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Lettera di una madre al figlio

Se un giorno mi vedrai vecchia, se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi abbi pazienza. Ricorda il tempo che ho trascorso a insegnartelo. Se quando parlo con te, ripeto sempre le stesse cose... non minterrompere... ascoltami. Quando eri piccolo, dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finch non ti addormentavi. Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perch non volevi fare il bagno. Quando vedi la mia ignoranza delle nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico, ho avuto tutta la pazienza per insegnarti labc. Quando a un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso... dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non tinnervosire... la cosa pi importante non quello che dico ma il mio bisogno di essere con te e averti l che mi ascolti. Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso. Vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io lho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi. Quando dico che vorrei essere morta... non arrabbiarti un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia et non si vive si sopravvive. Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te, che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po del tuo tempo, un po della tua pazienza. Dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io lho fatto per te. Aiutami a camminare, a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti dar un sorriso e limmenso amore che ho sempre avuto per te. Ti amo figlio mio e prego per te anche se mignori. La tua mamma

Fondato nel 1948 Anno 64

n. 3 - settembre 2012
Sped. in abb. postale comma 20, lett. C, Art. 2 - Legge 662/96 Taxe perue -Tariffa riscossa To C.M.P.

QUANDO UNA GOCCIA RIEMPIE IL MARE


LA CITT NASCOSTA LA CITT NASCOSTA IL CUORE DI UN BARBONE IL CUORE DI UN BARBONE LETTERA DI UNA MADRE AL FIGLIO LETTERA DI UNA MADRE AL FIGLIO

Il punto

3 4-5 Periodico della Famiglia Cottolenghina e degli ex Allievi e Amici della Piccola Casa n. 3 settembre 2012
Periodico quadrimestrale Sped. in abb. postale Comma 20 lett. C art. 2 Legge 662/96 Reg. Trib. Torino n. 2202 del 19/11/71 Indirizzo: Via Cottolengo 14 10152 Torino - Tel. 011 52.25.111 C.C. post. N. 19331107 Direzione Incontri Cottolengo Torino Direttore Onorario Don Carlo Carlevaris Direttore responsabile Don Roberto Provera Amministrazione Avv. Dante Notaristefano Segreteria di redazione redazione.incontri@cottolengo.org nuovo indirizzo mail redazione Salvatore Acquas Mario Carissoni collaboratori Mauro Carosso Fr. Beppe Gaido Progetto grafico Salvatore Acquas Stampa Tipografia Gravinese Corso Vigevano 46 - Torino Tel. 011 28.07.88 La Redazione ringrazia gli autori degli articoli, particolarmente quelli che non riuscita a contattare.

Il punto

S OMMARIO

Uomo, ce la puoi fare!


ame, violenza, guerra, terrorismo, sfruttamento, malattie, terremoti, analfabetismo, miseria ecc., ecc. ecc. e la lista potrebbe continuare. Ieri stato cos, oggi cos, domani sar cos: questa la sorte ineluttabile delluomo sulla terra? La tentazione di rispondere s forte, ma... Mercoled 11 luglio comparso sullOsservatore Romano alla pagina 5 un interessante articolo a firma di Franco Pulcini sulla Quinta Sinfonia di Beethoven, detta Sinfonia del destino. Anton Schindler, il segretario del Maestro, gli chiese cosa significassero le quattro note brutali con cui inizia la composizione e il musicista rispose: Cos bussa il destino alla porta!. Pensiamo alla sordit che afflisse lartista negli ultimi dieci anni della sua vita. Ma nella minacciosa Quinta il destino infinitamente di pi. il tumultuoso affacciarsi di forze oscure, di potenze avverse, di presenze che sembrano minare la nostra esistenza, aggredire la ragione con fantasmatiche superstizioni e paure. La sinfonia esprime lirruzione di queste immagini sfuggenti che colonizzano la nostra mente, e dalle quali il pensiero non pu liberarsi: lidea fissa unincombente prospettiva di annientamento, che non lascia spazio a sogni tranquillizzanti, o a vagheggiamenti, o alle distrazioni dellumorismo. Il richiamo del destino implacabile, le sue nocche nodose non smettono di farci sussultare... Eppure... nel finale della

Don Roberto Provera

Quando una goccia riempie il mare


La redazione

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Basta prestare i vestiti agli angeli


Redazione

I volontari del Cottolengo


Mario Carissoni

La citt nascosta
Don Andrea

La mia ora di preghiera


Fratel Beppe

Un ospite speciale
Mario Carissoni

Un archivio e una mostra per il Beato Francesco Paleari


Don Carmine

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Il Beato Francesco Paleari a Pisa


G. Moreno

La Gentilezza
Pasquale Ionata

Niente da fare. Tutto da fare


Elena Granata

Il cuore di un barbone
Isabella Giammoni

Annuncio tema pastorale


Don Lino Piano

Giubileo doro
Redazione

Unesperienza di formazione
Elisa, Federica, Letizia

Auguri Anna
Redazione

Laritmetica del cristiano


Sr. M. Giacomini Stuani

Lettera di una infermiera


Redazione

Ci hanno lasciati...
Redazione

Briciole di carit
Redazione

Lettera di una madre a un figlio


Redazione

inserto speciale Storia di un piccolo prete


Paolo Risso

Quinta, il destino del destino sar proprio quello di essere spazzato via a sua volta, dopo aver esaurito la propria forza... La storia del tema del destino della Quinta sta tutta nel suo misurarsi con la capacit di resistenza delluomo, e alla fine a lui soccombere... Luomo pu sempre farcela!, ci spiega Beethoven. La sua volont, la luce della sua ragione alla fine hanno sempre la meglio; persino sullo strapotere iniziale di qualsivoglia entit avversa, da lui riassunta nel simbolo del destino (Franco Pulcini). Tanto pi luomo ce la pu fare, perch Dio, il Creatore, lOnnipotente, il Signore del mondo e della storia, dalla sua parte. Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi, ero preso da tristezza e angoscia. Allora ho invocato il nome del Signore: Ti prego, liberami, Signore... S, Tu hai liberato la mia vita dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla caduta canta il Salmo 116. Non dunque utopica lattesa operosa di un cielo nuovo e di una terra nuova. Alla ripresa delle attivit dopo la pausa estiva INCONTRI augura a tutti voi, cari amici, di irradiare nel mondo gioia e fiducia, perch tutti gli uomini si aprano alla speranza di un mondo nuovo. Torino, 12 luglio 2012 Roberto Provera

INCONTRI consultabile su http://chaariahospital.blogspot.com/ Questa rivista ad uso interno della Piccola Casa Cottolengo

Incontri

Quando una goccia riempie il mare...

della sua offerta. Il nostro cuore subito volato a Gerusalemme, nel Tempio, l dove Ges, guardandosi attorno, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nella cassetta del tempio. Vide anche una povera vedova che vi gettava due monetine. Allora disse: In verit vi dico: questa vedova, povera com, ha offerto pi di tutti gli altri. Tutti costoro infatti hanno dato come offerta parte del loro superfluo, questa donna invece ha dato, nella sua miseria, tutto il necessario

per vivere. (Lc. 21 1,3) Non abbiamo il piacere di conoscere personalmente questa persona, ma ormai come la conoscessimo da sempre. Da queste pagine desideriamo dirle che le vogliamo bene e ricambiamo riconoscenti tutto quello che Lei ci dona: Il grande aiuto di cui abbiamo bisogno, la sua fedelt, la sua amicizia!. Quanto bene ci fa la vostra vicinanza, cari lettori; donateci la vostra presenza, accompagnateci e, con critiche e suggerimenti, diventate

collaboratori. un appello che viene da lontano, dal numero 3 di Incontri 2 settembre 1987, tuttora valido: Tutti possono collaborare, inviando notizie articoli e foto che riguardano la storia e la vita di persone e cose della Piccola Casa. La Direzione simpegna a pubblicare il materiale ricevuto secondo il loro interesse e disponibilit di spazio. Chi volesse la restituzione del materiale lo faccia sapere al momento dellinvio. Desiderio della redazione era ed , che questo periodico diventi sempre meno nostro, sempre pi cosa vostra! Quanto merita di essere conosciuto, diventi patrimonio di tutti, geograficamente magari separati e lontani dagli avvenimenti, non per dalla gioia della condivisione. Un abbraccio fraterno. La Redazione

ggi abbiamo ritirato la posta del nostro periodico e subito sfogliato quanto pervenuto. Unoperazione consuetudinaria necessaria, perch con la lettura dei bollettini di c.c. conosciamo lofferente. Lo facciamo, non per curiosit o per ordinare una contabilit ragionieristica, ma per avere da subito, possibilit di soddisfare il dovere di ringraziare, chi generosamente contribuisce alla copertura dei

costi che sosteniamo per la stampa. Scorriamo attentamente ogni bollettino, incontriamo nomi che pian piano, cominciano a esserci famigliari e altri nuovi, che andremo a inserire nellelenco degli indirizzi per le spedizioni. Poi ancora soffermandoci con attenzione, verifichiamo anche se ci sono note con richieste o desideri da appagare, che se presenti, cercheremo di soddisfare immediatamente.

Ed proprio una di queste note, che dopo averci commossi sino alle lacrime, ha poi fatto di noi uomini felici; ci lascia questo scritto: offerta per il giornalino. Mi rincresce non poter disporre tanto di pi, come vorrei. Pensate il cuore di questa creatura benedetta, quanto forte in lei il desiderio di esserci, sentirsi parte della famiglia cottolenghina, con un senso del dovere tanto forte, da giustificare lentit

la sua fedelt, la sua amicizia

T e s t i m o n i a n z e

Incontri buoni rapporti, ma un po distaccati. Ci guardavano negli occhi e penso che anche lui provasse unemozione simile alla mia. Fu poi a esperienza compiuta, che mi accorsi con sorpresa di aver scoperto qualcosa di nuovo: I tre mesi dedicati al mio amico erano stati tra i pi belli della mia vita e per quanto gli avessi dato, certamente avevo per ricevuto molto di pi. Frequentemente, i malati sono descritti anche come sereni, svegli, desiderosi di rapporti umani, di tenerezza e dintimit; raramente come intolleranti o depressi. Nei casi in cui il senso della sconfitta prende il sopravvento e langoscia copre le altre sensazioni, quando sembra che la malattia non lasci pi tempo per niente Allora si riflette, sul tempo sprecato, sulla verit di come ogni minuto unopportunit tutta da vivere. Ho vissuto tante testimonianze: in una di queste, lammalato dopo avere desiderato il suicidio, commuovendosi arrivato ad affermare: Certo che questa esperienza dinfinita tenerezza con mia moglie, se non fossi stato cos male, non lavrei mai sperimentata. Poi quella di Francesco, un architetto con moglie e due figli piccoli, che decidono di compiere una sorta di preparazione alla morte cui partecipa anche la moglie; un seminario verso linfinito lhanno denominato, tanto, vicina o lontana che fosse in quel momento, la morte sarebbe alla fine giunta inesorabile, per entrambi. Vivendo il contatto continuo con la sofferenza, ho imparato a essere felice! Assistendo malati terminali, la mia avventura totalmente umana, ha trovato in essa soddisfazione, ed ho capito che felicit o angoscia non sono in alternativa, possono convivere... pi di una volta fare volontariato accanto a chi soffre, aiuta a coltivare felicit. Per rimanere coinvolti, nellassistenza ai malati terminali, basta semplicemente un pizzico di disponibilit, il resto maturer nel tempo, poco a poco. rapporti umani. Nello scorrere della mia esperienza, ho capito anche che lassistenza ai malati qualcosa che non si fa solo per gli altri, ma anche per se stessi, per scoprire e approfondire il senso della vita, lasciandoci aiutare da chi ha bisogno di aiuto. Non un mestiere, unattivit, ma unoccasione per sperimentare ogni volta qualcosa di nuovo. Ed inutile chiederci che cosa: nessun potr dirlo se non far direttamente personale esperienza. La disponibilit verso gli altri dovrebbe essere un atteggiamento normale e non necessario essere santi, preparati e perfetti, o tipi in gamba particolarmente abili. Anche un mediocre qualunque pu fare, a condizione di volerlo o di farlo. Per dirlo con una metafora, basta prestare i vestiti agli angeli: loro sapranno come utilizzarli. Per me ogni giornata una sfida, ogni paziente che incontro mi porta alla riflessione di quanto deve essere terribile, sapere che la propria vita sta finendo; ed questo che mincoraggia a lavorare, a impegnarmi come posso utilizzando mezzi semplici. Basta una parola, un ascolto silenzioso, il palmo di una mano su un braccio steso. Non esistono tecniche scientifiche per dare conforto morale, occorrono due anime che sincontrano, nel silenzio. La Redazione

Basta prestare i vestiti agli Angeli:


loro sapranno come utilizzarli
uanti malati hai assistito in questi anni? Una quarantina. E una ventina li ho visti morire. sempre unesperienza straordinaria. Ogni volta ho la sensazione di essere di fronte al mistero. come se lo toccassi ed come se la Grazia mi toccasse. Perch dici che lassistenza ti ha insegnato la felicit? In questi anni mi sono chiesto che cosa ho imparato. Tante cose: la pazienza, la capacit di valorizzare gli aspetti positivi, che non mancano mai anche nelle situazioni pi drammatiche, la capacit di far tesoro di ogni momento. Questelenco per non mi

appagava, fino a che mi apparsa chiara la risposta sulla felicit. unaffermazione paradossale. Qualcuno rimarr incredulo, ma cosa posso farci se questa realt? Laffermazione pu essere capita, purch non si confonda felicit con spensieratezza. Comunque per me non una teoria, ma unesperienza. Lesperienza di alcuni mediocri gesti eccezionali, che chiunque pu compiere. Prova a raccontarla con poche parole... Lassistenza ai malati stata una svolta per la mia vita. Prima, pensavo che per avere una gioia, fosse necessario allontanare il pensiero della

sofferenza. Ora il mio atteggiamento cambiato, perch ho sperimentato, quali straordinari risultati si ottengono portando un sorriso nel dramma. l che quel paradossale stato danimo che chiamo felicit, mi ha conquistato ed ho capito che felicit e angoscia, non sono tra loro alternativi, possono convivere. Qual stata la prima occasione di questa scoperta? La morte di un carissimo amico per un tumore al cervello. Nella fase terminale della lunga malattia, daccordo con i famigliari, lo assistemmo in casa sua. Fu cos che ritrovai un fratello, con il quale avevo sempre avuto

Limportante per farsi aiutare, non essere individualisti, lavorare assieme ad altri. La mia grande fortuna stata quella di affiancare unquipe di medici e infermieri, che alla professionalit seria, hanno abbinato limportanza del praticare la giusta attenzione nei

S p i r i t u a l i t

I n c o n t r i

I volontari del Cottolengo

iceviamo corrispondenza e questo nel bene o nel male, conforta il cuore dei poveri redattori. Naturalmente vi si trattano argomenti variegati e portano notizie che ci aggiornano su avvenimenti, piccoli o grandi non importa, che in qualche maniera interessano la vita della Piccola Casa. Mettendo insieme un po il tutto ritengo sia giusto dedicarvi un po di spazio, anche se qui porteremo il nostro interesse specialmente verso luniverso del volontariato cottolenghino. E tanto mi sembra quanto mai opportuno, anche

perch maggio stato tempo di votazioni per il rinnovo del Comitato Esecutivo. Le votazioni si sono svolte il giorno 9 maggio, precedute dallapprovazione dei bilanci della gestione 2011/2012; prima del congedo dellassemblea stata comunicata la notizia della recente creazione del sito Internet dellAssociazione: WWW.AVC-ONLUS.ORG. Nei primi giorni di giugno poi, completato lo spoglio dei voti, i quindici eletti si sono riuniti ed hanno nominato il Presidente. Per i prossimi cinque anni stato eletto il sig. Antonio Pometto, il popolare

Tonino, finalmente tolto dallombra serena della famiglia Santa Elisabetta e portato in

Antonio Pometto, neo-presidente

un campo pi ampio, dove certamente continuer a produrre frutti preziosi. Non ci rimane che esprimere a Lui e tutti i nuovi eletti, un fervido augurio di buon lavoro. Del primo volontariato permeato di un certo romanticismo, che molti hanno conosciuto in un passato neanche poi tanto lontano, rimane solo un bel ricordo; ma il Volontariato sempre presente, colonna portante e grande realt della Piccola Casa, con centinaia di presenze attive e sempre caratterizzate da gratuit e dono di presenza spontanea. Costituiscono un grande patrimonio, che tutti abbiamo il dovere di sostenere, oserei persino dire, proteggere. Mi sia ora qui concesso esprimere un personale desiderio, che abbraccia tutto il volontariato: Rafforzare cooperazione e presenza in comunione, andare oltre il Presidio e i Padiglioni, costituire Famiglia. Come nel loro piccolo fanno due famiglie, la femminile di Santa Elisabetta e quella maschile di SantAntonio, che con delle simpatiche iniziative e coinvolgendo anche familiari e amici, organizzano gite, scampagnate

e incontri, per festeggiare e far felici i nostri ospiti. Creano occasioni di condivisione, vivono in amicizia gioiosa e fraterna il servizio che li accomuna, manifestando la gioia dellappartenenza alla famiglia cottolenghina e la consapevolezza di essere presenze vive, partecipi della serenit donata

Basterebbe anche solo approfittare di quanto promuove lAssociazione. Un panorama ricco di proposte spalmate sullintero anno formativo, che donano a tutti opportunit di crescita. Particolarmente poi a quanti vogliono dare alla loro presenza un peso maggiore, essere coinvolti nella sfera

con le loro presenze. Parlano di una comunione che possibile. I nostri volontari tutti, mettono generosamente a vista il loro cuore nel servizio; ma in alcuni casi tutto si ferma l, non va oltre il breve incontro nei tempi della presenza nel reparto, ritornano spesso nella solitudine. Pure non mancano certo occasioni per entrare in comunicazione.

della spiritualit cottolenghina, vivere completamente il respiro della Piccola Casa. Ma importante che ognuno di noi metta qualcosa di suo nellincontro con che gli sta vicino o che incontra. Rapportandoci, per crescere e migliorare in un impegno di buona volont che ci coinvolga, tutti! Mario Carissoni

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P e r s o n a g g i

I n c o n t r i di ogni persona. Diventa difficile ricominciare a sognare e tante volte non solo per problemi di Carta dIdentit. Ma i sogni non possono fermarsi, si trasformano a volte in percorsi irrazionali verso egoistiche conquiste, in passioni infantili ma anche verso ideali traguardi che ci riempiono il cuore. Con questo spirito abbiamo sognato un fumetto che non lasciasse cadere tutti quei sogni di umanit, di giustizia che hanno emozionato centinaia di vite in quel luogo speciale chiamato Piccola Casa. Cos nasce La citt nascosta, un progetto unico nel suo genere che non vuole raccogliere dei ricordi ma le emozioni vissute da quagli eroi silenziosi che hanno fatto bene al nostro mondo e che possono ancora oggi emozionare bambini e adulti per non far finire il tempo dei loro sogni... ma per aiutarci tutti insieme a realizzarli... svegliandoci per iniziare a renderli realt!!! Buona Avventura!!! Bonsignori don Andrea

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uando andavo in montagna con il campeggio della parrocchia, osservavo con una certa curiosit, nel piccolo paese, vicino a quel celeberrimo negozio che in questi piccoli luoghi fa da tabaccheria-edicola-drogheriacommestibili-giocattoli-articoli bagno, lo strano commercio che cera tra i ragazzi del posto proprio l davanti. Giornalini, fumetti, illustrazioni ben disposti sullultimo gradino di quella bottega e mi domandavo con una certa curiosit, da ragazzo di citt, perch il padrone del negozio non cacciava queiconcorrenti in erba. Poi vincendo la mia metropolitana timidezza mi accorgevo che pi che una vendita di vecchi fumetti era uno scambio. Uno scambio di

storie, di avventure, di emozioni sognanti tra eroi improbabili di unAmerica troppo lontana e di goffi personaggi nostrani sempre alle prese con qualche casalinga disavventura. Allora tra quelle montagne uno scolapasta diventava un elmetto e la baita abbandonata un rifugio da conquistare con dentro chiss quali tesori. E come era difficile poi tornare in citt, dove era arduo correre alla conquista di qualche sognante castello trovare dei fumetti da condividere sulle scale ma solo da comperare per la generosit di mamma e pap. Poi il tempo passa e non pi il verde dei prati o il cemento della citt che delimitano il confine dei sogni, ma le fatiche e gli ostacoli che la vita mette innanzi al cammino

La citt nascosta

rio dellascesa al cielo di San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Al termine dellemozionante funzione, molti dei partecipanti si sono recati nel salone del cinema per un altro evento importante per tutta la Piccola Casa. stato infatti lanciato in rete La citt nascosta, un fumetto multimediale che descrive attraverso vignette significative e disegnate molto bene la vita allinterno della Piccola Casa, con gli ospiti protagonisti delle avventure. La novit che il fumetto per ora non uscir su supporto cartaceo, ma sar fruibile solo su internet, ed esce in diverse lingue, tra cui lHindi, vista la diffusione del Cottolengo in diverse parti del mondo. Il progetto stato realizzato grazie alla collaborazione tra la Regione Piemonte, lAccademia Albertina di Belle Arti, lassociazione Anonima fumetti e naturalmente il Cottolengo. Al seguente indirizzo internet, potrete visionare il servizio realizzato da Rete7 sulla presentazione del fumetto: http://www.youtube.com/watch?v=4U2K-aJgjOw Buona visione! La redazione

Luned 30 aprile, si svolta nella chiesa grande una solenne cerimonia per ricordare il 170 anniversa-

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I n c o n t r i
possibile: ci sarebbe voluto troppo tem po per la preparazione della paziente e per lallestimento della sala. Ho quindi preferito la ventosa ostetrica, che non amo tantissimo ma che in questo caso mi sembrata lunica possibilit. Il battito era, infatti, tremendamente lento, e agire velocemente era imperativo. Il parto medicalizzato non stato cos facile e immediato come speravo, ma alla fine abbiamo tirato fuori quel pupo: aveva due giri di cordone attorno al collo, e questa era certamente la causa delle pericolose decelerazioni del battito durante le contrazioni. In pratica era come se il piccolo fosse strangolato sempre di pi ogni volta, che la mamma spingeva. Infatti, il neonato ha sofferto moltissimo per la sua venuta al mondo: non respirava per nulla, anche se il battito del suo cuoricino era discreto. Lo abbiamo rianimato con ambu, ossige-

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La mia ora di preghiera

cos frequente per me non riuscire a partecipare alla preghiera comunitaria che ormai un luogo comune dire che io a pregare non ci sono mai. Onestamente per lo sforzo lo metto davvero, ma spesso le circostanze mimpediscono di tradurre in fatti i miei desideri. Ieri per esempio, nonostante la pesantissima giornata in sala operatoria, sono riuscito a sgattaiolare via dallospedale verso le ore 19 e mi sono nascosto in cappella. Per i primi dieci minuti ho con forza lottato contro una tremenda botta di sonno che abbastanza tipica per me ogni volta che mi sieda, dato

il ritmo convulsivo delle giornate di Chaaria. Mi sono svegliato di soprassalto quando Fratel Dominic ha iniziato il rosario, ed ho deciso di assumere una posizione confacente allo stato di veglia. Mi

sono seduto con la schiena ben eretta senza toccare il muro, in modo da non avere uno schienale che potesse favorire il mio impercettibile scivolamento tra le braccia di Morfeo. Ho anche cercato di non chiudere assolutamente gli occhi durante la recitazione delle Ave Marie. andata abbastanza bene per la prima decina, ma non appena il confratello ha proclamato il secondo mistero, ho visto con la coda dellocchio che la porta della cappella si apriva lentamente: ho pensato che fosse Kimani, il quale spessissimo viene a pregare con noi con una puntualit ben superiore alla mia!

Invece la mia attenzione stata attratta dal fatto che la porta rimaneva aperta, ma nessuno entrava. Ho quindi girato la testa ed ho scorto Faith in divisa da sala operatoria, la quale mi guardava fisso senza proferire verbo: questo il modo solito per invitarmi a uscire, senza disturbare la preghiera degli altri. Faith non entra mai, se non mi trova completamente addormentato... nel qual caso fa due passi in punta di piedi e mi da uno scrollone sulla spalla! Mi sono quindi ricomposto e lho seguita: non si trattava di un cesareo come sospettavo, ma di una mamma che non riusciva a partorire per mancanza di valide contrazioni, mentre il battito cardiaco fetale peggiorava rapidamente. In pochi secondi mi sono quindi risettato dal rosario alla necessit di una decisione clinica rapida ed efficiente. Dopo una breve visita mi sono reso conto che il cesareo non sarebbe stato davvero una scelta

no e massaggio cardiaco; pian piano il respiro ha dato segni di attivit spontanea, e poi diventato via via pi regolare, mentre le condizioni si sono stabilizzate. stato un bel sospiro di sollievo per me. Temevo veramente che il piccolo fosse morto! Ho quindi consigliato di porre il neonato in incubatrice e sono corso nuovamente in cappella: il rosario era ormai terminato ed ho trovato i confratelli che cantavano il Magnificat del Vespro. Mi sono unito a loro per i minuti rimanenti delle nostre devozioni serali. Mi sento sempre abbastanza a disagio quando entro in chiesa a pochi minuti dalla fine; ma cerco normalmente di vincermi, pensando al vecchio proverbio che dice: Meglio tardi che mai! Ecco com passata anche ieri la mia ora di preghiera... ma sono sicuro che il Signore vede e comprende molto meglio degli uomini! Fr. Beppe

Incontri

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aprite le porte a Cristo


di Dio. Subito la devozione dei nostri figli ha collocato il suo saluto, opera del nostro Vito, ai piedi della statua: Santit, la Piccola Casa ti ama!. Come mai questa bella presenza, qual la sua storia? Fa tutta parte di un progetto, che richiama al motto inciso sullo stemma Pontificio di Giovanni Paolo II, Totus Tuus, ed nato da unidea di Monsignor Ettore Malnati, noto docente di Teologia Dogmatica. Lidea di portare la scultura di bronzo che raffigura il Pontefice pellegrino, verso la Casa del Padre seguendo un itinerario spirituale che tocchi alcuni luoghi che lhanno ospitato in vita, soprattutto nei santuari mariani. Lo scopo del pellegrinaggio di far riunire ancora oggi, nel suo nome e nella devozione a Maria, quanti lo hanno seguito e ammirato durante il suo lungo Pontificato. Della scultura sono previste nove copie, che si vorrebbero collocare in tutti i continenti, nei posti pi indicativi del Pellegrinaggio terreno del Pontefice. L dove sono collocate, sono da considerarsi quali antenne evangeliche, che accolgono e diffondono il messaggio di Papa Giovanni;

Un ospite speciale
hi di noi, entrando nel cortile di via Cottolengo 14, non ha posato lo sguardo sulla bella figura di Papa Giovanni Paolo II, collocata vicino la statua del nostro fondatore? Inevitabile esserne attratti; una bella figura imponente, quasi ad altezza naturale, di colore bronzeo, dove lautore Fiorenzo Bacci ha raffigurato la figura di Papa Wojtyla, con sembianze umane, ma con un volto che gi immerso in quello del Padre, per indicare a noi tutti il cammino verso la meta. Guardandola attentamente la scultura, non rimanda semplicemente alla consueta imma-

gine del Pellegrino della Speranza, del Pastor Angelicus che eravamo abituati a vedere durante i suoi numerosi viaggi, compiuti per portare ovunque Cristo e la sua Parola di Salvezza, ma a una dimensione trascendente ed eterna. Una forma che gi fin dora ci illumina con la promessa che anche noi saremo in Lui quando Cristo sar tutto in tutti. Il volto appare somigliante di profilo, trascendente nella visione frontale. Le sopracciglia e le pieghe caratteriali, leggermente corrugate formano il disegno di una colomba. Il Pontefice scalzo come un novello Francesco, che tanto

si speso proprio l nella sua Assisi. La palma del Pastorale, richiama e rimanda alla Domenica delle Palme e alla festa dei giovani con lesortazione non abbiate paura. Sulla mitria il Cristo Risorto e la corona di spine, testimoniano la sofferenza che Karol Wojtyla ha affrontato; poi tre chiodi della Passione sul paliotto, a ricordo dei dolori sofferti con infinito coraggio e rassegnata fermezza. La sua figura umana e soprannaturale gi vedono il volto del Padre e diventa per noi un faro, che illumina il nostro cammino, indicando a tutti, che il Regno dei Cieli, inizia quaggi e ha il suo compimento nelleternit

lo troviamo inciso sullo stolone in aramaico: aprite le porte a Cristo. La prima di queste copie gi stata portata a Sydney, in Australia, dono degli emigranti italiani al Cardinal George Peel. Una seconda copia di fronte alla chiesa di San Pietro alla Lenca (AQ) dove Giovanni Paolo si recava a pregare quando andava a sciare in Abruzzo; da li guarda la cima del monte che recentemente stata dedicata a Lui. La copia che arrivata a noi, ha gi fatto un bel cammino; sino ad ora stata a Pordenone nel Duomo di San Marco, a Trieste in Santa Maria di Sion, ad Assisi in Santa Maria degli Angeli, a Loreto sulla piazza del Santuario, a Varese, a Tortona, a Garlasco, ad Alessandria, allabbazia di Fruttaria, a Verona, a Motta Livenza, a Udine, a Grado, ad Aquilea, a San Giovanni Rotondo, a Todi, a Collevalenza, a Torino nella Basilica di Maria Ausiliatrice e da li passata a noi. Mario Carissoni

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T e s t i m o n i a n z e

Incontri

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Un archivio e una mostra permanente per ricordare e conoscere

Il Beato Francesco Paleari a Pisa


abato 12 maggio il Cottolengo di Pisa ha accolto solennemente la reliquia del Beato Francesco Paleari. Larcivescovo Mons. Giovanni Paolo Benotto ha presieduto lEucaristia concelebrata, oltre che dai Sacerdoti della comunit locale, da don Roberto Provera, primo Condirettore della Piccola Casa, e dal Vice Rettore del Seminario di Pisa, don Francesco Bachi, amico da lunga data del Cottolengo. Tutti insieme: Sacerdoti, Suore, Ospiti, Volontari e Personale dipendente, hanno ringraziato con gioia Dio per il dono fatto alla Chiesa e alla Piccola Casa nella persona di Mons. Paleari, ora riconosciuto ufficialmente come modello da imitare. Don Roberto ci ha portato la notizia che don Paleari era gi stato a Pisa, quando era ancora in vita. Negli anni della sua malattia, mentre si trovava a Celle Ligure in convalescenza, suo nipote, don Lodovico Chiesa, futuro Padre della Piccola Casa, linvit a passare qualche giorno al Cotto-

il Beato Francesco Paleari

ella Piccola Casa di Torino, presso la famiglia Tommasini, al primo piano, stata allestita una mostra permanente con alcuni oggetti appartenuti al Beato Francesco Paleari: gli abiti liturgici, la sua scrivania, i suoi libri, il cilicio, la corona che aveva tra le mani al momento della sua morte, e i suoi vestiti Sorprende vedere come, dopo la sua morte avvenuta il 7 maggio 1939, quanto gli ap-

partenne fu immediatamente conservato con cura, con biglietti che segnalavano luso di Monsignor Paleari e tutto questo fatto con sincera riverenza. Quanto abbiamo ritrovato e raccolto testimonianza della fama di santit che si diffuse immediatamente dopo il suo passaggio da questo mondo al Padre. Ora tocca a noi non disperdere questo patrimonio, anzi approfondirlo per cogliere il

dono che lo Spirito ci ha fatto attraverso la vita santa di don Franceschino. questo il significato vero di una beatificazione, e che ha ispirato anche la mostra e larchivio che stato iniziato. possibile visitare la mostra e, se si desidera (previo accordo), avere una guida che la illustri, vedere un DVD sul Beato, fare incontri di approfondimento della sua figura spirituale. Don Carmine Arice, ssc

lengo di Pisa, di cui in quel periodo era Direttore. Fu cos che il futuro Beato trascorse un breve periodo allombra della Torre pendente, con grande soddisfazione, come si evince da una sua lettera. Occorre poi aggiungere che il legame di Mons. Paleari con Pisa si consolidato proprio in occasione della sua beatificazione. Infatti, lArcivescovo di Pisa, con il grado di Consultore della Congregazione per le Cause dei Santi, si trov a essere il Ponente della causa riguardante il miracolo nella sessione ordinaria dei Cardinali e Vescovi tenutasi il 9 novembre 2010, che allunanimit espresse parere favorevole, spianando

cos la via alla beatificazione del nostro Franceschino. La sua memoria in questa casa sar perpetuata grazie a un grande quadro a mosaico, realizzato e gentilmente donato da Piero Gasparello, cui va la riconoscenza di tutta la Famiglia Cottolenghina di Pisa. Il mosaico ritraente il Beato Paleari, esposto per loccasione sulla parete laterale della chiesa, stato benedetto dallArcivescovo al termine della S. Messa con una breve ma intensa cerimonia, allietata dal sole. Un fragoroso applauso ha accolto limmagine sorridente del nuovo Beato, mentre lentamente era sollevato il drappo bianco, e numerosi commenti entusiastici hanno accolto lopera darte del nostro carissimo Piero. Sono certo che il Beato Paleari continuer a benedire dal cielo questa casa, che lospit per qualche giorno in vita, e che intende onorarlo e seguire con impegno il suo stile di vita. don Giovanni Morero

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T e s t i m o n i a n z e

Incontri

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La gentilezza

Niente da fare. Tutto da fare

C
n giorno rincasando, ho trovato unauto parcheggiata nei pressi del vialetto daccesso di casa, nel mio posto preferito. La mia prima reazione stata di fastidio, perch avevo sempre messo la macchina l. Adesso invece ero costretto a lasciarla pi lontano e, per di pi, a portare a piedi le mie cose. Nelle ore successive ho continuato a pensare ossessivamente alla persona che aveva parcheggiato nel mio spazio, mi sono lamentato con mia moglie di quanto costui fosse maleducato e ho controllato varie volte se lauto fosse ancora l. Alla fine sono uscito per guardare pi da vicino. In quel momento un uomo dalla casa di fronte si diretto

verso la macchina in questione. Ho notato subito che aveva una disabilit fisica: camminare gli era difficile e, con ogni probabilit, doloroso. Lui mi ha guardato, mi ha sorriso e mi ha salutato. In quellistante dilluminazione tutto il mio disappunto svanito e mi sono ritrovato pieno di compassione e sollecitudine. Quanto doveva essere difficile la sua vita, paragonata alla mia! Ero balzato a una con-

clusione negativa, invece di immaginare che potesse esserci una buona ragione, per questo motivo quellauto era parcheggiata l. E mi ero arrabbiato, invece di mettermi nei panni di un altro. Tutti abbiamo qualche problema, anche se non visibile in superficie. Dovremmo ricordarci di essere gentili, pazienti e comprensivi con gli altri perch non sappiamo quali fardelli devono portare. Proprio come diceva un grande pensatore greco: Quando incontri qualcuno, sii gentile con lui, perch sicuramente egli sta conducendo una battaglia pi difficile della tua. Pasquale Ionata
Fonte: Citt Nuova

i mettono alle corde le situazioni di stallo, lincertezza che si perpetua, il susseguirsi delle scosse di terremoto, svegliarsi al mattino e non sapere come impiegare la giornata, il protrarsi di una malattia che sembra metterci fuori gioco. Non (solo) laffanno delle troppe cose da fare a stremarci ma anche la prospettiva di averne sempre meno. Oggi in tanti si svegliano al mattino di una giornata priva di impegni, di senso, di prospettive. Quei piccoli gesti quotidiani che un tempo li accompagnavano, come vestirsi, bere un caff di corsa gi leggendo le notizie su Internet, avere il tempo impegnato e scandito da attivit improvvisamente lasciano il posto al vuoto e al vago. Mario ha 40 anni, la mattina accompagna i figli a scuola, li bacia e li saluta come fanno tutti gli altri padri, poi riprende la strada di casa e si prepara a vivere una giornata tutta da inventare tra piccole commissioni, la ricerca di un lavoro che non si trova, lattesa che venga sera. Gli dicono che troppo vecchio per trovare un nuovo lavoro. In realt troppo giovane per smettere di cercarlo: rinunciarvi equivarrebbe a smettere di vivere. Il vuoto per tutti difficile da gestire. Fin da bambini ci siamo abituati a pensare che siamo quello che facciamo e che siamo il modo in cui impegniamo il tempo. Spesso la professione e le agen-

de piene di impegni diventano la nostra seconda pelle. Cos chi si trova improvvisamente a uscire dalla corsa (o alla corsa non riesce neppure a prendere parte) costretto a nascondersi, a ritirarsi, a celare il proprio malessere, a gestirlo come un problema privato. La societ non benevola con i vinti e non ci sono scuole che ci attrezzano a gestire linsuccesso, la caduta, la sconfitta come parte del gioco. Ci nascondiamo che questo tempo di transizione e di incertezza ci riguarda tutti, scuote e sovverte i nostri equilibri, richiede di essere metabolizzato. Come? Non ci sono ricette, n prospettive consolatorie. certo per che non possiamo arrenderci al vuoto. Reagire in questo tempo avverso ostinarsi a credere che il sale della vita nascosto nelle pieghe di ogni nostra giornata e pu darle sapore. un piccolo di pi che si offre in dono a tutti noi, scrive Franoise Hritier (Il sale della vita, Rizzoli, 2012). lincontro con qualcuno, una nuova intuizione, una passeggiata da soli, coltivare qualche spiraglio di serenit, rimettere in circolo la creativit, sentire che c una grazia speciale nel solo fatto di esistere, unenergia sotterranea che continuamente si rinnova. E da cui possiamo sempre ripartire. Elena Granata
Domenico Salmaso

Fonte: Citt Nuova

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V i t a

v i s s u t a

Incontri tante storie interessanti da raccontare, vere o false che siano. I pi simpatici e chiacchieroni, quelli cui mi sono pi affezionata, sono Gabriele e Lorenzo, due tipi allampanati di mezza et accomunati da una simile sorte, ma che affrontano la vita in modi un po diversi: Gabriele sembra una persona che ama cogliere lattimo, che non si preoccupa molto alla fin fine di quello che accade intorno a lui, cercando di prendere il meglio da ci che gli capita. Lorenzo invece non sembra amare molto la sua vita, racconta molte storie, forse vorrebbe che tutto fosse cos entusiasmante e divertente come lo descrive, ha qualche rimpianto, ogni tanto dalle sue parole trapela una punta damarezza. Mi ha colpito molto lattaccamento di Lorenzo al suo cagnolino, un cucciolo molto affettuoso e giocherellone: Si chiama Birillo dice con orgoglio lho trovato tempo fa incastrato nella rete di un recinto, non era di nessuno, lho preso io. un furbacchione, dorme tutto il giorno e poi la notte non fa dormire noi! E come gli piace la birra ah ma non gliela diamo mica noi! Basta che ci giriamo un attimo e. Vuole davvero bene al suo cane, lo tratta con la cura di chi si dedica a un figlio, forse perch non ha altri affetti che quello. Spesso questa gente criticata, ma soprattutto completamente ignorata, quasi non esistesse; ci dimentichiamo o semplicemente ignoriamo il grande bisogno che queste persone hanno di ricevere e donare affetto. Ricordo la nostra prima conversazione: Che scuola ha fatto? dice Lorenzo, Lo scientifico, Bene bravi studiate mi raccomando, non fate come me,

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Il cuore di un barbone

orrei presentarvi alcuni miei amici. Sono dei tipi un po particolari ma interessanti, e anche se non l rivedr pi, non credo che potr mai dimenticarli. Li ho conosciuti alla mensa della Casa Accoglienza del Cottolengo in Torino. Si trovano sempre in giro per il centro ma prima di allora non mi ero mai accorta: stanno nascosti, inosservati nella vita quotidiana, come tanti dettagli nello sfondo di un quadro, particolari trascurati e tralasciati, ma sempre presenti. Diceva Aristotele che le cose pi evidenti, quelle che ti stanno davanti

agli occhi, sono quelle che non riesci mai a vedere. Beh, uno dei primi che ho conosciuto, non senza un certo stupore, Francesco: Ehi un po che non ti si vede in giro! dice una volontaria, Gi che mi hanno appena rilasciato!. Unaltra persona singolare sicuramente Giacomo,

un ometto sulla sessantina, che muta umore con la stessa velocit con cui cambia il vento, tanto allegro e sorridente, quanto aggressivo, che dice di vendere magliette lungo il Corso Vittorio; in effetti, una volta lho trovato con il suo carretto-banchino, tanto entusiasta di vederci da volerci regalare una maglietta. A sostenere la verit tra alcolizzati, barboni e criminali, non fanno tutti una buona impressione a primo impatto, anzi il contrario, ve lo assicuro, ma quello che ben presto ho scoperto che hanno

che io a tredici anni scappavo sempre via con la moto e ora guardate dove sono Quant bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia del domani non v certezza. S fate bene a studiare per io sono contento cos, ma vimmaginate quanti pensieri, quanti problemi se vivessi diversamente? Il lavoro, le tasse, s insomma cos non ho tanti pensieri.... Intanto Gabriele si rivolge a un passante chiedendogli un accendino:

quello lo guarda sospettoso, si gira e affretta il passo. Gabriele ride, manifestiamo anche noi la nostra gioia: a chi non capitato di trovarsi dalla parte del passante? Eppure vista cos, la scena sembra tanto buffa! Qualche giorno dopo mentre andiamo alla mensa nella piazzetta vicina, troviamo Gabriele seduto, rosso in viso, con le pupille allargate, fa fatica a riconoscerci, sorride quando gli porgiamo laccendino che gli abbiamo comprato, ci abbraccia; con tristezza entriamo in mensa. Pi tardi vedo arrivare Lorenzo con Birillo, faccio per salutarlo, ma con triste e amara consapevolezza mi rendo conto che sta male pure lui: scende le scale, barcolla, si getta a sedere per terra, non vuole entrare perch senn deve lasciar fuori Birillo, chiede solo un sacchettino del pranzo della domenica, cos che possa dar da mangiare al suo cane che ha fame. Dopodich lo prende in braccio, si rialza e inizia faticosamente a camminare. Io sono ancora smarrita faccio per dire due parole, per fermarlo Ehi Birillo! sorridendo al padrone. Lorenzo si gira, mi guarda, non riesce a mettermi a fuoco, ancora instabile sulle gambe, fatica a concentrarsi: S s, lui si chiama Birillo e lo stringe a s, poi se ne va. Isabel Giommoni

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N o t i z i e

Incontri

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Annuncio tema pastorale


Cari figli e figlie della Piccola Casa,
Santi nella carit. Per una pienezza di vita. questo il tema che ci ha accompagnati in questanno pastorale che sta per concludersi. Le celebrazioni per i 200 anni dellordinazione del Santo Cottolengo, il convegno sulle famiglie religiose che a lui si sono ispirate e, soprattutto, la beatificazione del Venerabile Francesco Paleari, ci hanno aiutato a vivere un tempo di grazia particolare. Davvero possiamo dire Deo gratias per quest anno straordinario. Per la scelta del tema pastorale per il prossimo anno, abbiamo precise indicazioni del Papa Benedetto XVI, che non possono essere ignorate: la celebrazione dei 50 anni dallinizio del Concilio Vaticano II, il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione che si celebrer in ottobre, lindizione dellanno della fede. Tutto questo orienta la nostra riflessione a ripartire da Cristo, a rinnovare la nostra fede in Lui e nellopera della grazia, affinch la nostra vita e la nostra azione apostolica sia fecondata dalla Sua presenza. Pertanto mi sembrato opportuno per lanno pastorale 2012 2013 scegliere il seguente tema:

Giubileo doro
Domenica 17 giugno don ALDO ELIA e don FRANCESCO GEMELLO hanno festeggiato 50 anni di sacerdozio al servizio dei poveri della Piccola Casa della Divina Provvidenza. Don Aldo stato missionario in Ecuador dal 1988 al 1999; don Francesco stato Padre della Piccola Casa dal 1981 al 1993. Deo gratias

LA BUONA NOTIZIA
La carit di Cristo ci spinge allevangelizzazione.
Lanno pastorale che inizier il 2 settembre, giorno dellispirazione carismatica ricevuta dal Cottolengo, potr essere unoccasione utile per rinnovare il nostro impegno a essere collaboratori di Dio nel Vangelo di Cristo (cfr. 1 Ts 3,2), e offrire il nostro contributo alla Chiesa e alla Piccola Casa perch il Vangelo sia annunziato con le parole e le opere, discepoli di quel Signore che pass in mezzo agli uomini curandoli e facendo del bene (cfr. At 10,38). Torino, 10 giugno 2012, Festa del Corpus Domini
Padre Lino Piano

Un nuovo Diacono Cottolenghino!


VAYALIPARAMBIL FRANCIS PRABIN, nato a KOONAMMAVU (KERALA Diocesi di VERAPOLI) il 15 agosto 1982, ha compiuto gli studi teologici a NAIROBI (KENYA). Ha emesso la promessa perpetua il 25 marzo 2012 con la quale entrato definitivamente a far parte della Societ dei Sacerdoti di San Giuseppe Cottolengo. stato ordinato diacono a Nairobi sabato 12 maggio. arrivato qui a Torino gioved 14 giugno, dove svolger il ministero diaconale per sei mesi. Deo gratias.

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T e s t i m o n i a n z e

Incontri

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Unesperienza di formazione globale

Auguri Anna!

nizialmente non pensavamo che questo periodo potesse segnarci cos tanto, ha superato ogni nostra attesa. Da quando abbiamo deciso di vivere questa esperienza alla Piccola Casa della Divina Provvidenza spesso ci hanno chiesto quali fossero i motivi che ci hanno spinti a trascorrere in questo modo una parte delle nostre vacanze. La risposta non cos facile, sicuramente cera la voglia di servire, seppur nel nostro piccolo, chi ne ha bisogno, ma anche il desiderio di provare unesperienza pi forte, di metterci alla prova e vivere un campo differente da quelli che conosciamo. Finalmente arrivato il giorno atteso, siamo partite con tanta voglia di cominciare e anche un po di preoccupazione, in fondo non sapevamo ancora bene cosa ci aspettasse e quello che avremmo dovuto fare! Gli Ospiti sono persone con una forza incredibile, chi pi e chi meno, e capaci di offrire un sorriso anche nel momento del dolore! Stando in mezzo a loro ci si dimentica di tutto il resto, problemi e preoccupazioni, e

simpara molto. Crediamo di non aver mai sentito cos tanto la presenza di Dio nelle persone come in questesperienza. In molte persone abbiamo visto la sofferenza di Ges Cristo impressa sul volto e ammettiamo senza vergogna che alcune volte le lacrime hanno solcato i nostri visi per la tristezza di fronte a certe situazioni. Oltre a ci stando insieme agli Ospiti ci si sente personalmente quasi disabili, perch diversi da ci che ci circonda.Le attivit di formazione spirituale proposte dalle suore sono state davvero efficaci, e profonde, utilissime per svolgere al meglio il servizio e per una maturazione personale. I temi affrontati sono stati undici: Il servizio cottolenghino, I poveri sono Ges, La carit si fa servizio, La fraternit - lo spirito di Famiglia, La preghiera, LEucaristia, La Divina Provvidenza, La Speranza, La Speranza come confidenza, Maria, La Santit. In queste due settimane abbiamo avuto modo di conoscere la figura e lopera del fondatore San Giuseppe Benedetto Cottolengo tramite la visione di videocassette, racconti di suore

e visite di luoghi da lui frequentati. Nel corso di queste due settimane abbiamo anche avuto modo di conoscere alcuni luoghi fuori citt fondati dal Cottolengo: il monastero di Pralormo, dove con le suore di vita contemplativa abbiamo riflettuto sulla Vita Consacrata cottolenghina; luscita al Grand-Puy, vicino a Pragelato, dove abbiamo trascorso una giornata di deserto; luscita a Pinerolo, dove abbiamo trascorso un pomeriggio di condivisione con le persone presenti in comunit per disintossicarsi. Inoltre i volontari con cui abbiamo trascorso questa stupenda esperienza si sono rivelati un vero dono della Divina Provvidenza: tutti con unenergia e una disponibilit incredibile, disposte a evidenziare la loro personalit, in modo particolare durante i momenti di formazione. I volontari provenivano un po da tutta Italia: Torino, Cuneo, Brescia, Padova, Roma, Napoli, Catanzaro. E come diceva sempre il Santo Giuseppe Cottolengo: DEO GRATIAS SEMPRE!. Elisa, Federica e Letizia

arissima Anna, sono le ore 6,15 di mattina; come da un bel po di tempo mi succede, mi ritaglio... come ti ho gi pi volte ripetuto... un po di tempo per la lettura o anche semplicemente per far spaziare i miei pensieri, traendo beneficio da quel silenzio ancora ovattato, in attesa che il nostro paese si svegli e metta in moto tutte le attivit che incombono su ognuno di noi. Stamattina il mio pensiero sei stata tu: sar forse perch ci siamo viste ieri mattina al mercato, non lo so o, piuttosto perch si sta avvicinando il tuo compleanno (con una tappa importante!) ed io vorrei farti gli auguri dicendoti delle cose speciali ma... mi rendo conto che impresa ardua perch ognuna delle persone a te care in quel giorno nel festeggiarti ti scalder il cuore anche con la loro sola vicinanza! ...Allora ci prover a farti questi auguri ma in che modo? Sicuramente non voglio andare a toccare le corde della commozione ricordando gli inizi tutti in salita e poi via via tutto quello che di faticoso c stato (fa

parte del tuo intimo che nessun pu, anche solo sfiorare), non voglio ricordarti il bene che hai fatto (costituisce il tuo importantissimo patrimonio personale), non voglio limitarmi ad augurarti buona salute (cosa ovvia e assolutamente primaria) e... scherzosamente neanche di cambiare look per combattere il tempo che passa (non ti riconoscerei pi con i capelli rossi e la minigonna). Penso carissima Anna mi sia rimasta la cosa pi ovvia: ti auguro di mantenere sempre viva questa gioia per la vita a prescindere dagli avvenimenti, che lentusiasmo ti accompagni nelle tue azioni. Che tu riesca a mantenere il dono che hai nellaccoglienza alle persone e sai cosa ci aggiungo. Pure? Un pizzico di sano menefreghismo perch se vale per Don Ribaldi quella famosa frase: Dio esiste: rilassati non sei tu vuoi che non valga per noi comuni mortali?? A questo punto sento di averti confuso ben bene le idee. Ti starai chiedendo: ma questa vuole farmi gli auguri o ha soltanto dormito male stanotte? No, volevo soltanto farti sentire la mia vicinanza, di essere contenta dellamicizia che ci scambiamo (di qualit pi che di quantit). Avrei voglia di finire queste righe con un augurio che ho gi sentito pronunciare da Don Giorgio (che faccio anche per me). Assolutamente non vuole suonare sinistro, ma ormai la nostra esperienza di vita ci insegna che assolutamente necessario: Se Ges proprio vuole, darci una croce, ci dia anche la forza necessaria per portarla. Mamma mia che confusione ho fatto: quando comincio a lasciar scorrere i pensieri non la smetto pi... spero di trovare il coraggio di consegnarti questa lettera di non aver detto delle stupidaggini e nella circostanza non farci caso! Con affetto Maria.

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S p i r i t u a l i t

Incontri

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Laritmetica del cristiano


NO IL PERDO E ICA, LA CARIT MATEMAT ONO LA SI... N CONOSC NO TIPLICAR MOL SOLO PER ONO LORO VIV
a carit non timbra il cartellino per il datore di lavoro, perch non ha orario la carit... La carit la virt dalle tasche bucate, perch d tutto la carit... La carit ha sempre il portafoglio vuoto, perch si spende per tutti la carit La carit non si vergogna di essere giumento di Cristo, perch porta Cristo la carit La carit si mette il grembiule, perch cameriera alle dipendenze di Dio la carit E il perdono? Il perdono ha il colore dellarcobaleno: il verde della Speranza, il giallo della Pace, il rosso dellAmore, il violetto dellUmilt, lazzurro della Gioia, il blu del Regno dei Cieli. La Carit e il Perdono

Quando la professionalit permette di vincere la paura della soglia.


Lettera di uninfermiera.

non conoscono la matematica, loro vivono solo per moltiplicarsi Il cristianesimo la religione del per, ha detto una volta qualcuno lunica operazione aritmetica che prende in considerazione il cristiano. E il perdono fa parte di questoperazione. La strada del perdono illuminata dalla fiaccola della fede. La via sembra quella della sconfitta e invece quella della vittoria, la vittoria coraggiosa del-

lamore. Perdona chi ama chi nel bivio del proprio cuore individua la segnaletica che indica: Direzione Amore Direzione Vita. Non c solo il perdono dellaltro, bens anche il perdono di Dio per noi creature. Perdonare perch prima di questo nostro atteggiamento sentiamo limpido nel cuore che il Padre ci ha perdonato e ci guarda sorridendo, con amore. Dobbiamo essere disposti a ricominciare sempre di nuovo a perdonare, perch anche Dio ogni giorno ci perdona di nuovo. Sr. M. Giacomina Stuani OSA Tratto dalla rivista dalle Api alle Rose del monastero di Santa Rita da Cascia

rimo tirocinio della vita, io giovanissima, alle prime armi in un mondo, quello della malattia, che per fortuna la vita fino a quel momento non aveva imposto a me o ai miei cari. In reparto arriva un nuovo ricovero: una signora sulla sessantina, in carne, molto pallida e con i capelli radi. messa in una stanza singola ed circondata dal marito, due figli, parenti, amici Una gran folla intorno a questa donna spaesata che non riesce a comunicare perch ha gravi problemi respiratori: la maschera dellossigeno, la tosse, il fiatone non glielo permette. Tante voci, domande, pianti intorno a lei e forse anche

dentro di lei. Io non riesco ad affrontare nessuno di loro: sono giovane, non ho strumenti, non ho conoscenze per decido che scriver il piano di assistenza proprio su di lei: mi dico che forse patologia complicata (tumore cerebrale) equivalga a un buon voto... Cos, dopo il turno, decido di oltrepassare la soglia della sua camera e, con la scusa del piano di assistenza, entro in relazione con la sua famiglia e con lo sguardo della paziente, sempre triste, come se stesse cercando una risposta o volesse richiamare lattenzione. Piano piano ho vinto la paura della soglia, quella che mi blocca appena arriva un nuovo paziente, quella che mi fa tremare le gambe e non mi fa

sentire adeguata e pronta. Nonostante le attenzioni e i complimenti dei familiari non sono diventata parte della famiglia, ma ho preso consapevolezza del ruolo che andavo a ricoprire. Durante lultimo turno, prima di Natale, sono entrata nella sua camera per salutarla e lei, per la prima volta, mi ha sorriso. Tornata dalla pausa natalizia, lei non cera pi, ma dopotutto ceravamo gi salutate quel giorno, con quel sorriso. E.B.
In questa lettera troviamo interessante lespressione di paura della soglia. Ringraziamo E. B. per averci dato lopportunit di pubblicare la sua storia e auguriamo a tutti di imparare a superare le diverse soglie che ci fanno paura. Anche questa testimonianza ri sponde alla domanda Quella volta ho capito che

La Redazione

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Paradiso...
ARRIVATO ALLA META
MARIO SUCCA fu alunno della Famiglia dei Tommasini (il Seminario interno della Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino) dal 1 ottobre 1949 al 3 luglio 1953. stato un attivo collaboratore della Famiglia Tommasini, quando anche il figlio Ezio ne era alunno, prendendo sempre parte ai ritiri spirituali per i genitori. Lo ricordiamo con affetto insieme con la diletta moglie Anna e il caro don Ezio.

BONSIGNORI GALDINO
Nato a Milano nel 16 giugno 1934, sposato con Annagrazia De Gonda, stato per anni volontario della Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondatore della Croce Rossa a Settimo Torinese e volontario al Cottolengo dal 1985. Nipote della superiora della Famiglia delle Clarine Sr. Michelina Camponovo, si spento il 9 maggio del 2012.

Associazione ex-allievi e amici del Cottolengo


Via Cottolengo 14 - 10152 Torino

10 giugno 2012 - CONVEGNO ANNUALE


Giornata di sole, quasi un miracolo fra le turbolenze di questi tempi, per il nostro Convegno annuale. Gli arrivi si susseguono e la speranza di una buona partecipazione si fa sempre pi concreta quasi a sconfiggere quel pessimismo che ci fa temere un graduale dissolversi della nostra Associazione. Certo, mancano purtroppo quelli che giungevano da pi lontano, e manca addirittura anche se giustificato il presenzialista novant...enne Tesoriere Beppe Mattiotto. Tuttavia non ci scoraggiamo e restiamo in attesa di Don Lino Piano che, eletto Superiore Generale della Piccola Casa lo scorso settembre, viene per la prima volta a conoscere i nostri soci e a celebrare per noi. La Santa Messa, servita dal solito Tarcisio e solennizzata anche questanno dai canti sacri delle ex allieve, accompagnate allorgano da Suor Immacolata, registra una chiara e dotta omelia di Padre Piano che cattura la generale attenzione offrendo a tutti spunti di riflessione e di meditazione. Al termine della funzione, scattata da Mirella Montini una foto con coloro che non hanno fretta di disperdersi, si d inizio allassemblea alla quale partecipano, oltre a Padre Lino, anche Don Roberto Provera, Direttore responsabile del periodico Incontri, Don Carlo Carlevaris, Direttore onorario del medesimo, e Padre Francesco Gemello, storico Assistente Ecclesiastico amico di tutti. In apertura il Presidente, pur discettando di vari argomenti, non riesce a sottrarsi dal manifestare ancora una volta la solita preoccupazione per la possibile graduale estinzione del nostro sodalizio, ribadendo per la fiducia che la Divina Provvidenza voglia comunque evitare tale spiacevole evenienza. Cede quindi la parola a Padre Piano che fornisce le sempre attese e gradite notizie sulla vita e sulle attivit della Piccola Casa, soprattutto nelle lontane missioni e lo fa in modo cos garbato e simpatico da creare con tutti quel feeling che caratterizza un rapporto quasi di... amicizia. Seguono applauditissimi gli interventi di Don Roberto, di Don Carlo e di Padre Gemello, oltre a quelli di alcuni soci, tra i quali la Vice Presidente Anna Teresa che continua a profondere il suo impegno per ogni nostra iniziativa. Fissata infine per domenica 9 dicembre la tradizionale Festa della Famiglia nellimminenza delle festivit natalizie, giunge lora del pranzo sociale e, mentre nella mia mente torna il nostalgico ricordo di quando ancor prima della fusione con le famiglie femminili le tavolate ospitavano oltre cento commensali e i locali non bastavano mai, si converge tutti, anche se in numero... un pochino inferiore, nella sala stupendamente e graziosamente allestita che sembra un inno alla gioia. Il pranzo registra un entusiastico apprezzamento per la presentazione e il numero delle portate, per la raffinatezza e i gusti prelibati degli alimenti, oltre che per linappuntabile servizio (Suor Maria Pia dovremmo nominarla socio onorario del nostro sodalizio!). Lagape fraterna il momento che fa esplodere, come al solito, la sincera gioia di tutti: il momento clou della socializzazione, il momento pi atteso per richiamare comuni indimenticabili ricordi, per dare ed acquisire notizie, per confidare le proprie gioie (che bello quando spuntano le foto dei nipotini...), per condividere le amarezze, per sostenere le speranze, per dimostrare vicinanza, per rinverdire lamicizia... il modo pi bello e pi gradito di concludere una giornata che ci ha consentito di tornare per qualche ora in quella Piccola Casa alla quale continuiamo a sentirci particolarmente legati e che, ogni anno, ci accoglie con grande affetto e generosit, aiutandoci a ricaricare quello spirito cottolenghino di cui vogliamo continuare ad essere modesti testimoni. Deo gratias! Dante Notaristefano

LETIZIA SIMONELLO
Il 9 giugno scorso, stroncata nel giro di soli venti giorni da un male incurabile, deceduta a 68 anni Letizia Simonello, ex orsolina, che viveva a Seveso con il marito e le figlie Sonia e Simona. Era una persona molto attiva, amava la vita ed era impegnata nel sociale. Tutti, ma soprattutto noi ex orsoline sue compagne, ci sentiamo vicine alla famiglia con sincero affetto e con la preghiera. Anna Teresa

FRANCESCO CONSIGLIO ORA LASS

Associazione ex allievi ed amici del Cottolengo

FESTA DELLA FAMIGLIA


Domenica 9 dicembre 2012 ore 16,00
Domenica 9 dicembre prossimo, alle ore 16, si terr la tradizionale Festa della Famiglia. Lincontro avverr, come negli ultimi anni, nel locale sotto la Chiesa Madre. Oltre al solito scambio di notizie sulla vita dellAssociazione e sulle novit della Piccola Casa, si affronter largomento del Convegno annuale per il 2013 e se ne fisseranno la data e le modalit di svolgimento. Sar un piacevole momento di festa per i partecipanti e loccasione per porgere gli auguri in vista delle imminenti festivit natalizie a tutti i superiori e alla comunit della Piccola Casa.
IL PRESIDENTE

Dante Notaristefano

Francesco era entrato nella Piccola Casa, ignaro, quel giorno del 1973 in cui lamico sordomuto laveva quasi di forza, condotto con s. Si trov inserito nei volontari senza saperlo e senza volerlo... arrivato di provvidenza diciamo noi! Eppure, forse, proprio per questo, egli divenne una roccia forte e salda, su cui una zolla fertile (la sua anima) assorb i principi della spiritualit cottolenghina appieno, e diede frutti copiosi e buoni. Le cose andarono cos: Francesco lavorava in Rai-Tv. Era arrivato a Torino dal profondo sud e, nemmeno sapeva dellesistenza del Cottolengo. Sul lavoro aveva trovato un collega sordomuto che lui subito agganci: voleva imparare la mimica per comunicare con lui che vedeva isolato ... Costui dopo un po di tempo, trov Francesco pronto per fare qualcosa di buono qui dai nostri amati Buoni Figli ove lui veniva il sabato pomeriggio a fare i bagni... Aiutava lallora responsabile Fr. Matteo, perci un sabato decise e comunic a Francesco che alluscita dal lavoro doveva andare con lui. Detto fatto! Non sent ragioni. Francesco gli diceva: Non posso, ho famiglia con due figli piccoli che mi aspettano; se posso voglio fare un po di straordinari.... No, di brutto, con decisione lo port al Cottolengo! Arrivati alla Sacra Famiglia, mentre Fr. Matteo si rallegrava col sordomuto per il dono del nuovo volontario, Francesco zitto, guardava e attendeva come si sarebbe conclusa la questione. Fu fatto cambiar dabiti e preparare per fare i bagni... Fr Matteo lavorava in coppia col sordomuto. Francesco avrebbe atteso larrivo dun altro fratello volontario.Questi arriv salutando con un sentito, umile Deo gratias! Sia lodato Ges Cristo! Chi era? Fratel Luigi! Cos per tanto tempo Francesco venne il sabato dai Buoni Figli e lavor col futuro beato Fr. Luigi Bordino, che lo istru per non fare n farsi del male spostando ragazzi di peso notevole... Poi le sue prestazioni aumentarono, perch fu sempre pi inserito nella vita e nello spirito della Piccola Casa. Lavor con don Tranquillo per incarico di D. Lino Piano alla revisione, pulitura e schedatura delle numerose Reliquie del nostro Santuario. Entrato a far parte dellOFTAL si prodig per favorire il pellegrinaggio a Lourdes dei nostri malati, ricoverati e suore. Queste le faceva inserire gratis (partecipavano a spese dellOFTAL, che ringraziamo!). Ne beneficiarono molte: suore di tutte le et, ma specie quelle che mai erano andate da nessuna parte. Ci diede a molte vera consolazione spirituale. Per molti anni fece pure il cicerone-guida per quei gruppi che visitano la Piccola Casa. (Amico del Cottolengo, promessa nel 2004). Francesco dunque spese la sua vita direi in pienezza umano-cristiano-cottolenghina-mariana. Fu un cristiano che realizz appieno lideale che il Concilio aveva previsto per i laici impegnati nella Chiesa. Era anche un uomo di preghiera. Ho avuto modo dosservarlo a lungo durante un pellegrinaggio a Lourdes. Sia in treno che l in quella terra benedetta, Francesco era immerso nella preghiera. Si vedeva dal come trattava noi pellegrini, malati e sani, e i colleghi dellOftal. Aveva una semplicit disarmata e disarmante, sorrideva sempre in modo buono mentre comunicava con te. Direi che era sempre meno umano e pi spirituale... Ultimamente a una suora del centralino che gli chiedeva notizie della sua salute, rispose: Presto vado a vedere la S. Madonna!. Fu profeta, una settimana dopo era lass. Visse sempre cos: cosciente di Dio e memore del Cielo, certo che la scorciatoia per raggiungerlo presto e in modo sicuro la S. Madonna. Deo Gratias! Torino, 12/7/2012, sr. L. M.

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Te s t i m o n i a n z e

I n c o n t r i

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BRICIOLE DI CARIT
Il Liceo scientifico G. Galilei di Trieste da alcuni anni, nellambito del progetto di offerta formativa dellIstituto organizza un viaggio-studio a Torino per conoscere le realt del Cottolengo. Proponiamo alcune delle riflessioni che i giovani ci hanno inviato. HO CAPITO COSA
VERAMENTE IMPORTANTE NELLA VITA

Lo stage organizzato ha soddisfatto e ampliato le conoscenze di noi ragazzi. Unaltra realt visitata stata la Piccola Casa della Divina Provvidenza o meglio conosciuta come Cottolengo. Qui suor Milvia ci ha fatto incontrare varie persone, con diversi problemi fisici o mentali, che passano il tempo facendo varie attivit: laboratori musicali, magnifici lavoretti che poi vengono venduti ai mercatini, laboratori teatrali Al Cottolengo, vedendo le condizioni nelle quali alcune si trovano e, nonostante ci, non mollano mai, ho finalmente capito quanto sia fortunata: prima di tutto perch godo di buona salute, secondo perch ho accanto persone che mi aiutano, terzo mi sono resa conto che tutte le cose delle quali mi lamento sono futi-

li e quarto di quanto sia importante la vita. Suor Milvia, nellillustrarci la struttura, mi sembrata cos serena e felice di essere al servizio dei bisognosi tanto che per un attimo ho invidiato il suo stile di vita. Il ritorno dalla Piccola Casa a Rivoli, dove eravamo alloggiati, stato pi silenzioso del solito, perch tutti noi ripensavamo a ci che abbiamo vissuto quel giorno, per nei nostri occhi si poteva notare tanta serenit per aver capito che cosa veramente importante e che cosa no. Credo che, durante il viaggio di ritorno a Trieste, sia stata molto pi felice di quanto non lo sia stata alla partenza. Consiglio a tutti di fare queste esperienze. Alessia M., 4a B

si rapportano con gli ospiti della Casa: mettono sempre al primo posto la persona che si trova davanti e non i suoi problemi. La Piccola Casa un posto dove le persone, che a noi possono sembrare le pi sfortunate, sono in realt le pi felici, perch hanno riscoperto, nellamore e nellaffetto di chi le circonda, la gioia di vivere. Vedere queste persone che, nonostante i loro problemi, si sono rialzate e adesso camminano a testa alta, orgogliose del poco che la vita ha dato loro perch spronate dallamore di chi sta loro vicino, mi ha fatto pensare e ho capito quante cose la vita mi abbia dato e quanto poco io sia riuscita a valorizzarle finora. Per questo consiglio a tutti di fare unesperienza simile, almeno una volta nella vita, perch mi ha fatto capire quanto importanti siano le persone e mi ha fatto vedere la vita, e gli altri, sotto una luce diversa. Chiara P., 4a B A CONFRONTO CON LA SOFFERENZA UMANA La sofferenza imprescindibile dalla condizione umana. Essa profondamente legata allesistenza degli uomini che, per linevitabile deperibilit del

AL PRIMO POSTO LA PERSONA! Al Cottolengo la cosa che mi ha pi colpito il modo con il quale i volontari, le suore e i fratelli

corpo, ma anche per la loro fragilit interiore, alla fine si costretti a confrontarsi con essa. Nella vita mi sono accadute rare volte di entrare in contatto con la sofferenza. La societ odierna spesso ci devia dal pensare a tutti quegli uomini la cui esistenza , invece, caratterizzata dal dolore, perch gi nati in condizioni fisiche o mentali svantaggiate, o perch eventi sfortunati gli hanno travolto la vita. Tutte queste persone sono spesso relegate ai margini della societ o sono esse stesse che, piano piano, sisolano. Le condizioni di svantaggio, con la sofferenza che ne consegue, spesso, infatti, possono impedire a un uomo di svolgere qualsiasi tipo di lavoro, possono allontanarlo dalla famiglia, fino a ridurlo a vivere in strada e a perdere un posto nella societ. Grazie allesperienza che ho vissuto a Torino, nellambito del Cottolengo, ho visto come una persona sofferente, attraverso laiuto e il sostegno di altri uomini, pu ritrovare il suo posto nella societ, la sua dignit, i veri valori dellesistenza e imparare a vivere serenamente anche la sua condizione di svantaggio. Queste istituzioni, costituite da uomini che hanno deciso di impegnare la loro vita nel servizio al prossimo in difficolt, riescono a compiere veri e propri

miracoli di cui io ora mi sento testimone. Ho conosciuto persone, con gravi handicap fisici, capaci di vivere la loro condizione senza angoscia poich, grazie allazione di volontari e suore, hanno scoperto come valorizzare la loro vita e realizzarsi nel lavoro e nelle varie attivit che sono quotidianamente svolte nella Piccola Casa della Divina Provvidenza. Ho sentito la forza dellAmore che spinge tanti uomini a servire volontariamente poveri, malati e deboli, con tanta dedizione e generosit, poich riescono a vedere in quelle persone, che noi spesso ignoriamo, Ges Cristo. Ho capito che la vita di ogni uomo ha un valore smisurato, indifferentemente dal fatto se ci veda o ci senta, dalla sua intelligenza o dalla bellezza e che si pu, anche nel proprio piccolo, impegnarsi per aiutare i nostri fratelli in difficolt; si pu, ed bene, donare tempo e affetto al nostro prossimo sofferente e ci che si riceve dallaver donato un tesoro incommensurabile. Niccol T., 3a G

ricca come Torino (ma anche come Trieste e, credo, moltissime delle citt italiane), ci siano problemi che sono ormai radicati, ma di cui la maggior parte della gente non si occupa. valsa la pena di avvicinarsi a tali problemi, gi conosciuti, ma assolutamente mai presentati in maniera cos evidente, ma ancora di pi alle persone che volontariamente cercano di risolverli. Durante la settimana trascorsa a Torino, infatti, non abbiamo semplicemente visitato case di accoglienza o parlato con i volontari, ma ci siamo piuttosto confrontati con persone che ci hanno parlato con sentimento e passione, ma anche decisione. Al Cottolengo, per esempio, gli stessi accolti hanno accolto noi, ci hanno parlato delle loro esperienze; ed stato bellissimo come loro siano riusciti a trasmetterci la voglia di vivere di cui davvero erano pieni. Il Cottolengo non , infatti, solo un luogo di malattia, ma soprattutto una sede di speranza, dove i malati sono assistiti non solo nella loro malattia, ma soprattutto nel riuscire a esprimere le loro capacit, dove gli ricordato che la dignit per tutti. Lucrezia L., 5a C

PICCOLA CASA, UN LUOGO DI SPERANZA Il viaggio a Torino stato unesperienza forte, dove si scopre quanto in ogni realt, anche quella della citt moderna e

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