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OCCASIONAL paper

Anno 1, Numero 2 - Ottobre 2010

ABSTRACT
The following paper, written by Ludovico Carlino, will seek to analyze the complex and important connection which occurs between alQida and the Taliban group, a relationship which is often presented as built up on common basis, but, with a more deepest analysis, it turns out full of controversies and dissimilarities. Through an unedited representation of the characters of Bin Laden and the Mullah Omar and all those figures belonging to the Jihadist group, Ludovico Carlino will conduct the reader to explore the history of alQida in Afghanistan. From this studying, what emerges is a more complicated and diversified framework than the one commonly represented by the Western mass media. A paper which will go into the dramatic reality when it tries to understand and define the Jihadist and Taliban efforts towards the Western world, but particularly towards those international military forces that are still occupying the Afghan territory.

Il ihd sotto la bandiera dellEmirato Islamico dAfghanistan: levoluzione dei rapporti tra al-Qida e i Talebani afgani1
di Ludovico Carlino

Introduzione
Allindomani degli attentati dell11 settembre 2001, per molti osservatori e per gran parte dei media internazionali il movimento talebano apparso quasi indistinguibile rispetto ai militanti di al-Qida ed al network jihadista ad esso associato da anni operativo in Afghanistan. Il paese centro-asiatico era del resto la base operativa di Osma Bin Lden dal 1996, ma anche lo scenario di azione di una miriade di organizzazioni radicali islamiste che godevano della protezione dei Talebani. Non solo. LAfghanistan rappresentava quellideale Stato Islamico dal quale lavanguardia jihadista avrebbe dovuto guidare la Umma islamica per sollevarsi contro i regimi apostati e corrotti portandola verso il fine ultimo della ricostituzione dellantico Califfato Islamico. Una sovrapposizione, quella tra Talebani ed al-Qida, che probabilmente stata condizionata dalla storia afgana degli ultimi venti anni, la quale risulta legata in maniera inscindibile allevoluzione stessa di quella corrente dottrinaria che Gilles Kepel ha denominato neo-salafismo globale2 e che nella sua massima e pi estremizzata espressione rappresenta per larghi tratti la base ideologica di al-Qida. Fu in Afghanistan che il palestinese Abdllah Azzm fiss i canoni del moderno movimento jihadista globale, fu nei territori conquistato dai Talebani che Osma Bin Lden annunci la nascita del Fronte Internazionale per il ihd contro Crociati e Sionisti, e fu sempre nel paese centro-asiatico che al-Qida ide e pianific gli attentati contro le ambasciate statunitensi in Africa orientale prima e le Torri Gemelle pochi anni dopo. Le difficolt che ancora oggi persistono nel tracciare una netta linea di demarcazione tra al-Qida e Talebani sono da ricondurre con tutta probabilit alla suddetta serie di eventi. Inoltre la comparsa dei Talebani pachistani (da non confondere con i Talebani afgani) ed una relazione che nel corso degli anni stata presentata pi come affiliazione o fusione che come semplice collaborazione, hanno complicato i tentativi di differenziazione fra le parti e facilitato i processi di generalizzazione. Nonostante esista sin dagli anni 90 un consenso piuttosto unanime fra gli studiosi della materia circa sulla necessit di disaggregare le varie sotto-correnti ideologiche che appartengono alla militanza islamista regionale, negli ultimi anni questo tentativo appare sempre pi complesso a causa della crescente ibridazione ideologica in atto tra i diversi gruppi attivi sulla scena jihadista, circostanza questa che ha alimentato diversi dubbi anche su quale sia la corretta metodologia da utilizzare per operare una simile differenziazione. Se un tempo era facilmente utilizzabile la classica distinzione tra gruppi che colpiscono principalmente regimi musulmani locali (il cosiddetto nemico vicino) e gruppi che focalizzano le proprie azioni contro lOccidente (il nemico lontano), negli ultimi anni tale distinzione basata dunque sugli obiettivi da raggiungere appare sempre meno rilevante. Il trend attuale suggerisce infatti la presenza di gruppi jihadisti arricchitisi di una retorica sempre pi ambigua, le cui azioni sono dirette verso una pluralit di soggetti, senza rispecchiare necessariamente gli obiettivi originariamente prefissate nelle rispettive agende. Negli ultimi cinque anni i gruppi che tradizionalmente hanno preso di mira il nemico lontano, come al-Qida, hanno ad esempio adottato una retorica sempre pi ostile, portando spesse laccusa di takfr3 nei confronti dei regimi musulmani. Al contrario, gruppi che generalmente hanno indirizzato le proprie azioni contro regimi locali, come ad esempio i militanti algerini o quelli pachistani e per certi aspetti anche quelli afgani, hanno assunto una dimensione sempre pi anti-occidentale sia dal punto di vista propagandistico che operativo.

1 Per i nomi in Urdu o in Pashtu si deciso di mantenere la loro pi conosciuta e diffusa traslitterazione presente sul web. 2 Gilles Kepel, Jihad ascesa e declino, Roma, Carocci, 2001 3 Dallarabo letteralmente miscredenza.

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Anche provando lutilizzo di altre categorie che generalmente ci soccorrono nella distinzione fra le suddette forme di islamismo non sembra soddisfare la nostra domanda iniziale. Ad esempio, anche un approccio teologicamente orientato al fine di differenziare il radicalismo islamico, ha rivelato diverse difficolt nella sua applicazione pratica. Una distinzione comunemente proposta da questa tipologia di approccio quella che distingue tra Ikhwanismo e Salafismo; il primo associato al pragmatismo politico dei Fratelli Musulmani egiziani ed il secondo correlato al puritanesimo della tradizione Wahhabita saudita. Distinzione che nella sua versione pi radicale differenzia il Qutbismo dallo Jihadismo, questultima corrente associata ad una ideologia socialmente pi conservatrice e dottrinalmente pi rigida rispetto alla prima. Tuttavia se letichetta salafitajihadista stata applicata a svariati gruppi militanti attuali, finendo per coprire quasi interamente il panorama dei gruppi militanti islamisti (eccetto quelli irredentisti come ams), spesso non si considera che luniverso delle organizzazioni cos denominate appare talmente ampio ed eterogeneo che si finisce spesse volte per offuscare le numerose differenze in realt esistenti nel tentativo di fare maggiore chiarezza4. in questo contesto che si inscrive pertanto la difficolt di tracciare una linea di demarcazione concreta tra al-Qida ed il movimento dei Talebani, due entit che pur condividendo da quasi un decennio un nemico comune, appaiono tuttavia legati a finalit ed obiettivi differenti sulla base di una ideologia che presenta allo stesso tempo elementi di continuit e discontinuit. La situazione attuale tra laltro complicata dalla presenza di nuovi attori presenti nello scenario afgano e pachistano, che rendono linsurrezione guidata dai Talebani un fenomeno fortemente disomogeneo, complesso e variegato. Ad ogni modo proprio levidente contrapposizione sul fine ultimo del ihd che in pi di unoccasione ha spinto diversi osservatori a sostenere che necessario analizzare al-Qida e Talebani come due movimenti fortemente distinti5, ed probabilmente questa idea a rappresentare il punto di partenza per quanti sono giunti alla conclusione che oramai inevitabile giungere ad un pace negoziata del conflitto afgano. A noi sembra comunque necessario sin da subito sottolineare come il legame tra al-Qida ed i Talebani abbia da sempre rappresentato per lorganizzazione di Osma Bin Lden un punto di fondamentale importanza per la sua stessa esistenza. Il santuario afgano ha garantito ad al-Qida nel corso degli anni un luogo sicuro dal quale poter operare e nel quale poter addestrare i propri membri, dove preparare e poi perpetrare le proprie operazioni e dove sviluppare compiutamente la propria ideologia relativa al ihd globale. Parallelamente anche i Talebani hanno tratto grandi benefici dal sostegno concesso loro da al-Qida e dagli arabi-afgani, dal punto di vista economico, da quello militare ed operativo e, per larghi tratti, soprattutto da quello propagandistico. Questa relazione non ha tuttavia mai seguito una traiettoria lineare, oscillando tra periodi di stretta collaborazione, dettati da specifiche contingenze ed al contrario fasi di diffidenza ed aperta ostilit, alimentate principalmente dalle divergenze religiose e dal differente obiettivo ultimo della lotta armata. Contrapposizioni che ad ogni modo sembrano persistere ancora oggi, ma che al momento non appaiono in grado di intaccare ed ostacolare lattivit insurrezionale che i Talebani ed i gruppi ad essi associati stanno portando avanti contro la coalizione internazionale presente in Afghanistan. Questa analisi si propone pertanto di essere una chiave di lettura degli eventi intercorsi fra il 1996 fino ad oggi, tentando di sistematizzare tre fasi differenti che riflettono il passaggio da una prima relazione caratterizzata inizialmente da una reciproca diffidenza, ad unaltra basata sullinteresse comune, ed unultima che suggerisce levoluzione di un movimento Talebano che enfatizza le proprie peculiarit per tentare di distanziarsi il pi possibile dal movimento jihadista globale. Un excursus storico che permetter in ultima istanza di inquadrare e posizionare con maggiore precisione al-Qida ed i Talebani nel panorama dei movimenti che tradizionalmente vengono definiti o si auto-definiscono come jihadisti.

4 Su questo punto Thomas Hegghammer, Jihadi Salafis or Revolutionaries: on religion and politics in the study of islamism militancy, in R Meijer (ed), Global Salafism: Islams New Religious Movement, London/New York: Hurst/Columbia University Press, 2009, pp. 244-266. 5 Carlye Murphy, Can the US exploit the divide between Taliban and al-Qaeda?, Christian Science Monitor, 26.1.2010.

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Lascesa dei Talebani e larrivo di Osma Bin Lden: deobandi pashtun versus salafitijihadisti
I movimenti islamisti non hanno mai rappresentato una forza di particolare rilievo in Afghanistan fino al conflitto con lUnione Sovietica degli anni 80, quando numerosi gruppi di muhidn furono equipaggiati ed addestrati da diverse potenze straniere con lobiettivo di contrastare la minaccia comunista. Secondo le stime pi attendibili, tra il 1982 ed il 1992 affluirono nei campi profughi e nelle scuole coraniche pachistane circa 35.000 volontari provenienti da varie regioni del mondo musulmano e diretti in Afghanistan. Il paese centro-asiatico divenne in breve tempo, secondo le stesse parole di Aman al-awhir, lideologo ed attuale luogotenente di Osma Bin Lden, unincubatrice, dove i semi del movimento jihadista sarebbero cresciuti6, ed proprio in questo ambiente che la popolazione locale, prevalentemente di etnia pashtun e fedele ad una tradizione tribale e locale poco conforme alla dottrina islamica classica7 , cominci ad entrare in contatto la visione rivoluzionaria legata degli islamisti stranieri. Nel 1992 una coalizione di muhidn riusc a conquistare Kabul e proclamare la nascita di uno stato islamico in Afghanistan, senza tuttavia mai riuscire a dare a questultimo una struttura compiuta a causa della guerra civile e delle lotte intestine che si protraevano sin dalla ritirata delle truppe sovietiche nel 1989. Fu in questo contesto, tra il 1992 ed il 1994, che il movimento dei Talebani acquis una crescente preminenza sotto la guida del Mullah Omar, che nel marzo del 1996 verr nominato amr al muminn, ossia capo dei fedeli. Poich la maggior parte dei seguaci del movimento proveniva dalle scuole coraniche, la scelta del nome Talebani fu quasi naturale. lib infatti lo studente islamico, colui che cerca conoscenza, un appellativo che sanc sin da subito la distanza che separava il movimento, intenzionato a purificare la societ, dai partiti politici vicini ai muhidn, i quali al contrario aspiravano a conquistare il potere. Anche se la maggior parte di coloro che si raccolsero attorno al Mullah Omar aveva combattuto il ihd contro i sovietici a fianco degli stessi muhidn sotto la bandiera del Movimento della Rivoluzione Islamica dellAfghanistan (harakat-e enqelab-e islami-ye afghanistan) guidato dal Mullah Mu|ammad Nab Mu|ammadi, questi erano rimasti profondamente disillusi dal settarismo e dalle attivit criminali poste in essere dei partiti in questione. Leader muhidn, quali ad esempio Burhanuddin Rabbani o Gulbuddin Hekmatyar, erano tra laltro intellettuali islamisti che traevano la propria inspirazione dai movimenti islamici urbani mediorientali. I leader talebani, al contrario, provenivano da un retaggio prettamente rurale, con una educazione islamica tradizionale che prese forma nelle madrase deobandi8 pachistane ed afgane che in quegli anni si moltiplicarono nei due paesi grazie ai ricchi finanziamenti provenienti dallArabia Saudita. Il movimento Talebano riusc ad ogni modo ad imporsi con una certa rapidit e, a soli due anni di distanza dalla sua nascita a Kandahar, riusc a conquistare Kabul nel 1996. Fu nel maggio di quello stesso anno che Osma Bin Lden fu costretto a lasciare il Sudan riparando in Afghanistan sotto la crescente pressione saudita e statunitense, trovando un ambiente radicalmente differente rispetto agli anni vissuti in loco durante la lotta contro i sovietici. In questarco di tempo la stessa ideologia di al-Qida aveva completato il passaggio dal nemico vicino al nemico lontano, ruotando su posizioni sempre pi anti-occidentali e globali che si distanziavano fortemente gi da allora dalla visione del mondo che caratterizzava i Talebani. Se la base ideologica-religiosa di al-Qida pu sintetizzarsi con le parole di Ab Muab al-Sri, una delle voci pi articolate e prolifiche dellattuale
6 Steve Cool, Ghost Wars. The secret history of the CIA, Afghanistan and bin Laden from the soviet.invasion to September 2001, Londra, Penguin, pag. 154. 7 Elisa Giunchi, Afghanistan, storia e societ nel cuore dellAsia, Roma, Carocci, pag. 91 8 Il deobandismo un movimento revivalista musulmano che ha origine nellIndia del diciannovesimo secolo, per lappunto nella citt di Deoband, nei pressi di Nuova Delhi

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jihadismo globale, come una combinazione di jihadismo qutubista, fede salafita e predicazione wahhabita9, quella dei Talebani pu definirsi come la combinazione tra uninterpretazione estrema dellIslam deobandi integrata con la cultura di villaggio pashtun. Come classico movimento religioso revivalista con ambizioni prettamente locali, lintenzione iniziale del movimento talebano era pertanto quella di purificare la societ afgana forzandola a seguire i dettami di un codice morale rigidamente basato sullinterpretazione letterale dei testi sacri, pur tenendo nel giusto conto il peso e linflusso dei costumi locali. Bench esteriormente simile al salafismo professato da Bin Lden ed Aman al-awhir, lideologia talebana traeva la propria origine da contesti sostanzialmente differenti ed il progetto di rivoluzione del movimento era inteso in un senso originario, prettamente conservatore, sintetizzabile con il termine di neo-tradizionalista10. Le convinzioni dei Talebani erano dichiaratamente anti-razionali e anti-moderniste, e pi che affrontare il mondo moderno secondo la tradizione di aml al-Dn al-Afn, asan al-Bann o Sayyed Qub, semplicemente lo ignoravano. Del resto non furono i Talebani ad invitare Bin Lden nel loro paese, ma i punti di contatto dello sceicco saudita con lAfghanistan erano rappresentati dai suoi ex alleati dei partiti dei muhidn, tra i quali il leader dello izb-i-Islm Ynis li, esattamente quelli che il movimento del Mullah Omar stava tentando di allontanare. Quando Bin Lden arriv in Afghanistan non venne nemmeno accolto in qualit di leader di alQida, ma principalmente come il milionario saudita che aiut gli Afgani nella loro lotta contro i sovietici nel corso degli anni 80. Nonostante i contatti di Bin Lden con i muhidn risalissero ad decennio precedente, fu solo il suo arrivo nel 1996 a segnare linizio della relazione con il Mullah Omar. Secondo alcune fonti Bin Lden non conosceva assolutamente la realt dei Talebani quando arriv in Afghanistan, e li consider addirittura una minaccia ancora legata a vecchi esponenti comunisti afgani11. Dopo la caduta di Jalalabad nel 1996 ed riferito alla decisione di Ynis li di allearsi con il Mullah Omar, ci fu un primo contatto fra i Talebani con Bin Lden ed i suoi seguaci. Lo sceicco saudita incontr i rappresentanti del movimento i quali assicurarono che lo avrebbero trattato come un ospite onorario del loro regime. Al tempo il Mullah Omar era probabilmente convinto che lo sceicco saudita avrebbe utilizzato le sue ricchezze personali per aiutare a ricostruire il paese dopo anni di devastazioni, sullesempio di quanto Bin Lden aveva gi fatto in Sudan nei cinque anni precedenti al suo arrivo in Afghanistan. Tuttavia, come si avr modo di dimostrare pi avanti, queste speranze furono in gran parte deluse.

9 Brynjar Lia, Abu Musab al-Suris critique of the hard line salafists in the Jihadist current, in CTS Sentinel, Vol. 1, Issue 1, dicembre 2007. 10 Jason Burke, Al Qaeda, la vera storia, Milano, Feltrinelli Editore, 2004, pag. 132. 11 Secondo Lawrence Wright questi rumors furono diffusi dai signori tribali del Nord, cfr. Lawrence Wright, The Looming Tower: Al-Qaeda and the Road to 9/11 , New York: Knopf, 2006, pag. 229.

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Al-Qida e Talebani: diffidenze, ostilit, contrapposizioni


Non deve quindi sorprendere se prima degli eventi del 2001 numerosi documenti, come il ritrovamento di alcune lettere appartenente alla leadership di al-Qida12, dimostrino come la relazione tra il movimento talebano e Bin Lden fosse caratterizzato da una reciproca diffidenza che, in alcune circostanze, port addirittura ad episodi di aperto scontro. Il movimento dei Talebani dopo aver preso il controllo del paese fin ben presto sotto i riflettori e le critiche della comunit internazionale a causa della costante violazione dei diritti umani, del brutale trattamento riservato alle donne e, non da ultimo, a causa dellospitalit fornita a militanti stranieri nei campi di addestramento. In questo contesto sin dallinizio i Talebani furono divisi nella loro opinione nei confronti di al-Qida. Le differenti agende politiche nonch i provocatori atteggiamenti di Bin Lden rappresentarono i primi motivi di contrasto. Ab al-Wald al-Masr, jihadista di lungo corso e stretto collaboratore dei Talebani, sostenne in uno scritto diffuso nel 2007 in diversi forum islamisti, che sin dallinizio lospitalit concessa dai Talebani a Bin Lden era stata limitata da due condizioni: nessuna comunicazione con i media senza il loro permesso e nessuna presa di posizione antagonista nei confronti degli USA13. La frenetica attivit mediatica del leader di al-Qida, culminata nella conferenza stampa del 1998 nella quale lo sceicco saudita dichiar che uccidere gli Americani e i loro alleati, siano essi civili o militari, un dovere che si impone ad ogni musulmano che sia in grado, in qualsiasi paese in cui si trover14, non fece altro che andare contro le uniche due richieste che i Talebani avevano imposto. Inoltre con il suo atteggiamento, al-Qida non faceva altro che richiamare lattenzione dei paesi occidentali sullAfghanistan dove i Talebani stavano al contempo costruendo le basi di quellentit statale alla quale era stato dato il nome di Emirato Islamico dellAfghanistan. Lopposizione e il risentimento nei confronti di Bin Lden si diffusero quindi rapidamente tra i funzionari talebani, molti dei quali fortemente convinti che le sue azioni rappresentassero una minaccia per la stabilit del regime. Un esempio fornito dalla posizione del Mullah Khakshar, al tempo vice ministro talebano degli interni, che non accett di buon grado larrivo di Bin Lden e del suo gruppo in terra afgana invitandolo addirittura a lasciare il paese nel corso di un incontro del 199615. Un altro oppositore alla presenza di al-Qida fu il Mullah Wkil A|mad Muttawkkil, segretario del Mullah Omar e che nel 1999 ricopr lincarico di Ministro degli Esteri del regime talebano. Muttawkkil, il quale apparteneva al gruppo di quei talebani che aspirava ad ottenere un riconoscimento internazionale dellEmirato Islamico, cerc in diverse occasioni di restringere le attivit di Bin Lden16, soprattutto in seguito agli attentati del 1998 contro le ambasciate statunitensi in Africa orientale. Altro principale motivo di scontro in questo periodo fu il rifiuto da parte dello sceicco saudita di obbedire alle richieste avanzate dal Mullah Omar di mantenere un basso profilo nel paese, circostanza che spinse il regime talebano ad adottare provvedimenti in occasione della conferenza stampa organizzata nel 1998 dallo sceicco saudita per annunciare la nascita del Fronte Islamico Mondiale per il ihd contro Sionisti e Crociati. Il Mullah Mu|ammad Hasa, membro del Consiglio della ra dei Talebani, arriv provocatoriamente a dichiarare che oramai era Bin Lden a dirigere la politica estera afgana a causa delle sue attivit mediatiche tese a minacciare gli Stati Uniti e gli stati arabi.17 Come descritto da uno dei principali teologi dellattuale jihadismo salafita, il siriano Ab Muab al-Sri, in una lettera indirizzata ad Osma Bin Lden nel luglio 1999, diversi campi di al-Qida in Afghanistan vennero chiusi nel 1998 in segno di ritorsione ed anche il malcontento degli afgani nei confronti degli arabi divenne

12 Alan Cullison, Inside Al-Qaedas Hard Drive, The Atlantic Online, settembre 2004. 13 Vahid Brown, The Facade of allegiance: Bin Ladins dubious pledge to Mullah Omar, CTC Sentilel, genanio 2010. 14 Dalla Dichiarazione del fronte islamico mondiale per la Guerra Santa contro ebrei e crociati, 23 febbraio 1998. 15 Paul Bergen, Holy War, Inside the Secret World of Osama Bin Laden, Phoenix, The Orion Publishing Group Ltd , 2002, pag. 235. 16 Ibid., pag. 248. 17 Paul Bergen, op. cit. pag. 234.

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palesemente chiaro18 mettendo in risalto la distanza ideologica e politica esistente tra i due movimenti. Se il regime talebano non aveva alcun interesse strategico al di fuori dellAfghanistan, Bin Lden cerc sin dallinizio di utilizzare questo territorio come base di partenza per la sua idea di ihd globale. Ufficialmente, secondo il regime talebano, la relazione con Bin Lden era fondata sulla comune identit religiosa, ma anche fortemente condizionata dai valori pashtun di ospitalit ed onore. Iftikhar Murshed, inviato speciale del Pakistan per lAfghanistan negli anni 90, ha fatto pi volte riferimento nei suoi scritti a questi valori tribali. Nonostante la presenza di Bin Lden creasse non pochi problemi alla visibilit del regime, Murshed sottoline che il Mullah Omar ribad pi volte che le tradizioni afgane non avrebbero reso possibile espellere una persona che aveva cercato asilo. Di pi. Secondo quanto riportato da Mushed uneventuale estradizione dellospite, per quanto a tratti indesiderato, avrebbe potuto generare una rivolta popolare impossibile da controllare19. Pi sostenibile appare la tesi che i contributi materiali, in termini economici ma non solo, offerti da Bin Lden al regime talebano in questo periodo abbiano garantito al leader di al-Qida il supporto necessario per rimanere nel paese. Nel 1996 i Talebani non controllavano tutto il territorio afgano e lintegrazione di combattenti arabi tra le file del movimento afgano risult fondamentale nella lotta contro i signori della guerra che dominavano nel Nord. Bin Lden tent probabilmente di ripetere in Afghanistan la tattica che gli aveva permesso di sviluppare una solida relazione con il leader islamista sudanese asan al-Turb. Lo sceicco saudita fece ingenti donazioni al Ministero del Tesoro Talebano, finanzi lacquisto di macchine, di armi, case, appoggi la guerra contro gli oppositori dei Talebani e promise di sostenere economicamente una serie di opere pubbliche nella zona di Kandahar e dintorni20. Tuttavia a quel tempo Bin Lden venne anche posto sotto stretta sorveglianza e, nel febbraio del 1999, gli venne persino confiscato il telefono cellulare. Con tutta probabilit furono queste restrizioni che spinsero Bin Lden a dichiarare che due entit si frappongono al nostro ihd una rappresentata dagli USA e laltra dal Ministero degli Esteri dei Talebani21 . Ad ogni modo lo scetticismo era presente anche fra i ranghi fedeli a Bin Lden e finanche nelle fila della comunit araba presente in Afghanistan. Il paese asiatico ospitava al suo interno diversi gruppi di combattenti stranieri, soprattutto egiziani, che erano rimasti in Afghanistan una volta terminata la guerra contro i Sovietici. Lo scontro ideologico tra jihadisti pragmatici e salafiti dalla linea dura aveva gi rappresentato un problema negli anni della prima esperienza afgana degli anni 80, non attenuandosi nemmeno negli anni intercorsi tra la presa di Kabul da parte dei Talebani nel 1996 e la loro caduta nel 200122. La differenza pi significativa si produsse anche in questo caso nel campo delle pratiche e dellosservanza religiosa. Mentre i volontari arabi appartenevano principalmente alla corrente salafita ed alla scuola giuridica |anbalita, la resistenza afgana seguiva quella |anafta tradizionalmente pi tollerante nei confronti di pratiche religiose diverse come il sufismo considerato dai salafiti come una pericolosa innovazione dellIslam. La scuola giuridica |anafta inoltre considerata quella che riserva al ragionamento umano un maggiore spazio nellelaborazione del fiq (il diritto islamico) e sostiene la legittimit dellisti|sn, lopinione discrezionale del giurista il quale di lascia guidare nella sua scelta dal senso di giustizia. Da un punto di vista teologico gli |anbaliti rifiutano, o almeno limitano fortemente, il ricorso alla ragione e al ragionamento indipendente. Ladesione letterale ai testi sacri, il ritorno alla Sunna del Profeta e allepoca dei alf sono considerati i principali pilastri della scuola |anbalita, che hanno contribuito a renderla una corrente molto puritana dal punto morale come evidenziato dallavversione nei confronti del sufismo e del culto di altre correnti religiose23.

18 Brynjan Lia, Architect of Global Jihad, the life of Al-Qaida strategist Abu Musab al-Suri, London, Hurst, 2007, pag 284 e Alan Cullison, op. cit. 19 Itfikhar Murshed, Afghanistan: The Taliban Years, London, Bennet e Bloom, 2006, pag. 194. 20 Jason Burke, op. cit., pag.189. 21 Peter Bergen, The Osama Bin Laden I Know: An Oral History of Al Qaedas Leader, pag. 250. 22 Brynjan Lia, Abu Musab al-Suris critique of Hard Line Salafists in the Jihadist Current, Ctc Sentinel, Dicembre 2007, Vol.1, Issue 1. 23 Massimo Camparini, Dizionario dellIslam, Milano, Rizzoli Editore, 2005, pag. 134-138.

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Queste contrapposte posizioni spinsero significativi frammenti della comunit araba in Afghanistan a guardare con sospetto i Talebani dal punto di vista della purezza religiosa, arrivando a disprezzare la primitivit e larretratezza generale regnanti nel paese. Gli arabi-afgani rimasero coinvolti in una forte disputa teologica: si poteva considerare il regime talebano come un autentico Emirato Islamico a favore del quale era obbligatorio e legittimo combattere? Molti dei combattenti stranieri presenti in Afghanistan guardavano il regime Talebano semplicemente come un sicuro rifugio temporaneo dove avrebbero potuto addestrarsi e riorganizzare le proprie forze in attesa di scatenare una nuova campagna jihadista nei propri paesi di origine. Per diversi arabi-afgani il regime talebano non sarebbe mai diventato il punto di partenza per la restaurazione dellantico Califfato Islamico ed alcuni di essi sostenevano che combattere sotto la bandiera dellEmirato Islamico dellAfghanistan non rappresentasse un dovere religioso, ma al contrario avrebbe addirittura significato lottare sotto la bandiera degli infedeli24. Nel suo The Global Islamic Resistence Call, Ab Muab al-Sri descrive il ruolo distruttivo giocato dai salafiti dalla linea dura in Afghanistan, sottolineando come per i salafiti il ihd dovesse essere combattuto sotto la loro leadership, seguendo il loro programma e le loro regole: in sostanza la decisione di combattere a fianco dei Talebani rappresentava solo una questione di necessit25. Nonostante Bin Lden espresse pi di una volta il suo appoggio al regime talebano, sostenendo che fosse unobbligo religioso per tutti i musulmani supportarlo presentando la guerra del movimento contro i signori della guerra come una lotta tra musulmani e infedeli, il dibattito se considerarlo un ihd legittimo o meno rimase forte anche negli anni successivi. Come indicano alcune lettere contenute nellHarmony Database Reports del Combating Terrorism Center di West Point, rese oggi pubbliche dal Dipartimento di Stato degli USA, molti salafiti jihadisti criticavano alcune pratiche talebane come il culto delle tombe o la venerazione dei santi26. I membri di un gruppo di critici, chiamato Peshawar group, scrissero anche un pamphlet intitolato Exposing the fighters suspicions under the banner of those who violated the essence of the religion, nel quale la legittimit del ihd a fianco dei talebani continuava a essere messa in dubbio e nel quale il regime di Kabul veniva attaccato per mantenere rapporti con le nazioni arabe apostate e per il suo desiderio di essere integrato nel sistema delle Nazioni Unite27. Il gruppo scrisse anche unaltra lettera, questa volta direttamente indirizzata al preminente ideologo giordano Ab Mu|ammad al-Maqdis (mentore tra laltro del leader di al-Qida in Iraq Ab Muab al-Zarqw). Nella missiva il Peshawar Group si opponeva allidea di combattere a fianco di infedeli, accusando i Talebani di essere un movimento creato appositamente dal Pakistan e qualificandoli come estremisti di una setta sufi che si sta smarrendo dalla retta via28. La comunit araba in Afghanistan rimase pertanto fortemente divisa nella sua opinione nei confronti dei Talebani. vero che non mancarono coloro che presero le parti del movimento difendendone le peculiarit locali e le tradizioni particolari, tuttavia anche gli elementi che possono essere definiti pro-Talebani, come Ab Muab al-Sri, hanno sempre avuto unagenda globale che in ultima istanza finiva per contrapporsi a quella locale che caratterizzava i Talebani.

24 Brynjan Lia, Abu Musab al-Suris critique of Hard Line Salafists in the Jihadist Current, Ctc Sentinel. 25 Ibid. 26 CTCs Harmony Document Database, en http://www.ctc.usma.edu/harmony/harmony_docs.asp. 27 Harmony Project, Cracks in The Foundation: Leadership schisms in Al-Qaida from 1989-2006, Combating Terrorism Center at West Point, Settembre 2007, pag.14-16. 28 Status of Jihad, senza data, Harmony Database, in http://ctc.usma.edu/aq/aq_601693.asp.

Il ihd sotto la bandiera dellEmirato Islamico dAfghanistan: levoluzione dei rapporti tra al-Qida e i Talebani afgani

La tana dei compagni: gli eventi del 1998 e le relazioni post 11 settembre
Nonostante lesistenza di numerose frizioni tra il movimento talebano e la comunit araba presente in Afghanistan, Bin Lden continu comunque a godere della protezione offertagli in territorio afgano. Tuttavia un esame in profondit dei comunicati e delle dichiarazioni diffuse dalla leadership dellEmirato Islamico dellAfghanistan negli anni precedenti gli attentati dell11 settembre 2001, rivela come la posizione talebana nei confronti dello sceicco saudita fosse stata costantemente caratterizzata da unambiguit di fondo. I Talebani erano consapevoli che la presenza dello sceicco saudita rappresentava una minaccia per il paese e per lo stesso movimento, ma allo stesso tempo erano restii ad infrangere quella regola dellospitalit che una pilastro fondamentale del codice pashtunwali qualora avessero allontanato un gruppo di militanti che comunque aveva lottato per lAfghanistan. In linea con questa ipotesi, il Mullah Omar dichiar, nel corso di unintervista pubblicata nel sito web dei Talebani nel luglio 2001, che lo Sceicco Osama Bin Laden un musulmano emigrato in Afghanistan ed un ospite degli Afgani. La sua estradizione e la sua resa equivarrebbe ad una violazione dellIslam e delle tradizioni del popolo afgano29. In altre circostanze i Talebani si mostrarono tuttavia disponibili a trattare per il destino di Bin Lden, pur accusando gli Stati Uniti di essere troppo intransigenti nei negoziati e di non aver mai fornito alcuna prova che dimostrasse come il leader di alQida fosse realmente responsabili delle attivit terroristiche di cui era accusato. Nel luglio 2000 il portavoce dei Talebani, Maulavi Qudratullah, sintetizz la posizione del movimento dichiarando che non sono stati i Talebani ad invitare Osama Bin Laden, ma lo hanno ricevuto in eredit. Con parole ancora pi chiare Qudratullah aggiunse anche noi abbiamo sempre detto di essere disponibili a discutere con gli USA della questione Osama, ma la richiesta statunitense di consegnarlo senza condizioni non si basa su alcun principio legale30. Queste posizioni ufficiali espresse dai Talebani sul finire degli anni 90 si ricollegavano tra laltro con quanto era scaturito dagli eventi del 1998. Nel giugno di quellanno, secondo fonti saudite il Mullah Omar incontr il Principe saudita Turk al-Faal, capo dei servizi dintelligence, per stringere un accordo segreto che prevedeva la consegna del leader di al-Qida allArabia Saudita31. In questo caso la richiesta talebana fu quella di istituire una commissione congiunta composta da religiosi dei due paesi che formulasse una giustificazione per lespulsione. La conferenza stampa che il leader di al-Qida aveva organizzato nel maggio del 98, per annunciare la nascita del Fronte Internazionale, aveva particolarmente irritato il Mullah Omar32. La reazione del leader talebano alle dichiarazioni di Bin Lden, consideratate alla stregua di una fatw (pronunciamento giuridico del giurisperito islamico), rivela ancora una volta la sostanziale differenza ideologica tra il salafismo radicale internazionalista di al-Qida, fra elementi wahhabiti e dellislamismo politico contemporaneo ed il tradizionalismo dei Talebani, per i quali solo gli ulema deobandi avevano lautorit di esprimere opinioni e pareri di carettere giuridico sui problemi religiosi33. Il giornalista pachistano Rahimullah Yusufzai, che in passato incontr diverse volte Bin Lden ed il Mullah Omar, sostenne tra laltro di aver avuto una conversazione telefonica con questultimo, dopo la conferenza stampa del maggio 98, nella quale il leader dei Talebani espresse la propria indignazione per non aver ricevuto una richiesta dautorizzazione da parte da Bin Lden sottolineando linvalidit di pronunciamenti giuridici espressi da individui privi di alcuna autorit religiosa34.
29 The Second Meeting with the Leader of the Faithful, Islamic Emirate of Afghanistan, in /http://www.alemarh.com/ . 30 America must give up its irrational attitude. An interview with Minister of Information of the Islamic Emirate of Afghanistan, Maulavi Qudratullah, Taleban Home Page, New York Office, 19 luglio 2000 in http://web.archive.org/web/20010205154600/ www.taleban.com/interviews.htm. 31 Alan Cullison and Andrew Higgins, Once-Stormy Terror Alliance Was Solidified by Cruise Missiles, Wall Street Journal. 2 agosto 2002. 32 Ibid. 33 Jason Burke, op.cit., pag 189. 34 Alan Cullison and Andrew Higgins, Once-Stormy Terror Alliance Was Solidified By Cruise Missiles, Wall Street Journal, 2 August 2002.

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Tuttavia il 20 agosto 1998, 13 giorni dopo le bombe di Nairobi e Dar es Salaam, le navi americane nel Golfo Persico lanciarono una serie di missili cruise contro il Sudan, colpendo una fabbrica di medicinali, e contro sei campi di addestramento che lintelligence statunitense aveva collegato a Bin Lden nei pressi di Khost. Loperazione Infinite Reach doveva servire ad inviare un segnale alla rete di al-Qida, ma fu recepito diversamente dal mondo musulmano e soprattutto dai Talebani i quali decisero di lasciar cadere la promessa resa allArabia Saudita. I bombardamenti del 1998 devono quindi essere letti come un momento di svolta fondamentale nel rapporto tra al-Qida e i Talebani. Gli eventi dellagosto di quellanno, oltre ad aiutare la leadership dellorganizzazione a realizzare uno degli obiettivi prefissati nel 1996, permisero di trovare un rifugio sicuro e una tana per i compagni, finendo per cimentare la relazione tra i Qaedisti ed i Talebani. La strategia di Bin Lden culmin nel settembre dello stesso anno, quando lo sceicco saudita si rivolse al Mullah Omar in qualit di guida dei fedeli, annunciando che gli avrebbe obbedito prestando il sacro giuramento di fedelt, la baya. Anche su questo punto non mancano tuttavia le speculazioni. In uno studio pubblicato nel gennaio 2010 da Vahid Brown, ricercatore del Combating Terrorism Center dellAccademia statunitense di West Point, sostiene infatti che in realt Bin Lden non prest mai personalmente il giuramento di fedelt al Mullah Omar. Per confermare la sua tesi Brown si basa su di uno scritto del gi menzionato egiziano Ab alWald al-Masr, attualmente collaboratore regolare del magazine dei Talebani al-Sumud, intitolato La storia del giuramento degli Arabi al Comandante dei fedeli Mullah Mohammad Omar. Secondo al-Masr dopo gli attentati orchestrati da al-Qida contro le ambasciate USA in Africa, un flusso costante di nuovi volontari arabi cominci a riversarsi in Afghanistan. Questa circostanza continu ad accrescere malumori tra le fila talebane e tra gli stessi militanti arabi, i primi irritati per le continue scorribande mediatiche che Bin Lden continuava a portare avanti ed i secondi decisamente scettici che la scelta di colpire gli USA fosse stata ben concepita. Allarmato di questi sviluppi al-Masr propose a Bin Lden di formare con gli arabi un solo blocco prestando giuramento collettivo di fedelt al Mullah Omar. Tuttavia il leader di al-Qida inizialmente si oppose alla richiesta sostenendo che solo gli Afgani erano tenuti a prestare giuramento al Mullah e la risposta si fece attendere diverse settimane giungend solo dopo una lunga tergiversazione. Al-Masr sostiene quindi che, su richiesta dello stesso Bin Lden, fu lui a prestare la baya al Mullah Omar come suo delegato, circostanza questa che dimostrerebbe quanto il presunto sostegno concesso da al-Qida ai Talebani fosse costruito sullinganno, o meglio fondato su una mossa politica calcolata che puntava ad avere una copertura per attivit che in realt minacciavano la stessa esistenza dei Talebani35. Le indiscrezioni di al-Masr sono difficili da dimostrare, considerando tra laltro che legiziano sempre stato uno di quegli elementi proTalebani di cui si detto prima. Tuttavia la questione della baya rimane quanto meno controversa, ad ulteriore dimostrazione di quanto ambigui siano stati i rapporti tra le due entit almeno fino alla fine del 1998. Dopo lattacco missilistico lanciato dagli USA altre dinamiche spinsero infatti i Talebani ed al-Qaeda ad avvicinarsi ulteriormente, anche perch verso la fine del decennio il sostegno di Islamabad alle milizie armate pachistane che si addestravano in Afghanistan cominci a ridursi. Una serie di attentati tra il 1998 e il 1999 contro obiettivi pachistani accrebbe i timori di Islamabad che lesempio talebano in Afghanistan stava producendo nelle aree di frontiera, una zona dove i confini geografici che dividono i due paesi sono ritenuti inesistenti dalletnia pashtun che ne rappresenta lampia maggioranza in entrambe le sponde. In questo periodo limpegno degli arabi-afgani nella lotta contro i signori della guerra del Nord divent pertanto pi forte, e ladulazione nei confronti di Bin Lden divenne sempre pi chiara. Tra le voci della comunit araba che maggiormente inizi a difendere il movimento dei Talebani, anche da un punto di vista ideologico, importante appare ancora una volta Ab Muab al-Sri. Il siriano pubblic nel 1998 un libro intitolato Afghanistan, Talebani e la battaglia dellIslam attuale, nel quale tent di porre chiarezza alla confusione presente allinterno della corrente jihadista sulla legittimit o meno di combattere a fianco dei Talebani. Al-Sri non solo menzion
35 Vahid Brown, The facade of allegiance: Bin Ladins dubious pledge to Mullah Omar, CTC Sentinel, gennaio 2010.

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una lista di 21 accuse comunemente addebitate ai Talebani per poi smentirle, ma descrisse lAfghanistan non semplicemente come un santuario per il movimento jihadista ma piuttosto come il sacro luogo per legira dei musulmani36. Pur condividendo la visione talebana di costruire un puro stato Islamico appare tuttavia ancora presente il disaccordo sul ruolo che questo stato avrebbe dovuto giocare. Mentre i Talebani miravano ad uno stato Islamico per il popolo afgano, la visione di al-Sri era in linea con quella di Bin Lden, per il quale lAfghanistan avrebbe dovuto rappresentare la base solida per la riconquista degli altri territori musulmani. Tuttavia lentrata delle truppe statunitensi in Afghanistan nel 2001 e la trasformazione dei Talebani da regime a movimento insurrezionale, cambiarono ulteriormente la relazione con al-Qida e il movimento jihadista globale. Molti degli iniziali punti di disaccordo persero la loro ragione di esistere mano a mano che la comunione di interessi tra i due gruppi divenne ancora pi evidente. A partire dal 2001 risult decisamente pi semplice per al-Qida convincere il mondo islamico che la lotta dei Talebani rappresentava un ihd legittimo, che non si trattava pi di una guerra contro altri musulmani ma di un ihd difensivo contro linfedele invasore. Ancora una volta la strategia di Bin Lden, che con l11 settembre ha sostanzialmente tentato di attirare il nemico lontano in terra musulmana, si dimostrata utile ai fini dellorganizzazione da un punto di vista interno ed esterno. Esterno perch il messaggio propagandistico del ihd globale ha raggiunto un numero inimmaginabile di destinatari, interno perch larrivo delle truppe statunitensi e della coalizione internazionale permise alla sua organizzazione di stringere quella relazione funzionale e di interesse che servir anche ai Talebani per poter costruire la propria resistenza. Quello che appare importante sottolineare che questa relazione costruita solo ed esclusivamente sulla reciproca utilit, come dimostra il fatto che i due movimenti hanno continuato a presentarsi come due gruppi distinti e separati. I combattenti talebani raramente hanno preso parte ad altri conflitti del mondo musulmano, nonostante li abbiano appoggiati con le loro dichiarazioni; i Talebani afgani non hanno preso di mira obiettivi statunitensi o occidentali al di fuori dello scenario afganopakistano; nessun combattente straniero integrato nella struttura di comando dei Talebani. Al-Qida ha contribuito in maniera sostanziale al ihd dei Talebani, e lo ha fatto specialmente da un punto di vista propagandistico. Ma come in altre occasioni, ad esempio il conflitto tra Israeliani e Palestinesi, lobiettivo sempre stato quello di inquadrare la lotta in Afghanistan nella pi ampia retorica del ihd globale che vede contrapposti musulmani contro infedeli. La casa di produzione dei video di al-Qida, al-Sa|b, ha prodotto numerosi video dallAfghanistan come la serie denominata Hell for the Americans in the Land of Khurasan, tentando di dimostrare la forza dellinsurrezione talebana37. Anche alcuni tra i leader pi in vista di al-Qida, come Ab Ya|y al-Lib, hanno anche iniziato a diffondere numerosi comunicati per difendere da un punto di vista teologico il ihd in Afghanistan, sostenendo che il paese stato attaccato solo in quanto Stato Islamico che vuole imporre la legge di Allah38.

36 Brynjan Lia, Architect of Global Jihad, the life of Al Qaida strategist Abu Musab al-Suri, London, Hurst, 2007, pp. 236-237. 37 http://www.siteintelgroup.org/. 38 Abu Yahya al-Libi, Fatwa regarding the American Crusaders attack on Afghanistan 23 settembre 2001, in www.jihadica.com.

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Da Jalaluddin Haqqani a Mu|ammad Ab al-Yazd: i Talebani stretti nella morsa del jihadismo neo-salafista globale
Linvasione statunitense dellIraq nel 2003 ha rappresentato un secondo punto di svolta. La decisione di Washington di focalizzare lattenzione su un altro scenario dopo che il movimento sembrava essere stato apparentemente sconfitto, oltre ad aver esacerbato le tensioni di unarea gi calda ha riservato importanti benefici non solo per i Talebani, ma anche per al-Qida. Lorganizzazione ha avuto il tempo di riorganizzare le sue fila, di ricostituire parte delle proprie strutture nelle aree tribali del Pakistan perseverando nella sua opera di azione e proselitismo, riuscendo probabilmente a trarre ulteriori profitti dalla crescente radicalizzazione dei Talebani afgani e di quelli pachistani. in questo scenario che lattivit insurrezionale dei Talebani ha subito un forte incremento. Secondo il Country Report on Global Terrorism pubblicato dal Dipartimento di Stato statunitense lo scorso agosto, il numero degli attacchi in Afghanistan continuato ad aumentare negli ultimi anni: 494 nel 2005, 969 nel 2006, 1124 nel 2007, 1222 nel 2008 e 2116 nel 2009 con un numero di persone rimaste uccise, ferite o sequestrate che passato dai 1557 del 2005 fino ai 7284 nel 200939. Una netta distinzione tra le operazioni compiute da al-Qida e quelle compiute dai Talebani negli ultimi anni nel teatro pakistano-afgano molto difficile da realizzare. Numerosi documenti spesso non fanno alcuna differenza tra le diverse sigle e organizzazioni, attacchi congiunti sono molto comuni, e in pi il Consiglio della ra dei Talebani guidato dal Mullah Omar si trova ora a Quetta, in Pakistan40. Questa interdipendenza tra militanti talebani afgani, pachistani e al-Qida si con tutta probabilit forgiata tra il 2002 e il 2003, quando la maggior parte di questi si trasfer nelle aree tribali pachistane della Federal Administreted Tribal Areas e delle North West Frontier Provinces per sfuggire dai bombardamenti statunitensi41. La difficolt di tracciare una linea di demarcazione tra i gruppi operanti in Afghanistan e Pakistan stata spiegata con chiarezza da Tariq Pervez, a capo del nuovo National Counterterrorism Authority del Pakistan, secondo il quale le idee, la logistica e i soldi arrivano dal Golfo, gli Arabi, soprattutto gli Egiziani e i Sauditi, si occupano della chimica, gli estremisti veterani pianificano gli attacchi, mentre i Talebani forniscono i martiri42. Anche il portavoce del movimento talebano pachistano Tehrik-e-Taliban Pakistan, il Maulvi Omar, ha enfatizzato nel corso di unintervista la connessione tra al-Qida e i Talebani pachistani e afgani, suggerendo che non esiste alcuna differenza tra i tre movimenti che lavorano verso un obiettivo comune: linstaurazione di uno stato islamico a livello mondiale. Omar ha ribadito che tutti combattono per il volere di Allah, ma che solo per comodit occidentale coloro che lottano nei paesi stranieri sono chiamati al-Qaeda, mentre coloro che lottano in Afghanistan o Pakistan sono chiamati Talebani43. Tuttavia, a parte la retorica di coloro che aspirano a presentare un movimento unito su entrambe le sponde della frontiera afgano-pakistana, quello che appare pi evidente in questa fase che sia in atto un processo di graduale affrancamento del movimento talebano dalla dipendenza di al-Qida almeno sotto il piano finanziario ed ideologico. Il gruppo di Bin Lden continua infatti a fornire supporto logistico e la necessaria information warfare al movimento afgano, come dimostrerebbe il fatto che i Talebani hanno incrementato lutilizzo di attentatori suicidi negli ultimi anni (uno nel 2003, mezza dozzina nel 2004, 25 nel 2005 e pi di 100 nel 200644). Il ricorso agli artefatti esplosivi improvvisati (IED) e ladozione di una retorica jihadista sempre pi globale, sono del resto tutti marchi di fabbrica importanti

39 Country Reports on Terrorism 2009, United States Department of State Publication Office of the Coordinator for Counterterrorism, Agosto 2010, pag.293. 40 Recentemente il Washington Times ha pubblicato un articolo secondo il quale il Mullah Omar si sarebbe spostato nella citt del Sud del Pakistan di Karachi. 41 Si veda Pakistan: The Militant Jihadi Challenge, International Crisis Group, Report del marzo 2009. 42 Habban Abbas, Defining the Punjabi Taliban Network, Ctc Sentinel, April 2009, Vol.2 Issue 4. 43 Video Interwiews with Top Pakistani Taliban Sokesman Maulvi Omar, 29 agosto 2008, NEFA Foundation. 44 A tal proposito cfr. Fernando Reinares, Terrorismo Talibn, Politica Exterior, n 120 Nov/Dic 2007.

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direttamente da al-Qida. Secondo quanto dichiarato da un membro talebano sono stati i muhidn arabi ad insegnare agli insorti afgani come costruire uno IED mescolando fertilizzante e combustibile, come impacchettare gli esplosivi e come collegarli a detonatori e strumenti di controllo a distanza come i telefoni cellulari, utilizzando tutte quelle tattiche perfezionate nel corso della resistenza irachena45. Inoltre non bisogna sottovalutare il fatto che due dei tre principali gruppi impegnati attualmente nellinsurrezione afgana, il network di Jalaluddin Haqqani e di suo fliglio Siraj, e lHezb-e-Islami di Gulbuddin Hekmatyar, continuano ad essere importanti alleati di al-Qida nella regione, con legami personali tra i rispettivi leader stabili e di lungo corso. Diversi membri della rete di Bin Lden sono stati eliminati dai Predator46 statunitensi mentre si trovavano in campi di addestramento o in rifugi messi a disposizione dai Talebani, soprattutto nelle provincie afgane di Khost, Paktia, Paktika, Ghazni, Logar e Wardak, centro delle attivit di Jalaluddin e Siraj Haqqani. Al-Qida continua a mantenere tra laltro un leader generale per le operazioni del gruppo in Afghanistan, legiziano a Fate| al-Masr, nominato nuovo emiro di al-Qida nella Terra del Khorasan dopo la morte di Muafa A|med Mu|ammad Umn Ab al-Yazd avvenuta lo scorso maggio. Nonostante non sia chiaro in quali termini il ramo afgano di al-Qida sia integrato nella struttura di comando di al-Qida core, che ha presumibilmente la propria base nella regione pachistana del Nord Waziristan, lesistenza stessa del Qaidat al-Jihad fi Khorasan una chiara indicazione di diversi trend in atto. Da una parte la volont di mantenere un referente per le operazioni in Afghanistan sottolinea quanto il teatro afgano sia prioritario a livello operativo per al-Qida, e lattentato dello scorso dicembre contro la base CIA di Chapman, con il diretto coinvolgimento di al-Yazd nella preparazione dellattentato, si inscrive perfettamente in questa ipotesi. Dallaltra lutilizzo del nome Khorasan, che dal 2007 entrato a far parte a pieno titolo dellarmamentario propagandistico di al-Q ida, ribadisce ancora una volta la presenza di ambizioni che trascendono completamente le realt locali (il Khorasan indica infatti una regione che comprende larghe aree di Afghanistan, Pakistan, Uzbekistan, Tajikistan ed Iran). Diversamente, i Talebani sembrano essere impegnati da circa un anno in un graduale, seppur oscillante, processo di affrancamento ideologico dalla retorica internazionalista qaedista, anche attraverso la pubblicazione di numerosi comunicati che presentano linsurrezione afgana come un movimento puramente nazionalista votato al raggiungimento di obiettivi esclusivamente nazionali. Potrebbe certamente trattarsi di una strategia pensata ad hoc, ma anche di un vero mutamento di prospettiva o, probabilmente, potremmo trovarci di fronte al riflesso di un reale dibattito in corso allinterno del movimento. Gli ultimi comunicati dovrebbero anche essere interpretati alla luce del pi ampio contesto del dibattito statunitense su quale strategia adottare in Afghanistan e su quale valore concedere alle prospettive di negoziato tra insorti e governo afgano, non escludendo la possibilit che il Mullah Omar stia anche tentando di influenzare questultimo. Tuttavia non pu passare inosservato il fatto che in un messaggio diffuso nel settembre 2009 dal leader spirituale del movimento alla vigilia della festa musulmana che segna la fine del pellegrinaggio alla Mecca, i muhidn sono esortati a continuare il ihd sulla base del patriottismo e del nazionalismo afgano. In quelloccasione, il Mullah Omar si anche rivolto ai comandanti talebani invitandoli a colpire le forze statunitensi evitando di uccidere civili, sostenendo che la legge islamica non approva luccisione di persone comuni47, promettendo altres ai vicini dellAfghanistan e al mondo musulmano che Talebani vogliono portare la pace uniformandosi alla non interferenza ed alla buona condotta. Spingendosi ancora oltre il Mullah ha anche enfatizzato che lEmirato Islamico dAfghanistan vuole intraprendere misure costruttive insieme a tutti i paesi per la cooperazione reciproca, lo sviluppo economico e un futuro positivo sulla base del mutuo rispetto48. Anche nel comunicato del successivo del 2 dicembre i Talebani si sono preoccupati di enfatizzare, per lennesima volta, le proprie peculiarit tentando di distanziarsi il pi possibile dal movimento jihadista globale nel suo insieme. Dapprima hanno sottolineato il fatto di non avere basi in Pakistan e di non avere bisogno di basi al
45 Ron Moreau e Sami Yousafzai, Afghanistan: New Taliban Tactics, in Newsweek International, aprile 2008. 46 Sistema aereo senza pilota per il volo a media altitudine. 47 Mullah Omar, In Celebration of Eid al-Adha, Comunicato rilasciato il 25 novembre 2009 e disponibile sul sito della Nefa Foundation. 48 Ibid.

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di fuori dallAfghanistan, ribadendo poi che la questione della presenza talebana in Pakistan stata sollevata per distrarre lattenzione del mondo dalla feroce resistenza dei muhidn in Afghanistan. Anche in questa occasione stato ripetuto che i Talebani non hanno alcuna intenzione di colpire nessun paese straniera, e che la presenza di forze straniere che hanno invaso lAfghanistan non ha nulla a che vedere con la sicurezza del mondo49.

Conclusioni
La comunit jihadista online ha manifestato in pi occasioni il proprio disappunto nei confronti della svolta nazionalista con la quale i Talebani hanno tentato di dipingere la propria insurrezione, circostanza questa che rende quindi importante non sottovalutare i parametri della questione. I recenti comunicati dei Talebani rappresentano infatti una importante presa di distanza dal punto di vista ideologico rispetto allambiente salafita jihadista. In primo luogo la leadership talebana ha enfatizzato a pi riprese la volont di non ferire e colpire civili disarmati. Nonostante si tratti chiaramente di una mossa propagandistica, la maggior parte delle vittime della violenza talebana negli ultimi 8 anni sono stati gli stessi civili afgani, il dato tuttavia appare comunque rilevante. Questa rivendicazione si affianca al trend emerso allinterno della comunit jihadista di voci contrarie alla violenza indiscriminata ai danni della popolazione civile, una linea sostenuta da personaggi del calibro dello sceicco Sulmn al-ad50 o di Sayyed Imn Abd al- Azz51. In seconda istanza lapertura nei confronti dei paesi vicini manifestata dal Mullah Omar lo scorso anno rappresenta una chiara presa di distanza da una delle idee alla base del credo salafita jihadista attuale, e cio la centralit nella fede del dogma di al-wal wa al-bar, la fedelt e la rottura. Questa espressione, ripresa dal wahhabismo, rappresenta uno dei punti fondamentali introdotti da Aman al-awhir nellattuale armamentario ideologico del movimento jihadista globale in due delle sue opere principali, Cavalieri sotto la bandiera del Profetae per lappunto Fedelt e rottura. Secondo il numero due di Sulmn al-ad questo concetto impone di sostenere i musulmani in ogni circostanza e di rompere interamente con gli infedeli, a tutti i livelli, mentre deve essere il solo principio di ihd a dominare le relazioni con i non musulmani. In questo contesto non sono mancate gravi accuse scagliate contro i Talebani da importanti esponenti dellala jihadista della militanza islamista. Il gi citato Mu|ammad al-Maqdis ha ad esempio equiparato il movimento talebano a quello di ams, una critica particolarmente grave se si considera loffensiva mediatica di lungo corso contro lorganizzazione palestinese a causa della sua partecipazione nelle elezioni nazionali locali, mentre alQida ha costantemente mantenuto la sua posizione contro il nazionalismo denominato, con le parole di alawhir, satanico perch rende il Jihad soggetto al compromesso politico e distrae la Umma dalla istituzione del Califfato52. In conclusione, evidente come anche nel teatro afgano si riproponga quel contrasto tra internazionalismo qaedista e movimenti islamisti locali. Anche nel contesto iracheno al-Qida ha cercato di imporre la propria leadership ed i propri obiettivi su quella del movimento insurrezionale locale, ma le proprie mire globali si sono scontrate in ultima istanza con quelle dei nazionalisti locali aprendo la strada alla disfatta

49 Comunicato dellEmirato Islamico dAfghanistan del 2 dicembre 2009, Regarding Obamas new strategy, disponibile sul sito della NEFA Foundation. 50 Sulmn al-ad un religioso particolarmente significativo nel mondo musulmano. considerato uno dei padri della Sa|wa, un movimento revivalista islamico che negli anni 80 si svilupp prevalentemente nella Penisola Araba, e divenne famoso in seguito ai suoi violenti sermoni contro la presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita nel corso della Guerra del Golfo che gli valsero lammirazione di Osma Bin Lden. 51 Sayyed Imn Abd al- Azz stato uno degli ideologi pi in vista del ihd Islamico Egiziana e dopo di al-Qida. Nel suo ultimo libro Razionalizzare il Jihad in Egitto e nel mondo ha fortemente criticato la deriva violenta dellorganizzazione di Os ma Bin Lden. 52 Al-Qaida and the Afghan Taliban: Diametrically Opposed?, in Jihadica, ottobre 2009.

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dello stato Islamico dIraq53. La contrapposizione tra jihadismo globale e jihadismo locale pu tra laltro essere letta sotto una prospettiva differente, inscrivendosi nella storia stessa dellevoluzione che ha contrassegnato al-Qida negli ultimi dieci anni, ovverosia segnando il passaggio dal nemico vicino al nemico lontano nei suoi obiettivi. In questarco di tempo al-Qida ha sostanzialmente tentato di imprimere la propria direzione al movimento jihadista, ma il contatto con le diverse realt locali non ha fatto altro che amplificare ed approfondire la divisione tra localismo ed internazionalismo dando vita, per utilizzare le parole di Gerges Fawaz54, ad una sorta di guerra civile tra islamisti e jihadisti . Un contrapposizione che smentisce pertanto la presunta esistenza di un Fronte Islamico unito, termine tanto caro alla retorica di al-Qida, quanto piuttosto lesistenza di differenti movimenti jihadisti che sono divisi e frammentati lungo linee ideologiche, geografiche, personali e sociali, ma che finiscono inevitabilmente per collaborare quando la situazione lo richiede sulla base di una affiliazione che pu risultare pi o meno ampia a seconda dalle contingenze del caso. Lanalisi dellevoluzione dei rapporti tra al-Qida e Talebani avvalora del resto questa ipotesi.

53 Audrey Kurth Cronin, Al-Qaeda after the Iraqi Conflict, CRS Report for Congress, maggio 2003. 54 Gerges Fawaz, The Far enemy, why Jihad went global, Cambridge University Press, 2005.

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Cosa il CISIP
Il Centro Italiano di Studi sullIslam Politico un progetto di ricerca nato e sviluppatosi in seno alle attivit del Think Tank internazionale di Equilibri. Compoasto da giovani ricercatori universitari coadiuvati da autorevoli collaboratori di riconosciuta competenza, il C.I.S.I.P. stato creato con uno scopo preciso e chiaro: studiare, analizzare ed esaminare la religione islamica nella sua declinazione maggiomente discussa ma decisamente peggio interpretata: la politica.

IN QUESTO NUMERO: Il ihd sotto la bandiera dellEmirato Islamico dAfghanistan: levoluzione dei rapporti tra al-Qida e i Talebani afgani

Ludovico Carlino Laureato presso la Facolt di Scienze Politiche dellUniversit La Sapienza di Roma e specializzato in Relazioni Internazionali, ha ottenuto un Mphil in Analisi e Prevenzione del Terrorismo presso lUniversit Rey Juan Carlos di Madrid. Attualmente PhD Candidate presso questa Universit con una tesi di ricerca sulle linee evolutive della presenza jihadista in Italia ed Europa, e svolge attivit di ricerca sul terrorismo internazionale presso il Centro Alti Studi per la Lotta al Terrorismo ed alla Violenza Politica di Roma dove collabora nellambito del programma I.C.T.A.C. (International Counter Terrorism Accademic Community). Dal 2008 collabora con Equilibri.net allinterno del Desk Medio Oriente ed ha allattivo diverse pubblicazioni riguardanti il terrorismo jihadista e salafita.

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