori morali sia
potenze metafisiche che hanno la loro origine nella potenza di Dio e il loro fine nell'imitare e continuare nel mondo
l'azione divina per il mondo. Partecipano della tensione del Logos che regola il mondo, conservano la virt
dell'anima e attraverso di essa i corpi nell'essere. La ragione umana non basta per raggiungere la Verit, occorre
l'umilt di fede in Dio. Protagora affermava che l'uomo misura di tutte le cose, invece Platone che misura di tutte
le cose Dio. A Protagora risponde lo Scetticismo greco che dimostra il fallimento della ragione che rifiuta
l'apertura a Dio. E' necessario che la stessa Verit venga incontro all'uomo. Tutta la filosofia di Filone un
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itinerario a Dio. Tale itinerario ha tre tappe: I) lasciare l'adorazione del cosmo (mentalit caldaica) e rientrare in se
stessi II) conoscere se stessi (il corpo, i sensi, il linguaggio - per superarli) per superare il disordine dei desideri,
l'attrazione delle cose, la bellezza apparente dei nomi III) la terza tappa consiste nel trascendimento della nostra
anima, cio donare il pensiero a chi ne la Causa; questo porta all'unione mistica con Dio: proprio nel momento in
cui l'uomo si spoglia di s e si affida a Dio, l'uomo si riempie di Dio ed da Lui posseduto.
Traccia 37 Neoaristotelismo
Andronico di Rodi: Il Peritato nel periodo ellenistico ebbi scolarchi mediocri. Teofrasto lasci i propri scritti e
quelli di Aristotele non a Stratone ma a Neleo che se li port in Asia Minore e li lasci agli eredi, i quali li
vendettero ad Apellicone di Teo che li riport ad Atene dove li pubblic con numerosi errori, poi preda di Silla che
aveva espugnato Atene furono portati a Roma e affidati al grammatico Tirannione, infine sistemati da Andronico di
Rodi che forn una lezione intelligibile dei testi e li raggrupp in base al contenuto, ad es. gli scritti di logica in un
unico testo detto Organon. Con Andronico, 11 scolarca del Peritato, inizia la lunga e plurisecolare serie di
commentatori in greco dei testi di Aristotele.
Andronico, che fu a Roma dal 40 al 20 a.C, proponeva diniziare dalla logica, Boeto di Sidone, suo discepolo, dalla
fisica, Nicola di Damasco, consigliere di Erode e in buoni rapporti con Augusto, compose la prima presentazione
sistematica, Ario Didimo, eclettico vissuto alla corte di Augusto, ne fece un compendio, Aspasio nel II sec. d.C.
inizi la serie dei commentatori sistematici. Da Andronico ad Alessandro di Afrodisia, dal I sec. a.C al III sec. d.C.
prevale la tendenza naturalistica che misconosce la realt intelligibile. Nei commentari domina linteresse per le
opere di logica. Gli aristotelici del II sec. d.C. si avvicinano alle tematiche del contemporaneo Medioplatonismo ed
emerge lattenzione privilegiata alletica.
Alessandro di Afrodisia: Nel II sec. d.C. a spese imperiali furono istituite 4 cattedre di filosofia (platonica,
aristotelica, epicurea, stoica) che diedero notevole impulso alla ripresa degli studi e dei commenti sui testi degli
antichi autori - commentatore di Aristotele: Insegnante ad Atene fra il 198 e il 211, compose un imponente
commentario alla Metafisica (suo dal I al V libro) e comment molte altre opere aristoteliche, di cui sono rimasti i
commenti agli Analitici I (I libro), ai Topici, alle Confutazioni Sofistiche, al trattato Sul senso e ai Meteorologici.
Intendeva essere fedele rigorosamente ad Aristotele, ma come Plotino per Platone, la sua una fedelt creativa.
De suoi trattati teoretici sono rimasti Sullanima, Problemi, Sul fato, Sulla mistione. Per alcuni studiosi Alessandro
di tendenza naturalistica, per altri come Reale apre al platonismo, tanto che tutti i grandi commentatori
successivi dei testi aristotelici sono dei neoplatonici, specialmente da Porfirio a Simplicio. Le novit di Alessandro
ebbero forte impatto sul Medioevo e sul Rinascimento.
- la teoria dei tre intelletti: Nel commento al trattato Sull'anima, Alessandro cerca di spiegare la differenza tra
intelletto passivo e intelletto attivo distinguendo fra tre intelletti:
I) l'intelletto fisico o materiale che pura possibilit o potenza di conoscere tutte le cose sia sensibili sia intelligibili
II) l'intelletto acquisito o come abito che l'intelletto che ha acquisito la capacit di astrarre la forma dalla materia
III) l'intelletto agente o produttivo che la causa che rende possibile all'intelletto materiale di separare la forma e
quindi diventare intelletto acquisito. Il primo intelletto pura capacit di astrarre, il secondo capacit acquisita di
astrarre, il terzo la causa di questa capacit, l'intelligibile in s, ci che fonda la intelligibilit delle cose e la
capacit di conoscere del nostro intelletto. Lintelletto umano in grado di cogliere gli intelligibili immanenti alla
materia attraverso una partecipazione allintelletto divino, unidentificazione ad esso, la vera causa della
conoscenza.
Per Aristotele tale causa nell'anima ed separata dalla materia, inoltre viene dal di fuori nel senso che
irriducibile al corpo ma resta nell'anima per tutta la vita dell'uomo; per Alessandro tale causa non nella nostra
anima, ma un'entit unica per tutti gli uomini.
- lanima umana: in quanto forma del corpo che materiale, essa non pu sussistere senza il corpo, per cui
lanima umana mortale. Questo significa che lintelletto fisico e quello acquisito sono mortali, ma non lintelletto
agente. Lintelletto che pensa lintelligibile immortale perch intelletto divino. Si tratta di immortalit
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impersonale, in quanto lintelletto divino unico per tutti gli uomini.
- la provvidenza: E ingiusto ritenere che Dio si disinteressi degli uomini, ma poco nobile che si preoccupi di ogni
individuo. Si prende cura della specie attraverso linflusso degli astri sulla terra. Alessandro mentre si dissocia
dalla cura eccessiva degli Stoici, savvicina ai Platonici nel dare un contenuto al pensiero divino incentrato su se
stesso.
Traccia 38 Medioplatonismo
Dopo la distruzione di Silla (86 a.C.), l'Accademia era ormai un luogo quasi abbandonato, meta di pellegrinaggi
(testimonia Cicerone). Ai tempi di Seneca non ci sono pi scolarchi. Il Platonismo rinasce ad Alessandria con
Euodoro (I sec. a.C.) ed stato definito "medioplatonismo" perch a met strada tra Platone e Plotino.
- caratteristiche e personaggi: Il Medioplatonismo ricupera il soprasensibile dal concetto di "incorporeo" di
Filone, ripropone la teoria delle Idee, riprende solo parzialmente la teoria della Diade, ha per testo base il Timeo,
accoglie il misticismo con la dottrina dei demoni, pone a fondamento dell'etica l'imitazione di Dio.
EUDORO, vissuto nella seconda met del I sec. a.C., l'iniziatore del Medioplatonismo ad Alessandria per il forte
senso religioso e mistico derivato dagli influssi orientali. TRASILLO, astrologo alla corte di Tiberio. famoso per la
divisione dei dialoghi platonici in tetralogie. PLUTARCO di Cheronea ha lasciato molti scritti, in particolare di
tematiche morali e riuniti dagli studiosi sotto il titolo di Moralia (nell'ambito speculativo emergono gli "scritti delfici",
specialmente la E di Delfi). APULEIO (in latino) e ALCINOO (in greco) sono autori di due manuali di Platonismo,
CELSO di uno scritto contro i cristiani (Discorso vero).
- le Idee in Dio e i tre Principi: PLUTARCO respinge nettamente la presenza della materia in Dio. Dio l'Essere,
tutto il resto "divenire"; per cui critica il pancorporeismo stoico. Lo critica ancor pi decisamente ALCINOO: Dio
supremo Intelletto come per Aristotele e a differenza dei successivi Neoplatonici. Le Idee sono pensieri di Dio:
Platone aveva posto le Idee al di sopra dell'Intelletto, Aristotele solo nell'intelletto umano, i Medioplatonici
nell'Intelletto divino perci mediano tra Platone e Aristotele - a) le Idee trascendenti sono gli "intelligibili primi" b) le
forme immanenti sono gli "intelligibili secondi". In questa sintesi abbiamo una nuova gerarchia di esseri: 1) il
primo Intelletto o primo Dio (al di fuori del mondo) 2) il secondo Intelletto o secondo Dio (nel mondo) detto anche
Intelletto dell'Anima del mondo 3) l'Anima del mondo. Per il cosmo i Medioplatonici pongono tre principi: 1)
Dio 2) Idee 3) materia che senza qualit per accogliere tutte le forme. L'origine cronologica del cosmo di
Platone nel Timeo un'allegoria per Eudoro, Alcinoo e Apuleio per esprimere il suo perenne divenire e la sua
mancanza di autosufficienza; invece per Plutarco e Attico reale perch l'eternit del mondo escluderebbe la
Provvidenza, per la materia eterna ed ha un'anima malvagia che origina la vita irrazionale; per Severo il mondo
in quanto tale ingenerato invece generato questo nostro mondo. - etica: Fine supremo dell'uomo
l'assimilazione a Dio. I Medioplatonici rifiutano il fato stoico perch la scelta libera e le conseguenze necessarie.
Nelle loro tavole dei valori pongono varie virt con al vertice la contemplazione; degli Stoici rifiutano la riduzione
ad una sola virt e l'apatia perch disumana, anche la loro divisione degli uomini in buoni e cattivi. Resta
l'intellettualismo socratico nella concezione del vizio (come involontario), mentre la virt volontaria.
- il Didaskalikos di ALCINOO: Alcinoo lerede di una tradizione secolare sulla sistemazione e interpretazione di
Platone che risale fino a SENOCRATE al quale forse si deve la prima edizione che raccoglie nella loro forma definitiva
i dialoghi di Platone. Dopo che ANTIOCO DI ASCALONA ebbe ristabilito la tradizione platonica allAccademia nel I sec.
a.C., fu rinnovato il lavoro di sistematizzazione, il quale inizi a incorporare molte dottrine e formulazioni di
Aristotele, di Teofrasto e e degli Stoici. Secondo lo studioso inglese Dillon, il Didaskalikos una nuova edizione
dellopera di ARIO DIDIMO, contemporaneo di Augusto, nella sezione riguardante il platonismo, qualcosa di simile si
trova anche nel contemporaneo ad Alcinoo, APULEIO DI MADAURA. Si tratta dellelaborazione di manuali lungo tre
secoli, ossia dall80 a.C. fino al II sec. d.C., manuali in genere non pubblicati ma tenuti per luso personale. Il
Didaskalikos non un testo per principianti perch presuppone una buona conoscenza delle opere platoniche e
della terminologia tecnica in logica, fisica ed etica. Pu essere definito un manuale per insegnanti o almeno
amanti del Platonismo. Dopo i tre capitoli introduttivi sulla definizione della filosofia e le doti richieste per il suo
studio (cap. 1), la distinzione della vita di contemplazione o ricerca (teoria) da quella di azione (praxis) (cap. 2) e
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lenumerazione delle parti della filosofia (qui dette teoretica, pratica e dialettica, ma prima dette fisica, etica e
logica) (cap. 3), dopo questi tre capitoli Alcinoo procede allanalisi delle tre parti della filosofia indicate nel capitolo
terzo: inizia con la logica (cap. 4-6), torna alla fisica (cap. 7-26) includendovi i principi primi (cap. 7-11) e il mondo
fisico (cap. 12-26), infine si ha letica (cap. 27-34). Il manuale termina con una breve disquisizione tra il filosofo e il
sofista (cap. 36).
La favola di Eros e Psiche (l'Anima e l'Amore): nelle Metamorfosi o Asino d'oro quando Lucio, trasformato in
asino si trova in una spelonca di banditi, un giorno viene rapita una ragazza a scopo di riscatto. La vecchia che fa da cuoca
ai banditi racconta alla ragazza, per rincuorarla o passare il tempo, la favola pi bella delle letteratura antica (libri IV-VI):
un re e una regina avevano tre figlie molto belle, la terza cos bella che gli uomini iniziarono ad adorare lei invece di
Venere. Allora la dea invi il figlio Cupido per farla innamorare dell'uomo pi brutto. Intanto nessuno osava chiedere
Psiche in sposa ed essa, per l'oracolo di Apollo, fu destinata a un drago. Lasciata sola sulla rupe di un'alta montagna, il vento
Zefiro la solleva e la depone su un prato al centro di una valle. Psiche, ridestatasi, vede una splendida reggia nella quale
l'accoglie una voce incorporea, poi altre che la servono in ogni desiderio. Nel cuore della notte arriva lo sposo che l'ama ma
non si lascia vedere, anzi l'esorta a non rivedere neppure le sorelle. Ma lei si commuove per i loro pianti e ottiene di recarsi
a visitarle per far loro sapere che viva e felice. Ma in loro nasce una grande invidia. Eros avvisa Psiche di
guardarsi dalle sorelle perch progettano di spingerla a vedere il volto dello sposo, e intanto le dice che incinta e suo figlio
sar un dio se star al patto di non vederlo altrimenti solo un mortale e lo sposo scomparir per sempre. Le sorelle
invidiose si recano a visitarla e un po' alla volta riescono a convincerla di vederlo a tutti i costi perch senz'altro si tratta di
un mostro. Psiche di notte accende la lucerna e vede addormentato accanto a s il bellissimo dio Eros, ma toccando le frecce
della sua faretra ne rimane ferita e intanto una goccia d'olio risveglia Eros che se ne vola via. Psiche disperata d'amore
si getta nel fiume per ammazzarsi, ma quello la depone delicatamente sulla riva, vede Pan che l'esorta a pregare, si reca
dalle sorelle e si vendica ingannandole una alla volta, facendo credere che Cupido ha respinto Psiche e ha scelto le sorelle.
Quelle corrono alla rupe e si gettano gi sicure che Zefiro le avrebbe adagiate sul prato come le altre volte, ma finiscono
sfracellate. Venere viene a sapere che Cupido aveva preso Psiche per s e decide di castigarlo. Cerere e Giunone
cercano di calmare Venere per ingraziarsi Cupido.
Psiche, dopo aver vagato per ogni paese, chiede l'aiuto di Cerere, poi di Giunone, ma nessuna delle due si sente di
contrastare Venere. Allora Psiche decide di recarsi da Venere. Intanto Venere a sua volta cerca Psiche. Portata
dall'Abitudine davanti a Venere, questa la fa frustare dall'Angoscia e dalla Tristezza e le infligge varie prove: I) prima di
sera separare un gran mucchio di piccoli semi, e Psiche ci riesce con l'aiuto delle formiche II) deve portare un fiocco di lana
da un gregge di pecore con lana d'oro, ma una canna avverte Psiche che quelle pecore hanno il morso velenoso e perci di
aspettare verso sera quando per abbeverarsi passano vicino alle fronde del bosco III) deve portare l'acqua scura da una
sorgente che scaturisce da una parete rocciosa altissima e precipita nello Stige, ma viene aiutata dall'aquila IV) deve andare
negli Inferi a farsi dare da Proserpina un unguento per guarire Cupido. Psiche disperata sale su una torre altissima per
ammazzarsi e cos arrivare per sempre nel Tartaro. Ma la torre le indica la via per arrivarci viva (portandosi due monete per
Caronte e due focacce per Cerbero). Psiche riesce bene eccetto che vincere la curiosit di guardare nel vasetto datole dalla
gentile Proserpina e scopre che c'era il sonno mortale dello Stige. Cupido, scappato da Venere, la soccorre e la libera dal
sonno mortale. Mentre Psiche si reca da Venere, Eros si reca da Giove e ottiene di sposarla; ma per far le cose in modo
dignitoso, Giove ordina a Mercurio di portare Psiche in cielo e l la rende immortale. Da Eros/Amore e Psiche/Anima nasce
una figlia, Volutt.
Nel Simposio di Platone la sacerdotessa Diotima narra a Socrate che Eros non un dio, nato da Poros/Espediente e Penia/
Povert approfittando di Poros ubriaco di nettare al banchetto per la nascita di Afrodite; Eros la filosofia, tendenza a
procreare nel bello, aspirazione all'immortalit. Eros porta a partorire nel bello non solo il corpo, ma anche l'anima/Psiche.
Lettura allegorica della favola di Apuleio.
L'Anima come nous/intelletto, la pi bella delle facolt umane, suscita la gelosia della stessa natura/mondo sensibile assai
bello (Venere) che vorrebbe bloccarla (farla innamorare) legandola alla parte pi bassa della realt, ma l'amore (Cupido)
diventa la forza che la rende feconda di nuovi pensieri e coraggiosa quando prende coscienza delle avversit del suo
contesto (perdita dell'amore gratuito, indivisibile ma tangibile, scoperta della cattiveria delle sorelle, del rancore di Venere).
L'anima, liberatasi dagli inganni delle altre facolt, visto inutile ricorrere alle forze naturali e divine parziali come il
benessere materiale (Cerere) e i costumi tradizionali (Giunone), affronta la Natura nella sua interezza (Venere).
Si sottopone alle prove:
I) la logica (rimettere ordine nella confusione delle esperienze con un lavoro minuzioso da formiche)
II) la fisica (raccogliere la lana d'oro degli elementi in apparenza pacifici ma in realt pronti ad avvelenarci la mente)
III) l'etica (riportare l'acqua dello Stige in grado di punire le imperfezioni persino degli di)
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IV) l'escatologia (scenda nel pi profondo di ogni realt vincendo senza violenza ogni tipo di mostri).
L'Anima per non riesce a dominare la sua curiosit/fantasia per cui viene sopraffatta dal sonno mortale (perdersi dietro
fantasie superstiziose), ma viene salvata dall'Amore che intercede presso Dio, il quale la eleva a s, alla vita divina e la
rende sposa dell'Amore.
L'uomo diventa immortale nella ricerca instancabile dell'Amore divino, che salva dalla morte (fisica, etica, intellettuale)
ed eleva al cielo.
Traccia 39 Neoplatonismo
Ammonio Sacca: Visse ad Alessandra fra il 180 e il 242 d.C., secondo Porfirio sarebbe stato educato in un
famiglia cristiana e sarebbe passato al paganesimo, secondo Eusebio e Girolamo non abiur mai il cristianesimo,
secondo Seeberg fu un monaco buddista, comunque tutti concordano sul suo interesse profondamente religioso.
Ierocle di Alessandria e Nemesio di Emesa (V sec. d.C.) gli attribuiscono concezioni molto elevate; secondo
Reale, la novit di A. rispetto al Medioplatonismo lunificazione dei diversi piani dellessere, rispetto al
Neopitagorismo il processo di derivazione della realt dallUno come creazionismo. Non scrisse nulla e come
Socrate ebbe una personalit affascinante. Furono suoi discepoli Origene pagano e Origene cristiano, Longino
filologo, Erennio e Plotino che fu suo discepolo per 11 anni e il loro incontro paragonabile a quello tra Socrate e
Platone.
Plotino di Licopodi: il filosofo che pi si addentra nella mistica conservando rigorose categorie filosofiche: Noi
esistiamo in maggior pienezza allorch ci incliniamo su Lui, e in Lui sta il nostro benessere. In Lui l'animo riposa e
in Lui pensa e si libera dalle passioni, in Lui. Plotino a Roma scrisse molti trattati, catalogati da Porfirio in 54 titoli
e divisi in 6 gruppi di 9 ciascuno detti insieme Enneadi. - vicende biografiche: Nacque a Licopodi nel 205
d.C., nel 232 si dedic interamente alla filosofia ad Alessandria, nel 243 segu l'imperatore Gordiano III nella sua
spedizione orientale per conoscere le dottrine dei Persiani e degli Indiani. Ma Gordiano fu ucciso in Mesopotamia
e Plotino si salv a stento fuggendo ad Antiochia. Nel 244 giunse a Roma e fond una scuola, nella quale teneva
lezioni e lasciava largo spazio alle discussioni. Incominci a scrivere nel 254 e per il 263, quando vi entr a far
parte il fedele Porfirio, aveva gi scritto 21 trattati, altri 24 tra il 264 e il 268, gli ultimi nove tra il 268 e il 270, anno
della sua morte in Campania. Essi furono riordinati da Porfirio per incarico di Plotino stesso in quanto erano un
conversare per iscritto senza ordine sistematico. - modi di leggere le Enneadi: Porfirio, nella sua Vita di
Plotino, presenta lordine cronologico e poi la sua sistemazione degli scritti plotiniani: nella I Enneade i trattati di
contenuto morale, nella II Enneade quelli di contenuto fisico che riguardano il mondo, nella III Enneade altri sul
mondo ma in rapporto agli esseri incorporei (provvidenza, demoni, eternit, natura e contemplazione), nella IV
Enneade i trattati sullAnima, nella V sul Nous e nella VI sullUno; come dimensioni la VI corrisponde alle V e IV
insieme, inoltre alla I, II e III insieme. BREHIER ha preferito la lettura sistematica ascendente dal sensibile
allintelligibile, ZELLER quella discendente dallintelligibile al sensibile, preferita anche da REALE e qui adottata.
I. Uno: L'unit nella molteplicit quale sua ragione (fondamento ontologico e principio esistenziale) e la
molteplicit nell'unit quale sua ricchezza (espansioni della inesauribilit della sua perfezione e della potenza
nell'essere).
- principio: L'Uno principio di tutta la realt e in quanto principio di tutto al di l dell'essere; fonda l'unit
necessaria per tutti gli esseri. In s assolutamente trascendente perch infinito per la sua potenza, al di sopra
delle Idee e al di sopra delle sostanze, ineffabile. la causa e la ragion dessere e di unit di tutte le cose.
- Bene: super-Bene, non bene per se stesso ma bene per gli altri esseri che siano in grado di parteciparne.
Trascende la nostra possibilit di determinarlo. attivit autoproduttrice, libert totale e assoluta. quello che
vuole essere e vuole essere quello che ; il Bene consiste nella sua volont che elegge con libert se stesso. Nel
Bene assoluto coincidono volere ed essere per cui il Bene creatore di se stesso e amore di s.
- immagini esplicative: La molteplicit rispetto all'Uno paragonabile a cerchi di luce intorno alla Sorgente, al
calore emanato dal Fuoco centrale, al profumo che si espande da una sostanza odorosa, ai fiumi che
scaturiscono da una sorgente inesauribile, a cerchi concentrici al Centro del tutto, a raggi che si dipartono dal
Centro ma sono privi di lunghezza al di fuori di lui. Il Principio non si impoverisce generando ed superiore al
generato. In Lui vanno distinte due tipi di attivit: 1) lattivit immanente 2) lattivit che si dirige al di fuori.
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Lattivit dallUno necessit voluta, conseguenza di un atto libero
- il tutto: L'Uno riempie il tutto, invece la pluralit sorge perch esso diverso da tutte le cose che crea: Esso
possiede il tutto e non ne posseduto, non vi punto ove esso non sia. LUno in se stesso al di l dello stesso
Bene perch non ha bisogno di alcuna qualifica nella sua assoluta semplicit; le qualifiche sono originate dal
Nous nel contemplare lUno. Il desiderio come pensiero del Bene esprime il rapporto di tutte le cose con lUno.
Traccia 40 Plotino
II. Nous: la seconda ipostasi (CILENTO lo traduce "Spirito", FAGGIN "Intelligenza").
- origine: L'attivit dell'Uno genera qualcosa di "indeterminato", ossia "alterit", una "materia intelligibile" che
pensiero indefinito, il quale si determina rivolgendosi all'Uno. Volgendosi all'Uno nasce il contenuto di pensiero;
volgendosi a se stesso fecondato dall'Uno nasce il pensiero vero e proprio nel quale per c duplicit di pensiero
e pensato, quindi nasce il molteplice, perch il Nous pensando se stesso riempito dall'Uno, vede se stesso come
molteplice. Il Nous Essere, Pensiero e Vita perch l'essere nella sua pienezza anche pensare e vivere.
- Idee: sono i pensieri del Nous e costituiscono il "cosmo intelligibile"; non sono solamente intelligibili ma anche
intelligenze, sostanze pensanti, in esse non c' statica atemporalit ma potenza inesauribile. Nel Nous sono suoi
momenti particolari in quanto in esse coesistono presenza (nella pienezza dell'Essere) e distinzione (molteplici e
diverse). In esse coincide il che (lesserci) e il perch (loro causa) in quanto il Nous ogni singolo essere nel suo
contenuto. Sono idee di tutte le cose, perci ai corpi dalla materia deriva solo privazione.
- nuove categorie: Le categorie aristoteliche non valgono per il mondo incorporeo. Per lUno non vale nessun
sistema categoriale perch assolutamente semplice, per le altre due ipostasi un sistema categoriale desunto dal
Sofista di Platone: 1) essere o ousia perch tutto nel Nous ousia 2) quiete dovuta alla completezza dei
contenuti 3) movimento spirituale quale espressione del pensare 4) identico che esprime l'identit del Nous di s
con s 5) diverso che esprime la diversit fra pensante e pensato. Nei pensieri eterni il pensante e il pensato
coincidono con il pensare non solo nellatto di pensare ma anche nelloggetto del pensare e nellattivit pensate in
ogni categoria ideale (III 5,7). luce che vede luce (V 3,8), paragonabile ad una sfera vivente tutta luccicante
di volti vivi, di anime pure. pensiero universale che abbraccia ogni forma di vita e sempre nuovo perch a lui
appartengono lidentico e il diverso.
- origine del molteplice: Il Nous, colto nell'atto in cui si accinge a pensare ci che sta al di sopra di s,
molteplice. Nell'atto in cui pensa diventa Nous, Essere e Pensiero: Nel Nous coesistono ad un tempo il pensare, il
vivere e l'essere. tutti gli esseri insieme, come tutte le membra di un corpo nel seme, e non insieme, perch nel
Nous non sono in potenza ma unite nel massimo della loro perfezione e insieme distinzione. Ogni Idea esprime il
Nous da una prospettiva particolare e ogni essere una sua forza particolare.
III. Anima: la terza ipostasi.
- origine: anche per l'Anima bisogna distinguere l'attivit nel Nous e l'attivit dal Nous. Questo secondo tipo di
attivit genera la terza ipostasi che in s indeterminata, ma si determina contemplando l'Uno-Molteplice che il
Nous, cio nel Nous contempla l'Uno per cui partecipa del divino e i Molti (Idee) per cui genera a sua volta la
molteplicit sensibile; genera il corporeo pur restando esclusivamente realt incorporea. Entra intera in tutti i corpi
sensibili per cui uno-e-molteplice. In essa sorge una gerarchia: lAnima suprema che la pura ipostasi, l Anima
del Tutto che lipostasi del mondo sensibile, le Anime particolari quelle che governano i singoli corpi.
- Natura: la Natura il lembo estremo dell'Anima dell'universo, forma razionale che amministra alla materia le
forme immanenti. Nella Natura l'Anima contemplazione che crea altra contemplazione. Fra tutte le cose c'
comunione di simpatia non determinismo, l'universo un "vivente unitario" ma anche entit molteplice.
- contemplazione: Tutto contemplazione e deriva da contemplazione. Ogni cosa, come immagine del suo
creatore, cos pure crea visioni e forme. Creare significa dare forme all'esistenza e ci vuol dire riempire tutto di
contemplazione.
- anime individuali e discesa: le singole anime hanno sia l'identit con il Nous sia l'alterit dell'individuazione,
come il Nous sono divise e indivise, in pienezza in Lui e parzialmente nei corpi: il mondo s'adagia in seno
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all'Anima come una rete nell'onda. La singola anima d al corpo forma razionale e un'immagine di vita. Le anime
volgono il loro ciclo ora nel Nous, ora nei cieli, ora in corpi terrestri. - anima e corpo: L'anima non nel corpo
come la forma nella materia, ma crea la stessa forma. Senza l'anima il corpo non avrebbe propria identit vivente
n potrebbe perseverare nella sua identit. - Anima e Nous: L'Anima nata dal Nous come una sorte di luce
che lo cinge. Noi conosciamo noi stessi nella visione del Nous: il Nous indaga l'interno, l'Anima l'esterno.
Traccia 41 Plotino processione
Processione: La processione del sensibile dal mondo intelligibile esprime l'immagine della materia intelligibile
nella realt corporea, il termine estremo della potenza dell'Uno.
- male: Il male, nella sua essenza, assenza di ogni bene, non forma ma privazione, come ombra dell'essere,
dismisura contro misura, illimitato contro limite, informe contro principio informante, indigenza contro
autosufficienza, menzogna, mancanza. ombra, fantasma, quasi gioco sfuggente. Se ne sta acquattato dietro
figure, specie, forme, misure, limiti, di cui si ammanta ma che non sono suoi. Il suo essere illusorio, attivamente
ed essenzialmente menzogna. - materia: in quanto irriducibile in modo esauriente allordine, causa del
male perch crea dismisura, perch priva di qualit, indeterminazione opposta alla forma. La materia corporea
inerte capacit di ricevere la forma senza essere veramente a fondo in-formata. LAnima prima pone la materia
come estremit del cerchio di luce che si spegne, poi le d forma quasi ricuperandola alla luce. La materia ha
consistenza reale solo nella dimensione di potenza, di possibilit, di stare per essere e sussiste solo finch non
sintroduce latto. - eternit e tempo: L'eternit vita presente tutta intera, simultaneamente, vita nella sua
simultanea interezza, compiutezza senza parti. unit che fa da sostrato al mondo del Nous, movimento in
quanto manifesta la vita, stabilit in quanto assolutamente inalterabile, insieme alterit nellinstancabile
operare e vita ferma nellidentico, tutto attualmente presente. La temporalit nasce con l'attivit dell'Anima che
crea il mondo fisico in quanto si prolunga in una serie di atti che si succedono l'un l'altro, vita che trascorre dall'uno
all'altro atto di vita, mobile gioco dell'Anima che riflette le sue forme come su uno specchio. Il tempo movimento
misurato da una determinata qualit. E il numero della grandezza che accompagna il movimento. Non si pu
concepire il tempo fuori dellanima, come neppure leternit fuori dellessere. Si misura la durata attraverso lattivit
esercitata dallanima. Il tempo non il movimento, il divenire, ma la presa di coscienza del divenire da parte
dellanima e la sua misurazione da parte dellintelligenza che sceglie le unit di misura pi adeguate al controllo
del divenire dei fenomeni studiati. La misura pratica del tempo il movimento diurno del sole perch un tipo di
moto uniforme. - corpo: Il corpo creazione della forma, la cui materia ne esprime la profondit, il
ricettacolo e il sostrato indefinito. Le qualit e la figura specifica di ogni corpo derivano dalla forma. La materia
celeste il ricettacolo della luce, la materia terrena il ricettacolo dei corpi costituiti di materia e forma, qualit e
sostrato indefinito. Il finito, la forma razionale non distrugge lillimitato perch esso non quantitativo, ma lo serba
in seno allessere, conduce la sua natura alla realizzazione e alla pienezza.
L'Uomo: Le anime sono discese sia per necessit sia per colpa, per necessit in forza della processione che le
distingue dai puri spiriti, per colpa perch si sono prese eccessiva cura del corpo e si sono dimenticate del Nous.
- i tre tipi di uomo: Il primo uomo anima che contempla il Nous e corrisponde al nostro intelletto, il secondo
pensiero discorsivo che costituisce il nostro vero io e corrisponde alla ragione, il terzo l'anima che vivifica il
corpo e corrisponde alla vitalit. I tre tipi di uomo si distinguono sulla base della condotta della parte mediana della
loro anima individuale, ossia se lascia prevalere la parte inferiore luomo si ferma ai sensi, se prevale la parte
mediana luomo sale alle virt nella condotta razionale, se lascia emergere la parte superiore luomo si apre al
vasto mondo dellintelligibile.
- la sensazione: affezione o impronta che i corpi producono su altri corpi, inoltre atto conoscitivo dell'anima
che coglie l'affezione corporea, una forma di contemplazione dell'intelligibile nel sensibile. Lanamnesi di Platone
diventa loriginaria visione intuitiva. Lanima resta impassibile, le passioni coinvolgono il corpo direttamente e
lanima indirettamente e solo nella misura in cui essa se ne interessa. Loggetto conosciuto un simulacro della
cosa, non la cosa in s. Le cose sensibili sembrano recare in s la sicurezza della loro estrema evidenza, ma
questa deriva dalle impressioni subite, tanto che bisogna ricorrere allintelletto e alla ragione discorsiva come a
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giudici. Nellambito della realt sensibile prevale la categoria del relativo perch siamo noi che facciamo i confronti
tra le cose. Come categorie per la realt sensibile bastano latto e il movimento, latto esprime lessere attuale, la
sua stabilit nellessere, il movimento la sua instabilit nel divenire.
- la libert: l'attivit pi alta dell'anima, volizione del Bene che cresce progressivamente fino a rendersi
disponibile al rapimento dell'estasi, alla riscoperta della propria pienezza nella divinit.
Traccia 42 Plotino le vie del ritorno
Le vie del ritorno all'Uno: L'uomo essenzialmente anima; al di sopra di noi sta l'essere reale e la natura
intelligibile, noi siamo al terzo posto con l'anima.
- I. La catarsi morale: la condizione alle altre vie; se non si trascende la zona irrazionale delle passioni, non
sono possibili n arte n amore n dialettica. Per sottrarci ai mali dobbiamo renderci simili a Dio, ossia diventare
virtuosi. Le virt sono immagini del divino. Le virt civili come prudenza coraggio temperanza e giustizia, ci
rendono migliori ponendo un ordine ai nostri desideri. Le virt superiori consistono nell'orientamento all'intelletto
come riferimento costante di ogni azione. La parte irrazionale dell'anima, tramite le virt, diventa sempre pi amica
di quella razionale, quale fonte della sua serenit. - II. La contemplazione del Bello: L'arte rivelatrice sensibile
dell'Idea e perci compie un'opera iniziatica che ci eleva dal mondo sensibile a quello intelligibile: il corpo diviene
bello per la comunione con una forma razionale di origine divina. L'universo nel suo insieme molto bello e le
singole cose vanno viste nella totalit. Le arti non si limitano a una pura e semplice imitazione di ci che passa
innanzi agli occhi, ma salgono di scatto in alto alle forme ideali donde nacque la natura. La bellezza propria della
forma razionale ed entra in noi attraverso gli occhi. L'essenza terrestre ha un simulacro di bellezza per essere,
anzi essa in tanto in quanto ha partecipato della bellezza dell'Idea e quanto pi ne ha preso tanto pi perfetta.
- III. La via dell'Amore: Eros dio e demone e sentimento dell'anima. Nasce dall'attrattiva del Bello: Eros
potenza dell'anima protesa al Bene; ogni anima genera il suo eros secondo il suo merito e il suo essere. L'amante
ha in s una vaga nostalgia della bellezza che riempie di stupore di fronte alle cose visibili. Se dal singolo corpo
bello, come suggeriva Platone, passa alla bellezza di tutti i corpi belli arriva pi facilmente alla bellezza delle leggi,
delle arti e delle scienze fino al Bello in s.
- IV. La via della dialettica: Attraverso le tappe della conoscenza l'anima trascende progressivamente ogni
molteplicit e conclude il suo processo nell'intuizione delle pure essenze. La dialettica ci eleva all'evidenza dei
principi, all'essere e all'intelletto che si protende al di l dell'essere. Letica, larte, lamore e al dialettica sono vie
diverse per ritornare allUno. Senza la virt la bellezza si disperde nella realt sensibile, lamore diventa
ossessione dei corpi e la dialettica sinceppa nellerudizione confusa. Senza la bellezza dellarte la virt diventa
monotonia, lamore resta impulso cieco e la filosofia una ricerca mediocre. Senza la vitalit dellamore ogni altro
aspetto singrigisce, perde di slancio, di forza interiore. Senza il dinamismo e la rigorosit della dialettica, non si
hanno le virt superiori, non si manifesta la bellezza della realt intelligibile, lamore non si ricollega alla sua fonte
prima che il bene assoluto. La purificazione delle virt, il fascino della bellezza, lo slancio dellamore e le
argomentazioni della dialettica conducono, in modi diversi, alla soglia dellUno.
La Semplificazione: Il ritorno all'Uno "semplificazione" per superare progressivamente le alterit rispetto
all'Uno stesso; consiste nel purificare l'anima da tutto ci che le estraneo: non un annullarsi ma un riempirsi di
Dio. Lasciando le cose, l'anima lascia il non-essere per volgersi verso la pienezza dell'Essere e infine al di sopra
dell'Essere, cio all'Uno. La semplificazione il ricupero della propria unit assoluta, della semplicit che
manifesta la pienezza del Bene. L'Estasi: lo stato di iper-coscienza nel quale l'anima "indiata", riempita
dell'Uno. Non si raggiunge pienamente l'Uno tramite le varie scienze, neppure la dialettica basta. La conoscenza
ci aiuta attraverso un processo discorsivo che conserva la molteplicit. Il discorso sull'Uno non in grado di
descriverlo, ma solo di ridestare il nostro interesse per lui. Senza il dono della visione il resto si disperde. La
visione di lui richiede la totale separazione dal resto, il distacco da qualsiasi altra attrattiva. L'Uno presente a tutti
e lontano da tutti, la sua presenza diventa evidente a chi ha raggiunto l'unit pi piena e pura di se stesso. La
ragione svolge il ruolo di guida, di pedagogo, prepara all'incontro. Nella disposizione di totale dedizione, libert
interiore, disponibilit assoluta per quanto possibile alle sue forme, l'anima pu ricevere il dono di vederlo in
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modo improvviso dentro di s. In quell'istante scompare ogni divisione, dualit, separazione. L'anima non si sente
estranea a se stessa o al resto della realt, ma sente solo il Bene supremo che vale pi di tutto. In quell'istante
supera il pensiero, anche quello intuitivo, diventa quieta gioia di contemplare. Ne scaturisce una vita
completamente nuova. Ci si identifica con la quiete assoluta che fonda ogni altra realt; non annullamento ma
semplificazione che intensifica la vita.
Traccia 43 Scuole Neoplatoniche
Le scuole di Siria, Pergamo, Atene e Alessandria tendono a moltiplicare le ipostasi, a sviluppare un'analiticit
esasperata e a difendere il politeismo.
Porfirio: si riavvicina ai Medioplatonici nell'innalzare l'Essere all'Uno, accrescendo la triadicit.
- vicende e scritti: Porfirio nacque a Tiro nel 233, pare abbia ascoltato il teologo cristiano Origene, fu allievo del
grande filologo Longino e nel 263 di Plotino. Nel 268 si stabil in Sicilia e scrisse commentari a Platone e
Aristotele, inoltre opere letterarie e opere di riflessione filosofica, oltre a curare gli scritti di Plotino.
- commento alle Categorie di Aristotele: Porfirio individua tre modi d'interpretare le categorie aristoteliche - 1)
come generi dell'essere ossia le originarie divisioni dell'essere (sostanza e accidenti) per cui se ne ha una lettura
ontologica 2) come esercizio grammaticale ossia modalit in cui si struttura una determinata lingua (sostantivo,
aggettivo, avverbi, diatesi del verbo, ecc.) per cui se ne ha una lettura grammaticale 3) come logica filosofica
aperta alla metafisica ossia come le supreme nozioni e i supremi generi del giudizio logico (soggetto e predicati)
per cui se ne ha una lettura logica. Porfirio scrisse anche l'Isagoge ( Introduzione alle categorie) e Sulle cinque
voci (genere, specie, differenza specifica, proprio e accidente) altra introduzione alla logica aristotelica. La logica
include la grammatica e rimanda all'ontologia che mediata dall'henologia: gli intelligibili sono "ante res" o
intelligibili primi come le idee platoniche, sono "in rebus" o intelligibili secondi come le forme aristoteliche e "post
res" come i concetti della logica. - lenneade: Le tre ipostasi (Uno o padre o Sussistenza, Vita o Potenza,
Intelligenza) hanno ciascuna tre momenti (Sussistenza, Vita, Intelligenza) e cos diventano tre triadi: Al livello del
Padre, lIntelligenza ridotta ad uno stato di pura sussistenza; vita e intelligenza si confondono con il primo
termine. Uscendo dalla sussistenza, lIntelligenza diviene vita, e questa la seconda triade; essa si trova, allora,
in uno stato di alterit e infinitudine. Lintelligenza veramente se stessa solamente nella terza triade, allorch
predomina sulla vita e sulla sussistenza. In questa enneade, il Padre o la sussistenza dunque il primo momento
dellautogenerazione dellIntelligenza(P. HADOT). Porfirio media tra la henologia dellUno di Plotino e lontologia
dellessere di Aristotele, inoltre distingue tra essere (attivit) ed ente(primo soggetto, forma).
- apologia del paganesimo ed etica: Porfirio scrisse Contro i cristiani in 15 libri dove si dimostra profondo
conoscitore della Bibbia e usa tutta la sua abilit di filologo per scovare contraddizioni, in particolare critica la
creazione dal nulla, l'incarnazione del Logos e la risurrezione dei corpi. Scopo della vita umana l'assimilazione
a Dio. Le 4 virt principali (sapienza, giustizia, fortezza e temperanza) hanno 4 livelli: 1) come virt politiche
moderano le passioni per garantire la vita civile 2) come virt catartiche preparano l'anima alla contemplazione 3)
come virt contemplative elevano all'universale 4) come virt paradigmatiche manifestano la coincidenza con
l'Intelletto divino.
Giamblico e i 4 livelli dei dialoghi platonici: Nacque nel 250 a Calcide, conobbe ad Alessandria i Neopitagorici,
ad Atene il peripatetico Anatolio, a Roma il neoplatonico Porfirio che dapprima stim e poi critic aspramente
perch rifiutava la teurgia. Scrisse opere voluminose e molti commenti a Platone e ad Aristotele. Fu molto lodato
dai suoi contemporanei perch soddisfece molte attese dei pagani colti in quanto 1) rifonda a livello concettuale il
politeismo attraverso la moltiplicazione delle ipostasi 2) soddisfa le ansie soteriologiche attraverso la teurgia
amata sia dal popolo sia dai dotti 3) rilancia i commentari introducendo nuovi canoni esegetici. In metafisica
rovescia la tendenza di Porfirio di avvicinare Platone ad Aristotele, ribadendo la trascendenza dellUno, anzi
introducendo un secondo Uno e originando uno schema ontologico complesso. Difende la teurgia sostenendo
che esse unattivit superiore alle facolt razionali delluomo perch esprime la stessa divina che scende agli
uomini per elevarli a s. Liniziativa fondamentale non delluomo che cos piegherebbe gli di, ma degli di stessi
che conservano invece l a loro impassibilit. Introduce nuovo canoni per lesegesi dei testi classici,
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specialmente per i dialoghi platonico. Ogni dialogo ha uno scopo unitario e pu essere letto a vari livelli:
metafisico, matematico, fisico, etico. Tali livelli sono uniti tra loro nel rapporto di modello e immagine: la metafisica
modello della matematica, la matematica unimmagine o copia della metafisica ed modello della fisica, la
fisica immagine della matematica e modello delletica, letica immagine della fisica; per cui si pu passare
dalletica alla fisica, dalla fisica alla matematica e da questa alla metafisica.
Traccia 44 neoplatonici
Proclo e la Scuola di Atene: Aristotele viene letto come propedeutico a Platone. Proclo, vissuto fra il 412 e il 485,
aveva una vasta cultura e scrisse molte opere. - l'Uno e la legge triadica: Dall'Uno derivano i molti perch
l'Uno forza traboccante, produttore di unit senza impoverirsi, senza perdere la propria identit e trascendenza.
LUno, in quanto fonte di ogni de-terminazione, al di sopra di ogni de-terminazione, quindi anche al di sopra del
de-terminato ontologico che lEssere e al di sopra del de-terminato gnoseologico che lIntelletto. Il rapporto fra
Uno e molti viene espresso dalla legge triadica di PERMANENZA - PROCESSIONE - CONVERSIONE ossia dal processo
circolare scandito in 3 momenti atemporali. La permanenza o manenza il permanere del principio in s, la
processione la derivazione dal principio della realt che ad esso succede o principiato, la conversione o ritorno
il ricongiungersi del principiato al principio da cui deriva. Il permanere in diminuibile dellUno ci che rende
possibile il creare. La processione la moltiplicazione, nel senso di manifestazione in molti, dello stesso Uno
produttore: tra principiato e principio vi identit di origine e differenza di relazione. La somiglianza del principiato
al principio fonda la possibilit della conversione o ritorno alla perfezione del principio. I tre momenti coesistono e
si articolano dialetticamente come permanenza, principio, distinzione del principiato e sua spiegazione nel ritorno
alla perfezione del principio. - le Triadi: Il dinamismo dei molti espresso dalla triade LIMITE - ILLIMITE - MISTO.
LUno si manifesta nella sua globalit nei Principi universali di Limite assoluto e Illimite assoluto. Il Limite assoluto
la fonte di tutti i limiti quali determinazione e specificazione, quindi fondamento della specificit, dellessenza e
della conoscibilit di ogni cosa. LIllimite assoluto o Infinito la fonte di ogni molteplicit illimitata, di ogni pluralit.
Dalla mescolanza o unificazione del primo Limite e del primo Illimite deriva il primo Essere o Misto, modello e
principio di tutti gli altri esseri. La diade dei principi (Limite e Illimite) deriva dallUnit ed da essa armonizzata nel
Misto/Essere o Uno che , al di sotto dellUno in s. Limite e Illimite non sono attributi di Dio/Uno, ma insieme
ipostasi e principi che esprimono in modo dinamico-relazionale lesplicarsi dellUno e la sua articolazione e quindi
le linee metafisiche causali che strutturano globalmente il reale nella sua totalit (Reale 1989, p.38).
Il rapporto fra le due triadi (manenza - processione - conversione, e limite - illimite - misto) esprime la struttura
triadica di tutta la realt. Nel determinato la realt si determina e si pone, nellindeterminato si distacca deal suo
principio, nel misto vi ritorna. Ogni triade esprime lunit dialettica nel concetto metafisico di circolo, principio di
base secondo cui si articola il dispiegarsi dellUno e il suo attuarsi in senso dinamico-relazionale;a es. il concetto
di platonico di partecipazione espresso dalla triade impartecipato partecipato partecipante, il concetto
aristotelico di causa dalla triade metautocstituentesi autocostituitosi costituito.
- struttura gerarchia della realt: Tale struttura a sua volta esprime il processo di espansione e differenziazione
dell'Uno. Tra l'Uno e il Nous vengono introdotte le ENADi, ossia moltiplicazioni dell'Unit al di sopra dell'essere e
dell'intelletto. Il Nous viene articolato in Essere, Vita e Intelletto (come gi in Porfirio), a loro volta suddivise in
ulteriori triadi, e cos per lAnima. Le Enadi sono le irradiazioni supreme dellUno (al di sopra del Nous) quali
molteplicit-di-unit. Esse esprimono a livello henologico quanto espresso e subordinato ad essere a livello
ontologico. Hanno la loro radice storico-culturale nei Numeri ideali di Platone per descrivere il passaggio dai
principi primi allessere; per Proclo le carica di valore teologico e magico-teurgico.
- la teurgia e il politeismo: La teologia parla del divino, la teurgia tende ad evocarlo e a farlo agire sull'uomo;
misto di sapienza e arte della magia utilizzata per finalit mistico-religiose. Nel suo scritto maggiore, Teologia
platonica, Proclo fa uno sforzo gigantesco di giustificare razionalmente tutto il pantheon greco.
La seconda Scuola di Alessandria e la chiusura della Scuola di Atene: Nella citt di Alessandria prevale il
Cristianesimo e l'interesse per le scienze particolari; vari pensatori si convertono al Cristianesimo, altri con il gusto
dell'erudizione preferiscono i commentari alla speculazione; in generale si ha la tendenza alla semplificazione e a
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porre Aristotele sullo stesso piano di Platone. Nell'editto del 529 l'imperatore GIUSTINIANO stabilisce che esercitino
e ricevano sovvenzioni imperiali solo chi professa fede ortodossa; la Scuola di Atene era rimasta in mano a fieri
pagani, i quali preferirono trasferirsi sotto il re persiano Cosroe ammiratore della cultura greca. Si fermarono a
Edessa solo un anno, poi ritornarono entro i confini romani e si fermarono ad Harran, citt fortemente pagana e
poco lontano dai confini persiani. Qui SIMPLICIO scrisse i suoi commentari.
Traccia 45
Apologisti cristiani: Nel II sec. d.C. alcuni intellettuali convertitisi al Cristianesimo difendono la propria fede dalle
dicerie popolari e cercano di spiegarla ai pagani colti, in particolare ai saggi imperatori adottivi. Definiscono le
proprie argomentazioni "filosofia cristiana" ed assumono elementi concettuali ed espressioni dal pensiero classico,
di preferenza dallo stoicismo e da Platone.
- Giustino e il Logos seminale: Nato da genitori pagani a Flavia Neapolis, presso l'attuale Sichem, Giustino
indoss il mantello di filosofo itinerante e fu alla scuola di stoici, peripatetici e pitagorici. Conobbe a fondo le opere
di Platone e ammir Socrate, ma si sent appagato solo nella conoscenza di Cristo. Si convert probabilmente ad
Efeso e si fece diffusore di questa "filosofia"; venne a Roma e vi apr una scuola disponibile a tutti con
l'insegnamento in forma di dialogo socratico. Scrisse due apologie agli imperatori in difesa della propria fede.
Nella Prima Apologia dichiara apertamente: Quelli che vissero secondo il Logos sono cristiani, anche se
passarono per atei, come tra i greci, Socrate, Eraclito e altri simili. Nella Seconda Apologia, difendendosi dal
cinico Crescente, ribadisce: Il seme del Logos insito in ogni stirpe degli uomini. I demni sempre si sono sforzati
affinch siano odiati coloro che, in qualunque modo, cercano di vivere secondo il Logos e di fuggire la malvagit.
Nessuna meraviglia, se i demni, una volta scoperti, si sforzino affinch siano odiati coloro che vivono non
secondo una parte del Logos seminale, ma secondo la conoscenza e la contemplazione del Logos totale, che
Cristo. - Atenagora e il valore della risurrezione: retore ateniese, poi convertitosi al cristianesimo, tenne
scuola ad Alessandria. Nella Supplica per i cristiani dimostra che al monoteismo erano gi pervenuti molti filosofi e
poeti greci. Nello scritto Sulla risurrezione dei morti si dimostra pi vicino ad Aristotele che a Platone perch
sostiene che l'uomo unit di anima e di corpo: l'uomo, e non l'anima da sola, colui che ha ricevuto la mente e
la ragione. Se la risurrezione non avvenisse non permarrebbe la natura dell'uomo come uomo e invano l'anima
sarebbe collegata alle necessit del corpo e alle sue sofferenze. L'anima di per s immortale ma le stato
congiunto un corpo al momento della sua genesi. La risurrezione consiste nel riunirsi degli elementi corporei
dispersi e un loro ricongiungersi all'anima che nel frattempo rimasta come sopita nel sonno.
Scuola catechetica di Alessandria: Nel II sec. si sviluppa una scuola, forse in continuit con quella avviata da
Atenagora, che attira ascoltatori sia cristiani sia pagani. Il primo noto maestro, alle dipendenze del vescovo, il
filosofo stoico convertitosi Panteno. Suo discepolo Tito Flavio Clemente originario di Atene, noto come Clemente
di Alessandria. - Clemente e il Pedagogo divino: Dopo aver molto viaggiato, Clemente trov in Panteno la vera
filosofia e la insegn dal 190 al 203: come nelle scuole ellenistiche le scienze encicliche (grammatica, retorica,
aritmetica, geometria, astronomia, fisica) erano propedeutiche alla filosofia, ora la filosofia diventa propedeutica
alla sapienza che consiste nell'adesione spirituale e nella conoscenza del mistero divino e della sua rivelazione; la
filosofia diventa propedeutica alla fede ed alla conoscenza rivelata dai libri sacri. Nell'opera Protreptico si ha
l'esortazione al pagano a convertirsi, nel Pedagogo la riforma morale della vita una volta convertito, negli Stromati
l'accesso alla sapienza rivelata nella Scrittura: il Logos si fa protreptico, pedagogo e infine maestro negli Stromati.
- Origene e la creazione nella libert: il pensatore pi originale nell'ambito cristiano, ma per l'accusa di eresia
sono andati perduti molti suoi scritti. Secondo Origene, Dio Padre il principio e la fonte di tutto l'essere. La
creazione del mondo dovuta ad un atto libero della sua volont. Il mondo costituito da una scala gerarchica di
nature razionali. In tutti gli esseri, tranne che in Dio, il bene soggetto al divenire. Dio ha creato una molteplicit di
esseri razionali, partecipi tutti in modo uguale del bene, per la conservazione o la perdita del bene dipende dalla
loro libera volont. Nel raffreddarsi del loro amore per Dio si sono allontanati da Lui: i pi vicini sono rimasti puri
spiriti buoni o angeli, i pi lontani spiriti malvagi o demoni, gli intermedi uomini; non si tratta di posizioni immutabili,
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ma di un ordinamento mobile e dinamico, per ogni essere e per ogni mondo. L'anima umana ha la capacit,
sostenuta dalla grazia divina e a imitazione di Cristo, di progredire fino ad essere assunta nell'ordine degli angeli.
Alla fine tutto sar soggetto a Cristo, che presenter il regno al Padre e Dio sar tutto in tutti. Tutte le creature,
anche le pi decadute come i demoni, verranno progressivamente reintegrate negli ordini superiori, perch anche
i demoni sono sempre in possesso del libero arbitrio e possono quindi redimersi, con l'aiuto di Dio, dal loro stato.
Traccia 46
I Cappadoci: Nella seconda met del IV secolo, in Basilio di Cesarea, nel suo amico Gregorio di Nazianzo e nel
fratello Gregorio di Nissa, rivive lo spirito di Origene, ossia di ricerca razionale all'interno della rivelazione.
- Basilio e la cultura cristiana: Basilio era figlio di un retore cristiano, studi a Cesarea di Cappadocia, poi a
Costantinopoli e infine ad Atene. Dotato di buona capacit organizzativa, dopo aver visitato i monasteri in Egitto si
diede alla vita ascetica come la sorella Macrina, organizz vari monasteri e una volta eletto vescovo di Cesarea
difese l'episcopato niceno contro i vescovi ariani e ristruttur la cultura classica in vista di quella cristiana; ad es. la
sua cosmologia per spiegare la creazione accoglie tanti elementi dal pensiero ebraico di Filone, cristiano di
Teofilo di Antiochia e di Origene, greco dal Timeo di Platone, dalle opere fisiche di Aristotele, dagli Stoici e
soprattutto da Plotino.
- Gregorio di Nissa: Fra i tre Padri Cappadoci il filosofo, la mente pi speculativa.
- "filosofia": Oggi per f. s'intende la riflessione razionale in rapporto alla totalit, nell'antichit una forma di vita,
per Gr. una via alla perfezione, quasi sinonimo di ascetica. Sull'es. di Mos l'intelletto umano si protende verso
l'Infinito, sulla strada aperta dalla fede, la quale superiore anche alla dialettica perch la fede che riconosce il
divino e contiene il metodo per raggiungerlo. La "gnosis" ha la pretesa di raggiungere una conoscenza esauriente
del divino con le sole forze umane, invece la fede risposta che nasce dal rivelarsi storico di Dio all'uomo.
- le due distinzioni fondamentali: La natura delle cose distinta in due parti: da una parte vi la sostanza
sensibile e materiale, dallaltra la sostanza intelligibile ed immateriale. Chiamiamo sensibile quella che afferrata
dai sensi, intelligibile quella che rimane al di sopra della percezione sensibile. Di queste due sostanze, quella
intelligibile infinita ed illimitata, laltra, in tutto e per tutto, compresa entro certi confini [...]. Dividiamo ancora
una volta la sostanza intelligibile: luna increata e creatrice di tutto quello che esiste ed sempre quello che , e
sempre rimane uguale a se stessa, superiore ad ogni aggiunta, non ammette alcuna diminuzione nel bene; laltra,
invece, stata portata alla nascita per mezzo della creazione e sempre rivolge il suo sguardo alla causa prima
degli esseri e continuamente conservata nel bene grazie alla partecipazione a colui che superiore; in un certo
senso essa sempre creata, in quanto si muta nella sua condizione migliore attraverso il suo crescere in ci che
buono, s che nemmeno per questa sostanza si riesce a cogliere un limite, n si pu tracciare un confine alla
sua crescita nel bene (Omelie sul cantico dei Cantici, VI, PEROLI, p.25). Fra Dio increato e creatore e le nature
create non c alcun piano ontologico intermedio. In rapporto allinfinit di Dio, tutti i piani dellessere, per quanto
diversi, sono tuttavia piani dellessere creato, e quindi finiti, infinitamente distanti dal Dio creatore. La creazione dal
nulla segna la radicale finitezza della realt creata. Tutto ci che creato , in quanto tale, strutturalmente
mutevole. Il passaggio dal non-essere allessere in virt dellatto creatore di Dio determina in modo essenziale lo
stesso modo di essere della natura creata. - il diastema: Il "diastema" o distanza esprime sia la condizione
spazio-temporale delle cose sia il loro carattere di creature, ossia la loro finitezza. L'eternit propria solo di Dio
perch solo in lui coincidono inizio e fine, principio e pieno compimento; nelle creature inizio e fine sono separate
dal diastema del tempo, per cui ogni creatura in divenire, sulla via che conduce al pieno compimento di se
stessa. L'uomo ha coscienza di questa scissione tra principio e compimento, e la vive come esperienza della
morte, del nulla, del tempo inarrestabile nel suo fluire. Il diastema esprime la struttura creaturale della realt creata
e fonda ontologicamente la dimensione della mutabilit, che nella realt fisica si esprime come atto e potenza.
L'essere creato dinamico: la creazione materiale ha un movimento ciclico, la creazione spirituale un movimento
libero realizzato dalla progressiva espressione della sua natura libera costituita a immagine di Dio. Il tratto
distintivo della natura umana, il bene pi grande che possiede la sua libert, in essa consiste la deiformit
delluomo. Il nucleo ultimo e vero della persona risiede nella sua libert. La libert umana triplice: 1) libert
strutturale o metafisica in quanto fonda la fisionomia metafisica delluomo come immagine di Dio 2) libert di
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scelta come esplicitazione o dinamica di un movimento verso un fine scelto 3) libert piena o libert liberata
perch senza condizionamenti negativi delle passioni dopo la vita terrena. Il processo di liberazione nella vita
attuale ha la forma delle virt attraverso lesercizio dellascesi, distacco dai condizionamenti che, a seguito del
peccato, la natura reca in se stessa. Linizio dellascesi il principio del nuovo divenire della creatura umana, la
sua nuova nascita. Linizio sta nel lasciarsi attrarre liberamente da Dio (DESALVO, p.113).
Traccia 47 Gregorio di Nissa
- Sull'anima e sulla risurrezione: contesto culturale - L'opera un dialogo tra Gregorio e la sorella Macrina gi
ammalata, ha la forma di una continuazione cristiana del Fedone platonico; sia per Platone sia per Gr. l'anima
un'essenza intelligibile, il corpo di ostacolo alla ricerca del soprasensibile; per contemplare l'intelligibile l'anima
deve faticosamente riscoprire la propria diversit dal corpo, le pene dopo la morte hanno scopo educativo per
purificare l'anima. Gr. attinge dagli stoici, in particolare da Posidonio l'unione indissolubile tra spirito e materia, la
forza divina che tiene insieme tutto l'universo, la somiglianza con tale forza dell'anima umana, l'unit sostanziale
dell'anima umana per cui le varie facolt sono manifestazioni diverse dell'unica energia vitale, la formazione
dell'anima con il corpo e il suo sviluppo con la nascita; Gr. attinge dai Neoplatonici la concezione del bene come
un procedere verso l'infinito e la bellezza dell'anima purificata.
- parallelo con il Fedone: La scena introduttiva molto simile al Fedone platonico. In entrambi c' una persona
vicina alla morte, una persona consapevole e serena nell'attendere la propria morte, tale da stupire i presenti e
suscitare in loro il desiderio di tanta serenit. In entrambi si ragiona sulla natura dell'anima e si difende la tesi
dell'immortalit. In Gregorio il maestro una donna, sua sorella e radicata nella stessa fede cristiana. La sorella e
maestra Macrina riprende dalla tradizione platonica le argomentazioni a difesa dell'immortalit, dalla tradizione
stoica ripensata in ambito cristiano le argomentazioni a difesa della risurrezione.
- l'incorporeit dell'anima: Il punto di partenza della discussione sull'incorporeit dell'anima costituito da una
materiale dossografico ampiamente diffuso. Inizia con la critica alla psicologia materialistica degli Stoici svolta
principalmente dai Peripatetici e s'incentra sulla incorporeit delle qualit alla ricerca di un principio in grado di
garantire l'unit del mondo e l'unit psico-somatica dell'uomo. I Platonici fanno propria la tesi peripatetica
dell'incorporeit delle qualit, ma difendono anche l'immortalit dell'anima e alla concezione aristotelica di anima
come forma del corpo preferiscono quella di anima come sostanza trascendente, specialmente in Plotino e
Porfirio: l'anima il principio che unisce le diverse parti del corpo in modo spirituale, sostanza incorporea,
semplice, strutturalmente indissolubile e quindi immortale.
- rapporto con il corpo: Il composto umano partecipa di due ordini, quello intelligibile e quello sensibile,
l'intelligibile o spirituale a immagine di Dio e non ammette distinzione in maschio e femmina, quello sensibile o
irrazionale con la costituzione somatica in maschio e femmina. L'intelletto non una parte del corpo ma si unisce
a ciascuna delle parti del corpo; si serve dei sensi per conoscere gli altri esseri. L'unione fra intelligibile e sensibile
trascende le categorie spazio-temporali, irriducibile ad ogni genere di unione fra realt fisiche. L'anima
intelligibile trascende il corpo sensibile, ma si uniscono i loro caratteri in modo da realizzare sia la permanenza
della distinzione sia l'unit della fusione. E' unione senza confusione: lascia sussistere ciascuna delle sostanze
nella sua integrit, e insieme le unisce cos intimamente da farne un solo essere. Il corpo e l'anima si uniscono in
modo sostanziale nell'unit della persona, restando tuttavia distinti e inalterati nell'unione. L'anima intelligibile si
unisce al corpo conservando la sua semplicit e purezza, cos come, e in modo pi radicale, il Verbo si unisce
intimamente con l'uomo restando del tutto distinto, inalterato e incorrotto nell'unione.
- le facolt: L'anima sostanza intelligibile, le facolt irrazionali sono estranee alla vera natura intelligibile
dell'anima, ma le appartengono necessariamente nella sua condizione attuale di unione con la realt corporea
sensibile. Connessa alla realt materiale del corpo, l'anima produce la molteplicit delle attivit vitali secondo le
diverse facolt. La facolt vegetativa determina i movimenti corporei della nutrizione e del conseguente
accrescimento. La sensibilit permette il contatto fra intelletto e materia; articolata nei vari organi di senso.La
sensibilit lo strumento organico dell'intelletto. E' la mente infatti che scorre attraverso ciascuno degli organi di
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senso e afferra gli esseri. Nella conoscenza l'intelletto elabora i dati sensibili e perviene a una nozione che non ha
pi le qualit del sensibile, al concetto. In rapporto alle tre facolt dell'anima abbiamo tre moti fondamentali:
l'appetito comandato dalla funzione vegetativa per la permanenza in vita, l'appetito sensibile o desiderio che mette
in moto il corpo con il consenso dell'intelletto, infine l'impulso proprio dell'intelletto che la capacit di scelta.
Traccia 48 Gregorio di Nissa
- l'ascesa a Dio: ORIGENE aveva distinto tre momenti dell'ascesa dell'anima a Dio: etico, gnoseologico e
contemplativo. Il fine della via etica la serenit che esprime la perfetta purezza e l'amore mediante l'osservanza
dei comandamenti; il fine della via gnoseologica il buon uso delle cose attraverso una considerazione religiosa
del mondo unita alla vanit della realt sensibile; la terza via ha come oggetto la contemplazione di Dio. A queste
vie Origene aveva fatto corrispondere i tre libri di Salomone: Proverbi, Qoelet, Cantico dei Cantici. Per GR. i
Proverbi corrispondono all'infanzia, il Qoelet alla giovinezza e il Cantico dei Cantici alla maturit. Il fine della vita
virtuosa l'assimilarsi a Dio. Tale concetto era stato espresso da Platone in Teeteto 176a-b, da Plotino nelle
Enneadi I,2 e III,2. Era gi stato sviluppato da vari filosofi (platonici e stoici) e nella tradizione ebraica e cristiana
(Filone, Clemente, Origene). Per Gr. originariamente l'uomo stato creato da Dio come un essere perfetto.
Nell'ordine originario della creazione principio e fine coincidono senza nessuna separazione. Dal punto di vista
della condizione attuale la perfezione non sta all'inizio, ma alla fine: a causa del peccato principio e fine sono ora
separati dall'estensione del tempo. L'itinerario spirituale dell'uomo, attraverso il diastema del tempo, va dall'arch
al telos con un movimento insieme lineare e ciclico.
- la metempsicosi: La dottrina della metempsicosi, a partire dal II sec., era diventata una concezione dominante;
il rifiuto della dottrina della trasmigrazione delle anime invece netto da parte degli autori cristiani sin dai primi
secoli. Gr. indica tre diverse concezioni della metempsicosi: I) passaggio della stessa anima da un corpo umano a
un corpo animale II) passaggio esteso di un'anima umana persino nei vegetali III) passaggio ristretto solo ad altri
uomini. Le prime due posizioni esprimono la concezione tradizionale della metempsicosi, presente nei dialoghi di
Platone, la terza la formula di Ammonio Sacca e si ritrova in Giamblico e in Sallustio. Gr. critica la concezione
platonica della preesistenza delle anime per due motivi: 1)la dottrina incoerente perch se l'anima decaduta
dalla sua condizione originaria a causa di qualche vizio e vi ritorna a partire dal mondo corporeo, colloca il vizio
nella sfera celeste e la virt nel mondo materiale 2) la trasmigrazione dell'anima, anche se ristretta ai soli uomini,
fa dipendere la generazione del corpo dal peccato dell'anima, per cui afferma che il male che presiede alla
costituzione degli esseri e alla vita dell'uomo finendo per distruggere la Provvidenza.
- la risurrezione: Il fondamento della fede nella risurrezione dei morti sta nell'incarnazione del Logos. Lo stesso
universo sensibile una teofania, una rivelazione del mondo divino agli uomini. Il Platonismo si presenta come
l'alleato contro ogni forma di pensiero che rinchiude l'uomo nell'immanenza della vita terrena. Questa apertura al
divino del Platonismo e la sua affermazione filosofica dell'immortalit dell'anima vanno completati nel riconoscere
che l'immortalit un dono di Dio e ha il suo pieno compimento nella risurrezione del corpo. Nell'insistere sull'unit
psico-somatica dell'uomo l'antropologia platonica va corretta attraverso quella aristotelica. L'unione nell'uomo
dell'anima intelligibile con il corpo terrestre hanno gi infranto l'ordine naturale degli elementi; in tale unione si
gi realizzata la connessione fra il celeste e il terrestre, fra l'alto e il basso. La risurrezione non che il perfetto
ristabilimento, nella sua condizione originaria, di questa unione di celeste e terrestre, di anima e corpo.
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