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IL GOVERNO LOCALE VERSO IL QUARTO DECENTRAMENTO di Marco ORLANDO Questa scheda rappresenta una sintesi dei principali aspetti

istituzionali che interessano gli enti locali, alla luce del decreto n. 95/2012 sulla cd. spending review, convertito nella legge n. 135 del 7 agosto 2012 e della precedente legislazione in materia. Uno sguardo agli ultimi dieci anni di riforme Lodierna disciplina in materia di riordino delle province, istituzione delle citt metropolitane ed esercizio associato delle funzioni comunali costituisce il punto di arrivo di un percorso legislativo risalente a dieci anni fa. Il timer va infatti fatto partire dalla legge 131/2003 (cd. Legge La Loggia) che, per prima, aveva proseguito lattuazione del cd. terzo decentramento inaugurato dalla legislazione ordinaria della fine anni 90 e sanzionato con la riforma del Titolo V della Costituzione. Allepoca della legge La Loggia risaliva anche la prima delega al Governo per lindividuazione delle funzioni fondamentali e per la revisione delle disposizioni ordinamentali degli enti locali, nel limite di intervento consentito dalla nuova Costituzione alla legislazione statale. Come ben noto, limpianto della legge 131/2003, costruito intorno alla definizione delle funzioni fondamentali degli enti locali, rimasto lungamente inattuato. E mentre in Parlamento procedeva con molti ostacoli il progetto di un nuova Carta delle Autonomie Locali, con i provvedimenti legislativi di carattere finanziario a partire dal 2006 i governi hanno modificato con una discreta costanza il quadro di riferimento. Il momento pi significativo di questo processo vagamente distonico sul piano istituzionale, si registrato nel 2009 con lapprovazione della legge delega sul federalismo fiscale, a sua volta norma dattuazione del quadro costituzionale riformato e, segnatamente, dellart. 119. Come noto, nella legge delega n. 42/2009, il Parlamento aveva fornito un elenco di sei funzioni fondamentali di comuni e province, specificando che esse rilevavano ai soli fini della determinazione dei costi standard e lasciando impregiudicata la possibilit che il progetto della nuova Carta delle Autonomie, di l a un tempo imprecisato, ne cambiasse il numero, il contenuto e lampiezza. I tre anni che, da allora, sono trascorsi hanno per dimostrato che lelenco contenuto nella legge sul federalismo fiscale ha prevalso su ogni altro progetto di riforma. Esso, infatti, stato poi richiamato nei provvedimenti legislativi che, a vario titolo, hanno inciso sullorganizzazione di molte delle funzioni del governo locale: dal D.L. 78/2010 che per primo ha spinto i comuni verso forme coattive di esercizio associato, al D.L. 138/2011 e fino al D.L. 95/2012, che ha compiuto quellopera di riordino generale del sistema che era lecito attendersi dal nuovo Testo Unico, il cui progetto, invece, rimasto sulla carta. Questo il primo dato significativo dellintero processo: da un iniziale equilibrio tra liniziativa parlamentare e quella governativa, molto ben espresso dalla legislazione attuativa della riforma Bassanini, si passati invece al netto predominio delliniziativa governativa che, nellarco di quattro anni, ha dettato la linea alla riforma, condizionando del tutto lagenda parlamentare dietro lurgenza di operare riforme istituzionali sostanzialmente giustificate dalle difficolt di finanza pubblica.

Lo stesso si pu dire, per, nei confronti dei poteri legislativi regionali. Laddove, ancora nella legge La Loggia del 2003 vi era un chiaro riconoscimento della potest legislativa regionale, gli ultimi anni hanno invece visto il frequente ricorso del Parlamento (sempre su iniziativa governativa) ai principi di coordinamento della finanza pubblica, che hanno consentito la riattrazione alla sfera di intervento del legislatore statale su molte materie che erano ormai pacificamente considerate di potest (quantomeno concorrente) delle regioni. Non compito di questo documento esprimere una valutazione di merito su tali cambiamenti nei rapporti di forza fra istituzioni della Repubblica: tuttavia pare evidente come si sia usciti molto chiaramente dalla logica che aveva ispirato il terzo decentramento italiano per approdare a qualcosa di diverso, un mix di neocentralismo sia statale che regionale, operato pi in funzione degli equilibri finanziari che in funzione di quelli istituzionali. Una sorta, per cos dire, di sussidiariet alla rovescia. Ma se si osserva con sufficiente distacco questo processo, facile ricostruirne la logica complessiva. Nel merito delle questioni relative alle funzioni del governo locale, il criterio ispiratore infatti definibile come segue: i servizi di prossimit al cittadino devono essere gestiti da aggregazioni di comuni non inferiori a soglie demografiche consistenti (5-10.000 abitanti secondo la legge statale), mentre i servizi di tipo sovra comunale e le funzioni di area vasta devono essere gestite da aggregazioni di province o da Citt Metropolitane. In entrambi i casi evidente come tutto ci che accade sotto le soglie di aggregazione comunale o provinciale non sia ritenuto molto rilevante: per questo aspetto, possibile notare la distanza fra questo impianto e quello ispirato dal principio di sussidiariet verticale e dal riconoscimento dei comuni (di qualsiasi comune) come i primi e principali interlocutori della collettivit amministrata. Se quindi il primo decentramento (quello degli anni 70) pass alla storia come la prima affermazione delle neonate regioni, il secondo decentramento (quello della legge 142/90) oper un riequilibrio a favore dei comuni e delle province che si videro riconoscere ampi tratti di autonomia e il terzo decentramento (quello delle leggi di fine anni 90) fu il tentativo di equilibrare la multilevel governance nei due criteri di sussidiariet ed adeguatezza, probabile che oggi si entri nel quarto decentramento, in cui lo Stato (per via dei poteri di coordinamento della finanza pubblica), le Regioni (per via della potest legislativa) e le aggregazioni di enti locali riportano indubbiamente verso lalto lasticella dellorganizzazione dei poteri pubblici. Qualche aspetto della nuova multilevel governance nel D.L. 95/2012 I Comuni Il D.L. 95/2012 porta a 10 il catalogo delle funzioni fondamentali dei comuni, riorganizzandole fino a comprendere la quasi totalit delle funzioni classificate nei bilanci municipali. La novella, inoltre, definisce in modo pi articolato (rispetto al 2009) il contenuto di molte funzioni. I COMUNI (le funzioni sono ordinate a partire dalla colonna centrale) 2

FUNZIONI FONDAMENTALI PER LA LEGGE 42/2009 a) funzioni generali amministrazione, gestione e di controllo

FUNZIONI FONDAMENTALI PER IL D.L. 95/2012

FUNZIONI CLASSIFICATE NEL BILANCIO COMUNALE Funzione 1 Funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo

di a) organizzazione generale di dell'amministrazione, gestione finanziaria e contabile e controllo;

d) funzioni nel campo della b) organizzazione dei Funzione 8 - Funzioni nel viabilit e dei trasporti servizi pubblici di interesse campo della Viabilit e dei generale di ambito Trasporti comunale, ivi compresi i servizi di trasporto pubblico comunale c) catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente d) la pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale nonch la partecipazione alla Funzioni pianificazione territoriale di Funzione 9 riguardanti la gestione del livello sovracomunale Territorio e dell'Ambiente e) attivit, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi f) l'organizzazione e la gestione dei servizi di raccolta, avvio e smaltimento e recupero dei rifiuti urbani e la riscossione dei relativi tributi f) funzioni sociale. del settore g) progettazione e gestione Funzione 10 - Funzioni nel del sistema locale dei settore Sociale servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini

e) funzioni riguardanti la gestione del territorio e dellambiente, fatta eccezione per il servizio di edilizia residenziale pubblica e locale e piani di edilizia nonch per il servizio idrico integrato

c) funzioni di istruzione h) edilizia scolastica per la Funzione 4 - Funzioni di pubblica, ivi compresi i parte non attribuita alla 3

servizi per gli asili nido e competenza delle province, Istruzione pubblica quelli di assistenza organizzazione e gestione scolastica e refezione, dei servizi scolastici nonch ledilizia scolastica b) funzioni di polizia locale i) polizia polizia locale municipale e Funzione 2 Funzioni amministrativa relative alla Giustizia Funzione 3 - Funzioni di Polizia locale

l) tenuta dei registri di stato (v. Funzione 1) civile e di popolazione e compiti in materia di servizi anagrafici nonch in materia di servizi elettorali e statistici, nell'esercizio delle funzioni di competenza statale (N.B. questa funzione non soggetta allobbligo di esercizio in forma associata) Funzione 5 Funzioni relative alla Cultura e ai beni culturali Funzione 6 - Funzioni nel settore Sportivo e Ricreativo Funzione 7 Funzioni nel campo turistico Funzione 11 - Funzioni nel campo dello Sviluppo economico Funzione 12 - Funzioni relative ai Servizi produttivi

La tabella di corrispondenze mostra abbastanza chiaramente come alcune funzioni oggi svolte dai Comuni, quali la cultura, lo sport, il turismo, lo sviluppo economico e i servizi produttivi, non siano considerate funzioni fondamentali: levidenza non priva di implicazioni, poich per quanto previsto dai decreti legislativi n. 216 del 2010 (sui costi standard) e n. 23 del 2011 (sulla fiscalit municipale), dette funzioni a regime non saranno finanziate integralmente con la somma delle entrate proprie e del Fondo Sperimentale di Riequilibrio e, quindi, resteranno a carico delle maggiori entrate 4

(imposte di scopo o trasferimenti regionali) che i comuni potranno eventualmente vantare. Vi poi unaltra implicazione, attinente agli obblighi di gestione associata. Come noto, lart. 16 del D.l. 138/2011, convertito nella legge 148/2011 e modificato dal decreto di agosto 2012 ha stabilito per i comuni sotto i 1000 abitanti lobbligo della gestione associata in Unione di <<tutte le funzioni e tutti i servizi loro spettanti sulla base della legislazione vigente>>. Per i comuni compresi tra i 1000 e i 5000 abitanti, invece, lobbligo riguarda le sole funzioni fondamentali. Pare evidente, quindi, che i comuni piccolissimi dovranno aggregare anche funzioni che non saranno integralmente finanziate e, pertanto, dovranno valutare la possibilit di attivare la potest di imposizione tributaria che oggi il legislatore affida alle Unioni (art. 16, comma 2 del D.L. 138/2011 come modificato dal D.L. 95/2012). E qualora, invece, i fondi derivino da trasferimenti regionali, sar bene considerare le Unioni (e non pi i singoli comuni) come destinatari di tali trasferimenti. In Piemonte, questa semplice considerazione destinata a modificare radicalmente la logica dei trasferimenti finanziari di parte regionale, che oggi sono divisi tra un fondo unico per le funzioni conferite e un fondo per lincentivazione delle gestioni associate. Posto che, ormai, per i comuni inferiori a 1000 abitanti la gestione associata non pi una facolt ma un obbligo, non sarebbe illogico fondere i due fondi, sempre in attesa della fiscalizzazione dal 2013/2015 anche di questultimo canale di finanza derivata.

Lassociazionismo comunale Il decreto legge di agosto ha operato un passo verso la semplificazione di un tema che, invece, con il decreto del 2011 era stato inopinatamente reso di difficile attuazione. Lart. 19 del D.L. 95/2012 infatti intervenuto direttamente sia in modifica della disciplina delle Unioni di comuni prevista dallart. 32 del Testo Unico Enti Locali e sia in riforma dellart. 16 del D.L. 138/2011 che aveva istituito le unioni municipali per i comuni sotto i 1000 abitanti. La nuova normativa oggi prevede quindi che i comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti possano scegliere tra: (per i comuni da 0 a 1000 abitanti) proporre entro il 7/1/2013 alla Regione di costituire entro il 31/12/2013 ununione speciale chiamata a gestire (oltre a tutte le funzioni e i servizi) anche la programmazione economico-finanziaria, la gestione contabile, la potest impositiva e il patrimonio. In queste unioni, i comuni aderenti si limiteranno a concorrere alla predisposizione del bilancio di previsione dellunione e cederanno alla stessa tutte le proprie risorse umane e strumentali, oltre ai rapporti finanziari. Secondo le soglie stabilite dalla legislazione statale (salve deroghe regionali) la popolazione risultante non dovr essere inferiore a 5000 abitanti, che diventano 3000 se lunione deriver da una preesistente comunit montana. Il Consiglio di queste unioni speciali sar composto da tutti i sindaci e integrato da due consiglieri comunali per ciascuno dei comuni aderenti, eletti dai rispettivi consigli con la garanzia della rappresentanza delle minoranze. Il presidente dellunione sar eletto dal Consiglio, durer in carica due anni e mezzo ed eserciter tutte le funzioni che la legge assegna al Sindaco, comprese quelle di ufficiale di governo. La Giunta sar di nomina fiduciaria del Presidente e gli assessori verranno scelti tra i componenti 5

del Consiglio dellUnione in un numero non superiore a quello previsto per i comuni aventi popolazione pari a quella dellUnione. Va da s che, allatto della proclamazione degli eletti negli organi di governo dellUnione, le giunte comunali decadranno. Va ancora sottolineato che queste unioni, dal 2014 saranno soggette al patto di stabilit interno. (per i comuni da 0 a 5000 abitanti) Stipulare una o pi convenzioni di durata almeno triennale, fra comuni che complessivamente dovranno risultare non inferiori a 10.000 abitanti, salvo diverso limite da individuare a cura della Regione. Le convenzioni dovranno comprovare il conseguimento di significativi livelli di efficacia ed efficienza gestionale. Questo giudizio sar espresso dal Ministero dellInterno, il quale potr obbligare i comuni ad attivare una gestione mediante Unione. (per i comuni da 0 a 5000 abitanti) Costituire una unione classica ai sensi dellart. 32 TUEL o, qualora, ne facciano gi parte, confermare tale adesione ai sensi del comma 4 dellart. 19 D.L. 95/2012. Ai sensi dellart. 14, commi da 26 a 31 del D.L. 78/2010, queste Unioni saranno chiamate a gestire almeno le funzioni fondamentali (escluso: stato civile, anagrafe e servizi elettorali), nonch tutte le ulteriori funzioni che potranno essere previste dallo Statuto. Esse dovranno avere popolazione complessiva non inferiore a 10.000 abitanti, salva deroga da parte della legge regionale. Qualora lUnione venga costituita in prevalenza da comuni montani, potr svolgere ulteriori funzioni previste dalla Costituzione e dalle leggi nazionali e regionali sulla montagna. LUnione ricever per conferimento dai comuni le risorse umane e strumentali relative alle sole funzioni trasferite e dovr dimostrare linvarianza immediata delle spese di personale, nonch - nel tempo significativi risparmi di questa voce di spesa. Il parametro sul quale misurare i risparmi sar ovviamente dato dal confronto con la somma delle relative spese dei comuni aderenti. LUnione non avr potest impositiva ma ad essa competer il gettito delle tasse, delle tariffe e dei contributi sui servizi che amministra. Anche gli organi di queste Unioni saranno composti da amministratori dei comuni aderenti, ma con modalit diverse da quelle viste per le unioni speciali: il Presidente verr scelto tra i sindaci e la Giunta sar scelta tra gli assessori dei comuni aderenti. Il Consiglio sar eletto dai singoli consigli comunali in un numero di componenti non superiore a quello previsto per i comuni aventi popolazione pari a quella dellUnione. Posto che in questi consigli non siederanno necessariamente solo i sindaci dei comuni, la garanzia delle minoranze non assicurata dalla legge ma sar rimessa alle modalit di elezione previste dallo Statuto dellUnione. Naturalmente, la costituzione di questo genere di Unione non comporta la decadenza delle giunte comunali.

Per tutti i comuni sotto i 5000 abitanti, gli obblighi di gestione associata hanno le seguenti scadenze: entro il 1 gennaio 2013, almeno tre funzioni fondamentali; entro il 1 gennaio 2014, le altre sette funzioni fondamentali.

Ai sensi del comma 31-ter del D.L. 78/2010, linadempimento sanzionato dal Prefetto, che assegna ai comuni un termine per adempiere, decorso il quale opera lesercizio sostitutivo del Governo ai sensi dellart. 8 della legge La Loggia. Le Province La soluzione che il Legislatore ha individuato per le province sconta gli effetti di una pesante campagna mediatica di tipo denigratorio, nonch loggettiva proliferazione delle amministrazioni provinciali negli ultimi dieci-quindici anni. Dal punto di vista dellistituzione provinciale, il punto di arresto rappresentato dal D.L. 95/2012 parla di riordino e non pi di soppressione delle province, come invece faceva il disegno di legge costituzionale approvato dal Governo l8 settembre 2011 o il testo originario dellart. 15 del D.L. 138/2011, poi in larga parte soppresso in sede di conversione nella legge n. 148/2011. Il riordino riguarda <<tutte le Province delle regioni a statuto ordinario>>, fatte salve le province nel cui territorio si trova il capoluogo di Regione e quelle confinanti solo con province di regioni diverse o con le attuali province di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria che sono destinate a essere soppresse con contestuale istituzione delle relative Citt metropolitane. la Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 24/7/2012 ha comunque fissato i seguenti criteri di riordino: a) dimensione territoriale risultante non inferiore a duemilacinquecento chilometri quadrati; b) popolazione residente risultante non inferiore a trecentocinquantamila abitanti; c) contiguit territoriale; d) assunzione del ruolo di capoluogo di provincia da parte del comune gi capoluogo di provincia con la maggior popolazione residente, salvo il caso di diverso accordo tra i comuni gi capoluogo delle province oggetto del riordino. e) divieto di accorpamento di una o pi province con una delle citate province destinate a diventare Citt Metropolitane. Quanto alla procedura di riordino, essa si compone di unipotesi che il Consiglio delle Autonomie Locali deve formulare entro il 3 ottobre 2012 e trasmettere alla Regione entro il giorno successivo per la formulazione di una proposta. La Regione ha tempo fino al 24 ottobre 2012 per trasmettere la proposta al Governo. Le province vengono definitivamente riordinate con un atto legislativo di iniziativa governativa (presumibilmente un disegno di legge) redatto <<sulla base>> delle proposte regionali, espressione che mette bene in luce come non vi sia un preciso obbligo per il Governo di seguire le proposte avanzate dalle regioni. Contestualmente, potranno essere ridefiniti gli ambiti territoriali delle Citt Metropolitane qualora le proposte regionali abbiano recepito le eventuali iniziative dei comuni (ai sensi dellart. 133 Cost.) che, tuttavia, devono essere state deliberate entro il 20 luglio scorso. Come autorevolmente sostenuto, il processo comporta la compressione e la sospensione di una serie di poteri e regole legislative oggi vigenti e derivate dal principio costituzionale di autonomia: liniziativa dei Comuni nella modifica delle circoscrizioni 7

provinciali, la potest statutaria regionale in ordine ai compiti dei Consigli delle Autonomie Locali, la carenza di potest dello Stato nel legiferare su materie eccedenti le funzioni fondamentali, la forma di governo e la legislazione elettorale degli enti locali. Cos come stato osservato che riservare il riordino a un atto legislativo di iniziativa governativa, significa inibire il potere di iniziativa legislativa agli altri soggetti cui la Costituzione lo riconosce: i parlamentari, ad esempio. Va da s che questi rilievi saranno portati innanzi alla Corte Costituzionale da alcune regioni italiane: peraltro, la Corte gi chiamata a discutere sulla legittimit costituzionale dellart. 23 del D.L. 201/2011 (convertito nella legge 214/2011) che aveva profondamente modificato sia la forma di governo che le funzioni delle province. Quanto al primo aspetto (forma di governo), quel decreto aveva stabilito la soppressione delle giunte provinciali e lelezione di secondo grado del Consiglio, da parte di un corpo elettorale composto dai sindaci e dai consiglieri comunali. Entro il 31 dicembre 2012 previsto che la legge dello Stato definisca puntualmente il sistema elettorale del Consiglio provinciale. Anche il Presidente delle nuove province, a mente del D.L. 201/2011 dovr essere eletto non pi direttamente, ma bens dal Consiglio provinciale stesso. Quanto alle funzioni, il decreto (art. 23, comma 14) prevedeva che alle province spettassero <<esclusivamente le funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attivit dei Comuni nelle materie e nei limiti indicati con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze>>. Le province avrebbero quindi perso la titolarit di qualsiasi funzione amministrativa, conferita sia dallo Stato che dalle Regioni. Queste ultime avrebbero quindi dovuto, entro il 31 dicembre 2012, trasferire ai comuni le funzioni amministrative gi esercitate dalle province, salvo che non ne rivendicassero lesercizio unitario a livello regionale. Limpianto cos delineato (ente di mero coordinamento con forma di governo semplificata ed elezione di secondo grado) stato modificato in parte sostanziale dal D.L. 95/2012. Lart. 17, comma 6 fa salve le funzioni di indirizzo e coordinamento, ma il comma 9 dello stesso articolo restituisce alle province riordinate la titolarit di funzioni amministrative di area vasta: LE PROVINCE (funzioni fondamentali come enti di area vasta) a) pianificazione territoriale provinciale di coordinamento valorizzazione dell'ambiente, per gli aspetti di competenza; nonch tutela e

b) pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, in coerenza con la programmazione regionale nonch costruzione, classificazione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente; c) programmazione provinciale della rete scolastica e gestione dell'edilizia scolastica relativa alle scuole secondarie di secondo grado.

Restano inoltre alle province le funzioni da queste esercitate per effetto del conferimento da Stato o Regione ai sensi dellart. 118 Cost. Tuttavia, parrebbe invariato anche lobbligo per le regioni di conferire ai comuni le predette funzioni e, al comma 6, viene affermato il potere dello Stato di sottrarre alle province le funzioni da questo originariamente attribuite e ancora rientranti nella potest legislativa esclusiva statale. Queste funzioni, secondo il D.L. 95/2012 dovranno essere trasferite ai comuni. Non sfugge a nessuno la palese contraddittoriet delle norme che, da un lato conservano e dallaltro tolgono alle province le funzioni che oggi esse esercitano e che non rientrano nelle funzioni prima elencate come fondamentali di area vasta. Quanto alla forma di governo, invece, il D.L. 95/2012 si limita a confermare la soppressione delle giunte e lelezione di secondo grado previste dal decreto Salva Italia del novembre 2011. Le citt metropolitane Le dieci citt metropolitane nasceranno il 1 gennaio 2014, ovvero alla precedente data di cessazione degli attuali mandati amministrativi. Il D.L. 95/2012 fa piazza pulita dei precedenti modelli di citt metropolitana, previsti dagli artt. 22 e 23 del Testo Unico e dagli artt. 23 e 24 della legge n. 42/2009 e li sostituisce con un modello interamente regolato dalla legge dello Stato e che parte dallassunto secondo cui il territorio della Citt Metropolitana coincider in prima istanza con quello delle attuali province soppresse. Per questo aspetto, il legislatore non nega lautonoma iniziativa ai comuni che volessero deliberare ladesione a una provincia limitrofa ma, di fatto, lo inibisce per effetto del processo di riordino delle province prima descritto. E infatti evidente che, se un comune non aderisce alla Citt Metropolitana deve aderire a una delle province limitrofe, per le quali il timing del riordino non ammette modifiche alle circoscrizioni provinciali che siano state deliberate dopo il 20 luglio scorso. Quindi se ne parler, eventualmente, dopo il 1 gennaio 2014 quando cio saranno state riordinate le province e costituite le Citt Metropolitane. Coerentemente ai poteri legislativi statali in materia di organi di governo, il comma 3 dellart. 18 stabilisce che la Citt Metropolitana avr un Consiglio e un Sindaco metropolitano. Questi, a differenza dei presidenti delle province riordinate, potr nominare un vicesindaco e attribuire deleghe ai consiglieri, ricostituendo in questo modo una sorta di organo esecutivo. Il comma 5 fissa poi la composizione del Consiglio metropolitano, che avr un numero variabile tra 10 e 16 membri in funzione della popolazione residente. I membri del Consiglio Metropolitano, al pari dei consigli nelle province riordinate saranno eletti fra i sindaci e i consiglieri comunali da un collegio composto da loro stessi. Ferme queste (poche) regole stabilite dal legislatore, la forma di governo delle Citt Metropolitane poi ampiamente rimandata allo Statuto dellEnte, che dovr essere elaborato da un organo la Conferenza Metropolitana istituito ex lege e che dovr essere composto dai sindaci dei comuni compresi nella (futura) Citt Metropolitana e dal Presidente della relativa Provincia. Lo Statuto (provvisorio) dovr essere approvato al pi tardi entro il 31 ottobre 2013 a maggioranza dei 2/3 dei componenti e, comunque, con il voto favorevole del Sindaco del comune capoluogo e del Presidente della

Provincia. Qualora non venga approvato lo Statuto, il Sindaco del capoluogo diventer di diritto il Sindaco Metropolitano, almeno fino allapprovazione dello Statuto definitivo. In particolare, lo Statuto (provvisorio) potr scegliere una delle seguenti possibilit alternative: che il sindaco del Comune capoluogo divenga di diritto Sindaco Metropolitano; che il Sindaco Metropolitano sia eletto con le modalit che la legge statale indicher per lelezione del Presidente nelle province riordinate; che il Sindaco sia eletto a suffragio universale e diretto, ma solo nel caso in cui lo Statuto stesso preveda, su proposta del Comune capoluogo, larticolazione dello stesso in pi comuni. Questa opzione innesca un sotto-processo decisionale che implica lacquisizione di un parere della Regione sulla proposta di Statuto e un referendum da tenere fra tutti i cittadini della citt metropolitana. Il referendum potr prescindere dal quorum di validit nel caso di un parere favorevole della Regione, mentre avr un quorum del 30% degli aventi diritto in caso di parere negativo. Allesito favorevole del referendum corrisponder lazione legislativa della Regione, la quale entro i novanta giorni successivi dovr provvedere alla modifica delle circoscrizioni territoriali dei comuni.

A norma del comma 9, anche compito dello Statuto (provvisorio e poi definitivo): a) regolare l'organizzazione interna e le modalit di funzionamento degli organi e di assunzione delle decisioni; b) regolare le forme di indirizzo e di coordinamento dell'azione complessiva di governo del territorio metropolitano; c) disciplinare i rapporti fra i comuni facenti parte della citt metropolitana e le modalit di organizzazione e di esercizio delle funzioni metropolitane, prevedendo le modalit con le quali la citt metropolitana pu conferire ai comuni ricompresi nel suo territorio o alle loro forme associative, anche in forma differenziata per determinate aree territoriali, proprie funzioni, con il contestuale trasferimento delle risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per il loro svolgimento; d) prevedere le modalit con le quali i comuni facenti parte della citt metropolitana e le loro forme associative possono conferire proprie funzioni alla medesima con il contestuale trasferimento delle risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per il loro svolgimento; e) pu regolare le modalit in base alle quali i comuni non ricompresi nel territorio metropolitano possono istituire accordi con la citt metropolitana. LE CITTA METROPOLITANE (funzioni fondamentali) FUNZIONI FONDAMENTALI PER LA LEGGE 42/2009 Le funzioni delle province FUNZIONI FONDAMENTALI PER IL D.L. 95/2012 le funzioni fondamentali 10

delle province la pianificazione territoriale generale e delle reti infrastrutturali; la strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici la pianificazione territoriale generale e delle reti infrastrutturali; la strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici Mobilit e viabilit

Come si vede, limpostazione delle funzioni fondamentali ricalca in gran parte la struttura gi prevista dalla legge 42/2009, a cui stata aggiunta la sola funzione viabilistica (comprensiva della mobilit, da intendersi come regolazione del trasporto intermodale pubblico e privato). La declaratoria richieder una intensa attivit di interpretazione da parte della Conferenza Metropolitana, sia perch in alcune parti (v. la pianificazione territoriale) ricalca le funzioni fondamentali delle province, e sia perch in altre parti (v. la regolazione dei servizi pubblici locali) rappresenta un insieme di attivit oggi svolte da Agenzie, organismi e aziende partecipate dal sistema pubblico. Inoltre, la declaratoria della l. 42/2009 risentiva fortemente di una visione della citt metropolitana autosufficiente, composta cio dal solo comune capoluogo che si costituiva in C.M. assumendo nel proprio territorio maggiori poteri, tra cui quelli delle province. Nella visione offerta dal D.L. 95/2012, invece, i poteri dovranno essere distribuiti su un territorio ampio come la provincia, in cui il ruolo degli organismi prima citati dovr integrarsi con lautorit pubblica in termini diversi da un semplice rapporto di coordinamento intersoggettivo o, peggio, di gerarchia. Per questo aspetto, lodierna visione della Citt Metropolitana sicuramente pi adatta a governare servizi a rete e infrastrutture che oggi hanno una dimensione territoriale gi superiore a quella della cd. area metropolitana e che, diversamente, avrebbero dovuto essere destrutturati e ricostruiti su scala pi piccola. Al vantaggio delle economie di scala, si accompagner tuttavia una maggiore intensit di lavoro sul coordinamento dei centri decisionali che dovranno realizzare e garantire i servizi. Marco ORLANDO

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