Sei sulla pagina 1di 18

www.arcipelagomilano.

org

numero 31 anno IV - 19 settembre 2012


edizione stampabile

L.B.G. MILANO: DECRESCERE PER CRESCERE Paolo Peduzzi SANIT: IL RIORDINO DELLE CURE PRIMARIE Giuseppe Ucciero SETTEMBRE, ANDIAMO VERSO LA TERZA REPUBBLICA Roberto Falessi LANNO NERO DELLA SCUOLA MILANESE. IL PEGGIO DIETRO LANGOLO Ilaria Li Vigni GLI ANIMALI E LA GRANDE CITT: CANILI E RANDAGISMO A MILANO Elena Grandi DAVVERO UN PARCHEGGIO SOLO UN PARCHEGGIO? NUOVI PAESAGGI URBANI Martino Liva
DAL CINISMO AL CIVISMO: ARRIVA LA GIORNATA DELLA VIRT CIVILE

Marco Ponti MALPENSA LINATE: DI NUOVO LINTERVENTO PUBBLICO PER IL NOSTRO BENE? Guido Martinotti PAROLE PAROLE PAROLE ... DI UN ATTENTO OSSERVATORE Vito Antonio Ayroldi ORTA NUOVA: SOTTO IL VESTITO NIENTE, DI NUOVO Paolo Favole REGIONE, COMUNI E PGT: CI STAREMO TUTTI? Massimo Cingolani RENZI ARANCIONE: IO CERO VIDEO MICHELE SALVATI: LA CRISI ECONOMICA E IL MODELLO DI SVILUPPO COLONNA SONORA IL NOSTRO AMICO ANGELINO Canta Paolo Serazzi

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org

www.arcipelagomilano.org

MILANO: DECRESCERE PER CRESCERE Luca Beltrami Gadola


Nel parlare di Matteo Renzi e del gran vociare della classe politica tra primarie e legge elettorale, la settimana scorsa con rammarico notavo che nessuno parlasse seriamente di un nuovo modello di sviluppo. Eppure attorno a questo problema che ci giochiamo, volenti o nolenti, il nostro avvenire. Come uscire dal triangolo crescita, progresso e sviluppo che sembra imprigionarci e dentro il quale ci dibattiamo ormai come una falena impazzita attorno a un lume? Probabilmente dobbiamo uscire dal lato della crescita o meglio della non crescita o addirittura della decrescita. Non credo ad altre strade perch siamo come il bruco nella mela: avanziamo per mangiare e mangiamo per avanzare ma la mela presto o tardi finisce. Di questo problema ha parlato Serge Latouche a Modena domenica scorsa al Festivalfilosofia ma, distratti da altri impegni pi importanti e di partito, non si vista una platea gremita di politici o pubblici amministratori, eppure sarebbe stata una buona occasione di riflessione e loro, sempre alla ricerca di slogan a effetto, ne avrebbero sentito uno con molto appeal: abbondanza frugale. Il messaggio di Latouche. Ma si sa, parlare di moderazione e parsimonia al mondo politico ed economico come lottare contro i mulini a vento, eppure ci si deve arrivare e dunque anche chi non ama questo scenario converr con me che meglio una parsimonia della quale scegliere le forme il dovere/piacere della scelta - che non una parsimonia lineare dettata dallurgenza dellinevitabile. Fortunatamente nella direzione della parsimonia, magari sotto traccia, si sta gi andando e forse meglio cos: faire sans dire secondo il proverbio francese caro a De Musset. Cosa sono le Domeniche a spasso milanesi? Che cosa lArea C? Cosa il principio di non ulteriore occupazione del suolo contenuto nel PGT milanese (purtroppo non sempre rispettato)? Cosa una seria politica di raccolta differenziata? Sono piccoli passi nella direzione giusta. Non diciamolo troppo forte per non mettere in allarme gli amici della mano invisibile del mercato perch conosciamo la loro reazione: di fronte a una politica che tocchi lamato cerchio magico della crescita / consumi / sviluppo / ricchezza (la loro) hanno una sola reazione: scappare con i loro capitali, magari anche legalmente e senza andare troppo lontano, a Londra o perch no a Cipro, la nuova mecca per i capitali in fuga. Senza dirlo esplicitamente anche la UE sta andando in questa direzione con il progetto Smart City e credo che a Bruxelles pi di una Commissione stia lavorando attorno a un nuovo modello di sviluppo che non solo la declinazione in termini di sostenibilit dellattuale modello che comunque porta in s un connotato dingiustizia sociale ineliminabile. La strada ancora lunga e diventa una lotta contro il tempo: arrivare prima del punto di non ritorno, quando nessun provvedimento potr evitare una catastrofe. Milano, ospitando Expo, non potr fare a meno di affrontare il problema del modello di sviluppo cos intimamente connesso al problema di sfamare lumanit e, nellaffrontarlo, avviare una politica complessiva urbana di ricerca dellabbondanza frugale: crescere decrescendo la vera sfida. PS. Dopo leditoriale della settimana scorsa molti amici e alcuni lettori si sono domandati perch mi schierassi a favore di Matteo Renzi e lo assimilassi al movimento arancione. Non lo assimilo affatto al movimento arancione che ha una sua definita diversa identit politica, non mi sono ancora schierato a suo favore e non escludo di farlo ma vorrei aspettare la totale declinazione del suo programma. Comunque una cosa certa: in questo Paese e in questa sinistra se Matteo Renzi non ci fosse bisognerebbe inventarlo anche solo per rianimare un dibattito morto.

SANIT: IL RIORDINO DELLE CURE PRIMARIE Paolo Peduzzi


Il Decreto Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del paese mediante un pi alto livello di tutela della salute, approvato il 5 settembre dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro della salute, fornisce nel primo articolo chiare indicazioni alle regioni per riorganizzare lassistenza sanitaria territoriale. Il Decreto rimette mano allarticolo 8 del Decreto Legge 502/1992, intervenendo sulla disciplina del rapporto tra il servizio sanitario e i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, i medici specialisti ambulatoriali che rappresentano i professionisti della salute delle cure primarie, ovvero del livello del servizio sanitario pi vicino ai cittadini, in grado di farsi carico della quota prevalente dei loro bisogni di salute. La novit del Decreto e la sua forza sta nella capacit di fornire finalmente una risposta chiara alle attese di rinnovamento delle cure primarie espresse negli ultimi anni dal mondo professionale, dando gli strumenti per attuare quanto contenuto negli ultimi Accordi collettivi nazionali per la medicina generale e la pediatria di famiglia. Lobiettivo di garantire ai cittadini unassistenza territoriale per lintero arco della giornata e per tutti i giorni della settimana e unofferta integrata delle prestazioni, attraverso lorganizzazione del lavoro dei professionisti sanitari in gruppi mono professionali o multi professionali. In un contesto di ridimensionamento dellofferta assistenziale di tipo ospedaliero e di contrazione della spesa pubblica in ambito sanitario, il Ministero coglie lurgenza di procedere a un contestuale riassetto delle cure territoriali per renderle in grado di rispondere ai bisogni di cura e assistenza dei cittadini. Tutti i principali portatori di interesse coinvolti, cittadini professionisti della salute amministratori della sanit, avvertono infatti linadeguatezza dellattuale organizzazione a rispondere ai bisogni di assistenza sanitaria, radicalmente mutati nel corso degli ultimi decenni per effetto dei grandi cambiamenti demografico epidemiologici, che hanno determinato un incremento delle patologie croniche e delle condizioni di non autosufficienza. Sar competenza delle regioni dare forma a tali indicazioni, che preve-

n. 31 IV 19 settembre 2012

www.arcipelagomilano.org dono ladesione obbligatoria dei medici allassetto organizzativo delineato. Il Governatore della Regione Lombardia, come altri colleghi, si espresso criticamente sui contenuti del Decreto, denunciando uninvasione di campo nellautonomia della Regione; in realt la revisione dellarticolo 8 della 502 un passaggio considerato da tutti necessario per ridefinire un quadro normativo nazionale, funzionale a consentire alle regioni modalit proprie di riorganizzazione del livello essenziale di assistenza delle cure primarie. Al di l di quello che sar liter parlamentare, le ricadute del Decreto per la sanit milanese non saranno quindi n automatiche n immediate. Come il Governatore Formigoni ha ricordato, le indicazioni del Decreto si inseriscono in Lombardia in un contesto di sviluppo organizzativo della medicina generale e della pediatria di famiglia con una crescita delle forme associative dei pro-

fessionisti e la sperimentazione di pacchetti di cura per i malati cronici (CreG - Cronic Related Group). A Milano le forme associative in rete o in medicine di gruppo coinvolgono il 55% dei medici di medicina generale e il 25% dei pediatri di famiglia. La sperimentazione dei CReG coinvolge una cinquantina di medici di medicina generale su un totale di 1122. Come si vede numeri molto parziali e ancora lontani dal rappresentare unorganizzazione delle cure primarie allaltezza dei bisogni di salute della popolazione. La grande ricchezza dei servizi specialistici ambulatoriali e ospedalieri della citt di Milano ha finora supplito alle carenze di assistenza territoriale, costituendo un quadro di utilizzo non appropriato della rete di offerta da parte dei cittadini, non pi sostenibile nel tempo. Il Decreto pu quindi rappresentare unopportunit da raccogliere per ridisegnare il sistema cittadino delle cure primarie, raccogliendo gli elementi positivi

delle esperienze sviluppate in questi anni, stimolando la partecipazione attiva dei professionisti e dei cittadini nel definirne i contenuti e i requisiti, tenendo conto del contesto territoriale specifico della citt di Milano e dei suoi quartieri. La sfida da raccogliere per ciascun portatore di interesse, in primis per i medici di medicina generale e i pediatri di famiglia, di superare visioni parziali e rendite di posizione per contribuire a disegnare una rete sanitaria territoriale allaltezza dei bisogni dei cittadini, in grado di rendere sostenibile lintero sistema di offerta, garantendo continuit delle cure tra territorio e ospedale e integrazione tra prestazioni sanitarie e sociali. Alla politica, al Comune e ai cittadini il ruolo di partecipare attivamente con una funzione di proposta, stimolo e sostegno a un processo di cambiamento non solo tecnico, ma soprattutto culturale della sanit lombarda.

SETTEMBRE, ANDIAMO VERSO LA TERZA REPUBBLICA Giuseppe Ucciero


Settembre, molto pi di gennaio segna un nuovo inizio possibile, una nuova stagione, un voltare pagina, un lasciarsi alle spalle qualcosa di vecchio verso qualcosa di nuovo. E settembre, per gli italiani, era tempo di cambiamento, migrazione, transizione: andiamo allora, ma dove? Cresce il senso di disagio, disorientamento per non dire sperdimento, che non tanto economico che pure pesa e quanto, ma di orizzonte collettivo e personale, in modo che davvero si fatica a collocare la propria prospettiva in un qualche contesto di cui, prima che condividere, si comprenda segno e direzione. Certo, lo spread, totem del nostro vivere, tende a scendere e non cosa da poco, ma che i mercati riassegnino al nostro Paese un miglior merito del credito ci sottrae alla tempesta pi sconvolgente, ma non sufficiente a farci intravedere il sereno allorizzonte. La crisi, che europea prima che mondiale, che italiana prima che europea, che economica prima che finanziaria, che di fase pi che di contingenza, anche se tutto connette, resta l a sfidare la nostra capacit di immaginare un cambiamento possibile. Lemergenza, che pure resta, meno viva e lascia qualche margine per pensare a qualcosa che non sia lafferrare il salvagente pi vicino, magari contendendolo a qualche altro povero disgraziato, simile ma ancor pi sfortunato di noi. Anzi, proprio a partire da qui, da una visione improntata ad una maggiore solidariet si pu provare a tracciare qualche linea per il presente e il futuro. Lazione della BCE di Mario Draghi, assume valore paradigmatico nel disegnare unidea di Europa e di sviluppo almeno parzialmente diversa da quella personificata dai custodi dellortodossia monetaria: non lEuropa che vogliamo, ma la sola Europa possibile si sottrae allimmagine di una landa desolata in cui uno vince sulle macerie di tutti gli altri, e non importa se gli altri hanno peccato. Weber, prima e meglio di altri, ha chiarito il concetto del capitalismo come formazione economica e spirituale insanabilmente contraddittoria, divorata com dalla necessit della competizione e dalla indesiderabilit del suo esito, il monopolio, cosa che vale per le imprese e gli stati odierni. La competizione il sale della crescita e dellinnovazione, ma il suo risultato finale non pu essere la distruzione dellavversario pena limplosione dellintero sistema. La comprensione della necessit di governare la contraddizione ingovernabile del capitalismo, prima ancora del valore etico della solidariet, costringe oggi i pi avveduti registi della cosa europea a trovare meccanismi che redistribuiscano le carte, e con queste le opportunit e le occasioni di futuro. Se la stessa Germania intende prosperare, non potr essere piantando il proprio vessillo sulle esanimi membra degli Stati meno efficienti, non si dice virtuosi. una partita in cui si gioca il destino collettivo, e in questo destino noi possiamo e dobbiamo ritrovare il senso di comunit, che non quello, insensato, della cosiddetta comunit di destino. Il nostro senso di comunit, quello moderno, sottratto a un legame di sangue e suolo, esterno e impostoci dal passato, ma nasce esclusivamente da una libera determinazione, come parte del popolo europeo, delle nostre volont. Qui, in questo strettissimo passaggio, si collocano in Italia il prossimo passaggio politico elettorale e il dibattito del PD. La seconda repubblica naufragata in un disastro etico, devastante a destra ma certo pesante anche a sinistra. Il Discorso Democratico, inteso come ambiente civico in cui i cittadini condividono valori e pratiche improntate a eguaglianza, partecipazione e libert, quasi scomparso: resiste, tra mille difficolt, solo nel PD e poco altro. La fine del partito di massa, ma anche dei residui di partiti dlite della prima repubblica, ha generato il mostro dei

n. 31 IV 19 settembre 2012

www.arcipelagomilano.org

partiti ad personam: l'azione politica di Beppe Grillo ci riconsegna, con ampio margine sugli altri paesi lo scettro di nazione con la maggior fantasia nel produrre metastasi populiste sempre aggiornate. Ma da qui, dalla ricostruzione della stessa possibilit di un confronto politico civile, perch strutturato, si deve ripartire, comprendendo che risanamento economico e risanamento democratico dellintero paese non possono prescindere luno dallaltro e che quindi il centro sinistra non pu non porsi il tema della ristrutturazione del campo del centrodestra come condizione abilitante di qualunque prospettiva politica effettiva. La legge elettorale diviene allora un passaggio chiave, poich se vero che la politica sta prima dei suoi meccanismi elettivi, pure vero che questi danno forma al Discorso Democratico, riducendolo a tardiva legittimazione di scelte eteroguidate o ridando effettivo spazio alla cittadinanza e alle sue forme di aggregazione democratiche. Quale legge elettorale allora? Il dibattito si aggroviglia tra due valori-principio, da un lato stabilit di governo e dallaltro rappresentanza alla volont dei cittadini. Il sistema bipolare ha ventanni di vita e ha certamente corresponsabilit nella generazione dello sfascio attuale. Daltra parte, chi ha pi anni non dimentica linstabilit cronica di un sistema politico che consentiva la rappresentanza a forze politiche da prefisso telefonico e le evoluzioni irresponsabili dei leader. Allora quale formula? La riflessione dovrebbe provare a sganciarsi da

un procedere per confronti astratti tra sistemi magari tratti di peso da altri Paesi, per avanzare sul terreno concreto della verifica del livello di coerenza tra un sistema elettorale e il sistema socio politico nazionale che dovrebbe rappresentare efficacemente, ma non come una fotografia ma piuttosto come una cartina al tornasole che consenta ai processi in atto sottotraccia di venire in superficie e di trovare una sistemazione dinamica. La contrapposizione secca destra / sinistra, un fatto, ha formato il terreno fertile su cui Silvio Berlusconi ha fatto crescere la malapianta di una destra populista e mediatica. Su questa visione del con me o contro di me, qualsiasi proposta politica di centrodestra alternativa, ispirata a valori di moderazione, confronto e condivisione bipartisan di principi - valori - procedure, stata inesorabilmente schiacciata. Ma con questa proposta si persa anche la possibilit di trovare ambiti politici che consentissero ad ampi strati sociali moderati di sottrarsi alla visione del muro contro muro. Sul fronte avverso, il nostro, la logica di fondo imposta dal maggioritario ha ingiunto, a chiunque si cimentasse, di arruolare tutti quanti ci stavano. Prodi con lUnione fall dopo, Veltroni, che neanche ci prov, fall prima. Bisogna chiedersi, dobbiamo chiederci, dove si trovino le risorse, le energie sociali e le visioni culturali necessarie per rimettere in corsa il nostro Paese, superando i muri, lasciando al loro destino gli opposti populismi, aggregando, o meglio dando loccasione di aggregazione,

a un nuovo blocco sociale capace per insediamento e visione di prendersi carico dello sforzo eccezionale, quasi da ricostruzione del Paese, di risanamento e di crescita. E se comprendiamo che queste energie e risorse giacciono ma non sono mobilitate adeguatamente dallattuale sistema elettorale, e che a questa assenza si finora risposto con linnovazione eccezionale del governo di necessit, dovremmo chiederci quale sia la legge elettorale capace di ridare dinamismo, di rendere fisiologico ci che oggi patologico, con una operazione di grande respiro, che ridia peso e ruolo alla rappresentanza di soggetti sociali moderati disponibili a un riformismo europeo, alla Monti o, si parva licet, alla Casini. Ecco, allora fuor di metafora, una possibile logica di riforma elettorale. Non quella che consente oggi, sul panorama bloccato del maggioritario, di massimizzare il rendimento dellinsediamento politico di ciascuno allinterno dei recinti, ma quella molto pi ampia che favorisce la ricostruzione di un sentire comune trasversale prevalente, rid fiato alle componenti pi aggiornate e istituzionali dellattuale centro destra, e perch no, anche del centrosinistra, restituisce dinamismo e forza politica al blocco sociale che potr prendersi sulle spalle il Paese. La nuova legge elettorale dovr offrire il fondamento alle istituzioni della Terza Repubblica: con quali meccanismi e tecnicalit? Una cosa alla volta, che prima viene la visione e poi la tecnica.

LANNO NERO DELLA SCUOLA MILANESE. IL PEGGIO DIETRO LANGOLO Roberto Falessi*
A Milano si sono riaperte le scuole e i genitori hanno potuto verificare la situazione drammatica della scuola milanese, ampiamente raccontata dai giornali e dagli stessi dirigenti scolastici. Inizia lanno nero della scuola pubblica, quello delle reggenze, con tutti i dirigenti scolastici divisi tra pi scuole e pi plessi. In queste settimane il Comune approver il suo piano di dimensionamento da proporre alla Regione. La situazione di oggi dovrebbe per insegnargli qualcosa, se solo volesse ascoltare le voci di protesta e comprenderne le ragioni. Con grande chiarezza il professor Pessina, dirigente del liceo Berchet, ha spiegato, su La Repubblica del 7 settembre, la vita di un dirigente scolastico, incaricato della reggenza di un altro istituto e trasformato, cos, da educatore in burocrate. Non avendo il dono dellubiquit ha scritto sar costretto a dividermi, un po qua e un po l. Firmando qualche carta urgente e occupandomi solo delle emergenze. Ecco avvenuta la trasformazione: da educatore ad amministratore. Volevo occuparmi di studenti, mi trovo immerso tra carte e atti amministrativi. Una deriva patologica, sbagliata e pericolosa che riflette una malintesa dirigenza scolastica di tipo aziendalista. Le reggenze di oggi, per, non sono altro che la prova generale degli accorpamenti del prossimo anno, con due differenze: 1) lanno prossimo con il dirigente anche il direttore amministrativo dovr dividersi tra pi plessi (fino a sette) dei nuovi maxi-istituti; 2) le reggenze di questanno sono il risultato involontario e provvisorio di un concorso annullato dalla giustizia amministrativa, mentre saranno lobiettivo finale e permanente del piano di dimensionamento. Questo piano prevede lunione, sotto la stessa dirigenza e con un unico direttore amministrativo, di due o pi scuole e la riduzione del loro numero da 88 a 73. LAmministrazione Comunale avrebbe potuto affrontare tale questione diver-

n. 31 IV 19 settembre 2012

www.arcipelagomilano.org samente, limitandosi ad accorpare le scuole separate, facendo diventare tutte le istituzioni scolastiche degli Istituti Comprensivi, in un sistema scolastico forte e omogeneo, rispettoso di standard e parametri e della normativa vigente. Se lAmministrazione avesse avuto il coraggio e la fantasia di cercare una soluzione innovativa e alternativa, avrebbe anche potuto proporre, in via sperimentale, la realizzazione di una forte collaborazione tra istituti comprensivi e scuole dellinfanzia comunali (dei poli formativi), creando un bacino dutenza sotto forma di comunit scolastica allargata e realizzando ovunque una piena verticalizzazione. In una Regione che ha gi raggiunto gli obiettivi di risparmio di spesa, la scelta del Comune di ostinarsi a proporre un piano di ampiezza eccessiva risulta, invece, incomprensibile, anche perch non porta alcun vantaggio e alcun risparmio allAmministrazione cittadina. Si pensi che il Senato della Repubblica ha proposto al Governo di indicare una media regionale di alunni pari a 900, la Regione auspica una media provinciale di 1.000 alunni e il Comune, per eccesso di zelo, propone un piano con una media nella sola citt di Milano di 1.000 alunni. Cos il Comune propone di accorpare, senza ragione, istituti comprensivi normodimensionati, gi oggetto di precedenti accorpamenti, indebolendoli, invece di tutelarli, dopo i tagli e le prove di questi anni. Aspettiamo comunque segnali di ripensamento da tutti gli interlocutori istituzionali, e in particolar modo, dal sindaco Pisapia che da candidato, rispondendo a genitori preoccupati del futuro della scuola disse che la scuola e la formazione avrebbero rappresentato uno degli elementi centrali dellimpegno dellAmministrazione Comunale. Non ci resta che sperare che il sindaco torni al suo proposito pre-elettorale e provi a cambiare Milano in meglio. ancora in tempo per farlo, *Presidente del Consiglio dIstituto dellics E. Morosini B. Di Savoia

GLI ANIMALI E LA GRANDE CITT: CANILI E RANDAGISMO A MILANO Ilaria Li Vigni


Alla vigilia di Ferragosto, il sindaco di Milano si ritagliato qualche ora di tempo per visitare i cuccioli di Green Hill la societ di Montichiari (BS) che alleva cani di razza beagle allunico fine della vivisezione, ben nota alle cronache recenti ospiti del canile municipale. Qui, in attesa di essere consegnati alle loro nuove famiglie, a cui sono gi stati assegnati, vi sono, tra gli altri, ventitre cuccioli e quattro femmine di razza beagle. Questa visita ha avuto limportante merito di tenere desta lattenzione sul complesso problema della gestione dei canili in una grande citt quale Milano e la relativa questione del randagismo indotto degli animali da compagnia. Tale fenomeno sembrava essere quasi definitivamente risolto a Milano a differenza di altre regioni e citt di Italia in cui una vera e propria piaga sociale fino al drammatico fatto di cronaca dello scorso marzo, quando un pensionato di Muggiano, primo hinterland ovest milanese, stato aggredito e ucciso a morsi da un branco di cani randagi che vivevano autonomi nella campagna. Un fatto che ha colpito moltissimo lopinione pubblica cittadina, tanto per le cruente modalit, quanto per lassoluta casualit e imprevedibilit. Milano dotata di un unico canile municipale, sito in zona est, che a oggi ospita circa centocinquanta cani abbandonati e altrettanti gatti: la struttura ben organizzata e fa fronte alle esigenze del territorio, ma largamente fondata sullo spirito di servizio dei volontari. Le risorse comunali in tal senso, infatti, sono assolutamente esigue e, se non vi fosse lassociazionismo animalista, tali strutture sarebbero destinate a una rapida chiusura. Occorre quindi non allentare in alcun modo lattenzione su questa problematica e soprattutto sensibilizzare i padroni a una gestione intelligente del proprio amico a quattro zampe, ma anche tutti noi cittadini a prenderci le responsabilit del caso davanti a episodi di randagismo o maltrattamenti. Sempre pi, specie in una grande citt come Milano, le famiglie acquistano un cane o un gatto, spesso al fine di ricercare un rapporto diretto con la natura lontana; ma, soprattutto nel periodo delle vacanze estive, lanimale diventa pi un problema da gestire che altro. Gli animali, quindi, vengono in alcuni casi abbandonati soprattutto nelle zone periferiche della citt e in molti casi sottoposti a stili di vita non consoni, in una parola maltrattati. Tali episodi vanno tempestivamente segnalati. In caso di maltrattamento di animali, chiunque privato cittadino o associazione pu rivolgersi a un qualsiasi organo di Polizia Giudiziaria (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Polizia Locale) segnalando il caso e richiedendo un intervento per accertare il reato e impedire che il comportamento provochi conseguenze di particolare gravit per l'animale. Inoltre possibile contattare la LAV (Lega Anti Vivisezione), unassociazione animalista molto radicata sul nostro territorio, che fornisce i consigli del caso. Ma vi sono anche delle carenze di gestione pubblica degli animali, come fa notare da tempo lASL cittadina. In particolare, ci che appare molto limitato il controllo sui microchip una sorta di carta di identit elettronica obbligatoria, applicata sottopelle allanimale, con tutte le informazioni sullo stesso e un numero progressivo identificativo specie nelle zone periferiche e rurali del territorio comunale. un problema diffuso capillarmente: lEnte Nazionale Protezione Animali di Milano stima come ancora il 50% dei cani milanesi non siano forniti di chip, configurando una diffusa violazione delle precise norme in tema di prevenzione del randagismo. Insomma, la strada da fare per il rispetto per la dignit degli animali da compagnia nella grande citt ancora lunga e merita a mio avviso una particolare attenzione, quale esempio e sintomo di civilt della nostra realt cittadina. Ne va del benessere degli animali, ovviamente, ma anche della sicurezza quotidiana della comunit sociale.

DAVVERO UN PARCHEGGIO SOLO UN PARCHEGGIO? NUOVI PAESAGGI URBANI Elena Grandi*

n. 31 IV 19 settembre 2012

www.arcipelagomilano.org

Nel 2005 alcuni cittadini di San Francisco decisero di occupare per un giorno lo spazio abitualmente destinato alla sosta delle automobili e di farne un luogo diverso, un luogo da vivere e da condividere con la gente: lo scopo di questa curiosa e pacifica occupazione era di dimostrare che in quei piccoli rettangoli dasfalto (uno stallo di sosta su strada misura in media dieci metri quadrati) era possibile dare vita a micro-giardini, a laboratori di ogni genere, a luoghi accoglienti in cui sedersi, chiacchierare, giocare, ascoltare musica, leggere, cucinare, e tante altre piacevoli cose. In pratica si voleva dimostrare che gli spazi pubblici delle citt, in particolare quelli occupati dalle automobili, possono diventare altro: luoghi da vivere e da condividere, in cui svagarsi o attendere ai propri hobby, dove ritrovarsi e scoprire insieme che anche un fazzoletto dasfalto pu trasformarsi in uno spazio diverso e accogliente. Da allora i due posti auto occupati in maniera spontanea a San Francisco sono diventati migliaia e il Park(ing) Day, questo il nome della manifestazione che il 22 settembre celebrer anche a Milano la sua giornata mondiale, diventato un fenomeno sostenuto e promosso in centinaia di citt da associazioni, comitati, enti, gruppi di persone: tutti determinati a dimostrare che la trasformazione verso una migliore vivibilit delle nostre citt pu partire anche dal basso e dalle piccole cose. Non avevo mai sentito parlare del Park(ing) Day fino a quando, qualche tempo fa, durante una festa di semina in un giardino di Milano, nel corso della quale piccoli giardinieri in erba zappavano e piantavano fiori e ortaggi, ho conosciuto tre intraprendenti paesaggiste: Vittoria Tamanini, Margherita Brianza ed Elisabetta Cereghini (uscita poi dal gruppo per ragioni logistiche, dato che Elisabetta ora vive a Parigi, dove pure si terr liniziativa), che mi hanno illustrato il loro progetto di portare anche a Milano il Park(ing) Day. Il loro entusiasmo, accompagnato da una solida competenza e da uninfaticabile capacit organizzativa, stato contagioso: nel volgere di poche settimane il Consiglio di Zona 1 aveva votato il Patrocinio a una manifestazione che, per quanto fugace e sporadica, potr essere di sprone e modello per un nuovo modo di pensare, di vivere e di abitare le nostre citt, rendendole migliori. Il

tutto a un costo molto vicino allo zero per le casse dellAmministrazione Pubblica. Lappoggio del Sindaco, dellAssessorato allAmbiente, dei maggiori Enti Pubblici (ATM, AMSA, ecc.) arrivato subito dopo. Il Milano Park(ing) Day si svolger sabato 22 settembre in via Luca Beltrami (la strada che collega largo Cairoli a piazza Castello). In poche settimane la notizia del prossimo evento si sparsa in citt e in breve tempo le richieste di aderire alliniziativa sono state cos numerose da rendere necessaria la creazione non solo di posti reali, ma di stalli virtuali, per consentire a chi arrivato troppo tardi di essere in qualche modo presente (attraverso la presentazione dei propri intenti). Gi si pensa allanno prossimo e a uno spazio molto pi vasto (o, ancora meglio, a diversi spazi disseminati nella citt e non solo in Zona 1) di quello che, vuoi per scaramanzia, vuoi per prudenza, stato prescelto per questanno. Il Codice della Strada e i regolamenti comunali non consentono infatti loccupazione spontanea (o informale) degli stalli di sosta (in alcuni Paesi basta pagare lequivalente del gratta e sosta per potere occupare un parcheggio), per cui gli organizzatori dellevento hanno dovuto identificare unarea e svolgere le pratiche necessarie alla richiesta di occupazione del suolo pubblico: essendo quindi gi definito lo spazio assegnato, molte richieste di partecipazione al Park(ing) Day sono state respinte; con la promessa per di essere accolte per la prossima edizione. Lelenco dei partecipanti alla giornata di questanno tanto numeroso quanto variegato e comprende Enti privati e pubblici, Associazioni, Comitati, Universit e Scuole che, sia pure a diverso titolo e con differenti modi, lavorano e sono impegnati in progetti tesi alla creazione di un nuovo modello di citt che sia realmente sostenibile, condivisibile e verde: in due parole (spesso inflazionate ma che in questo caso sono pi che mai pertinenti), smart e green. I ventidue stalli occupati dalla manifestazione faranno da contorno a unisola centrale nella quale, come in unagor, si svolgeranno dibattiti e dimostrazioni, e dove i milanesi potranno avere un confronto diretto anche con le Istituzioni, oltre che con coloro che hanno promosso e che parteciperanno al Park(ing)Day. Si parler di verde urbano e di giardini condivisi, di car sharing e di

mobilit sostenibile, di piste ciclabili e di lotta allinquinamento, di riciclo della spazzatura e di raccolta dellumido, di metodi di drenaggio delle acque meteoriche e di sistema delle acque milanesi, di orti urbani e di prodotti a chilometro 0, di uso degli spazi urbani e di cultura. Vi saranno piccoli giardini, laboratori artigianali, corsi di musica, di recitazione, di ginnastica, spettacoli e concerti, allestimenti a verde, progetti di design, panchine, amache, manti erbosi, alberi, giochi e molto altro ancora (e tutto il materiale verr poi riutilizzato e riciclato): per dimostrare che la strada non dovrebbe essere solo il regno delle automobili ma che pu, e deve, diventare molto altro; che la strada pu, e deve, diventare anche il luogo in cui dare spazio a espressioni creative tese a migliorare la qualit della nostra vita. Quello che si deve sottolineare che non si tratter di un evento in cui si faranno vane promesse e si vender vuota demagogia, dipingendo improbabili paesaggi di unirraggiungibile citt ideale. Al Park(ing)Day vi saranno in prima fila i cittadini e le associazioni, i giovani, gli uomini, le donne che dimostreranno, in modo pratico e realistico, quanto gi stanno facendo e quanto ancora si potrebbe fare se, ad esempio, in alcune zone della citt le automobili lasciassero spazio a quell altro che tutti noi identifichiamo come meglio. Certo, il processo non sar breve e dovr essere frutto non solo dellimpegno dellAmministrazione Pubblica ma anche di un profondo rinnovamento culturale e di costume rispetto al modo di concepire la vita nei centri urbani. In molte citt europee e americane questo processo gi avviato e da quelle dobbiamo trarre esempio: per far ci potremo avvalerci anche della collaborazione dei Milanesi e di chiunque altro sia disponibile a mettere a disposizione competenze tecniche, strumenti, manodopera, idee. La metamorfosi gi in atto, lo dimostrano ogni giorno il nascere di nuovi spazi comuni, giardini, laboratori culturali, luoghi di aggregazione spontanea dove si producono idee per la citt; oltre alla voglia di molti di essere presenti il 22 settembre. Si tratter di fare tesoro di quanto offre questa sorta di grande fucina e di continuare a lavorare insieme per un obiettivo comune. * Presidente Commissione Verde Ambiente Demanio Casa Consiglio di Zona 1

n. 31 IV 19 settembre 2012

www.arcipelagomilano.org

DAL CINISMO AL CIVISMO: ARRIVA LA GIORNATA DELLA VIRT CIVILE Martino Liva
Peggio del terrorismo, delle stragi e dei delitti di mafia c solo loblio. con queste parole che il sindaco Pisapia ha aperto lo scorso 3 settembre lincontro pubblico in occasione del trentesimo anniversario della morte del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso, come noto, a Palermo proprio il 3 settembre 1982 con Emanuela Setti Carraro. Con lo stesso spirito del suo Sindaco, Milano si appresta a vivere, il 19 e 20 settembre, la Giornata della virt civile promossa dallAssociazione Civile Giorgio Ambrosoli. Due giorni di dibattiti (interverr anche il Presidente della Rai Anna Maria Tarantola alla Bocconi), proiezioni, incontri e il tradizionale concerto conclusivo al Teatro Dal Verme, questanno dedicato proprio alla figura di Carlo Alberto Dalla Chiesa * In due giorni, ovvio, non si costruisce il senso civico di una citt, tanto meno di una nuova generazione. Ma fare memoria, in questo caso, particolarmente utile per provare a rivivere storie di valore cercando di imparare e assimilare dei comportamenti virtuosi. Scriveva il cardinale Giovanni Montini che luomo contemporaneo ascolta pi volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perch sono dei testimoni. Le storie di Ambrosoli, Dalla Chiesa, Galli, Tobagi, Alessandrini (ma se ne potrebbe citare ben di pi!) hanno portato alla ribalta dei cittadini che hanno saputo essere maestri soprattutto in quanto testimoni. Non eroi, dunque, ma cittadini nel senso pi nobile della parola. In qualche modo testimoni involontari di una cittadinanza attiva e responsabile fondata su grandi e piccoli gesti quotidiani, a cominciare da un profondo senso del dovere e di responsabilit. La Giornata della virt civile tra i vari compiti ha quello di tenere alti, per dirla con titolo di un bel libro di Claudio Magris, i livelli di guardia contro tutte le degenerazioni possibili della vita sociale: il disprezzo per la cultura, la caduta della politica, la degenerazione dei rapporti civili, il populismo strisciante e lillegalit diffusa. Di fronte a ci ecco dunque limportanza dei testimoni che in qualche modo (basta ascoltarli) invitano ciascuno di noi, semplicemente, a tenere un codice individuale di cose possibili. il civismo dei piccoli gesti, o meglio, come scriveva il cardinale Carlo Maria Martini la rivoluzione del buon cittadino che passa, innanzi tutto, dal rispetto delle regole e del prossimo, compreso lavversario, il nemico. Le norme, a partire da quelle della Costituzione, sono infatti il pi importante strumento disponibile per la tutela dellinteresse generale e proprio attraverso il rispetto di tali norme si gettano le fondamenta per la crescita di un paese intero. Milano pu dare molto alla causa della rinascita civile e in qualche modo chiamata a tornare a rischiare di assumere il ruolo di guida illuminata, anche dal punto di vista morale, che in certi punti della sua storia ha saputo incarnare. In citt ci sono tante eccellenze in molti settori, ma spesso serpeggia un senso di scollamento tra la politica e i cittadini che incide negativamente sulla costruzione di una comunit civica in cui sia il privato che il pubblico collaborano in armonia. Per leconomista Marco Vitale bisogna allontanare gli uomini dalle tenebre e portare a galla gli esempi positivi. Ecco, il 19 e 20 settembre i milanesi saranno chiamati a riflettere proprio su questo, facendo memoria. A ben pensarci, dal cinismo al civismo cambia solo una lettera. Forse il segno che un cambiamento, o meglio, una rivoluzione, possibile. Infondo basta cambiare una sola lettera, e tenere ben in vista quel codice individuale di cose possibili.
www.associazionecivilegiorgioambrosoli.it

MALPENSA LINATE: DI NUOVO LINTERVENTO PUBBLICO PER IL NOSTRO BENE? Marco Ponti
Si riparla di ridurre ope legis il ruolo di Linate, per costituire un grande hub a Malpensa, come se il passato non esistesse. Per capirne di pi, bisogna ricordare alcuni fatti. Il settore dei servizi aerei in fase di crescente liberalizzazione, per nostra fortuna, nonostante tutti i tentativi fatti dai governi e dalle loro protettissime compagnie di bandiera di rallentare il processo. Malpensa, dopo Oslo, laeroporto europeo pi lontano dalla citt di riferimento. La domanda business, che quella che genera i profitti delle compagnie aeree, nel nord Italia sparpagliata, servita da molti aeroporti locali, e Milano non la capitale del paese (non un grande difetto, ma le capitali generano molto traffico). Linate avr presto una costosa linea metropolitana diretta che lo render ancora pi comodo, oltre che vicinissimo al centro. Una riduzione forzosa dei voli su Linate genererebbe molti costi certi ai milanesi, a fronte di vantaggi del tutto ipotetici, a meno che si pensasse a un ritorno del monopolio pubblico nel settore, che tanti benefici ci ha dato con Alitalia. Questa riduzione converrebbe solo se i benefici delle le pi numerose destinazioni dirette da Malpensa superassero sia le perdite di tempo della maggiore distanza (perdita di tempo fatale per i voli businessdalla mattina alla sera), sia quelle degli effetti benefici della concorrenza tra i due scali (gli inglesi hanno costretto alla vendita due dei quattro aeroporti di Londra perch non si facevano abbastanza concorrenza, a danno dei londinesi). Immaginiamo ora uno scenario estremo, con Linate chiuso. Gli utenti confronterebbero comunque i maggiori tempi di uno scalo a Parigi o Dubai con le tariffe, e le compagnie che offriranno un volo con uno scalo in pi faranno certo tariffe competitive, tenendo conto dei maggiori tempi. Quindi comunque sarebbe ancora il mercato e lofferta di servizi a decidere, non lintervento pubblico vincolistico. Poi molte destinazioni intercontinentali minori richiederebbero comunque voli non diretti. E lutenza business non milanese non si sognerebbe di andare a Malpensa. a meno che non si pensi di limitare ope legis i voli da tutti gli aeroporti del nord Italia. Comunque

n. 31 IV 19 settembre 2012

www.arcipelagomilano.org la sola idea che lItalia possa sostenere due hub, con Roma molto pi vocazionale a questo ruolo data la distanza da altri hub europei come Francoforte o Parigi sembra davvero mal riposta. Formigoni infatti aveva promesso di tenere a questo fine Alitalia a Malpensa, operazione che ne acceler la costosissima morte (per i contribuenti, non per Formigoni), e neppure riusc. Comunque erano altri tempi, pur essendo gi allora il modello hub and spokes (mozzo e raggi) gi in via di indebolimento, proprio in quanto legato a compagnie monopolistiche di bandiera. Si potrebbe obiettare: ma perch Malpensa non potrebbe diventare un grande hub internazionale di pu-

ro transito (cio con relativamente poca domanda locale), per esempio verso il medio ed estremo oriente? Tutto possibile, ma, come si detto, la sua localizzazione geografica non molto favorevole, arriva tardi, e non ha finanze pubbliche illimitate dietro per sostenerne lo sviluppo come gli aeroporti del golfo persico. Comunque dipenderebbe da fattori non controllabili, e legati allofferta di servizi aerei. Dunque, la riduzione del ruolo di Linate, aeroporto comodissimo per i viaggiatori milanesi, comporterebbe per loro disagi certi e offerta di voli meno concorrenziale, a fronte di benefici dubbi e del tutto ipotetici. Quando una vera cultura della concorrenza, in un settore privo di va-

lenze sociali di rilievo, approder anche in Italia? Si venda Linate separatamente, e si ponga finalmente fine al conflitto di interessi del comune, che come proprietarioconcessionario dovrebbe cercare di massimizzare le rendite di monopolio, e come rappresentante di chi viaggia dovrebbe eliminarle. Ma nel frattempo gli interessi legati a tali rendite sembra siano riusciti a soffocare in culla ancora una volta lautorit indipendente di regolazione dei trasporti, pur promossa da Monti, e il cui scopo principale, si ricorda, la tutela degli utenti contro gli interessi monopolistici.

PAROLE PAROLE PAROLE DI UN ATTENTO OSSERVATORE Guido Martinotti


Avevo cominciato a scrivere un commento al documento di Stefano Rolando sul brand di Milano, ma poi Piero Bassetti involontariamente mi ha fatto, cambiare idea spingendomi a una riflessione che si adatta molto bene a una ripresa dopo la pausa. Spero di essere perdonato dagli interessati, a cominciare dal direttore, che mi aveva chiesto il commento: tanto ho limpressione che di brand si continuer a parlare per un pezzo e ci sar tutto il tempo per ritornare anche sul documento di Rolando. Per capire cosa mi ha fatto cambiare idea devo scegliere una chiave minimalista e rivelare che Eva, mia moglie, mi accusa di essere diventato un vecchio ispido e incazzoso. Mi consolo pensando a John Wayne di True Grit, e tendo ad archiviare queste attribuzioni nel frigo del lessico famigliare, ma laltra sera, allinaugurazione di MITO, Piero Bassetti mi ha detto che segue i miei interventi su ArcipelagoMilano e che ci legge uno sfogo. Come, sfogo dico io mi sembrava di fare dei ragionamenti S, certo, ma in fondo c sempre uno sfogo. Losservazione mi ha ovviamente colpito penetrando allinterno delle mie difese personali. Ho una grandissima stima per le intuizioni di Piero Bassetti e non ci sono neppure alla lontana motivi per non ritenerlo sincero: mi sono quindi arrovellato per capire da dove venisse limpressione che aveva avuto. Sfogo?: si sfogano gli arrabbiati, qualcuno che ha una pressione interiore che a me non sembrava di avere, ma poi ho pensato che, da un certo punto di vista, sfogarsi significa oggi interpretare un diffuso Zeitgeist; la nostra unepoca in cui il risentimento e anche il rancore giocano un ruolo importante, a cominciare dai vaffa che volano alla minima incertezza a un incrocio, per finire con quelli santificati da Beppe Grillo. Qualche psicologo improvvisato da settimanale femminile (e oggi anche leconomista Diamond) ha tirato fuori che siamo depressi, ma, a parte la difficolt reale di diagnosticare un malanno cos sfuggente, lapatia e la indifferenza che si osservano, sono piuttosto il frutto della mancanza di opzioni realistiche nel contesto, e questa mancanza produce una tensione che sarebbe errore gravissimo sottovalutare e scambiare per rassegnazione. Le farmacie sovrabbondano in ansiolitici e calmanti, non in stimolanti; attenzione! La straordinaria confusione deriva proprio dalluso incauto delle parole: si usata depressione per indicare metaforicamente uno stato prolungato di rallentamento delleconomia, una forma estrema di recessione (altro interessante termine), ma poi si trasferisce automaticamente questo termine a una sorta di vaga psicologia sociale. Ma la depressione delleconomia non coincide con la depressione degli animi, semmai con la loro esasperazione: il testo letterario pi importante prodotto dalla Grande Depressione, e il romanzo simbolo di questo periodo, si chiama infatti Furore (John Steinbeck, The Grapes of Wrath, 1939) a dimostrare, una volta di pi che i veri letterati sono pi precisi dei finti letterati prodotti dallo psicologismo sociologico. E se pensate che gli operai dellAlcoa siano depressi andrete incontro a cattive sorprese. Tuttavia, anche se inevitabilmente partecipo di questo mood generale per non prendo tranquillanti non mi sembra(va) di avere particolari ragioni di risentimento da sfogare finch, riflettendo alle parole di Bassetti ho capito che invece una ragione di sfogo ce lho ed luso smodato delle parole, di cui siamo tutti vittime. Rileggendo Calvino ho trovato poi finalmente lesatta (in Esattezza, appunto) definizione del mio malessere. Perch sento il bisogno di difendere dei valori (la precisione del linguaggio, ndr) che molti potrebbero considerare ovvi? Credo che la mia prima spinta venga da una ipersensibilit o allergia: mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo casuale, sbadato e ne provo un fastidio intollerabile (Italo Calvino, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Mondadori, Milano 2011 (1993), p. 60); Calvino spinge la sua onest intellettuale a includere il suo stesso linguaggio nella condanna, e la sua esasperazione lo spinge a definire questa situazione una peste del linguaggio. Ecco la ragione della mia intolleranza e, avendo individuato loggetto, decido che forse vale la pena di dedicare un pezzo di ArcipelagoMilano al tema del linguaggio. Continuando in chiave minimalista: vado al pi vicino Feltrinelli per comperare il Carlo Galli, Abbicc della cronaca politica, appena

n. 31 IV 19 settembre 2012

www.arcipelagomilano.org

uscito dal Mulino, sperando in ulteriori suggerimenti che per l non trovo e allora ricorro al vecchio metodo di passare uno dopo laltro i libri dello scaffale, e cos faccio un piccolo bottino che passo con qualche commento al lettore eventualmente interessato: intanto arraffo Prima lezione di filologia (pu certamente servire) del mio ex collega nel SUM, Alberto Varvaro (Bari Laterza 2012) e Lezioni americane di Calvino (quelle le ho gi a casa, sul comodino, ma questa comunque una edizione economica) Umberto Eco, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, Laterza, Roma - Bari 2008 (1993) che finalmente avr loccasione di leggere e poi finalmente, bingo, un libro che avevo gi sfogliato, ma che non riuscivo per a cavar fuori dal seniority moment della mia memoria, Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole, BUR, Milano 2010. Il libro di Galli mi ha abbastanza deluso, non solo perch non cita Carofiglio - vero che il sottotitolo limita lindagine alla cronaca della politica e quindi potrebbe essere scusato - ma anche perch il testo di Carofiglio assai politico. Il lemmario di Galli mi sembra un poco casuale, non chiaro il criterio con cui stato costruito: alcuni termini sono scontati o vecchiotti. Come altri, Nimby un termine alquanto obsoleto, c stata una evoluzione, che gira in italia almeno dal 2007, in BANANA (Build Absolutely Nothing Anywhere Near Anything (o Anyone) e non solo uno scherzo, ma un problema reale, soprattutto perch si continua a costruire di tutto e dovunque. Ma ci sono buchi pi seri, nella voce Palazzo (e in tutto il libro) manca un riferimento a Guicciardini, che linventore della diade la Piazza/il Palazzo. Anni fa mi ero incaponito che venisse da Machiavelli e ho speso ore vane alla ricerca, finch Stefano Rodot mi ha casualmente illuminato: ma io sono un dilettante e il mio era un peccato veniale, mentre Galli ordinario della materia e si meriterebbe un bel doppio blu per questa mancanza che, peraltro, a mio avviso, esemplifica bene quello che mi sembra un disinteresse (colpevole) della cultura italiana contemporanea per Guicciardini. Invece ho trovato di grande aiuto il lavoro di Carofiglio che, sia nellapparato di note che nella scelta dei termini, ma soprattutto nella impostazione, mi pare il migliore della serie. Carofiglio parte dal concetto di manomissione delle parole che mi sem-

bra utilissimo in entrambe le accezioni di cui dir. Carofiglio parla di manomissione delle parole in un senso positivo come di smontaggio e ri-montaggio di parole che per uso e abuso hanno perso il loro senso: forse qui sarebbe stato meglio usare il termine di Manutenzione lasciando quello di Manomissione al secondo senso, che quello pi ovvio di distorsione cui dedicata la pi gran parte del lavoro. Da giurista, lautore in grado di spiegarci bene le manomissioni fatte dai legulei: gi al primo anno di universit (un qualche cinquanta anni addietro) cerano i futuri professorini del diritto che sedevano in prima fila con una loro lingua native e me ne ricordo uno che non diceva il macchinista fren, ma il conduttore mise in opera gli opportuni sistemi di frenaggio: chiss come saranno poi state scritte le sue sentenze o le sue comparse. Un comune amico, mi pare fosse Bruno Manghi, sosteneva di aver contato, negli scritti giuridici di un nostro collega successivamente pluriministeriale, che non voglio nominare, ben diciassette contronegazioni (del tipo non si pu non ammettere che) concatenate in un solo periodo. Ma del linguaggio curiale siamo tutti edotti dal Manzoni in qui: Carofiglio ci dimostra anche come si possa barare con i termini di sentenza di dichiarazione di prescrizione e sentenza di assoluzione, documentando, su casi concreti di grande rilevanza per la vita di tutti noi, come una sentenza di proscioglimento per prescrizione possa contenere una conferma del reato compiuto e come, giocando sulla confusione, i media, a partire ahim dal potente TG1, abbiano indotto il pubblico italiano a credere che un mariuolo provato tale fosse innocente. Ma anche questo trucco famigliare, forse il danno pi grave viene da una peste pi subdola: la commistione tra linguaggio tecnico e linguaggio giuridico che Natalino Irti ha illustrato in un intervento spettacoloso ai Lincei qualche anno fa. Accade che il legislatore per la complessit di molte materie, si appoggi, come del resto fa il magistrato nei processi, a tecnici specialisti di una data materia, i quali parlano un loro linguaggio esoterico con termini non particolarmente rispettosi dei generi letterari canonici. Questi termini entrano nel linguaggio politico e vengono facilmente assorbiti dai gerghi mediatici che li

frullano in quel pidgin politicogiornalistico in cui i venditori di parole si vantano, spesso a vanvera, con termini come esodati ed esondati, gli extracomunitari e lidratazione, per non parlare delle migliaia di sigle che marchiano le COLF (mai i COLF naturalmente), lemail la TAV e inevitabilmente la NOTAV e via frullando. lo stesso linguaggio bacato e ingannevole che viene usato dai venditori di ricerche (quelli che W.G. Runciman chiama attitude peddlers, che sono anche sovente platitude peddlers) i quali devono sviluppare un linguaggio che sia sufficientemente astruso perch lacquirente (il pi delle volte un funzionario che a sua volta deve convincere qualcuno che tiene i cordoni della borsa) sia attratto, ma non troppo profondo da farlo intimorire, ma soprattutto non deve spaventarlo con un linguaggio critico o troppo trasparente. Perci prevale una lingua ipocrita e opaca che poi la lingua del potere. Ecco, dunque, il mio nuovo sfogo chiarisce le ragioni di tutti i miei sfoghi precedenti e futuri: ce lho con la manomissione delle parole, le parole manomesse mi irritano, e pi ancora mi irritano coloro che le manomettono per fini mercantili. Ma pi di tutti mi irritano coloro che manomettono le parole senza rendersene conto, a volte persino pensando di apparire colti e raffinati, ma sempre per scopi mercantili. Non mi illudo che si possa tornare, se mai ci siamo passati, a un uso pi sobrio delle parole, che era il programma di Calvino: temo che lubriacatura si sia trasformata in etilismo cronico, ma sono convinto che tutti, ma soprattutto coloro che per mestiere usano le parole consapevolmente, abbiano un obbligo morale di contrastare questa manomissione e la peste che ci affligge. Ecco perch, caro Piero, continuer a sfogarmi tutte le volte che mi trover davanti a qualche manomissione: mi piacerebbe che tra le tante novit che lera Pisapia si propone di introdurre, ci sia anche un linguaggio pi sobrio. Mi pare che lo stile del nuovo sindaco dia parecchie indicazioni in questa direzione; seguiamole. Se dovessi esprimere un desiderio per limmagine di Milano, e cos avviare il discorso per un prossimo commento, mi piacerebbe che tornasse a richiamare quella musicale della ottava traccia dellalbum Django del Modern Jazz Quartet del 1954, che rendeva appunto omaggio alla nostra citt e a un modo sobrio ed ef-

n. 31 IV 19 settembre 2012

www.arcipelagomilano.org

ficace di essere e operare. Quellimmagine veniva proiettata allesterno da un fare ambrosiano, uno stile riconoscibile che non aveva bisogno, per imporsi, di alcun specialista di city-marketing. PS Avevo gi chiuso il pezzo quando ho ascoltato da Lerner Beppino Englaro che si sfogava con Qua-

gliariello, proprio accusandolo di aver contribuito alla peste del linguaggio (testuale e ripetuta due volte) nel suo famigerato intervento al Senato in cui dava dellassassino non solo agli Englaro, ma anche alla Cassazione che aveva dato ragione alla loro civile e ammirevole

tenacia legalitaria. Mi sono sentito molto riconfortato.

*Parole Parole Parole Leo Chiosso e Giancarlo Del Re, Gianni Ferrio; edizioni musicali Curci, Mina 13 Aprile 1972

PORTA NUOVA: SOTTO IL VESTITO NIENTE, DI NUOVO Vito Antonio Ayroldi


Se vero che il messaggio semiotico di una struttura strettamente legato alla nostra esperienza personale e culturalmente al nostro senso estetico, allora sar possibile che il nostro apprezzamento per essa sia suscettibile di modificarsi nel tempo. Ebbene losservazione delle torri nellarea di Porta Nuova / Garibaldi ormai quasi completate, con le loro strutture in cemento armato quasi del tutto avvolte da avveniristici rivestimenti in acciaio e vetro lascia oggi quanto mai interdetti. Il messaggio che vi si potrebbe cogliere : sotto il vestito niente! Intendendo cio nulla di nuovo. A suggerire il cambiamento percettivo potrebbe aver contribuito il combinarsi di due esperienze cronologicamente intrecciatesi tra di loro: quella del recente terremoto, le cui scosse telluriche hanno pesantemente flagellato lEmilia e sono state avvertite anche in Lombardia e nella citt di Milano; laltra, peculiarmente ambrosiana conseguenza dellattuale crisi economica e degli scandali affaristici legati alla bolla immobiliare, che hanno reso i cittadini milanesi molto pi sensibili agli aspetti microeconomici, tecnologici e ambientali connessi con i grandi progetti urbanistici e infrastrutturali. Per tacere di coloro che lavoratori, commercianti, semplici city users in alcuni casi ancora scontano i disagi connessi direttamente o indirettamente con il prolungarsi dei lavori. Per quanto attiene al primo aspetto abbiamo scoperto che anche il territorio milanese, classificato come a bassa pericolosit sismica, in realt potrebbe non essere del tutto esente da eventi catastrofali che naturalmente non ci auguriamo ma che laggiornamento delle mappe sismiche potrebbero mostrarci essere un elemento di rischio che, almeno le nuove progettazioni, potrebbero dover considerare con maggior attenzione rispetto anche a un recente passato. Premesso che non vi in chi scrive alcuna preconcetta avversione per il calcestruzzo e per la plasticit della sua espressione estetizzante, quel brutalismo che trova in Milano e segnatamente nella Torre Velasca uno dei momenti pi alti dellarchitettura italiana del secolo scorso, quella che si intende svolgere una breve riflessione su alcuni aspetti microeconomici legati al differente ciclo di produzione che caratterizza le strutture in calcestruzzo, abbondanti in Italia, rispetto a quelle in acciaio tanto diffuse in un paese il Giappone, suscettibile di rischio sismico quasi altrettanto quanto il nostro, il quale si dispiega lungo una zona di convergenza tra due placche geologiche in costante movimento quella africana e quella euroasiatica. La tradizionale mancanza di strutture in acciaio o in ferro che dir si voglia, in Italia, affonda le radici nella mancanza della materia prima nella penisola italiana, e a parte qualche esempio dei primi del 900 soprattutto nel nord Italia gi industrializzato, non si hanno numerose testimonianze di strutture in acciaio lungo la penisola. Fatto questo breve cenno storico torniamo alla stretta attualit. Se giustificabile il cedimento di vecchie costruzioni in muratura lo molto meno quello di costruzioni che in alcuni casi, come in Emilia o Lombardia avevano pochi anni. Purtroppo non sono pochi i casi di strutture in cemento armato miseramente crollate e ci pu essere addebitabile a cattiva esecuzione o allimpiego di materiali scadenti. Al contrario il materiale acciaio dotato di una notevole duttilit intrinseca, che consente allungamenti a rottura sempre superiore al 20% e quindi sembrerebbe il materiale ideale in situazioni dove sono richieste elevate deformazioni plastiche. Il risultato che un evento sismico di pari entit in Giappone provoca poco pi che una scrollata di spalle mentre in Italia provoca sciagure tremende. In Giappone gli edifici non solo industriali ma anche per uffici o civile abitazione sono in oltre il 60 % dei casi con struttura in acciaio e questo nonostante il fatto che in Giappone il legno sia ancora il primo materiale da costruzione nelledilizia residenziale di uno o due piani. Oggi possiamo notare come nellarea di Porta Nuova / Garibaldi le avveniristiche torri insistano su tradizionali strutture in cemento armato e che il meneghino slancio futurista del Progetto venga consegnato a un improbabile bosco verticale. Se non sar ardita impresa per larchitettura certamente lo sar per la botanica! I due modelli costruttivi dal punto di vista microeconomico possono essere stilizzati brevemente nel modo che segue. Da una parte il ciclo del cemento: pesante, invasivo, tecnologicamente datato. Dallaltra quello dellacciaio: leggero, riciclabile al 100%, maggiormente resistente alle sollecitazioni sismiche, necessitante di una maggiore quota di personale specializzato. Il professor Monti ricorda spesso che questo paese ha un problema di bassa specializzazione produttiva. Lo sa e lo dice, cosa si faccia per migliorarla quello ancora un altro paio di maniche. Il settore delledilizia vale circa il 10% del PIL, innovare tecnologicamente in questo settore sarebbe una leva formidabile per tutto il paese. Sappiamo invece che nel primo modello e in Italia, magna pars del valore aggiunto si condensa rispettivamente nella fasi finanziaria, legale e del marketing: rendita urbana allo stato puro. La fase costruttiva vera e propria tale tecnologicamente da poter poi essere attuata anche ricorrendo a un giro di subappalti a ditte tecnologicamente mature. Il secondo modello, quello dellacciaio, caratterizzato da una forte impronta tecnologica, dalla ricerca di materiali e soluzioni innovative. Contenimento dei costi e dei tempi

n. 31 IV 19 settembre 2012

10

www.arcipelagomilano.org di realizzazione che sono cruciali per limitare gli impatti in aree gi densamente urbanizzate come Porta Nuova Garibaldi vengono garantiti dalla tipologia di tecnica costruttiva nella quale gli elementi strutturali vengono prefabbricati in officina mediante processi automatici di saldatura per poi essere trasportati in opera per il montaggio. Tale processo richiede elevate competenze di carpenteria metallica, maestranze altamente specializzate e un numero elevato di tecnici. Quel genere di professionalit che Scuola e Universit italiane sfornano a profusione e di cui le aziende del settore pare non sappiano proprio cosa farsene. Infine la scalabilit: la struttura dei costi tale da consentire la competitivit anche di aziende di medie dimensioni se dotate di tecnologie innovative e strategie di lavoro e progettazione allavanguardia. Ora che sulla rendita urbana in questo paese riposino le ricchezze di pochi e le miserie di molti lo si arguisce anche da un episodio recente passato abbastanza sotto silenzio. Il britannico Daily Telegraph ha definito la Torre Velasca uno degli edifici pi brutti al mondo. cos che classicamente comincia la fase di distruzione creatrice di molte operazione di speculazione edilizia, con la disinformazione. Sarebbe stato bello che un organo di stampa italiano gli avesse risposto con qualcosa di simile a ci che pronuncia Faysal rivolgendosi a Lawrence nel film Lawrance dArabia: Nella citt di Cordoba cerano due miglia di illuminazione pubblica nelle strade quando Londra era un villaggio.

REGIONE, COMUNI E PGT: CI STAREMO TUTTI? Paolo Favole


Lassessore al territorio della Regione ha reso pubblici alcuni importanti dati sulla pianificazione in Lombardia. I PGT approvati di poco pi di met dei comuni lombardi 753 su 1500 - prevedono un incremento di 753.000 abitanti, cio il 18% della popolazione in essi residente, 4.266.000 (su 10.000.000 della Regione). Considerato che nel totale mancano le grandi citt, se assumiamo uno sviluppo lineare analogo per gli altri comuni, in Regione si prevede un incremento di 1.500.000 abitanti nei prossimi cinque anni, periodo di validit dei Documenti di Piano dei PGT. Facciamo delle considerazioni: 1) 1.500.000 abitanti corrispondono teoricamente a 225 milioni di metri cubi (!) che se valgono, poco poco, 100 euro luno (ma la media ben pi alta), vogliono dire 22,5 miliardi di euro, di sola rivalutazione fondiaria (pari all1% del debito pubblico nazionale) e a un costo medio di costruzione di circa 150 miliardi. Cui bisognerebbe aggiungere le aree con altre destinazioni: produttiva, commerciale, terziaria, ecc e le conseguenti aree a servizi. Ho sempre affermato che questo valore dovrebbe appartenere ai comuni che attribuiscono le nuove destinazioni duso, e non dei (fortunati!) privati proprietari di aree: e se questo pare non sia proprio costituzionale, basterebbe applicare adeguati, adeguatissimi oneri aggiuntivi. 2) Pochi interventi recuperano terreni gi occupati, altri sono nei tessuti urbani: il consumo di suolo in espansione a seconda dellindice in uso pu variare dai 10.000 ai 7.000 ettari pi 600/1000 per servizi (tra i 13.000 e i 10.000 campi di calcio). E non scelta di parte: tutte le amministrazioni di ogni tipo fanno le stesse previsioni. 3) E poi gli abitanti. Dove troviamo 1.500.000 abitanti da mettere in Lombardia? La popolazione se ora non decresce certamente non aumenta per motivi naturali. Anzi se splittiamo i cosiddetti alberi della popolazione e li proiettiamo in avanti di un ventennio la popolazione calerebbe di almeno un 10%. Quindi? Tutti immigrati: 1.500.000 immigrati! Nessuno pu credere che troveremo gli immigrati sufficienti, che sono pi o meno la met di tutti quelli che abbiamo in Italia. Posto che poi abbiano la disponibilit per comprarsi casa. 4) E certamente i lombardi censiti che hanno la propriet di casa almeno all85% e 1,6-1,7 vani per persona non cercheranno unaltra casa. Nella statistica manca un dato che forse non si pu chiedere alla Regione perch non lo sa: quanto si realizza di queste previsioni e quanto di quello che si realizza rimane invenduto. Quindi? Previsioni solo sulla carta; rivalutazioni (figurative) di terreni utili ai proprietari solo per ottenere fidi in banca, aumento della bolla immobiliare, alimentando un mercato che non c, proseguendo nel consumo di suolo o illudendo di un fittizio miglioramento urbano? Non voglio giudicare: se le Provincie hanno approvato i piani li hanno ritenuti congruenti con i Piani Territoriali, gi quanto potrebbe far riflettere. Ma lespansione presente richiede almeno due regole, vorrei dire etiche. La prima distinguere con una legge tra aree di trasformazione interne ai tessuti urbanizzati e quelle esterne, reintroducendo una sorta di Programma Pluriennale di Attuazione (PPA), che obblighi i comuni a completare le prime e dopo che siano state utilizzate al 70/80%, a sbloccare le seconde. Applicando lIMU solo a quelle utilizzabili per PPA, senza modificare i PGT approvati. Credo dimezzeremmo (almeno) il consumo di suolo e per il resto si potranno ridiscutere a PGT scaduto. La seconda lapplicazione obbligatoria di oneri aggiuntivi (monetizzazioni, opere o cessione di diritti volumetrici al comune) che sarebbero un vero ritorno pubblico (altro che gli oneri di urbanizzazione di cui si discusso per quarantanni) che opererebbero non sul costo finale delle case che dettato dal mercato e che frutto di un lavoro ma sulla rivalutazione dei terreni, che invece una rendita, senza lavoro E Milano? Il PGT prevede 150.000 nuovi abitanti, il 12% dei residenti, che in linea con lincremento previsto dalle provincie di Monza (12%), Lecco (13%) e Varese (14%) calcolato per su piccoli centri invece che su una grande citt. Globalmente il 10% dellincremento previsto In Regione: posto (ma non affatto certo) che non ci sia altra emigrazione, 150.000 abitanti saranno recuperati molto marginalmente dalla immigrazione di ritorno gli emigrati hanno comprato casa in Brianza, sul Ticino, sullAdda .. quindi tutti immigrati? Ho molti dubbi come per la Regione che sia una previsione attendibile. A meno che si prospetti una possibile massiccia trasformazione di residenze in terziario diffuso (i cambi di destinazione sono sempre possibili) e i vani nuovi servano a delocalizzare o rilocalizzare gli stessi abitanti. Come successo negli anni 70. un fenomeno che va monitorato puntualmente: lo verificheremo tra pochi anni, ma se cos fosse sarebbe necessario subito un consistente

n. 31 IV 19 settembre 2012

11

www.arcipelagomilano.org adeguamento del PGT in termini di servizi e infrastrutture.

RENZI ARANCIONE: IO CERO Massimo Cingolani


Luca Beltrami Gadola nel suo intervento su Renzi lo cala nellarea dove forte stata lesperienza arancione. Ci sono senzaltro delle analogie, lentusiasmo che ha caratterizzato le primarie milanesi simile. Ero alla riunione svoltasi allArciBellezza e mi ha colpito il clima di partecipazione, molto simile a quello che avevo percepito durante la nascita dei Comitati Prodi poi Comitati per lUlivo. Unesperienza poi esauritasi, che ha ritardato di quindici anni una vera stagione di riforme. Quello che fa oggi la differenza che, una figura come Pisapia il PD ce lha in casa, non c bisogno di cercarla allesterno, con tutti i risvolti negativi che comporta delegare al di fuori la leadership, basta pensare al ruolo del PD a Milano. Inoltre cosa molto importante Renzi, non parla solo a un pezzo di societ, quella che si riconosce nel centrosinistra per intenderci, ma a tutta nel suo complesso. In questo senso un uomo del XXI secolo espressione di un mondo in cui vecchi schemi, come quello delle classi rigide, che finito. Che finito questo mondo lo si dice da pi di venti anni, poi chiss perch larmamentario ideologico, le rappresentanze, sono sempre le stesse. In Italia c una richiesta di modernit talmente forte, che in questi ultimi anni ha cercato delle risposte anche nel primo Berlusconi e prima ancora, negli anni 80, nel PSI di Craxi. Dallaltra parte le risposte di Bersani vengono percepite come conservatrici, centrate pi sulla protezione di quello che rimane del partito, che comunque non poco. Infatti quello che ha caratterizzato lincontro di Milano, era la presenza di moltissimi giovani, con il loro entusiasmo e anche probabilmente qualche ingenuit, ma credo che questa nuova generazione, meno ideologizzata e pi pragmatica di altre, le superer in fretta. Giovani precari che per citavano continuamente Ichino, che in qualche circolo del PD crea ancora brusii di disapprovazione. Per tutta la prima parte della campagna per Renzi sar facile attaccare certe vecchie incrostazioni, sparare sul quartier generale come si diceva una volta abbastanza semplice, poi vengono i contenuti. Su questo aspetto non mi preoccuperei molto, visto che in questi ultimo venti anni non ho visto visioni particolarmente originali, sia da parte nostra, men che meno da parte del centrodestra. Lagenda Monti sar lorizzonte allinterno del quale si collocheranno tutte le proposte di governo, sia di centrosinistra, sia di centrodestra. A destra prevarr lo spirito liberista allitaliana, poche liberalizzazioni dei servizi e dei mercati, tanta nel mercato del lavoro. A sinistra quello liberale e liberalsocialista, vere liberalizzazioni, anche con necessarie forzature legislative, welfare solidale e temperato. Se vogliamo fare un paragone, azzardato, Monti sta alla politica italiana del XXI secolo, come Hegel alla filosofia. Come abbiamo avuto la destra e la sinistra hegeliana, avremo la destra e la sinistra montiana. Mi era venuto in mente anche la destra e la sinistra peronista, ma non vorrei portasse male. Tornando a Renzi, se vuole riempire di contenuti il suo entusiasmo, c un giacimento al quale pu attingere. Sono le competenze interne al PD. Mi riferisco a quegli iscritti, che allinterno del loro lavoro sviluppano delle capacit eccellenti, ma che non hanno mai trovato nel partito un canale per poterle mettere a disposizione. I tentativi di aggregazione di conoscenze allinterno del PD sono diversi, ma non ancora riusciti ad avere un ruolo propositivo.

Scrive Stefano D'Onofrio a proposito dellarticolo di Marco Ponti


Gentile redazione, scrivo non solo come vostro lettore ma come Consigliere di Zona 1 a Milano (e come Presidente della Commissione Mobilit), la zona che comprende al suo interno l'intero perimetro di Area C. Senza entrare troppo nel merito della prima parte dell'intervento di Marco Ponti, di cui condivido ben poco, in particolare sull'impianto generale, nel quale non si vede traccia di ci che lo Stato - almeno secondo la mia concezione, forse un po' age - dovrebbe fare, ossia prendere delle decisioni con lo sguardo rivolto al bene dei cittadini, voglio esprimere una considerazione sull'ultima parte, quella dedicata alla viabilit locale. Mi sembra troppo semplicistico fare, come fa il vostro articolista, una semplice equazione tra manutenzione stradale e sicurezza. Il "perch" in citt ci siano pi morti per chilometro ha ben poco a che vedere con la manutenzione delle strade (per quanto questo rientri nell'insieme delle concause). Chiaramente l dove c' commistione tra pedoni, ciclisti, mezzi pubblici, automobili private, incroci, semafori, strisce pedonali, ecc., le possibilit di incidenti con conseguenze anche gravi sono maggiori rispetto a dove c' una striscia di asfalto dedicata alle sole automobili che vanno in una sola direzione. Per quanto vada detto che la percentuale di incidenti mortali molto pi alta sulle strade extraurbane (5,1 morti ogni 100 incidenti), seguito dalle autostrade (3,1 morti ogni 100 incidenti) e solo in fondo dalle strade urbane (1,1), cos come significativi sono i dati sul momento in cui si ha la maggiore gravit degli incidenti, ossia la domenica alle 4 di notte (leggasi: sabato sera). Questo cosa indica, a mio sindacabilissimo giudizio? Indica una tesi esattamente opposta a quella suggerita, nemmeno troppo velatamente, dal vostro articolista: a uccidere, ossia a rendere le strade insicure, la velocit. Rendere pi "scorrevoli" (come dice Ponti) le strade urbane non serve a renderle pi sicure, n serve a favorire i consumi dei veicoli e, di conseguenza, le tasche degli automobilisti. Senza addentrarsi in spiegazioni troppo tecniche, il massimo dei consumi (e dell'inquinamento, di conseguenza) si ha nel momento dell'accelerazione e quando l'accelerazione porta un veicolo da 0 a 70 km/h in poche centinaia di

n. 31 IV 19 settembre 2012

12

www.arcipelagomilano.org metri (i punti dove farlo a Milano sono moltissimi) i consumi sono al massimo. Ci sono, invece, degli esempi virtuosi che, come al solito, sono molto utilizzati nel Nord Europa, ma di cui in realt abbiamo molte occorrenze anche in Italia: zone "condivise", dove il traffico automobilistico si mischia a quello pedonale e ciclabile, rendendo addirittura inutili semafori e marciapiedi (ed un risparmio per l'amministrazione), limitando "naturalmente" la velocit ma, attenzione, sembrer incredibile ma il tempo di attraversamento addirittura diminuisce, perch si procede pi dolcemente, senza frenate e accelerazioni continue. Queste, a mio parere, dovrebbero essere le attenzioni che un'amministrazione pubblica dovrebbe mettere sul tema della viabilit locale ed su questo che Milano si sta spendendo: sono le famose (e mai capite fino in fondo, almeno da quanto continuo a leggere) "Zone 30".

Scrive Silvano Oldani a Luca Beltrami Gadola


Ho letto con molto interesse il suo articolo Matteo Renzi in territorio arancione, e posso assicurarle che nel decennio e pi scorso c' stata una persona che non stava con i lorsignori, forse per questo stato presto dimenticato da molti amici e compagni di partito, il suo nome Giuseppe Palermo Patera, che dalle pagine di un piccolo periodico di zona sei a rileggerle oggi, possiamo capire quanto di lui viveva di intelligenza politica e seriet e forse utopia lombardiana. Articoli che letti oggi presentano la fotografia di quest'ultimo decennio e forse pi in modo impietoso da rimanerne stupiti e ammirati. Molte sono le trappole, come lei scrive a ragione, in cui gran parte di un'intera classe dirigente politica e non solo ha teso agli italiani e ai cittadini milanesi, ma di questo i pochi lettori de IL SEMPIONE ne erano stati avvertiti con analisi raffinate e chiare, anche se con piglio alcune volte eccessivo da aristocratico siciliano per bene. Ma poco servito, e quegli ideali e quelle lucide e spietate analisi, quelle battaglie, non interessano forse pi a nessuno, ma il suo ricordo ancora vivo negli amici di un tempo. Per gli altri il problema pi arduo perch tutti indistintamente, salvo le new entry, devono fare affidamento sulla memoria corta degli italiani ma forse a Milano meno corta che altrove. Dove stavano lorsignori, ora al governo ora allopposizione, quando fu messo nel cassetto qualunque tentativo di una legge sul conflitto dinteresse? Chi caduto nella trappola della Bicamerale? Chi ha svenduto ai Benetton le autostrade? Chi, pur disponendo di centri studi pagati dai contribuenti, non ha strillato mentre le banche finanziavano la speculazione edilizia e mobiliare? Chi non si accorto che le banche e il mondo della finanza inondavano il mercato di carta straccia e titoli spazzatura? Chi ha fatto finta di non vedere, o ancor peggio non ha visto, quello che succedeva allIlva di Taranto? Magari anche qui disponendo di gruppi di lavoro sui temi ambientali?

Scrive Maria Teresa Marsili ad ArcipelagoMilano


A parte il linguagggio "toscano" e lo stile che sono diversi, non mi sembra che le posizioni della giunta di Milano siano cos diverse da quelle espresse dal sindaco molto fiorentino. Uniti si vince, attenti a non seguire un, seppure velato, campanilismo.

Scrive Mimmo Ugliano a proposito di Renzi


In merito all'articolo Renzi arancione, la sala"piena" oltre i relatori c'erano solamente una trentina di persone (di cui alcuni solamente per curiosit), era una iniziativa per tutta la provincia di Milano. per la precisione. Egregio Ugliano ero presente anche io alla riunione, la sala era tecnicamente piena con persone in piedi sul lato sinistro, era una riunione convocata solo 48 ore prima ed erano presenti persone anche da altre provincie lombarde per la precisione. Per la precisione c'erano anche le cosiddette "spie" inviate dai soliti noti della politica milanese per vedere cosa fanno i renziani a Milano e uniti. Mi domando perch lei precisa, cosa la ha spinta a scrivere questa nota. Il suo tono denota il tipico settarismo di una sinistra bolsa e obsoleta. Io non sono tecnicamente un renziano e vado a molte riunioni del nostro partito qualche volta da spia qualche volta in veste ufficiale. Mi capitato il 15 luglio di andare a Melegnano a sentire una conferenza sulla citt metropolitana presenti il segretario provinciale Cornelli, il consigliere Mirabelli e l'onorevole Peluffo c'erano solamente una trentina di persone per la precisione. Mi domando per la precisione se erano troppe o troppo poche. Riccardo Lo Schiavo redazione ArcipelagoMilano

Scrive Luigi Caroli a Luca Beltrami Gadola


Spero che Renzi abbia idee migliori. Ma non ne sono sicuro. Per una volta non condivido il tuo "fondo". Che la giunta Pisapia abbia risolto il problema del traffico milanese tutto da vedere. Finora si limitata a pasticciare sull'Area C. Ma quel che mi fa ridere la decantata "Agenda Monti". Una serie di pagine bianche. Di politica industriale - che quella che sarebbe oggi indispensabile Monti non ha mai sentito parlare. La Fornero ha solo massacrato pensionati ed esodati. Il ministro della sanit arretra davanti ai gestori di slot machines. Passera in dieci mesi non ha risolto un solo problema. Si prepara a spendere molto dando il via all'autostrada Mestre - Orte, inutile ma gradita a Bersani. Un governante italiano che si vanta di non leggere i giornali italiani e di aver "appositamente" aumentato la recessione per salvare l'Italia non dico che faccia rimpiangere Berlusconi ma proprio non capisco come si faccia a lodarlo. Purtroppo vedo nero e non arancio.

n. 31 IV 19 settembre 2012

13

www.arcipelagomilano.org

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Musica per Riccardo Sarfatti
Per due volte in pochi giorni, per due straordinarie occasioni, la Triennale ha aperto le porte alla musica; la settimana scorsa fa vi abbiamo dato conto del concerto tenutosi per il centenario della nascita di John Cage, questa settimana ci occupiamo dellaltro concerto, assai diverso, organizzato per ricordare i due anni trascorsi dalla drammatica scomparsa di Riccardo Sarfatti (un incidente in automobile, di notte, sul lago di Como) uomo di cultura, imprenditore e politico, che ha saputo raccogliere intorno a s amicizia, affetto, considerazione. Ricordare Sarfatti con un concerto di musica classica potr apparire strano, ma le seicento persone che si sono assiepate nel Teatro (che ne contiene solo cinquecento, un altro centinaio rimasto in piedi fino alla fine) hanno tutte capito che per ricordare persone di grandi qualit non vi nulla di meglio che una bella musica. E - ovviamente - di questa parleremo. A partire dal programma, scelto con grande intelligenza e fantasia da Sandra Severi Sarfatti, che ha voluto e organizzato il concerto: due pezzi di autori contemporanei - Il gioco delle perle di vetro del giovanissimo oboista comasco Piergiorgio Ratti, in prima esecuzione assoluta, ed Elegia scritta per loccasione dal milanese Antonio Eros Negri che incorniciavano la Moldava di Bedich Smetana e poi, a seguire, il Requiem di Gabriel Faur. Il tutto affidato a una orchestra giovanile (la Antonio Vivaldi costituita recentemente dallo stesso Ratti e dal ventunenne direttore Lorenzo Passerini), a un ensemble di diversi cori lombardi (la Policorale Caecilia), a ben due cori di voci bianche (stupendi bambini e bambine perfettamente istruiti da Dario Grandini e Sonia Spirito) e, per finire, a Noah Sinigaglia (soprano voce - bianca) e a Niccol Scaccabarozzi (baritono) che insieme probabilmente non arrivano a quarant anni. Dunque una impressionante quantit di ragazzi - e di bambini che hanno suonato e cantato con grande professionalit in un curioso gioco di rinvii, in quanto la prima parte (per sola orchestra) stata diretta dal Passerini mentre il Requiem (con cori, soli e orchestra) stato diretto dallo stesso Negri autore dellElegia. Non credo che sia facile trovare tanta seriet e avere risultati di qualit mettendo insieme un cos gran numero di artisti e di compagini poco abituati a lavorare insieme e - per questione di et - con scarsa esperienza professionale. Credo invece che questa citt o meglio questo ambiente lombardo, perch molti di loro sono pi comaschi che milanesi - abbia finalmente prodotto una cultura musicale diffusa che comincia ad assomigliare a quella mitteleuropea. Qui si mescolano tante attitudini. Ricordavo la scorsa settimana le parole di Cage comporre una cosa, eseguire unaltra, ascoltare unaltra ancora; e cosa centrano luna con laltra? e il concerto di Sarfatti ha fatto emergere da questo milieu lombardo compositori, esecutori e ascoltatori molto speciali: compositori di generazioni diverse con pezzi encomiabili da tutti i punti di vista (soprattutto per la morbidezza del linguaggio, fresco e sobrio, per la costruzione insieme semplice e complessa, per esser musica da ascoltare senza bisogno di sacrifici, godibile - cosa rara - senza tormenti); e poi esecutori generosi, scrupolosi, attenti, consci della sacralit del loro fare e del rapporto speciale con il pubblico (specialmente i bambini e le bambine, quanto impegno e quanta emozione! sembrava di essere a Lipsia, nella chiesa di San Tommaso, quando li istruiva il Kantor in persona per le celebrazioni pi importanti); e infine il pubblico, non certo riunitosi per ascoltare musica, accorso solo per affetto o per il ricordo di un amico, eppure cos assorto in ascolti anche complessi come il Requiem di Faur - che per singolare circostanza o per una sottile allusione fu eseguito la prima volta, nel 1888, proprio per le esequie di un architetto - comunque una musica assai poco adatta ad ascoltatori non avvezzi o distratti. E la Moldava? Scritta durante la misteriosa malattia che accompagn lautore fino alla morte, opera della nostalgia per antonomasia, ha un leitmotiv famosissimo ispirato a una antica canzonetta/filastrocca italiana, e diventa inno nazionale di Israele; forse stata eseguita anche per questo, in memoria della aristocratica origine sefardita dei Sarfatti. Insomma quante cose si possono dire con la musica, anche solo scegliendola - e senza scomodare le star del grande carrozzone mediatico che le gira sempre pi intorno lavorando con seriet e con impegno, soprattutto con amore. Grazie, Riccardo, per le tracce che hai lasciato.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Frenesia di inizio stagione. Arte, moda e teatro per iniziare bene lanno
Appuntamenti ed eventi a gog si prospettano per i mesi futuri a Milano. Un intreccio di arte, moda, cultura e teatro per ogni tipo di esigenza culturale. Iniziamo dalle gallerie darte. Come di consueto anche questanno lassociazione START Milano, che raccoglie le pi importanti gallerie darte contemporanea milanesi, organizza week end speciali di aperture e inaugurazioni con orari prolungati. Iniziato la settimana scorsa con le aperture di Viafarini CAREOF e DOCVA, Ca di Fr, Federico Luger, le Case dArte e Lia Rumma, che presenta una personale di Anselm Kiefer, La mezzaluna fertile, si continua a pieno ritmo da mercoled 19 a sabato 22. La galleria De Carlo apre il19 con Rob Pruitt; ma la maggior parte delle gallerie inaugura gioved 20: Cannaviello, Colombo Arte Contemporanea, Kaufmann

n. 31 IV 19 settembre 2012

14

www.arcipelagomilano.org Repetto, Minini, Bianconi, Riccardo Crespi, con la personale della brava artista lettone Kristine Alksne, intitolata Displaced Fractures, Mimmo Scognamiglio e tanti altri. Anche il Museo del 900 partecipa alliniziativa, con 5x10: Cinque parole per un decennio, in cui Sergio Bologna racconta il 1960 attraverso cinque parole significative. Continua anche linvestigazione S.A.V.E. Milan, portata avanti dal portale www.thatscontemporary.com, per capire lo stato dellarte nella citt. Presso Lucie Fontaine la seconda tappa, mercoled 19 alle 19. (Tutti i dettagli sul sito www.startmilano.com) Ma di eventi sullarte ce n per ogni gusto, in questo settembre milanese carico di iniziative, anche se quello pi atteso la super mostra di Picasso che si terr a Palazzo Reale dal 20 settembre al 6 gennaio 2013. Un nucleo di opere provenienti dal Museo Picasso di Parigi illustreranno capolavori, vita e stili del maestro spagnolo. Per prepararsi allevento Dario Fo e Franca Rame presentano Picasso desnudo, una lezionespettacolo presso il Teatro dal Verme, in cui attraverso immagini e recitazione approfondiranno la figura di Picasso e il suo lavoro. Dal rapporto con la Commedia dellArte allinteresse che il pittore catalano nutriva verso larte italiana e il Rinascimento, Fo accompagner la lezione con una serie di tavole di falsi dautore tratti dai maggiori capolavori di Picasso e da lui rivisitati con la sua bottega. (Luned 17 e Mercoled 19 Settembre, alle ore 21.00, ingresso gratuito, fino a esaurimento posti). Ma Milano anche moda. In occasione dellimportante settimana della moda femminile, dal 19 al 25 settembre, tra un party e una sfilata, si inserisce anche un evento artistico di primo piano. Il 19 settembre, giorno dapertura, alle ore 20, si svolger la performance artistica Il Terzo Paradiso, di Michelangelo Pistoletto. Il simbolo del Terzo Paradiso di Pistoletto sar ricreato in piazza Duomo grazie alla collaborazione di mille studenti delle scuole di moda, arte e design di Milano, per supportare il Manifesto della Sostenibilit per la Moda Italiana. Un Terzo Paradiso totalmente laico, presentato gi alla Biennale di Venezia nel 2005 con un solco nella terra, e che per Pistoletto un vero e proprio atto di fondazione, per ricreare e riaffermare una connessione importante tra uomo e ambiente, tra cultura e natura. Ma che cos il Terzo Paradiso lo spiega Pistoletto stesso nel suo testo dallomonimo titolo (Marsilio Editore). Cos' il Terzo Paradiso? la fusione tra il primo e il secondo paradiso. Il primo il paradiso in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura. Il secondo il paradiso artificiale, sviluppato dallintelligenza umana attraverso un processo che ha raggiunto oggi proporzioni globalizzanti. () Il progetto del Terzo Paradiso consiste nel condurre lartificio, cio la scienza, la tecnologia, larte, la cultura e la politica a restituire vita alla Terra, congiuntamente all'impegno di rifondare i comuni principi e comportamenti etici, in quanto da questi dipende l'effettiva riuscita di tale obiettivo. Terzo Paradiso significa il passaggio a un nuovo livello di civilt planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza. Un rientro estivo denso di appuntamenti e manifestazioni da non perdere.

Fabio Mauri. The end


Milano impazzisce per gli anni 70. Dopo la mostra dei dipinti di Dario Fo, dopo il piano nobile di Palazzo Reale invaso dalla mostra Milano anni 70, dopo i funerali dellanarchico Pinelli, ecco chiudere il ciclo con Fabio Mauri. The end, retrospettiva importante dedicata allartista romano scomparso tre anni fa. Artista emblematico del 900, Mauri ha saputo come solo pochi, trattare il tema dellideologia e della memoria collettiva e personale, dando vita a un percorso artistico intrecciato a quello autobiografico e personale. Un artista da approfondire, come dimostra anche lomaggio fattogli da dOCUMENTA, rassegna internazionale darte, a Kassel, con la riproposizione della sua performance <<Che cos la filosofia. Heidegger e la questione tedesca. Concerto da tavolo>>, video riproposto anche in mostra. Artista e drammaturgo, fondatore di due riviste di critica darte, Fabio Mauri con le sue opere richiede attenzione, senso storico e una empatia forte, lunica chiave di lettura per un lavoro che mischia insieme storia collettiva e privata. La mostra di Milano, curata da Francesca Alfano Miglietti, si snoda attraverso macro temi che seguono tutta la produzione artistica di Mauri. Ci sono i suoi disegni, i ricami con le scritte The end e La Fine, gli Schermi e tutte le principali installazioni monumentali legate soprattutto al tema dellOlocausto. Toccante e dal significato tuttoggi denso ad esempio Ebrea, installazione del 1971, che ripropone in una stanza una serie di oggetti apparentemente normali e quotidiani e che diventano per parte di una sorta di museo in cui questi oggettisculture prendono un altro, drammatico significato: i titoli indicano in realt una provenienza e una fattura umana: pelle, denti, ossa e capelli di ebrei morti nei campi di sterminio. Mauri arriva a spingere al limite la sopportazione dello spettatore, con la presenza di una sedia in pelle ebrea, proveniente da un campo di sterminio tedesco. Anche Il muro Occidentale o del pianto, 1993, colpisce profondamente. Una parete enorme, fatta tutta di valigie e bauli di cuoio, ricostruisce idealmente per 4 metri daltezza il Muro del Pianto di Gerusalemme, qui con evidente riferimento ai beni e alla vita, simboleggiata dalle valigie che le contenevano, sequestrate agli ebrei prigionieri dei campi di concentramento. Fabio Mauri non era ebreo, come spiega egli stesso nei tanti testi che accompagnano le opere, ma ha vissuto da vicino il dramma storico degli ebrei, con tanti amici partiti e mai pi tornati. E allora ecco anche Manipolazionidi cultura, 1976, immagini della propaganda nazista che mostrano Goebbels alla mostra di Arte Degenerata del 37, scene di famiglie felici e spensierate, giovani inquadrati nei ranghi militari e una vita quasi perfetta sotto il regime tedesco. Completano la rassegna i grandi Schermi, dipinti monocromi realizzate negli anni 50 e che contengono gi un riferimento al cinema e alla civilt contemporanea dellim magine, cos come i grandi e piccoli proiettori posti nella sala video. The End diventa quindi un percorso storico e sociale capace di smuovere lanimo e di coinvolgere con molteplici linguaggi espressivi.

Bramantino: una mostra autoctona

n. 31 IV 19 settembre 2012

15

www.arcipelagomilano.org Promossa e auto - prodotta dal Comune di Milano, quella di Bramantino potrebbe essere la prima di una serie di mostre rivoluzionarie, non tanto per la novit dei temi quanto per la modalit di produzione. A cura di Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi, Bramantino a Milano unespo-sizione quasi monografica dei capolavori milanesi di Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino (1480 - 1530), da Vasari, che gli diede questo soprannome in qualit della sua ripresa dei modi di Donato Bramante, pittore e architetto al servizio di Ludovico il Moro. Che cosha di speciale questa mostra, nel cortile della Rocchetta, Castello Sforzesco, fino a settembre? Innanzitutto la gratuit dellingresso, il fatto che sia munita di due mini guide gratuite, complete di descrizione e dettagli storico - critici sulle opere in esposizione, e infine, il fatto che una mostra a chilometro zero. Tutte le opere presentate al pubblico provengono infatti da musei e collezioni milanesi: lAmbrosiana, Brera, la pinacoteca del Castello e la raccolta di stampe Bertarelli. Questa la grande novit. In un momento di crisi, in cui spesso le mostre sono di poca sostanza e si soliti attirare il pubblico con nomi di grandi artisti, senza presentarne per i capolavori, ecco che si preferito rinunciare ai prestiti esteri, impossibili per mancanza di fondi, e si voluto puntare e valorizzare solo pezzi cittadini di qualit. Compito facile visto che Milano conserva il nucleo pi cospicuo esistente al mondo di opere del Bramantino: dipinti su tavola e tela, arazzi, disegni, affreschi e lunica architettura da lui realizzata, la Cappella Trivulzio nella chiesa di San Nazaro in Brolo. Lesposizione si articola nelle due grandi Sale del Castello Sforzesco che ospitano gi importanti lavori dellartista. Nella Sala del Tesoro dove domina lArgo, il grande affresco realizzato intorno al 1490 e destinato a vegliare sul tesoro sforzesco, sono esposte una trentina di opere, dipinti e disegni, che permettono di capire lo svolgersi della carriere dellartista bergamasco: dalla Stampa Prevedari, un'incisione in rame che il milanese Bernardo Prevedari realizz su disegno di Bramante e che influenz per spazi e monumentalit lopera di Bramantino, allAdorazione del Bambino della Pinacoteca Ambrosiana, alla Madonna e Bambino tra i santi Ambrogio e Michele Arcangelo, con i due straordinari scorci dei corpi a terra. La soprastante Sala della Balla, che accoglie gli arazzi della collezione Trivulzio, acquisiti dal Comune nel 1935, presenta un allestimento completamente nuovo, che dispone i dodici grandi arazzi, dedicati ai mesi e creati per Gian Giacomo Trivulzio, in modo che si leghino tra loro nella sequenza dei gesti e delle stagioni. Un filmato documenta ci che non stato possibile trasportare in mostra: dalla Cappella Trivulzio alle Muse del Castello di Voghera, di cui Bramantino fu responsabile dei dipinti. Una mostra davvero a costo zero, come dichiara lo stesso Agosti. Gratis l'allestimento di Michele De Lucchi, Francesco Dondina ha realizzato gratuitamente l'immagine e il fotografo Mauro Magliani ha lavorato con fondi universitari. La promozione curata gratuitamente; il Fai e gli Amici di Brera hanno dato una mano per gli incontri e la struttura del Comune si rimessa ad agire in proprio in maniera eccellente. Una mostra tutto sommato facile, si gioca in casa, ma che proprio per questo ha un merito in pi: promuovere quello che sotto i nostri occhi tutti i giorni, valorizzarlo e dargli nuovo lustro. Bramantino a Milano - Castello Sforzesco, Cortile della Rocchetta, Sala del Tesoro - Sala della Balla fino al 25 settembre orari: da marted a domenica dalle ore 9.00 alle 17.30. La Sala della Balla, al fine di consentire lo svolgimento di iniziative in programma, il 26 maggio e il 9 giugno chiuder alle ore 14.00, il 15 giugno rester chiusa tutto il giorno, mentre il 14 settembre chiuder alle ore 15.00.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Il libro degli universi
di John D. Barrow Mondadori Editore, Milano, 2012 pp. 360, euro 20,00
John D. Barrow insegna scienze matematiche all'universit di Cambridge e sa che cos luniverso. Ne cos sicuro che ci fornisce le coordinate che ci portano non in un unico universo, cos come lo abbiamo sempre immaginato, ma in una molteplicit di dimensioni che sciorinano davanti ai nostri occhi. Con questo, non intendo dire che una mattina, mentre guardiamo fuori dalla finestra, ognuno di noi pu inventare un universo a proprio piacimento. Sarebbe bello, certo, ma un po troppo fantastico. Cosa direbbe Leopardi, che scrisse in questa immensit sannega il pensier mio, se invece sapesse che gli universi impossibili sono tanti, ma non infiniti? A Einstein dobbiamo riconoscere la primogenitura di unidea che aveva cullato da diverso tempo: fu proprio lui che inaugur una nuova era dellastrofisica, indicandoci come trovare tutte le possibilit di universo che siano coerenti con le leggi della fisica. Da allora astronomi, matematici e fisici si sono sforzati di risolvere le complesse equazioni einsteiniane e di individuarli. Barrow ci accompagna attraverso laffascinante galleria di universi, illustrandone nei dettagli le molteplici caratteristiche. Richard Tolman pensa a un universo oscillante: una palla caldissima delle dimensioni di un pompelmo che si contrae e poi esplode, un continuo susseguirsi di Big Crunch e di Big Bang, non molto diverso da un grande fuoco dartificio. Kurt Gdel ipotizza un universo rotante, dove possibile viaggiare nel tempo, ma vi ricordate le raccomandazioni del professor Doc in Ritorno al futuro? Se tornate indietro e modificate il passato rischiate di non nascere, o di interrompere il continuum spazio-temporale. Quindi, non potete uccidere vostro bisnonno, altrimenti non nascereste, ma forse potreste modificare il vostro conto in banca ritornando ai tempi del boom economico, e non della spending rewiew, ma per questo gli scienziati devono ancora studiare bene.

n. 31 IV 19 settembre 2012

16

www.arcipelagomilano.org

Tra gli universi pi famosi c' l'universo elettrico di Hermann Bondi, dove l'inflazione domina l'universo da quando ha cominciato a espandersi. Ci sono perfino universi magnetici che si basano su una particella primordiale chiamata monupolo e, tra gli universi immaginari, ci sono quelli virtuali, tipo Matrix, nei quali voi stessi siete una simulazio-

ne e la speranza di sopravvivere dipende dalle probabilit di essere simulati nuovamente nella simulazione successiva. Ci sono perfino universi piatti e monotoni, un po come la politica italiana, dove niente originale, niente mai fatto e niente sar mai fatto per la prima volta.

Se volete leggere qualcosa che vi dia una sferzata di fantasia, Il libro degli universi proprio quello che ci vuole. Ma ricordatevi di guardare lora, il giorno e lanno in corso prima di iniziare ad addentrarvi nella lettura, perch potreste perdervi nelle altre dimensioni. (Cristina Bellon)

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org In attesa dellinizio delle stagioni 2012/2013
Il Piccolo Teatro dal 21 al 30 settembre ospita Trametissage, la XII edizione del Festival Trame dAutore, organizzato da Outis centro di drammaturgia contemporanea. Per chiudere il percorso intrapreso nelle ultime due edizioni anche questanno il festival dedicato allAfrica. Non mancano per anche gli autori italiani: da non perdere dal 21 al 23 settembre al Piccolo Teatro Grassi Satyricon, spettacolo in cinque capitoli scritto da Antonio Tarantino, Luca Scarlini, Letizia Russo, Magdalena Barile, Marco Palladini e Andrea Macaluso, regia di Massimo Verdastro. http://www.outis.it/trametissage/ Uno sguardo complessivo della prossima stagione dei teatri milanesi su http://lombardiaspettacolo.com/

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Bella addormentata di Marco Bellocchio [Italia, 2012, 110] con .T.Servillo, A. Rohrwacher, I. Huppert, G. Tognazzi, M. Sansa, M. Riondino
Nel febbraio del 2009, Beppino Englaro decide di trasportare sua figlia Eluana in una struttura ospedaliera che permette linterruzione del trattamento di idratazione e alimentazione forzata che manteneva in vita la donna. Questa vicenda fa da sfondo al racconto delle storie di una dozzina di personaggi, spesso agli antipodi gli uni dagli altri, che sono costretti ad affrontare il dilemma della scelta della morte di un essere umano la cui sofferenza ha reso la vita insopportabile. Marco Bellocchio fugge dalle polemiche e da restrittivi conflitti ideologici per mostrarci unampia visione dellItalia, un paese che appare dominato da strumentalizzazioni e qualunquismo, guidato da una classe politica decisamente inadatta al proprio compito. Il regista, attraverso la figura del senatore Beffardi (Toni Servillo), ci conduce nei luoghi appartati in cui si svolge la vita dissennata e oziosa di coloro che ci amministrano. La loro raffigurazione impietosa. Questi uomini di potere sono smarriti, disperati, totalmente incapaci di affrontare le problematiche esistenziali senza il supporto di farmaci. Risulta logica e consequenziale la loro incapacit a gestire la cosa pubblica. Bellocchio avrebbe potuto servirsi dei recenti scandali per mostrarci lincompetenza o lattitudine alla trasgressione delle leggi da parte dei politici. Al contrario, in Bella addormentata, emerge un gruppo di uomini improvvisati, avvinghiati alle poltrone e asserviti alle linee guide di un partito che li conduce come un gregge. Il senatore Beffardi, che definisce lItalia un paese cinico e depresso, lunico che affronta una crisi di coscienza, determinato a far prevalere la propria libert intellettuale uscendo dal recinto ideologico del proprio schieramento. Nella sua lettera di dimissioni dal partito, il regista gli affida le proprie parole di ammirazione verso Beppino Englaro, un uomo che ha dovuto subire pressioni violente e inadeguate, intromissioni grottesche nella sua sfera privata che Bellocchio non ha mancato di riproporci. Il ritratto quello di un Paese desolante, unItalia che ha smarrito due principi fondamentali: la libert di scelta individuale e il rispetto della dignit altrui. Marco Santarpia In sala a Milano: Eliseo, Apollo, Anteo, Colosseo, UCI Cinemas Bicocca, Plinius

n. 31 IV 19 settembre 2012

17

www.arcipelagomilano.org

GALLERY

VIDEO

MICHELE SALVATI: LA CRISI ECONOMICA E IL MODELLO DI SVILUPPO http://www.youtube.com/watch?v=giATMEwsKXI

n. 31 IV 19 settembre 2012

18

Potrebbero piacerti anche