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Gaio Aurelio Valerio Diocleziano, nato Diocle, Salona, 22 dicembre 244 Spalato, 3 dicembre 311), stato un imperatore romano

no che govern dal 20 novembre 284 al 1 maggio 305.

Ritratto di Diocleziano Regno (284-305) Diocleziano potrebbe essere stato impegnato a combattere i Quadi e i Marcomanni immediatamente dopo la battaglia del fiume Margus; ad ogni modo, si dirisse in Italia settentrionale e istitu un governo imperiale, ma non noto se sia sceso fino a Roma in tale occasione. Esiste una emissione monetaria che suggerisce un adventus dell'imperatore nella citt ma alcuni storici moderni fanno notare come Diocleziano facesse iniziare il suo regno dalla data di acclamazione dell'esercito e non da quella di ratificazione del Senato romano, seguendo in questo l'esempio di Caro, il quale aveva definito la ratifica senatoriale un'inutile formalit. Anche nel caso in cui Diocleziano si sia recato a Roma poco dopo la sua ascesa al trono, non vi rest a lungo; la sua presenza segnalata nei Balcani il 2 novembre 285, in occasione di una campagna contro i Sarmati. Diocleziano rimpiazz il prefetto urbano di Roma col proprio collega al consolato, Cesonio Basso; ad ogni modo, la maggior parte degli ufficiali che avevano servito sotto Carino mantennero i propri incarichi anche sotto Diocleziano. In un atto che lo storico Aurelio Vittore defin come esempio inusuale di clementia imperiale, Diocleziano conferm in carica il console e prefetto del pretorio di Carino che lo aveva tradito, Aristobulo, e successivamente lo nomin proconsole d'Africa e prefetto urbano; anche gli altri personaggi che restarono in carica potrebbero aver tradito Carino.

Attivit militare
Ereditato un impero indebolito da un cinquantennio di disordini, Diocleziano si trov impegnato a combattere ripetutamente sul fronte orientale, mentre Massimiano amministrava la parte occidentale. Diocleziano ricacci di l dal Danubio i Sarmati e i Quadi, nel 298 una rivolta in Egitto guidata da Domizio Domiziano fu soppressa nel sangue e la stessa Alessandria venne saccheggiata; contemporaneamente il re persiano Narsete aveva sconfinato in Armenia, stato fantoccio di Roma (296). A respingere l'aggressione fu il cesare Galerio che per sub una disastrosa ed umiliante sconfitta a Callinicum; riuscir comunque a convincere Dioclezano a dargli un'altra occasione e stavolta la sfrutter a suo favore: avanzando con un esercito meno numeroso del precedente ma qualitativamente superiore sulle montagne dell'Armenia, Galerio sorprese l'esercito persiano accampato e non fu difficile per i suoi uomini farne strage. Mentre Narsete evitava la cattura e tutta la sua famiglia e il suo harem cadevano nelle mani dei romani insieme ad un immenso bottino, il cesare continu la sua avanzata in territorio persiano fino ad espugnare la capitale Ctesifonte. Nonostante ci fu richiamato da Diocleziano, che se ne stava nelle retrovie con un esercito di supporto, per intavolare trattative di pace col nemico. In cambio della restituzione dei prigionieri persiani, i romani ottennero il protettorato sull'Armenia e l'avanzamento della frontiera fino al fiume Tigri (298). Queste vittorie garantirono un periodo relativamente lungo di tranquillit, durante il quale Diocleziano pot attuare una drastica ma decisiva riforma dell'esercito che segn tutto il basso impero romano.

Le grandi riforme
Riforma politico-amministrativa-territoriale: dalla Diarchia alla Tetrarchia (285-293) Ottenuto il potere, Diocleziano nomin nel novembre del 285 come suo vice in qualit di cesare, un valente ufficiale di nome Marco Aurelio Valerio Massimiano, che pochi mesi pi tardi (il 1 aprile del 286) elev al rango di augusto (chiamato ora Nobilissimus et frater), formando cos una diarchia in cui i due imperatori si dividevano su base geografica il governo dell'impero e la responsabilit della difesa delle frontiere e della lotta contro gli usurpatori. Diocleziano, che si considerava sotto la protezione di Giove (Iovio), mentre Massimiano era sotto la protezione "semplicemente" di Ercole (Erculio, figlio di Giove), manteneva per la

supremazia. Tale sistema, concepito da un soldato come Diocleziano, non poteva che essere estremamente gerarchizzato. Data la crescente difficolt a contenere le numerose rivolte all'interno dell'impero, nel 293 si procedette a un'ulteriore divisione funzionale e territoriale, al fine di facilitare le operazioni militari: Massimiano nomin a Mediolanum come suo cesare per l'Occidente, Costanzo Cloro (1 marzo); mentre Diocleziano fece lo stesso con Galerio per l'Oriente, a Nicomedia (probabilmente a maggio). L'impero fu diviso in quattro vaste aree territoriali con un numero di capitali imperiali crescente:

Diocleziano controllava le province orientali e l'Egitto (capitale: Nicomedia, e per un certo periodo insieme ad Antiochia) Galerio le province balcaniche (capitale: Sirmium, pi tardi insieme a Serdica-Felix Romuliana e Tessalonica) Massimiano governava su Italia e Africa settentrionale (capitale: Mediolanum, insieme ad Aquileia) Costanzo Cloro ebbe in affidamento la Spagna, la Gallia e la Britannia (capitale: Augusta Treverorum)

Questa divisione per area geografica indusse Diocleziano ad autorizzare la creazione di numerose zecche imperiali decentrate che, insieme alle tradizionali di Roma e Lugdunum, dovevano battere moneta in modo uniforme, per la sicurezza economica di tutte le quattro parti dell'Impero ed a supporto economico di tutte le principali armate che si concentravano lungo i confini imperiali. Il sistema si rivel efficace per la stabilit dell'impero e rese possibile agli augusti di celebrare i vicennalia, ossia i vent'anni di regno, come non era pi successo dai tempi di Antonino Pio. Tutto il territorio venne ridisegnato dal punto di vista amministrativo, abolendo le regioni augustee con la relativa divisione in "imperiali" e "senatoriali". Vennero create dodici circoscrizioni amministrative (le "diocesi", tre per ognuno dei tetrarchi), rette da vicarii e a loro volta suddivise in 101 province. Restava da mettere alla prova il meccanismo della successione. L'impero ormai diviso in quattro parti, tra due Augusti e due Cesari, a sua volta era diviso in 12 diocesi. Ognuna di queste diocesi era governata da un pretore vicario o semplicemente

vicario (vicarius), sottoposto al prefetto del pretorio (alcune diocesi, peraltro, potevano essere governate direttamente dal prefetto del pretorio). Il vicario controllava i governatori delle province (variamente denominati: proconsules, consulares, correctores, praesides) e giudicava in appello le cause gi decise in primo grado dai medesimi (le parti potevano scegliere se appellarsi al vicario o al prefetto del pretorio). I vicari non avevano poteri militari, infatti le truppe stanziate nella diocesi erano sotto il comando di un comes rei militaris, che dipendeva direttamente dal magister militum e aveva alle sue dipendenze i duces ai quali era affidato il comando militare nelle singole province. Qui sotto, la prima riorganizzazione voluta da Diolceziano con la tetrarchia, divisa in 12 diocesi, di cui 6 in Occidente e 6 in Oriente. Infine, si perfezion il processo di esautoramento del Senato romano come autorit decisionale: l'impero divenne una monarchia assoluta ed assunse caratteristiche tipiche delle monarchie orientali, come l'origine divina del monarca e la sua adorazione. Riforma dell'esercito (285-293) Diocleziano riform ed organizz l'esercito romano che era uscito dalla grande crisi del III secolo. Alcuni suoi atti erano gi stati in parte preceduti dalle trasformazioni volute dei suoi predecessori, ma Diocleziano impost una organica riorganizzazione. La vera grande riforma militare di Diocleziano fu soprattutto di tipo politico. Il nuovo imperatore dispose, prima di tutto, una divisione del sommo potere imperiale, dapprima attraverso una diarchia (due Augusti, a partire dal 285/286) e poi tramite una tetrarchia (nel 293, tramite l'aggiunta di due Cesari), compiendo cos una prima vera "rivoluzione" sull'intera struttura organizzativa dell'esercito romano dai tempi di Augusto. Questa forma di governo a quattro, se da un lato non fu cos felice nella trasmissione dei poteri (vedi successiva guerra civile), ebbe tuttavia il grande merito di fronteggiare con tempestivit i pericoli esterni al mondo romano.. La presenza di due Augusti e due Cesari facilitava, infatti, la rapidit dell'intervento armato e riduceva i pericoli che la prolungata assenza di un unico sovrano poteva arrecare alla stabilit dell'Impero. Diocleziano cre una vera e propria nuova gerarchia militare sin dalle pi alte cariche statali, quelle dei "quattro" Imperatori, dove il pi alto in grado era l'Augusto Iovio (protetto da Giove), assistito da un secondo Augusto Herculio (protetto da un semidio, Ercole), a cui si aggiungevano i due rispettivi Cesari, ovvero i "successori designati". In sostanza si trattava di 4

un sistema politico-militare che permetteva di dividere meglio i compiti di difesa del confine: ogni tetrarca, infatti, curava un singolo settore strategico e la sua sede amministrativa era il pi possibile vicino alle frontiere che doveva controllare (Treviri e Milano in Occidente; Sirmio e Nicomedia in Oriente), in questo modo era possibile stroncare rapidamente i tentativi di incursione dei barbari, evitando che diventassero catastrofiche invasioni come quelle che si erano verificate nel III secolo. Il nuovo sistema difensivo dei confini venne reso pi elastico e "profondo": alla rigida difesa del vallum venne aggiunta una rete sempre pi fitta di castella interni, collegati tra di loro da un pi complesso sistema viario (un esempio su tutti: la strata Diocletiana in Oriente). In sostanza si pass da un sistema difensivo di tipo "lineare"ad uno "pi profondo" (sebbene non nelle proporzioni generate dalla crisi del III secolo, quando Gallieno e gli imperatori illirici erano stati costretti dai continui "sfondamenti" del limes a far ricorso a "riserve" strategiche molto "interne" rispetto alle frontiere imperiali), che vide un notevole ampliamento dello "spessore" del limes, il quale fu esteso da una fascia interna del territorio imperiale ad una esterna, in Barbaricum, attraverso la costruzione di numerose "teste di ponte" fortificate (anche oltre i grandi fiumi Reno, Danubio ed Eufrate), avamposti con relative vie di comunicazione e strutture logistiche. Una conseguenza di questa trasformazione delle frontiere fu anche l'aumento della protezione delle nuove e vecchie strutture militari, che vennero adeguate alle nuove esigenze difensive (tale necessit non era cos urgente nei primi due secoli dell'Impero romano, dedicati soprattutto alla conquista di nuovi territori). Le nuove fortezze cominciarono cos ad essere costruite, o ricostruite, in modo pi compatto nelle loro dimensioni (riducendone il perimetro complessivo), pi solide nello spessore delle loro mura (in alcuni casi si pass da uno spessore di 1,6 metri a 3,4 metri, come nel caso della fortezza di Sucidava) e con un maggior utilizzo di torri esterne, per migliorarne la difesa. Diocleziano, in sostanza, non solo intraprese una politica a favore dell'aumento degli effettivi, ma anche volta a migliorare e moltiplicare le costruzioni militari del periodo, sebbene queste ultime siano risultate, sulla base dei ritrovamenti archeologici, meno numerose di quanto non abbiano raccontato gli antichi ed i moderni. L'aspetto complessivo che l'esercito assunse conseguentemente all'operato di Diocleziano, lodato dallo storico Zosimo, quello di un apparato quantitativamente concentrato lungo le

frontiere, che nello stesso tempo per manteneva un ristretto nucleo mobile centrale qualitativamente eccelso, il comitatus. Diocleziano, infatti, perfezion ci che di buono era stato "riformato" sotto Gallieno e gli imperatori Illirici (da Aureliano a Marco Aurelio Probo, fino a Marco Aurelio Caro), i quali avevano adattato l'esercito alle esigenze della grande crisi del III secolo. Riforma fiscale-monetaria (294-301) La crisi dell'Impero nel precedente mezzo secolo, aveva comportato pesanti conseguenze economiche e sociali. Diocleziano prese atto delle trasformazioni subite dalla societ ed impost una radicale opera di riforma amministrativa e fiscale, che consent di arrestare la crisi, almeno temporaneamente. Venne razionalizzato il sistema fiscale, eliminando antichi privilegi ed esenzioni. La quantit delle tasse veniva attentamente calcolata ogni anno sulla base delle necessit (redigendo per la prima volta un bilancio annuale) e sulla base delle risorse esistenti, determinate da un censimento. Furono unificate le tasse fondiarie (pagate dai proprietari di terre) e le tasse sulla persona (pagate dai contadini): l'unit fiscale della superficie di terreno (jugum) corrispondeva ad un lavoratore (caput): in base ai propri possedimenti ed ai lavoratori che vi erano occupati i proprietari terrieri erano tenuti a fornire allo stato beni in natura per il mantenimento dell'esercito, soldati per l'esercito e manodopera per le opere pubbliche; questa tassazione era denominata capitazione. I pi ricchi potevano sostituire la tassazione in natura con monete d'oro. Per facilitare l'amministrazione ed il controllo fu, inoltre, potenziata la burocrazia centrale e si moltiplicarono le suddivisioni amministrative: le quattro parti dell'impero (prefetture), governate ciascuna da uno dei tetrarchi (2 Cesari e 2 Augusti), furono affidate per l'amministrazione ad un "prefetto del pretorio". Le prefetture erano suddivise in 12 "diocesi" con a capo i "vicarii", a loro volta divise in "province" con a capo correctores o presides, e queste in municipia e curiae. La raccolta delle imposte fu affidata all'amministrazione civile (i curiali) che venne completamente staccata da quella militare: la prima aveva a capo i quattro "prefetti del pretorio", mentre l'esercito veniva affidato a governatori o proconsoli. La raccolta delle imposte per le necessit della difesa fu considerata responsabilit delle classi dirigenti locali, che ne rispondevano di tasca propria. Per dare stabilit al sistema furono inquadrati in 6

corporazioni ereditarie anche operai e artigiani. Quando i curiali non riuscivano a riscuotere quanto previsto, dovevano pagare tutti insieme la differenza. Molti cercavano di rifiutare questo incarico abbandonando le citt, e per questo la carica curiale fu resa ereditaria. Diocleziano tent anche di ridare valore alla moneta d'argento, aumentando la quantit di metallo prezioso nelle nuove emissioni, e per contenere l'inflazione i prezzi massimi furono fissati dall'Editto sui prezzi massimi (de pretiis rerum venalium) del 301 con un calmiere. Questi provvedimenti, tuttavia, non ebbero successo: la nuova moneta scomparve rapidamente dal mercato in quanto si preferiva conservarla (tesaurizzazione) ed i prezzi fissati fecero scomparire alcuni beni dal mercato ufficiale per essere venduti alla borsa nera e quindi lo stesso Diocleziano fu costretto a ritirare l'editto. Nel frattempo, per, le condizioni di vita della popolazione peggiorarono: le tasse erano pesantissime e molti abbandonarono le proprie attivit produttive, non pi redditizie, spesso per vivere come mendicanti. Diocleziano ricorse allora alla precettazione, ossia l'obbligo per gli abitanti dell'impero a continuare il proprio mestiere e la negazione della scelta libera della professione, costringendo gli abitanti dell'impero romano a subentrare ai padri nelle loro attivit produttive.

Gli ultimi anni (305-311)


Dopo avere festeggiato il ventennale del proprio governo, in occasione del quale visit per la prima ed unica volta la citt di Roma, andandosene deluso (dopo aver visionato anche la costruzione delle pi grandi terme romane, a lui dedicate), con una solenne cerimonia, il 2 maggio 305 depose la carica e il titolo di Augustus (contemporaneamente, allo stesso giorno e alla stessa ora, a Milano fece lo stesso anche il collega Massimiano), e si ritir in un meraviglioso palazzo fatto costruire appositamente a Spalato (poco distante da Salona). Nel 308 accett di partecipare al convegno di Carnuntum, convocato per risolvere le tensioni causate dalla nomina di Massenzio ad Augustus, ma rifiut la proposta di Massimiano e Galerio di ritornare a esercitare le funzioni di Augustus, ritirandosi definitivamente dalla vita politica. A Carnuntum venne stabilita per l'ultima volta pacificamente la gerarchia tetrarchica: Galerio Augusto d'oriente (Asia Minore, il Vicino Oriente e l'Egitto); Massimino Daia Cesare d'oriente (Provincie illiriche, Tracia, Dacia, Grecia e Macedonia); Licinio Augusto d'occidente (Pannonia, Italia, Norico, Rezia e Nordafrica); Costantino Cesare d'occidente (Britannia, Gallie, Germania Superior e Inferior e Spagna). Massenzio veniva riconosciuto per l'ennesima volta usurpatore e Massimiano costretto a ritirarsi a vita privata. curioso notare

come in oriente il potere dei tetrarchi fosse ben saldo, mentre in occidente l'usurpatore Massenzio governava di fatto su Italia, Spagna, Norico, Rezia e Nordafrica. Questo presupponeva una nuova ondata di guerre in cui Costantino e Licinio avrebbero dovuto rivendicare quelle regioni che Diocleziano aveva loro riconosciuto.

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