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26 del 09/01/2013

A cura del Gruppo Consiliare

La partecipazione in Toscana Un impegno concreto Una storia semplice

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Il bilancio partecipativo: a cosa serve e 3 cosa attiva sul territorio Le forme della partecipazione: una questione non solo tecnica Per una valutazione della legge regionale. Ripartiamo dagli obiettivi 4 4

Numero monografico sulla Legge regionale per la partecipazione

Le vie della partecipazione - documen- 6 to preparatorio Legge 69/2007 - estratto 8

La partecipazione in Toscana Un impegno concreto


di Monica Sgherri
Questo numero di Liberamente interamente dedicato alla partecipazione e al percorso di revisione della legge regionale 69/2007 che si proponeva appunto di promuovere le forme partecipative per lelaborazione delle politiche regionali e locali. La revisione della legge, opportuno ricordarlo, non dovuta ad una sua insufficienza, ma al fatto che essa stessa aveva messo un termine alla propria attivit, al 31 dicembre 2012, per dare modo al legislatore e alla cittadinanza tutta di riflettere sulla sua applicazione e su eventuali miglioramenti. Siamo dunque in questa fase di analisi e riflessione e questo numero vuole contribuire a colmare una lacuna a nostro avviso importante del processo di revisione in atto: una scarsa partecipazione al percorso di revisione da parte della cittadinanza attiva, ossia di quei cittadini e di quelle cittadine che in forma singola o associata hanno seguito in vario modo tutta levoluzione della legge, dalla sua approvazione alla sua applicazione. Prima dello scadere del termine previsto, il Gruppo della Federazione della Sinistra-Verdi ha proposto che la legge attuale venisse prorogata in attesa della sua revisione, da effettuarsi entro il mese di marzo 2013. Tutta la maggioranza ha accolto la proposta, approvata allinterno di una risoluzione dellultimo Consiglio regionale del 2012. La proroga era necessaria per dare continuit ad unesperienza e la scadenza stringente fondamentale per non perdersi in discussioni oziose e dare una risposta concreta alla doman-

Il nostro percorso per la partecipazione 10

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da di partecipazione attiva che sempre pi cresce sui territori e sempre pi si manifesta come la vera risposta al rinnovamento della politica e alle derive dellantipolitica. Mi preme ricordare che le difficolt di allora, durante la fase di scrittura ed approvazione, erano di due tipi dal carattere diametralmente opposto ma entrambi sotto il cappello della diffidenza. Da una parte i sostenitori della teoria che non si legifera sulla partecipazione ed essa sta nelle pratiche dei comitati, associazioni, movimenti, ossia dal basso e da parte della sola cittadinanza, dallaltra parte, specularmente, i convinti assertori che il potere decisorio sta strettamente nelle mani delle assemblee elettive (ma di fatto nelle giunte) e che questa sovranit non deve essere ceduta in nessuna parte. Non stato facile, e dubito ancora sul raggiungimento del risultato, far maturare la scelta che la democrazia salda se poggia su due gambe quella istituzionale e quella della partecipazione diretta, e le assemblee elettive escono rafforzate se prendono le decisioni in maniera pi informata e consapevole. Lapplicazione della legge ha fugato le preoccupazioni di cittadini, comitati e associazioni che una legge sulla partecipazione significasse voler regolamentare la partecipazione stessa con lobiettivo di indirizzare i risultati dei percorsi partecipativi e dallaltra parte che la legge diventasse lo strumento esclusivo di chi si oppone ai progetti, perch neanche questo si avverato. Diffidenza dunque rispetto a una legge che di fatto ampliava la sfera di partecipazione durante la fase decisoria di un atto, consegnando un livello pi approfondito e partecipato di conoscenza proprio a chi deteneva il potere. In parte diffidenze e timori si sono riproposti anche oggi ed forte il partito che vorrebbe ridurre la legge al solo dibattito pubblico, meglio ancora limitandolo ai progetti regionali e alle grandi opere cancellando la parte di attivazione di percorsi partecipativi da parte di cittadini, come se le grandi opere fossero tali solo in base al costo economico. Nel proporci di partecipare alla revisione della legge, abbiamo pensato ad un numero di Liberamente che si divide in due parti: una, sulle problematiche pi attuali, con contributi originali di alcune tra le persone che hanno seguito lelaborazione della legge e lhanno applicata e laltra che riporta il nostro lavoro sul tema della partecipazione, richiamando documenti e convegni promossi dal 2006 ad oggi. Questa sintesi non ha scopo auto celebrativo, ma vuole rendere visibili i contenuti di una riflessione ampia e condivisa con molti soggetti della societ civile attraverso la testimonianza di un impegno e una convinzione portati avanti con continuit in tutti questi anni. Tra i documenti, segnaliamo in particolare quello predisposto dalla Rete del Nuovo Municipio, che apr il percorso per la redazione della legge in forma partecipata e segnal i temi fondamentali oggetto della discussione, ricordando quanto lesperienza toscana rappresentava una avanguardia, da inserire per in un contesto di riflessione politica gi diffuso a livello internazionale grazie ad alcune istituzioni sensibili, ma soprattutto al movimento che aveva trovato grande visibilit a Porto Alegre. Seguono i nostri principali appuntamenti e un estratto della legge, che anche per la semplicit di linguaggio e la chiarezza nellesposizione di finalit, principi e modalit di attuazione, crediamo costituisca un esempio da diffondere. Chiudono la raccolta di questo numero di Liberamente i nostri pi recenti convegni e linvito quanto mai sentito a proseguire a scambiarci idee e proposte affinch la legge esca dal dibattito istituzionale per tornare l dove deve maggiormente alimentarsi, sui territori per costruire percorsi di cittadinanza attiva e di impegno sociale. Chi volesse contribuire alla riflessione o ricevere aggiornamenti pu contattarci o ricevere aggiornamenti su questo tema pu contattarci via e-mail: fds.verdi.toscana@gmail.com o ai numeri 055-238 7341/7240

Una storia semplice


di Angelo M. Cirasino - Universit di Firenze
Stretta fra crisi epocali e marginali, attraversata da catene di problemi incastrati l'uno dentro l'altro, la Storia recente non si fa comprendere pi di quanto si lasci trasformare: impotenze logiche e politiche tracimano le une nelle altre, impedendoci prima di scoprire, poi di arrestare, il colpevole di un finimondo annunciato che, ahim, sembra solo rinviato rispetto a Dicembre. Ne restiamo tutti "interdetti" - cio sia basiti sia inabilitati - di fronte alla prepotenza di un disegno che non ha senso n autore ma che, per ci stesso, diventa destino, universale e incontrollabile. Malgrado l'aspetto monolitico, questo meccanismo di espropriazione della Storia ha anch'esso le sue pieghe: in una di queste che, otto anni fa, riuscito ad infilarsi un processo di segno diametralmente opposto, quello che ha portato alla redazione e alla promulgazione della Legge toscana sulla partecipazione. Fin dall'inizio tutto, in questa incredibile avventura, era semplice; a cominciare dall'idea: se vero che la partecipazione una forma evoluta della democrazia, perch non assumerla come legge proprio dentro il corpus degli istituti democratici? E ancora, visto che questa legge deve normare le attivit di riappropriazione della politica da parte dei cittadini, perch non farla scrivere direttamente a loro, attivando un processo di discussione che gi in s rappresenta un momento (e molto avanzato) di partecipazione? E dato che questo genere di processi presuppone un'interlocu-

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zione diretta fra cittadini e autorit, perch non affidarne la gestione a un'Autorit indipendente, non presidiata da politica e istituzioni, che non si occupi che di essi? Del resto, la partecipazione induce come tale una semplificazione (e molto drastica) delle procedure di decisione: anzich salire e scendere pi volte lungo complesse e ramificate linee gerarchiche interferenti, le proposte passano direttamente dall'elaborazione alla realizzazione (o alla cassazione) scavalcando un esercito di intermediari che non potrebbero che alterarle, diluirle o normalizzarle, rimanendo cos molto pi prossime al controllo di chi le ha animate. Semplicit vuol dire dunque sovranit, leggibilit potere, chiarezza modificabilit; per questo la Legge, proprio come una delle decisioni su cui norma, stata concepita essa stessa come suscettibile di revisione e quindi resa provvisoria: la democrazia matura non si sente pi il paradiso realizzato, pu finalmente concedersi anche la possibilit di sbagliare. Un lusso che, invece, non possiamo pi permetterci noi. Nata e cresciuta in un clamore diffuso ovunque nel mondo eccetto che in Toscana, questa storia semplice arrivata alla sua conclusione - la scadenza della Legge - in una generale indifferenza, che nemmeno chi dovrebbe presiedere alla sua revisione si preoccupa di celare. A costoro chiediamo le risposte che ci devono; quanto a noi, finiremo di raccontare questa con una domanda che si affaccia su storie future; una domanda semplice: perch no?

Il bilancio partecipativo: a cosa serve e cosa attiva sul territorio?


Alessio Ciacci - Assessore allAmbiente e alla Partecipazione del Comune di Capannori, Consiglio direttivo Associazione Comuni Virtuosi
La crisi della politica che attraversa il nostro paese purtroppo sempre pi plateale. Studi, ricerche e pubblicazioni testimoniano di una scarsa fiducia dei cittadini verso chi ricopre incarichi istituzionali per oltre il 60%. Laffluenza alle urne un dato che ben rappresenta q u e s ta rea l t con un a ume n to dellastensionismo che ha superato il 16% tra le comunali del 2001 e quelle del 2011. C un disagio che le istituzioni hanno il dovere di raccogliere e cercare di invertire, aumentando gli spazi di reale partecipazione e ricostruendo quella fiducia necessaria a costruire una democrazia realmente compiuta. A Capannori (46 mila abitanti in provincia di Lucca) abbiamo scelto questa strada, attuando diversi strumenti partecipativi di cui il pi importante senza dubbio il Bilancio Partecipativo. Gli esempi a cui ci siamo ispirati sono numerosi, dal primo bilancio partecipativo di Porto Alegre (met anni novanta) a numerose altre progettualit simili avviate anche in Italia e che ormai nel nostro paese coinvolgono una popolazione di oltre 6 milioni di abitanti. La particolarit e loriginalit di questa esperienza laver unito la parte di bilancio sociale con quella del bilancio partecipativo. Quello avviato a Capannori infatti un vero e proprio bilancio Socio-Partecipativo. Abbiamo unito il percorso di rendicontazione (bilancio sociale o bilancio partecipato) con lo strumento concreto di decisone sul come investire una parte delle risorse. Questo ha aumentato la consapevolezza delle complessit delle scelte, condiviso il quadro generale in cui lamministrazione si muove, aumentato la trasparenza sul bilancio comunale, ha consegnato alla cittadinanza il potere di decidere come poter investire e, non da ultimo, ha consegnato alla classe politica la ricchezza di tantissime informazioni sulle necessit territoriali percepite dalla popolazione in maniera chiara ed oggettiva. Nel primo anno abbiamo messo a disposizione 400 mila euro (questanno 500 mila) per opere decise collegialmente e lAutorit della Partecipazione ha sostenuto il progetto con un contributo alle spese organizzative di circa 40 mila euro. Abbiamo voluto intraprendere il metodo estrattivo per coinvolgere nelle prime fasi (con necessit di presenza ad un percorso di riunioni e assemblee) 80 cittadini estratti a sorte, rappresentativi della popolazione di Capannori, con un incremento del 10% nella rappresentanza della fascia giovanile come criterio scelto dal Comitato di Garanzia istituito allinizio del percorso. I dirigenti e dipendenti comunali hanno spiegato agli 80 come le risorse dellanno precedente erano state utilizzate settore per settore. Su ogni progettualit sono state espresse valutazioni e suggerimenti che sono entrati nella pianificazione comunale. Si poi passati alla fase di individuazione delle priorit per gli investimenti e in collaborazione con gli uffici comunali dei lavori pubblici queste sono state trasformate in progetti. a questo punto che il percorso ha coinvolto tutta la cittadinanza con elezioni vere e proprie, con tanto di seggio allestito per una settimana in comune e schede elettorali che riportavano i progetti tra i quali si poteva scegliere. In tutte le 4 ex circoscrizioni su cui si articolava il voto hanno vinto i progetti ideati per il mondo scolastico, dalle aule didattiche allestite con supporti informatici ai giochi per i bimbi nei giardini scolastici, al miglioramento delle aree verdi esterne. La democrazia a Capannori ha fatto un passo avanti, ha dato un sostegno alleducazione e ha meravigliato migliaia di cittadini per uno strumen-

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to tanto prezioso quanto utile per il territorio. In questi anni la Legge regionale sulla partecipazione ha avviato, in Toscana, decine di bellissimi laboratori che hanno coinvolto migliaia di cittadini nelle scelte pi importanti della comunit. Hanno costruito cittadinanza, senso di appartenenza, fiducia verso le istituzioni, maggiore credibilit della politica. Andiamo avanti migliorando ed incrementando questi processi, lunica scelta che possiamo fare se vogliamo contribuire a costruire un futuro migliore.

Per conoscere meglio il bilancio partecipato di Capannori: Dire, fare, partecipare - intervista ad Alessio Ciacci
http://www.comunivirtuosi.org/index.php?option=com_hwdvideoshare&task=viewvideo&Itemid=5&video_id=116

Le forme della partecipazione: una questione non solo tecnica


Anna Picciolini
Ma anche. Non un gioco di parole, ma la convinzione che, come quasi sempre in politica le forme, anche se indicate come mere tecnicalit sono materia costitutiva della politica stessa. Credo che oggi, nei Paesi che hanno un sistema di democrazia rappresentativa, si stia giocando una partita importante sul ruolo che la democrazia partecipativa pu assumere: estremizzando, da una parte si tende ad attribuire a questultima un ruolo salvifico, dallaltra la si teme e la si ostacola. Faccio un paragone che potr serbare ardito: una discussione sulle forme della partecipazione politica altrettanto importante quella che, nella storia della democrazia rappresentativa, e nel corso di tre secoli, ha portato allallargamento del suffragio, da quello per censo a quello universale (maschile), a quello universale davvero. Spero che questa volta il processo sia molto pi breve. Tornando alla realt odierna, riscontriamo la presenza di differenti forme della partecipazione ai processi decisionali: perch di questo stiamo parlando, di un processo che parte dalla diffusione e condivisione di informazioni e che arriva a una qualche decisione attraverso la discussione. Parafrasando e contraddicendo De Coubertin, non basta partecipare, occorre decidere insieme. Ma sul peso delle tre fasi allinterno del processo, sui criteri con cui si sceglie chi parteciper ad esso, sul valore delle decisioni prese in relazione alle decisioni assunte dagli organi rappresentativi legittimati dal voto a suffragio universale, che le forme della partecipazione si differenziano luna dallaltra. La scelta dei partecipanti non un fatto politicamente neutro: ci sono processi partecipativi a porte aperte dove cio partecipano tutte le persone che hanno interesse a promuovere, controllare, o modificare politiche pubbliche su un certo tema. Ci sono poi forme pi o meno riduttive di tale platea: dalla scelta casuale fra le persone interessate a scelte mirate rivolte alle associazioni, ai movimenti, alla societ civile. Nella tradizione anglosassone ci sono anche forme che tendono esplicitamente ad escludere dal gruppo di persone chiamate a partecipare quelle che hanno un impegno politico, per sottolineare lalterit della democrazia partecipativa rispetto a quella rappresentativa. Politica anche la questione del costo degli eventi e dei processi partecipativi. In questo senso prevedere che possano essere a carico della Regione (come nel caso della Toscana) vuol dire essere consapevoli che tali processi arricchiscono e non mettono necessariamente in discussione le istituzioni legittimate dal voto. Unultima osservazione: aumentare le occasioni di partecipazione, dando ad esse un carattere sempre pi decisionale, significa anche favorire la presenza delle donne in luoghi della politica in cui le forme e i tempi sono pi compatibili con i tempi di lavoro e di vita (e questo vale anche per gli uomini).

Per una valutazione della legge regionale. Ripartiamo dagli obiettivi


Sara Nocentini
La legge regionale 69/2007 ha consentito di impegnare risorse nella sperimentazione di forme partecipative di amministrazione locale, offrendo spunti di riflessione fondamentali per i suoi successivi sviluppi. Nonostante non siano molte le voci contrarie ad una prosecuzione dellimpegno regionale per la promozione della partecipazione e da pi parti giungano giudizi positivi, la discussione che si aperta intorno alla legge sembra solo in apparenza partire da ci che abbiamo sperimentato e conosciuto in questi anni, proponendo al contrario un terreno di discussione nuovo (ma non innovativo) in cui in un mutato scenario politico/istituzionale/sociale si riapre la discussione sullopportunit e sui reali spazi da concedere a forme attive di partecipazione dei cittadini e delle cittadine allamministrazione della cosa pubblica.

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Il dibattito istituzionale stona rispetto alle richieste pratiche, concrete e stringenti che avanzano coloro che hanno sperimentato la partecipazione e vorrebbero vederla rafforzata. Manca, ad esempio, nel dibattito, linterrogativo se e quali passi dovrebbero essere compiuti per passare dalla sperimentazione alla sistematizzazione della partecipazione; mancano focus su questioni tecnico/pratiche rilevanti (dalle procedure per le domande, al confronto sulle forme di partecipazione; dai canali e gli strumenti attraverso cui avviene il dialogo/confronto tra cittadiniistituzioni alle modalit di coinvolgimento della popolazione). Manca, in sostanza, un sistema strutturato di analisi capace di individuare obiettivi specifici, strumenti e azioni per attuarli, risultati ottenuti e valutarli singolarmente rispetto al progetto finanziato e nel loro complesso, rispetto agli obiettivi della legge. La valutazione della legge sulla partecipazione stata infatti avviata (almeno pubblicamente) solo in previsione della revisione della legge, quando lincalzare delle scadenze e le dinamiche proprie del dibattito politico hanno finito per influenzare il processo, non distorcendolo, ma comunque allontanandolo da una riflessione pacata e oggettiva sullefficacia della politica regionale. In alcuni casi si guardato allapplicazione della legge non per valutarla nel dettaglio, ma per trovare gli spazi per una riforma gi pensata, maturata e ipotizzata ora dagli istituti di ricerca ora dalle strutture regionali. Ne derivata liscrizione allordine del giorno sulla valutazione di temi raramente riscontrati nei confronti aperti e pubblici, ma invece ben saldi nel dibattito regionale: la partecipazione solo per le grandi opere, la creazione di una figura unica che raccogliesse le funzioni di garante per la comunicazione e autorit per la partecipazione; la mancata realizzazione di dibattiti pubblici. Nonostante questi siano temi che necessitano evidentemente di essere sciolti, sarebbe auspicabile un approfondito lavoro di conoscenza sui risultati ottenuti dalla legge. Il professor Lewanski, autorit per la partecipazione, ha posto in maniera opportunamente problematica il tema della valutazione dei processi deliberativi, tuttavia, pur con le cautele e le accortezze necessarie dovremmo innanzitutto prevedere fin da ora un sistema di valutazione (ex ante-in itinere ed ex post) della legge che il Consiglio auspicabilmente approver a breve e allo stesso tempo interrogarci meglio su quanto fatto. Il terzo comma dellart. 1 della Legge 69 costituisce un vero e proprio manifesto della partecipazione quale rinnovamento della democrazia rappresentativa e da questo si dovrebbe partire per comprendere se e come gli strumenti attuativi abbiano contribuito al perseguimento degli obiettivi dichiarati, non tanto e non solo dai singoli progetti finanziati, ma dalla legge nel suo complesso. Pi in dettaglio, gli 11 obiettivi specifici che la legge si posta, e che sono stati scritti a valle di un lungo e profondo periodo di confronto, purtroppo non ricreato al momento della revisione, sono sinteticamente: 1. rinnovare la democrazia con pratiche partecipative. Su questo la documentazione fornita dallautorit ricca e dettagliata. I circa 100 progetti finanziati hanno dato un contributo in tal senso

2. promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo della Regione in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi. Questo costituiva probabilmente il pi ambizioso di tutti gli obiettivi. Interrogarsi sui risultati raggiunti potrebbe essere un primo passo per rafforzare la diffusione della partecipazione

3. rafforzare, attraverso la partecipazione degli


abitanti, la capacit di costruzione, definizione ed elaborazione delle politiche pubbliche

4. creare e favorire nuove forme di scambio e di


comunicazione tra le istituzioni e la societ

5. contribuire ad una pi elevata coesione sociale 6. contribuire alla parit di genere 7. linclusione dei soggetti deboli,e lemersione di
interessi diffusi o scarsamente rappresentati

8. sollecitare e attivare limpegno e la partecipazione di tutti alle scelte e alla vita della comunit di riferimento

9. valorizzare i saperi, le competenze e limpegno


diffusi nella societ

10. promuovere le migliori pratiche 11. valorizzare le esperienze in atto


Per brevit baster qui osservare che dalla loro lettura si evince che la legge 69 avesse gi individuato, attraverso lesplicitazione cos attenta dei suoi obiettivi, i piani sui quali avrebbe dovuto essere valutata e cio ben al di l della somma delle valutazioni dei singoli percorsi finanziati e sulla base di quello che sarebbe stata capace di attivare sui territori. Ciascuno di quegli obiettivi serve a declinare la partecipazione e a creare le premesse per la sua piena diffusione. Per ciascuno di essi dovremmo tentare di individuare in modo aperto, trasparente e, oserei dire, partecipato, quanto stato fatto, quali risultati sono stati raggiunti e quanto invece rimane da fare e perch. In questo modo potremmo recuperare lo spirito innovativo e sperimentale che aveva animato i mesi precedenti allapprovazione della legge e il coinvolgimento attivo di centinaia di cittadine e cittadini che sostennero e connotarono con la loro presenza lelaborazione della legge, sottraendola cos al suo attuale destino di questione da addetti ai lavori.

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Le vie della partecipazione


Verso una legge regionale toscana sulla partecipazione - Firenze, Venerd 13/01/2006

Documento preparatorio
(a cura della Regione Toscana in collaborazione con lAssociazione Rete del Nuovo Municipio)
La Regione Toscana intende promuovere un percorso partecipato che, attraverso una ricognizione delle esperienze in atto e dei problemi che si presentano nella pratica, pu portare alla formazione di una legge regionale sulla partecipazione dei cittadini. La procedura di costruzione partecipata della legge vuole essere un primo esempio di sperimentazione di un metodo, che possa essere gradualmente applicato allinsieme dellattivit legislativa. Lassemblea del 13 gennaio 2006 segna lavvio di questo percorso che prevede anche un seminario di studi internazionale (19/05/2006) in cui saranno presentate alcune delle pi significative esperienze e metodologie di partecipazione realizzate nel mondo e a cui la Regione sta lavorando con la collaborazione del professor Luigi Bobbio delluniversit di Torino. Il processo partecipativo sar caratterizzato, per lintero anno 2006, da una fase di ascolto, riflessione e sperimentazione a livello locale, anche attraverso la creazione di alcuni laboratori territoriali, al fine di costruire un insieme di conoscenze utili per la stesura della legge. La Rete del Nuovo Municipio coopera con la Regione a tutte le fasi del processo partecipativo che condurr alla definizione dei principi della legge. Democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa La democrazia partecipativa non si pone in antitesi alla democrazia rappresentativa, ma ne rappresenta unintegrazione come completamento dei processi di produzione delle scelte che investono il territorio locale. La difficile sperimentazione di attivit di partecipazione diretta degli abitanti alle decisioni inerenti le politiche pubbliche rappresenta uno stato davanzamento della democrazia rappresentativa e garantisce un innalzamento di qualit delle scelte fatte attraverso le forme convenzionali di rappresentanza, una democratizzazione del processo allargato a sfere sempre pi ampie della popolazione. La democrazia partecipativa si orienta verso un duplice obiettivo, secondo due tracciati che si intersecano e si definiscono a vicenda: trasformare e rinnovare le politiche pubbliche e le pratiche amministrative a livello locale, migliorando le forme di governance esistenti (es. patti territoriali locali; contratti darea, conferenze dei servizi). Le pratiche di concertazione interistituzionale o di negoziazione tra soggetti pubblici e privati gi organizzati, che mettono al centro lefficacia delle politiche, devono consolidarsi ed essere rese pi efficienti e trasparenti. Completando questo processo attraverso concreti atti inclusivi degli interessi deboli, solitamente non rappresentati perch non sufficientemente organizzati in strutture formali. promuovere processi di empowerment delle comunit locali (valorizzazione e scoperta/costruzione di capacit e abilit diffuse nella societ), ampliando e rendendo maggiormente operative le pratiche di partecipazione diretta dei cittadini promosse e/o sostenute dalle istituzioni (es. agende 21, contratti di quartiere, piani dei bambini e delle bambine, urbanistica, bilanci) che affiancano efficacia ed equit, rivolgendosi ad un sistema di attori pi ampio e includendo direttamente anche i soggetti deboli e i cittadini non organizzati. Spesso tali esperienze si trovano ostacolate, nella pratica, dalla difficolt di interagire con i processi decisionali tradizionali, dalla settorialit dellorganizzazione amministrativa e da vincoli burocratici, normativi e finanziari. Anzich, come sovente avviene, confondere i due aspetti del processo decisionale (programmazione negoziata inclusiva che riguarda le rappresentanze di interessi e democrazia deliberativa che riguarda i singoli cittadini), occorre renderli complementari e sinergici; in questo modo il processo partecipativo diviene costruzione progressiva di cittadinanza attiva dando voce, a entrambi i livelli, alle diffuse pratiche sociali in atto sul territorio. La partecipazione, intesa in questo senso considera gli abitanti non come ascoltatori o interlocutori da consultare su scelte gi fatte, ma soggetti attivi con cui confrontarsi sulle decisioni da prendere, secondo una prospettiva che rimette al centro della politica il concetto di abitante/ competente, capace di sviluppare capacit ed esprimere preferenze, saperi ed esperienze utili allinterno dei processi decisionali (la conoscenza cosiddetta esperta spesso allontana la partecipazione, quindi bisogna agire in modo che saperi esperti e saperi comuni possano comprendersi e interloquire fra loro); per questo occorre adottare una logica comunicativa e una strategia di costruzione sociale delle scelte che restituisce un forte contenuto etico alle deliberazioni: i diversi interessi, spesso inconciliabili tra loro, possono giungere alla formulazione di punti di vista condivisi, capaci di riposizionare i conflitti entro nuovi processi decisionali, in cui le diverse posizioni possano trarre vantaggio reciproco dal contesto generale dellazione. Principi e obiettivi generali della legge I processi partecipativi richiedono una strutturazione flessibile, adattabile alle diverse situazioni

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di contesto, basata su una ridefinizione continua degli obiettivi, dei metodi e degli strumenti utilizzati. Daltro lato, la diversit degli oggetti della deliberazione rende difficilmente praticabili modelli omogenei e vincolanti di riferimento. Occorre dunque superare il rischio di ingabbiare le pratiche partecipative entro un apparato di norme e procedure standard, definite per legge, che possono burocratizzare e congelare in meccanismi sterili la molteplicit delle forme dinterazione sociale esistenti e potenzialmente attivabili. La legge sulla partecipazione dovr essere formulata in modo da favorire lo sviluppo dei processi partecipativi, fissando il quadro degli indirizzi e delle opportunit, attivando procedure per la promozione e incentivazione delle esperienze di partecipazione dei comuni e dei soggetti locali virtuosi. Lobiettivo quello di promuovere e favorire forme innovative di democrazia partecipativa immaginando articolate forme di sostegno (risorse, strutture, procedure burocratiche semplificate, accesso allinformazione, supporto tecnico-scientifico, formazione di nuove figure professionali, etc.). Una particolare attenzione sar dedicata alluso delle nuove tecnologie e della rete, attraverso le quali intendiamo promuovere originali percorsi di partecipazione e informazione, in particolare rivolti ai giovani. Questa legge assume oggi un grande valore culturale e politico, perfino simbolico, per una regione come la Toscana, nella prospettiva di un complesso di leggi regionali e statuti comunali che prevedano forme di protagonismo delle comunit locali a partire dalle grandi questioni dello sviluppo sostenibile, del governo del territorio, del welfare e della gestione dei beni comuni. Quali possono essere gli spazi di intervento della legge? Si possono distinguere due grandi ambiti: una possibile regolamentazione dei percorsi partecipativi relativi alle politiche regionali, che presenta grandi potenzialit, anche perch gi numerosi aspetti della legislazione regionale hanno previsto e regolamentato pratiche partecipative (es. linsieme di leggi e regolamenti sulla programmazione negoziata e la concertazione, il recepimento delle direttive comunitarie, la nuova legge urbanistica, la revisione della legge sul procedimento amministrativo). Si tratterebbe, su questo versante, di dare un quadro coerente e sistematico delle procedure gi previste e di definire modalit e principi per una loro estensione a tutto linsieme delle politiche regionali. forme di incentivazione e diffusione dei processi partecipativi che riguardano le politiche pubbliche locali. Mettendo al centro i comuni che per la Regione rappresentano lanello fondamentale per lo sviluppo di politiche pubbliche democraticamente e responsabilmente ancorate al territorio. Favorendo ulteriormente lo sviluppo di un federalismo municipale e cooperativo, in cui unioni di comuni, circondari, comunit montane e province siano effettiva espressione di processi aggregativi delle politiche, secondo i principi di sussidiariet e di equi-ordinazione, in cui anche il ruolo degli amministratori locali destinato ad evolvere, configurandosi non solo come decisori ma anche come registi o facilitatori dei processi e delle scelte. In linea generale la legge dovrebbe: garantire trasparenza, informazione e conoscenza; favorire la partecipazione attiva dellabitante /competente; favorire il diffondersi di un raccordo non gerarchico tra enti territoriali, base di una nuova stagione di governance locale; definire quali sono gli ambiti privilegiati della partecipazione, la scala territoriale dintervento e i criteri operativi, da specificare in base ai contesti territoriali coinvolti nella decisione, tenendo conto che tutte le scale e tutti gli ambiti delle politiche pubbliche possono essere potenzialmente coinvolti; incentivare in varie forme le amministrazioni locali che attivano processi di democrazia partecipativa; riconoscere e valorizzare le esperienze di autorganizzazione e partecipazione in atto, di una realt sociale nascente e delle sue istanze di protagonismo, come statuizione di nuove forme di governo in risposta alla domanda di partecipazione emergente dalla societ locale. Occorre quindi progettare il percorso di formazione della legge dando forma ad un metodologia aperta e democratica di costruzione dei suoi principi, che promuova la partecipazione in tutti i livelli di governo del territorio mettendo al centro le pratiche esistenti attraverso lascolto, losservazione permanente e il monitoraggio, censendo e interpretando le forme e i livelli di partecipazione presenti sul territorio regionale (anche attraverso unanalisi comparata con esperienze internazionali), evidenziando i punti di crisi e gli ostacoli che spesso si incontrano nella pratica delle esperienze partecipative. Il processo di costruzione della legge si pu articolare in tre fasi: 1.Individuare lo stato dellarte delle esperienze partecipative a livello internazionale e a livello della regione Toscana, anche alla luce delle indicazioni provenienti da documenti internazionali e Carte (UE, Rio e agende 21 locali, Agenda Habitat II, Johannesburg (Rio+10), Principi di Melbourne, Aarhus, Aalborg, progetti Urban, Urbact, Urbal, etc.) per approfondire il ruolo che pu giocare una legge regionale nellincentivare, promuovere, diffondere processi e istituti partecipativi, nel garantirne il funzionamento e il monitoraggio, soprattutto a livello comunale, sovracomunale e provinciale; senza ovviamente ledere i principi di autonomia

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municipale e tenendo conto della distinzione necessaria fra azioni istituzionali (top down) e azioni che nascono dal sociale (bottom up). 2.Individuare come si partecipa: si tratta di avanzare strumenti e forme del processo partecipativo, ai diversi livelli territoriali, che consentano di permeare tutti gli ambiti della vita amministrativa in modi integrati, continui, decisionali, superando la specificit e settorialit degli assessorati alla partecipazione e la frammentazione attuale degli istituti di partecipazione, che riflette i limiti della organizzazione settoriale delle amministrazioni. 3.Precisare su che cosa si partecipa: ovvero il ruolo dei processi partecipativi nei principali temi che qualificano linnovazione dei governi locali: il governo del territorio con i nuovi percorsi statutari e identitari contenuti nella nuova Legge Regionale n. 1/2005; la gestione sociale dei beni comuni; i nuovi diritti di cittadinanza per una citt inclusiva; il governo e la valorizzazione delle economie a valenza etica (in agricoltura, nel commercio, nella finanza, nei consumi, nei servizi, nelle opere pubbliche, etc). Questo complesso percorso che la Regione Toscana intende avviare si muove nella direzione di promuovere la democrazia partecipativa come forma ordinaria del governo locale, fondata sullattivazione di istituti permanenti di negoziazione e partecipazione che investano tutti i settori dellamministrazione in modo integrato, garantendo lunitariet delle sedi partecipative e promuovendo una composizione inclusiva degli attori, che riconosca e dia voce alle esperienze in atto di autorganizzazione sociale e culturale nel territorio. importante che questi percorsi partecipativi riguardino tutte le fasi dei processi di trasformazione del territorio, delleconomia, dellambiente, dalla formazione delle conoscenze condivise alla gestione delle scelte.

Legge 69/2007 - Estratto il testo completo su: http://raccoltanormativa.consiglio.regione.toscana.it/articolo? urndoc=urn:nir:regione.toscana:legge:2007-12-27;69


Legge regionale 27 dicembre 2007, n. 69 Norme sulla promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali CAPO I - Principi e organo SEZIONE I - Principi Art. 1 - Principi 1. La partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali un diritto; la presente legge promuove forme e strumenti di partecipazione democratica che rendano effettivo questo diritto. 2. La presente legge si pone in attuazione, in particolare, delle seguenti disposizioni dello Statuto: a) articolo 3, comma 4, in quanto predispone gli strumenti per garantire la partecipazione dei residenti e dei toscani allestero alle scelte politiche regionali; b) articolo 4, lettera m), in quanto, promuovendo soluzioni condivise sulle politiche di gestione del territorio, contribuisce alla sostenibilit e alla tutela e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e paesaggistico regionale; c) articolo 4, lettera z), in quanto fornisce strumenti per realizzare buona amministrazione secondo imparzialit, trasparenza, equit; d) articoli 58 e 59, sulla sussidiariet sociale, in quanto favorisce liniziativa autonoma degli abitanti e dei soggetti sociali organizzati sia nei processi partecipativi che nella valorizzazione delle competenze diffuse nella comunit regionale; e) articolo 62, sulla sussidiariet istituzionale, in quanto prevede per gli enti locali sostegni e incentivi allo svolgimento di processi partecipativi per le loro politiche nonch la possibilit della
gestione di processi partecipativi rilevanti per le politiche regionali da parte dei medesimi enti; f) articolo 72, in quanto promuove la partecipazione allelaborazione delle politiche regionali. 3. La presente legge persegue altres gli obiettivi di: a) contribuire a rinnovare la democrazia e le sue istituzioni integrandola con pratiche, processi e strumenti di democrazia partecipativa; b) promuovere la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo della Regione in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi; c) rafforzare, attraverso la partecipazione degli abitanti, la capacit di costruzione, definizione ed elaborazione delle politiche pubbliche; d) creare e favorire nuove forme di scambio e di comunicazione tra le istituzioni e la societ; e) contribuire ad una pi elevata coesione sociale, attraverso la diffusione della cultura della partecipazione e la valorizzazione di tutte le forme di impegno civico; f) contribuire alla parit di genere; g) favorire linclusione dei soggetti deboli e lemersione di interessi diffusi o scarsamente rappresentati; h) sollecitare e attivare limpegno e la partecipazione di tutti alle scelte e alla vita delle comunit locali e regionale; i) valorizzare i saperi, le competenze e limpegno diffusi nella societ; j) promuovere la diffusione delle migliori pratiche di partecipazione e dei relativi modelli; k) valorizzare le esperienze partecipative in atto. 4. Le disposizioni della presente legge non possono essere interpretate in senso limitativo delle for-

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me di partecipazione non previste nella legge stessa n come limitazione della pi ampia inclusivit di tutti i processi partecipativi. 5. Nella definizione dei programmi regionali delle opere pubbliche, a parit di criterio di priorit, la Giunta regionale privilegia quelle opere per le quali previsto o si svolto un dibattito pubblico ai sensi del capo II. Art. 2 - Titolari del diritto di partecipazione [] SEZIONE II - Autorit regionale per la partecipazione [] Art. 3 - Istituzione e requisiti 1. istituita lAutorit regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione, di seguito denominata Autorit. 2. LAutorit organo monocratico il cui titolare individuato in persona competente nellambito del diritto pubblico e delle scienze politiche o di comprovata esperienza nelle metodologie e nelle pratiche partecipative, anche di cittadinanza non italiana. Art. 4 - Nomina e durata in carica 1. LAutorit nominata dal Consiglio regionale e dura in carica fino alla scadenza di cui allarticolo 26, comma 1. [] Art. 5 - Compiti 1. LAutorit: a) valuta e ammette le proposte di dibattito pubblico sui grandi interventi del capo II e ne cura lo svolgimento; b) valuta e ammette al sostegno regionale i progetti partecipativi del capo IV; c) valuta il rendimento e gli effetti dei processi partecipativi; d) cura il rapporto annuale sulla propria attivit e lo trasmette al Consiglio regionale che ne assicura adeguata pubblicit; il rapporto annuale riferisce, tra laltro, sul rispetto e sul grado di attuazione degli esiti dei processi partecipativi ammessi a sostegno regionale; e) assicura, anche in via telematica, la diffusione della documentazione e della conoscenza sui progetti presentati e sulle esperienze svolte, compresi i rapporti finali dei processi partecipativi; f) esercita gli ulteriori compiti previsti dalla presente legge. [] CAPO II - Dibattito pubblico sui grandi interventi Art. 7 - Grandi interventi 1. Per i grandi interventi con possibili rilevanti impatti di natura ambientale, territoriale, sociale ed economica, lAutorit pu organizzare un dibattito pubblico sugli obiettivi e le caratteristiche dei progetti nella fase antecedente a qualsiasi atto amministrativo inerente il progetto preliminare. 2. Il dibattito pubblico pu essere organizzato anche nelle fasi successive a quella di cui al comma 1 soltanto su richiesta del soggetto pubblico cui compete la realizzazione del grande intervento. 3. Nei casi di interventi con impatto ambientale e territoriale, lAutorit promuove le opportune intese con il garante regionale della comunicazione di cui allarticolo 19 della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1 (Norme per il governo del territorio), al fine di assicurare la reciproca informazione ed il coordinamento tra lo svolgimento del dibattito pubblico e lesercizio delle funzioni del suddetto garante. [] CAPO III - Strumenti [] SEZIONE II - Attivit di formazione [] CAPO IV - Sostegno regionale ai processi di partecipazione SEZIONE I - Soggetti e tipologie di sostegno
Art. 14 - Soggetti e tipologie di sostegno 1. Possono presentare domanda di sostegno a

propri progetti partecipativi diversi dal dibattito pubblico sui grandi interventi del capo II: a) le seguenti percentuali minime di residenti in ambiti territoriali di una o pi province, comuni, circoscrizioni comunali, entro i quali proposto di svolgere il progetto partecipativo, raggiunte anche su iniziativa di associazioni e comitati: 1) il 5 per cento fino a mille abitanti; 2) il 3 per cento fino a cinquemila abitanti; 3) il 2 per cento fino a quindicimila abitanti; 4) l1 per cento fino a trentamila abitanti; 5) lo 0,50 oltre trentamila abitanti. b) enti locali, singoli e associati, anche con il supporto di cittadini, residenti e associazioni; c) istituti scolastici, singoli o associati, a seguito di deliberazione degli organi collegiali, anche con il supporto di cui alla lettera a). [] SEZIONE II - Requisiti di ammissione e criteri di priorit [] CAPO V - Protocollo fra Regione ed enti locali Art. 18 - Protocollo fra Regione ed enti locali [] CAPO VI - Partecipazione all'attivit normativa della Giunta e alla programmazione regionale SEZIONE I - Partecipazione all'attivit normativa della Giunta regionale Art. 19 - Partecipazione all'attivit normativa della Giunta regionale [] SEZIONE II - Partecipazione alle attivit di programmazione regionale CAPO VII - Coordinamento e modifiche a leggi regionali Art. 21 - Coordinamento con la l.r. 1/2005 in materia di territorio 1. La partecipazione alla formazione, alla valutazione e alla messa in opera degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti di governo del territorio di cui agli articoli 9 e 10 della l.r. 1/2005 avviene secondo i principi e mediante gli istituti e le modalit previsti dalla medesima l.r. 1/2005 e dei relativi regolamenti attuativi. 2. Gli enti locali possono promuovere le forme partecipative di cui alla presente legge nella fase di elaborazione degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti di governo del territorio e precedentemente alla loro adozione, in riferimen-

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to sia ai profili statutari sia strategici. 3. Nellattuazione del piano di indirizzo territoriale di cui allarticolo 48 della l.r. 1/2005, il garante della comunicazione istituito dalla Regione assume iniziative per promuovere e assicurare la pi efficace attuazione delle modalit partecipative previste dalla normativa regionale per il governo del territorio e la verifica periodica della loro funzionalit. [] CAPO VIII - Norme finali Art. 26 - Durata della legge 1. La presente legge abrogata il 31 dicembre 2012, fatta salva la conclusione dei processi partecipativi gi iniziati a quella data. 2. Nei primi tre mesi del 2012, la Giunta regionale promuove e svolge insieme al Consiglio regionale percorsi partecipativi per valutare: a) lefficacia, la diffusione e il rendimento dei processi partecipativi promossi ai sensi della presente legge; b) lopportunit di conferma o di modifica della presente legge. [] Art. 30 - Norma finanziaria []

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Il nostro percorso per la partecipazione


Seminario sulla partecipazione a Firenze

Lavori in corso per un nuovo modo di far politica


21/02/2006
La partecipazione come ruolo attivo e ineludibile della comunit nelle scelte di fronte ad una societ sempre pi complessa, che chiede risposte chiare e non verticiste ai pi svariati problemi, siano essi quelli dei migranti, della tutela del territorio piuttosto che della comunit di un Comune o di un quartiere cittadino. Questo il tema del seminario "Partecipando simpara", organizzato dal Gruppo Consiliare Regionale di Rifondazione Comunista Sinistra Europea, che si svolger a Firenze presso il Fuligno, via Faenza, 52 gioved 24 febbraio a partire dalle 16. Il palcoscenico fiorentino, dove si sono svolti eventi come il Social Forum Europeo, si presta particolarmente ad indagare un tema come questo, al centro del dibattito politico e culturale internazionale, rilanciato con forza dal recente Forum mondiale di Caracas. Come i movimenti ed il corpo pi generale della societ si rapportano fra loro, in quadro di sempre maggiore richiesta di partecipazione a fronte di una crisi sempre pi evidente della democrazia rappresentativa, come questa ultima pu favorire il percorso partecipativo e come "imparare" da esso, saranno alcune delle domande su cui si interrogheranno i relatori al seminario coordinati da Sara Nocentini di Economia in Movimento, partendo dalle esperienze che si sono vissute nel recente passato e si vivono attualmente in Toscana, quindi nella pi concreta declinazione dello slogan "pensare globale, agire locale". "Lobiettivo afferma la capogruppo Monica Sgherri realizzare un percorso parallelo a quello della Regione Toscana, in vista anche della costruzione della legge sulla partecipazione, che metta a confronto le esperienze gi operative nel nostro territorio".

Tavola rotonda

Partecipando simpara!
Venerd 24 febbraio 2006 - ore 16.00 presso Il Fuligno, via Faenza, 52 Firenze ...finch qualcuno escluso o sistematicamente o per mancanza effettiva di strumenti per esercitare diritti pur riconosciuti astrattamente, il soggetto collettivo in realt un soggetto privilegiato
Pietro M Toesca, La partecipazione

Intervengono: Rossano Pazzagli


Rete Nuovo Municipio

Andrea Bagni
Firenze Social Forum

Nicoletta Dosio
no tav

Christian De Vito
La Voce Migrante

Guido Guerrini
Presidente Consiglio Comunale S. Sepolcro

Valeria Nardi
Coordinamento Comitati della Piana

Ricerca di una definizione non inquinata (www.nuovomunicipio.org/documenti/toesca.htm)

Renato Peloso
Presidente Circoscrizione Saione, Arezzo

Monica Sgherri
Coordina: Sara Nocentini
Dip. Economia in movimento Presidente gruppo PRC Regione Toscana

Paola Turio
Vice Sindaco, Ass. alla Partecipazione, Collesalvetti PRC Toscana e Gruppo Prc Regione Toscana

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Approvata la legge regionale per la promozione della partecipazione. Legge innovativa, strumento importante per favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte
19/12/2007
Lapprovazione della legge regionale Norme sulla promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali legge innovativa della quale la Toscana la prima regione italiana a dotarsi segna la fine di un percorso iniziato quasi due anni fa e che ha coinvolto la Giunta, il Consiglio, cittadini/ e associazioni attivi sul territorio toscano. Questo percorso ha consentito di definire in maniera ampia ed inclusiva il concetto di partecipazione attiva dei cittadini alla politiche locali e regionali. La dichiarazione del Presidente Martini, richiamata anche nellart 1, introduce il concetto secondo cui la partecipazione viene accolta come forma ordinaria di governo, capace di rinnovare la democrazia. Crediamo che questo sia un risultato importante, che viene rafforzato dalla volont di accogliere tutte le forme di partecipazione, siano esse attivate dalle istituzioni, siano esse emanazione spontanea della societ civile, senza imporre modelli o limiti, ma solo requisiti che garantiscano linclusione e il coinvolgimento dei cosiddetti soggetti deboli e la continuit delle esperienze, fondamentale per far s che la partecipazione contribuisca a creare una comunit. Riteniamo inoltre che lapplicazione della legge e la sua reale capacit di incidere nei rapporti tra cittadini e istituzioni poggi su una premessa irrinunciabile: limpegno da parte della Regione e degli enti locali coinvolti a garantire la trasparenza e laccesso agli atti, in tempi e modi che possano effettivamente consentire lacquisizione delle informazioni necessarie ad attivare percorsi di partecipazione attiva. Importante laver Istituito la figura del Garante della Partecipazione presso il Consiglio Regionale, cos da garantirne lautonomia. Inizia oggi una nuova fase del nostro impegno per la promozione della partecipazione, che avr lobiettivo di dare concretezza agli strumenti e alle procedure che la legge istituisce, partendo dal contatto con i territori per fare emergere le molteplici pratiche partecipative di cui ricco il nostro tessuto sociale

Chi volesse contribuire alla riflessione o ricevere aggiornamenti pu contattarci o ricevere aggiornamenti su questo tema pu contattarci via e-mail:
A cura del Gruppo Consiliare Federazione della Sinistra - Verdi

fds.verdi.toscana@gmail.com
o ai numeri:

055-238 7341/7240
Siamo su Facebook: FdS-Verdi Gruppo Toscana e su internet: www.prcgruppotoscana.it www.pdcitoscana.blogspot.com www.rifondazionetoscana.it

Via Cavour, 4 50129 - Firenze Tel.: 055 2387 445 / 240 / 341 Fax: 055 2387 570

Il Gruppo Consiliare Federazione della Sinistra Verdi della Regione Toscana lieto di invitarvi a:

Partecipazione e democrazia. Osservazioni e proposte verso la revisione della Legge regionale sulla partecipazione
Sabato 31 marzo, ore 16 Consiglio regionale della Toscana, Sala delle Feste, via Cavour 18
Introduce: Monica Sgherri
Presidente Gruppo consiliare Federazione della Sinistra-Verdi Regione Toscana

Intervengono: Enrico Rossi


Presidente Regione Toscana

Alberto Lucarelli
Assessore ai Beni Comuni, Comune Napoli

Angelo M. Cirasino
Universit di Firenze

Rossella Pettinati
Presidente Commissione Pari Opportunit, Regione Toscana

Anna Picciolini
SUP-Rete@sinistra, Firenze

Massimo Rossi
portavoce naz.le Federazione della Sinistra

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