Carlo K.

Capitanio – BASE 211

alle viti di Herbert che tengono insieme la mia anca

CARLO K. CAPITANIO

un semplice esercizio stilistico iniziato chissà quanto tempo fa e piantato lì,

ispirato da una rilettura dei fumetti di guerra che giravano anni fa: “Super

BASE 211 Eroica”, “Guerra D'Eroi”, “I Valorosi”, il peggio della produzione disegnata
degli anni '60 e '70.
Il corrispettivo su carta ai B-Movie di guerra: disegni affrettati e storie a
volte astratte e semplicistiche.
Due tavole per pagina, salti spazio-temporali , almeno tre o quattro storie
per albo: questo è il mio tributo a quelli che, volente o nolente, sono parte
fondante della mia formazione.

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Il tenente della Royal Navy David Rocastle riemerse dalle acque nere e
gelide per l'ennesima volta in quel mese.
Gli addestramenti nel freddo lancinante dell'Oceano Atlantico erano intensi,
sfiancanti.
Spaventosi.
Lui avrebbe voluto solamente tornare a Hull, a casa sua: gli eventi di quegli
anni lo avevano tenuto parecchio impegnato e lontano da casa, ma gli ordini
del suo Maggiore erano tassativi e lui era un soldato e, come tale, doveva
obbedire.
E così aveva potuto respirare solo per pochi giorni l'aria densa, pesante come
il piombo, del fiume che dava il nome alla città dello Yorkshire dove era nato.
Nonostante una guerra combattuta – e vinta – finita da poco: David Rocastle
pensò a quello, mentre sollevava la pesante maschera a tenuta stagna e
sputava dalla bocca il respiratore per incamerare una boccata di ossigeno a
polmoni aperti, dopo lo sforzo e la risalita sulla barca d'appoggio.
Pensò che gli avevano giusto fatto assaporare due mesi di usi e costumi da
civile e la tranquillità di una pace che, sconfitta la Germania nazista e arresosi
il nove settembre il Giappone imperiale, sembrava stabile. Settembre e
ottobre a casa, in quel grosso porto di pescatori in cui l'odore prodotto dalle
industrie di lavorazione del pesce invadeva anche le strade del centro
cittadino che l'aveva visto crescere e dove era ritornato, a differenza di tanti
altri che con lui erano partiti.
Penoso era stato fare la conta degli amici scomparsi in quei sei anni di guerra,
quasi difficile era stato riabituarsi a un letto vero e non a una branda di
metallo larga 30 pollici su una nave da guerra, insieme ad un altro migliaio di
coscritti.
Sulle più di 200 yard della HMS Warspite ci era stato fino a febbraio,
combattendo ovunque, dalla Norvegia all'Oceano Indiano, ma soprattutto nel
Mar Mediterraneo, partecipando anche come riserva allo sbarco in
Normandia.
Credeva di meritarsi un po' di riposo, ma il telegramma della Marina
firmato dal suo superiore non ammetteva risposte negative, e così aveva
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dovuto riempire di nuovo la sacca di tela ruvida blu e presentarsi, nella
nebbia di ottobre, in uno sperduto aereoporto militare, da dove un aereo da
trasporto aveva condotto lui e una mezza dozzina di altri soldati verso
Gibilterra.
Nessuno sapeva perchè avevano dovuto ripartire per il Mediterraneo,
il capitano Ormonoyd – il più alto in grado nel velivolo – fumava del tabacco
aromatico nella sua pipa e ignorava le domande degli uomini precettati per
quella missione verso l'antica Calpe.
Una volta giunti a Gibilterra poi non ci fu spazio per ulteriori domande: era
iniziato un addestramento rigido per la trentina di uomini radunati in una
caserma isolata rispetto ai centri abitati, vicina alle brulle scogliere abitate da
macachi in libertà.
Due settimane di sveglie a orari impossibili, immersioni subacquee con il
mare mosso, nessuna libera uscita, per poi essere caricati ancora una volta su
un aereo da trasporto dell'aviazione militare e attraversare l'Oceano Atlantico
fino a sbarcare, dopo ore e ore di viaggio, a Port Stanley, nelle Isole Falkland,
con buona pace del tenente David Rocastle e della borghesissima abitudine di
dormire su un letto decente che aveva ripreso nei due mesi a casa.
Ora si trovava nel bel mezzo dell'oceano, in uno dei punti più
meridionali del continente americano, a fare immersioni in un mare che lo
spaventava per quanto era freddo e agitato.
I comandanti della missione continuavano a tenere uno stretto riserbo sullo
scopo della loro presenza a miglia e miglia di distanza da casa, dopo una
guerra nella quale tutti i soldati pensavano di aver già dato abbastanza.
- Oggi forse è più fredda del solito, eh James? - una volta ripreso il fiato
David si rivolse al commilitone che aveva più vicino, un ragazzone al quale i
baffi che portava assegnavano un aspetto più maturo della sua effettiva età.
James Barret era di Sheffield, cresciuto fra le acciaierie del sud dello
Yorkshire, e si domandava come David il motivo di quell'addestramento
massacrante: anche lui aveva raggiunto il grado di tenente nella guerra
appena finita e contava di ritornare a studiare, rimettersi sui libri e prendere

una laurea in Biologia.
- Se va avanti così finisce che ci si ghiaccia l'uccello prima o poi -
- Beh, queste mute tengono meglio rispetto a quelle che ho usato finora,
certo che se ogni giorno che passa l'acqua diventa più fredda... -
- Dopo sei anni di guerra ci meritavamo proprio una bella vacanza premio -
quasi sibilò James da sotto il filo dei baffi, mentre appoggiava in una rete la
maschera e le bombole d'ossigeno
- Dai che stasera a quanto pare ci lasciano fare una puntata in città -
- Se si può chiamare città quel buco di culo dove siamo, in mezzo a questi
bifolchi scozzesi... Sheffield sarà un posto di merda, ma in confronto a Port
Stanley è il paradiso, credimi. -
Il gommone intanto si stava dirigendo, nel buio della primissima mattina,
verso l'imbarcazione della Royal Navy che sembrava sospesa fra cielo e
mare, dello stesso colore blu cupo.
La giornata non prometteva nulla di buono, iniziata con un'esercitazione
improvvisa la mattina presto, con la sirena della base militare che vibrava in
modo assordante e dava il segnale di massimo allarme, buono per tirare giù
dalle brande a castello i militari.
Pochi minuti e già erano in acqua.
Il mattino dopo, prestissimo, la sirena aveva strappato il tenente David
Rocastle da un sonno senza sogni, cupo e agitato.
Il tempo di aprire gli occhi cisposi e passarsi una mano sui capelli cortissimi
e un ufficiale era entrato nella camerata rivestita di legno dove dormiva il
gruppo di militari esiliato in quel buco, lontano centinaia di miglia dalle loro
case.
- Veloci, preparate la vostra sacca e fra un quarto d'ora all'imbarco! -
Di più il graduato non disse.
- Un'altra esercitazione... ma perchè ci fanno preparare la borsa? -
Neanche il tempo di lavarsi il viso ed era fuori, in fila con gli altri, con un
vento freddo e secco che sferzava le facce e si insinuava sotto i pesanti
giacconi blu della Marina.
In maniera ordinata, da bravi soldati, salirono a bordo di una nave militare da
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trasporto munita di rompighiaccio e stranamente senza insegne: portava sì sul
pennone la bandiera della Royal Navy, bianca con la croce di S.Giorgio rossa
e la Union Jack nel primo quarto, ma non aveva contrassegni e numeri di
identificazione né era segnalato sul pennone quale fosse il grado del
comandante della nave.
- Mettetevi comodi, prendete posto nelle cuccette e fra mezzora ci vediamo
sul ponte -
La voce era la stessa dell'ufficiale che bruscamente aveva interrotto i sonni
dei soldati.
James e David presero posto in una cuccetta comune, mentre la nave si
allontanava dalle isole Falkland come inghiottita da un mare pesto.
- Dove stiamo andando? - chiese il baffuto tenente di Sheffield
- E che ne so? Qui se non ci danno ulteriori informazioni rischiano
l'ammutinamento... ci prelevano dalle nostre case dopo aver vinto una guerra,
ci portano a Gibilterra e da lì nell'Oceano Atlantico, in quel cesso che
chiamano Falkland. Poi ci stipano su una nave e ci dicono di aspettare... io
non ci capisco più niente - rispose David gettando la sua sacca sul letto più
basso della cuccetta - e non possiamo neanche rimetterci a dormire perchè
dobbiamo salire in coperta.
Nonostante i “sissignore” pronunciati a denti stretti, i mugugnii di tutti gli
uomini e gli sguardi rassegnati, dopo trenta minuti i soldati erano schierati sul
ponte.
- Soldati, posso bene immaginare cosa state pensando in questo momento.
Perchè è la stessa cosa che penserei io, ovvero che cavolo stiamo a fare in
mezzo all'Oceano Atlantico dopo aver vinto una guerra e preso a calci nel
culo i mangiakartofeln. Avete ragione, così come concordo che è meglio
starsene nelle proprie città a bersi una pinta o a correre dietro a qualche
vergine che rischiare la bronchite in questo mare. -
Aveva preso la parola l'unica persona che non vestiva una divisa militare ma
che sembrava avere il comando, dato che i graduati presenti erano schierati
sul ponte insieme ai soldati e non avevano aperto bocca.

- Penserete che la Gran Bretagna è ingrata con i suoi uomini migliori, vi
sentite traditi dopo aver servito la patria in modo eroico, ma vi ricordo che
siete soldati.
Siete i nostri migliori soldati, e abbiamo una missione davanti dalla quale non
dipende solo la sicurezza della Corona, ma il futuro di tutto il mondo -
I toni retorici, i baffetti ben curati e il fare misterioso davano a David una
strana sensazione.
Sulle prime pensava di essersi imbattuto in un'operazione del MI6, qualcosa
riguardo ai nazisti scappati dall'Europa e approdati con degli U-Boot in
Sudamerica.
Ora però si rendeva conto che non era una semplice operazione di sicurezza,
ma era qualcosa di più grosso.
In poche parole, era nella merda, e con lui i suoi commilitoni.
Un nervo iniziò a fargli sbattere in maniera incontrollata la palpebra
dell'occhio destro, il tenente David Rocastle serrò la mascella e digrignò i
denti.
L'altro continuò, perentorio.
- Ora affronteremo un bel viaggetto che ci porterà a rinfrescare le chiappe a
sud. Saranno una dozzina di ore, quindi mettetevi comodi nelle vostre
cuccette. Prima di sbarcare faremo un briefing e vi daremo gli ordini di
servizio. Ovviamente non potete ripensarci né ammutinarvi. Vi dico solo che
la missione deve rimanere riservatissima e per voi, al ritorno, ci sarà un
cospicuo vitalizio. Diciamo che non dovrete più preoccuparvi di lavorare per
il resto della vostra esistenza. Ora rompete le righe e andate a riposare -
* I soldati non risentivano più neanche del cambiamento di fuso orario, si
- Dovete sparare a vista a qualsiasi cosa si muova al di fuori della vostra
pattuglia. Sarete divisi in pattuglie e dovrete perlustrare una zona che non è
molto ampia. Avrete in dotazione tutto l'occorrente: gatti delle nevi, armi,
radio.
Se vi imbattete in tunnel, grotte, aperture, pertugi, e anche buchi di culo che
non siano britannici dovrete fare esplodere l'ingresso della suddetta apertura:
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siete dotati di RDX mischiato a TNT. Paga Sua Maestà la Regina, quindi non
lesinate. Dopo che avremo finito questo giretto fra le nevi e i pinguini, non
avremo notato niente di strano e tutte le grotte saranno fatte saltare potremo
ritornare a casa con un sacco di soldi a testa. Questo è tutto. -
Nessuno sapeva a cosa pensare, dopo questa spiegazione.
- Dimenticavo: c'è la possibilità di imbattersi in alcuni rompicoglioni
norvegesi quando arriveremo. Non vi preoccupate, stiamo già pensando a
fargli fare un giro turistico poco più in là -
Erano arrivati, dove non lo sapeva nessuno, o forse nessuno voleva
crederci davvero.
Antartide.
Perchè se Port Stanley o Sheffield erano dei posti tutto sommato desolati,
questo era il vero Buco Del Culo del mondo.
Manco i pinguini.
Però, una volta sbarcati e attraccato – con l'aiuto di una rompighiacci – la
loro nave a un piccolo molo, il tenente Rocastle e i suoi compagni di
avventura si trovarono davanti una base militare inglese, in mezzo ai ghiacci
e ben mimetizzata dal punto di vista visivo: tutto era di un bianco
abbacinante, dal terreno ricoperto da ghiacci perenni alle costruzioni umane
fino al cielo, che sembrava completamente immobile sopra le loro teste.
In fila ordinata entrarono nella base, dove almeno si avvertiva la presenza
umana: i bollitori per il the gorgogliavano e le stufe emanavano un tepore
invitante ma soprattutto c'erano oggetti colorati, a differenza del mondo
esterno.
trovarono alla sera in silenzio, senza sapere che dirsi e senza riuscire a
prendere sonno, nonostante il viaggio.
La campana suonò comunque implacabile alle 6.
Furono divisi in piccole pattuglie ed equipaggiati con pesanti tute bianche:
David si trovò in squadra con un gradasso gallese di nome Jones e con un
ragazzo del Nord dall'accento duro e dagli zigomi marcati, probabilmente di
Newcastle o giù di lì.

- E ora, che cazzo dovremmo fare? Salire su quelle jeep e andare in giro a
zonzo a sparare alle foche? -
- Ssssh, Jones stai zitto... ci spiegheranno qualcosa... -
Il tenente Rocastle si sbagliava: ad ogni pattuglia assegnarono un mezzo, una
bussola, una cartina con le coordinate da seguire e un bell'assortimento di
armi.
Il tutto accompagnato da una pacca sulle spalle e dall'indicazione di sparare a
vista e fare saltare qualunque galleria, buco, anfratto.
Il tizio di Newcastle guidava in silenzio, mentre il tenente cercava di fornire
le indicazioni più precise possibili e Jones parlava in continuazione: i vari
equipaggi si erano divisi alla partenza, tracciando linee immaginarie sul
ghiaccio.
- Dobbiamo proseguire in questa direzione per circa 3 miglia e poi deviare
verso nordest di circa 30° - Rocastle seguiva la mappa e i punti di riferimento
geografici. Il paesaggio era un susseguirsi di colline e montagne
completamente bianche e vuote.
Nessun rumore, nessun segno di vita, niente.
O meglio, il Nulla.
- Forse quando muori vai in un posto del genere, ma solo se in vita sei
stato uno stronzo... - Jones provava a buttarla in scherzo, ma i commilitoni
non raccolsero: non c'era nulla su cui scherzare, lì in mezzo.
- Ecco, lì dietro quell'avvallamento dobbiamo girare. Per fortuna abbiamo
delle mappe topografiche decenti. Lì inizia la nostra zona di competenza,
quindi occhi aperti e colpo in canna, anche se penso che al massimo
possiamo impallinare qualche pinguino dato che ci stiamo spingendo sempre
più all'interno -
L'autista svoltò tenendo il motore su di giri.
- Chissà cosa può esserci, magari un mostro gigante, o qualche uomo delle
nevi, o un pinguino mannaro – disse Jones – comunque se devo scegliere fra
tornare a farmi sparare addosso in una battaglia coi crucchi e girare qui in
mezzo voto per la prima opzione. Tutto questo vuoto è terrificante....
- Occhi aperti, Jones... e tu, rallenta! -
La speciale cingolatura del mezzo impediva di slittare anche a bassa velocità.
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La pattuglia iniziò la perlustrazione di una piccola vallata: dietro ogni roccia
poteva esserci un pertugio da riempire di esplosivo, stando attenti a valanghe
e slavine.
- Guardate lì, sulla destra – l'autista interruppe il suo silenzio – dietro
quelle rocce
- Scendiamo noi... Jones, andiamo a vedere -
- Pronti generale! - il gallese, sghignazzando, prese un paio di candelotti e
tolse la sicura al mitra – ai suoi ordini, generale!
Si avvicinarono ad un gruppo di massi.
Superate le rocce videro nella parete della collina una fessura: scrollarono un
po' di neve e ghiaccio e il buco si rivelò più grande del previsto, dato che ci
poteva entrare una persona accucciata.
- Apriamo le danze! - il tenente prese l'esplosivo e lo lanciò dentro la
cavità, il più lontano possibile, togliendo la sicura – alla macchina, veloce!
Il tempo di mettersi al riparo e un tonfo sordo scosse l'aria: la carica era
potente il giusto per fare crollare l'ingresso della piccola grotta.
- Boom! È quasi divertente... chissà cosa vogliono che tappiamo: magari ci
sono rifiuti chimici nascosti lì dentro, oppure minerali preziosi da
nascondere... - Jones pensava ad alta voce – e comunque non mi sembra un
lavoro così difficile, giusto tenente?
- Forza, spostiamoci più avanti che ho visto altre due possibili entrate... tu
con la jeep aspettaci qui -
Altri due boati soffocati e tutto ritornò come prima, senza neanche un uccello
spaventato che si alza in volo.
- La nostra area di competenza è questa, lungo la direttrice della vallata...
ad occhio abbiamo ancora tre o quattro miglia e poi possiamo ritornare al
campo base – Rocastle guardava la mappa, bussola alla mano
- Sempre che ritroviamo la strada – disse Jones
- Sta zitto e prepara un paio di candelotti, guarda che bella grotta fra una
ventina di metri! -
Sulla sinistra si stagliava una parete di roccia quasi verticale e si intravedeva
una grossa crepa. Ci sarebbero potuti entrare in macchina comodamente.
- Dai, abbiamo quasi finito – disse il tenente scendendo dalla macchina

- Tenente, aspetta... voglio dare un'occhiata – Jones si era messo in spalla
la borsa degli esplosivi
- Gli ordini sono tassativi: ingresso della grotta e candelotto... nessuna
cazzata. -
- Ci metto due minuti, giusto per togliersi lo sfizio – il gallese era già
dentro la fessura.
Non era un novellino, teneva il mitra spianato, e il tenente lo raggiunse dopo
pochi passi.
- Questa sì che è una grotta – fece Jones
In effetti la cavità si allargava e soprattutto si allungava fino ad avere la
forma di un tunnel.
Puntarono le torce, incuriositi dalla vastità di quella che sembrava solo una
fessura nella roccia.
- Chissà dove si arriva, se camminiamo un altro po' arriviamo a casa mia in
Galles -
- Ecco, infatti... torniamo indietro e facciamo saltare 'sto buco -
- Sssh... tenente... guarda lì, più avanti... - Jones era come impietrito
- Non vedo nulla Jones, torniamo indietro... è un ordine! -
Il gallese accese la torcia – Guarda... lì... -
Riflessi metallici, si percepiva una forma, e di sicuro non era un masso o un
pinguino.
- Ecco cosa ci mandano a cercare – Jones aveva ripreso ad avanzare, le dita
strette attorno al suo Bren – guarda, guarda un po' qui...
Puntarono entrambe le luci contro la sagoma che avevano al buio solo intuito.
Rottami, sembrava un apparecchio aereo ma aveva una forma desueta: era
rotondo e piccolo, adatto a trasportare un uomo solo.
Era uno strumento nuovo, mai visto.
Di già conosciuto c'era qualcosa: la croce uncinata su quello che restava della
carena di quello strano veicolo.
- Hai capito i crucchi... venivano fino qui a provare questi giocattolini... e a
noi ora tocca cancellarne le tracce... - Jones fece il giro del disco volante –
niente, non c'è nessuno, e non posso neanche portarmi un ricordino a casa...
- Zitto! Sento dei rumori... là, verso il fondo della grotta.... -
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- Chi vuoi che ci sia, tenente? -
- Ssssh! Zitto! -
Rumore di passi, sempre più vicini.
I due soldati inglesi puntarono le armi all'unisono e si girarono di scatto.
Le torce illuminarono due figure umane. Divise tedesche e una bandiera
bianca.
Nella penombra sembravano male in arnese, con la barba lunga, ma non ci fu
tempo: Jones aprì il fuoco subito.
Il rumore dei passi cessò.
- Sei pazzo? Avevano la bandiera bianca! - Rocastle era furioso
- Ci hanno detto di sparare su qualsiasi cosa si muovesse... a maggior
ragione se indossa una divisa tedesca! -
- Sì ma la guerra è finita, chissà da quanto tempo erano qua quei poveretti -
- Tenente, non si starà facendo commuovere? Siamo soldati, stiamo
compiendo una missione quindi ora torniamo da dove siamo venuti, facciamo
saltare questa caverna e ce ne torniamo in Inghilterra pieni di soldi -
Rocastle era stordito.
Due tedeschi, uno strano disco volante.
Forse sarebbero stati più utili da vivi.
Il tenente si ridestò quando il gallese lo prese a strattonare per un braccio –
corriamo verso l'uscita, via! -
Il ritorno alla luce fu rapido, condito da otto esplosioni quasi contemporanee
che fecero franare la fessura nella quale si erano avventurati.
Prima di tornare al veicolo, dove il loro compagno li stava aspettando con
una sigaretta in bocca, Rocastle vomitò.
- Allora, cosa avete trovato nella grotta? Pipistrelli? - chiese l'autista con il
suo accento di Newcastle.
- No, in Antartide non ci sono pipistrelli.... metti in moto e porta i nostri
culi al caldo. -
 Carlo K. Capitanio – BASE 211

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la mia email: karletto@autistici.org

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