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CONTENUTI
• Fasce laterali amiche;
• Squadra corta;
• Interscambiabilità di ruolo;
• Pressing e fuorigioco ed elastico difensivo;
• Posizione sfalsata attraverso la disposizione a ragnatela.
FASCE AMICHE
• Densità nella zona palla;
• Fascia opposta libera;
• Diagonali difensive ( l’esterno opposto non deve superare la metà della porta,
tranne casi straordinari);
• Imbuto difensivo.
SQUADRA CORTA
• Coperture reciproche attraverso scaglionamenti laterali ed in avanti;
• I punti di riferimento sono rappresentati dai compagni più vicini sia in senso
orizzontale che in senso verticale;
• Nella scacchiera la squadra deve disporsi in senso verticale su tre zone
consecutive.
POSIZIONE SFALSATA
• I giocatori posti su due linee diverse non devono disporsi uno dietro all’altro in
modo da coprire un maggiore spazio in ampiezza;
• In questo modo si determinano triangoli difensivi raccomandando al giocatore
arretrato di prendere posizione adattandosi a quello posto davanti in quanto
egli ha nel proprio campo visivo sia la palla che il compagno;
• Circa i giocatori posti sulla stessa linea con palla laterale essi possono disporsi
su più linee di copertura.
PROGRESSIONE DIDATTICA
• Dal conosciuto al nuovo;
• Dal facile al difficile;
• Dal semplice al complesso;
• Dalla situazione al gioco.
Ritengo che questa sia la fase che contraddistingue e dà grande credibilità
all’allenatore.
Nell’introdurre la squadra alla didattica osservo sistematicamente alcuni principi:
- Faccio sì che il giocatore memorizzi concetti tattici e tecnici e disponga
situazionalmente di essi facendo uso in ordine delle seguenti capacità: vedere, capire,
scegliere ed eseguire.
- Per l’organizzazione difensiva del reparto, propongo sedute specifiche di 20´- 25´
ripetute più volte nella settimana tipo, per raggiungere automatismi consolidati.
- Convinco il giocatore che solo con la massima applicazione in allenamento potrà
migliorare.
- Pretendo la massima concentrazione e la massima carica agonistica.
- Cerco di preparare ed allenare tutte le situazioni possibili ponendomi come obiettivo
un continuo e graduale miglioramento.
- Se è il caso propongo anche esercitazioni senza avversari allo scopo di rendere
chiari i concetti che diventeranno un caposaldo dei movimenti difensivi.
- Mi avvalgo anche del supporto di materiale audio-visivo, perché se è vera la
sequenza:
ASCOLTO = DIMENTICO
VEDO = RICORDO
ESEGUO = IMPARO
sicuramente posso ottenere un vantaggio nel rivedere situazioni positive e negative.
- Porsi come risultato anche il fatto che tutti i difensori abbiano le stesse conoscenze e
di conseguenza le stesse soluzioni senza aver bisogno di un comando verbale (ci può
essere) così da poter anticipare anche di una frazione di secondo l’eventuale
decisione tattica.
Perché secondo la metodologia operativa, il calciatore deve essere “attivo”,
responsabile delle sue azioni e, soprattutto, non deve “subire” gli stati d’animo
dell’allenatore.
Infatti, il mister la domenica non scende in campo e quindi il giocatore deve avere
anche i mezzi caratteriali per poter prendere delle decisioni importanti, per questo
attuo una leadership “democratica”, soprattutto nelle situazioni in cui la mia
autorevolezza come tecnico è riconosciuta dalla squadra.
Nella conduzione di tutte le esercitazioni tecnico tattiche vi sono delle costanti che
sono presenti in ogni seduta di allenamento.
Per esempio, nelle partitine a campo ridotto, le condizioni di gioco comuni sono la
validità del fuori gioco e la ripartenza obbligatoria dal portiere ogni volta che il
pallone esce dal campo. In questo modo, si esaspera il concetto per chi si trova in
fase di non possesso di scalare ed accorciare verso la palla (ripartendo dal portiere
sono tutti dietro la linea della palla), in modo tale da poter organizzare meglio la
pressione o il pressing verso la squadra avversaria ed abituare la squadra a
mantenersi il più “corta” possibile, togliendo profondità agli avversari stessi. Così
come nelle esercitazioni situazionali sarà sempre delimitata una zona a 22-23 m.
dalla linea di porta per abituare la linea ad essere alta.
Conclusione
Perché tutto questo si verifichi è importante portare avanti un lavoro attivo, costante,
tenace.
Ripetere continuamente i movimenti, infatti , da un lato può stancare, ma dall’altro
consente l’interiorizzazione e la memorizzazione dei concetti: la cosiddetta
automatizzazione.
Tutto ciò chiama in causa, quindi, l’allenatore, che il più delle volte è costretto a
scontrarsi con la pigrizia dei calciatori, purtroppo abbastanza diffusa,con il loro
rifiuto all’idea di pensare e di diventare consapevoli, alla difficoltà, anche questa
abbastanza diffusa, ad aprirsi al nuovo e alla loro generica intolleranza.
Il tecnico ha un compito, per questo, ingrato e difficile, anche se molto stimolante ed
affascinante.
L’allenatore, infatti, oltre a dover essere un profondo conoscitore della materia
calcistica, deve avere anche l’atteggiamento mentale giusto per tentare di ottenere il
massimo dai propri calciatori.
Per questo è opportuno ricordare i seguenti principi di gestione suggeriti dalla
metodologia operativa:
Consapevolezza:
per il calciatore è utile sapere e serve per migliorarsi quando facciamo una cosa
(esercizio, situazione) spiegare sempre perché, i fini e le modalità.
Partecipazione attiva:
interessare il giocatore all'allenamento; la motivazione è la chiave dell'apprendimento
l'allenatore deve agire sulla base del consenso del gruppo.
Metodicità: (principio)
bisogna avere un metodo per lavorare (breve, medio, lungo termine) il lavoro sfrutta
quello precedente ed è base per quello di dopo; procurarsi un diario per presenze,
assenze, motivi, ed esercitazioni. Il diario serve per progredire (dialogo con se stessi)
Varietà e molteplicità:
avere svariati esercizi per la stessa finalità aumenta il bagaglio del calciatore ed evita
la saturazione . Infatti, ripetendo le stesse cose l'allenamento diventa passivo e non
attivo ,il giocatore sa cosa l'aspetta e diminuisce l'attenzione.
Principio della semplicità e chiarezza:
l'allenatore deve usare un linguaggio comprensibile e diretto.
Considerato che la massima attenzione del gruppo dura solo pochi minuti e poi tende
a decrescere usare la regola delle 3 "C" ovvero:CHIARO COMPLETO CONCISO.
Principio dell'evidenza:
il mezzo più chiaro è l'imitazione, bisogna far vedere il gesto tecnico,
fare vedere è sempre meglio che solo parlare.
Principio dell'adattamento:
conoscere la capacità e la reazione dei calciatori, qualsiasi proposta di esercitazione
tecnica, tattica, di personalità deve tener conto delle capacità e delle condizioni del
momento dei calciatori.
Nel prossimo articolo presenteremo un percorso didattico specifico.
Raffaele Di Pasquale