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La morte di Lenin

Il Partito si divide in fazioni

Poiché i meccanismi di successione non erano stati stabiliti nelle procedure del Partito, la morte di Lenin,
avvenuta nel 1924, sollevò una feroce lotta tra fazioni. Questa "lotta per la successione" coinvolgeva
principalmente due esponenti, Lev Trockij e Stalin.

Trockij sosteneva che la rivoluzione dovesse essere una "rivoluzione permanente", cioè che si dovessero
cogliere tutte le occasioni per organizzare e provocare la rivoluzione proletaria in tutto il mondo,
specialmente in Europa

Stalin, al contrario, lanciò la formula opposta del "socialismo in un solo paese", cioè sostenne la possibilità
di costruire in Russia una società socialista, anche senza che vi fosse una rivoluzione proletaria anche negli
altri paesi dell'Occidente

Più che una diversità di tattica, il contrasto rivelava una completa differente concezione della società
socialista. Mentre per Stalin, in sostanza, il socialismo di configurava come l'abbattimento delle classi
capitalistiche e all'industrializzazione del paese, per Trockij il problema era assai più complesso.

Sotto il punto di vista economico, l'ala radicale guidata da Trockij si era da tempo opposta al NEP per ragioni
ideologiche, aveva favorito infatti in modo sproporzionato l’agricoltura senza controllare come andassero
poi gli affari dopo l’emergenza del comunismo di guerra. Era nata così la classe dei kulaki, i contadini ricchi.

L’ala moderata del partito appoggiava il NEP, guidata da Nikolai Ivanovich Bukharin.

Inizialmente, Stalin si unì alla fazione Bukhariniana per sconfiggere Trockij. In seguito però si schierò contro
i moderati che appoggiavano il NEP, una volta che Trockij venne esiliato, allo scopo di consolidare il suo
controllo sul Partito e sullo Stato.

Stalin consolida il potere

Eliminato Trockij, Stalin avviò una politca di massiccia industrializzazione, fino a espropriare i kulaki delle
loro terre, secondo un principio di “razionalizzazione produttiva” e a costringerli ad entrare in aziende
agricole gestite dallo Stato o in aziende collettive in cui la terra era proprietà statale.

Enorme utilizzo delle risorse umane, aiutando lo sviluppo dell’industria, soprattutto pesante.

A quel tempo, Stalin aveva una reputazione come rivoluzionario, "bolscevico devoto" e "braccio destro" di
Lenin. In realtà Lenin diffidava di Stalin, e prima della sua morte aveva scritto una lettera al congresso dei
soviet, nota come "Testamento di Lenin" in cui affermava che Stalin era "rude", "intollerante" e
"capriccioso". Stalin e i suoi fiancheggiatori avevano fatto sparire queste lettere, che saltarono fuori solo
dopo la morte di Stalin nel 1953.

Dal punto di vista politico il funzionamento dell’apparato burocratico e statale era basato su un forte
centralismo democratico.

Vennero collegate allo stato tutte le attività lavorative e del tempo libero, come sindacati o organizzazioni
sportive e giovanili. Ci fu la diffusione di un’educazione di massa e vennero impiegati servizi di assistenza,
anche sanitaria.

In realtà se Stalin prima poté contare sull’appoggio di migliaia di comunisti sovietici, poi negli anni Venti la
sua diventò una dittatura, a cui era impossibile opporsi, pena la persecuzione, la tortura e la morte.

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