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Il maratoneta mascherato

Splendido nel gesto atletico. Fluido e ripetitivo come una sinfonia ed efficace come una risacca. Felino nelle sue movenze. Passi felpati nascondono il suo sopravanzare, i sensi allertati lo guidano come un grande predatore contro la vittima sacrificale. Robusto negli appoggi. I muscoli dorati scossi da ogni impatto con lasfalto abbagliano i contendenti. La schiena rigida e perfettamente eretta. Il petto sferza laria come la prua di una barca. La respirazione controllata come un timer, le pulsazioni lente come se fosse disteso comodamente nel letto di casa. A Roma Rugantino. Il naso rosso una piccola tettoia sui baffi lunghi e sottili. Dal cappello giallo-rosso, ben fissato al capo, spuntano due folte basette nere. Il suo aspetto povero e bonario illude la concorrenza superata con la solita baldanza sventolando il consueto fazzoletto intorno al collo come una ragazza al porto saluta il proprio amato che salpa. A Milano Meneghino. Il codino biondo tenuto stretto da un fiocco rosso svolazza nellaria. Le gote scarlatte rivelano

laccaloramento provocato dallinconfondibile grande cappello rosso-nero a tre punte e dal completino di velluto. Le calze rosse e bianche appaiono agli inseguitori come un traguardo irraggiungibile. A Venezia Pantalone. La cuffia aderente nera fa pendant con la maschera e con la zimarra. Il naso lungo di ugual colore raggiunge quasi in lunghezza il lungo ricciolo argenteo della barba incolta. I capelli bianchi cadono come tendine reali francesi sopra le orecchie. Il completino atletico rosso una Ferrari tra gli avversari. A Napoli Pulcinella. La sua maschera nera con due gobbe e il naso adunco taglia laria come un rapace. Il cappello e labbigliamento bianco lo rendono un tuttuno con le nuvole del cielo, facendolo svanire allorizzonte. A Genova Capitan Spaventa. La sua canottiera a strisce colorate, gialle e arancioni il semplice contorno ad un cappello a larghe tese abbellito con piume colorate. Il sudore non riesce a staccare i baffi ed il pizzetto castano, sembrano veri. Alla cinta sono legati dei metalli che seguono ogni movimento danca emanando un rumore assordante aprendo la strada tra gli i rivali. A Bologna il Dottor Balanzone. Il bavero di pizzo bianco attorno al collo separa con uno stacco cromatico netto il cappello nero a falde larghe ed il completo nero. I baffetti allins completano il volto, ma limmagine non finita senza un libro sotto braccio, erudendo gli antagonisti sulla sua superiorit. Si materializza come unimmagine e sguscia via come una

saetta. Le scarpe dorate lo fanno assomigliare a Mercurio. Imbattibile. Imperscrutabile. Irriverente verso gli avversari, mostra la lingua, sotto la maschera ben fissata al capo, ad ogni sorpasso. Gli spettatori incitano il suo passaggio. Non sanno il suo vero nome. La folla in delirio. lidolo locale in ogni citt. Lamore della gente sconfinato. Gli organizzatori lo conoscono come Signor Carnevale. Lo sport mondiale lha incoronato Re, il maratoneta mascherato! Seguo, come giornalista, questo grande atleta in giro per lItalia ormai da qualche anno riportando sui giornali sportivi le sue grandi imprese. In ogni citt c uno striscione a lui inneggiante. Ho visto Sei il nuovo Garibaldi troneggiare davanti al Castello dei Normanni a Palermo, Carnevale Sindaco imperare sui palazzi comunali di numerose citt, Carnevale sposa mia figlia osannare sul Santuario Nostra Signora di Bonaria a Cagliari, Riportaci la Gioconda celebrare in Piazza della Signoria a Firenze, Corri, Giulietta ti aspetta magnificare sullArena di Verona, Sei meglio del Torrone pendere dal Torrazzo di Cremona. Ovunque lo amano, ovunque farebbero qualsiasi cosa per lui. Nel 2011 mi trovavo alla Maratona di Roma. La giornata nasceva splendida. Fresca di prima mattina e riscaldata da un sole lucente col susseguirsi delle ore. Gli stormi degli uccelli disegnavano il cielo come un dipinto astratto. Gli sporadici cirri presenti sembravano tribune donore riservate agli angeli. La

presenti sembravano tribune donore riservate agli angeli. La Citt si stava svegliando piano piano, ma lattesa era gi trepida. Dalle finestre aperte si sentiva leco della diretta televisiva della gara. Nessuno voleva perdersi i passi nella storia di Carnevale. Quella era la sua cinquantesima maratona e tutti si preparavano a celebrare il suo cinquantesimo successo. Dato che era solito non rilasciare mai interviste, mi sembr inutile aspettarlo, come sempre, al traguardo. Per la prima volta decisi di attenderlo lungo il percorso. Optai per il centro storico e mi armai di macchina fotografica. Il mio intento era quello di ritrarlo mentre sconfiggeva lirregolarit dei sampietrini. Roma, come ogni anno in quel giorno, assumeva un aspetto magico. Il traffico bloccato per levento trasmetteva pace e serenit ad una cittadinanza sin troppo stressata da smog e rumori assordanti. Mi stavo godendo la Citt Eterna, ma in cuor mio sapevo che non dovevo distrarmi troppo e dovevo stare allertato perch il passaggio di Carnevale repentino e, come Paganini, non concede mai il bis. In tasca conservavo ancora la prima foto che gli feci. Ero alla Maratona di Bergamo di cinque anni fa. Lo vidi sfrecciare accanto a me e lo immortalai con uno scatto. Quando lo sviluppai rimasi sorpreso, ritratta cera unimmagine sfuocata ed allungata nello spazio, come unauto in corsa inseguita dalle luci della notte. I cento colori non davano definizione alla persona, sfumandone i contorni. Sapevo solo che era Arlecchino e che stava vincendo. Scelsi una via suggestiva per mitizzare il mio eroe. Il 39 chilometro, Via della Pilotta. una via molto stretta. Quasi non c spazio per gli spettatori che devono strare ben rasenti al muro per non ostruire il passaggio agli atleti. Il toponimo di

muro per non ostruire il passaggio agli atleti. Il toponimo di questa via deriva dal gioco della pilotta, una specie di gioco del pallone, che sin dal XVI secolo si praticava nella limitrofa ed omonima piazza. La Maratona di Roma si corre di consuetudine la terza domenica di marzo. Come ogni anno, linizio della gara fu sentenziato dal Sindaco alle 9.05. Secondo i miei calcoli, il fuoriclasse sarebbe dovuto passare in quel luogo, davanti a me, alle 11 in punto. Arrivai sul posto circa unora prima per fare alcune interviste ed alcune foto agli spettatori presenti. Nonostante fossimo ormai alle porte della primavera, i bambini accorsi lo attendevano mascherati, come se fosse marted grasso. Nessun supereroe, nessun robot, nessuna principessa e nessun fantasma indossavano tutti le maschere classiche, quelle di Carnevale. Tenevano in mano sacchetti pieni di coriandoli, pronti a gettarli festosamente sul loro campione come petali di rosa ai piedi delle belle donne. Riuscii a conversare con molta gente quel giorno. Una signora anziana, seduta su una piccola sedia di legno consumato, mi disse con gli occhi lucidi: Non seguo nessuno sport, a me piacciono le telenovele. Per, ogni anno, scendo in strada per vedere quel bel ragazzo. La gioia e la signorilit espresse con la corsa mi ricordano tanto mio figlio. Appena poteva correva. Notte, giorno, pioggia, sole, caldo, freddo nulla lo fermava. Solo un auto ha interrotto prematuramente la sua felicit. In quegli anni si not un esponenziale incremento di praticanti di atletica leggera in Italia. Tutti correvano e tutti miravano alla Maratona. Strade, parchi pubblici, piste di atletica erano luoghi presi dassalto in ogni

giorno e a qualsiasi ora. Un bambino corse da me. Strattonandomi la giacca attir la mia attenzione e mi confid: Anche il mio pap corre oggi. Si allenato tanto per questa gara. Vuole dire a tutti i suoi amici che ha corso con il Signor Carnevale. Anchio quando sar grande voglio correre con lui!. Una bella ragazza era impaziente in piedi accanto al muro sotto un arco. Stringeva tra le braccia un grande e soffice cuscino rosso a cuore. Sopra era impressa la foto del suo amato corridore. Era Gianduja. Mi confess di essere follemente innamorata di quellatleta: Sogno sempre di sposarlo, di fare lamore con lui e di avere tanti bambini, uno per ogni maschera. arrossiva a bassa voce. Mi aggiravo tra la gente divertito ed incuriosito dalle loro storie e dalle loro sensazioni. Non mi sfuggiva nessun particolare. I piccioni che elemosinavano le briciole dai bambini; i gatti che, intimoriti, tagliavano la via trotterellando; i turisti che facevano colazione con un maritozzo o pranzo con un trancio di piazza. Notai, anche, in lontananza un ragazzo seduto per terra che, nellattesa, giocava con una palla da tennis tirandola contro il muro. Mi rimase impresso perch aveva la stessa tecnica di lancio e la stessa concentrazione di Steve McQueen nel film La grande fuga. Il suo era un gesto automatico molto preciso, quella palla rimbalzava sempre nello stesso punto e sempre alla stessa velocit, come un metronomo. Era talmente preso da quel gioco che non si accorse neanche del fragoroso passaggio delle

gioco che non si accorse neanche del fragoroso passaggio delle motociclette blu della Polizia, che facevano da apripista e da controllo del traffico, e di quella rossa sfavillante del giudice di gara. Questa comunicava, tramite un tabellone elettronico, il tempo della testa della gara, ovvero di Carnevale, ed il distacco dagli inseguitori, in quel momento di sette minuti. Il suo transito precedeva il primo concorrente di poche decine di metri. Carnevale sarebbe passato dopo qualche secondo. Mi concentrai e misi a fuoco la mia macchina fotografica. Le urla della folla di Piazza Fontana di Trevi anticipavano il suo arrivo. Lo vidi in lontananza. Feci una foto di prova ad una persona alla mia destra che sgranava gli occhi in trepida attesa e rivolsi nuovamente lobiettivo verso la fine della via. Ma lui non cera pi, era sparito, volatilizzato. Vidi solo un cumulo di persone accalcarsi e sentii un vociare assordante. Al momento rimasi allibito. Mi si ghiacci il sangue nelle vene. Lespressione di gioia che avevo sul mio volto ansioso di vederlo lasci spazio ad un profondo incupimento. Dopo qualche secondo accorsi anchio a vedere cosa era successo. Un imprevisto pensai Una disattenzione, una svista ero tormentato. Intanto i secondi passavano ed il suo vantaggio diminuiva. Speriamo di no, speriamo di no parlottavo a voce bassa. Ad un tratto, mentre stavo per arrivare sul luogo, intravidi Carnevale farsi largo tra la gente, riprendere la sua corsa snella, passare velocemente quella via e voltare verso Piazza Venezia. Terminai lo scatto, ero gi affaticato, ma il mio viso si rasseren. Tutto risolto? chiesi ad un signore, Cos successo? Si fermato a firmare un autografo? A baciare unammiratrice?

fermato a firmare un autografo? A baciare unammiratrice? terminai sorridendo. Il signore era uno straniero e probabilmente non mi cap. Mi guard con uno sguardo vuoto e mi gir le spalle andandosene. Uff, meno male che non successo niente di grave! sospirai. La folla si stava diradando. Chi proseguiva la propria gita in centro, chi tornava alla propria abitazione. In pochi minuti in quella strada ceravamo solo io e qualche sparuto parente degli amatori in gara. Pssss, pssss - sentii da lontano ehi, pssss, giornalista udivo, ma non riuscivo a desumerne la provenienza ehi, giovane, vieni, pssss, vieni qui. Mi girai e notati un signore anziano che mi chiamava, con voce sommessa, dal portone di una casa. Vuoi conoscere Carnevale? mi chiese. Eh, magari, quello gi trionfante ai Fori Imperiali! risposi sospirando. Feci per andarmene, ma quelluomo mi prese per un braccio e mi tir a s. Vieni, qui, guarda! mi indic una persona dolorante a terra. Era lui? Era proprio lui il mitico Carnevale? Certo, se anche lo fosse stato, era difficile capirlo visto che indossava un completo della festa ed era scalzo e, poi, mostrava il suo vero volto. Sudato ed ansimante, si teneva la caviglia con le mani, manifestando tese espressioni di sofferenza sul volto. Lo guardai attentamente. Incredibile! esclamai. Oltre ad essere il suo reporter, ero anche il suo tifoso numero uno. La gamba di un pantalone era

leggermente rialzata e faceva intravvedere un neo a forma di cuore sul polpaccio esterno sinistro. Quel dettaglio non mi sfugg. Non credevo ai miei occhi. Mi chinai verso di lui e gli sussurrai: Come stai Carnevale, cosa ti successo?. Carnevale non rispose, un po per mantenere il ruolo di personaggio anonimo e riservato che tutti conoscevano, un po perch la dolenza sembrava essere lancinante, anche se avevo gi appurato, con un piccolo gesto, che non si trattava, fortunatamente, di una rottura. Al suo posto mi rispose lattempato signore: Il bambino che stava giocando con la palla da tennis lha fatto cadere. Non ha fatto apposta. La palla gli scivolata dalle mani e si inserita tra lasfalto ed il piede di Carnevale!. Ma come possibile ribattei dopo pochi secondi lho visto ricominciare la gara come se nulla fosse!. Mio figlio lha preso di forza per la canottiera e lha trascinato qua dentro. Ha chiuso subito il portone per non essere visto. Mentre lo spogliava gli ha detto una sola frase Non puoi perdere, nessuno vuol vederti perdere!. Ha preso i suoi indumenti e la sua maschera e ha ripreso la corsa al posto suo. Ero esterrefatto. Lamore per quelluomo trascendeva limmaginabile. lunico eroe buono che ci rimane concluse il vecchio con voce tremante i bambini hanno bisogno di credere in qualcuno! Presi il telefono e chiamai subito unambulanza dicendo che in Via della Pilotta cera un giovane turista che, inciampando sui sampietrini, si era rotto una caviglia, cos

inciampando sui sampietrini, si era rotto una caviglia, cos avrebbero accelerato i soccorsi. Andai ad un bar e presi del ghiaccio per alleviargli il dolore ed evitargli il gonfiore. Mi congedai con una pacca sulla spalla: Rimettiti presto! Ci vediamo al prossimo successo! Non scrissi mai quella storia sul mio giornale. Il mio articolo titolava: Carnevale, il trionfo di tutti! ed elogiava lennesima vittoria. Il suo segreto fu al sicuro. Alla gara successiva, la Maratona di Padova di fine aprile, mi riconobbe al traguardo. Si avvicin e mi pronunci un semplice Grazie!. Mi firm un autografo e mi abbracci, lasciandomi sui vestiti il suo prezioso sudore. Poi svan. Fu un attimo che rimarr eterno nella mia memoria. Era ed il mio idolo. Il giorno dopo iniziai anchio a correre, sperando, un giorno, di disputare una gara insieme a lui. Le vittorie si susseguono schiaccianti in tutte le citt ed in tutte le Regioni. I suoi avversari piegati dalla fatica e dallammirazione. Fresco come una rosa si avvia alle premiazioni avvolto da coriandoli e stelle filanti ed accompagnato da un insistente frastuono di trombette. La gente in festa. I bambini sono in festa. Lo emulano nelle movenze e nellabbigliamento a casa, a scuola, nei parchi. Per loro sempre Carnevale. Nessuno conosce la sua vera identit, ma sempre il loro eroe preferito. Frappe e castagnole riempiono i banchetti post gara e le pance degli assessori e degli organizzatori. Lui, come tutti i grandi atleti, gi volato a casa, pronto per

Lui, come tutti i grandi atleti, gi volato a casa, pronto per la seduta pomeridiana di scarico, dimenticando la gloria e correndo nellanonimato.

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