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La crisi in povere parole

Il fascino delle parole consta soprattutto del significato latente, del non-detto che stuzzica e provoca una reazione, un impulso verso una ricerca oppure un sogno, rimandando quindi ad una vitalit che si rincorre tra enunciazione e decifrazione, tra la soggettivit di chi interpreta il mondo e l'oggettivit del mondo che si pu percepire, in un rimando incessabile e inesauribile nel continuo variare delle cose umane e non. Finanche concetti trascendenti che avrebbero ambito a determinare una certa fissit di fattori e valori, hanno manifestato una tendenza storica al carattere mutevole, ad esempio senza scomodarci in pretestuose analisi sinteticissime il (prima gli) Dio creatore, l'eterno oppure la bellezza. Questo potenziale insito nelle qualit della parola ben conosciuto nella poesia (o meglio nell'arte letteraria giacch la poesia determinata da canoni tecnici fissi di aristotelica memoria) nell'intento di evocare, offrire una visione estetica non-finita ossia un'espressione orientata verso un interprete attivo nella relazione, per un altro che non posto in un ruolo di subordinazione anche se fruitore. Diversa la situazione nei linguaggi tecnici, dove il taglio espressivo ridotto al minimo della vaghezza, le definizioni devono caratterizzarsi entro limiti specifici e le tassonomie possono essere escludenti, nel senso che chi non ha le cognizioni necessarie si trova al di fuori della sfera di comprensione. I neologismi e le novit sono frequenti in entrambi ma hanno un'origine differente se consideriamo che possono sorgere da un'esigenza della coscienza (o di una specificit espressiva data per trasgressione o in vista di una proposta di un nuovo gusto del linguaggio), oppure che derivano da un'impostazione meramente strumentale nella quale i nuovi termini archiviano definitivamente le precedenti definizioni tecniche, nell'interesse di coloro che apportano le innovazioni. Antico e moderno, quindi, sono categorie che vengono percorse, attraversate o superate - in modalit ovviamente distinte come la notte e il giorno - da entrambi i linguaggi, con l'obiettivo di un vantaggio individuale o collettivo. La mia riflessione vuole soffermarsi sul linguaggio tecnico (o dei tecnici) e delle connessioni con i due ambiti del pubblico e del privato. Contestuali alla crisi. Il pubblico (sempre per fare ordine nel ragionamento) ha una ragione d'esistenza nel benessere di una comunit ed composto dalle amministrazioni pubbliche o dagli enti che gestiscono e forniscono dei servizi essenziali alla collettivit come istruzione, tutela fisica, rappresentanza politica, assistenza medica, ecc., mentre il privato si compone di individui, imprese e societ che osservando le leggi

forniscono beni o servizi con il fine di perseguire un profitto. Si producono cos merci e prestazioni che i cittadini consumano e si formano capitali quantificabili in moneta positivi se in credito e negativi se in debito. Siamo all'ABC? Abbiate pazienza, pretendo un milionesimo della tolleranza di cui quotidianamente beneficiano altri a. b. c. politici o abc(e) finanziarie... E vorrei, a tal proposito, porre una questione: ma lo Stato l'insieme di pubblico e privato? Da quando la crisi onnipresente in qualsiasi discorso, tg, riunione, pranzo e cena, abbiamo assimilato parole mai udite prima e da ci si potrebbe postulare una situazione inedita che soltanto dei brillanti professionisti specializzati possono affrontare. E quindi stop alla politica, o a quel chiacchiericcio da porcellum di parvenu sponsorizzati che ci ha fatto rimpiangere i vecchi tromboni della prima repubblica e buon pomeriggio all'antipolitica. Ma soprattutto tappeto rosso ai tecnici. Spread, spending review, rating, fiscal compact, governance, short selling, austerity, ltro, cds over-the-counter, default. Ma davvero cambiato tutto! Questi sono i contenitori linguistici che profilano il nostro orizzonte e rarefanno l'esercizio della comprensione e della critica. Cos il non-detto, mascherato e mistificato in lingua straniera, mira ad un blocco da panico come reazione. Tranne il primo dell'elenco proposto, che in realt stato spiegato e sfruttato solo per rendere quantificabile lo scarso pregio del povero Stato-Italia, sulle altre permane un velo di oscurit che i media non osano infrangere. Un esempio su tutti vale per il temine governance che ancora non ha una traduzione certa, mentre certissima la sua applicazione (dal sito giuripol.unimi.it estraggo la definizione pi convincente che ho saputo trovare: La governance stata vista, in definitiva, come un modo di perseguire un'azione unitaria da parte di una societ complessa, espressione di interessi pluriarticolati, e quindi come il percorso attraverso il quale le differenti posizioni di cittadini, imprese, associazioni o, pi in generale, di pi soggetti sociali sono tradotte in scelte effettive di politiche (Kohler e Koch, 1999): in questo senso potrebbe essere anche assimilabile a un processo di intermediazione di interessi di cui sono portatori attori pubblici e attori privati, adattabile ai processi decisionali di sistemi complessi. Sotto quest'angolazione si presta, pertanto, all'individuazione delle relazioni, cio di procedure, che s'instaurano tra soggetti di un'organizzazione complessa, coinvolgendo i processi decisionali concernenti le definizioni delle politiche. In realt, il processo non si limita a un coinvolgimento, pi o meno marcato, attraverso procedimenti inclusivi dei vari soggetti nella selezione degli obiettivi, potendo interessare anche le fasi successive relative all'implementazione delle decisioni. Il

concetto di governance, estraneo al linguaggio giuridico, induce i giuristi a confrontarsi con una visione differente da quella con la quale sono soliti inquadrare il potere pubblico le tradizionali forme di suo esercizio e la societ civile. Un modello di governance, in sintesi, comprende tutti quei processi e quegli strumenti che, seppure riferiti o comunque coinvolgenti istituzioni pubbliche, esulano tuttavia dalle tradizionali forme e dai tradizionali strumenti di governo e che sono ben riassunti nella formula inglese governing without government. In questa direzione ma con maggior enfasi (Mayntz, 1999) il termine stato usato per indicare un nuovo stile di governo da un modello orientato dal controllo gerarchico e caratterizzato da forme di cooperazione e da interazione tra stato e soggetti privati (anche collettivi), in altri termini, a forme di interrelazioni che costituiscono sistema. Modalit o insieme di strumenti utilizzati per l'elaborazione e lo sviluppo delle policies caratterizzati da maggiore trasparenza dei processi decisionali, con apertura e coinvolgimento degli stakeholders (pi in generale, soggetti non istituzionali) sia attraverso una maggiore informazione sia attraverso la loro inclusione nella fase d'ascolto. Infine, si riferisce alle nuove tecniche di perseguimento degli obiettivi (command and control, open method of coordination) non strutturate su principi gerarchici autoritativi tipici degli stati nazionali.) Per i politici e i giornalisti, allora, meglio defilarsi e lasciare tutto nelle mani sapienti della nuova governanza (ricordate il Franza o Spagna purch se magna?). Coi cittadini si parler d'altro. Posto che non possibile qui chiarire le problematiche del debito pubblico, dei salvataggi dei banchieri, dell'euro moneta comune in un sistema disomogeneo, dei parametri finanziari con la Germania o dei trattati europei coercitivi, ecc., per contingenze spazio-temporali e forse per capacit personali, vorrei evidenziare come la colonizzazione linguistica corra parallelamente ad una concentrazione di potere economico, politico, ideologico e quindi linguistico che si insinuato fino a sfibrare ogni differenza possibile tra il pubblico ed il privato. E, ahim, risiede all'estero mentre i suoi lacch sono facilmente reperibili anche sul territorio nazionale al costo di trenta denari pi qualche privilegio sotto lo stendardo di partito. Perch - e fin qui se ci sono arrivato io figuriamoci gli economisti, i bocconiani ed i professori per finanziare lo Stato per le sue spese o si aumentano gli introiti (esportazioni, crediti finanziari e tasse) o si fa ricorso al debito con banche private. Il mercato (altra parola contenitore dal significato nebuloso) dei titoli di Stato italiani risulta facilmente reperibile in una lista sul sito web del Ministero del Tesoro: Banca IMI SpA, Barclays Bank PLC, BNP Paribas, Citigroup Global Markets Ltd., Commerzbank AG, Crdit Agricole Corp. Inv. Bank, Credit Suisse Securities (Europe) Ltd., Deutsche Bank AG, Goldman Sachs Int. Bank, HSBC France, ING Bank N.V., JP Morgan Securities Ltd.,

Merryl Lynch, Monte dei Paschi di Siena SpA, Morgan Stanley & CO Int. PLC, Nomura Int. PLC, Royal Bank of Scotland PLC, Socit Gnrale Inv. Banking, UBS Ltd, Unicredit Bank AG. Una lista affine a quella presente su uno studio firmato da Stefania Vitali, James B. Glattfelder e Stefano Battiston per lIstituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo, pubblicato su New Scientist qualche tempo fa che rivelava come 787 corporations controllano l'80% dei flussi di mercato e le 147 maggiori ben il 40% del potere finanziario totale del mondo. Quindi evidente che i flussi di capitali privati determinino le scelte economiche delle comunit, perch su queste lucreranno. Ed ecco perch l'uniformit delle regolamentazioni europee debbano essere espresse con un linguaggio tecnico che strumentalmente impone una nuova operativit istituzionale. L'innovazione che cancella il sostrato anche culturale precedente. Risultato? lo Stato l'immagine del debito ed il privato quello del salvataggio. Non sar che se tutto ci fosse alla luce del sole noi non pagheremmo il 6% d'interesse? Vorrei puntualizzare che personalmente non parteggio per una delle due gestioni e non vorrei essere frainteso circa il riconoscimento della possibilit di ognuna o della commistione di entrambe di generare benefici, proprio perch come per il linguaggio anche per il denaro importante il come si utilizza. N credo che la situazione nazionale precedente fosse sana e difendibile, ma in fin dei conti perch non ce la prendiamo con i rappresentanti con nome e cognome anzich con la struttura istituzionale? Perch tenerci i politici inaffidabili e incapaci di garantire organi di controllo e rinunciare allo Stato, alla partecipazione e alla trasparenza? Ricollegandomi alla domanda anteriore, la comunit Europea un insieme di Stati?

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