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Michele Corioni

Un orrore bellissimo

[] stretto nella morsa magnetica di un secolo incombente De Lillo, Americana

Mediterraneo in fiamme, piece teatrale in un prologo e tre scene, una breve manciata di parole che vuole percorrere, d'un tratto, un viaggio lungo una vita. Fa quello che fanno i sogni, con il movimento proprio delle produzioni oniriche. Un sogno sognato, ma anche commentato, analizzato, interpretato. Un sogno messo in scena per rappresentare lo sdoppiamento che [...] l'innegabile eredit comune di tutto il genere umano1. Il lavoro onirico si condensa intorno ad una figura ambigua: l'arca, che sul finale prende la forma di un mostro preistorico. Arca: simbolo del viaggio, della rotta verso ignote sponde. Ma anche rifugio, salvezza: essa stessa sponda estrema. E in questa direzione urna, dimora ultima, ricettacolo di spoglie composte per l'ultimo transito. E qui il vascello picciolo trascende nel dinosauro: ingombrante, antico, mostruoso, estinto. Il mezzo di trasporto si confonde col viaggiatore ed entrambi sono tutt'uno col loro viaggio. Un trapasso dalla dimensione soggettiva a quella ampia della storia universale. Il testo non funge solo da obiettivo che allarga su una scena sostanzialmente ferma. La scena stessa si muove, si allarga, travalica: dalla dimensione soggettiva del prologo dove l'autore entra col suo nome e i rumori della via, dei negozi, della ritualit quotidiana alla dimensione transpersonale della storia, passando attraverso la lente della finzione in un dialogo possibile fra lo psicanalista e il topo. Ecco due figure della coscienza, che, in quanto maschere di un unico soggetto, giocano con il rispecchiamento reciproco. Il topo alla fine del viaggio. Il corpo, col suo bagaglio di strumenti raffinati e grezzi, percorre una o molteplici vie, senza possedere in anticipo le istruzioni o le mappe. Lo psicanalista, con le sue conoscenze e tecniche: un'entit quasi impersonale, la cui essenza chiara e definita, sta sul cammino del topo come un ologramma, un programma deputato a chiarire il topo-corpo a se stesso. Lo psicanalista la propaggine intellettuale e tecnica del topo. In un certo senso la sua anima ipersviluppata e gonfia di S, che volentieri si ergerebbe a guida e marstro per il topo. Se non che... Se non che, in una forma grottesca di transfert o in una rivincita del veicolo sul pilota, il topo sa che ad avere bisogno di lui, questa volta, lo psicanalista. Questo il momento in cui il
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C. G. Jung, L'uomo e i suoi simboli, Tea, Milano 2010, p. 7.

ribaltamento dei ruoli permette una sintesi cercata dietro ogni svolta, al di l di ogni collina. Topo e psicanalista, corpo e anima, procedere per tentativi e istinti e consapevolezza critica, razionale. Sono giunti all'ultima salita, quella le cui spalle sono
vestite gi de' raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle2.

Come nell'opera buffa i protagonisti calcano la scena duettando. I loro punti di vista si sono affrontati, avvicendati, intrecciati ed ora suonano in contrappunto. Angelo Gualco alla fine del viaggio. O, per lo meno, cos si sente. Ha attraversato le fasi della vita e di ogni tappa porta con s ricordi e fotografie. La fine di un buon viaggio coincide con il desiderio di intraprenderne un altro. Ma quale meta? E' a questo punto che lo scenario si squarcia e non riguarda pi soltanto la riflessione privata del poeta. Mediterraneo in fiamme ci parla di Apocalisse. Vedo l'orrore dice Topolino. Dalla cima del colle di una vita che ha attraversato gli anni '60 '70 '80 e '90 la vista apparentemente sconfortante. Non c' nessun Eden, nessuna valle dorata dall'altra parte. I capelli si rizzano per la paura e il destinatario della visione vorrebbe tenerla per s. Topolino, quindi, scrittore di apocalissi, genere letterario antico come l'umanit e mai caduto in disuso, quasi che ogni generazione in fondo s'aspetti la catastrofe. Cataclismi naturali, malattie, violenti sussulti sociali, la guerra: ogni epoca ha avuto il proprio feticcio e la nostra adatta a radunarli tutti insieme. L'antidoto all'orrore non sono pi le magnifiche sorti e progressive. Siamo di un tempo pi critico noi. C' lo psicanalista a rappresentarci: sappiamo fare i conti con l'oscurit e col dubbio. Infatti il nostro orrore in chiara luce, pienamente visibile e allo scoperto. Un orrore sotto i riflettori. Gi da tempo l'orrore ha smesso di mostrarsi come errore, qualcosa di sbagliato, la cui esistenza alimentava di per s la speranza in una soluzione. L'orrore si svelato e ora non-nascosto. Vive della vita stessa dell'altheia. E' entrato nella radura e vi ha posto la sua dimora. L'Anticristo degli antichi credenti sarebbe stato bellissimo, il che equivale a dire: visibile al massimo grado. Come Lucifero, la cui intima essenza di recarci la luce. Per questo Topolino pu dire Vedo l'orrore e noi dobbiamo intenderlo letteralmente. Siamo dunque alla fine? La fine mia sola amica? La fine di un viaggio individuale che si arresta attonito davanti alla fine annunciata della storia davvero la fine di tutto? Topolino non lo crede. Il corpo non lo crede. Questo fascio di percezioni e muscoli e nervi ha la propria saggezza. Il suo senso sta sempre un poco pi in l dell'immediato. Quasi mai pi indietro. Trascina con la propria fede istintuale lo psicanalista, l'anima si lascia condurre da questo corpo ad una spinta che fin qui, almeno, ci ha portati. E nega che non possa esserci un poi.

Inf. I, 17s.

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