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GIACOMO
MARRAMAO
"...il denaro sv olge sicuramente una funzione im portante se v iene utilizzato nella sua qualit di m ezzo sim bolico di acquisizione, che risulta sem pre essere dotato di un'ascendenza propria, di un particolare appeal, e quindi di un potere..." Liceo Scientifico Isacco New ton, Roma
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GIACOMO MARRAMAO: Oggi siamo qui per discutere uno dei temi centrali del pensiero filosofico e politico, nonch della vita pratica e quotidiana: il problema del potere. Quando Voi sentite pronunciare la parola "potere", di solito, immagino che pensiate immediatamente a qualcosa che ha a che fare con i simboli della regalit e del fasto, che possono risultare legati agli oggetti qui presentati: la corona, la piramide. In tutte le culture, anche le culture pi diverse, noi ritroviamo come emblematici questi simboli del potere, veri emblemi della supremazia. E, tuttavia, anche se quello del potere un concetto comune a tutte le culture e alle civilt pi diverse, noi ci rendiamo anche conto di come esso sia qualcosa di estremamente labile, difficile da definire. Il "potere" oggi, per esempio, nell'immaginario comune, tende a coincidere con il denaro, con la ricchezza, oppure con il potere di condizionamento, sulla base delle tecnologie di comunicazione di massa. il potere della parola, il potere del linguaggio. Quindi ci rendiamo immediatamente conto di come il potere sia una cosa molto pi complessa di quello che una volta si chiamava il "palazzo", cio quella sede deputata, in cui i potenti si aggregano e gestiscono la cosa pubblica. Quindi ora, per poter affrontare in maniera un po' pi precisa e approfondita la questione del potere, andiamo a guardare insieme il filmato approntato dalla regia.
Storicamente siamo portati a identificare il potere come l'esercizio della sovranit politica su una comunit umana. Il capo di una trib, un re o un Parlamento, democraticamente eletto, sono tutte espressioni, pi o meno libere, di una delega, dell'affidamento a un individuo o a un'istituzione dell'autorit o dei mezzi per il governo di una societ. Ma una definizione cos generica dice ancora poco. Su cosa si fonda effettivamente l'esercizio del potere? Uno dei principali studiosi del Novecento, Max Weber, suggerisce una suddivisione del potere in tre diverse tipologie: quello basato sulla consuetudine, quello che si fonda sul carisma del capo e quello che trae la sua legittimit dalla certezza del diritto e dall'impersonalit della legge. Ma quello politico l'unico potere operante o ve ne sono anche altri esempi? Il potere di condizionare i comportamenti altrui, per esempio, sembra sfuggire alla scienza della politica, eppure gli ambiti in cui si esercita sono innumerevoli. Vale per le autorit morali, in campo economico, nei modelli di consumo. C' poi una nozione ancora pi recente, quella del potere simbolico, che impalpabile e impersonale, ma non per questo meno pervasivo. A teorizzarlo, forse non a caso, stato il femminismo, attento a studiare e a combattere i pi consolidati rapporti di potere tra i sessi. Un universo di regole, vincoli e ruoli, mai codificati formalmente, ma fondati su fenomeni sociali diffusi e sulla loro capacit di riprodursi in continuazione, come per incanto.
STUDENTESSA: Buongiorno. Le vorrei chiedere se vero che non di rado la gente accetta di essere dominata perch si sente insicura e se la mancanza di una personalit autonoma pu portare un leader a dominare su determinate persone. Lei crede che l'istituzione del potere sia innata nella natura umana? MARRAMAO: Lei ha toccato subito un punto difficile e delicatissimo. Spesse volte, quando parliamo del potere, noi pensiamo che il potere sia legato al male, insito malvagiamente nella natura umana, (il che porta a pensare che l'uomo di potere o la donna di potere sia un soggetto in qualche modo malvagio, che vuole manipolare, reprimere gli altri). Questo un aspetto indubbiamente presente, ma dobbiamo tenere conto anche di un altro aspetto del problema, di un'altra faccia della questione, che Lei, molto giustamente, indicava: se la radice del potere non sia, in ultima analisi, quella che un grande filosofo, morto molto giovane agli inizi della modernit, grande amico di Michel de Montaigne, ossia Etienne de la Boethie, chiamava la servit volontaria. E diceva: "La radice, la causa vera del potere la servit volontaria", ovvero il bisogno che noi abbiamo di affidarci ad altri, di delegare ad altri una serie di compiti, di prerogative, di responsabilit". questo un punto molto, molto importante, che, a mio parere, ci
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