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David Shields solo lultimo di una lunga serie di autori che, raccontando i libri di altri, finiscono per parlare

e di loro stessi

RAFFAELLA DE SANTIS
utta la critica una forma di autobiografia. David Shields apre cos il suo ultimo libro, dando una bella spallata alla figura del critico tradizionale, giudice distaccato e autore di recensioni emotivamente glaciali, ma intellettualmente ineccepibili. La parolina magica per Shields, del quale da poco uscito How Literature Saved My Life (Come la letteratura mi ha salvato la vita), immedesimazione: Mi piace solo ci in cui riesco a immedesimarmi. Oggi tra gli intellettuali seduce chi appare pi sincero e meno professorale, come in politica, dove il tecnico puro va perdendo inesorabilmente quota nei favori della gente comune. Ma le vie dellego sono infinite. Se fino a qualche anno fa parlare in prima persona era una prerogativa dei romanzieri, ora anche la critica letteraria si tuffa nella scrittura autobiografica, tra saggio e memoir, citazioni colte e racconti di esperienze personali. David Shields, Michael Chabon, Geoff Dyer, Nicholson Baker: tutti critici-scrittori, tutti anglosassoni. Ciascuno interessato alla sua maniera a

DIARIO DI UN CRITICO
Da Lethem a Chabon quando la recensione diventa autobiografia
Libro della gioia perpetua (Rizzoli) in cui Emanuele Trevi, autore e personaggio, si risveglia dal suo stato di rassegnazione e abbattimento grazie allincontro con una storia scritta da una bambina di otto anni. Ormai il saggio asettico e pieno di note ha fatto il suo tempo, sostituito dal diario personale, empatico e agile. In Rete, daltra parte, si parla cos, dicendo io. come se il critico tradizionale, con il suo sguardo distaccato e la sua retorica forbita, fosse diventato dun colpo un animale preistorico. Il bello diventato mi piace, un like istintivo, sul web come nella pagina scritta. Shields scrive capitoli veloci molto brevi. E dice chiaramente: Quando leggo un libro non voglio che niente si metta tra me e la pagina. Il saggio memoir deve prima di tutto apparire sincero, dare lillusione di parlare al cuore, di non barare. Ma loperazione nasconde qualche insidia. Andrea Cortellessa, che in Libri segreti aveva manifestato la necessit di una complicit tra il critico e i suoi testi, pensa che si tratti di mode un po populiste: Si punta sulle pulsioni pi immediate, indossando la maschera del Buon Selvaggio e fingendo di essere un lettore ingenuo. Ma una simulazione, un effetto retorico, che se adoperato male pu diventare kitsch e in alcuni casi squalificante. Sulla stessa linea donda Gabriele Pedull: Siamo di fronte a un vizio di sensualismo critico. Non cos che si deve coinvolgere il lettore. Lanalogia vita-letteratura giocata in questo modo superficiale, mentre una vera lettura deve arrivare a scoprire somiglianze pi profonde, meno esplicite. Madame Bovary un libro sulla morte, sullillusione del tempo

Tra gli intellettuali seduce chi appare pi sincero, vicino alla gente e meno professorale
infilarsi tra le pieghe delle analisi dei testi personalizzandole alla luce della propria vita. Shields spiega di voler cancellare il confine che separa vita e arte. Niente di nuovo, si dir, da Baudelaire in poi siamo abituati al grande salto. Salvo che adesso si inverte la relazione. Nessuna posa estetizzante, nessun tentativo di sublimare la quotidianit nellopera darte, ma semmai lopposto: portare i libri al nostro livello, usarli per vivere meglio, un po come si fa con i manuali di self-help. Shields affronta in modo esteso il tema della paura della morte, inanellando una serie di citazioni colte, da Tolstoj a Beckett a David Foster Wallace, per poi passare a parlare di s, dei suoi lutti personali, della madre morta di cancro e di una collega sparita allet di 44 anni. Stessa cosa quando apre il capitolo amore. Solito mix di libri letti ed episodi autobiografici: da Rebecca, la ragazza incontrata al college, agli incontri decisamente hard con uninsaziabile dominatrice in giarrettiera. Dal libro deve arrivare una speranza di salvezza, qualcosa che incida sulla nostra biografia, che la modifichi in qualche modo. Vivo nel terrore di diventare mio padre, confessa Shields, raccontando le crisi depressive paterne, la sua infanzia di bambino balbuziente e infine la scoperta salvifica della letteratura. E viene in mente, per citare un italiano, il

Cortellessa: una simulazione un effetto retorico che pu risultare squalificante


che passa, poco importa se ha degli elementi della trama in comune con la vita di chi la va leggendo. Il confronto non pu effettuarsi sul piano del plot. Quando il critico smette di es-

Gli scrittori sostituiscono gli accademici recitando la parte dei lettori qualsiasi ma a volte si rischia di sfiorare il kitsch e la banalit

ga. Franco Cordelli, scrittore e critico letterario, si mostra allergico alle semplificazioni: Penso che questo tipo di approccio critico sia una reazione allidea della letteratura come scienza in nome della letteratura come vita. Il rischio per che si sfoci nello spontaneismo e si perda la competenza. Insomma, non si pu esagerare. Che un critico si metta a raccontare la propria vita mi sembra stupido, ridondante. In questo strano collage di realt e finzione veniamo trascinati dentro unanomala intimit letteraria. Quasi tutti questi saggisti esploratori del S amano darci informazioni sulla loro infanzia. Non fa eccezione Michael Chabon che in Mappe e leggende, pubblicato da Indiana, racconta la sua tenera et trascorsa a Columbia, una citt quasi deserta nel Maryland. Scopriamo allora che, annoiandosi un po, il piccolo Michael si dedicava alle letture fantasy: Tolkien, il Libro dei tre di Lloyd Alexander, Conan Doyle, Ray Bradbury, Philip Jos Farmer, Jack Vance. In un modo simile nel suo ultimo saggio Alex Ross non solo ci chiama direttamente in causa (Senti questo ci dice fin dal titolo), ma

Roland Barthes era consapevole che niente meno sincero della prima persona singolare I casi
tra unEroica di Beethoven e un disco dei Sonic Youth, si appassiona e cerca di coinvolgerci nella storia dei suoi genitori, ricercatori di mineralogia e grandi collezionisti di dischi: La mia una sorta di autobiografia trasformata in manifesto. Cos, Nicholson Baker in U and I presenta lopera di John Updike partendo da s, attraverso un elenco delle cose che lo accomunano allo scrittore di Coppie: la psoriasi, linsonnia, il fatto di scrivere per il New Yorker Mentre Elif Batuman, americana di origini turche, nel bestseller I posseduti insegue i romanzieri russi come farebbe una groupie, lanciandosi a convegni di ogni tipo in infradito e camicie di flanella. Molto diversi invece gli inseguimenti letterari del tedesco W. G. Sebald in Soggiorno in una casa di campagna (Adelphi), che sono sempre incontri necessari con il proprio destino. La lista potrebbe continuare, segno che abbiamo una grande fame di scritture vere (il libro precedente di Shields sintitolava proprio Fame di realt). Ma bisogna stare attenti. Gi Roland Barthes scrivendo la sua autobiografia a met anni Settanta avvertiva: Questo non un libro di confessioni, consapevole del fatto che in fondo niente meno sincero della prima persona singolare.
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DAVID SHIELDS
Ha scritto How literature saved my life (Knopf)

JONATHAN LETHEM
appena uscito con Lestasi dellinfluenza (Bompiani)

MICHAEL CHABON
Rivisita libri e si racconta in Mappe e leggende (Indiana)

sere il poliziotto che controlla le frontiere dei testi e diventa un lettore qualsiasi che partecipa e si entusiasma, ovvio che vinca chi sa farlo meglio. Non stupisce allora che gli scrittori si sostituiscano agli accademici.Sul piano della narrazione emotiva infatti non pu esserci confronto. Anche Jonathan Lethem ha definito la sua ultima raccolta di saggi Lestasi dellinfluenza una specie di autobiografia (in Italia stata pubblicata da Bompiani). E infatti per oltre 600 pagine lautore, una specie di satiro con la testa del critico e il corpo dello scrittore, vaga tra la miriade dei suoi ricordi personali: i genitori hippie, i primi lavoretti come commesso in piccole librerie di Brooklyn, lamicizia durante luniversit a Berkeley con Bret Ea-

ston Ellis, gi cool e molto drogato. La scrittura saggistica pesca nella vita, nelle esperienze private. Ne viene fuori un bricolage di entusiasmi tra i pi rapsodici: i libri letti grazie alla mamma bohemienne (John Updike, Marshall McLuhan, Anas Nin); i fumetti della Marvel divorati da ragazzo; la musica di James Brown e Bob Dylan; il racconto di un viaggio verso New York nel cuore della notte; le prime lezioni di guida con il padre pittore. Niente di pi distante dal canone occidentale di Harold Bloom o dalle divagazioni filosofiche di George Steiner. Lethem un corsaro che saccheggia un po ovunque, dentro e fuori di s, senza distinzioni, e bisogna confessare che qualche volta verrebbe da commentare chissenefre-

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